Thursday, January 27, 2022

L'astio dei peggiori da sempre fa fuori i migliori. Stavolta ci prova con Draghi

Che buffi questi nanerottoli che si agitano e rifiutano l'unico gigante. Da Alcibiade a Churchill, da Giolitti a De Gaulle: la politica è piena di personaggi oversize eliminati proprio per la loro eccellenza

di Mauro Suttora

HuffPost, 27 gennaio 2022

Che buffi questi nanerottoli che si agitano e rifiutano l'unico gigante. Ma a pensarci bene è da sempre, da 2.500 anni, che in democrazia vincono i lillipuziani, invidiosi di Gulliver. Lo legano, perché capiscono che è superiore. Poi vorrebbero farsi governare da lui, ma alla fine lo condannano a morte e lo fanno scappare. Da Alcibiade a Churchill, da Giolitti a De Gaulle: la politica è piena di personaggi oversize eliminati proprio per la loro eccellenza. E ora è il turno di Draghi.

Sicuramente Alcibiade fu figlio di buona donna, più spregiudicato di un Renzi. Ma era chiaramente il più intelligente fra tutti gli ateniesi, oltre che facondo, ricco e bello. Quindi, come dicono qui in Lombardia, "dagadóss!", dategli addosso. D'altra parte, cosa aspettarsi da quelli che misero a morte Socrate? Perfino Pericle, il più grande di loro, passò i suoi guai per l'amante Aspasia.

Atene imputò ad Alcibiade la sconfitta a Siracusa, anche se non era lui a comandare la spedizione. Così gli inventori della democrazia finirono per ostracizzarlo: esilio perpetuo. Come Dante. E in fondo come Draghi, che per dimostrare la propria eccellenza è dovuto emigrare otto anni a Francoforte. Ora gli dicono "Vai a Bruxelles quando scade la Von der Leyen, vattene a guidare il Fondo monetario internazionale a Washington". Ma non azzardarti a voler salire sul Colle più alto della nostra Roma.

Anche la repubblica romana mortificava l'eccellenza. Peggio dei grillini: la loro regola era "uno vale mezzo", perché i consoli erano due, duravano un solo anno e non erano rieleggibili. Giulio Cesare pagò con la vita la sua legittima ambizione, e dopotutto anche Napoleone dovette accomodarsi come imperatore per superare le ristrettezze e miserie della prima république rivoluzionaria.

Il più grande politico mondiale del secolo scorso, Churchill, fu tenuto fuori dal governo per tutti gli anni 30 dai suoi acrimoniosi avversari. Risultato: arrivò Hitler. Il tempo di vincere una guerra mondiale, e nell'estate 1945 gli ingrati britannici lo cacciarono di nuovo. Democraticamente. Ci mise sei anni l'indomito sir Winston a ottenere la sua rivincita, tornando a Downing street nel '51.

Idem per De Gaulle, che riuscì a riagguantare il governo solo perché c'era la guerra algerina da risolvere.

Perfino Bismarck, creatore della Germania moderna, dovette più alla nomina imperiale che alla fiducia delle diete elettive il suo trentennio di potere a Berlino. 

E in Italia? Giolitti dovette passare la mano a 'personaggetti' dimenticati come Tittoni, Fortis, Saracco, o non indimenticabili come Sonnino, Salandra, Orlando, Facta. Per i tre cavalli di razza dc (Fanfani, Moro, Andreotti) il Quirinale è rimasto un sogno proibito, e figurarsi Craxi.

Tutto sommato, lo Spirito Santo effettua scelte più meritocratiche degli eletti dal popolo: il cardinale Martini, papa in pectore per vent'anni, nel 2005 invitò il conclave a votare Ratzinger riconoscendone la grandezza, nonostante fossero agli antipodi.

Insomma, l'astio dei mediocri ha rovinato più d'una splendida carriera. Tanto che Aristotele riteneva preferibile la monarchia (se non diventa tirannia) o l'aristocrazia (se non degrada in oligarchia) alla democrazia, quando in questa prevalgono i demagoghi.

Quindi ora non ci resta che contemplare lo spettacolo di Giggino e Matteo non laureati che spiegano a Draghi, master al Mit, qual è il posto che gli compete.

Mauro Suttora

Thursday, January 20, 2022

Guarda un po', Beppe Grillo è diventato una sguattera guatemalteca



Giustizia a orologeria: l’autodifesa dell’Elevato sembra più un’autocaricatura

di Mauro Suttora

HuffPost, 20 gennaio 2022

Beppe, ci deludi. Un tempo avresti inventato qualcosa, qualsiasi cosa, uno sketch, un video per sdrammatizzare. Invece all'avviso di garanzia per i 240mila euro incassati da Vincenzo Onorato, il padrone dei traghetti Moby, hai risposto come tutti i politici: "Sono amareggiato per i tempi dell'inchiesta".

Giustizia ad orologeria, macchina del fango, circo mediatico giudiziario: tutte le frasi fatte con cui i tapini sospettati di dita nella marmellata reagiscono inserendo il pilota automatico mentale. Da 15 anni dall'altra parte della barricata c'eri tu con i tuoi baldanzosi ragazzi, a infierire contro i malcapitati, lucrando i voti che vi issarono al 32% . E ora che i ruoli si sono capovolti, riesci a esprimere solo banalità?

Quali sarebbero i "tempi" sospetti dell'inchiesta? Non c'è alcun voto all'orizzonte, i grillini non rischiano di perdere ulteriori consensi per la notizia delle indagini.

"Sono fiducioso che le verifiche dimostreranno la legittimità del suo operato": così fa finta di appoggiarti, gelido, Giuseppe Conte. Peggio Di Battista: "Gli auguro di uscire pulito da questa inchiesta, per me è sempre stata una brava persona". "Per me".

Certo, con difese d'ufficio così, viene tristezza.

Ma di fronte alle avversità una volta ti saresti divincolato brillantemente. Come nel 2014, quando Renzi prese il doppio dei tuoi voti, 40% a 20, e tu apparisti con un flacone di Maalox. E perfino quando inscenasti un delirio per il tuo figlio accusato di stupro: isterico, ma intanto la palla era finita in calcio d'angolo.

Ora no. Sembri paralizzato dal tuo ruolo, perfino più imbalsamato della Paola Taverna così buffa nella sua nuova autorappresentazione di vicepresidente del Senato, "donna delle istituzioni", un misto incongruo di Tina Anselmi e Nilde Iotti.

Capisco il tuo spaesamento. Ti ritrovi circondato da soavi e perfidi democristiani come Spadafora, Di Maio, Conte, e ti chiedi chi abbia partorito simili creature: lo stesso fiammeggiante comico del Vaffa?

Assaggi l'assurdità del nuovo reato "traffico d'influenze", impalpabile, praticamente indimostrabile: verrai sicuramente assolto, fra dieci anni in appello o in terzo grado. Ma intanto, per colpa del Bonafede giustizialista ai quattro formaggi, vieni pure tu "graticolato" come i candidati grillini alle famose primarie online. Ti senti come una "sguattera guatemalteca", quella ministra renziana che facesti cacciare per il fidanzato "trafficante d'influenze" subito archiviato.

"Com'è che non riesci più a volare?", cantavano De André e De Gregori. Perché ormai ti superano in comicità i seniores di Forza Italia, i quali comprano pagine di giornale magnificando Berlusconi: "Il presidente che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale", che per sovrammercato nei ritagli di tempo "mise fine alla guerra fredda a Pratica di Mare", laggiù fra Pomezia e Torvaianica.

Torna, Grillo. Torna in te, abbandona la politica, molla i ragazzi ingrati, disinnamorati di Draghi: non lo vedi che in fondo è solo un rettiliano, di nome e di lineamenti?

Mauro Suttora 

Sunday, January 16, 2022

È morta l’ultima figlia (naturale) di Mussolini

Elena Curti si è spenta a quasi cent’anni nella sua casa di Acquapendente

di 

Mauro Suttora

HuffPost, 16 gennaio 2021

È morta l’ultima figlia (naturale) di Mussolini. Elena Curti si è spenta a quasi cent’anni nella sua casa di Acquapendente (Viterbo): ha fatto in tempo ad arrivare al 2022, centenario della marcia su Roma, ma non al proprio compleanno del 19 ottobre, nove giorni prima dell’impresa fascista.

Era figlia della bellissima Angela Cucciati, una sarta milanese con cui Mussolini ebbe un’avventura alla fine del 1921. Si conobbero perché la donna andò a chiedergli di far uscire di prigione il marito squadrista Bruno Curti.

Elena Curti seppe dalla madre di essere una figlia segreta di Benito solo quando compì 18 anni. Mussolini la volle conoscere, e durante la Repubblica Sociale la riceveva ogni giovedì a Salò. Elena lavorava nella segreteria di Pavolini.

Claretta Petacci, l’amante del Duce, si insospettì: pensava che quella bella ragazza bionda fosse una sua ennesima avventura, e gli ordinò di allontanarla. Ma il 27 aprile 1945, durante la fuga di Dongo, c’era Elena e non Claretta accanto a Mussolini sulla autoblindo nella prima parte del viaggio.

Poi, quando il duce fu invitato dai tedeschi a montare su un loro camion travestito da soldato, sopraggiunse Claretta, che seguiva la colonna dei gerarchi fascisti in auto col fratello Marcello, la cognata e i nipotini. Vide Elena e cominciò a inveire. Si calmò solo quando le spiegarono chi fosse veramente la ragazza. La scena è stata immortalata da Pasquale Squitieri nel suo film ‘Claretta’ (1984).

Dopo cinque mesi di carcere Elena Curti fu liberata. Si sposò, emigrò in Spagna ed ebbe fortuna con un’azienda che produceva mobili. Una ventina d’anni fa tornò in Italia e scrisse le sue memorie: ‘Il chiodo a tre punte’ (2003).

Mauro Suttora

Thursday, January 13, 2022

No alla censura sui dati Covid

Dicono: provoca ansia. È vero il contrario. E comunque non è centellinando settimanalmente le notizie sgradevoli che la si ridurrà 

di Mauro Suttora

HuffPost,13 gennaio 2022

Da due anni tutti i Paesi del mondo pubblicano ogni giorno i dati sul Covid. Uniche eccezioni la Spagna, che raggruppa al lunedì i dati del weekend, e Israele, che rispetta lo Shabbat.

Non so se questa cadenza quotidiana sia richiesta dall’Oms. In ogni caso i dati dell’intero pianeta sono immediatamente disponibili online man mano che arrivano, aggiornati al minuto, su vari siti come quello della Johns Hopkins University, o il Worldometer che consulto io.

Non si capisce quindi perché l’Italia dovrebbe diventare l’unico Paese al mondo che passa dalla trasparenza giornaliera a quella settimanale.

Dicono: provoca ansia. È vero il contrario: proprio consultando questi siti si capisce che, nonostante nelle ultime settimane i casi siano più che triplicati, i decessi sono rimasti uguali. 

Nei suoi ultimi anni di vita Marco Pannella lanciò una campagna per il riconoscimento da parte dell’Onu di un nuovo diritto civile: quello alla conoscenza. Confesso che allora non lo capii. Mi sembrava ridondante chiedere ancora più dati, in un’epoca in cui sui social ne sono disponibili miliardi.

Invece questa strana voglia di censura dimostra che Pannella aveva ragione. Così come fa bene Luca Ricolfi a reclamare più informazione sul Covid, e non meno, da parte della Protezione civile, che lesina i dati e non permette disaggregazioni.

“Vuoi andare a lavorare alla Gazzetta di Goteborg?”, mi chiese beffardo il direttore della Scuola di giornalismo Ifg che frequentavo 40 anni fa. Era nato un dibattito sull’emergenza di allora, il terrorismo: se i media dovessero rimanere neutrali nel pubblicare notizie sulle Brigate rosse, oppure sentissero il dovere di stare dalla parte dello Stato.

Ovviamente io, libertario, non concepivo un arruolamento dei giornalisti “contro” i terroristi. Quindi stavo con Giuliano Zincone, il direttore del quotidiano Il Lavoro di Genova che fu licenziato dalla Rizzoli perché pubblicò un comunicato delle Br, come da loro richiesto in cambio della liberazione del giudice D’Urso.

Che l’Italia non sia un Paese asettico come la mia agognata Svezia di Goteborg lo sappiamo tutti: i nostri media sono da sempre pervasi di faziosità contrapposte. Ma è un bene che adesso sul Covid Il Fatto o La Verità esercitino il loro diritto di critica, anche strampalato. E sarebbe un male che sull’informazione riguardo al virus piombi la ghigliottina della censura quotidiana. 

Non è centellinando settimanalmente le notizie sgradevoli che si ridurrà l’ansia. Perché è vero che “No news is good news”, ma i giornalisti non possono neanche trasformarsi in ragazze pon-pon del Cts. Complottisti e novax non aspettano altro.

Mauro Suttora 

Wednesday, January 05, 2022

Scenario Colle/ “Draghi in pole ma gli ex M5s parlano con Berlusconi. E Casellati…”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 5 gennaio 2022

Draghi “è sempre il candidato di gran lunga con più titoli, ma anche i lillipuziani legarono Gulliver”. Gli stessi piccoli che aiuteranno Berlusconi 

C’è una data per l’inizio delle votazioni, lunedì 24 gennaio, e ancora tanti giorni nel mezzo. Berlusconi appare il più determinato ed è convinto di fare il capo dello Stato. Il Pd non vuole sentirne parlare: se resta candidato, niente confronto. Vista da Salvini e Meloni, l’operazione ha un suo perché:  usare Berlusconi per tenere tutto fermo. Dalle parti dei 5 Stelle viene un’idea strampalata: il bis di Mattarella. Cioè uno sgambetto a Conte, che annaspa e ora deve vedersela pure con i capigruppo di Camera e Senato (vogliono affiancarlo).

Per Mauro Suttora, giornalista, già a Oggi e L’Europeo, inviato, opinionista sull’HuffPost e scrittore, Draghi “è sempre il candidato di gran lunga con più titoli, ma anche i lillipuziani legarono il gigante Gulliver”. E attenzione a Berlusconi: può farcela.

I 5 Stelle sono diventati mattarelliani? Dopo che Conte ha caldeggiato un tris di donne? Che succede?

Ormai chiunque si sente autorizzato a dire la sua. Aspettiamo l’opinione dei baristi della buvette. I senatori grillini hanno subito smentito Conte il ginofilo (amante delle donne, ndr) con l’originale trovata di chiedere una proroga a Mattarella. Come se il pover’uomo non avesse detto in tutte le salse che a 80 anni non ha più voglia di fare il presidente. Mi sembra di cattivo gusto insistere, a questo punto.

E la trovata dei capigruppo M5s di Camera e Senato che affiancheranno l’ex premier nella partita del Colle? Chi ha avuto l’idea?

Mi sembra giusto che gli eletti grillini, molti dei quali hanno una quindicina di anni di militanza alle spalle, desiderino dire la loro senza delegare tutto a Conte. Il quale fino al 2018 i grillini non li aveva mai frequentati, e probabilmente neanche votati.

È Patuanelli il nuovo leader dei 5 Stelle?

Assolutamente no. Ha il carisma di un ingegnere edile, qual è. Però è una persona seria, affidabile, lontana dalle sparate del grillino medio e dalla vuota logorrea contiana. Ma soprattutto è al suo primo mandato parlamentare, quindi non dovrà brigare per essere rieletto contro il divieto M5s del terzo mandato. 

Hai movimenti da segnalare? Non nei 5 Stelle, ma nei “grandi elettori” fuoriusciti da M5s?

I fuoriusciti grillini sono ormai un centinaio, ma non riescono a mantenere un’identità unitaria di ex. Proprio come i tanti espulsi della scorsa legislatura, vagano disperati fra il gruppo misto e i partiti che hanno accolto qualche profugo. Si offrono al miglior offerente. Non hanno alcun peso politico, perché sono troppo sparpagliati.

Finché Berlusconi resta candidato, niente tavolo, niente confronto, insiste Letta. Ovviamente Salvini e Meloni lo sanno bene. È un escamotage, quello di usare Berlusconi per tenere tutto fermo?

Non ne ho la minima idea. Come il 95 per cento degli italiani sono annoiato da queste manovre di palazzo, che ricordano tanto i bizantinismi dell’impero d’oriente. Quelli avevano gli arabi e poi i turchi alle porte, ma perdevano tempo a disquisire sulla natura della Trinità. Noi abbiamo pandemia e crisi economica, ma i politici e i commentatori politici da mesi ci sfrantumano con “retroscena” sul voto per il Quirinale spesso inventati di sana pianta.

Toti, sul Corriere di ieri: “Non vorrei mai vedere Berlusconi fare la fine di Prodi”. Quando accadrà, e per mano di chi?

Il voto segreto crea un paradiso per i franchi tiratori. Ricordo esattamente mezzo secolo fa, nel dicembre 1971, i candidati ufficiali di Dc e Psi, Fanfani e Nenni, impallinati per giorni. Alla fine fu eletto Leone. Ma confesso che anch’io, se fossi un parlamentare peone, sfogherei sadicamente la mia frustrazione sui preferiti della nomenklatura. Una vigliaccata, ma che goduria umiliare tanti palloni gonfiati.

D’Alema e Bersani attaccano Letta che è pro Draghi. Favoriscono Berlusconi?

È incredibile che D’Alema e Bersani, dopo la trombatura patita alle ultime elezioni, quando raccattarono solo il 3 per cento con Leu, abbiano ancora voce in capitolo.

Berlusconi potrebbe davvero venire eletto?

Sì. Al centrodestra possono aggiungersi di nascosto tanti grillini ed ex grillini, che proprio in questi giorni vengono “lavorati” dai berlusconiani con promesse varie.

Ipotizziamo che Berlusconi venga silurato o ripieghi. A quel punto chi sosterrà? Casellati? Amato?

La Casellati, è già la numero due della Repubblica, e soprattutto è donna.

E Casini? Come lo vedi?

Troppo giovane.

Tu avevi detto – prima della conferenza prenatalizia – “Draghi, puntata secca”. Però i partiti sembrano volerlo al governo. Adesso cosa diresti?

È sempre il candidato di gran lunga con più titoli. Appartiene a un’altra categoria rispetto a tutti gli altri candidati. Ma anche i lillipuziani legarono il gigante Gulliver.

È possibile salvare questo governo? Qual è il suo destino?

Il suo destino è segnato. Draghi o va al Quirinale, o si dimette. Maschererà il dispetto col rispetto: se non lo eleggeranno dirà che per galateo istituzionale rimette il mandato nelle mani del nuovo presidente.

Si comincia il 24 gennaio. Grillo per dire la sua aspetterà il 23?

In tanti speriamo sempre che i comici non parlino più di politica. Ma visto che molti politici sono buffoni, il risultato non cambia.

Federico Ferraù 

Tuesday, January 04, 2022

Berlusconi torna al primo amore: il cemento

Il comune di Olbia gli ha dato il permesso di costruire un hotel a Porto Rotondo 

di 
Mauro Suttora

HuffPost, 4 gennaio 2022


Silvio Berlusconi è candidato presidente della Repubblica, ma intanto è tornato al suo primo amore: il cemento. Il comune di Olbia gli ha dato il permesso di costruire un hotel con 133 posti letto nel centro di Porto Rotondo.

Una variante del nuovo Puc (Piano urbanistico comunale) ha infatti trasformato tredici ettari dei suoi terreni da bosco e macchia mediterranea in edificabili: sono previsti 20mila metri cubi per “insediamenti turistico-alberghieri”. La Siamed (Società iniziative alberghiere Mediterraneo), società con sede a Cagliari, possiede un lotto di 31mila metri quadri. Gli altri appartengono all’immobiliare Idra di Segrate (Milano), cui è intestata l’intera, immensa proprietà berlusconiana di villa Certosa. Da punta Lada i terreni dove ora è possibile costruire si spingono a nordest fino al borgo di Porto Rotondo, inventato negli anni ’60 dai conti Donà delle Rose.

Amministrativamente, l’esclusiva località sarda è solo una frazione di Olbia. Così come la gemella Porto Cervo, all’estremo opposto della Costa Smeralda, fa parte del comune di Arzachena. Entrambe sono amministrate da consorzi, ai quali i facoltosi proprietari di ville e case affidano la gestione di molti servizi. Ma la pianificazione urbanistica resta prerogativa dei comuni. E a Olbia la giunta di centrodestra guidata da Settimo Nizzi, ex parlamentare di Forza Italia appena rieletto sindaco per la quarta volta, ha fatto questo bel regalo a Silvio per i suoi 85 anni.

Assieme alla variante berlusconiana ne sono state approvate altre sei fra Porto Rotondo e l’adiacente golfo di Marinella, per un totale di mezzo milione di metri quadri con costruzioni di centomila metri cubi e una previsione di 600 posti letto.

Una colata di cemento di cui beneficerà anche Sergio Zuncheddu, amicissimo di Berlusconi, proprietario dell’albergo di lusso Abi d’Oru oltre che del principale giornale dell’isola, l’Unione Sarda, e della tv Videolina.

L’espansione preoccupa i consorziati di Porto Rotondo, che già oggi ogni agosto va in collasso. Le spiagge della zona non sono tante, e con questo aumento della capacità recettiva saranno ancora più affollate.

A mordersi le dita resta l’Aga Khan, il principe fondatore di Porto Cervo. A lui il comune di Arzachena e la regione Sardegna hanno sempre bloccato ogni espansione. Il no trentennale al suo masterplan lo ha spinto a vendere sia gli alberghi agli americani, sia la ex Alisarda (poi Meridiana e Air Italy) al Qatar. E proprio in questi giorni gli ultimi 1.300 dipendenti della compagnia aerea sono stati licenziati.

Mauro Suttora