Showing posts with label #paolataverna. Show all posts
Showing posts with label #paolataverna. Show all posts

Sunday, July 24, 2022

Appunti storici per Di Battista: dal Duce a 007, il ritorno alle origini è sempre un disastro

È triste, in ogni campo, quando si cerca di sfuggire al declino richiamando la vocazione originaria. La diversità dei 5 stelle è svanita, non sarà Dibba l'eroe dei tre mondi che riporterà l'entusiasmo fra gli adepti del "nuovo modo di fare politica"

di Mauro Suttora

Huffpost, 24 Luglio 2022


"Mai dire mai", fu il titolo autoironico del film di ritorno di Sean Connery come James Bond nel 1983, dodici anni dopo aver giurato di non interpretare mai più l'agente 007. Il risultato fu mediocre, come l'agonia di Muhammad Ali/Cassius Clay che si trascinò negli anni '70 nonostante la temporanea resurrezione contro Foreman.

Perché è sempre triste, in ogni campo, quando si cerca di sfuggire al declino "tornando alle origini".

Ora è il turno dei grillini, che riesumano Di Battista richiamandolo dal pellegrinaggio putiniano in Russia. Toccherà a lui rinnovare gli antichi fasti del Movimento del Vaffa, riportando i 5 Stelle all'opposizione totale di dieci anni fa.

Funzionerà? "It's too late, baby", cantava Carole King. Troppo tardi, i militanti pentastellati sono evaporati. Hanno visto i loro parlamentari trasformarsi in sottosegretari con auto blu, incassando 14mila mensili (20mila gli eurodeputati) e "restituendo" sempre meno. La diversità è svanita, a Grillo non resta che prendersela col suo "Giggino 'a cartelletta", il traditore Di Maio che si ricicla.

Anche Mussolini cercò di tornare alle origini, nel 1943. La repubblica di Salò rispolverò l'economia 'sociale' del primo fascismo e l'opposizione alla monarchia. Fine meno lugubre ma egualmente fallimentare per gli illusi della Rifondazione comunista, naufragata fra Ingroia e Tsipras. Come sempre il più allegro è Berlusconi: quante volte ha ripetuto instancabile che occorre tornare alla "rivoluzione liberale" del 1994?

Non sarà quindi Dibba l'eroe dei tre mondi che riporterà l'entusiasmo fra gli adepti del "nuovo modo di fare politica". La sua rentrée, si parva licet, somiglia a quella di Napoleone dopo l'isola d'Elba: servirà solo a spedirlo in un'isola assai più lontana.

Nel 1969 i Beatles decisero di aggrapparsi alle loro radici rock per sfuggire alla crisi. Dopo pochi mesi si separarono, come capita a tutte le coppie in disfacimento che sventatamente organizzano "nuovi inizi" con la stessa meta del viaggio di nozze. 

La Yoko Ono grillina probabilmente sarà Paola Taverna: prima pasionaria gemella di Di Battista, poi vicepresidente ripulita del Senato, ora di nuovo aggressiva. Ma Grillo vieta perfino a lei e a Fico di continuare la carriera politica, superati i due mandati. Mentre Dibba può spenderne ancora uno. Peccato che le sue urla ora sappiano di minestra riscaldata, come i ritorni disastrosi di Shevchenko e Kakà al Milan, o quello di Lippi in Nazionale nel 2010 in Sudafrica. 

Perché Aznavour ce lo ha insegnato: "Devi sapere lasciar la tavola quando all'amor non servi più".

 

Friday, July 01, 2022

Da Fedez a Elisa Esposito, senza il nozionismo è tornata l'ignoranza

Cosa si insegna nelle scuole se amabilmente una tiktoker può confessare di non conoscere l'autore di "Nel mezzo del cammin di nostra vita?

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 1 Luglio 2022


"Beppe insieme a Gianroberto ci hanno regalato un sogno", ha scritto l'altroieri la vicepresidente grillina del Senato, Paola Taverna. Nulla di grave, anche se la concordanza fra soggetto e verbo sta nel programma di terza elementare. Avevamo concesso la licenza poetica al Jovanotti di "non c'è niente che ho bisogno", quindi possiamo regalare anche una licenza politica alla dolce creatura di Grillo e Casaleggio.


Il problema, però, sono le esondazioni. Perché ormai gli strafalcioni tracimano e ci travolgono, basta accendere la tv e sbirciare i social per essere divertiti o disgustati dall'ignoranza che aumenta quanto l'acqua in Valtellina nel 1987. 

"Nel mezzo del cammin di nostra vita? Non so chi lo ha scritto", ha confessato la influencer Elisa Esposito, nonostante abbia conquistato 830mila follower su Tiktok fregiandosi del titolo di 'Prof del corsivo'. La sventurata è poi precipitata nel girone degli impuniti difendendosi così: "State facendo un dramma sulla Divina Commedia, quando il 90 per cento degli italiani non sa manco fare due per due. Mollatemi, insegno il corsivo, non letteratura". 

Dante Alighieri non è mai stato fortunato in tv. Una ventina d'anni fa fu confuso per assonanza con Santi Licheri, giudice di Forum, da un concorrente della prima edizione del Grande Fratello, Salvo il pizzaiolo. Al quale poi Rocco Casalino impartì lezioni di letteratura. 

Oggi è doloroso il rapporto di rapper e influencer con la cultura, Fedez non sa chi è Strehler e sua moglie ci ammorberà con ulteriori predicozzi a Sanremo dopo quelli di Rula Jebreal et similia.
Io guardo apposta i preserali su Rai1, l'Eredità e ora Reazione a catena, per mettermi di buonumore prima di cena. Gli sfondoni sono assicurati, perché ai concorrenti tocca passare dall'orale allo scritto, dall'orecchiato alla carta che canta. Così l'accozzaglia diventa "la cozzaglia", l'impero romano dura fino al 1400, Einstein e Rubinstein risultano intercambiabili.


Sui social, poi, è l'apoteosi: un putiniano l'altro giorno ha assicurato che la Russia non vuole invadere anche la "Bessarabia Saudita".
Poiché le castronerie aumentano col diminuire dell'età degli autori, la questione è: cosa sta succedendo nelle nostre scuole?
Non è che noi boomers siamo solo barbogi brontoloni, che dimenticano i variegati analfabetismi delle generazioni passate?

"A me m'ha rovinato 'a guera", gemevano Petrolini e Sordi. Questi invece incolpano il virus che li ha costretti in casa per due anni. Come se nelle case non ci fossero libri, giornali o anche solo wikipedia con cui colmare le proprie lacune.

La verità, invece, è che dappertutto (elementari, medie, università) ha vinto la sociologia. E ha perso il nozionismo. Non si insegnano più quelle mille date, nomi e fatti che distinguono l'uomo dalla scimmia, perché sono appigli minimi ai quali aggrapparsi senza dover vagare di liana in liana, privi di punti di riferimento. 

Noi sapevamo a memoria tutte le cento province d'Italia, oggi c'è il navigatore. Per ricordarsi le capitali del mondo basta Google. Nelle aule è tutto un trionfo di "percorsi formativi" all'interno di "progetti educativi", "nella misura in cui si porta avanti un discorso dentro a un quadro organico".


Perfino i testi delle canzonette sono rovinate da sociologismi astratti al posto dei fatti concreti che in tre minuti raccontavano una storia: "Io l'altra notte l'ho tradita", iniziava Celentano, e poi tutti curiosi di sapere come finiva.
Ora invece sono tutti psicologi ai quattro formaggi, si portano dietro le loro paure e i loro traumi. 

Idem con la storia: quelli di sinistra spiegano ogni cosa con la "crisi della borghesia" e il "trionfo del neoliberismo", a destra replicano con "cadute di valori" e "perdita d'identità". Ma indicatemi una data, caspita, una battaglia, un personaggio che ha segnato la svolta fra un prima e un dopo.


Le nostre maestre ci deliziavano con aneddoti, da Muzio Scevola ad Attilio Regolo, da Maramaldo a Garibaldi. Imparavamo così automaticamente, senza sforzo, concetti basilari come l'onore, il rispetto, la parola data, la codardia, l'infingardaggine, l'eroismo. Ci bastava ascoltare a otto anni il discorso ai plebei di Menenio Agrippa per intuire la fregatura eterna che i ricchi tirano ai poveri, senza bisogno di arrivare fino a Marx. E come fa a capire le elementari ragioni degli ucraini chi non conosce Pietro Micca?


Quindi i giovani sono incolpevoli. Quelli di loro che immagazzineranno dati, li useranno e si daranno da fare,  prevarranno. Gli altri, che i dati li snobberanno per rifugiarsi in teorie parareligiose (complottismo, grillismo, leghismo, fascismo, comunismo, sovranismo, novax, sìPutin), combineranno poco come sempre. E alla fine cercheranno di farsi mantenere dai primi col reddito di divananza.

Mauro Suttora

Thursday, June 23, 2022

Beppe Grillo, il perfetto élitario











Ha guidato il popolo contro le élites ma disprezza le sue creature, scompare e riappare, non si mescola a loro, li tratta come codazzo, entourage plaudente, dipendenti da convocare al suo cospetto al Forum o a Bibbona. E si fa chiamare l'Elevato, appunto

di Mauro Suttora

HuffPost, 23 giugno 2022 

"Siete dei miracolati! Non guadagnavate un cazzo prima di conoscere me!". Si misero a ridere Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna e Ruocco quando qualche anno fa, da un palco, Beppe Grillo urlò loro in faccia la verità. Al buffone è sempre stato permesso rivelare che il re è nudo, figurarsi quando è lui stesso il re (dei grillini, e per qualche anno anche della politica italiana). 

Il geniale comico, nascondendosi dietro all'ambiguità serio/faceto, i suoi adepti li ha sempre presi in giro sanguinosamente. Ne sa qualcosa Beppe Conte, che giusto un anno fa venne accusato di "non avere visione politica, capacità manageriali e di innovazione, né esperienza di organizzazioni. Fa statuti seicenteschi".

Dopo una sentenza così definitiva fu proprio Di Maio, con Fico e Taverna, a rappattumare i rapporti fra i due Beppe. Ma quanto avesse ragione Grillo lo dimostra il disastro di questi giorni. 

Il problema è che il fondatore del Movimento 5 stelle è un vero elitario. In barba alla polemica populista contro le élites, è proprio Grillo ad avere sempre disprezzato le sue creature. Non si è mai mescolato a loro. Li ha trattati come codazzo, entourage plaudente, dipendenti da convocare al suo cospetto nel proprio hotel quando 'scende' a Roma. 'Scendevano' a Roma gli imperatori, per farsi benedire dai papi. Ma lui è sia imperatore che papa del M5s, ha comandato e benedetto per 15 anni secondo il suo capriccio. 

Le rare volte in cui si è avventurato in qualche riunione del movimento a Montecitorio ne è uscito schifato, assediato in ascensore da sudati parlamentari grillini in cerca di attenzione e dagli odiati giornalisti. 

Dal 2013 gli eletti pentastellati si dividono in tre categorie: quelli che hanno il numero di telefono di Beppe (pochi), quelli a cui risponde (pochissimi), e tutti gli altri. È questa la vera gerarchia nascosta del M5s: uno vale uno, ma in realtà quasi tutti valgono niente.

L'unico altro grande sintomo di prestigio per il dirigente grillino, oltre ai colloqui privati nell'hotel Forum di Roma, è stata la agognata 'convocazione a Bibbona'. Una delle tre ville di Grillo. Le residenze di Genova e Porto Cervo sono off limits per la politica, anche per il veto della moglie Parvin. Nel villone sulla spiaggia toscana, invece, l'Elevato ha distillato negli anni le sue personali e volubili preferenze. 

Erano felici come bambini quella dozzina di neoeletti ammessi al suo cospetto nell'estate 2013. Foto di gruppo, mancava solo Di Maio, troppo azzimato per lasciarsi andare sudato nella sabbia.

Grillo ha sempre tenuto i suoi a distanza di sicurezza.  Ho seguito da giornalista per anni i suoi comizi, gli Tsunami tour e le nuotate nello Stretto. Lì c'era ancora una possibilità di vicinanza fisica.

Poi la svolta, al comizio finale di San Giovanni nella campagna elettorale 2014. Per la prima volta appaiono barriere fisiche backstage e badge di plastica come per le star del rock, nessuno più ammesso nel retropalco. Non solo noi detestati pennivendoli, tenuti a bada da un certo addetto stampa Casalino in ascesa, ma neanche i dirigenti grillini di rango medio-basso.


Cosicché, se volevo scambiare quattro chiacchiere con Beppe (e magari trasformarle in storia di copertina per il mio settimanale, Oggi), per me era semplice: bastava andare sulla sua spiaggia del Cala di Volpe in Costa Smeralda, oppure nella zona vip del concerto degli Stones al Circo Massimo nel 2014. 

Lì i comuni mortali non entravano, e anche un giornalista americano che intervistò Grillo (lui ha l'abitudine tremendamente provinciale e snob di preferire i giornali stranieri) si meravigliò per l'appuntamento fissato al Golf del Pevero.
 "Quando questa commedia finirà, tu tornerai nel tuo bilocale della borgata Torre Maura, e Grillo nelle sue residenze milionarie", scherzai con Paola Taverna.

Anche i Casaleggio, alla faccia della democrazia diretta, hanno sempre mantenuto le distanze dal popolo 5 stelle. La fidanzata precedente del bocconiano Davide (i bocconiani non hanno mai capito nulla di politica) viveva in un castello piemontese. Una volta che il rampollo vi invitò alcuni capi grillini questi si aggirarono increduli nel parco e nei saloni. Mondi separati.  

L'unico politico italiano che abitava in una soffitta e aveva un piacere quasi fisico a stare sul marciapiede, a raccogliere firme nei tavolini per strada con i suoi, a farsi trascinare via dai poliziotti nei sit-in, a passare ore e giorni fra riunioni e congressi noiosi, era Marco Pannella. 

I radicali sono accusati di essere radicalchic. Ma certi "amici del popolo" come Grillo alla fine si sono rivelati più altezzosi di loro.

Mauro Suttora

Monday, May 23, 2022

Perché per farsi leggere in Italia bisogna mettere la cacca nel titolo

Con un altro titolo era passato inosservato, poi è diventato "Crimini e misteri da risolvere mentre fai la cacca" (Newton Compton) ed è un successo

di Mauro Suttora

HuffPost, 23 maggio 2022 

Il successo del libro 'Crimini e misteri da risolvere mentre fai la cacca' (ed. Newton Compton) spiega molto della nostra società, della nostra informazione, e anche della nostra politica. Il medesimo manuale di Diane Vogt fu pubblicato nel 2006 con il titolo 'Crimini e misteri per la stanza da bagno', ma era passato inosservato. All'editore è bastato aggiungere la parola cacca per vendere 10mila copie in quest'ultimo mese, e primeggiare in classifica.

Il contenuto è lo stesso: 65 casi da risolvere, brevi gialli anche di una pagina sola. Il titolo originale profumava di Agatha Christie: "The Little book of bathroom crime puzzles". Un simpatico passatempo, che però in Italia ha avuto bisogno di un involucro maleodorante per farsi notare. Non per nulla in queste settimane spopola anche il volume "La sottile arte di fare quello che c***o ti pare". Chissà quante copie in più avrebbe venduto "La noia" di Moravia con il titolo "Che palle". E vien voglia di riproporre "Una questione privata" di Fenoglio come "Quella troia di Fulvia".

Nulla di nuovo, certo. "Il bambino prova gran piacere nel dire le parolacce: ne coglie al volo l'effetto dirompente e dissacratorio, le reazioni che provocano attorno a lui. L'impulso immediato è quindi a ripeterle", ci ha spiegato la psicologa Silvia Vegetti Finzi. Il fascino irresistibile della pornolalia non conosce confini. Chi ricorda il cantante Country Joe? Nessuno. Eppure fu lui a inventare il momento più memorabile del festival rock a Woodstock, quando incitò la folla a compitare urlando lo spelling della parola "fuck".  

Io provai il primo brivido del proibito quando da bimbo vidi la gioiosa scritta "W la fregna!" sul muro davanti alla nostra chiesa di San Timoteo a Termoli (Campobasso). Chiesi lumi a mia madre che mi trascinò via per mano, frettolosa: "Ma niente, è una volgarità". Uguale scandalo qualche anno dopo, al primo "cazzo!" udito pronunciare da un giovane vicino di casa: "Che vergogna, che maleducato!" 

Nel 1982, alla Scuola di giornalismo, lo psicanalista Franco Fornari lodò un titolo uscito quel giorno su Repubblica: "I marines penetrano in Beirut insanguinata". "È perfetto, perché evoca il rapporto sessuale e il mestruo".

Da allora, per lavoro anch'io ho dovuto inventare titoli attraenti (chissà perché oggi si usa l'inglesismo attrattivi). E quindi giù con eufemismi, metafore e giochi di parole, per guadagnare l'attenzione dei distratti lettori senza sconfinare nella volgarità. Un mio direttore, chissà perché, si era innamorato dell'aggettivo "toccante", lo infilava ovunque (e sottolineo il subliminale 'infilare', per i sessuomani). 

È scientifico, è provato: "cacca" e altri richiami coprofili fanno vendere più copie, alzano l'audience. Gli esperti dell'enciclopedia Treccani spiegano così la faccenda: "L'uso e l'abuso di termini a contenuto erotico, sessuale e genitale sono una mentalizzazione dell'istinto che si realizza a livello verbale per dare rinforzo e potenziamento di significato nel rapporto comunicativo". 

In politica, furono gli yippies Usa a sdoganare la volgarità nel 1968, quando sulle orme di Lenny Bruce candidarono presidente un maialino contro Nixon. Poi, nel 1981, il commediante francese Coluche (figlio di un immigrato frusinate, Colucci) sfidò Giscard e Mitterrand con lo slogan tricolore "blu, bianco e merda". Ma il record mondiale, sempre opera di un comico, è italiano: il partito del Vaffa ha preso un incredibile 34% solo quattro anni fa. Certo, i grillini oggi sono passati dallo "sputo in faccia a Berlusconi" di Paola Taverna agli azzimati Conte e Di Maio, ma stazionano tuttora al governo.

Perché l'oscenità porta voti? "Perché è un linguaggio molto vicino al corpo e alle sue funzioni. Evoca impressioni tattili, olfattive e uditive che esprimono pulsioni infantili, specie anali e genitali, infrangendo tabù intoccabili: il sacro, il sesso, gli escrementi", psicanalizza la Treccani. 

Chi è attratto dal libro della Vogt, dagli estremismi 5 stelle o dalle risse dei talk tv, insomma, più che un alpino fuoriuscito dalla caserma e approdato al raduno di Rimini, può essere definito come un inguaribile adolescente: "È quella l'età delle trasgressioni e dissacrazioni, in cui il linguaggio aggressivo rappresenta forza, coesione e convalida della propria identità".

Mauro Suttora 

Thursday, February 03, 2022

Caos M5s/ “Il caso Belloni è più grave della zuffa tra Conte e Di Maio”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 3 febbraio 2022

Il Movimento 5 Stelle è finora la vittima più illustre del Mattarella bis. Secondo Di Maio è stato Conte ad affossare Elisabetta Belloni, capo del Dis, candidandola senza un accordo condiviso, mentre Conte si difende e accusa Di Maio di “condotte gravi”. 

Lo scontro tra i due sembra frantumare il Movimento, ma questo non avverrà, secondo Mauro Suttora, giornalista, già a Oggi e L’Europeo, inviato, opinionista sull’HuffPost e scrittore. “Non ci sarà alcun vincitore, perché sono due democristiani che alla fine si metteranno d’accordo”. 

La notizia vera è un’altra, fa notare Suttora. “Non si è mai visto un capo dei servizi segreti che pubblica una sua foto a pranzo con un ministro, Di Maio, e proprio mentre questi è in lotta col suo capo partito, Conte. Rischiano entrambi la poltrona”.

È scontro Di Maio-Conte. Qual è la posta in gioco e chi sarà il vincitore?

La posta in gioco è la guida dei grillini, o di quel che ne rimane. L’ultimo sondaggio li dà al 14%, meno della metà rispetto al 2018. Ma non ci sarà alcun vincitore, perché si tratta di due democristiani. Quindi alla fine si metteranno d’accordo, anche perché se Di Maio prevale fra i parlamentari, Conte è più forte fra gli iscritti.

Intanto Di Maio va all’attacco di Conte per come ha gestito il caso Belloni. Dunque non c’è solo questo.

Conte è una creatura di Di Maio, gli deve tutto. È stato lui a candidarlo ministro, e poi a issarlo a Palazzo Chigi come premier. Quindi Di Maio lo considera un ingrato. E non sopporta la sua popolarità.

A proposito della Belloni. Conte l’ha difesa, ma solo fino a venerdì notte: sabato mattina ha bigiato il vertice di maggioranza, e più tardi ha detto sì a Mattarella. Cos’è successo?

Lo stesso che è successo a Salvini: ha cambiato idea appena Mattarella ha detto sì, e ha dato buca alla Meloni che lo aspettava al piano di sopra nel palazzo degli uffici parlamentari. Ubi maior, minor cessat: di fronte a Mattarella, qualunque altra candidatura è sparita.

È dal 4 gennaio che i 5 Stelle erano schierati per il bis di Mattarella. E Zampetti, segretario generale del Quirinale, è in ottimi rapporti con Di Maio.

Il bis di Mattarella aveva bisogno di qualche giorno di sofferenza prima di concretizzarsi, altrimenti non sarebbe stato giustificato come ultima spiaggia. Zampetti apprezza Di Maio perché è un giovane democristiano, tecnicamente perfetto.

Conte si fida di Letta, ma di Battista dice che è meglio non farlo. Chi ha ragione?

Dibba non vuole che i grillini stiano in posizione ancillare rispetto al Pd. Ma se non si torna al proporzionale, è difficile che il M5s da solo possa continuare a fare da terzo polo.

Letta finora ha parlato con Conte. Ma con il M5s nel caos, addio “campo largo”. Come la mettiamo?

Se si sommano Leu, Pd, M5s e verdi, nei sondaggi si sfiora il 40%: questo è il famoso “campo largo” del centrosinistra. Oppure si passa al proporzionale: ognuno per sé, e liberi di allearsi con chiunque dopo il voto.

Belloni è una serissima professionista. Nondimeno sostiene Di Maio, con il quale scambia attestati di stima e si fa fotografare a pranzo con lui. Tu lo avresti fatto?

Belloni e Di Maio hanno commesso un gravissimo errore. Non si è mai visto un capo dei servizi segreti, tranne Beria o Himmler, che pubblica una sua foto a pranzo con un ministro, Di Maio, e proprio mentre questi è in lotta col suo capo partito, Conte, e addirittura gli dà i voti, giudicandolo “leale”. Rischiano entrambi la poltrona.

Non era la candidata di Conte?

Sembra sia stata proposta da lui dopo il disastro Casellati, e avrebbe potuto essere eletta da pezzi del centrodestra, con il sì di Salvini, più i grillini. Ma di fronte a una prospettiva simile Draghi ha convinto Mattarella ad accettare il bis.

Di Maio sente e incontra Raggi, Appendino e molti altri. Davvero pensi che non tiri aria di scissione?

Raggi e Appendino contano poco, sia fra i parlamentari che fra gli iscritti grillini. La più popolare resta Paola Taverna, che sta con Conte. Dopo di lei, solo Fico. Ma per ora Di Maio e Conte troveranno un accomodamento. Anche perché non ci sono differenze di contenuto, fra loro. Sembrano quei bimbi di 5 anni che litigano solo perché tutti vogliono fare il capo. Personalismi. O vanità, come dice Grillo.

Si legge che Di Maio è corteggiato dai centristi. Non se ne fa niente?

Nel centro ci sono Calenda e Renzi, che detestano da sempre il populismo grillino. Hanno rotto col Pd proprio per questo, e ora dovrebbero allearsi con i cascami M5s?

Non è chiaro quali potrebbero essere le possibili ripercussioni della crisi M5s rispetto a Draghi e al governo. Secondo te?

Nessuna ripercussione. Draghi va avanti ancora per un anno. Al massimo si sfila la Lega, per recuperare un po’ di voti dai Fratelli d’Italia.

È a rischio anche un’alleanza più organica con il Pd? Letta potrebbe essere chiamato a fare una scelta?

Letta, col suo partito bloccato al 20%, non può fare troppe scelte. Deve stare con i grillini, chiunque li guidi.

Le fibrillazioni del M5s potrebbero accelerare le elezioni?

Si potrebbe andare al voto anticipato in autunno, dopo che i parlamentari avranno incassato la pensione.

Riuscirà Grillo col suo appello ecumenico a pacificare Di Maio e Conte?

Grillo è un comico, quindi non va preso mai troppo sul serio. Però il titolo del suo appello è illuminante: “Cupio dissolvi”, un desiderio masochistico di autodistruzione che sembra pervadere i due galletti del pollaio. Si sente un po’ Gandhi, però siccome è anche un po’ analfabeta scrive Ghandi. Vorrebbe far fare pace a Conte e Di Maio, ma dimentica che non più tardi della scorsa estate fu Di Maio a metter pace tra lui e Conte, che se n’erano dette di tutti i colori. Cosicché a noi non resta che seguire, abbastanza annoiati, questo cabaret che chiamano politica.

Federico Ferraù 

Thursday, January 20, 2022

Guarda un po', Beppe Grillo è diventato una sguattera guatemalteca



Giustizia a orologeria: l’autodifesa dell’Elevato sembra più un’autocaricatura

di Mauro Suttora

HuffPost, 20 gennaio 2022

Beppe, ci deludi. Un tempo avresti inventato qualcosa, qualsiasi cosa, uno sketch, un video per sdrammatizzare. Invece all'avviso di garanzia per i 240mila euro incassati da Vincenzo Onorato, il padrone dei traghetti Moby, hai risposto come tutti i politici: "Sono amareggiato per i tempi dell'inchiesta".

Giustizia ad orologeria, macchina del fango, circo mediatico giudiziario: tutte le frasi fatte con cui i tapini sospettati di dita nella marmellata reagiscono inserendo il pilota automatico mentale. Da 15 anni dall'altra parte della barricata c'eri tu con i tuoi baldanzosi ragazzi, a infierire contro i malcapitati, lucrando i voti che vi issarono al 32% . E ora che i ruoli si sono capovolti, riesci a esprimere solo banalità?

Quali sarebbero i "tempi" sospetti dell'inchiesta? Non c'è alcun voto all'orizzonte, i grillini non rischiano di perdere ulteriori consensi per la notizia delle indagini.

"Sono fiducioso che le verifiche dimostreranno la legittimità del suo operato": così fa finta di appoggiarti, gelido, Giuseppe Conte. Peggio Di Battista: "Gli auguro di uscire pulito da questa inchiesta, per me è sempre stata una brava persona". "Per me".

Certo, con difese d'ufficio così, viene tristezza.

Ma di fronte alle avversità una volta ti saresti divincolato brillantemente. Come nel 2014, quando Renzi prese il doppio dei tuoi voti, 40% a 20, e tu apparisti con un flacone di Maalox. E perfino quando inscenasti un delirio per il tuo figlio accusato di stupro: isterico, ma intanto la palla era finita in calcio d'angolo.

Ora no. Sembri paralizzato dal tuo ruolo, perfino più imbalsamato della Paola Taverna così buffa nella sua nuova autorappresentazione di vicepresidente del Senato, "donna delle istituzioni", un misto incongruo di Tina Anselmi e Nilde Iotti.

Capisco il tuo spaesamento. Ti ritrovi circondato da soavi e perfidi democristiani come Spadafora, Di Maio, Conte, e ti chiedi chi abbia partorito simili creature: lo stesso fiammeggiante comico del Vaffa?

Assaggi l'assurdità del nuovo reato "traffico d'influenze", impalpabile, praticamente indimostrabile: verrai sicuramente assolto, fra dieci anni in appello o in terzo grado. Ma intanto, per colpa del Bonafede giustizialista ai quattro formaggi, vieni pure tu "graticolato" come i candidati grillini alle famose primarie online. Ti senti come una "sguattera guatemalteca", quella ministra renziana che facesti cacciare per il fidanzato "trafficante d'influenze" subito archiviato.

"Com'è che non riesci più a volare?", cantavano De André e De Gregori. Perché ormai ti superano in comicità i seniores di Forza Italia, i quali comprano pagine di giornale magnificando Berlusconi: "Il presidente che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale", che per sovrammercato nei ritagli di tempo "mise fine alla guerra fredda a Pratica di Mare", laggiù fra Pomezia e Torvaianica.

Torna, Grillo. Torna in te, abbandona la politica, molla i ragazzi ingrati, disinnamorati di Draghi: non lo vedi che in fondo è solo un rettiliano, di nome e di lineamenti?

Mauro Suttora