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Thursday, June 23, 2022

Beppe Grillo, il perfetto élitario











Ha guidato il popolo contro le élites ma disprezza le sue creature, scompare e riappare, non si mescola a loro, li tratta come codazzo, entourage plaudente, dipendenti da convocare al suo cospetto al Forum o a Bibbona. E si fa chiamare l'Elevato, appunto

di Mauro Suttora

HuffPost, 23 giugno 2022 

"Siete dei miracolati! Non guadagnavate un cazzo prima di conoscere me!". Si misero a ridere Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna e Ruocco quando qualche anno fa, da un palco, Beppe Grillo urlò loro in faccia la verità. Al buffone è sempre stato permesso rivelare che il re è nudo, figurarsi quando è lui stesso il re (dei grillini, e per qualche anno anche della politica italiana). 

Il geniale comico, nascondendosi dietro all'ambiguità serio/faceto, i suoi adepti li ha sempre presi in giro sanguinosamente. Ne sa qualcosa Beppe Conte, che giusto un anno fa venne accusato di "non avere visione politica, capacità manageriali e di innovazione, né esperienza di organizzazioni. Fa statuti seicenteschi".

Dopo una sentenza così definitiva fu proprio Di Maio, con Fico e Taverna, a rappattumare i rapporti fra i due Beppe. Ma quanto avesse ragione Grillo lo dimostra il disastro di questi giorni. 

Il problema è che il fondatore del Movimento 5 stelle è un vero elitario. In barba alla polemica populista contro le élites, è proprio Grillo ad avere sempre disprezzato le sue creature. Non si è mai mescolato a loro. Li ha trattati come codazzo, entourage plaudente, dipendenti da convocare al suo cospetto nel proprio hotel quando 'scende' a Roma. 'Scendevano' a Roma gli imperatori, per farsi benedire dai papi. Ma lui è sia imperatore che papa del M5s, ha comandato e benedetto per 15 anni secondo il suo capriccio. 

Le rare volte in cui si è avventurato in qualche riunione del movimento a Montecitorio ne è uscito schifato, assediato in ascensore da sudati parlamentari grillini in cerca di attenzione e dagli odiati giornalisti. 

Dal 2013 gli eletti pentastellati si dividono in tre categorie: quelli che hanno il numero di telefono di Beppe (pochi), quelli a cui risponde (pochissimi), e tutti gli altri. È questa la vera gerarchia nascosta del M5s: uno vale uno, ma in realtà quasi tutti valgono niente.

L'unico altro grande sintomo di prestigio per il dirigente grillino, oltre ai colloqui privati nell'hotel Forum di Roma, è stata la agognata 'convocazione a Bibbona'. Una delle tre ville di Grillo. Le residenze di Genova e Porto Cervo sono off limits per la politica, anche per il veto della moglie Parvin. Nel villone sulla spiaggia toscana, invece, l'Elevato ha distillato negli anni le sue personali e volubili preferenze. 

Erano felici come bambini quella dozzina di neoeletti ammessi al suo cospetto nell'estate 2013. Foto di gruppo, mancava solo Di Maio, troppo azzimato per lasciarsi andare sudato nella sabbia.

Grillo ha sempre tenuto i suoi a distanza di sicurezza.  Ho seguito da giornalista per anni i suoi comizi, gli Tsunami tour e le nuotate nello Stretto. Lì c'era ancora una possibilità di vicinanza fisica.

Poi la svolta, al comizio finale di San Giovanni nella campagna elettorale 2014. Per la prima volta appaiono barriere fisiche backstage e badge di plastica come per le star del rock, nessuno più ammesso nel retropalco. Non solo noi detestati pennivendoli, tenuti a bada da un certo addetto stampa Casalino in ascesa, ma neanche i dirigenti grillini di rango medio-basso.


Cosicché, se volevo scambiare quattro chiacchiere con Beppe (e magari trasformarle in storia di copertina per il mio settimanale, Oggi), per me era semplice: bastava andare sulla sua spiaggia del Cala di Volpe in Costa Smeralda, oppure nella zona vip del concerto degli Stones al Circo Massimo nel 2014. 

Lì i comuni mortali non entravano, e anche un giornalista americano che intervistò Grillo (lui ha l'abitudine tremendamente provinciale e snob di preferire i giornali stranieri) si meravigliò per l'appuntamento fissato al Golf del Pevero.
 "Quando questa commedia finirà, tu tornerai nel tuo bilocale della borgata Torre Maura, e Grillo nelle sue residenze milionarie", scherzai con Paola Taverna.

Anche i Casaleggio, alla faccia della democrazia diretta, hanno sempre mantenuto le distanze dal popolo 5 stelle. La fidanzata precedente del bocconiano Davide (i bocconiani non hanno mai capito nulla di politica) viveva in un castello piemontese. Una volta che il rampollo vi invitò alcuni capi grillini questi si aggirarono increduli nel parco e nei saloni. Mondi separati.  

L'unico politico italiano che abitava in una soffitta e aveva un piacere quasi fisico a stare sul marciapiede, a raccogliere firme nei tavolini per strada con i suoi, a farsi trascinare via dai poliziotti nei sit-in, a passare ore e giorni fra riunioni e congressi noiosi, era Marco Pannella. 

I radicali sono accusati di essere radicalchic. Ma certi "amici del popolo" come Grillo alla fine si sono rivelati più altezzosi di loro.

Mauro Suttora

Tuesday, June 21, 2022

Nu bambiniello e tre San Giuseppe



di Mauro Suttora 

Una commedia di quarant’anni fa (quando i Conte e i Di Maio erano altri) rinverdita oggi con la partecipazione straordinaria di Grillo e Sala

HuffPost, 21 giugno 2022 


Prima coincidenza: uno dei più grandi autori di sceneggiate napoletane si chiamava Gaetano Di Maio. Nessuna parentela, scomparso prematuramente nel 1991, divenne famoso per la serie tv Michele Settespiriti con Nino Taranto negli anni '60.

Seconda coincidenza: la commedia più celebre di Di Maio è 'Nu bambiniello e tre San Giuseppe', messa in scena infinite volte negli ultimi quarant'anni.

Terza coincidenza: fu portata in scena dalla Compagnia stabile di Conte, intesa Luisa, e di nuovo no parentele. 

E qui si innesta la quarta, incredibile coincidenza. Perché il 35enne Luigino Di Maio, senza offesa, risulta ancora un bambiniello, secondo i criteri della nostra politica. 

Ma soprattutto perché, dopo il primo San Beppe (Grillo) che lo ha miracolato lanciandolo in politica, e il secondo Giuseppe (Conte) che ha miracolato lui inventandolo premier ma ricevendone solo l'attuale ingratitudine, ora il ministro degli Esteri ha incontrato un terzo San Giuseppe che potrebbe garantirgli la sopravvivenza politica: il sindaco di Milano Beppe Sala. 

Non è un mistero, infatti, che in vista delle politiche del prossimo marzo si stia preparando una lista di centro 'draghiana' con i grillini ministeriali dimaiani, le ministre forziste Carfagna e Gelmini, il mattarelliano Cottarelli, i centristi Toti e Brugnaro. 

Sala rimarrebbe sindaco di Milano, non si candiderebbe, ma benedirebbe e garantirebbe dall'alto il tutto. Quattro coincidenze non fanno una prova, neanche per i grillini forcaioli. 

Ma certo la sceneggiata napoletana-pugliese in corso in questi giorni sta tutta in quel fortunato titolo del 1981.

Il bambiniello è diventato guaglioncello, ha affinato capacità trasformiste prodigiose quasi quanto quelle di Conte: fino al 2018 era contro la Nato, voleva "superarla", "andare oltre", accusandola proprio di essere troppo dura e provocante contro il povero Putin. 

Ora invece difende l'alleanza atlantica con lo zelo eccessivo dei neofiti, per farsi perdonare e far dimenticare quei bollori. Che però tornano inesorabili a galla, sapientemente riesumati e fatti circolare contro il convertito proprio dai maghi grillini dei social un tempo al suo servizio.

Non che il suo eterno rivale Fico sia più coerente: nega pure lui che i 5 stelle siano antiNato, dimenticando la teoria di parlamentari e sottosegretari agli Esteri grillini andati nella Crimea occupata e a Mosca per baciare la pantofola a Putin tanto quanto i leghisti.

Ma tant'è. A proposito di santificazioni, ora è il Pd a venerare Di Maio nella sua nuova versione di falco filoUsa, così come due anni fa aveva portato sull'altare Conte, premier e supposto leader del centrosinistra. 

Cosicché, sempre per restare nella Napoli popolare, sembra che non solo a Di Maio ci si possa riferire pronunciando l'irriferibile sfottò "a pucchiacca in mano a' criature", l'organo sessuale femminile di cui i piccirilli non sanno proprio che fare. 

Perché sono in tanti a maneggiare cose più grandi di loro, nella politica italiana. Quella dell'ottava potenza economica mondiale ridotta ad applaudire o fischiare sceneggiate apulo-partenopee.

Mauro Suttora

 

Armi all'Ucraina/ “Il governo non rischia, tra Conte e Di Maio è rissa per il centro”

"Conte non ha mai pensato al voto anticipato, e Di Maio è l’ultimo che può rimproverare gli altri di essere filorussi. Oggi il governo non rischia nulla" 

www.ilsussidiario.net, 21 giugno 2022 

intervista a Mauro Suttora

Palazzo Chigi sta limando fino all’ultimo il testo della risoluzione sull’Ucraina che sarà votata oggi in Senato. Un tornante delicato per il governo, che ha visto dividersi i 5 Stelle tra il presidente Giuseppe Conte, restio a ulteriori invii di armi a Kiev, e Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, che ha accusato i parlamentari contiani di mettere a repentaglio la collocazione atlantista dell’Italia e del governo. 

Nelle stanze di Draghi si lavora ad un testo nel quale tutti potranno riconoscersi, per evitare imprevisti e lacerazioni rischiose per l’esecutivo. Ma quelli tra Conte e Di Maio “sono solo personalismi, perché entrambi sono moderati che vogliono occupare uno spazio al centro” dice Mauro Suttora, giornalista e scrittore, opinionista sull’HuffPost.

Più che il governo, che non rischia nulla – spiega Suttora – la spaccatura dei 5 Stelle preoccupa a sinistra: “Letta e il Pd sono disperati per il tracollo dei grillini”, perché con un partito scomparso dovranno rivolgersi al centro. E Di Maio lo ha capito benissimo.

Oggi potrebbero esserci sorprese? Il governo rischia?

Non credo proprio. Ma è sempre stato così. Conte in realtà non ha mai pensato di far cadere il governo, con il rischio di andare al voto anticipato. Così farebbe perdere ai parlamentari grillini gli otto ultimi mesi di stipendio prima del voto regolare del marzo 2023.

Hanno torto i 5 Stelle nel chiedere, nella nota diffusa dal consiglio nazionale, una maggiore centralità del parlamento? 

No, il parlamento è troppo spesso esautorato dai troppi decreti del governo e dai troppi voti di fiducia che strozzano il dibattito e impediscono gli emendamenti. Ma i grillini non possono pretendere che si voti a ogni singolo invio di armi all’Ucraina. Anche perché c’è il segreto sul tipo di armamenti che forniamo, quindi è un dibattito sul nulla.

Di Maio aveva ragione nel dire che la bozza di risoluzione dei 5 Stelle “ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue”, e più in generale nel criticare la direzione travaglio-contiana in politica estera?

È buffo che Di Maio, il quale fino al 2018 criticava la Nato per essere troppo dura con la Russia, e voleva “superarla”, ora si sia trasformato in un falco filoNato. Il suo è il classico caso di “trasformismo”: e poiché sente di avere molto da farsi perdonare e da far dimenticare, allora esibisce lo zelo del neofita, del convertito.

La Nota di M5s dice che il Movimento “mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito di queste tradizionali alleanze” (Nato, Ue, ndr): che ne pensi?

Fino a pochi anni fa i grillini erano contro l’euro, alleati dell’inglese Farage autore della Brexit, e i suoi parlamentari andavano nella Crimea occupata e a Mosca a baciare la pantofola di Putin. Ottimo che abbiano fatto inversione a U. Speriamo la facciano anche sul reddito di cittadinanza e sui termovalorizzatori, così avranno cambiato idea su tutto.

L’espulsione di Di Maio è stata congelata: cosa prevedi?

Conte è furbo, vuole che sia Di Maio ad andarsene, per non regalargli l’aureola del martire.

Di Maio si farà cacciare o assumerà un’iniziativa in proprio?

Di Maio provoca perché spera di essere espulso. Ma è troppo presto, il suo progetto di nuova lista elettorale di centro col sindaco di Milano Sala e quello di Venezia Brugnaro, le forziste Carfagna e Gelmini, l’ex forzista Toti e il mattarelliano Cottarelli è ancora acerbo.

Fico ha detto che “lo statuto oggi è operativo al 100 per cento perché il tribunale di Napoli ha rigettato la causa degli ex M5s”. Perché lo dice? Si va allo scontro legale?

Al di là delle beghe legali, il problema è che Conte e i contiani non sopportano più Di Maio e i dimaiani. Ma si tratta di personalismi, perché entrambi sono moderati che vogliono occupare uno spazio al centro. Quindi le loro liti hanno il sapore della sceneggiata napoletano-pugliese.

Però in queste ore si parla di “punto di non ritorno”. E se fosse ormai un auspicio? Non è ormai chiaro da tempo che Di Maio ha una sua agenda personale?

Di Maio un anno fa, come tutti i grillini, sperava che Conte trasferisse sul M5s la propria popolarità personale, oltre il 50%. Ma il voto del 12 giugno ha visto i grillini crollare addirittura all’1% in tutte le città del Nord tranne Genova. Il Movimento non esiste più. I sondaggi lo danno ancora al 12%, ma lo stesso Di Maio teme che scenda al 5-8%. Quindi non gli interessa più stare in una nave che affonda. 

Secondo te in caso di rottura quanti parlamentari porterebbe con sé?

Una quarantina.

Pare che Letta stia svolgendo un ruolo. Sicuramente non può permettersi un’alleanza con chi mette in discussione la linea Draghi. Resta solo Di Maio, magari con qualcun altro…

Letta e il Pd sono disperati per il tracollo dei grillini. Sommando al proprio 20% un M5s ridotto al 12% non riescono a competere con un centrodestra attestato al 40-45%. I voti persi dai grillini sono finiti prima a Salvini, ora alla Meloni, e all’astensione. I centristi di Calenda e Bonino valgono al massimo il 4%, l’ultrasinistra ancora meno. Insomma, più che un “campo largo”, l’auspicata alleanza di centrosinistra sembra un camposanto. 

A Roma è atteso Grillo. Quali saranno le sue mosse?

Cercherà di rappattumare i suoi adepti, ma anche lui ha capito che il Movimento si sta sfasciando alla stessa velocità con cui era esploso. E deve ancora scoppiare lo psicodramma degli eletti che hanno esaurito i due mandati, contro quelli che sono al primo e quindi mirano ai pochi posti disponibili prendendo proprio il posto dei veterani. Sarà una strage cannibalesca. Molti pensano addirittura di cambiare simbolo, di rinunciare alle 5 Stelle per disperazione.

Federico Ferraù

Tuesday, June 14, 2022

Comunali, crollo M5s/ “Letta nei guai, ora Conte userà di Battista contro Di Maio”

www.ilsussidiario.net, 14 giugno 2022

intervista a Mauro Suttora

M5s è scomparso, dice Mauro Suttora, ma Letta si terrà i 5 Stelle, preferendoli a Renzi e Calenda. Ora Conte deve proteggere la propria leadership 

Conte non si è potuto nascondere. “I dati che emergono dalle amministrative – ha detto ieri l’ex premier – non ci soddisfano. Non possiamo cercare giustificazioni di comodo”. E infatti il leader M5s ha già annunciato per oggi “una conferenza stampa per definire il percorso di completamento dell’azione politica del M5s e dell’organizzazione interna comprese le articolazioni territoriali”. Punto dolente, anzi la vera chiave della sconfitta.  

Nelle stesse ore in casa Pd si lavora ad un’altra narrazione, quella di un Partito democratico che sprizza consenso. Ma i due partiti avevano un progetto in comune, ed è anche di questo che occorre parlare. La scommessa del “campo largo” lettiano puntava le sue fiches sulla tenuta e la malleabilità del M5s. La tenuta, per fare in due quello che non si può fare da soli; la malleabilità, per permettere al Pd di guidare la coalizione. 

I conti però non tornano, ci dice Mauro Suttora, giornalista, scrittore, opinionista sull’HuffPost.

Cosa cambia dopo questo voto per il patto Pd-M5s?

Difficile allearsi con un fantasma. E anche inutile, visto che i grillini valgono l’1% al Nord, nei pochi comuni dove hanno osato presentarsi, come Padova. Perfino a Cuneo, dove hanno rifiutato l’alleanza col Pd e si sono presentati da soli, o a Piacenza e Pistoia, dove hanno preferito mettersi con l’estrema sinistra contro il Pd. Unica eccezione il 4% a Genova. 

Dove M5s delude di più le aspettative? A Genova, rappresentazione plastica del “campo largo”, dome M5s ha però il 4,44%? A Palermo, dove ottiene il 6,2%? A Taranto, dove passa dal 12,4% del 2017 al 3,9% di oggi? O Catanzaro?

Sì, il vero disastro grillino è al Sud, dove speravano di tenere. E invece vedo vari 1% anche qui, come a Frosinone. Teniamo presente che a Taranto, la città dell’ex ministra Barbara Lezzi, fra le comunali del 2017 e quelle di domenica c’è stato l’exploit del 2018, con il picco del 48%. Nessun partito aveva mai toccato queste vette, neanche la Dc di Moro.

Il M5s alle amministrative non è mai andato bene. Chiusa la parentesi, possiamo dire che ci rivediamo alle politiche.

No. I grillini avevano conquistato sindaci in città importanti come Roma, Torino, Parma, Carrara, Livorno. Ora sono scomparsi. L’unica chance, forse, sarà cavalcare il no all’aumento delle spese militari, e la rabbia per l’inflazione al 7%.

Parma si conferma un animale strano. Di chi sono i voti che stanno facendo vincere Guerra? Forse di Pizzarotti?

Anche. Ma Pizzarotti, primo sindaco grillino di un grande capoluogo nel 2012, subì un processo stalinista da parte di Grillo perché non si opponeva al termovalorizzatore, e fu espulso.

Che cosa farà Letta in questa situazione? Il progetto salta?

Non farà nulla. Ma non si butta via niente. Anche perché Renzi e Calenda, che si propongono a Letta in alternativa ai grillini, hanno pure loro pochissimi voti.

Se le candidature comuni alle amministrative sono state un problema, e il Pd ha avuto buon gioco a far passare le sue, in vista delle politiche il gioco è più facile o si complica?

Il Pd si terrà la zavorra grillina offrendo loro pochissimi collegi uninominali, in proporzione ai voti ottenuti domenica. Quindi il M5s dovrà accontentarsi di una trentina di parlamentari, un decimo di quelli di quattro anni fa.

Letta vuole il proporzionale, ma era un’opzione. Adesso per il Pd è l’unica strada?

Per il proporzionale non c’è più tempo, a meno che anche il centrodestra esploda e i suoi partiti preferiscano andare al voto in ordine sparso. 

E Conte?

Conte ha la tentazione di recuperare il populismo di Di Battista, in contrapposizione al poltronismo di Di Maio.

C’è qualcuno in M5s che gongola per questo risultato?

I dimaiani come Spadafora, altro ministro fatto fuori da Conte, oltre alla Lezzi e Toninelli. Ma finché a Grillo sta bene Conte, Di Maio non ha speranza di far fuori l’ex premier.

Federico Ferraù

Sunday, May 29, 2022

L'unica cosa che unisce Emma Bonino e Beppe Grillo

Accomunati dalla sospensione delle delibere e dalla battaglia con pignolissimi avvocati, entrambi subiscono l'odio degli ex

di Mauro Suttora

HuffPost, 29 maggio 2022


Emma Bonino e Benedetto Della Vedova come Beppe Grillo e Giuseppe Conte? I partiti Più Europa e M5s sono agli antipodi, ma ora condividono una caratteristica: la sospensione delle loro delibere. Il Tribunale di Roma ha infatti congelato due assemblee nazionali di +Europa, in attesa di una sentenza sul merito della causa intentata da un dirigente locale, l'avvocato Alexander Schuster di Trento. Proprio come un anno fa i grillini erano stati bloccati per le irregolarità statutarie denunciate da un altro pignolissimo avvocato, il romano Lorenzo Borrè.

Entrambi coltivano l'odio degli ex e sono riusciti a far intervenire i magistrati nella vita dei loro partiti, una volta off limits rispetto a intromissioni esterne (probabilmente nessuna formazione politica rimarrebbe indenne se sottoposta a scrutini su signori delle tessere, anime morte iscritte a loro insaputa e manovre correntizie). 

Del caso +Europa abbiamo scritto un anno fa. Non c'erano differenze politiche, di sostanza, ma contestazioni di forma: tessere sospette e opposizione della privacy a chi chiedeva di consultare gli elenchi degli iscritti. Di qui la causa intentata da un gruppo di aderenti. Otto sono stati tacitati con 57mila euro versati a una loro nuova associazione politica, e l'hanno ritirata. Ma è bastata la persistenza di due dei ricorrenti, il pugnace Schuster ed Elvis Colla, per arrivare all'ordinanza appena pubblicata. 

Nel frattempo, politicamente le cose sono andate avanti. Il partito di Bonino e del sottosegretario agli Esteri Della Vedova si è alleato con Azione di Calenda: si presenteranno assieme alle prossime politiche. I sondaggi li danno, uniti, al 4-5%. Ma rimane la zeppa ficcata da Schuster alla base di alcune delibere di +Europa, fra cui quella che indiceva il congresso, accusate di nullità perché frutto di assemblee convocate con cinque giorni di anticipo invece di otto.

Un cavillo, che però potrebbe costringere, in caso di sentenza sfavorevole, addirittura a ripetere il congresso per rieleggere il segretario Della Vedova e il presidente Riccardo Magi, così come il M5s ha dovuto rifare il voto online che consacrò Giuseppe Conte alla sua guida.

Insomma, liberaldemocratici o populisti, i piccoli e grandi partiti italiani rimangono vittime della loro litigiosità interna. Al cui confronto perfino gli avversari esterni appaiono meno insidiosi e più inoffensivi. In fondo, anche Dante non fu esiliato e condannato a morte dai nemici ghibellini, ma dai suoi ex amici guelfi neri.

Mauro Suttora

 

Thursday, May 19, 2022

“Conte vuol far cadere il governo per andare subito al voto”

CAOS 5 STELLE 

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 19 maggio 2022

Grillo e Conte sono su posizioni antitetiche sulla guerra in Ucraina. L’ex capo del governo sarebbe tentato di andare subito alle elezioni Ennesima di una serie infinita di spaccature nel Movimento 5 Stelle. Questa volta è la guerra in Ucraina a motivarla. Sul suo blog Beppe Grillo ha ospitato un articolo dell’ex ambasciatore Torquato Cardilli che attacca decisamente Nato e Onu. Ovviamente, essendo il M5s parte di un governo che sostiene apertamente l’Ucraina, questa “bravata” li ha messi in difficoltà: è stato detto che il blog di Grillo è un blog personale che non rispecchia le vedute del Movimento. 

Ciliegina sulla torta è stata l’elezione di Stefania Craxi a nuovo presidente della commissione Esteri di palazzo Madama al posto del grillino Vito Petrocelli: ha ottenuto 12 voti contro i 9 dell’altro cinque stelle Ettore Licheri. Risultato che ha mandato su tutte le furie Giuseppe Conte che ha parlato di “nuova maggioranza di governo” che li ha esclusi. Ne abbiamo parlato con Mauro Suttora, giornalista e scrittore, opinionista sull’HuffPost e profondo conoscitore del M5s. 

Conte continua a dire di no all’invio di nuove armi in Ucraina mentre sul blog di Grillo appare un articolo  contro Nato e Onu. Ma Grillo è il garante del M5s o no? Con Conte si parlano ancora?

Premettiamo che stanno litigando sul nulla. È del tutto irrilevante che noi mandiamo armi in Ucraina, leggere o pesanti che siano. Gli ucraini sono abbondantemente riforniti da Usa e Gran Bretagna, non hanno certo bisogno dei ferrivecchi che gli sbologniamo noi. Quando verrà tolto l’assurdo segreto imposto sul tipo di armamenti inviati ce ne renderemo conto. Gli unici mezzi utili sarebbero i blindati Lince, Centauro e Puma. Ma simbolicamente è importante capire chi sta dalla parte dell’Ucraina e chi strizza l’occhio a Putin. Quanto al blog di Grillo, è coerente con la storia dei 5stelle, che si sono sempre opposti all’Occidente, preferendo semi dittature del Terzo mondo come Venezuela o Iran. È Di Battista, e non Di Maio, quello più in sintonia con la base grillina. 

Conte cosa vuole fare con il governo, rompere sulla questione armi?

Visti i sondaggi, con la maggioranza degli italiani contrari all’aumento delle spese militari, Conte potrebbe essere tentato a far cadere il governo e provocare un voto anticipato in autunno, per incassare i consensi pacifisti. I grillini infatti sono gli unici a dire no all’aumento.

In seguito alla elezione di Stefania Craxi come nuovo presidente della commissione Esteri di palazzo Madama, i cinque stelle hanno indetto un “consiglio nazionale straordinario”: cos’è? Come funziona?

Le invenzioni statutarie grilline non interessano più nessuno. I loro organi vengono sempre annullati da sentenze che danno ragione ai dissidenti di turno. Conte vuole solo drammatizzare la rottura della maggioranza.

Conte non ha torto quando dice che il M5s almeno in parlamento rappresenta la maggioranza degli italiani. Può esserci una maggioranza alternativa? Secondo Conte si sarebbe appunto creata sulla Craxi: “Registriamo che di fatto si è formata una nuova maggioranza da FdI a Iv”, ha detto. Li costringerà a uscire da governo?

Il 32% conquistato dai grillini nel 2018 è preistoria. Quei 300 parlamentari si sono ridotti a 200, ovvero solo il 20% del totale. Altro che maggioranza. Il problema è che i cento grillini fuoriusciti sono quasi tutti all’opposizione di Draghi, quindi se Conte esce dal governo Draghi cade. A meno di sorprese come Di Maio che potrebbe restare al governo trascinando con sé un altro centinaio di parlamentari, rompendo col M5s.

A che percentuale è dato oggi il M5s?

Il 13% mi sembra attendibile.

Stefania Craxi, neopresidente commissione Esteri  ha detto: “La politica estera di un grande Paese come l’Italia, per ragioni valoriali e culturali, ancor prima che storiche e geopolitiche non può non avere chiari connotati atlantici, un atlantismo della ragione che non ammette deroghe ma non accetta subalternità”. Come commenti?

Parole ragionevoli. Ma basta il suo cognome per renderla indigeribile ai grillini.

Finora abbiamo visto i 5 Stelle come dipendenti dalla poltrona. Non è possibile che Conte, alla luce della situazione di difficoltà del governo (stallo di Draghi, energia, imprese, stagflazione, etc.) pensi anche lui che prima si va al voto, meglio è? Dunque prima del ’23?

Sì. Anche per altri tre motivi. Primo, il logoramento del suo gradimento personale, crollato dal 60% di quand’era premier al 30%. Secondo, la sua incapacità di mettere assieme il governismo di Di Maio con il movimentismo di Di Battista. Terzo, l’approssimarsi del voto locale il 12 giugno, e soprattutto delle regionali siciliane in autunno. Per i grillini saranno bagni di sangue, ne usciranno distrutti. Quindi meglio incassare seggi in Parlamento il più presto possibile, prima di affondare sotto il 10%.

Wednesday, March 30, 2022

M5s vs Draghi/ “Conte farà una sceneggiata sul riarmo, ma non può dire no”

www.ilsussidiario.net, 30 marzo 2022 

intervista a Mauro Suttora

Conte, riconfermato alla guida del M5s con il 94% dei consensi, promette battaglia. Ma sul no all’aumento delle spese militari non andrà oltre la sceneggiata 

“Gli iscritti del MoVimento 5 Stelle mi hanno riconfermato con un’indicazione forte e chiara. Un sostegno così importante è anche una grande responsabilità. Ora testa alta, ancor più coraggio e determinazione nelle nostre battaglie. Abbiamo un Paese da cambiare”. Così Giuseppe Conte ha accolto la sua riconferma alla guida del M5s dopo aver ricevuto 55.618 consensi, pari al 94,19% del totale, al termine della consultazione online sulla piattaforma SkyVote, che ha visto la partecipazione di 59.047 votanti pentastellati su 130.570 iscritti aventi diritto.

E i suoi primi passi sono stati tutti contro: prima contro Di Maio (“Le cose cambieranno, non posso accettare che ci sia chi rema contro”) e il giorno successivo, dopo l’incontro con il premier Draghi, contro il governo (“Il nostro è un no fermo al riarmo: il M5s si opporrà con tutta la sua forza parlamentare all’aumento sconsiderato delle spese militari”). Come sarà questa seconda leadership dell’ex premier? Che clima si respira all’interno del MoVimento? Quanto rischiano Draghi e il suo governo? Ne abbiamo parlato con Mauro Suttora, giornalista e scrittore, opinionista sull’HuffPost, nonché attento osservatore della caotica galassia a 5 Stelle. 

“Il problema non è Conte, ma tutti noi che prendiamo ancora sul serio queste farse con candidato unico che loro chiamano votazioni online. Le elezioni per essere democratiche devono offrire una libertà di scelta fra almeno due alternative”.

Altrimenti?

Altrimenti si chiamano ratifiche di personaggi imposti dal vertice, plebisciti. Non certo elezioni. È l’abc. C’è più democrazia in un’assemblea di condominio, o di una società quotata in Borsa, che fra i grillini. Perfino i regimi comunisti permettevano una scelta fra più candidati, anche se gli oppositori erano posticci. Perfino Putin si candida contro concorrenti. Poi magari li incarcera o avvelena, ma almeno la forma è salva.

Rispetto alla prima elezione, però, Conte ha lasciato sul campo 7mila preferenze: ad agosto erano state 62mila, oggi sono diventate 55mila. E rispetto ai 130mila aventi diritto ha espresso il voto meno della metà degli iscritti. Che cosa significano questi numeri?

Intanto mettiamo in chiaro che non si tratta di iscritti. Iscriversi al Movimento 5 Stelle non costa nulla, quindi non vale nulla. Basta mandare per mail una foto della carta d’identità, e dopo sei mesi si può votare. Una farsa anche questa. Cosicché per misurare il vero grado di consenso di questi cosiddetti “capi”, prima Di Maio, ora Conte, i grillologi devono ridursi a contare gli astenuti.

L’ex premier ha subito lanciato il suo avvertimento: “Le cose cambieranno, non posso accettare che ci sia chi rema contro”. Ci sarà la resa dei conti con Di Maio? Chi la spunterà? E i Cinquestelle rischiano davvero la scissione?

Chiaramente Di Maio e Conte sono diventati incompatibili. Il primo è più forte fra i parlamentari, il secondo fra gli iscritti. Ma in realtà sono solo personalismi legati ai sondaggi. Finché Conte godeva di un consenso del 60% fra gli elettori, tutti i grillini gli andavano dietro, sperando che li salvasse dal naufragio, visto che il M5s è invece crollato dal 32 al 14-16%. Ma ora anche Conte è sceso al 40%. Che è comunque tanto. Probabilmente a Di Maio non conviene ancora rompere, anche se è facile prevedere una strage fra i suoi fedelissimi quando Conte compilerà le liste elettorali. Dovrà sfilarsi prima, o trovare un accordo.

In un tuo recente commento sul Movimento hai parlato di “senso putiniano della democrazia” tra candidato unico, intimidazioni e purghe. Che clima si respira in casa M5s?

Il clima all’interno dei grillini è mefitico. Si confrontano i parlamentari alla seconda legislatura, che dopo dieci anni con 12mila euro di stipendio dovrebbero tornarsene a casa, e quelli alla prima che vogliono essere rieletti. Ma se i “vecchi” pretendono di cambiare la regola sul tetto ai mandati occuperanno di nuovo i posti migliori nelle liste. E dato che gli eletti si ridurranno a un quarto, per il dimezzamento dei loro voti e il taglio ai parlamentari, la lotta è al coltello.

E Grillo? Cambierà qualcosa nei rapporti con Conte?

Grillo è la grande incognita. È logorato dal processo al figlio e stanco per le diatribe nel suo Movimento, diventato irriconoscibile rispetto agli esordi. Gli attivisti si sono trasformati in arrivisti, occupati in lotte personali di potere puro, senza più ideali. Lui stesso è indeciso fra movimentismo e governismo. D’istinto è ancora attirato dall’estremismo di un Di Battista, invece deve accontentarsi di due democristiani moderati come Di Maio e Conte.

“Il nostro è un no fermo al riarmo: il M5s si opporrà con tutta la sua forza parlamentare all’aumento sconsiderato delle spese militari”. Quanto i Cinquestelle potrebbero fibrillare la tenuta del governo?

Conte non ha alcuna intenzione di far cadere il governo Draghi. Si rischierebbe il voto anticipato, ma i grillini vogliono conservare lo stipendio fino all’ultimo, ancora per un anno. Il no all’aumento delle spese militari è una mossa intelligente, perché la maggioranza degli italiani è contro il riarmo. E i grillini sono gli unici a opporsi. Ma non andranno oltre le sceneggiate verbali.

Marco Tedesco

Monday, March 28, 2022

Casaleggio, Grillo, Conte: il senso putiniano della democrazia



Candidato unico, intimidazioni, purghe. Nei giorni del voto bis sulla leadership, osservazioni sulla vita interna dei 5 stelle, sul maestro Putin e su qualche influsso nord coreano

di Mauro Suttora

HuffPost, 28 Marzo 2022 

"I parlamentari della Duma condividono in pieno il video di Putin e sono stanchi di una piccola minoranza che crea spaccature. Si osserva con attenzione chi condivide e chi non condivide il video di Putin. Ormai deve essere chiaro chi abbraccia il nuovo corso e chi no". 

È un comunicato che arriva da Mosca? Macché. Sostituite Duma con M5s, Putin con Conte, e assaggerete la minaccia che incombe in questi giorni sui parlamentari grillini. Una dichiarazione anonima avverte gli avversari interni dell'ex premier: se non mettete like e non condividete sui social l'ultimo video dell'ex premier, siete fuori. Democrazia nel tempo della Rete. Per l'ennesima volta gli iscritti pentastellati provano a votare il loro nuovo leader, e per l'ennesima volta dimostrano di essere digiuni di pluralismo.

Perché perfino Putin, o Erdogan o gli Ayatollah quando indicono elezioni hanno l'accortezza di non proporre un candidato unico e un partito unico. Lo facevano anche i furbi regimi sovietici. Oltre al partito comunista sulla scheda si poteva scegliere qualche altra formazione: il fronte degli agricoltori, addirittura finti partiti liberali come quello tedesco orientale, che prendeva regolarmente il 10% ed era alleato perpetuo nel Fronte popolare con la Sed, il partito del dittatore Honecker. E anche Putin permette a tutti di sfidarlo al voto, salvo incarcerare o avvelenare chi può impensierirlo, come Navalny.

Bando alle ipocrisie: l'imprinting nordcoreano grillino non necessita di trucchi come avversari posticci. L'unica scelta permessa è fra il sì e il no al candidato unico imposto dal vertice. Perciò ai grillologhi, per misurare il suo reale consenso, non resta che contare gli astenuti. È sempre stato così, anche prima di Conte. I grillini nascono consustanzialmente totalitari, anche se questo aggettivo è comico per il partito di un comico. 

Ricordo i primi meetup nel 2006-2007, subito squassati da furibonde liti interne. A Milano c'era una spia che riferiva ogni parola ai Casaleggio, e questi facevano terra bruciata attorno ai dissidenti. A Roma tre dei quattro eletti nel 2008 nei municipi dopo pochi mesi passarono ad altri partiti, uno all'Udc di Cesa e Casini. Perfino la fedelissima Roberta Lombardi tradì come l'apostolo Pietro: osò borbottare contro i metodi antidemocratici del Movimento, poi si pentì e fu riaccolta. 

Da allora periodiche purghe staliniane hanno sempre devastato i grillini. Al posto della Siberia ci sono le shitstorm online per segare i nervi ai dissenzienti; l'olio di ricino viene somministrato con espulsioni sommarie e accuse paranoidi ("Vuoi allearti col Pd" era la più in voga prima di allearsi col Pd), senza possibilità di contraddittorio. Temendo delazioni, gli eletti si sono rifugiati in chat private sempre più segrete, prima su WhatsApp, ora su Telegram. Gli organi dirigenti interni sono sempre stati decisi da Grillo e Casaleggio, fin dal primo direttorio del 2014 con Di Maio e Di Battista da votare in blocco, prendere o lasciare. 

Ciononostante, anche in questa legislatura su oltre 300 eletti ne sono rimasti solo 200. Anche perché il principale epurato ora è lo stesso Casaleggio junior, che un anno fa ha fatto la fine di Trotsky e oggi reclama invano da Conte il saldo di 450mila euro di debiti. Ecco, così è finito il Movimento nato per portare trasparenza e pulizia in politica: nel suo esatto opposto, con plebisciti al posto dei referendum e ratifiche al posto delle elezioni. C'è più democrazia in una società quotata in borsa o in un condominio, che fra i grillini. Ma ormai tutti sembrano essersi abituati, e ci pare normale che Conte venga eletto capo senza concorrenti.

Mauro Suttora 

 

Tuesday, February 08, 2022

Caos M5s, Conte decaduto/ “Un danno anche per il Pd, alle Comunali sarà scontro con Di Maio”

L’elezione di Conte alla guida di M5s è illegittima: lo ha detto ieri un’ordinanza del Tribunale di Napoli. Lo scenario 

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 8 febbraio 2022

È un fulmine a ciel sereno. L’elezione di Conte alla guida del Movimento 5 Stelle del 3 (modifica dello statuto) e 5 agosto 2021 (nomina del presidente) è illegittima. Lo ha detto ieri un’ordinanza della settima sezione civile del Tribunale di Napoli, che ha dato ragione a tre attivisti, Liliana Coppola, Renato Delle Donne e Steven Hutchinson, assistiti dall’avvocato Lorenzo Borrè.

I tre avevano impugnato la decisione di estromettere dal voto gli iscritti da meno di 6 mesi, circa 81mila persone, nella votazione che aveva eletto Conte leader dei 5 Stelle. In violazione dello statuto: “l’assemblea dell’Associazione Movimento 5 Stelle che ha deliberato il 3 agosto del 2021 non era correttamente costituita perché risulta che vi hanno partecipato un numero di iscritti inferiore a quello richiesto in prima convocazione. I 60.940 iscritti che vi hanno partecipato erano di numero inferiore alla metà più uno del totale degli iscritti all’associazione (che come visto era 195.387)” si legge nell’ordinanza. 

Insomma, tutto da rifare. E adesso il reggente è di nuovo Vito Crimi. Un duro colpo per la creatura di Grillo, già provata da rivalità interne, espulsioni, consensi in calo. Il punto di Mauro Suttora, giornalista e scrittore, opinionista sull’HuffPost, attento osservatore della caotica galassia a 5 Stelle.

Oltre ai ricorrenti e all’avvocato Borrè, oggi chi ride in M5s?

Nel M5s nessuno ride. Al massimo i dimaiani possono sghignazzare sulla scarsa abilità di Giuseppe Conte nello scrivere statuti inattaccabili, che non possano essere impugnati e dichiarati nulli. Eppure Casaleggio junior, che Conte e Di Maio avevano appena estromesso dal Movimento 5 Stelle, creatura di suo padre, li aveva avvertiti: quelle votazioni erano irregolari. Anche l’avvocato Borrè ha subito fatto ricorso. Ma Conte aveva sprezzantemente risposto: “Fatelo pure”. 

Si legge sui siti che alla guida di M5s, per effetto dell’ordinanza, tornano Crimi e Grillo. Perché?

Perché tutto torna a luglio 2021. Erano Crimi e Grillo il reggente e il garante dei grillini con la versione precedente dello statuto. E dovranno indire il voto per eleggere un nuovo direttorio, come previsto dal vecchio statuto. Soltanto in seguito, con un’ulteriore votazione, i capi del M5s potranno essere ridotti da cinque a uno, tornando a Conte.

La decisone del Tribunale chi avvantaggia politicamente? Di Maio? Altri con lui?

È un colpo a Conte. Quindi Di Maio e i suoi – Spadafora, Castelli, Di Stefano, Fraccaro – godono.

Però le lancette dell’orologio politico non tornano mai indietro. Si può mettere da parte la leadership contiana come se non ci fosse mai stata?

No. È quasi sicuro che Conte verrà riconfermato capo unico. Però in quest’anno fuori dal potere la sua popolarità si è già dimezzata, nei sondaggi, dal 60 al 30%. Non c’è stato bisogno di Di Maio per logorarlo.

Chi darà la linea politica e con quali iniziative?

Conte continuerà a essere il capo de facto, anche se formalmente verrà riesumato il reggente Vito Crimi.

Cosa puoi dirci dei ricorrenti?

Conosco l’avvocato Borrè dal 2015, cioè da quando fu espulso dal Movimento. Da allora ha giurato di vendicarsi, e ha fatto causa per conto di tutti i dissidenti espulsi che si sono rivolti a lui. È figlio di un romano e di una tedesca, quindi unisce il brio del legale italiano alla metodicità di quello teutonico. È la bestia nera di Grillo.

In tanti hanno scommesso su Conte. Poteri dello Stato, parlamentari, giornali. Cosa faranno i contiani?

I più danneggiati sono i dirigenti piddini, alcuni dei quali – Zingaretti, Bettini – si erano avventatamente spinti a considerare Conte come il prossimo candidato premier del centrosinistra. Invece si tratta di un trasformista che è stato capace di passare da un giorno all’altro dalla Lega al Pd, pur di conservare la poltrona da premier.

Anche Letta ha basato molti calcoli sull’interlocuzione con Conte. Cosa succederà nel centrosinistra?

Il Pd di Letta non si schioda dal 20%. I grillini scivolano verso il 10%. L’estrema sinistra resta al 2-3%. Ci vorrà tutto il centro per eguagliare il centrodestra.

Adesso che cosa accadrà in M5s? Faide interne, repulisti, espulsioni? O una convivenza forzata?

Ne vedremo di tutti i colori. Ormai contiani e dimaiani si odiano. Prossima puntata della faida, le candidature alle amministrative di primavera a Genova, Palermo e in un’altra ventina di capoluoghi di provincia. Un test importante.

I contiani hanno delle contromosse, magari in tribunale?

Dovranno semplicemente ottemperare alle regole sulle votazioni online che conoscevano ma hanno violato lo scorso agosto. Tutte le associazioni devono rispettare i propri statuti, ancora di più se si tratta di partiti che determinano la politica nazionale.

E Grillo? Cosa farà?

Grillo, poverino, ha ben altre gatte da pelare. Il processo per stupro di suo figlio, le accuse di aver preso soldi da Moby Lines. Ha già disdetto la puntata a Roma prevista questa settimana per sedare la faida Conte-Di Maio. Ma, quanto a finanziamenti, non sottovaluterei neanche i 150mila euro dell’Acqua Marcia di Caltagirone incassati da Conte.

Federico Ferraù

Monday, February 07, 2022

Il tribunale ha deciso che i grillini non esistono



Il paradosso di uno statuto scritto e riscritto dall'avvocato del popolo e bloccato da un giudice

di  Mauro Suttora

HuffPost, 7 febbraio 2022

I grillini si confermano inesauribile fonte di buonumore. Il tribunale di Napoli oggi ha addirittura deciso che non esistono. Ne era già convinto Vittorio Sgarbi, per la verità, ma limitatamente a Giuseppe Conte: "È un ologramma", ripete beffardo da tre anni in tv. 

Ma adesso il certificato di non esistenza in vita si estende all'intero Movimento 5 stelle. Irregolarità statutarie rendono nulli i voti online che la scorsa estate promossero Conte re dei grillini. 

"Siamo all'anno zero, il M5s è decapitato", esulta Lorenzo Borrè, l'avvocato che da anni, metodicamente, sta distruggendo la creatura di Beppe Grillo. Causa dopo causa, ha annullato ogni espulsione decretata con metodo stalinista dai capi del movimento. Fra questi a lungo anche Di Maio, che ora se ne dice pentito. Finché era Casaleggio senior a gestire i grillini come proprietà privata, poco male: cosa aspettarsi da uno che si ispirava a Gengis Khan?

Ma che adesso anche l'ennesima versione dello statuto più truffaldino nella storia dei partiti italiani venga giudicata illegittima, è sorprendente: Conte, fine giurista, aveva impiegato mesi ad apparecchiarla. 
E invece, zac. Come nel gioco dell'oca, tutti tornano al punto di partenza. Un tuffo nel passato: ai grillini toccherà riesumare Vito Crimi, loro penultimo capo, la testa più lucida della politica italiana? E come faranno a incassare il 2 per mille del finanziamento ai partiti, visto che non esistono più? 

I giudici napoletani concedono qualche mese di tempo al M5s per rifare tutto, statuto, elezioni, per riagguantare una democrazia interna sempre proclamata e mai attuata. Ma in autunno scatterà la ghigliottina. La quale, peraltro, è in funzione da dieci anni contro ogni dissidente: risale al 2012 la decapitazione a Bologna di Giovanni Favia, primo consigliere regionale grillino, e di Federica Salsi, accusata da Grillo di avere un "punto G" troppo pronunciato solo perché osò farsi intervistare in tv.

Da allora le purghe contro i dissidenti hanno provocato dissenterie continue, centinaia di militanti espulsi. Solo che nelle vere rivoluzioni le vittime si chiamano Marat, Danton, Robespierre. Invece nelle spensierate crociate dei bambini, come quella inventata da Grillo, gli eliminati fanno di nome Pizzarotti, Di Battista, Casaleggio junior. E ora in rampa di lancio c'è perfino Di Maio. Ogni volta, contro di loro, viene usato un garbuglio, un cavillo. Ed è quindi una vendetta del destino che proprio da sentenze azzeccagarbugli arrivi la fine per quel che rimane dei grillini. I quali sbeffeggiavano le burocrazie di partito adottando surreali "non-statuti". Poi, al contatto con la realtà, i loro statuti si sono liquefatti. Rimangono solo i soldi di Moby Lines, Philip Morris, Acqua Marcia. 

Non che gli altri partiti possano festeggiare troppo. Neanche loro sono sicuri di esistere. Dopo il voto per il Quirinale i dubbi sono aumentati. E non hanno neppure un Grillo che cerchi di risolvere tutto con una battuta: "Siamo in crisi di crescita, stiamo diventando adulti". Per carità non fatelo, cari pentastellati. Eravate meglio da giovani, almeno ci allietavate col vostro cabaret.

Mauro Suttora

Thursday, February 03, 2022

Caos M5s/ “Il caso Belloni è più grave della zuffa tra Conte e Di Maio”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 3 febbraio 2022

Il Movimento 5 Stelle è finora la vittima più illustre del Mattarella bis. Secondo Di Maio è stato Conte ad affossare Elisabetta Belloni, capo del Dis, candidandola senza un accordo condiviso, mentre Conte si difende e accusa Di Maio di “condotte gravi”. 

Lo scontro tra i due sembra frantumare il Movimento, ma questo non avverrà, secondo Mauro Suttora, giornalista, già a Oggi e L’Europeo, inviato, opinionista sull’HuffPost e scrittore. “Non ci sarà alcun vincitore, perché sono due democristiani che alla fine si metteranno d’accordo”. 

La notizia vera è un’altra, fa notare Suttora. “Non si è mai visto un capo dei servizi segreti che pubblica una sua foto a pranzo con un ministro, Di Maio, e proprio mentre questi è in lotta col suo capo partito, Conte. Rischiano entrambi la poltrona”.

È scontro Di Maio-Conte. Qual è la posta in gioco e chi sarà il vincitore?

La posta in gioco è la guida dei grillini, o di quel che ne rimane. L’ultimo sondaggio li dà al 14%, meno della metà rispetto al 2018. Ma non ci sarà alcun vincitore, perché si tratta di due democristiani. Quindi alla fine si metteranno d’accordo, anche perché se Di Maio prevale fra i parlamentari, Conte è più forte fra gli iscritti.

Intanto Di Maio va all’attacco di Conte per come ha gestito il caso Belloni. Dunque non c’è solo questo.

Conte è una creatura di Di Maio, gli deve tutto. È stato lui a candidarlo ministro, e poi a issarlo a Palazzo Chigi come premier. Quindi Di Maio lo considera un ingrato. E non sopporta la sua popolarità.

A proposito della Belloni. Conte l’ha difesa, ma solo fino a venerdì notte: sabato mattina ha bigiato il vertice di maggioranza, e più tardi ha detto sì a Mattarella. Cos’è successo?

Lo stesso che è successo a Salvini: ha cambiato idea appena Mattarella ha detto sì, e ha dato buca alla Meloni che lo aspettava al piano di sopra nel palazzo degli uffici parlamentari. Ubi maior, minor cessat: di fronte a Mattarella, qualunque altra candidatura è sparita.

È dal 4 gennaio che i 5 Stelle erano schierati per il bis di Mattarella. E Zampetti, segretario generale del Quirinale, è in ottimi rapporti con Di Maio.

Il bis di Mattarella aveva bisogno di qualche giorno di sofferenza prima di concretizzarsi, altrimenti non sarebbe stato giustificato come ultima spiaggia. Zampetti apprezza Di Maio perché è un giovane democristiano, tecnicamente perfetto.

Conte si fida di Letta, ma di Battista dice che è meglio non farlo. Chi ha ragione?

Dibba non vuole che i grillini stiano in posizione ancillare rispetto al Pd. Ma se non si torna al proporzionale, è difficile che il M5s da solo possa continuare a fare da terzo polo.

Letta finora ha parlato con Conte. Ma con il M5s nel caos, addio “campo largo”. Come la mettiamo?

Se si sommano Leu, Pd, M5s e verdi, nei sondaggi si sfiora il 40%: questo è il famoso “campo largo” del centrosinistra. Oppure si passa al proporzionale: ognuno per sé, e liberi di allearsi con chiunque dopo il voto.

Belloni è una serissima professionista. Nondimeno sostiene Di Maio, con il quale scambia attestati di stima e si fa fotografare a pranzo con lui. Tu lo avresti fatto?

Belloni e Di Maio hanno commesso un gravissimo errore. Non si è mai visto un capo dei servizi segreti, tranne Beria o Himmler, che pubblica una sua foto a pranzo con un ministro, Di Maio, e proprio mentre questi è in lotta col suo capo partito, Conte, e addirittura gli dà i voti, giudicandolo “leale”. Rischiano entrambi la poltrona.

Non era la candidata di Conte?

Sembra sia stata proposta da lui dopo il disastro Casellati, e avrebbe potuto essere eletta da pezzi del centrodestra, con il sì di Salvini, più i grillini. Ma di fronte a una prospettiva simile Draghi ha convinto Mattarella ad accettare il bis.

Di Maio sente e incontra Raggi, Appendino e molti altri. Davvero pensi che non tiri aria di scissione?

Raggi e Appendino contano poco, sia fra i parlamentari che fra gli iscritti grillini. La più popolare resta Paola Taverna, che sta con Conte. Dopo di lei, solo Fico. Ma per ora Di Maio e Conte troveranno un accomodamento. Anche perché non ci sono differenze di contenuto, fra loro. Sembrano quei bimbi di 5 anni che litigano solo perché tutti vogliono fare il capo. Personalismi. O vanità, come dice Grillo.

Si legge che Di Maio è corteggiato dai centristi. Non se ne fa niente?

Nel centro ci sono Calenda e Renzi, che detestano da sempre il populismo grillino. Hanno rotto col Pd proprio per questo, e ora dovrebbero allearsi con i cascami M5s?

Non è chiaro quali potrebbero essere le possibili ripercussioni della crisi M5s rispetto a Draghi e al governo. Secondo te?

Nessuna ripercussione. Draghi va avanti ancora per un anno. Al massimo si sfila la Lega, per recuperare un po’ di voti dai Fratelli d’Italia.

È a rischio anche un’alleanza più organica con il Pd? Letta potrebbe essere chiamato a fare una scelta?

Letta, col suo partito bloccato al 20%, non può fare troppe scelte. Deve stare con i grillini, chiunque li guidi.

Le fibrillazioni del M5s potrebbero accelerare le elezioni?

Si potrebbe andare al voto anticipato in autunno, dopo che i parlamentari avranno incassato la pensione.

Riuscirà Grillo col suo appello ecumenico a pacificare Di Maio e Conte?

Grillo è un comico, quindi non va preso mai troppo sul serio. Però il titolo del suo appello è illuminante: “Cupio dissolvi”, un desiderio masochistico di autodistruzione che sembra pervadere i due galletti del pollaio. Si sente un po’ Gandhi, però siccome è anche un po’ analfabeta scrive Ghandi. Vorrebbe far fare pace a Conte e Di Maio, ma dimentica che non più tardi della scorsa estate fu Di Maio a metter pace tra lui e Conte, che se n’erano dette di tutti i colori. Cosicché a noi non resta che seguire, abbastanza annoiati, questo cabaret che chiamano politica.

Federico Ferraù 

Thursday, January 20, 2022

Guarda un po', Beppe Grillo è diventato una sguattera guatemalteca



Giustizia a orologeria: l’autodifesa dell’Elevato sembra più un’autocaricatura

di Mauro Suttora

HuffPost, 20 gennaio 2022

Beppe, ci deludi. Un tempo avresti inventato qualcosa, qualsiasi cosa, uno sketch, un video per sdrammatizzare. Invece all'avviso di garanzia per i 240mila euro incassati da Vincenzo Onorato, il padrone dei traghetti Moby, hai risposto come tutti i politici: "Sono amareggiato per i tempi dell'inchiesta".

Giustizia ad orologeria, macchina del fango, circo mediatico giudiziario: tutte le frasi fatte con cui i tapini sospettati di dita nella marmellata reagiscono inserendo il pilota automatico mentale. Da 15 anni dall'altra parte della barricata c'eri tu con i tuoi baldanzosi ragazzi, a infierire contro i malcapitati, lucrando i voti che vi issarono al 32% . E ora che i ruoli si sono capovolti, riesci a esprimere solo banalità?

Quali sarebbero i "tempi" sospetti dell'inchiesta? Non c'è alcun voto all'orizzonte, i grillini non rischiano di perdere ulteriori consensi per la notizia delle indagini.

"Sono fiducioso che le verifiche dimostreranno la legittimità del suo operato": così fa finta di appoggiarti, gelido, Giuseppe Conte. Peggio Di Battista: "Gli auguro di uscire pulito da questa inchiesta, per me è sempre stata una brava persona". "Per me".

Certo, con difese d'ufficio così, viene tristezza.

Ma di fronte alle avversità una volta ti saresti divincolato brillantemente. Come nel 2014, quando Renzi prese il doppio dei tuoi voti, 40% a 20, e tu apparisti con un flacone di Maalox. E perfino quando inscenasti un delirio per il tuo figlio accusato di stupro: isterico, ma intanto la palla era finita in calcio d'angolo.

Ora no. Sembri paralizzato dal tuo ruolo, perfino più imbalsamato della Paola Taverna così buffa nella sua nuova autorappresentazione di vicepresidente del Senato, "donna delle istituzioni", un misto incongruo di Tina Anselmi e Nilde Iotti.

Capisco il tuo spaesamento. Ti ritrovi circondato da soavi e perfidi democristiani come Spadafora, Di Maio, Conte, e ti chiedi chi abbia partorito simili creature: lo stesso fiammeggiante comico del Vaffa?

Assaggi l'assurdità del nuovo reato "traffico d'influenze", impalpabile, praticamente indimostrabile: verrai sicuramente assolto, fra dieci anni in appello o in terzo grado. Ma intanto, per colpa del Bonafede giustizialista ai quattro formaggi, vieni pure tu "graticolato" come i candidati grillini alle famose primarie online. Ti senti come una "sguattera guatemalteca", quella ministra renziana che facesti cacciare per il fidanzato "trafficante d'influenze" subito archiviato.

"Com'è che non riesci più a volare?", cantavano De André e De Gregori. Perché ormai ti superano in comicità i seniores di Forza Italia, i quali comprano pagine di giornale magnificando Berlusconi: "Il presidente che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale", che per sovrammercato nei ritagli di tempo "mise fine alla guerra fredda a Pratica di Mare", laggiù fra Pomezia e Torvaianica.

Torna, Grillo. Torna in te, abbandona la politica, molla i ragazzi ingrati, disinnamorati di Draghi: non lo vedi che in fondo è solo un rettiliano, di nome e di lineamenti?

Mauro Suttora