di Mauro Suttora
Il pianeta sta male, ma chi se ne occupa sta decisamente meglio: da associazioni storiche a nuovi protagonisti, da grandi progetti a recenti successi, come ecologia e animalismo hanno cambiato le nostre vite. Mauro Suttora ci parla del suo ultimo libro
Huffingtonpost.it, 5 giugno 2025
Dov’è finita Greta Thunberg? La ragazzina svedese che nel 2018 scosse il mondo protestando contro il cambiamento climatico è sparita dalla scena ambientalista. A 22 anni si è riconvertita in proPal, quattro giorni fa è salpata da Catania in barca a vela verso Gaza con la Freedom flotilla, ma pochi se ne sono accorti. Anche se ha cambiato rotta agitatoria, emette sempre dichiarazioni apocalittiche. Tuttavia i suoi seguaci (soprannominati ‘gretini’ dagli avversari) sono diminuiti: nei Fridays for future sfilavano in milioni, oggi sono ridotti a migliaia.
Eppure il riscaldamento globale, benché offuscato da pandemia e guerre, continua a scaldare il dibattito politico del pianeta. Il Green deal europeo e le altre misure per la decarbonizzazione sono il principale bersaglio delle destre mondiali, quanto se non più di immigrazione e woke.
“Drill, baby, drill!”, è lo slogan di Donald Trump: forza, estraiamo petrolio e gas, vendiamo quello liquido all’Europa al posto della Russia, avanti con la vecchia energia fossile.
E dall’altra parte chi c’è? Che fine hanno fatto i verdi, dopo aver raggiunto il 20% in Francia e in Germania, aver sfiorato la presidenza Usa con Al Gore nel 2000 e in Finlandia un anno fa con Pekka Haavisto?
Gli ecologisti sono vivi e vegeti. E godono di ottima salute. Il Wwf International ha un bilancio di un miliardo di dollari all’anno, l’americano Sierra Club vanta tre milioni e mezzo di iscritti nonostante Trump – o forse grazie a lui. Da noi Italia Nostra festeggia il settantesimo compleanno, il Wwf va per i 60, Legambiente compie 45 anni. Greenpeace, sbarcata in Italia nel 1986, ora rivolge le sue azioni dirette nonviolente contro l’Eni, accusandolo di inerzia sulla transizione energetica.
E accanto alle grandi associazioni sono nati i nuovi ‘climattivisti’ di Extinction rebellion e Ultima generazione. Che si mobilitano online come gli animalisti di Essere animali e Animal equality, autori di blitz e video che infiammano il dibattito. Per fortuna hanno smesso di bloccare raccordi anulari e danneggiare quadri, per evitare la nomea di ecovandali
La scorsa settimana gli zoofili (Lipu, Lav, Enpa, Leidaa, anticaccia, pet-friendly) hanno festeggiato l’approvazione della nuova legge che protegge cani e gatti dai maltrattamenti.
Ecologia e animalismo sono le due gambe del movimento verde. Che negli anni 70 e 80 ne aveva una terza, l’antimilitarismo, evaporata dopo l’appoggio dei verdi tedeschi e italiani governativi agli interventi umanitari Onu e Nato in Bosnia (1995) e Kosovo (1999). Oggi i Grünen in Germania appoggiano l’aiuto militare all’Ucraina e il riarmo europeo. Mentre i verdi italiani, alleati con l’estrema sinistra in Avs e beneficiari dell’effetto Ilaria Salis che li ha issati al 6% alle europee 2024, rimangono pacifisti.
Queste vicende racconto nel libro 'Green, storia avventurosa degli ecologisti da Celentano a Greta' (ed. Neri Pozza), ricordando la prima canzone ambientalista dell’Adriano nazionale: Il ragazzo della via Gluck, eliminata a Sanremo 1966. Pochi mesi dopo Fulco Pratesi fondò il Wwf Italia. E da allora i verdi ci hanno cambiato la vita: molto secondo i sostenitori, troppo per i detrattori. Fatto sta che oggi tutto sembra dover diventare ‘sostenibile’, negli spot pubblicitari come nei proclami politici. Conviene quindi conoscere bene i protagonisti della lobby verde, le loro idee e metodi, i bilanci, le strategie. E anche qualche segreto: finanziamenti imbarazzanti, complicità col greenwashing di aziende dubbie.
Illustro filosofia e proposte dei pionieri: Alex Langer in Italia, Petra Kelly in Germania, Daniel Cohn-Bendit in Francia. Ammoniva Langer 30 anni fa: “L’ecologia deve diventare desiderabile, i comportamenti virtuosi non possono essere imposti dall’alto. La responsabilità ambientalista può affermarsi non perché un dittatore illuminato dice: ‘Devi bere poca acqua, usare poca elettricità, viaggiare meno in auto, mettiamo il carabiniere accanto ai funghi per controllare che tu non ne prenda troppi’, ma per libero convincimento. Una logica burocratica e repressiva difficilmente può convincere. Occorre una forte spinta etica in positivo”.
Un appello libertario valido tuttora, per difenderci da quei politici irresistibilmente attratti dall’eterna tentazione di “mettere le mutande al mondo”. Per compiacere Greta, com’è accaduto col Green deal del 2020, o per qualche altra ottima intenzione. Il tecnodirigismo diventa meno autoritario se è dipinto di verde? O quando provoca 20mila licenziamenti alla Volkswagen? Il dilemma oggi è tutto qui.