Domande di Oggi
23 marzo 2011
risponde Mauro Suttora
1) Davvero Berlusconi vuole leggi che lo favoriscano?
La riforma costituzionale presentata dal governo la scorsa settimana mette tutti d' accordo soltanto su una cosa: avrà una portata «epocale». Infatti, mentre il centrodestra è convinto che servirà a limita re lo «strapotere» di una «casta», quella dei magistrati, il centrosinistra ritiene che si tratti di una ripicca del premier Silvio Berlusconi per i continui processi c he subi sce da quando è entrato in politica 17 anni fa. Per cambiare la Costituzione ci vogliono tempi lunghissimi, con doppia votazione di ogni ramo del Parlamento a mesi di distanza. E se non viene raggiunta la maggioranza dei due terzi, ci sarà un referendum. Quindi per questa riforma, se mai andrà in porto, ci vorranno anni.
Nelle foto qui sopra il ministro Angelino Alfano mostra una statistica secondo cui il numero dei processi civili è per la prima volta in diminuzione, grazie alle misure «acceleratrici» attuate dal gover no. Ment re Berlusconi fa vedere che d' ora in poi il giudice penale (in rosso) sarà imparziale fra accusa e difesa, mentre adesso «fa comunella» con l' accusa (il pubblico ministero, in nero). «Potremmo anche discutere di riformare la giustizia», dice Pier Luigi Bersani, «ma non con un premier imputato in quattro processi». La distanza quindi è grande.
2) È vero che già Gelli propose di separare le carriere?
Sì. Il cosiddetto «Piano di rinascita democratica» sequestrato nel 1981 fra le carte della loggia massonica segreta P2 guidata da Licio Gelli prevedeva la separazione fra magistrati dell' accusa (pubblici ministeri) e magistrati giudicanti.
Oltre alla responsabilità civile dei giudici per i propri errori. Il programma della P2, che alla fine degli Anni 70 cercò di attuare un colpo di Stato lento e incruento, arruolando adepti fra i dirigenti di forze armate, politica e giornali, era però molto vasto e dettagliato. Conteneva anche proposte ragionevoli per modernizzare il Paese, oltre a quelle per instaurare un governo più autoritario. Durante gli Anni 80, per esempio, Bettino Craxi fu bollato come «decisionista» perché proponeva il presidenzialismo. Ma presidenzialisti sono molti Stati di antica democrazia, come Francia e Usa.
Trent'anni dopo, la coincidenza fra alcune proposte della P2 e del governo Berlusconi viene ancora utilizzata come argomento critico da settori della sinistra. Anche perché Berlusconi stesso aveva fatto domanda di ammissione alla loggia. E piduisti furono alcuni attuali dirigenti del Pdl, come Fabrizio Cicchitto.
3) Perché i magistrati si sentono puniti dalle nuove regole costituzionali?
È ovvio che la responsabilità civile dei giudici venga avversata dall' Anm (Associazione nazionale magistrati). Introdotta da un referendum radicale nel 1987 dopo l'ingiusta condanna di Enzo Tortora, è stata poi disciplinata da una legge d'attuazione che scarica sullo Stato il pagamento dei danni agli imputati condannati da sentenze sbagliate.
Il Csm (Consiglio superiore della magistratura) sanziona i casi più gravi di incapacità dei magistrati. Ma questo avviene in casi rari, anche perché il Csm è un organo di «autogoverno »: è composto i n maggioranza assoluta da magistrati. Per questo Berlusconi vuole che il Csm sia composto per metà da membri di nomina politica.
La separazione delle carriere fra magistrati inquirenti e giudicanti non è di per sé punitiva, ma secondo l'Anm mette le procure sotto il controllo del governo. Idem per la polizia giudiziaria, che indagherà senza sottostare ai pm. E per l'obbligatorietà dell' azione penale: dovrebbe essere il Parlamento a stabilire ogni anno a quali reati dare la precedenza.
4) Gli assolti in primo grado non rischiano più l'appello?
Sì. È questo il cambiamento più grosso per i processi penali, quello che inciderà di più nella vita concreta di tutti noi. O, perlomeno, di coloro che hanno a che fare con la giustizia. Se subiamo una sentenza di condanna in primo grado, potremo sempre chiedere l'appello, e poi ricorrere a un terzo grado di giudizio in Cassazione. Se invece veniamo assolti, il pubblico ministero (l'accusa) non potrà più appellarsi, se non in casi gravissimi «previsti dalla legge». Insomma, per chi viene riconosciuto innocente in primo grado, l'assoluzione è definitiva. Come negli Usa. «Un bel regalo per i delinquenti» , commentano i dipietristi. « In dubio pro reo è un principio cardine di civiltà giuridica», ribatte il centrodestra: in caso di dubbio, l'accusato dev'essere assolto. E quale dubbio più grande di una sentenza di assoluzione?
Se questa norma fosse in vigore, 25 poliziotti non avrebbero potuto essere stati condannati in appello a 100 anni di carcere per le violenze al vertice G8 di Genova del 2001, perché in primo grado erano stati assolti.
Già nel 2006 il centrodestra aveva approvato la legge Pecorella per l'inappellabilità delle assoluzioni, in mancanza di nuove prove. Ma l'allora presidente Carlo Azeglio Ciampi l'aveva rimandata alle Camere per dubbia costituzionalità. E la Corte Costituzionale ne bocciò larghe parti l'anno successivo, con la motivazione che si viola il «principio di eguaglianza fra le parti».
Mauro Suttora