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Thursday, March 31, 2022

Guardare i social di Salvini e scoprire che la guerra è finita



Dopo qualche figura barbina, il Capitano molla l'Ucraina e torna ai vecchi amori: immigrati e rom. E il taser è un'arma che gli piace

di Mauro Suttora 

HuffPost, 31 Marzo 2022

Per Matteo Salvini la guerra in Ucraina è finita. Da dieci giorni non ne parla più, non esiste. Cancellata. Su twitter e facebook, i suoi mezzi d'espressione preferiti e una volta pervasivi, si esprime su tutto tranne che sugli attacchi di Putin. Ultimo tweet, alle 11.30 di oggi: "Flat tax, semplificazione pagamento imposte, no a tasse su catasto e affitti, scongiurare la stangata sui titoli di stato". 

E a ritroso: solidarietà a Michele, rider sfregiato a Verona; campo rom da sgomberare in via Negrotto a Milano; anche a Firenze il taser funziona; nuovo stadio di San Siro da ricostruire in loco come vogliono Milan e Inter; disability card; ergastolo per marocchino killer di 84enne a bottigliate in testa; Mihajlovic guerriero campione; forza Fedez; sconti aerei per i sardi; preghiera per i bimbi massacrati a Varese; tre violentate a Milano in 24 ore; brava la regione leghista Marche che sanifica l'aria. L'ultimo accenno a Zelensky risale al 22 marzo: "Ho apprezzato il suo discorso alle Camere". Poi un generico "la Lega lavora per la pace". E basta.

Lontano da missili e carri armati, Salvini si tiene alla larga anche dalla questione del giorno: l'aumento delle spese militari. Si rifugia negli antichi amori come il no agli immigrati. Ma è ossessionato soprattutto da una nuova passione: il taser. Al pistolone che emette impulsi elettrici dedica lodi ogni giorno: "A Cagliari ha fermato un nigeriano violento". "Dobbiamo darlo anche ai 37mila agenti penitenziari". "L'avevo proposto da ministro degli Interni". 

Il problema è che il povero Matteo sull'Ucraina ha preso solo sberle. Dalla figuraccia col sindaco polacco che gli ha rinfacciato a tradimento la maglietta con il faccione di Putin, alle carrellate tv che ripercorrono impietosamente tutti i peana a quello che definiva "il più grande statista mondiale". Non dieci anni fa come Berlusconi, ma ancora nel 2020. Per non parlare degli abboccamenti a Mosca sui soldi ai leghisti. 
Risultato: la Lega negli ultimi sondaggi è precipitata al 16%. Meno della metà rispetto al 34% alle europee di soli tre anni fa. Pd e Fratelli d'Italia sono ormai lontani. Così, perfino i suoi prendono le distanze: "La guerra? Io mi occupo di turismo", scappa il ministro Garavaglia. 

Fugge anche Salvini. Come un rabdomante, cerca nuovi/antichi giacimenti di consenso. Si rifugia nelle polemiche sui rifugiati ucraini. Bonino lo attacca: "I profughi di colore più scuro sono falsi?". E lui: "Distinguiamo chi scappa davvero dalla guerra da chi la guerra la porta in Italia". Avverte che "122 subsahariani sono arrivati a Lampedusa in poche ore". Diventa gandhiano: "Il pugno all'Oscar dimostra che la violenza non risolve mai nulla". Accusa D'Alema mediatore per una vendita di armi alla Colombia. 

Insomma, qualsiasi cosa tranne la guerra in Ucraina. Su facebook esulta per il campionato cuochi a Rimini. E oggi pubblica il suo faccione felice assieme alla fidanzata Francesca Verdini: "Ultimo giorno di 'stato d'emergenza' covid, da domani bastaaa". Dura la vita del social media manager di Matteo.

Mauro Suttora 

Wednesday, January 05, 2022

Scenario Colle/ “Draghi in pole ma gli ex M5s parlano con Berlusconi. E Casellati…”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 5 gennaio 2022

Draghi “è sempre il candidato di gran lunga con più titoli, ma anche i lillipuziani legarono Gulliver”. Gli stessi piccoli che aiuteranno Berlusconi 

C’è una data per l’inizio delle votazioni, lunedì 24 gennaio, e ancora tanti giorni nel mezzo. Berlusconi appare il più determinato ed è convinto di fare il capo dello Stato. Il Pd non vuole sentirne parlare: se resta candidato, niente confronto. Vista da Salvini e Meloni, l’operazione ha un suo perché:  usare Berlusconi per tenere tutto fermo. Dalle parti dei 5 Stelle viene un’idea strampalata: il bis di Mattarella. Cioè uno sgambetto a Conte, che annaspa e ora deve vedersela pure con i capigruppo di Camera e Senato (vogliono affiancarlo).

Per Mauro Suttora, giornalista, già a Oggi e L’Europeo, inviato, opinionista sull’HuffPost e scrittore, Draghi “è sempre il candidato di gran lunga con più titoli, ma anche i lillipuziani legarono il gigante Gulliver”. E attenzione a Berlusconi: può farcela.

I 5 Stelle sono diventati mattarelliani? Dopo che Conte ha caldeggiato un tris di donne? Che succede?

Ormai chiunque si sente autorizzato a dire la sua. Aspettiamo l’opinione dei baristi della buvette. I senatori grillini hanno subito smentito Conte il ginofilo (amante delle donne, ndr) con l’originale trovata di chiedere una proroga a Mattarella. Come se il pover’uomo non avesse detto in tutte le salse che a 80 anni non ha più voglia di fare il presidente. Mi sembra di cattivo gusto insistere, a questo punto.

E la trovata dei capigruppo M5s di Camera e Senato che affiancheranno l’ex premier nella partita del Colle? Chi ha avuto l’idea?

Mi sembra giusto che gli eletti grillini, molti dei quali hanno una quindicina di anni di militanza alle spalle, desiderino dire la loro senza delegare tutto a Conte. Il quale fino al 2018 i grillini non li aveva mai frequentati, e probabilmente neanche votati.

È Patuanelli il nuovo leader dei 5 Stelle?

Assolutamente no. Ha il carisma di un ingegnere edile, qual è. Però è una persona seria, affidabile, lontana dalle sparate del grillino medio e dalla vuota logorrea contiana. Ma soprattutto è al suo primo mandato parlamentare, quindi non dovrà brigare per essere rieletto contro il divieto M5s del terzo mandato. 

Hai movimenti da segnalare? Non nei 5 Stelle, ma nei “grandi elettori” fuoriusciti da M5s?

I fuoriusciti grillini sono ormai un centinaio, ma non riescono a mantenere un’identità unitaria di ex. Proprio come i tanti espulsi della scorsa legislatura, vagano disperati fra il gruppo misto e i partiti che hanno accolto qualche profugo. Si offrono al miglior offerente. Non hanno alcun peso politico, perché sono troppo sparpagliati.

Finché Berlusconi resta candidato, niente tavolo, niente confronto, insiste Letta. Ovviamente Salvini e Meloni lo sanno bene. È un escamotage, quello di usare Berlusconi per tenere tutto fermo?

Non ne ho la minima idea. Come il 95 per cento degli italiani sono annoiato da queste manovre di palazzo, che ricordano tanto i bizantinismi dell’impero d’oriente. Quelli avevano gli arabi e poi i turchi alle porte, ma perdevano tempo a disquisire sulla natura della Trinità. Noi abbiamo pandemia e crisi economica, ma i politici e i commentatori politici da mesi ci sfrantumano con “retroscena” sul voto per il Quirinale spesso inventati di sana pianta.

Toti, sul Corriere di ieri: “Non vorrei mai vedere Berlusconi fare la fine di Prodi”. Quando accadrà, e per mano di chi?

Il voto segreto crea un paradiso per i franchi tiratori. Ricordo esattamente mezzo secolo fa, nel dicembre 1971, i candidati ufficiali di Dc e Psi, Fanfani e Nenni, impallinati per giorni. Alla fine fu eletto Leone. Ma confesso che anch’io, se fossi un parlamentare peone, sfogherei sadicamente la mia frustrazione sui preferiti della nomenklatura. Una vigliaccata, ma che goduria umiliare tanti palloni gonfiati.

D’Alema e Bersani attaccano Letta che è pro Draghi. Favoriscono Berlusconi?

È incredibile che D’Alema e Bersani, dopo la trombatura patita alle ultime elezioni, quando raccattarono solo il 3 per cento con Leu, abbiano ancora voce in capitolo.

Berlusconi potrebbe davvero venire eletto?

Sì. Al centrodestra possono aggiungersi di nascosto tanti grillini ed ex grillini, che proprio in questi giorni vengono “lavorati” dai berlusconiani con promesse varie.

Ipotizziamo che Berlusconi venga silurato o ripieghi. A quel punto chi sosterrà? Casellati? Amato?

La Casellati, è già la numero due della Repubblica, e soprattutto è donna.

E Casini? Come lo vedi?

Troppo giovane.

Tu avevi detto – prima della conferenza prenatalizia – “Draghi, puntata secca”. Però i partiti sembrano volerlo al governo. Adesso cosa diresti?

È sempre il candidato di gran lunga con più titoli. Appartiene a un’altra categoria rispetto a tutti gli altri candidati. Ma anche i lillipuziani legarono il gigante Gulliver.

È possibile salvare questo governo? Qual è il suo destino?

Il suo destino è segnato. Draghi o va al Quirinale, o si dimette. Maschererà il dispetto col rispetto: se non lo eleggeranno dirà che per galateo istituzionale rimette il mandato nelle mani del nuovo presidente.

Si comincia il 24 gennaio. Grillo per dire la sua aspetterà il 23?

In tanti speriamo sempre che i comici non parlino più di politica. Ma visto che molti politici sono buffoni, il risultato non cambia.

Federico Ferraù