Showing posts with label achille ratti. Show all posts
Showing posts with label achille ratti. Show all posts

Friday, May 18, 2012

Pio XI assassinato dal padre di Claretta?

Un 'buco' nel diario della Petacci riaccende i sospetti sul medico del pontefice. Dall'agenda dell'amante di Mussolini qualcuno ha strappato le pagine dal 5 al 12 febbraio 1939, e il pontefice morì il 10. Sul tavolo del Papa era pronta l'enciclica contro l'antisemitismo

di Mauro Suttora

Sette (Corriere della Sera), 18 maggio 2012

Papa Pio XI morì veramente d'infarto, o fu ucciso? Qualcuno lo sospettò subito, dopo che all’alba del 10 febbraio 1939 Achille Ratti mancò all'improvviso. Certo, era un 82enne cardiopatico. Ma proprio il giorno seguente avrebbe dovuto pronunciare un discorso per il decennale del Concordato. E molti si aspettavano che avrebbe condannato le dittature nazista e fascista, dopo le roventi polemiche dei mesi precedenti sulle leggi razziali.
La scomparsa del pontefice - che aveva sul tavolo di lavoro anche la bozza di un'enciclica contro l'antisemitismo poi accantonata dal successore, Pio XII - fu provvidenziale per entrambi i regimi.

Vent'anni dopo papa Giovanni XXIII fece pubblicare solo in parte la bozza di quel discorso, in cui Benito Mussolini e Adolf Hitler venivano paragonati a Nerone. Nel 1972 il cardinale Eugène Tisserant, in un memoriale a lui attribuito, avrebbe affermato riguardo alla morte di Pio XI: "Lo hanno eliminato, lo hanno assassinato". E indicò anche la mano che, se non causò direttamente il decesso, almeno lo favorì o affrettò: quella del medico personale Francesco Saverio Petacci, padre dell'amante di Mussolini Claretta. Ipotesi incredibile, e ritenuta tuttavia plausibile dallo storico Piero Melograni, che ha studiato a fondo quel periodo: «Petacci era un personaggio ricattabile da parte del regime».

Si sperava che i diari di Claretta Petacci, sicuramente autentici e desecretati dall’Archivio centrale dello Stato settant'anni dopo la loro redazione, avrebbero gettato qualche luce in più sul mistero. Al contrario: dall'agenda 1939 qualcuno ha eliminato proprio le pagine su quei giorni di febbraio. Dopo avere controllato la copia originale, conservata negli uffici dell’Eur, abbiamo scoperto una settimana di buco: dal 5 al 12 febbraio. Dal diario sono state chiaramente sottratte una o più pagine.

La prova? Claretta non scriveva tutti i giorni, ma quando lo faceva terminava sempre il racconto della giornata. Invece, come si può vedere, il foglio del 5 febbraio s’interrompe bruscamente, nel mezzo di una frase ("Legge i biglietti e si inquieta per una cosa che segna. Poi dice: questi sanno..."). E riprende il 12 febbraio come se nulla fosse, con Mussolini che alle nove e tre quarti telefona a Claretta parlando della salma del papa che vuole andare ad omaggiare a San Pietro: “Vado con mia moglie. È bene anche per il mondo che lo faccia. Ma non farò tardi”. Quindi chi ha strappato i fogli ha lasciato involontariamente traccia della clamorosa manomissione.

Nei diari il duce parla di tutto con l’amante, anche di delicati argomenti politici. È sincero, si lascia andare come non fa neppure a casa propria. E lei riporta fedelmente, quasi maniacalmente, ogni sua frase.
Nelle settimane precedenti il dittatore si era scagliato più volte contro Pio XI, definendolo addirittura "una calamità, nefasto per la religione: peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare [...] Tu non sai il male che fa alla Chiesa. Fa cose indegne. Come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo combattuti per secoli, li odiamo, e [ora] siamo come loro. Abbiamo lo stesso sangue! Ah! Credi, è nefasto" (8 ottobre '38).
E il giorno dopo, ancora più chiaro: "Porci ebrei, li ucciderò tutti". Anche Galeazzo Ciano nel suo diario scrive che Mussolini il 14 dicembre 1938 ebbe uno scatto d’ira contro il papa, di cui si augurò la morte.

Ma è possibile che Mussolini abbia fatto sopprimere Pio XI tramite il dottor Petacci? Quel che è quasi impossibile, è che nei diari di Claretta non si accenni mai alla vicenda. Soprattutto dati il ruolo di archiatra pontificio ricoperto dal padre e la familiarità che si era instaurata con Mussolini, al quale a sua volta Claretta raccontava le proprie vicende domestiche. Il duce s’interessava a Petacci, lo faceva scrivere sul Messaggero, voleva nominarlo senatore.

L’eliminazione delle pagine scottanti è quindi sicura. Difficile invece stabilire quando avvenne: prima che Claretta in fuga dal lago di Garda nell’aprile ‘45 consegnasse i diari all’amica contessa Rina Cervis? O dopo che furono ritrovati dai carabinieri, cinque anni più tardi, sotterrati nel giardino della contessa a Gardone (Brescia)?

E chi li purgò dei fogli ritenuti imbarazzanti? Claretta stessa, oppure le autorità italiane, oppure i servizi segreti alleati (americano, inglese), ai quali erano stati fatti leggere prima di seppellirli di nuovo per sette decenni nell’Archivio romano in nome della privacy.

L’unico e ultimo erede Petacci è il 70enne Ferdinando, figlio di Marcello (il fratello di Claretta ucciso a Dongo). Vive in Arizona e difende la memoria del nonno: “Perché avrebbe dovuto uccidere un amico che curava da quand’era cardinale, e che per lui era una gallina dalle uova d'oro, la massima referenza? Per fare un favore a Mussolini?”.
Mauro Suttora

Wednesday, November 10, 2010

I Diari di Mussolini

ESCLUSIVA MONDIALE: Anticipiamo alcuni brani del libro I Diari di Mussolini (veri o presunti) (Bompiani) in libreria dal 10 novembre 2010.

a cura di Mauro Suttora

Oggi, 3 novembre 2010

Arriva in libreria il primo volume dei Diari di Mussolini, quelli «scoperti» tre anni fa dal senatore Marcello Dell’Utri. Molti dubitano della loro autenticità, per cui lo stesso editore Bompiani nel titolo aggiunge «Veri o presunti». In ogni caso, la loro lettura è avvincente. Anche perché l’anno in questione, il 1939, è carico di eventi cruciali. Ecco un’antologia dei giudizi espressi dal Duce.

31 agosto ’39: "È guerra"
«Non possiamo e non dobbiamo prendere le armi (che poi... non abbiamo) ma dobbiamo fare una scelta che possa salvarci. (...)
Dobbiamo difenderci da coloro che saranno nel gioco tragico della guerra i nostri nemici e salvarci da quelli che potrebbero diventarlo da un momento all’altro e sono i nostri alleati: i tedeschi.
Ancora supposizioni progetti scelte pensieri qui in questo gelido salone del mio studio».

Agnelli: “Vero padrone“
21 gennaio: «Inauguro il costruendo Cementificio di Guidonia ideato dal sen. Agnelli di Torino che mi attende in impeccabile divisa fascista (non era il caso). L’anziano industriale ha i tratti forbiti dal vezzo e dalla pratica di comandare: un padrone, un ruolo perfetto».

Balbo: “Grand’uomo“
7 dicembre: «[Italo] Balbo [morirà dopo pochi mesi,ndr], un grand’uomo. Solido, forte e franco, lo apprezzo perché dice ciò che pensa anche se offende».

Borghesi: “Ricchi e gretti“
25 gennaio: «Avverso la borghesia ricca e spavalda, pretenziosa e gretta, che per un imprevisto giuoco del destino ha il privilegio della ricchezza o quello di rubare impunemente e legalmente a quella massa di poveri che per un giuoco del destino diverso si trova nella necessità di dover da questa dipendere. Equilibrare la ricchezza. Sì, è il mio pensiero. Ma bisogna arrivarci per gradi».
11 dicembre: «Ho sempre nutrito una folle avversione verso il ceto borghese nemico dell’azione e dell’audacia».

Bottai: “Un marxista“
7 dicembre: «Bottai, il marxista del fascismo, legislatore oculato, personaggio di primo piano per molte qualità e molta sostanza».

Ciano: “Uno sprovveduto“
2 febbraio: «Galeazzo è fiducioso e sempre alquanto sprovveduto nell’immediato giudizio del primo soggetto che gli capita innanzi».
16 febbraio: «Giornata sciupata fra intrighi e pettegolezzi. Maldicenze e jettature, impudenze e preziosissimo tempo perso in cretinerie. Galeazzo ha “preso cappello” per certe insinuazioni convalidate da Ferretti - contrasti e ragazzate. Sono uomini deboli, piccoli e fragilissimi - ed io credevo di aver costruito dei giganti! Mi dispiace di aver dovuto redarguire Ferretti per dare le solite soddisfazioni a mio genero che mi è più caro di un figlio, ma è tanto ragazzo».
7 dicembre: «Ha talento e cuore, ma per un malefico giuoco del destino spesso volge il suo modo di agire su tracce sbagliate [quattro anni dopo lo farà fucilare, ndr]».

Ebrei: “Non sono razzista“
3 gennaio: «Roosevelt mi manda William Philips [ambasciatore Usa a Roma, ndr] a chiedere una cosa impossibile - vuole sistemare gli ebrei scacciati da Hitler in Abissinia, giù sul basso Giuba. Ma nemmeno ci andrebbero. Personalmente non ho nulla contro gli ebrei. Ho avuto ebrei fra i miei amici più fidati e validi. Ho già varato varie volte il progetto di creare uno Stato israelita per gli ebrei di tutto il mondo. Il Medio Oriente parvemi la regione più adatta allo scopo. Ma in Etiopia non vedo come potrebbero sistemarsi, vi sono ancora interi territori da ricondurre all’ordine, è un momento di duro assestamento».
11 febbraio: «Ho l’obbligo di rispettare almeno nella forma più blanda le leggi razziali imposte da Hitler e facenti parte della politica dell’Asse. La Chiesa ha sollevato un allarme sulla disposizione indetta [divieto, ndr] per i matrimoni misti. Non mi pare una cosa gravissima, ma è motivo di contrasto. Io sono contro le leggi razziali. Gli ebrei vivano come hanno sempre vissuto. La razza ariana o no è per me la stessa cosa. Uno della Papuasia, purché sia un galantuomo, è sempre una persona degna di rispetto. È assurdo stabilire discendenze e “pedigree” nel genere umano. Noi siamo italiani e basta».

Farinacci: “Un nemico“
7 dicembre: «Se fossi un vero tiranno me lo sarei già levato di mezzo. Ma io da buon romagnolo stringo la mano anche ai miei nemici, li tengo d’occhio ma li lascio dove sono».

Finlandesi: “Patrioti“
6 dicembre: «Tutto il popolo di Finlandia è animato di purissimo patriottismo, [...] sdegno per la proditoria aggressione dell’Unione Sovietica [...] Le grasse plutocrazie si commuovono ma restano a guardare».

Francesi: “Livorosi“
14 febbraio: «La guerra contro la Francia è inevitabile [la dichiarerà 16 mesi dopo, ndr]. Non si tratta di pazientare o far finta di niente. Non si tratta di mettere avanti rivendicazioni che possono anche essere trascurate. La Corsica? Ma a che serve la Corsica? A niente. Contano le provocazioni continue e un liquame d’odio ingiustificato. Dileggio, disprezzo, dispetto - “Les sales macaroni” - e poi? Non posso rendermi conto perché questo crescente livore espresso dalla Francia per noi».

Gerarchi: “Mediocri“
5 gennaio: «Non vi sono soltanto pecore nel mio gregge - ma caproni, lupi, sciacalli, torelli e abbastanza spesso anche lumache».
18 febbraio: «Non va, non va. Gli uomini che stanno ai posti chiave di questo nostro Regime sono dei piccoli irresponsabili, vittime arrese a tutte le debolezze umane».
9 dicembre: «Il livello dei miei collaboratori è molto mediocre, questo lo so».

Grandi: “Untuoso“
7 dicembre: «[Dino] Grandi, eccellente simulatore, si è creato un epicentro di supremazia, un piccolo dominio privato. È un giullare perfetto, untuoso».

Graziani: “Spietato“
30 dicembre: «Dopo quell’attentato in Etiopia è diventato eccessivamente vulcanico, sospettoso, spietato. Non c’è ragione d’essere spietati, quei poveracci laggiù hanno già scontato il mal fatto, non era il caso d’infierire. Non sanno manovrare l’indulgenza, la pazienza e la generosità».

Guerra
9 dicembre: «Non è vero che non so che le [nostre] Forze Armate sono deficienti di tutto. Non mi spingo in guerra per spirito di avventura. Io sono italiano e voglio la grandezza dell’Italia. L’occasione è forse irrepetibile. L’alleanza con la Germania è garanzia di successo. Non posso respingere quanto ci offre il destino».
25 dicembre: «Una guerra non può avere né una vittoria né una sconfitta, poiché prevale sempre la sconfitta sia nei vinti che nei vincitori».
Hitler: “mi fa vomitare“
2 gennaio: «È difficile sapere se il progetto di alleanza con la Germania sarà propizio o meno. La proposta di Ribbentrop potrebbe essere anche un tranello. Non c’è altra scelta. Non c’è. Come la penso? Non mi va - ecco, non va. Mi sento titubante e insicuro»
7 gennaio: «Ho cercato di leggere qualche brano del Mein Kampf: è un rigurgitativo. L’autore lo chiama la Bibbia della Nuova Germania! Crede di aver ideato un capolavoro».
31 dicembre: «Deposto l’abito del Führer si trova un altro Hitler, che ama le focacce dolci, teme lo sport, si corica avvolto in una lunga e ridicola camicia da notte, conversa con impegno con i propri cani e ama il profumo dei mughetti...».

Inglesi: “Niente guerra“
1 dicembre: «Siamo contrari alla guerra, anzi io personalmente lo sono. Non sono animato da particolare rancore contro Londra [sei mesi prima di dichiarare guerra all’Inghilterra, ndr]».

Massoni: “Pagliacci“
4 gennaio: «I massoni? Ma mi fanno ridere... Come si può dare credito a una così buffonesca congrega? Fra triangoli, teschi, puntoni, martelli e muratori, guanti e grembiuli, si sostiene una delle più potenti sette del mondo. Forse nel secolo scorso poteva ancora essere tollerata, ma oggi - tutto il rituale della massoneria è assolutamente pagliaccesco e financo pietoso».

Muti: “Un disastro“
30 dicembre: «Muti [nuovo segretario del Partito fascista, ndr] un disastro povero figlio, con un livello d’intelligenza assolutamente inferiore alla norma. (...) Ho fatto largo ai giovani. I vecchi sono pesanti, retrogradi. Ma i giovani agiscono d’istinto e sbagliano. Le questioni scabrose o delicate i pivelli le affrontano a scatafascio».

Papa: “Niente politica“
2 gennaio: «Chiarificazione con l’ambasciatore presso la Santa Sede sulla strainvadenza del Vaticano - è tempo di mutar parere. Lo Stato è lo Stato e la Chiesa deve seguire la sua missione - santa che sia - ma soltanto nell’ambito della morale cattolica».
10 febbraio: «Il Papa [Pio XI, ndr] è morto. Volle la conciliazione - evento grandioso, eccezionale. Modestamente ebbi l’onore di esserne l’esecutore per parte del governo italiano. Achille Ratti era un papa straordinario, devo ammetterlo. Non posso prevedere quale sia il nuovo Papa. Desidero soltanto che sia un pastor angelicus e non un politicante e un intrigante. Politicanti siamo già noi, e mi pare che si sia anche in troppi».

Patto d’acciaio: “Male“
26 maggio: «L’art. 3 non può essere da noi accettato. Avevo avvertito Ciano di mettere in evidenza la nostra impreparazione militare e l’impossibilità di accettare un conflitto prima di alcuni anni di riassetto delle forze di terra e dell’aria».

Polacchi: “Cocciuti“
17 gennaio: «La diplomazia polacca finirà per ridurre la Polonia a un’espressione geografica. I polacchi sono cocciuti, beffardi e non opportunisti e il loro grande valore in guerra, già dimostrato in passato, in questo caso sarebbe cagione di un irrimediabile disastro. Oggi opporsi alla Germania o alla Russia vorrebbe dire per la Polonia l’annientamento totale».

Roosevelt: “Zio d’america“
2 gennaio: «Roosevelt ha i suoi segreti progetti e non soltanto di natura idealistica - perché gli ebrei (fra i quali ho avuto ed ho ancora i migliori amici) sono degli abilissimi affaristi. Roosevelt sarà sempre lo zio d’America che sosterrà le due nipoti Francia e Inghilterra, e se ci sarà una prossima guerra l’America sarà con loro. Si dice che quando l’anchilosato presidente degli Stati Uniti è a tavola considera il coltello per colpire, la forchetta per sforchettare e il cucchiaio per far ingoiare veleno ai suoi nemici».

Se stesso: “Mi odieranno“

24 gennaio: «Non sono vendicativo, tanto meno sanguinario. Mi sento forte, ho un istintivo senso del dominio. I forti non annientano mai i propri nemici. Anzi, non li considerano nemmeno tali».
25 gennaio: «L’entusiasmo e l’esaltazione che mi dimostrano, più che essere sentita, è un passaggio in crescendo di emozioni che di punto in bianco potrebbe mutarsi con la stessa facilità in odio».

Starace: “Un cretino“

16 aprile: «Quel cretino di Starace pretende da tutti il saluto fascista, in questo caso [incoronazione di Vittorio Emauele III a re d’Albania, ndr] inopportuno e irritante». [Mussolini lo destituirà da segretario del Partito fascista sei mesi dopo, ndr].

Il re: “Ridicolo”

20 gennaio: «Chi lo vede la prima volta, trattiene lo stupore: Oh! è piccolo! Non lo immaginavo così!... Lui, il re, non si è mai rassegnato per la ridotta statura, se n’è fatta un’infelicità, un tormento. In questi casi si difende con il distacco altezzoso, inaccessibile. Si pone di fronte agli astanti in posizione sfavorevole ed è mal giudicato. Lo stesso modo di fare non gli confà simpatia; il frasario breve a scatti, lo sguardo gelido, l’apparire su quel volto ormai segnato dal tempo, avvizzito e stanco, di un improvviso sorriso darebbe quasi l’impressione di attenuare le distanze. Invece no, niente, lui è il re e gli altri sono gli altri. O il “sovrano” si trasforma completamente o rimane un personaggio da favola, fra il ridicolo e il grottesco. Non abbiamo bisogno di simboli, ma di personaggi vivi e di buona forza – capaci di assumersi responsabilità da crepacuore».
5 febbraio: «Il re è un personaggio paludato di broccato, con corona in testa e scettro in mano, su un cocchio a molti cavalli che fa divertire gli infanti. Oggi il re fa ridere. I re, le regine i principi e tutto il vivaio blasonato che affligge ancora la società moderna devono essere dimenticati».

a cura di Mauro Suttora