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Thursday, May 19, 2022

“Conte vuol far cadere il governo per andare subito al voto”

CAOS 5 STELLE 

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 19 maggio 2022

Grillo e Conte sono su posizioni antitetiche sulla guerra in Ucraina. L’ex capo del governo sarebbe tentato di andare subito alle elezioni Ennesima di una serie infinita di spaccature nel Movimento 5 Stelle. Questa volta è la guerra in Ucraina a motivarla. Sul suo blog Beppe Grillo ha ospitato un articolo dell’ex ambasciatore Torquato Cardilli che attacca decisamente Nato e Onu. Ovviamente, essendo il M5s parte di un governo che sostiene apertamente l’Ucraina, questa “bravata” li ha messi in difficoltà: è stato detto che il blog di Grillo è un blog personale che non rispecchia le vedute del Movimento. 

Ciliegina sulla torta è stata l’elezione di Stefania Craxi a nuovo presidente della commissione Esteri di palazzo Madama al posto del grillino Vito Petrocelli: ha ottenuto 12 voti contro i 9 dell’altro cinque stelle Ettore Licheri. Risultato che ha mandato su tutte le furie Giuseppe Conte che ha parlato di “nuova maggioranza di governo” che li ha esclusi. Ne abbiamo parlato con Mauro Suttora, giornalista e scrittore, opinionista sull’HuffPost e profondo conoscitore del M5s. 

Conte continua a dire di no all’invio di nuove armi in Ucraina mentre sul blog di Grillo appare un articolo  contro Nato e Onu. Ma Grillo è il garante del M5s o no? Con Conte si parlano ancora?

Premettiamo che stanno litigando sul nulla. È del tutto irrilevante che noi mandiamo armi in Ucraina, leggere o pesanti che siano. Gli ucraini sono abbondantemente riforniti da Usa e Gran Bretagna, non hanno certo bisogno dei ferrivecchi che gli sbologniamo noi. Quando verrà tolto l’assurdo segreto imposto sul tipo di armamenti inviati ce ne renderemo conto. Gli unici mezzi utili sarebbero i blindati Lince, Centauro e Puma. Ma simbolicamente è importante capire chi sta dalla parte dell’Ucraina e chi strizza l’occhio a Putin. Quanto al blog di Grillo, è coerente con la storia dei 5stelle, che si sono sempre opposti all’Occidente, preferendo semi dittature del Terzo mondo come Venezuela o Iran. È Di Battista, e non Di Maio, quello più in sintonia con la base grillina. 

Conte cosa vuole fare con il governo, rompere sulla questione armi?

Visti i sondaggi, con la maggioranza degli italiani contrari all’aumento delle spese militari, Conte potrebbe essere tentato a far cadere il governo e provocare un voto anticipato in autunno, per incassare i consensi pacifisti. I grillini infatti sono gli unici a dire no all’aumento.

In seguito alla elezione di Stefania Craxi come nuovo presidente della commissione Esteri di palazzo Madama, i cinque stelle hanno indetto un “consiglio nazionale straordinario”: cos’è? Come funziona?

Le invenzioni statutarie grilline non interessano più nessuno. I loro organi vengono sempre annullati da sentenze che danno ragione ai dissidenti di turno. Conte vuole solo drammatizzare la rottura della maggioranza.

Conte non ha torto quando dice che il M5s almeno in parlamento rappresenta la maggioranza degli italiani. Può esserci una maggioranza alternativa? Secondo Conte si sarebbe appunto creata sulla Craxi: “Registriamo che di fatto si è formata una nuova maggioranza da FdI a Iv”, ha detto. Li costringerà a uscire da governo?

Il 32% conquistato dai grillini nel 2018 è preistoria. Quei 300 parlamentari si sono ridotti a 200, ovvero solo il 20% del totale. Altro che maggioranza. Il problema è che i cento grillini fuoriusciti sono quasi tutti all’opposizione di Draghi, quindi se Conte esce dal governo Draghi cade. A meno di sorprese come Di Maio che potrebbe restare al governo trascinando con sé un altro centinaio di parlamentari, rompendo col M5s.

A che percentuale è dato oggi il M5s?

Il 13% mi sembra attendibile.

Stefania Craxi, neopresidente commissione Esteri  ha detto: “La politica estera di un grande Paese come l’Italia, per ragioni valoriali e culturali, ancor prima che storiche e geopolitiche non può non avere chiari connotati atlantici, un atlantismo della ragione che non ammette deroghe ma non accetta subalternità”. Come commenti?

Parole ragionevoli. Ma basta il suo cognome per renderla indigeribile ai grillini.

Finora abbiamo visto i 5 Stelle come dipendenti dalla poltrona. Non è possibile che Conte, alla luce della situazione di difficoltà del governo (stallo di Draghi, energia, imprese, stagflazione, etc.) pensi anche lui che prima si va al voto, meglio è? Dunque prima del ’23?

Sì. Anche per altri tre motivi. Primo, il logoramento del suo gradimento personale, crollato dal 60% di quand’era premier al 30%. Secondo, la sua incapacità di mettere assieme il governismo di Di Maio con il movimentismo di Di Battista. Terzo, l’approssimarsi del voto locale il 12 giugno, e soprattutto delle regionali siciliane in autunno. Per i grillini saranno bagni di sangue, ne usciranno distrutti. Quindi meglio incassare seggi in Parlamento il più presto possibile, prima di affondare sotto il 10%.

Wednesday, March 30, 2022

M5s vs Draghi/ “Conte farà una sceneggiata sul riarmo, ma non può dire no”

www.ilsussidiario.net, 30 marzo 2022 

intervista a Mauro Suttora

Conte, riconfermato alla guida del M5s con il 94% dei consensi, promette battaglia. Ma sul no all’aumento delle spese militari non andrà oltre la sceneggiata 

“Gli iscritti del MoVimento 5 Stelle mi hanno riconfermato con un’indicazione forte e chiara. Un sostegno così importante è anche una grande responsabilità. Ora testa alta, ancor più coraggio e determinazione nelle nostre battaglie. Abbiamo un Paese da cambiare”. Così Giuseppe Conte ha accolto la sua riconferma alla guida del M5s dopo aver ricevuto 55.618 consensi, pari al 94,19% del totale, al termine della consultazione online sulla piattaforma SkyVote, che ha visto la partecipazione di 59.047 votanti pentastellati su 130.570 iscritti aventi diritto.

E i suoi primi passi sono stati tutti contro: prima contro Di Maio (“Le cose cambieranno, non posso accettare che ci sia chi rema contro”) e il giorno successivo, dopo l’incontro con il premier Draghi, contro il governo (“Il nostro è un no fermo al riarmo: il M5s si opporrà con tutta la sua forza parlamentare all’aumento sconsiderato delle spese militari”). Come sarà questa seconda leadership dell’ex premier? Che clima si respira all’interno del MoVimento? Quanto rischiano Draghi e il suo governo? Ne abbiamo parlato con Mauro Suttora, giornalista e scrittore, opinionista sull’HuffPost, nonché attento osservatore della caotica galassia a 5 Stelle. 

“Il problema non è Conte, ma tutti noi che prendiamo ancora sul serio queste farse con candidato unico che loro chiamano votazioni online. Le elezioni per essere democratiche devono offrire una libertà di scelta fra almeno due alternative”.

Altrimenti?

Altrimenti si chiamano ratifiche di personaggi imposti dal vertice, plebisciti. Non certo elezioni. È l’abc. C’è più democrazia in un’assemblea di condominio, o di una società quotata in Borsa, che fra i grillini. Perfino i regimi comunisti permettevano una scelta fra più candidati, anche se gli oppositori erano posticci. Perfino Putin si candida contro concorrenti. Poi magari li incarcera o avvelena, ma almeno la forma è salva.

Rispetto alla prima elezione, però, Conte ha lasciato sul campo 7mila preferenze: ad agosto erano state 62mila, oggi sono diventate 55mila. E rispetto ai 130mila aventi diritto ha espresso il voto meno della metà degli iscritti. Che cosa significano questi numeri?

Intanto mettiamo in chiaro che non si tratta di iscritti. Iscriversi al Movimento 5 Stelle non costa nulla, quindi non vale nulla. Basta mandare per mail una foto della carta d’identità, e dopo sei mesi si può votare. Una farsa anche questa. Cosicché per misurare il vero grado di consenso di questi cosiddetti “capi”, prima Di Maio, ora Conte, i grillologi devono ridursi a contare gli astenuti.

L’ex premier ha subito lanciato il suo avvertimento: “Le cose cambieranno, non posso accettare che ci sia chi rema contro”. Ci sarà la resa dei conti con Di Maio? Chi la spunterà? E i Cinquestelle rischiano davvero la scissione?

Chiaramente Di Maio e Conte sono diventati incompatibili. Il primo è più forte fra i parlamentari, il secondo fra gli iscritti. Ma in realtà sono solo personalismi legati ai sondaggi. Finché Conte godeva di un consenso del 60% fra gli elettori, tutti i grillini gli andavano dietro, sperando che li salvasse dal naufragio, visto che il M5s è invece crollato dal 32 al 14-16%. Ma ora anche Conte è sceso al 40%. Che è comunque tanto. Probabilmente a Di Maio non conviene ancora rompere, anche se è facile prevedere una strage fra i suoi fedelissimi quando Conte compilerà le liste elettorali. Dovrà sfilarsi prima, o trovare un accordo.

In un tuo recente commento sul Movimento hai parlato di “senso putiniano della democrazia” tra candidato unico, intimidazioni e purghe. Che clima si respira in casa M5s?

Il clima all’interno dei grillini è mefitico. Si confrontano i parlamentari alla seconda legislatura, che dopo dieci anni con 12mila euro di stipendio dovrebbero tornarsene a casa, e quelli alla prima che vogliono essere rieletti. Ma se i “vecchi” pretendono di cambiare la regola sul tetto ai mandati occuperanno di nuovo i posti migliori nelle liste. E dato che gli eletti si ridurranno a un quarto, per il dimezzamento dei loro voti e il taglio ai parlamentari, la lotta è al coltello.

E Grillo? Cambierà qualcosa nei rapporti con Conte?

Grillo è la grande incognita. È logorato dal processo al figlio e stanco per le diatribe nel suo Movimento, diventato irriconoscibile rispetto agli esordi. Gli attivisti si sono trasformati in arrivisti, occupati in lotte personali di potere puro, senza più ideali. Lui stesso è indeciso fra movimentismo e governismo. D’istinto è ancora attirato dall’estremismo di un Di Battista, invece deve accontentarsi di due democristiani moderati come Di Maio e Conte.

“Il nostro è un no fermo al riarmo: il M5s si opporrà con tutta la sua forza parlamentare all’aumento sconsiderato delle spese militari”. Quanto i Cinquestelle potrebbero fibrillare la tenuta del governo?

Conte non ha alcuna intenzione di far cadere il governo Draghi. Si rischierebbe il voto anticipato, ma i grillini vogliono conservare lo stipendio fino all’ultimo, ancora per un anno. Il no all’aumento delle spese militari è una mossa intelligente, perché la maggioranza degli italiani è contro il riarmo. E i grillini sono gli unici a opporsi. Ma non andranno oltre le sceneggiate verbali.

Marco Tedesco