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Thursday, June 23, 2022

Beppe Grillo, il perfetto élitario











Ha guidato il popolo contro le élites ma disprezza le sue creature, scompare e riappare, non si mescola a loro, li tratta come codazzo, entourage plaudente, dipendenti da convocare al suo cospetto al Forum o a Bibbona. E si fa chiamare l'Elevato, appunto

di Mauro Suttora

HuffPost, 23 giugno 2022 

"Siete dei miracolati! Non guadagnavate un cazzo prima di conoscere me!". Si misero a ridere Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna e Ruocco quando qualche anno fa, da un palco, Beppe Grillo urlò loro in faccia la verità. Al buffone è sempre stato permesso rivelare che il re è nudo, figurarsi quando è lui stesso il re (dei grillini, e per qualche anno anche della politica italiana). 

Il geniale comico, nascondendosi dietro all'ambiguità serio/faceto, i suoi adepti li ha sempre presi in giro sanguinosamente. Ne sa qualcosa Beppe Conte, che giusto un anno fa venne accusato di "non avere visione politica, capacità manageriali e di innovazione, né esperienza di organizzazioni. Fa statuti seicenteschi".

Dopo una sentenza così definitiva fu proprio Di Maio, con Fico e Taverna, a rappattumare i rapporti fra i due Beppe. Ma quanto avesse ragione Grillo lo dimostra il disastro di questi giorni. 

Il problema è che il fondatore del Movimento 5 stelle è un vero elitario. In barba alla polemica populista contro le élites, è proprio Grillo ad avere sempre disprezzato le sue creature. Non si è mai mescolato a loro. Li ha trattati come codazzo, entourage plaudente, dipendenti da convocare al suo cospetto nel proprio hotel quando 'scende' a Roma. 'Scendevano' a Roma gli imperatori, per farsi benedire dai papi. Ma lui è sia imperatore che papa del M5s, ha comandato e benedetto per 15 anni secondo il suo capriccio. 

Le rare volte in cui si è avventurato in qualche riunione del movimento a Montecitorio ne è uscito schifato, assediato in ascensore da sudati parlamentari grillini in cerca di attenzione e dagli odiati giornalisti. 

Dal 2013 gli eletti pentastellati si dividono in tre categorie: quelli che hanno il numero di telefono di Beppe (pochi), quelli a cui risponde (pochissimi), e tutti gli altri. È questa la vera gerarchia nascosta del M5s: uno vale uno, ma in realtà quasi tutti valgono niente.

L'unico altro grande sintomo di prestigio per il dirigente grillino, oltre ai colloqui privati nell'hotel Forum di Roma, è stata la agognata 'convocazione a Bibbona'. Una delle tre ville di Grillo. Le residenze di Genova e Porto Cervo sono off limits per la politica, anche per il veto della moglie Parvin. Nel villone sulla spiaggia toscana, invece, l'Elevato ha distillato negli anni le sue personali e volubili preferenze. 

Erano felici come bambini quella dozzina di neoeletti ammessi al suo cospetto nell'estate 2013. Foto di gruppo, mancava solo Di Maio, troppo azzimato per lasciarsi andare sudato nella sabbia.

Grillo ha sempre tenuto i suoi a distanza di sicurezza.  Ho seguito da giornalista per anni i suoi comizi, gli Tsunami tour e le nuotate nello Stretto. Lì c'era ancora una possibilità di vicinanza fisica.

Poi la svolta, al comizio finale di San Giovanni nella campagna elettorale 2014. Per la prima volta appaiono barriere fisiche backstage e badge di plastica come per le star del rock, nessuno più ammesso nel retropalco. Non solo noi detestati pennivendoli, tenuti a bada da un certo addetto stampa Casalino in ascesa, ma neanche i dirigenti grillini di rango medio-basso.


Cosicché, se volevo scambiare quattro chiacchiere con Beppe (e magari trasformarle in storia di copertina per il mio settimanale, Oggi), per me era semplice: bastava andare sulla sua spiaggia del Cala di Volpe in Costa Smeralda, oppure nella zona vip del concerto degli Stones al Circo Massimo nel 2014. 

Lì i comuni mortali non entravano, e anche un giornalista americano che intervistò Grillo (lui ha l'abitudine tremendamente provinciale e snob di preferire i giornali stranieri) si meravigliò per l'appuntamento fissato al Golf del Pevero.
 "Quando questa commedia finirà, tu tornerai nel tuo bilocale della borgata Torre Maura, e Grillo nelle sue residenze milionarie", scherzai con Paola Taverna.

Anche i Casaleggio, alla faccia della democrazia diretta, hanno sempre mantenuto le distanze dal popolo 5 stelle. La fidanzata precedente del bocconiano Davide (i bocconiani non hanno mai capito nulla di politica) viveva in un castello piemontese. Una volta che il rampollo vi invitò alcuni capi grillini questi si aggirarono increduli nel parco e nei saloni. Mondi separati.  

L'unico politico italiano che abitava in una soffitta e aveva un piacere quasi fisico a stare sul marciapiede, a raccogliere firme nei tavolini per strada con i suoi, a farsi trascinare via dai poliziotti nei sit-in, a passare ore e giorni fra riunioni e congressi noiosi, era Marco Pannella. 

I radicali sono accusati di essere radicalchic. Ma certi "amici del popolo" come Grillo alla fine si sono rivelati più altezzosi di loro.

Mauro Suttora

Tuesday, June 21, 2022

Nu bambiniello e tre San Giuseppe



di Mauro Suttora 

Una commedia di quarant’anni fa (quando i Conte e i Di Maio erano altri) rinverdita oggi con la partecipazione straordinaria di Grillo e Sala

HuffPost, 21 giugno 2022 


Prima coincidenza: uno dei più grandi autori di sceneggiate napoletane si chiamava Gaetano Di Maio. Nessuna parentela, scomparso prematuramente nel 1991, divenne famoso per la serie tv Michele Settespiriti con Nino Taranto negli anni '60.

Seconda coincidenza: la commedia più celebre di Di Maio è 'Nu bambiniello e tre San Giuseppe', messa in scena infinite volte negli ultimi quarant'anni.

Terza coincidenza: fu portata in scena dalla Compagnia stabile di Conte, intesa Luisa, e di nuovo no parentele. 

E qui si innesta la quarta, incredibile coincidenza. Perché il 35enne Luigino Di Maio, senza offesa, risulta ancora un bambiniello, secondo i criteri della nostra politica. 

Ma soprattutto perché, dopo il primo San Beppe (Grillo) che lo ha miracolato lanciandolo in politica, e il secondo Giuseppe (Conte) che ha miracolato lui inventandolo premier ma ricevendone solo l'attuale ingratitudine, ora il ministro degli Esteri ha incontrato un terzo San Giuseppe che potrebbe garantirgli la sopravvivenza politica: il sindaco di Milano Beppe Sala. 

Non è un mistero, infatti, che in vista delle politiche del prossimo marzo si stia preparando una lista di centro 'draghiana' con i grillini ministeriali dimaiani, le ministre forziste Carfagna e Gelmini, il mattarelliano Cottarelli, i centristi Toti e Brugnaro. 

Sala rimarrebbe sindaco di Milano, non si candiderebbe, ma benedirebbe e garantirebbe dall'alto il tutto. Quattro coincidenze non fanno una prova, neanche per i grillini forcaioli. 

Ma certo la sceneggiata napoletana-pugliese in corso in questi giorni sta tutta in quel fortunato titolo del 1981.

Il bambiniello è diventato guaglioncello, ha affinato capacità trasformiste prodigiose quasi quanto quelle di Conte: fino al 2018 era contro la Nato, voleva "superarla", "andare oltre", accusandola proprio di essere troppo dura e provocante contro il povero Putin. 

Ora invece difende l'alleanza atlantica con lo zelo eccessivo dei neofiti, per farsi perdonare e far dimenticare quei bollori. Che però tornano inesorabili a galla, sapientemente riesumati e fatti circolare contro il convertito proprio dai maghi grillini dei social un tempo al suo servizio.

Non che il suo eterno rivale Fico sia più coerente: nega pure lui che i 5 stelle siano antiNato, dimenticando la teoria di parlamentari e sottosegretari agli Esteri grillini andati nella Crimea occupata e a Mosca per baciare la pantofola a Putin tanto quanto i leghisti.

Ma tant'è. A proposito di santificazioni, ora è il Pd a venerare Di Maio nella sua nuova versione di falco filoUsa, così come due anni fa aveva portato sull'altare Conte, premier e supposto leader del centrosinistra. 

Cosicché, sempre per restare nella Napoli popolare, sembra che non solo a Di Maio ci si possa riferire pronunciando l'irriferibile sfottò "a pucchiacca in mano a' criature", l'organo sessuale femminile di cui i piccirilli non sanno proprio che fare. 

Perché sono in tanti a maneggiare cose più grandi di loro, nella politica italiana. Quella dell'ottava potenza economica mondiale ridotta ad applaudire o fischiare sceneggiate apulo-partenopee.

Mauro Suttora

 

Sunday, May 29, 2022

L'unica cosa che unisce Emma Bonino e Beppe Grillo

Accomunati dalla sospensione delle delibere e dalla battaglia con pignolissimi avvocati, entrambi subiscono l'odio degli ex

di Mauro Suttora

HuffPost, 29 maggio 2022


Emma Bonino e Benedetto Della Vedova come Beppe Grillo e Giuseppe Conte? I partiti Più Europa e M5s sono agli antipodi, ma ora condividono una caratteristica: la sospensione delle loro delibere. Il Tribunale di Roma ha infatti congelato due assemblee nazionali di +Europa, in attesa di una sentenza sul merito della causa intentata da un dirigente locale, l'avvocato Alexander Schuster di Trento. Proprio come un anno fa i grillini erano stati bloccati per le irregolarità statutarie denunciate da un altro pignolissimo avvocato, il romano Lorenzo Borrè.

Entrambi coltivano l'odio degli ex e sono riusciti a far intervenire i magistrati nella vita dei loro partiti, una volta off limits rispetto a intromissioni esterne (probabilmente nessuna formazione politica rimarrebbe indenne se sottoposta a scrutini su signori delle tessere, anime morte iscritte a loro insaputa e manovre correntizie). 

Del caso +Europa abbiamo scritto un anno fa. Non c'erano differenze politiche, di sostanza, ma contestazioni di forma: tessere sospette e opposizione della privacy a chi chiedeva di consultare gli elenchi degli iscritti. Di qui la causa intentata da un gruppo di aderenti. Otto sono stati tacitati con 57mila euro versati a una loro nuova associazione politica, e l'hanno ritirata. Ma è bastata la persistenza di due dei ricorrenti, il pugnace Schuster ed Elvis Colla, per arrivare all'ordinanza appena pubblicata. 

Nel frattempo, politicamente le cose sono andate avanti. Il partito di Bonino e del sottosegretario agli Esteri Della Vedova si è alleato con Azione di Calenda: si presenteranno assieme alle prossime politiche. I sondaggi li danno, uniti, al 4-5%. Ma rimane la zeppa ficcata da Schuster alla base di alcune delibere di +Europa, fra cui quella che indiceva il congresso, accusate di nullità perché frutto di assemblee convocate con cinque giorni di anticipo invece di otto.

Un cavillo, che però potrebbe costringere, in caso di sentenza sfavorevole, addirittura a ripetere il congresso per rieleggere il segretario Della Vedova e il presidente Riccardo Magi, così come il M5s ha dovuto rifare il voto online che consacrò Giuseppe Conte alla sua guida.

Insomma, liberaldemocratici o populisti, i piccoli e grandi partiti italiani rimangono vittime della loro litigiosità interna. Al cui confronto perfino gli avversari esterni appaiono meno insidiosi e più inoffensivi. In fondo, anche Dante non fu esiliato e condannato a morte dai nemici ghibellini, ma dai suoi ex amici guelfi neri.

Mauro Suttora

 

Thursday, February 03, 2022

Caos M5s/ “Il caso Belloni è più grave della zuffa tra Conte e Di Maio”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 3 febbraio 2022

Il Movimento 5 Stelle è finora la vittima più illustre del Mattarella bis. Secondo Di Maio è stato Conte ad affossare Elisabetta Belloni, capo del Dis, candidandola senza un accordo condiviso, mentre Conte si difende e accusa Di Maio di “condotte gravi”. 

Lo scontro tra i due sembra frantumare il Movimento, ma questo non avverrà, secondo Mauro Suttora, giornalista, già a Oggi e L’Europeo, inviato, opinionista sull’HuffPost e scrittore. “Non ci sarà alcun vincitore, perché sono due democristiani che alla fine si metteranno d’accordo”. 

La notizia vera è un’altra, fa notare Suttora. “Non si è mai visto un capo dei servizi segreti che pubblica una sua foto a pranzo con un ministro, Di Maio, e proprio mentre questi è in lotta col suo capo partito, Conte. Rischiano entrambi la poltrona”.

È scontro Di Maio-Conte. Qual è la posta in gioco e chi sarà il vincitore?

La posta in gioco è la guida dei grillini, o di quel che ne rimane. L’ultimo sondaggio li dà al 14%, meno della metà rispetto al 2018. Ma non ci sarà alcun vincitore, perché si tratta di due democristiani. Quindi alla fine si metteranno d’accordo, anche perché se Di Maio prevale fra i parlamentari, Conte è più forte fra gli iscritti.

Intanto Di Maio va all’attacco di Conte per come ha gestito il caso Belloni. Dunque non c’è solo questo.

Conte è una creatura di Di Maio, gli deve tutto. È stato lui a candidarlo ministro, e poi a issarlo a Palazzo Chigi come premier. Quindi Di Maio lo considera un ingrato. E non sopporta la sua popolarità.

A proposito della Belloni. Conte l’ha difesa, ma solo fino a venerdì notte: sabato mattina ha bigiato il vertice di maggioranza, e più tardi ha detto sì a Mattarella. Cos’è successo?

Lo stesso che è successo a Salvini: ha cambiato idea appena Mattarella ha detto sì, e ha dato buca alla Meloni che lo aspettava al piano di sopra nel palazzo degli uffici parlamentari. Ubi maior, minor cessat: di fronte a Mattarella, qualunque altra candidatura è sparita.

È dal 4 gennaio che i 5 Stelle erano schierati per il bis di Mattarella. E Zampetti, segretario generale del Quirinale, è in ottimi rapporti con Di Maio.

Il bis di Mattarella aveva bisogno di qualche giorno di sofferenza prima di concretizzarsi, altrimenti non sarebbe stato giustificato come ultima spiaggia. Zampetti apprezza Di Maio perché è un giovane democristiano, tecnicamente perfetto.

Conte si fida di Letta, ma di Battista dice che è meglio non farlo. Chi ha ragione?

Dibba non vuole che i grillini stiano in posizione ancillare rispetto al Pd. Ma se non si torna al proporzionale, è difficile che il M5s da solo possa continuare a fare da terzo polo.

Letta finora ha parlato con Conte. Ma con il M5s nel caos, addio “campo largo”. Come la mettiamo?

Se si sommano Leu, Pd, M5s e verdi, nei sondaggi si sfiora il 40%: questo è il famoso “campo largo” del centrosinistra. Oppure si passa al proporzionale: ognuno per sé, e liberi di allearsi con chiunque dopo il voto.

Belloni è una serissima professionista. Nondimeno sostiene Di Maio, con il quale scambia attestati di stima e si fa fotografare a pranzo con lui. Tu lo avresti fatto?

Belloni e Di Maio hanno commesso un gravissimo errore. Non si è mai visto un capo dei servizi segreti, tranne Beria o Himmler, che pubblica una sua foto a pranzo con un ministro, Di Maio, e proprio mentre questi è in lotta col suo capo partito, Conte, e addirittura gli dà i voti, giudicandolo “leale”. Rischiano entrambi la poltrona.

Non era la candidata di Conte?

Sembra sia stata proposta da lui dopo il disastro Casellati, e avrebbe potuto essere eletta da pezzi del centrodestra, con il sì di Salvini, più i grillini. Ma di fronte a una prospettiva simile Draghi ha convinto Mattarella ad accettare il bis.

Di Maio sente e incontra Raggi, Appendino e molti altri. Davvero pensi che non tiri aria di scissione?

Raggi e Appendino contano poco, sia fra i parlamentari che fra gli iscritti grillini. La più popolare resta Paola Taverna, che sta con Conte. Dopo di lei, solo Fico. Ma per ora Di Maio e Conte troveranno un accomodamento. Anche perché non ci sono differenze di contenuto, fra loro. Sembrano quei bimbi di 5 anni che litigano solo perché tutti vogliono fare il capo. Personalismi. O vanità, come dice Grillo.

Si legge che Di Maio è corteggiato dai centristi. Non se ne fa niente?

Nel centro ci sono Calenda e Renzi, che detestano da sempre il populismo grillino. Hanno rotto col Pd proprio per questo, e ora dovrebbero allearsi con i cascami M5s?

Non è chiaro quali potrebbero essere le possibili ripercussioni della crisi M5s rispetto a Draghi e al governo. Secondo te?

Nessuna ripercussione. Draghi va avanti ancora per un anno. Al massimo si sfila la Lega, per recuperare un po’ di voti dai Fratelli d’Italia.

È a rischio anche un’alleanza più organica con il Pd? Letta potrebbe essere chiamato a fare una scelta?

Letta, col suo partito bloccato al 20%, non può fare troppe scelte. Deve stare con i grillini, chiunque li guidi.

Le fibrillazioni del M5s potrebbero accelerare le elezioni?

Si potrebbe andare al voto anticipato in autunno, dopo che i parlamentari avranno incassato la pensione.

Riuscirà Grillo col suo appello ecumenico a pacificare Di Maio e Conte?

Grillo è un comico, quindi non va preso mai troppo sul serio. Però il titolo del suo appello è illuminante: “Cupio dissolvi”, un desiderio masochistico di autodistruzione che sembra pervadere i due galletti del pollaio. Si sente un po’ Gandhi, però siccome è anche un po’ analfabeta scrive Ghandi. Vorrebbe far fare pace a Conte e Di Maio, ma dimentica che non più tardi della scorsa estate fu Di Maio a metter pace tra lui e Conte, che se n’erano dette di tutti i colori. Cosicché a noi non resta che seguire, abbastanza annoiati, questo cabaret che chiamano politica.

Federico Ferraù 

Thursday, January 20, 2022

Guarda un po', Beppe Grillo è diventato una sguattera guatemalteca



Giustizia a orologeria: l’autodifesa dell’Elevato sembra più un’autocaricatura

di Mauro Suttora

HuffPost, 20 gennaio 2022

Beppe, ci deludi. Un tempo avresti inventato qualcosa, qualsiasi cosa, uno sketch, un video per sdrammatizzare. Invece all'avviso di garanzia per i 240mila euro incassati da Vincenzo Onorato, il padrone dei traghetti Moby, hai risposto come tutti i politici: "Sono amareggiato per i tempi dell'inchiesta".

Giustizia ad orologeria, macchina del fango, circo mediatico giudiziario: tutte le frasi fatte con cui i tapini sospettati di dita nella marmellata reagiscono inserendo il pilota automatico mentale. Da 15 anni dall'altra parte della barricata c'eri tu con i tuoi baldanzosi ragazzi, a infierire contro i malcapitati, lucrando i voti che vi issarono al 32% . E ora che i ruoli si sono capovolti, riesci a esprimere solo banalità?

Quali sarebbero i "tempi" sospetti dell'inchiesta? Non c'è alcun voto all'orizzonte, i grillini non rischiano di perdere ulteriori consensi per la notizia delle indagini.

"Sono fiducioso che le verifiche dimostreranno la legittimità del suo operato": così fa finta di appoggiarti, gelido, Giuseppe Conte. Peggio Di Battista: "Gli auguro di uscire pulito da questa inchiesta, per me è sempre stata una brava persona". "Per me".

Certo, con difese d'ufficio così, viene tristezza.

Ma di fronte alle avversità una volta ti saresti divincolato brillantemente. Come nel 2014, quando Renzi prese il doppio dei tuoi voti, 40% a 20, e tu apparisti con un flacone di Maalox. E perfino quando inscenasti un delirio per il tuo figlio accusato di stupro: isterico, ma intanto la palla era finita in calcio d'angolo.

Ora no. Sembri paralizzato dal tuo ruolo, perfino più imbalsamato della Paola Taverna così buffa nella sua nuova autorappresentazione di vicepresidente del Senato, "donna delle istituzioni", un misto incongruo di Tina Anselmi e Nilde Iotti.

Capisco il tuo spaesamento. Ti ritrovi circondato da soavi e perfidi democristiani come Spadafora, Di Maio, Conte, e ti chiedi chi abbia partorito simili creature: lo stesso fiammeggiante comico del Vaffa?

Assaggi l'assurdità del nuovo reato "traffico d'influenze", impalpabile, praticamente indimostrabile: verrai sicuramente assolto, fra dieci anni in appello o in terzo grado. Ma intanto, per colpa del Bonafede giustizialista ai quattro formaggi, vieni pure tu "graticolato" come i candidati grillini alle famose primarie online. Ti senti come una "sguattera guatemalteca", quella ministra renziana che facesti cacciare per il fidanzato "trafficante d'influenze" subito archiviato.

"Com'è che non riesci più a volare?", cantavano De André e De Gregori. Perché ormai ti superano in comicità i seniores di Forza Italia, i quali comprano pagine di giornale magnificando Berlusconi: "Il presidente che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale", che per sovrammercato nei ritagli di tempo "mise fine alla guerra fredda a Pratica di Mare", laggiù fra Pomezia e Torvaianica.

Torna, Grillo. Torna in te, abbandona la politica, molla i ragazzi ingrati, disinnamorati di Draghi: non lo vedi che in fondo è solo un rettiliano, di nome e di lineamenti?

Mauro Suttora