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Tuesday, June 21, 2022

Armi all'Ucraina/ “Il governo non rischia, tra Conte e Di Maio è rissa per il centro”

"Conte non ha mai pensato al voto anticipato, e Di Maio è l’ultimo che può rimproverare gli altri di essere filorussi. Oggi il governo non rischia nulla" 

www.ilsussidiario.net, 21 giugno 2022 

intervista a Mauro Suttora

Palazzo Chigi sta limando fino all’ultimo il testo della risoluzione sull’Ucraina che sarà votata oggi in Senato. Un tornante delicato per il governo, che ha visto dividersi i 5 Stelle tra il presidente Giuseppe Conte, restio a ulteriori invii di armi a Kiev, e Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, che ha accusato i parlamentari contiani di mettere a repentaglio la collocazione atlantista dell’Italia e del governo. 

Nelle stanze di Draghi si lavora ad un testo nel quale tutti potranno riconoscersi, per evitare imprevisti e lacerazioni rischiose per l’esecutivo. Ma quelli tra Conte e Di Maio “sono solo personalismi, perché entrambi sono moderati che vogliono occupare uno spazio al centro” dice Mauro Suttora, giornalista e scrittore, opinionista sull’HuffPost.

Più che il governo, che non rischia nulla – spiega Suttora – la spaccatura dei 5 Stelle preoccupa a sinistra: “Letta e il Pd sono disperati per il tracollo dei grillini”, perché con un partito scomparso dovranno rivolgersi al centro. E Di Maio lo ha capito benissimo.

Oggi potrebbero esserci sorprese? Il governo rischia?

Non credo proprio. Ma è sempre stato così. Conte in realtà non ha mai pensato di far cadere il governo, con il rischio di andare al voto anticipato. Così farebbe perdere ai parlamentari grillini gli otto ultimi mesi di stipendio prima del voto regolare del marzo 2023.

Hanno torto i 5 Stelle nel chiedere, nella nota diffusa dal consiglio nazionale, una maggiore centralità del parlamento? 

No, il parlamento è troppo spesso esautorato dai troppi decreti del governo e dai troppi voti di fiducia che strozzano il dibattito e impediscono gli emendamenti. Ma i grillini non possono pretendere che si voti a ogni singolo invio di armi all’Ucraina. Anche perché c’è il segreto sul tipo di armamenti che forniamo, quindi è un dibattito sul nulla.

Di Maio aveva ragione nel dire che la bozza di risoluzione dei 5 Stelle “ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue”, e più in generale nel criticare la direzione travaglio-contiana in politica estera?

È buffo che Di Maio, il quale fino al 2018 criticava la Nato per essere troppo dura con la Russia, e voleva “superarla”, ora si sia trasformato in un falco filoNato. Il suo è il classico caso di “trasformismo”: e poiché sente di avere molto da farsi perdonare e da far dimenticare, allora esibisce lo zelo del neofita, del convertito.

La Nota di M5s dice che il Movimento “mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito di queste tradizionali alleanze” (Nato, Ue, ndr): che ne pensi?

Fino a pochi anni fa i grillini erano contro l’euro, alleati dell’inglese Farage autore della Brexit, e i suoi parlamentari andavano nella Crimea occupata e a Mosca a baciare la pantofola di Putin. Ottimo che abbiano fatto inversione a U. Speriamo la facciano anche sul reddito di cittadinanza e sui termovalorizzatori, così avranno cambiato idea su tutto.

L’espulsione di Di Maio è stata congelata: cosa prevedi?

Conte è furbo, vuole che sia Di Maio ad andarsene, per non regalargli l’aureola del martire.

Di Maio si farà cacciare o assumerà un’iniziativa in proprio?

Di Maio provoca perché spera di essere espulso. Ma è troppo presto, il suo progetto di nuova lista elettorale di centro col sindaco di Milano Sala e quello di Venezia Brugnaro, le forziste Carfagna e Gelmini, l’ex forzista Toti e il mattarelliano Cottarelli è ancora acerbo.

Fico ha detto che “lo statuto oggi è operativo al 100 per cento perché il tribunale di Napoli ha rigettato la causa degli ex M5s”. Perché lo dice? Si va allo scontro legale?

Al di là delle beghe legali, il problema è che Conte e i contiani non sopportano più Di Maio e i dimaiani. Ma si tratta di personalismi, perché entrambi sono moderati che vogliono occupare uno spazio al centro. Quindi le loro liti hanno il sapore della sceneggiata napoletano-pugliese.

Però in queste ore si parla di “punto di non ritorno”. E se fosse ormai un auspicio? Non è ormai chiaro da tempo che Di Maio ha una sua agenda personale?

Di Maio un anno fa, come tutti i grillini, sperava che Conte trasferisse sul M5s la propria popolarità personale, oltre il 50%. Ma il voto del 12 giugno ha visto i grillini crollare addirittura all’1% in tutte le città del Nord tranne Genova. Il Movimento non esiste più. I sondaggi lo danno ancora al 12%, ma lo stesso Di Maio teme che scenda al 5-8%. Quindi non gli interessa più stare in una nave che affonda. 

Secondo te in caso di rottura quanti parlamentari porterebbe con sé?

Una quarantina.

Pare che Letta stia svolgendo un ruolo. Sicuramente non può permettersi un’alleanza con chi mette in discussione la linea Draghi. Resta solo Di Maio, magari con qualcun altro…

Letta e il Pd sono disperati per il tracollo dei grillini. Sommando al proprio 20% un M5s ridotto al 12% non riescono a competere con un centrodestra attestato al 40-45%. I voti persi dai grillini sono finiti prima a Salvini, ora alla Meloni, e all’astensione. I centristi di Calenda e Bonino valgono al massimo il 4%, l’ultrasinistra ancora meno. Insomma, più che un “campo largo”, l’auspicata alleanza di centrosinistra sembra un camposanto. 

A Roma è atteso Grillo. Quali saranno le sue mosse?

Cercherà di rappattumare i suoi adepti, ma anche lui ha capito che il Movimento si sta sfasciando alla stessa velocità con cui era esploso. E deve ancora scoppiare lo psicodramma degli eletti che hanno esaurito i due mandati, contro quelli che sono al primo e quindi mirano ai pochi posti disponibili prendendo proprio il posto dei veterani. Sarà una strage cannibalesca. Molti pensano addirittura di cambiare simbolo, di rinunciare alle 5 Stelle per disperazione.

Federico Ferraù

Tuesday, June 14, 2022

Comunali, crollo M5s/ “Letta nei guai, ora Conte userà di Battista contro Di Maio”

www.ilsussidiario.net, 14 giugno 2022

intervista a Mauro Suttora

M5s è scomparso, dice Mauro Suttora, ma Letta si terrà i 5 Stelle, preferendoli a Renzi e Calenda. Ora Conte deve proteggere la propria leadership 

Conte non si è potuto nascondere. “I dati che emergono dalle amministrative – ha detto ieri l’ex premier – non ci soddisfano. Non possiamo cercare giustificazioni di comodo”. E infatti il leader M5s ha già annunciato per oggi “una conferenza stampa per definire il percorso di completamento dell’azione politica del M5s e dell’organizzazione interna comprese le articolazioni territoriali”. Punto dolente, anzi la vera chiave della sconfitta.  

Nelle stesse ore in casa Pd si lavora ad un’altra narrazione, quella di un Partito democratico che sprizza consenso. Ma i due partiti avevano un progetto in comune, ed è anche di questo che occorre parlare. La scommessa del “campo largo” lettiano puntava le sue fiches sulla tenuta e la malleabilità del M5s. La tenuta, per fare in due quello che non si può fare da soli; la malleabilità, per permettere al Pd di guidare la coalizione. 

I conti però non tornano, ci dice Mauro Suttora, giornalista, scrittore, opinionista sull’HuffPost.

Cosa cambia dopo questo voto per il patto Pd-M5s?

Difficile allearsi con un fantasma. E anche inutile, visto che i grillini valgono l’1% al Nord, nei pochi comuni dove hanno osato presentarsi, come Padova. Perfino a Cuneo, dove hanno rifiutato l’alleanza col Pd e si sono presentati da soli, o a Piacenza e Pistoia, dove hanno preferito mettersi con l’estrema sinistra contro il Pd. Unica eccezione il 4% a Genova. 

Dove M5s delude di più le aspettative? A Genova, rappresentazione plastica del “campo largo”, dome M5s ha però il 4,44%? A Palermo, dove ottiene il 6,2%? A Taranto, dove passa dal 12,4% del 2017 al 3,9% di oggi? O Catanzaro?

Sì, il vero disastro grillino è al Sud, dove speravano di tenere. E invece vedo vari 1% anche qui, come a Frosinone. Teniamo presente che a Taranto, la città dell’ex ministra Barbara Lezzi, fra le comunali del 2017 e quelle di domenica c’è stato l’exploit del 2018, con il picco del 48%. Nessun partito aveva mai toccato queste vette, neanche la Dc di Moro.

Il M5s alle amministrative non è mai andato bene. Chiusa la parentesi, possiamo dire che ci rivediamo alle politiche.

No. I grillini avevano conquistato sindaci in città importanti come Roma, Torino, Parma, Carrara, Livorno. Ora sono scomparsi. L’unica chance, forse, sarà cavalcare il no all’aumento delle spese militari, e la rabbia per l’inflazione al 7%.

Parma si conferma un animale strano. Di chi sono i voti che stanno facendo vincere Guerra? Forse di Pizzarotti?

Anche. Ma Pizzarotti, primo sindaco grillino di un grande capoluogo nel 2012, subì un processo stalinista da parte di Grillo perché non si opponeva al termovalorizzatore, e fu espulso.

Che cosa farà Letta in questa situazione? Il progetto salta?

Non farà nulla. Ma non si butta via niente. Anche perché Renzi e Calenda, che si propongono a Letta in alternativa ai grillini, hanno pure loro pochissimi voti.

Se le candidature comuni alle amministrative sono state un problema, e il Pd ha avuto buon gioco a far passare le sue, in vista delle politiche il gioco è più facile o si complica?

Il Pd si terrà la zavorra grillina offrendo loro pochissimi collegi uninominali, in proporzione ai voti ottenuti domenica. Quindi il M5s dovrà accontentarsi di una trentina di parlamentari, un decimo di quelli di quattro anni fa.

Letta vuole il proporzionale, ma era un’opzione. Adesso per il Pd è l’unica strada?

Per il proporzionale non c’è più tempo, a meno che anche il centrodestra esploda e i suoi partiti preferiscano andare al voto in ordine sparso. 

E Conte?

Conte ha la tentazione di recuperare il populismo di Di Battista, in contrapposizione al poltronismo di Di Maio.

C’è qualcuno in M5s che gongola per questo risultato?

I dimaiani come Spadafora, altro ministro fatto fuori da Conte, oltre alla Lezzi e Toninelli. Ma finché a Grillo sta bene Conte, Di Maio non ha speranza di far fuori l’ex premier.

Federico Ferraù

Wednesday, January 05, 2022

Scenario Colle/ “Draghi in pole ma gli ex M5s parlano con Berlusconi. E Casellati…”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 5 gennaio 2022

Draghi “è sempre il candidato di gran lunga con più titoli, ma anche i lillipuziani legarono Gulliver”. Gli stessi piccoli che aiuteranno Berlusconi 

C’è una data per l’inizio delle votazioni, lunedì 24 gennaio, e ancora tanti giorni nel mezzo. Berlusconi appare il più determinato ed è convinto di fare il capo dello Stato. Il Pd non vuole sentirne parlare: se resta candidato, niente confronto. Vista da Salvini e Meloni, l’operazione ha un suo perché:  usare Berlusconi per tenere tutto fermo. Dalle parti dei 5 Stelle viene un’idea strampalata: il bis di Mattarella. Cioè uno sgambetto a Conte, che annaspa e ora deve vedersela pure con i capigruppo di Camera e Senato (vogliono affiancarlo).

Per Mauro Suttora, giornalista, già a Oggi e L’Europeo, inviato, opinionista sull’HuffPost e scrittore, Draghi “è sempre il candidato di gran lunga con più titoli, ma anche i lillipuziani legarono il gigante Gulliver”. E attenzione a Berlusconi: può farcela.

I 5 Stelle sono diventati mattarelliani? Dopo che Conte ha caldeggiato un tris di donne? Che succede?

Ormai chiunque si sente autorizzato a dire la sua. Aspettiamo l’opinione dei baristi della buvette. I senatori grillini hanno subito smentito Conte il ginofilo (amante delle donne, ndr) con l’originale trovata di chiedere una proroga a Mattarella. Come se il pover’uomo non avesse detto in tutte le salse che a 80 anni non ha più voglia di fare il presidente. Mi sembra di cattivo gusto insistere, a questo punto.

E la trovata dei capigruppo M5s di Camera e Senato che affiancheranno l’ex premier nella partita del Colle? Chi ha avuto l’idea?

Mi sembra giusto che gli eletti grillini, molti dei quali hanno una quindicina di anni di militanza alle spalle, desiderino dire la loro senza delegare tutto a Conte. Il quale fino al 2018 i grillini non li aveva mai frequentati, e probabilmente neanche votati.

È Patuanelli il nuovo leader dei 5 Stelle?

Assolutamente no. Ha il carisma di un ingegnere edile, qual è. Però è una persona seria, affidabile, lontana dalle sparate del grillino medio e dalla vuota logorrea contiana. Ma soprattutto è al suo primo mandato parlamentare, quindi non dovrà brigare per essere rieletto contro il divieto M5s del terzo mandato. 

Hai movimenti da segnalare? Non nei 5 Stelle, ma nei “grandi elettori” fuoriusciti da M5s?

I fuoriusciti grillini sono ormai un centinaio, ma non riescono a mantenere un’identità unitaria di ex. Proprio come i tanti espulsi della scorsa legislatura, vagano disperati fra il gruppo misto e i partiti che hanno accolto qualche profugo. Si offrono al miglior offerente. Non hanno alcun peso politico, perché sono troppo sparpagliati.

Finché Berlusconi resta candidato, niente tavolo, niente confronto, insiste Letta. Ovviamente Salvini e Meloni lo sanno bene. È un escamotage, quello di usare Berlusconi per tenere tutto fermo?

Non ne ho la minima idea. Come il 95 per cento degli italiani sono annoiato da queste manovre di palazzo, che ricordano tanto i bizantinismi dell’impero d’oriente. Quelli avevano gli arabi e poi i turchi alle porte, ma perdevano tempo a disquisire sulla natura della Trinità. Noi abbiamo pandemia e crisi economica, ma i politici e i commentatori politici da mesi ci sfrantumano con “retroscena” sul voto per il Quirinale spesso inventati di sana pianta.

Toti, sul Corriere di ieri: “Non vorrei mai vedere Berlusconi fare la fine di Prodi”. Quando accadrà, e per mano di chi?

Il voto segreto crea un paradiso per i franchi tiratori. Ricordo esattamente mezzo secolo fa, nel dicembre 1971, i candidati ufficiali di Dc e Psi, Fanfani e Nenni, impallinati per giorni. Alla fine fu eletto Leone. Ma confesso che anch’io, se fossi un parlamentare peone, sfogherei sadicamente la mia frustrazione sui preferiti della nomenklatura. Una vigliaccata, ma che goduria umiliare tanti palloni gonfiati.

D’Alema e Bersani attaccano Letta che è pro Draghi. Favoriscono Berlusconi?

È incredibile che D’Alema e Bersani, dopo la trombatura patita alle ultime elezioni, quando raccattarono solo il 3 per cento con Leu, abbiano ancora voce in capitolo.

Berlusconi potrebbe davvero venire eletto?

Sì. Al centrodestra possono aggiungersi di nascosto tanti grillini ed ex grillini, che proprio in questi giorni vengono “lavorati” dai berlusconiani con promesse varie.

Ipotizziamo che Berlusconi venga silurato o ripieghi. A quel punto chi sosterrà? Casellati? Amato?

La Casellati, è già la numero due della Repubblica, e soprattutto è donna.

E Casini? Come lo vedi?

Troppo giovane.

Tu avevi detto – prima della conferenza prenatalizia – “Draghi, puntata secca”. Però i partiti sembrano volerlo al governo. Adesso cosa diresti?

È sempre il candidato di gran lunga con più titoli. Appartiene a un’altra categoria rispetto a tutti gli altri candidati. Ma anche i lillipuziani legarono il gigante Gulliver.

È possibile salvare questo governo? Qual è il suo destino?

Il suo destino è segnato. Draghi o va al Quirinale, o si dimette. Maschererà il dispetto col rispetto: se non lo eleggeranno dirà che per galateo istituzionale rimette il mandato nelle mani del nuovo presidente.

Si comincia il 24 gennaio. Grillo per dire la sua aspetterà il 23?

In tanti speriamo sempre che i comici non parlino più di politica. Ma visto che molti politici sono buffoni, il risultato non cambia.

Federico Ferraù