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Thursday, October 08, 2020

Ripristinati i vitalizi, staffilata ai demagoghi

PUBBLICATE LE MOTIVAZIONI, DIVENTA ESECUTIVA LA SENTENZA CHE ANNULLA I TAGLI AI PARLAMENTARI

di Mauro Suttora

Huffington Post, 8 ottobre 2020

Gli ex senatori ai quali erano stati tagliati i vitalizi li riavranno tutti indietro, e con gli arretrati. Con il deposito delle motivazioni il 5 ottobre è diventata infatti esecutiva la sentenza di giugno che ha annullato il taglio del 60% dell'ottobre 2018. 

Il tribunale interno del senato, la cosiddetta 'commissione contenziosa' formata dal presidente Giacomo Caliendo (Forza Italia), Simone Pillon (Lega), Alessandra Riccardi (ex M5s, ora Lega) e da due giuristi, fra cui il relatore Giuseppe Dalla Torre, ha dovuto ammettere che il taglio voluto dai grillini (ma festeggiato ufficialmente da quasi tutti i partiti) "si discosta sensibilmente dai paradigmi costituzionali in materia di certezza del diritto, legalità, eguaglianza, solidarietà, laddove tocca retroattivamente i criteri di calcolo in base ai quali fu a suo tempo determinato, per ciascun parlamentare, il quantum della prestazione dovuta. Il provvedimento infatti incide sull’atto genetico costitutivo del diritto al vitalizio e non sul rapporto in essere, perché non interviene per giustificate esigenze a limitarne l’importo, ma modifica gli atti con cui furono predisposti i provvedimenti di liquidazione per i singoli parlamentari".

Una bella staffilata per i demagoghi che s'illudevano di poter toccare impunemente dei diritti acquisiti. La deliberazione cancellata, infatti, disponeva "con effetti retroattivi una nuova determinazione dell’importo dovuto a ciascun ex parlamentare, incidendo su un diritto soggettivo perfetto qual è quello derivante dal provvedimento di liquidazione a suo tempo prodotto". 

Il punto critico riguarda "la revisione dei coefficienti di trasformazione che hanno un effetto distorcente, laddove determinano sensibili riduzioni dei vitalizi negli importi di minore entità, mentre rimangono senza effetto per quelli di importo massimo. In questo modo si incide, talora accentuatamente, sulla qualità della vita dei percettori di vitalizi di minore consistenza, con l’effetto sul piano giuridico di intaccare principi costituzionali posti a garanzia della dignità della persona umana, della eguaglianza non solo formale ma anche sostanziale, e della solidarietà”.

La sentenza, insomma, stabilisce che la tesi degli "ex parlamentari ladri" è falsa e diffamatoria. E che il taglio dei vitalizi viola la Costituzione e l'abc dello stato di diritto. Intanto, però, in questi due anni un centinaio di ex parlamentari che attendevano il giudizio della corte sono defunti. Rossana Rossanda, per esempio, che aveva perso il 72% dei suoi 2.120 euro netti. La sua amica Luciana Castellina, 91 anni, altro volto storico della sinistra, ha subìto un taglio ancor più doloroso: l'84%, passando da 3.140 euro a 500.

Ora anche la Camera dovrà adeguarsi alla sberla del senato contro il provvedimento abborracciato di riduzione. Quindi l’ex ministro socialista Claudio Martelli, eletto per quattro legislature, tornerà a percepire 8.455 euro lordi rispetto agli attuali 3.400. Veltroni riavrà i suoi novemila euro mensili tagliati a seimila, Vendola risalirà da cinque a ottomila, Prodi ne recupererà mille. Felici anche Gino Paoli e Cicciolina, il cui vitalizio di 3.100 euro lordi per una sola legislatura era stato ridotto a mille.

Mauro Suttora


Wednesday, December 14, 2011

Svizzera: la casa dei suicidi

DOPO IL CASO DI LUCIO MAGRI: VIAGGIO A ZURIGO, DOVE SI PUO' MORIRE CON DIGNITAS

Oggi - dal nostro inviato Mauro Suttora

Pfäffikon (Svizzera), 1 dicembre 2011

«Non si nota. Non ci fa impressione. Lì dietro c’era già il cimitero, e avere davanti la “casa blu” è come stare di fronte a una clinica. Sono molto discreti».
Parola di Theo Widmer, allenatore della squadra di calcio di Pfäffikon che si allena in uno dei ben cinque campi di fronte alla «clinica del suicidio». Dignitas, l’associazione per «l’aiuto alla morte» («Sterbehilfe»), è arrivata qui nel 2009 dopo essere stata cacciata in dieci anni da due sedi, sempre nei dintorni di Zurigo. Ai vicini dava fastidio il lugubre andirivieni di bare. Così l’avvocato Ludwig Minelli, fondatore di Dignitas, questa volta ha scelto una zona industriale fuori mano, fra la fabbrica Maschinenbau e i boschi di pini.

Qui vengono gli stranieri

Questo è l’unico posto in Svizzera, oltre a Exit International di Berna, ad accogliere anche stranieri. L’ospedale pubblico di Losanna e Exit di Ginevra assistono solo i suicidi svizzeri romandi. È venuto qui Lucio Magri, il politico di sinistra che l’ha fatta finita la scorsa settimana? «Non so nulla, e comunque sono dati che non forniamo», risponde un anziano signore sospettoso da dietro il cancello. Non apre.

«Magri si è affidato a un medico privato a Bellinzona», ci dice Emilio Coveri, presidente di Exit Italia. Sì, perché oltreconfine basta la ricetta di un qualsiasi dottore per ottenere un flacone del micidiale Nap (Natrium Pentobarbital) che, bevuto con un sonnifero, provoca la morte indolore in pochi minuti.

Forse la verità non si saprà mai, perché gli articoli 579 e 580 del codice penale italiano puniscono sia l’omicidio del consenziente, sia l’aiuto al suicidio. Nel caso di Magri, pare che ad assisterlo in Svizzera sia stata la compagna di lotte politiche Rossana Rossanda (87 anni, residente da 30 a Parigi). «Noi non possiamo neppure accompagnare al confine chi va in Svizzera», dice Coveri, «anche se forniamo tutte le informazioni».

C’è poi la distinzione fra «aiuto al suicidio», permesso in Svizzera, e l’eutanasia («dolce morte»), proibita anche lì. Perciò è lo stesso suicida che deve portare alla bocca con le proprie mani il bicchiere con il farmaco letale. Se lo fa chiunque altro, è omicidio. Per dimostrare che la legge viene rispettata, tutte le fasi dell’operazione vengono filmate.

I cento suicidi all’anno effettuati in questo prefabbricato di lamiera blu (2-3 alla settimana, il 60% dalla Germania, 19 italiani nel 2011) seguono una procedura rigorosa. All’inizio c’è l’incontro col medico per un colloquio preliminare, la presentazione della cartella clinica e la prescrizione della ricetta. La malattia incurabile dev’essere accertata da tre medici, che verificano anche se il malato è in pieno possesso delle sue facoltà mentali.

Obbligo di far cambiare idea

I dottori hanno il preciso obbligo di convincere gli aspiranti suicidi a recedere dal loro proposito. E pare che nella maggioranza dei casi ce la facciano: «In dodici anni abbiamo aiutato a vivere 30 mila persone, e a morire solo 1.200», assicura Minelli.

Dignitas ufficialmente non accetta casi di depressione anche gravissima come quello di Magri. In teoria la legge svizzera non lo proibisce, ma non si è mai trovato alcuno psichiatra che la certificasse come «malattia terminale».

Poi inizia la fase finale. Quasi sempre il malato è accompagnato da un familiare o un amico. Può scegliere come colonna sonora per il congedo fra varie canzoni. Le preferite: God only Knows (Solo il Signore sa) dei Beach Boys, How Can I Tell You di Cat Stevens e For My Lady dei Moody Blues (quest’ultima probabilmente per le coppie).

Bob Dylan per Welby

Può sembrare grottesco e perfino agghiacciante addentrarsi in particolari musicali. Invece le canzoni sono importanti per affrontare questi momenti tremendi. Piergiorgio Welby nel 2006 scelse un brano di Bob Dylan.

Poi il malato lascia gli accompagnatori ed entra in una seconda stanza, dove alla presenza di un medico legale si procede. Gli si domanda ancora se è convinto della sua decisione. Si somministra un antiemetico per evitare il vomito. Dopo mezz’ora, sempre che il suicida non abbia cambiato idea in extremis, gli viene portato il cocktail letale sciolto in acqua o succo di frutta. Per berlo può usare anche una cannuccia. Dopo pochi minuti si addormenta, all’anestesia subentra il coma, infine entro 20-30 minuti sopraggiunge l’arresto cardiaco o respiratorio.

«Siamo coinvolti anche noi, oltre alla procura e alla polizia», dice il segretario comunale di Pfäffikon, Hanspeter Thoma, «perché il medico che stabilisce il decesso lo comunica all’anagrafe per il certificato di morte».

Le salme vengono trasportate con veicoli neutri: niente carri funebri, per non dare nell’occhio. E i vicini sembrano apprezzare: «Al massimo vediamo qualcuno che entra in sedia a rotelle», ci dice il proprietario del chiosco di cevapcici (spiedini slavi) proprio di fronte alla casa blu.

Max Sommerhalder, che ha uno studio pubblicitario a due portoni di distanza su Barzloostrasse, conferma: «Se non avessi letto sui giornali di quest’attività, non me ne sarei accorto: al massimo un po’ di auto targate Germania o Olanda parcheggiate lì davanti».

Discrezione, praticità. Anche di fronte alle accuse contro Minelli di arricchirsi con la morte altrui: il costo è di 3 mila euro, che aumentano fino a 7-8 mila se si arriva fino alle urne con le ceneri spedite a domicilio all’estero. L’anno scorso è stato assolto dall’accusa di avere gettato in un lago 67 urne. Ma un mese fa ha dovuto ingoiare l’epiteto di «mostro» pubblicato da un giornale: non era un insulto, perché è stato scritto in senso ironico.

Svizzeri indifferenti e pratici

Come sempre, gli svizzeri badano al sodo. Nessun dibattito ideologico su astratti diritti alla vita e alla morte. Lo scorso maggio il cantone di Zurigo ha votato sulla possibilità per gli stranieri di venire a farla finita da Dignitas. Ha votato soltanto il 30 per cento, e 80 su cento hanno confermato il sì. Ma più che altro qualcuno voleva far pagare una tassa ai «turisti del suicidio».
Così la Svizzera, che ai suoi tossici fornisce l’eroina per drogarsi in un ambulatorio, dà a tutti gli europei la libertà di ammazzarsi.
Mauro Suttora