Tuesday, November 26, 2019

Prodi al Colle grazie a Grillo, Pd e Cina?

Dietro i vaffa di Grillo c’è una strategia: rinsaldare l’alleanza col Pd per mandare Prodi al Colle. E nel frattempo regalare l’Italia alla Cina con la regia del “Professore”

intervista al Sussidiario

Mauro Suttora

26 novembre 2019

Dietro i vaffa di Grillo c’è una strategia? Sembrerebbe di sì. L’Elevato vuole rinsaldare l’alleanza col Pd, renderla organica, perfino con un nuovo contratto di governo. Un accordo che andrebbe ben oltre le regionali in Emilia e Calabria di gennaio per avere come orizzonte l’elezione del successore di Mattarella.

Non solo. "Guardano al “Quirinale 2022” anche le ormai numerose scelte filo-cinesi dei 5 Stelle. Quasi ogni mossa dei pentastellati “sembra tutelare gli interessi della Cina in Italia”, dice al Sussidiario il giornalista Mauro Suttora, già collaboratore di Newsweek e New York Observer, oggi di Libero. Ma “se il Pd perde in Emilia-Romagna, il governo cade”, dunque niente è già scritto.

Grillo ora vuole un 'contratto' col Pd per non sparire, o perché crede realmente in un progetto comune?
Ha capito che tenere in piedi questo governo e rimandare le elezioni è l’unico modo per non ridurre i 5 Stelle ai minimi termini.

Eppure ha rilanciato l’alleanza con il Pd.
Sono i giochetti della politica. I grillini devono far vedere che sono sempre in tensione permanente con il Pd, perché se appaiono remissivi perdono ancora più voti.

L’accordo M5s-Pd su Emilia-Romagna e Calabria è cosa fattibile?
Sì, perché in Calabria il Pd non ha niente da perdere nel sostenere M5s.

Il voto su Rousseau che ha sconfessato Di Maio è stato un incidente?
A mio modo di vedere, sì. Hanno indetto il voto pensando di legittimare una decisione già presa, quella di non presentarsi alle regionali, come chiedeva Di Maio. Gli attivisti hanno decretato l’opposto.

Qual è stato l’errore di Casaleggio e Di Maio?
Hanno sottovalutato il fatto che in M5s sono rimasti solo quelli che non vedono l’ora di agguantare uno stipendio. E così tra gli attivisti prevale la volontà di presentarsi, anche sapendo di arrivare molto lontani dalle percentuali di un anno fa.

Rousseau non è trasparente, è la piattaforma di una società privata.
Il sospetto c’è, ma questa volta credo che il voto sia stato onesto. Tuttavia questo non basta a fare di M5s un partito normale, perché non si è mai visto che un capo politico rimanga al suo posto dopo aver perduto la metà dei voti. Di Maio se ne sarebbe già dovuto andare dopo le europee.

E invece è rimasto, con la benedizione di Grillo e di Casaleggio.
La cosa più grave è la cena di Grillo con l’ambasciatore cinese e la sua successiva permanenza in ambasciata per due ore e mezza senza che se ne sappia nulla. Pensiamo a cosa sarebbe successo se Salvini si fosse intrattenuto a cena con l’ambasciatore russo a Roma.

Mettiamo insieme il ruolo di M5s nella firma del memorandum con la Cina, la presenza di Di Maio a Shangai per il Ciie e la sua assenza al G20 dei ministri degli Esteri in Giappone, il silenzio su Hong Kong: i 5 Stelle sono stupidi o furbi?
Anche Macron fa gli affari con la Cina, ma da posizioni di forza e tutelando i suoi interessi. I Cinquestelle in effetti sembrano fare l’opposto: tutelano gli interessi strategici della Cina in Italia.

Qualcuno vede in tutto questo un disegno prodiano.
Prodi è da tempo in rapporti con la Cina e potrebbe essere un buon candidato al Colle di M5s e Pd. Si tratta però di un disegno che ha bisogno di due anni per realizzarsi e due anni in politica sono un’era geologica. Intanto, vediamo che cosa succede il 26 gennaio in Emilia.

Un pronostico?
Se il Pd perde, il governo cade. A maggior ragione se dovesse perdere con anche il supporto di M5s: sarebbe una bocciatura dell’intera coalizione di governo.

Di Maio dice: se ci presentiamo portiamo via voti alla Lega.
M5s al Nord è ormai sotto il 10 per cento; un accordo di desistenza aiuterebbe il Pd, ma senza accordo M5s può togliere al pd Bonaccini quei 4 punti che potrebbero essere decisivi in una sfida combattuta sul filo di lana.

Le sardine sono più grilline o più piddine?
Sono sceme. E in questo superano anche i grillini, che almeno nel 2008 raccoglievano le firme per tre referendum sull’editoria. Quando ho letto il manifesto “Benvenuti in mare aperto” mi è sembrato una via di mezzo tra i pensieri new age di Coelho e i propositi degli alcolisti anonimi. Nondimeno lo scopo è chiaro: andare contro Salvini.

Saturday, November 09, 2019

Di Maio solo, grillini spaccati. Il governo cade sull'Ilva?

Luigi Di Maio si trova contro molti suoi parlamentari. Intanto nei sondaggi, in vista del voto in Emilia-Romagna, il M5s precipita sotto il 10%. E andrà in minoranza sull’Ilva 

intervista a Mauro Suttora

il sussidiario

9 novembre 2019

Sono, letteralmente, volate le seggiole, mentre era in corso la riunione dei parlamentari grillini sull'Ilva. Seggiole, racconta Mauro Suttora, giornalista e profondo conoscitore del Movimento 5 Stelle, lanciate da un furibondo e allo stesso tempo disperato Luigi Di Maio mentre incontrava i rappresentanti pugliesi dei suoi parlamentari, schierati per il no all’accordo con Mittal e contro il ripristino dello scudo penale. 

Su Repubblica, poi, si è letto di un Di Maio, quasi prostrato fisicamente, che si scusava con il premier Conte, al quale confessava di non essere più in grado di controllare i suoi senatori e di non poter assicurare i loro voti. 

Se a questo scenario si aggiunge una perdita di consensi generale, soprattutto però in Emilia-Romagna – prossimo appuntamento elettorale, dove i pentastellati rischiano di non riuscire ad arrivare neanche alla doppia cifra -, il quadro che si presenta assomiglia molto alla fine dell’esperienza di un movimento che voleva cambiare l’Italia: “Il sostegno del M5s è ormai aleatorio, è probabile che si andrà al voto dopo l’approvazione della legge di bilancio, mandando a casa questo governo dopo il 31 dicembre”.

Che cosa sta succedendo nel Movimento 5 Stelle?

Succede, e non era mai successo prima, che Di Maio ha perso le staffe con i suoi parlamentari pugliesi. Lo si è sentito urlare che lui aveva dato tutto per il Movimento e gridare che venissero loro al suo posto. Poi se n’è andato sbattendo la porta e a quel punto è volata anche una seggiola.

Una brutta scena. Di Maio è ormai sotto assedio?

È una situazione devastante. I sondaggi sull’Emilia-Romagna danno M5s al 7%. Erano già crollati dal 27% delle politiche 2018 al 13% delle europee 2019. Sono tornati al livello delle scorse regionali, solo che lì erano in ascesa e quel 13% fu un trionfo. Ora i sondaggi li danno sotto al 10%, il che significa la fine. Pare che per evitare la figuraccia non presenteranno il simbolo, ma una lista civica.

Quindi l’Emilia-Romagna potrebbe essere la Caporetto dei 5 Stelle, e anche del governo?

I sondaggi non sono così negativi per il Pd, però non sembra che possa farcela a superare il centrodestra, che si presenterà unito. Paradossalmente il Pd potrebbe crescere, ma si trova degli alleati che non contano nulla (Leu, +Europa, verdi). L’unico che potrebbe servirgli, anche con un 7%, è il M5s.

Quello che sta succedendo è tutta colpa di Di Maio?

È colpa di tutti. La realtà è che sono incompatibili due atteggiamenti molto diversi: o fai il rivoluzionario, che vuole per esempio chiudere l’Ilva, o fai il riformista, che concede lo scudo penale a Mittal. È evidente che Mittal ha preso la palla al balzo quando ha tolto lo scudo penale.

Che cosa succederà se Di Maio abbandona? Grillo e Casaleggio hanno già in mente qualcuno? Massimo Bugani per esempio.

Al momento non si fanno nomi. E Bugani non ha le capacità.

Ma è membro del Cda della Casaleggio Associati ed è anche bolognese…

Non importa. Si può dire quello che si vuole su Di Maio, ma è uno che ha capacità dialettica, è un prodigio del presenzialismo.

Ci sono altri nomi che si possono fare?

Di Battista se ne è andato in Iran, perché lui il Pd proprio non lo digerisce. Alcuni dissidenti pensavano a Morra come l’unico in grado di coagularli, ma il problema è che i dissidenti 5 Stelle non sono mai riusciti a trovarsi d’accordo su una persona, hanno sempre finito per litigare tra loro.

Fico?

Fico ha già vinto, ha ottenuto quel che voleva: l’alleanza con il Pd.

È stato reso pubblico un documento in 10 punti, un decalogo elaborato dal deputato 5 Stelle Giorgio Trizzino, che chiede “una distinzione netta del ruolo di capo politico da quello di responsabilità in incarichi di governo”. Che ne pensa?

Ottima proposta: non si capisce come faccia Di Maio a fare tre lavori assieme. È ministro degli Esteri, ma anche capo delegazione grillino al governo, e capo traballante del suo partito. Deve andare in Cina, poi affrontare tutte le problematiche di governo confrontandosi col Pd, e infine occuparsi anche della guerra interna al M5s. Non so come possa reggere.

Secondo lei, questo decalogo verrà preso sul serio?

Potrebbe essere una soluzione a lungo termine, ma chi ci crede che adesso Di Maio abbandoni il ruolo di capo politico dei grillini? Siamo nelle stesse condizioni di quella che era una volta la Dc o il Pd oggi, dove il segretario politico conta addirittura più del presidente del Consiglio, seppure siano entrambi dello stesso partito.

Casaleggio quanto è preoccupato di tutto questo caos?

Sta cercando di rimettere insieme i cocci, e presto arriverà a Roma anche Grillo. Tutti gli altri partiti vogliono ripristinare lo scudo penale sull'ulva, tanto che potrebbe realizzarsi una situazione paradossale in Parlamento, con Lega e centrodestra che votano insieme al Pd mettendo i grillini in minoranza.

A quel punto? Il governo avrà ancora la forza per stare in piedi?

Il governo è esaurito, potrebbe rimanere in carica solo fino al 31 dicembre per approvare la legge di bilancio. Poi, tutti a casa.
Paolo Vites