Qui le aziende private non chiedono sovvenzioni, come in Italia, ma danno al governo i fondi per evitare i dazi. Novartis da sola stanzia 23 miliardi, Roche altri 10. E poi gli altri giganti: Nestlé, Rolex, Abb, Bühler, Stadler
di Mauro Suttora
Huffingtonpost.it, 15 aprile 2025
"Niente trattative con i regimi neofascisti. Non dobbiamo assolutamente cedere ai ricatti di Trump". Parola di Jacqueline Badran, la politica più votata della Svizzera: 150mila preferenze alle ultime elezioni del 2023. Il suo partito socialista con il 18% è il secondo del parlamento elvetico, dietro l'Unione democratica di centro col 28%. Karin Keller-Sutter, presidente federale svizzera, liberale (14% dei voti), ha invece telefonato a Donald Trump, spedendo a Washington Helene Budliger Artieda, direttrice del potente Seco, il segretariato dell'Economia di Berna. Sarà lei la plenipotenziaria che negozierà sui dazi, fissati arbitrariamente dal presidente Usa al 31%, contro il 20% per l'Unione europea.
Chi avrà la meglio, fra queste due posizioni apparentemente inconciliabili? Quella innaffiata dai soldi, naturalmente. Cioè dai 150 miliardi di franchi svizzeri (circa 162 miliardi di euro) che la signora Budliger prometterà di investire negli Usa durante i prossimi quattro anni. Perché i socialisti possono inveire finché vogliono contro il "neofascista Trump". Ma al governo ci sono anche loro, con due ministri su sette: formula fissa dal 1959, due ciascuno a Udc e liberali, più uno a un partitino di centro. E questa grossissima coalizione non verrà scalfita neanche dalle mattane di Washington. Quindi la signora socialista Badran con il suo estremismo verbale potrà fare il pieno dei voti antitrumpiani alle prossime elezioni, ma nulla di più.
Anche perché i 150 miliardi da offrire a Trump non sono soldi pubblici: provengono dalle multinazionali svizzere che prevedono di investirli in fabbriche e impianti negli Stati Uniti. Contrariamente all'Italia, dove gli imprenditori minacciati dai dazi si sono affrettati a chiedere allo stato 25 miliardi di provvidenze pubbliche, in Svizzera sono le aziende private a dare al governo i fondi per evitarli.
Novartis da sola stanzia 23 miliardi, la concorrente farmaceutica Roche altri dieci. E poi gli altri giganti: Nestlé, Rolex, Abb, Bühler, Stadler che produrrà treni negli Usa. In totale, la Camera di commercio svizzero-americana stima che verranno superati agilmente i cento miliardi, fino a sfiorare i 150: "Sono investimenti che in buona parte avremmo effettuato comunque". C'è un importante risvolto in questo pacchetto elvetico: comprende anche l'istruzione professionale e l'addestramento per i loro nuovi dipendenti statunitensi. Proprio quello che vogliono i fautori della reindustrializzazione trumpiana.
La ciliegina sulla torta, infine, è la promessa di acquistare altri aerei da guerra F-35 e sistemi di difesa Patriot made in Usa. In barba, ancora una volta, alle proteste della socialista Badran: "Non compriamo più armamenti dagli Usa, cancelliamo gli F-35. Se dobbiamo spendere miliardi in nuove armi, facciamolo con i nostri partner europei". Difficile che succeda. Perché così recita l'antico motto della politica estera svizzera: "Riparati e cerca di cavartela". Se funzionò con Hitler, andrà bene anche con Trump.