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Friday, July 28, 2023

Perché la schermitrice ucraina Olga ha sbagliato

Competere nello sport significa legittimare automaticamente l'avversario. Accettarlo, riconoscergli quella dignità che la guerra esclude. Perché lo sport è conflitto, ma nonviolento. Se opponi una spada alla mano tesa dell'atleta sconfitta, non è più sport. È un'altra cosa: politica, guerra

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 28 luglio 2023 

Nello sport competono avversari. Nella guerra invece si scontrano nemici. La schermitrice ucraina Olga Kharlan e la russa Anna Smirnova conoscono bene questa regola elementare: perciò hanno accettato di battersi fra loro ai mondiali di scherma di Milano. 

Poi però la vincitrice Olga è stata squalificata per aver rifiutato di stringere la mano ad Anna. A Olga va tutta la nostra simpatia, perché nelle stesse ore in cui in Italia si gareggia, in Ucraina i suoi amici e coetanei muoiono. Vengono uccisi da un anno e mezzo anche i giovani compagni della russa Anna, certo. Con la differenza che i primi difendono la libertà e l'indipendenza del loro Paese, mentre i secondi sono aggressori e occupanti di posti in cui non dovrebbero trovarsi. Scusate la banalità, ma dal 24 febbraio 2022 bene e male sono facili da individuare. 

Più difficile dirimere fra buoni e cattivi sulle pedane sportive. Sono stati scritti libri interi sulla funzione catartica e mimetica dello sport. Che sublima in riproduzioni non cruente le tensioni fra gruppi, scaricandole in situazioni di finta guerra trasferite dal campo di battaglia a quello agonistico. 

Consideriamo Olga nostra sorella e figlia. Lei giocava quadruplamente in casa, non solo perché tutti tifiamo Ucraina (come nel 1936 avremmo parteggiato per il nero Usa Jesse Owens a Berlino davanti ad Adolf Hitler); ma anche perché Olga si è rifugiata da noi con la famiglia per sfuggire ai bombardamenti di Vladimir Putin, perché vive a Bologna con il fidanzato schermidore italiano, e perché ha gareggiato a Milano. 

Le consigliamo tuttavia di leggere il libro 'Sport e aggressività' (ed.Il Mulino, 2001). Imparerà dagli autori, i sociologi Norbert Elias (scappato dalla Germania nel 1933 perché ebreo, imprigionato in Inghilterra sette anni dopo perché tedesco) ed Eric Dunning che competere nello sport ('sportivamente', appunto) significa legittimare automaticamente l'avversario. Accettarlo, riconoscergli quella dignità che la guerra esclude. Perché lo sport è conflitto, ma nonviolento. Un gioco, non un sopruso come quelli di Putin. 

Se invece Olga considerava Anna una nemica da distruggere, e non una leale avversaria con cui misurarsi, per coerenza non le restavano che due scelte: rifiutarsi di incontrarla ('in-contro', non scontro), oppure cercare di farle del male con la spada che impugnava. "Olga lotta per la sua gente e per la sua patria", la giustifica il fidanzato campione Luigi Samele. E fa bene. Ma se oppone una spada alla mano tesa dell'atleta sconfitta, non è più sport. È un'altra cosa: politica, guerra. 

Nell'antica Grecia ogni conflitto armato veniva sospeso durante le Olimpiadi. Nell'incivile mondo moderno accade l'esatto contrario: le Olimpiadi vengono sospese durante le guerre. Oppure boicottate: Mosca 1980 per l'invasione sovietica dell'Afghanistan (vizio abituale); Los Angeles 1984 per ripicca dei Paesi comunisti. 

Putin è riuscito anche in questo campo a fare di peggio: ha sfregiato i Giochi di Pechino 2008 violando i giorni di tregua olimpica con l'attacco alla Georgia. Insomma, ci sono mille motivi per escludere il regime putinista dallo sport. Già prima dell'aggressione a Kiev, la Russia non poteva partecipare alle Olimpiadi perché barava (anche) sul doping.

Ma proprio questa condizione di paria internazionale avrebbe potuto consigliare meglio Olga. Senza contare che nella vittoria lo sportivo è magnanimo: battuta Anna, una velocissima stretta di mano (magari volgendo gli occhi da un'altra parte) avrebbe impedito alla russa di spacciarsi perfino per vittima.

Tuesday, April 11, 2023

Xi e Macron, postura e impostura



Alcuni satrapi sono candidamente sinceri, non si vergognano di annunciare i propri futuri genocidi. L'appeasement francese, dopo il bacio della pantofola a Pechino, assomiglia a quello di Neville Chamberlain 85 anni fa, quando si convinse di aver scongiurato la guerra cedendo i Sudeti a Hitler

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 11 aprile 2023

"Indipendenza di Taiwan e pace sono incompatibili". Il grave di questa chiarissima minaccia di guerra non è che l'abbia pronunciata il dittatore cinese, ma che al resto del mondo sia scivolata via come niente fosse. Eppure siamo ammaestrati. Alcuni satrapi sono candidamente sinceri, non si vergognano di annunciare i propri futuri genocidi. Adolf Hitler ce li anticipò perfino per iscritto nel Mein Kampf: ebrei e spazio vitale. Slobodan Milosevic vaneggiava di grande Serbia compresi Bosnia, Sarajevo e Kosovo molti anni prima della strage di Srebrenica. 

Vladimir Putin ha dovuto invadere l'Ucraina perché gli credessimo: finché ammassava truppe e inscenava manovre al confine ci illudevamo fosse solo "posturing", come dicono gli esperti di geopolitica quando vogliono impressionarci con parole difficili. In realtà significa abbaiare, ma non ditelo al Papa: lui ha suggerito che sia stata la pecorella aggredita a trasformarsi in cane provocatore, con la Nato.

I latrati di Xi Jinping contro Taiwan vanno avanti da dieci anni, ma il volume è aumentato da quando i taiwanesi hanno osato eleggere presidente una signora che non vuole farsi finlandizzare. Soprattutto oggi che la Finlandia si è definlandizzata, emancipandosi dallo stato di soggezione e libertà provvisoria cui l'aveva costretta l'Urss (esempi concreti: Helsinki dovette togliere dalle biblioteche 1700 libri ritenuti antisovietici, e l'Arcipelago Gulag del Nobel Aleksandr Solgenitsin fu stampato nel 1974 in finlandese, ma in Svezia). 

Quindi ora che la Finlandia si è taiwanizzata entrando nella Nato, la Cina vorrebbe che invece Taiwan stesse a cuccia. E potrebbe essere anche ragionevole non aizzare l'arrogante vicino, se non ci fosse lo spiacevole esempio di Hong Kong: lì la drammatica fine dei diritti civili più elementari dimostra che Pechino è incapace di tollerare qualsiasi isola di libertà ai propri confini. Come ogni dittatura, teme il contagio del virus democratico.

Per capire il tremendo dilemma dei taiwanesi (ma la campana suona per tutti noi) consiglio di vedere su Netflix il film "Monaco, sull'orlo di una guerra" (2022). In cui Jeremy Irons impersona il premier britannico Neville Chamberlain, applaudito dal mondo intero perché nel settembre 1938 era convinto di avere evitato la guerra mondiale con/cedendo i Sudeti a Hitler. Il quale solo cinque mesi dopo ripagò la sua sprovveduta fiducia invadendo tutta la Cecoslovacchia, e poi la Polonia.

Confesso che anch'io, come chiunque senza il senno di poi, ascoltando le ingenue ma sincere parole di Chamberlain/Irons gli avrei dato ragione: aborrire la replica di un'altra carneficina dopo quella della Grande Guerra era ragionevole, non occorreva essere pacifisti. Per la pace si possono pagare prezzi anche alti. 

Ma oggi l'appeasement di Emmanuel Macron, dopo il suo bacio della pantofola di Xi a Pechino, assomiglia un po' troppo a quello di Chamberlain 85 anni fa. Il presidente francese si dice felice per il gran riguardo che gli avrebbe riservato il tiranno cinese: aspettare la sua partenza prima di iniziare le grandi manovre militari che hanno accerchiato Taiwan simulandone l'invasione. 

Quanto al resto, la Cina non è più vicina, quindi chi se ne importa della sua aggressiva e reiterata rivendicazione su Taiwan. L'atteggiamento di Pechino è solo irredentismo passé, di posa? La realtà ci dice il contrario: dal 2012 la Cina ha raddoppiato le sue spese militari, che oggi superano quelle di tutti i suoi tredici vicini asiatici messi assieme. E allora, se quella di Xi non è una postura, quella di Macron è una benintenzionata impostura.


Thursday, November 23, 2017

L'ultima bufala su Hitler



Desecretato un rapporto Cia del 1955: finta foto dalla Colombia

di Mauro Suttora

Oggi, 16 novembre 2017

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto desecretare migliaia di documenti riservati della Cia (Central intelligence agency). Si aspettavano novità sensazionali sull’assassinio di John Kennedy. Ma la verità sull’omicidio di Dallas (22 novembre 1963) è probabilmente rimasta nei 500 «files» che Cia e Fbi hanno ottenuto di non divulgare ancora, in nome del «segreto di stato».

Però possiamo consolarci con un documento che riguarda un altro dei grandi misteri del ’900: la fine di Adolf Hitler. Non pochi, infatti, hanno sostenuto che il dittatore nazista sia riuscito a fuggire in Sud America nel 1945.

Siamo nel 1955. Il 29 settembre un agente col nome in codice Cimelody-3 viene contattato da un amico fidato che aveva lavorato sotto di lui in Europa. Cimelody non ne rivela il nome: scrive solo che risiede a Maracaibo (Venezuela).

Questa fonte racconta che nella seconda metà di settembre un certo Phillip Citroen, ex SS tedesco, gli ha detto che «Adolph [sic] Hitler è ancora vivo». Citroen lo avrebbe incontrato in Colombia, durante un viaggio di lavoro da Maracaibo come dipendente di una società olandese di trasporti marittimi. E si sarebbe anche fatto fotografare con lui, ma non gli mostra la foto.

Secondo Citroen Hitler lasciò la Colombia per l’Argentina nel gennaio del 1955. E non avrebbe più potuto essere processato come criminale di guerra, perché erano passati dieci anni dalla fine del conflitto.

«Sottrasse la foto»
Il 28 settembre l’amico di Cimelody riesce a sottrarre la foto di Citroen con Hitler. E il giorno dopo la mostra all’agente segreto statunitense. David Brixnor, capo della stazione Cia di Caracas, il 3 ottobre 1955 scrive nel suo rapporto alla sede centrale: «Naturalmente Cimelody-3 non è stato in grado di esprimere alcuna valutazione sulla possibile veridicità di questa storia fantastica. Tuttavia, ha preso in prestito la foto per farne delle copie, prima di restituirla al proprietario il giorno dopo».

Nella foto appare Citroen accanto allo pseudo-Hitler. Nel retro c’è scritto: «Adolf Schrittelmayor, Tunga, Colombia, 1954».
Che a Tunja nel dopoguerra si fossero rifugiati dei nazisti, è possibile. Ma che quell’ometto con i baffetti e i capelli ancora nerissimi potesse essere un 65enne Hitler, è assai improbabile. Infatti quel rapporto finì nella cantine della Cia, e fu riesumato nel 1963 solo per essere microfilmato e tornare nel giusto oblio. Soltanto uno stupido, infatti, avrebbe potuto conservare i baffi che lo identificavano immediatamente. E Hitler stupido non era.

Fantasie complottiste
Naturalmente sono stati decine gli avvistamenti del dittatore tedesco da parte dei più fantasiosi complottisti, fino agli anni 70. E c’era chi li prendeva sul serio. Per esempio Edgar Hoover, potente capo dell’Fbi  fino al 1972: faceva investigare a fondo su tutte le segnalazioni, provenienti soprattutto dal Sud America, dove in effetti trovarono rifugio diversi ex gerarchi nazisti. Anche il presidente Usa Dwight Eisenhower sospettava che il Führer fosse sopravvissuto.

Ma alla fine la verità più probabile è che Hitler sia veramente morto suicida nel suo bunker di Berlino il 30 aprile 1945, poche ore prima che arrivassero i soldati sovietici.
Stalin ordinò che i cadaveri del capo nazista e della sua Eva Braun fossero distrutti, per evitare che una eventuale tomba diventasse luogo di culto per i nostalgici. I sovietici diffusero la foto di un corpo prima che venisse bruciato. Ma pare che fosse quello di un sosia (che Hitler si teneva sempre vicino, per sviare gli attentati), perché i nazisti avevano già cremato il loro capo, come lui aveva ordinato.

Il cranio di una donna
I sovietici dicevano di aver conservato alcuni resti di Hitler. Lo scienziato statunitense Nick Bellantoni (Università del Connecticut) esaminò quei frammenti di teschio nel 2009: è risultato che appartenessero a una donna tra i 20 e i 40 anni. Il Führer ne aveva già 56 quand’è morto.
Mauro Suttora


Friday, May 18, 2012

Pio XI assassinato dal padre di Claretta?

Un 'buco' nel diario della Petacci riaccende i sospetti sul medico del pontefice. Dall'agenda dell'amante di Mussolini qualcuno ha strappato le pagine dal 5 al 12 febbraio 1939, e il pontefice morì il 10. Sul tavolo del Papa era pronta l'enciclica contro l'antisemitismo

di Mauro Suttora

Sette (Corriere della Sera), 18 maggio 2012

Papa Pio XI morì veramente d'infarto, o fu ucciso? Qualcuno lo sospettò subito, dopo che all’alba del 10 febbraio 1939 Achille Ratti mancò all'improvviso. Certo, era un 82enne cardiopatico. Ma proprio il giorno seguente avrebbe dovuto pronunciare un discorso per il decennale del Concordato. E molti si aspettavano che avrebbe condannato le dittature nazista e fascista, dopo le roventi polemiche dei mesi precedenti sulle leggi razziali.
La scomparsa del pontefice - che aveva sul tavolo di lavoro anche la bozza di un'enciclica contro l'antisemitismo poi accantonata dal successore, Pio XII - fu provvidenziale per entrambi i regimi.

Vent'anni dopo papa Giovanni XXIII fece pubblicare solo in parte la bozza di quel discorso, in cui Benito Mussolini e Adolf Hitler venivano paragonati a Nerone. Nel 1972 il cardinale Eugène Tisserant, in un memoriale a lui attribuito, avrebbe affermato riguardo alla morte di Pio XI: "Lo hanno eliminato, lo hanno assassinato". E indicò anche la mano che, se non causò direttamente il decesso, almeno lo favorì o affrettò: quella del medico personale Francesco Saverio Petacci, padre dell'amante di Mussolini Claretta. Ipotesi incredibile, e ritenuta tuttavia plausibile dallo storico Piero Melograni, che ha studiato a fondo quel periodo: «Petacci era un personaggio ricattabile da parte del regime».

Si sperava che i diari di Claretta Petacci, sicuramente autentici e desecretati dall’Archivio centrale dello Stato settant'anni dopo la loro redazione, avrebbero gettato qualche luce in più sul mistero. Al contrario: dall'agenda 1939 qualcuno ha eliminato proprio le pagine su quei giorni di febbraio. Dopo avere controllato la copia originale, conservata negli uffici dell’Eur, abbiamo scoperto una settimana di buco: dal 5 al 12 febbraio. Dal diario sono state chiaramente sottratte una o più pagine.

La prova? Claretta non scriveva tutti i giorni, ma quando lo faceva terminava sempre il racconto della giornata. Invece, come si può vedere, il foglio del 5 febbraio s’interrompe bruscamente, nel mezzo di una frase ("Legge i biglietti e si inquieta per una cosa che segna. Poi dice: questi sanno..."). E riprende il 12 febbraio come se nulla fosse, con Mussolini che alle nove e tre quarti telefona a Claretta parlando della salma del papa che vuole andare ad omaggiare a San Pietro: “Vado con mia moglie. È bene anche per il mondo che lo faccia. Ma non farò tardi”. Quindi chi ha strappato i fogli ha lasciato involontariamente traccia della clamorosa manomissione.

Nei diari il duce parla di tutto con l’amante, anche di delicati argomenti politici. È sincero, si lascia andare come non fa neppure a casa propria. E lei riporta fedelmente, quasi maniacalmente, ogni sua frase.
Nelle settimane precedenti il dittatore si era scagliato più volte contro Pio XI, definendolo addirittura "una calamità, nefasto per la religione: peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare [...] Tu non sai il male che fa alla Chiesa. Fa cose indegne. Come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo combattuti per secoli, li odiamo, e [ora] siamo come loro. Abbiamo lo stesso sangue! Ah! Credi, è nefasto" (8 ottobre '38).
E il giorno dopo, ancora più chiaro: "Porci ebrei, li ucciderò tutti". Anche Galeazzo Ciano nel suo diario scrive che Mussolini il 14 dicembre 1938 ebbe uno scatto d’ira contro il papa, di cui si augurò la morte.

Ma è possibile che Mussolini abbia fatto sopprimere Pio XI tramite il dottor Petacci? Quel che è quasi impossibile, è che nei diari di Claretta non si accenni mai alla vicenda. Soprattutto dati il ruolo di archiatra pontificio ricoperto dal padre e la familiarità che si era instaurata con Mussolini, al quale a sua volta Claretta raccontava le proprie vicende domestiche. Il duce s’interessava a Petacci, lo faceva scrivere sul Messaggero, voleva nominarlo senatore.

L’eliminazione delle pagine scottanti è quindi sicura. Difficile invece stabilire quando avvenne: prima che Claretta in fuga dal lago di Garda nell’aprile ‘45 consegnasse i diari all’amica contessa Rina Cervis? O dopo che furono ritrovati dai carabinieri, cinque anni più tardi, sotterrati nel giardino della contessa a Gardone (Brescia)?

E chi li purgò dei fogli ritenuti imbarazzanti? Claretta stessa, oppure le autorità italiane, oppure i servizi segreti alleati (americano, inglese), ai quali erano stati fatti leggere prima di seppellirli di nuovo per sette decenni nell’Archivio romano in nome della privacy.

L’unico e ultimo erede Petacci è il 70enne Ferdinando, figlio di Marcello (il fratello di Claretta ucciso a Dongo). Vive in Arizona e difende la memoria del nonno: “Perché avrebbe dovuto uccidere un amico che curava da quand’era cardinale, e che per lui era una gallina dalle uova d'oro, la massima referenza? Per fare un favore a Mussolini?”.
Mauro Suttora

Wednesday, May 18, 2011

Obama e Osama

PERCHE' GLI AMERICANI HANNO UCCISO E NON ARRESTATO BIN LADEN

di Mauro Suttora

Oggi, 8 maggio 2011

Per una settimana il mondo intero ha discusso se il presidente degli Stati Uniti Barack Obama dovesse pubblicare la foto di Osama Bin Laden morto. «Ce l’abbiamo, ma è troppo raccapricciante per mostrarla», è stata la puerile scusa accampata da Washington. Come se centinaia di immagini di guerra o di lager nazisti non fossero altrettanto orrende.

Alla fine gli autoeletti guardiani dei nostri stomachi presunti minorenni hanno mostrato non una foto, ma interi video del capo terrorista quand’era ancora vivo. Colpo da maestri: queste immagini hanno ucciso Osama più del colpo in fronte forse illegale che lo ha giustiziato.

Avete presente i «fuori onda» di Striscia la notizia? Anche i personaggi più rispettabili sprofondano nel ridicolo se li si sorprende a dire sciocchezze o a mettersi le dita nel naso pensando di non essere inquadrati. Non sapremo mai il nome dell’attendente di Al Qaeda che ha filmato il suo capo mentre ammira i propri video su una sgangherata tv. Ma dovrebbero dargli una medaglia. Egli è infatti un involontario eroe, quasi quanto i veri eroi del commando che è volato di notte con gli elicotteri in Pakistan per eliminare il «most wanted» dopo ben dieci anni di caccia.

Lo squallore di quelle inquadrature, la piccineria di un assassino esibizionista che si tinge la barba bianca per rivendicare le sue stragi, il suo sguardo perso quando guarda fuori campo chiedendo «Come sono venuto?», sono le vere armi letali che hanno distrutto in pochi secondi il mito del Male. Più di due intere guerre in Afghanistan e Iraq, più di migliaia di soldati (anche italiani) uccisi, più dei centomila civili arabi innocenti morti come «danni collaterali».

Ricordate il film Il grande dittatore di Charlie Chaplin? Hitler e Mussolini furono sepolti dalle risate, prima di finire annientati nel conflitto da loro provocato. Così oggi Osama perde qualsiasi «aura» fra i suoi miseri cavi tv e cenci ad Abbottabad, e nel 2003 l’altro Grande cattivo Saddam finì la carriera quando venne estratto da un buco e gli furono esaminati i denti come come ad un animale.

Piccoli dettagli che fanno la grande storia. Perché non c’è dubbio che la data del 2 maggio 2011 sarà ricordata come la fine dell’incubo mondiale che ci ha attanagliato per tutto il decennio degli «anni Zero». Andatelo a dire ai parenti delle migliaia di vittime di Osama, dell’11 settembre 2001 a New York ma anche del 2008 a Bombay, del 2002 a Bali, del 2003 a Nassirya, del 2004 a Madrid, del 2005 a Londra, fino ai poveri diciotto squartati vivi due settimane fa nella più bella terrazza con vista di Marrakesh, che il boia di Al Qaeda non doveva essere ucciso ma catturato vivo per poi venire sottoposto a regolare processo e naturalmente non essere condannato a morte perché noi europei siamo civili, e quindi contro la pena capitale. In ogni caso, se «pietà non l’è morta», la salma di Osama non doveva essere gettata in mare bensì sepolta dopo funerale. A costo di subire per un secolo sia un effetto Predappio (pellegrinaggi di aficionados), sia un rischio Mike Bongiorno (bara trafugata).

«Nessuno tocchi Caino?» Gli americani, compreso il democratico e raffinato Obama, hanno una concezione più biblica della giustizia: «You get what you give», prima o poi ti tocca quello che hai dato agli altri.

Sbagliano? Può darsi. Però, anche qui, proviamo a osservare i dettagli. Guardate le facce delle persone nella grande foto della pagina precedente. Non mostrano la stolidità di un Bush, l’arroganza di un Cheney. Sono quelle che abbiamo tutti noi quando siamo preoccupatissimi per un avvenimento pericoloso. I visi di Obama, di Hillary Clinton, del vicepresidente Joe Biden e degli altri dirigenti della superpotenza che ha violato il diritto internazionale, che ha invaso lo spazio aereo di uno stato sovrano per «fare giustizia», sembrano quelli di gente normale e perbene. Il più importante fra loro, il presidente, pare addirittura capitato lì per caso: se ne sta appartato, senza poltrona. Passava in corridoio una segretaria, era curiosa: hanno fatto entrare anche lei, però ora le tocca allungare il collo per vedere meglio...

Ma andiamo sul concreto. D’ora in poi saremo più sicuri? Certo che no. Continueremo a tribolare prima di salire sugli aerei, anche se proprio da qualche giorno - prima della morte di Osama - molti aeroporti hanno attenuato il divieto un po’ incomprensibile di portare qualsiasi liquido a bordo (sì, quel tizio si era confezionato una bombetta, ma guardateci: sembriamo tutti terroristi?). Nel covo del capo di Al Qaeda sono stati scoperti piani per far deragliare treni. Quindi, sono pericolosi anche quelli. Però lo sapevamo già da sette anni, dopo l’attentato alla stazione spagnola di Atocha. Idem per metrò e bus, dopo le bombe inglesi del 2005.

«Nelle prossime settimane e mesi potrebbero entrare in azione cellule di terroristi dormienti per vendicare la morte del loro capo», avvertono i servizi segreti occidentali. Insomma, abbiamo schiacciato la testa del serpente, ma forse abbiamo anche risvegliato un nido di vipere.

Ci sono però tre motivi di ottimismo. Innanzitutto la «primavera araba». Le rivoluzioni in Tunisia, Egitto, Libia, Siria e Yemen dimostrano che anche l’Islam vuole libertà e democrazia. Non si crede più alla favola degli estremisti religiosi, che davano tutte le colpe agli «infedeli» e dirottavano la rabbia popolare su Israele, Usa e Occidente. Per la prima volta nella storia i musulmani si ribellano ai propri dittatori. È una novità epocale, come il crollo del comunismo nel 1989.

Seconda buona notizia: Osama era ancora il capo operativo di Al Qaeda. Molti analisti pensavano che fosse rimasto una figura simbolica, ma staccata dalla gestione concreta degli attentati. Invece la grande quantità di documenti trovati a casa sua dimostra che il mascalzone comandava e decideva ancora. Quindi è stata decapitata la testa funzionante di Al Qaeda. E nelle organizzazioni verticistiche gli adepti si demoralizzano, quando i vertici scompaiono.

Il terzo motivo per ben sperare, infine, sta nella messe di «file» segreti portati via dal commando: ci vorranno settimane per tradurli tutti dall’arabo, ma sono in vista altri clamorosi arresti e blitz. È già partito un drone americano contro il capo di Al Qaeda nello Yemen. Obiettivo mancato, ma le fila dei terroristi sono ormai scompaginate, impaurite e frustrate. Prossimo bersaglio: Al Zawahiri, il vice-Osama egiziano.

Mauro Suttora

Monday, April 26, 2010

Il nipote di Hitler

Il Dna svela l'ultimo discendente di Hitler

MISTERI DELLA STORIA: ECCO I PARENTI DEL FUHRER

Gli eredi (loro malgrado) del dittatore nazista oggi vivono sotto altri nomi, in America e Austria. Un giornalista-investigatore ne ha trovato uno. Grazie a un'ala di pollo fritto

di Mauro Suttora

Oggi, 14 aprile 2010

Siamo in una placida zona collinare della Bassa Austria, vicino alla Repubblica Ceca, a cento chilometri da Vienna. Ogni angolo del paesaggio da cartolina invita alla tranquillità contadina. Niente fa pensare che da questi boschi di pini sia iniziata la vicenda sterminatrice di Adolf Hitler. Eppure la sua famiglia viene proprio da qui. A Zwettl nacquero il padre Alois Hitler, il nonno Georg Hiedler (nel 1792) e il bisnonno Martin Hüttler. I cognomi cambiavano perché duecento anni fa le anagrafi non esistevano, e le grafie dei preti che annotavano i battesimi erano labili.

VINCOLI DI SANGUE
Nella regione del Waldviertel vivono ancora molte persone legate a Hitler da vincoli di sangue. Cugini e bisnipoti di vario grado ignari del proprio albero genealogico, dall'esistenza assolutamente regolare, lontana da ogni eccesso politico. Nessuno qui porta più il cognome originario del dittatore tedesco, divenuto impronunciabile dopo la Seconda guerra mondiale. Si chiamano Hüttler, Hiedler, Hietler. Così non possono essere associati al peggiore criminale della storia. Il giornalista belga Jean-Paul Mulders, 41 anni, è però venuto a disturbare questa quiete bucolica. È l'autore del libro Alla ricerca del figlio di Hitler, pubblicato in Germania nel 2009. In realtà Hitler non ha mai avuto figli. Ma discendenti indiretti, sì. Che con i miracoli del Dna oggi si possono individuare facilmente.

DISCENDENTI ACCERTATI
Mulders ha condotto una ricerca approfondita, durata anni ed eseguita in due continenti. Alla fine è riuscito a stabilire con esattezza la parentela fra i bisnipoti accertati del fratellastro di Hitler che vivono negli Stati Uniti sotto il cognome di Stuart-Hudson, e un parente austriaco: Andreas Hüttler. Mulders ha ricostruito l'elenco di 39 discendenti accertati del dittatore grazie ai registri parrocchiali. Ma per ottenere la prova scientifica del legame di qualche Hiedler o Hüttler attuale con l'Adolf originale, ha dovuto attraversare l'oceano Atlantico. Impossibile, infatti, ottenere frammenti di Dna dal corpo bruciato di Hitler, o da quello di sua sorella morta nel 1960.

L' unica via era quella di rintracciare il ramo di Alois Hitler junior, nato sei anni prima di Adolf e morto nel 1956, il cui figlio William Patrick era emigrato in America. Lì, vicino a New York (a Long Island) vivono i nipoti di Hitler: Alexander, Louis e Brian. Si nascondono dietro al cognome (falso, secondo Mulders) di Stuart Hudson. Il primo è uno psicologo 61enne in pensione a East Northport. Gli altri due fanno i giardinieri e dividono una casa di legno a East Patchogue. L'ultimo, Howard, era un poliziotto di New York morto in servizio vent' anni fa.

LE FOTO DEL LICEO
Le uniche loro foto sono quelle degli annuari del liceo. Non frequentano nessuno, non rispondono al telefono, non aprono la porta a estranei. Nessuno conosce il loro segreto. «Hanno addirittura deciso di non far figli per estinguere la stirpe degli Hitler», dice Mulders, «ma hanno promesso di pubblicare un libro prima di morire». Con soggetti simili, recuperare una traccia di Dna è stato difficilissimo. Il giornalista belga ha fatto loro la posta sette giorni su sette, allarmando i vicini. Ha pedinato infine Alexander fino a un drive-in di un fast food, dove senza scendere dalla sua auto il misantropo ha ordinato ali di pollo fritte. L'Hitler statunitense non sapeva di essere seguito, e si è pulito le mani e la bocca unte in un fazzoletto di carta che ha buttato in un cestino. A quel punto Mulders è balzato sul prezioso reperto con guanti di gomma, pinze e un sacchetto di plastica. Grazie al resto di saliva delle labbra nel grasso di pollo si è ottenuto il codice genetico degli Hitler.

CACCIA AL TESORO
A questo punto inizia la seconda parte dell' avvincente caccia al tesoro. In Bassa Austria Mulders ha individuato un Hytler già nel 1457. Il cromosoma passa di generazione in generazione per via paterna. Ma qui non c'è stato bisogno di sotterfugi. Andreas Hüttler, contadino 55enne, ha accettato di buon grado di sottoporsi al test del Dna propostogli dal giornalista belga. Corporatura robusta, aspetto vitale, Hüttler ha anche deciso di candidarsi alle elezioni comunali del suo paese, Gross Gerungs, nelle fila del Partito popolare austriaco.

FATTORIA SOTTO LA NEVE
Il test ha confermato il collegamento con il Dna raccolto a New York. Questo significa che lui e Adolf Hitler sono parenti. Da allora, però, il malcapitato Andreas si è decisamente pentito per la frana di pubblicità che gli è piombata addosso. Quando andiamo a trovarlo a casa sua, una grande fattoria nella frazione di Oberkirchen, nevica. Ci apre appena la porta, ma non vuole farci entrare. Il suo volto è tirato, come se mentre parla lo stomaco fosse preso da spasmi. Tiene gli occhi quasi sempre abbassati, ma dalla bocca gli escono parole decise: «Per me tutta questa storia rappresenta un trauma, il pensiero non mi abbandona mai. E mi sento troppo debole per affrontarla».

Poi basta. Non vuole più parlare. Dietro di lui compare all'improvviso la moglie, la porta si richiude gentilmente, ma fermamente. Non ci resta che rispettare la sua privacy. In tutta evidenza Hüttler non c'entra nulla con le imprese nefaste del proprozio Adolf. Nel triangolo Oberkirchen-Gross Gerungs-Zwettl, tuttavia, la parola «nazismo» è ancora un tabù assoluto. Nessuno vuole parlare del recente passato. Adolf non nacque qui solo perché suo padre Alois si era trasferito a Braunau per fare il doganiere alla frontiera Austria-Germania. Si sospetta, fra l'altro, che sua nonna avesse avuto Alois non dal marito Hiedler, ma da un ricco ebreo presso cui si trovava a servizio. Ma questa è un' altra storia.

Mauro Suttora

BOX 1: "Qui da noi quel nome resta un tabù"

Sorpreso, il sindaco di Gross Gerungs (Austria) Maximilian Igelsboeck non sapeva nulla dell' imbarazzante parentela del proprio concittadino Andreas Hüttler: «Non conoscevo questa storia, faremo chiarezza parlandone con lui. Lo conosco da decenni, è sempre stato un uomo onesto, per bene, dedito alla famiglia, al lavoro nei campi che ama, e al bene della comunità. L'ho voluto io in lista per il consiglio comunale, è stato capo dei vigili del fuoco volontari. Ora però vive nella paura di essere additato assieme a tutta la sua famiglia come parente di Hitler».

E allora perché ha accettato di sottoporsi al test del Dna?

«Chi lo sa, sorprende anche me. Forse non immaginava una parentela col dittatore, oppure voleva fugare ogni sospetto. Ma così si è cacciato in un guaio tanto serio da minare la sua salute. A volte le azioni ritenute più insignificanti producono effetti che superano qualsiasi immaginazione. Il caso di Andreas potrebbe essere un esempio da manuale».

In Italia la nipote di Mussolini non solo è deputata del partito di Berlusconi al governo, ma rivendica la storia del nonno.

«Senza offesa, ciò non mi stupisce, data la vostra situazione politica attuale. Per noi invece il nazismo rappresenta una vergogna, un tabù. Il Partito popolare è estraneo a tendenze di destra, e la nostra zona non vuole essere ricordata come area originaria degli Hitler».


BOX 2: Un parente da parte di madre

Pochi giorni fa, con grande clamore, il quotidiano inglese Sun ha rivelato l'identità di un altro discendente di Adolf Hitler. Si tratta di Gerhard Koppensteiner, e anche lui come Andreas Hüttler vive in una fattoria sperduta dell' Austria del nord. Ha 45 anni e non è per nulla fiero della parentela. Pensa soltanto a badare alle sue mucche: «Questo legame di sangue ha ossessionato la mia famiglia e tutte le nostre vite», ha detto Koppensteiner, il cui nonno era primo cugino di Hitler. «Sono cresciuto sapendo che ero legato a lui. Come si impara a convivere con questo?», ha dichiarato ai giornalisti del Sun che sono riusciti a rintracciarlo. L'agricoltore, che ha un figlio e una figlia, ha aggiunto: «Non voglio farli vivere all'ombra di quest uomo. Noi in casa di questa faccenda non parliamo mai».

Il padre di Gerhard, chiamato dagli amici Adolf, aveva sei anni quando Hitler è morto nel suo bunker di Berlino nel 1945. «Questa maledizione lo ha seguito in tutta la sua vita», ribadisce il figlio. L'allevatore e la sua famiglia sono tra i parenti più stretti del Führer, visto che Hitler non aveva figli. Il loro legame deriva dalla madre di Hitler, Klara Pölzl, che fu sia cugina che seconda moglie di Alois Hitler e morì nel 1907 a soli 46 anni. Sua sorella sposò un Koppensteiner. Da lì viene il cognome, che quindi non risulta nell' albero genealogico che abbiamo pubblicato nella pagina precedente.


BOX 3: C'è anche un prete fra i figli dei gerarchi nazisti

Il destino più curioso è quello di Martin Adolf Bormann junior, nato nel 1930, che è passato dalle ginocchia del suo padrino di battesimo Adolf Hitler all' inginocchiatoio della Chiesa cattolica di cui è diventato prete. E pensare che suo padre, braccio destro di Hitler, nel 1938 aveva escluso i sacerdoti dal partito nazista. Lui invece ha lasciato (da sinistra) la Chiesa, e nel 1971 si è sposato con un' ex suora. Ma che fine hanno fatto gli altri figli dei gerarchi con la svastica?
Wolf Rüdiger Hess (1937-2001) era nazista pure lui, convinto che la morte del padre nel carcere berlinese di Spandau nell'87 a 91 anni fosse opera degli inglesi.
Edda Goering, nata nel 1938, fu chiamata così in onore di Edda Ciano. Fotomodella spavalda, non ha rinnegato il passato. Anzi, ha cercato di riavere gli 800 quadri rubati in Europa dal padre.
Impunita pure Gudrun Burwitz Himmler, nata nel '29, figlia del capo delle SS. Ha fondato una rete di protezione per nazi, Stille Hilfe.

Monday, December 21, 2009

Il Mattino: Le ossessioni private di Mussolini

Nelle memorie della Petacci, amante del duce, le conferme dei ricordi di Bottai e Ciano. Il dittatore si sfogava contro ebrei e francesi e si vantava del suo petto che piaceva alle donne

di Aurelio Lepre

Il Mattino (Napoli), domenica 20 dicembre 2009

La biografia di un uomo politico, la ricerca delle motivazioni personali che ne determinano l'azione, è tanto più importante quanto più potere ha concentrato nelle sue mani. Per questo motivo, anche i particolari della vita di Mussolini che potrebbero sembrare insignificanti devono essere attentamente studiati. Senza i diari di Bottai e di Ciano la sua personalità non potrebbe essere illuminata a sufficienza: dal loro ravvicinato punto di vista, i due gerarchi del fascismo osservavano Mussolini con notevole perspicuità.

Claretta Petacci, l'amante del duce, non aveva certo le capacità intellettuali di Bottai e di Ciano e il suo diario, di cui viene ora pubblicata una edizione ridotta, è perciò meno interessante dei diari dei due gerarchi. Ma non privo di utilità. Anzitutto per diverse conferme. Alcuni giudizi di Mussolini - per esempio sugli ebrei, sui rapporti con la Chiesa, su Pio XI, su Hitler, sulla Spagna di Franco - che in Ciano e Bottai appaiono più sfumati, perché passati attraverso il filtro di chi sa che un giorno le sue pagine potranno essere lette come un documento storico, nel diario della Petacci risultano molto più forti.

Mussolini s'infuriava leggendo le rassegne della stampa estera e di quella antifascista; si abbandonava a lunghe e minacciose tirate contro gli ebrei, così da sembrarne quasi ossessionato quanto ne era Hitler; esprimeva sul re e su casa Savoia giudizi aspri e sprezzanti.

Quando si metteva in pantofole, Mussolini diventava ancora più battagliero di quando calzava gli stivali. Voleva sterminare tutti gli ebrei, si scagliava con violenza contro gli italiani che nell'Africa orientale convivevano con donne nere: "Questi schifosi di italiani distruggeranno in meno di sette anni un impero. Non hanno coscienza della razza, non hanno dignità".
Tuonava contro i francesi: "Porci schifosi questi francesi, lurida gente, ora si mangiano il fegato dalla bile che io li ho mollati del tutto. Del resto pagano il fio della sterilità voluta dalle loro donne".

In queste pagine c'è, naturalmente, anche un Mussolini diverso, intimo. Si diverte ai film di Stanlio e Ollio, ma non capisce i cartoni animati. Fa l'amante appassionato e qualche volta un po' lamentoso per gelosia (anche se, nello stesso tempo, tradisce la Petacci).

Si preoccupa di come appare al pubblico: "La mia voce era metallica, dura, decisa?"; "È vero che ho una bella bocca? Sai, lo ha detto il dentista a mia moglie, pensa". Un uomo sulla spiaggia gli dice: "Mussolini, tu hai il torso più perfetto di tutta la spiaggia". E lui corregge: "D'Italia". Ma poi ammette: "Le gambe storte mi rovinano".
Per questo, forse. riempie l'Italia dei suoi busti di marmo e si fa filmare a torso nudo mentre trebbia il grano.

La parte del diario che viene ora pubblicata termina il 20 dicembre del 1938. Manca meno di un anno allo scoppio della seconda guerra mondiale, ma non se ne avverte nessun presentimento.

Wednesday, December 16, 2009

El Mundo (Spagna): La gran amante de Mussolini

LA OTRA BIOGRAFÍA

El Mundo quotidiano

Madrid
22 noviembre 2009

IRENE HDEZ. VELASCO

«Soy esclavo de tu carne. Tiemblo mientras lo digo, siento fiebre al pensar en tu cuerpecito delicioso que me quiero comer entero a besos. Y tú tienes que adorar mi cuerpo, el de tu gigante. Te deseo como un loco».

El 1 de febrero de 1938 la más famosa querida de la Historia de Italia anotó en su diario esa frase. Se la había dicho su adorado Ben, como llamaba en la intimidad a Benito Mussolini, su amante. Y ella, Clara Petacci, tenía en la vida dos pasiones: su ardiente amor por el dictador fascista y la obsesión desenfrenada de poner sobre el papel todo lo que salía de la boca de su ilustre amante.

Sólo en 1938 escribió 1.810 páginas con todos los detalles de su relación con el Duce, 29 años mayor que ella y al que fue fiel hasta la muerte. No en vano la Petacci fue asesinada junto a Benito Mussolini en abril de 1945, y su cuerpo colgado bocabajo junto al de él en una plaza de Milán para público escarnio.

BAJO TIERRA

Pero, antes de seguir a su amado en ese último viaje, Clara Petacci tuvo una intuición y dejó su voluminoso diario al cuidado de la condesa Rina Cervis, quien lo enterró en el jardín de su villa en Brescia. Allí estuvo hasta que en 1950 fue descubierto por una patrulla de carabinieri y confiscado. Desde entonces, durante 70 larguísimos años, todos los Gobiernos italianos han impuesto el secreto de Estado sobre esas páginas. Pero ahora, por primera vez, parte del diario de la favorita del Duce ha sido desclasificado. Concretamente, el segmento que abarca desde 1932 hasta 1938.

Un periodista, Mauro Suttora, ha buceado en esa montaña de folios. Y con lo más jugoso de los mismos ha escrito Mussolini secreto, un libro de 521 páginas que el pasado miércoles salió a la venta en Italia de la mano de la editorial Rizzoli y que ofrece un retrato íntimo (y en muchos aspectos desconocido) del dictador fascista en el que los sentimientos, los celos y las fantasías eróticas se entremezclan con la historia y la tragedia del fascismo.

Un solo ejemplo: en 1938, el año en que Hitler invadió Austria y en el que se firmó el acuerdo de Munich que entregaba a la Alemania nazi parte de Checoslovaquia, Mussolini se dedicaba a telefonear al menos una docena de veces al día (a razón de una llamada cada hora, desde las 9.00 a las 21.00 horas, fines de semana incluidos) a la celosísima Clara, quien le acusaba -y con razón- de tener otras amantes.

Mientras preparaba junto a Hitler la mayor tragedia de la Historia de la humanidad, el dictador fascista tenía también que emplearse a fondo en negar aventuras sexuales y en inventarse excusas con las que tranquilizar a su amante.

FAENAS SEXUALES

Por no hablar de que las ocasiones en las que en plan vodevil, escondido en un rincón de su casa y aterrado ante la posibilidad de que su mujer pudiera descubrirlo, Il Duce susurraba palabras de amor a su Claretta a través del teléfono. O de los berridos en plan cordero degollado con que solía rematar sus faenas sexuales:

-Su rostro está rígido, sus ojos centellean. Yo estoy sentada en el suelo. Él se desliza del sillón y se echa sobre mí, curvo. Siento que todos sus nervios están tensos. Lo aprieto contra mí. Lo beso y hacemos el amor con tanta furia que sus gritos parecen los de un animal herido. Después, agotado, se deja caer sobre la cama. Incluso cuando descansa es fuerte -dejó escrito la Petacci el 27 de febrero de 1938.

Gracias precisamente a los diarios de esa mujer, hija del que fuera médico personal del Papa Pío XI, emerge a la luz un Mussolini privado terriblemente antisemita («Los judíos son una raza despreciable», le confesó el 4 de noviembre de 1938 a su concubina), que no soporta al rey Víctor Manuel III, absolutamente fascinado por la Alemania nazi, que se jacta de que la princesa María José (la esposa del príncipe heredero) le tira los tejos en el terreno sexual, que considera a Franco «un idiota» y que sostiene con evidente desprecio que los españoles «son como los árabes».

Fue el 24 de abril de 1932 cuando, por pura casualidad, en la vida de Clara Petacci se cruzó Mussolini. La joven, una niña bien que entonces tenía 20 años, iba en el coche de su familia junto a su madre y su hermana cuando, de repente, un Alfa Romeo conducido por el Duce en persona les adelantó. Clara, que había crecido con el mito de Mussolini, reconoció a su ídolo y pidió a su chófer que le siguiera.

El dictador, que entonces tenía 49 años, llevaba 17 casado con donna Rachele y era padre de cinco hijos, se sintió halagado por el inmenso entusiasmo de la joven, paró su coche y bajó a saludar a la muchacha. Cuatro años más tarde, en 1936 y después de que la Petacci se casara con el teniente Riccardo Federico, Claretta y el Duce se convirtieron en amantes.

«Mussolini secreto». Ofrece un retrato íntimo del dictador fascista (Ed. Rizzoli). A la venta en Italia desde el miércoles.

Thursday, December 03, 2009

Der Spiegel: In Bett mit Ben

articolo del settimanale tedesco:

26.11.09

Im Bett mit Ben

Alexander Von Smoltczyk

Mussolinis Geliebte Clara Petacci kannte die Geheimnisse des "Duce". Ihr Tagebuch beschreibt einen sexsüchtigen Judenhasser, der Hitler "sehr sympathisch" fand.

Einmal ließ den "Duce" sein kleiner Führer doch im Stich: "Ich war wie aus Holz. Nicht ein Haar hat sich mir aufgestellt", so staunt Benito Mussolini über sich selbst. Dabei tat Maria José di Savoia, Gattin des späteren Königs Umberto II., wirklich alles, um den Chef der italienischen Faschisten am Strand zu verführen. Benito konnte nicht: "Ich war kein Mann, sondern ein Politiker." Armer Potentat.

So soll Mussolini, der 21 Jahre lang Ministerpräsident und "il Duce" war, die Szene jedenfalls hinterher seiner Lebensgeliebten Clara "Claretta" Petacci geschildert haben. Und die schrieb es dann in ihre Tagebücher.

Vergangene Woche sind die erstmals veröffentlicht worden - zum nicht geringen Entsetzen manches Nachgeborenen*. "Diese Frau würde heute wegen Stalkings verurteilt werden", so die Duce-Enkelin Alessandra Mussolini. "Kein Wort" glaube sie von dem, was da über ihren Opa geschrieben stehe.

Die Mussolinis waren noch nie gut zu sprechen auf Claretta Petacci, die einzige Frau, die Mussolini buchstäblich bis zum Tod die Treue gehalten hat.

Ihr Vater war Arzt im Vatikan, sie selbst schwärmte schon als Teenie für den "Duce, mio grandissimo Duce" und wurde mit 19 Jahren seine Geliebte. Nach einer zweijährigen Trennung avancierte sie 1936 zur Haupt- und Dauerkonkubine. Der einzigen mit Anrecht auf Personenschutz, Chauffeur und Zimmer im Palazzo Venezia.

Sie nennt ihn "Ben", er spricht von sich bescheiden als "dein Gigant". Bei Claretta beklagt er sich über die engen Stiefel, die er immer tragen muss. Sie ist seine Vertraute und Beichtmätresse. Ihre Geschichte wurde 1984 verkitscht verfilmt, mit Claudia Cardinale in der Hauptrolle.

Mussolini war vom Sex so besessen wie von der eigenen Macht. Bis zum Tag seiner Absetzung, am 25. Juli 1943, ließ er sich "täglich eine Frau, jeden Nachmittag" liefern, so erinnerte sich sein Kammerdiener Quinto Navarra. Im Gästebuch wurden sie als "faschistische Besucherinnen" geführt.

"Es gab eine Zeit, da hatte ich 14 Frauen und nahm mir 3, 4 jeden Abend, eine nach der anderen." Aber jetzt, mit Claretta, gebe es nur noch sie für ihn: "Amore, warum willst du mir nicht glauben?"

Die Nacht, bevor Österreich am 13. März 1938 ans Deutsche Reich "angeschlossen" wurde, verbringt Mussolini im Wesentlichen damit, Claretta ihre Eifersucht auszureden, mit Erfolg: "Wir machen Liebe wie noch nie, bis er Herzschmerzen hat und danach noch einmal. Dann schläft er erschöpft und selig ein."

Mussolini selbst ist maßlos eifersüchtig und lässt jeden Schritt seiner 29 Jahre jüngeren "bambina" observieren: "Dein köstliches Körperchen soll nur für mich zittern." Die Wartezeit auf ihn vertreibt sich Petacci mit Schreiben. In schneller Schrift füllt sie die Seiten, fast 2000 allein im Jahr 1938. Das Schreiben sei für sie "Therapie" gewesen, so Herausgeber Mauro Suttora, "weil sie ihre Tage nur damit verbringt, für Mussolini zu leben".

Zum großen Teil ist das Bettkantengeplauder, gespickt mit Ausfällen gegen die Mussolini-Gattin Ráchele, ansonsten ein Zeugnis von Sexsucht, Verblendung und Heuchelei. So etwa, als Mussolini unter Tränen die Schrecken des Krieges in Spanien beklagt, wo gerade 150 Kinder unter Luftbomben starben: "Denk nur, ganze Gebäude zerstört, als wären sie aus Pappe." Dabei hatte Italien gerade die Verstärkung der Bombardierungen befohlen.

Es hat in den letzten Jahren einige fragwürdige Veröffentlichungen gegeben, die Mussolini als Getriebenen zeigen, als tragische Gestalt, die von Hitler zur Judenverfolgung genötigt wurde. Auch Petaccis Notizen aus dem Lotterbett räumen mit solchen Legenden auf: "Ich war Rassist seit 1921", so habe ihr Mussolini im August 1938 anvertraut. "Ich weiß nicht, wie sie glauben können, ich würde Hitler nur nachahmen, der war damals noch gar nicht geboren. Man muss den Italienern ein Gefühl für die Rasse geben, damit sie keine Mischlinge hervorbringen, damit sie nicht ruinieren, was schön ist in uns."

Zurückgekehrt von der Münchner Konferenz 1938, ruft er Claretta zu sich: "Der Führer ist sehr sympathisch", so zitiert sie den Duce: "Hitler ist im Grunde ein Gefühlsmensch. Als er mich sah, hatte er Tränen in den Augen. Er hat mich wirklich sehr gern."

Nur dessen Wutanfälle irritierten Mussolini etwas: "Funken sprühten aus seinen Augen, er zitterte, riss sich nur mühsam zusammen. Ich dagegen blieb völlig ruhig." Im Grunde, so Mussolini, habe er die Konferenz gerettet: "Immer war ich es, der sie auf den Punkt zurückgeführt hat, sie verloren sich in der Diskussion. Hitler verehrt mich aufrichtig."

Nach der Konferenz machen beide Urlaub am Strand. Mussolini blättert in französischen Zeitungen und bekommt schlechte Laune: "Diese ekelhaften Juden, man muss sie alle vernichten. Ich werde ein Blutbad anrichten wie einst die Türken. Ich werde sie isolieren und einsperren. Sie werden die stählerne Faust von Mussolini kennenlernen. Es ist an der Zeit, dass die Italiener merken, dass sie nicht mehr von diesen Schlangen ausgebeutet werden dürfen."

Fünf Wochen später lässt er ein weiteres Rassengesetz beschließen, das "Mischehen" für ungültig erklärt. Die Proteste von Papst Pius XI. regen ihn maßlos auf: "Noch nie hat ein Papst der Religion so geschadet wie dieser. Fast die ganze Welt hat er schon verloren." Und: "Er macht unwürdige Sachen. Wie kann er sagen, wir seien den Semiten gleich. Wir haben sie jahrhundertelang bekämpft, wir hassen sie."

Nicht nur der von Petacci kolportierte Satz "Ich bin wie Napoleon" könnte auch von einem seiner Nachfolger stammen. Der eine nennt sich Duce, der andere Cavaliere oder "Papi".

Es ist eine altbekannte und nicht nur italienische Geschichte: kleine große Männer, die ihr Herz zwischen den Beinen tragen, sich mit Showgirls umgeben und letztlich doch nur angezogen sind von allem, was noch mächtiger ist und noch skrupelloser als sie.

Nach seinem Sturz 1943 errichtet Mussolini mit Hitlers Hilfe die Marionettenrepublik von Salò am Gardasee. Carletta bleibt in Rom zurück, nach Flucht und Haft trifft sie ihren Duce im April 1945 wieder, diesmal für immer.

Ihre Tagebücher hat Petacci der Gräfin Rina Cervis anvertraut, aus deren Garten sie 1950 von Carabinieri ausgegraben wurden. Seither wurden sie in einer Schachtel im Staatsarchiv aufbewahrt, freizugeben erst 70 Jahre nach Niederschrift.

Wirklich nur "Mätressengeplapper", wie einige Duce-Experten meinen? Nach dem altrömischen Motto: Sage der Geliebten alles, nur nicht die Wahrheit?

"Über das Liebesgeflüster braucht man natürlich nicht zu reden. Interessant aber sind die angeblichen Aussagen zur Politik", sagt dagegen Lutz Klinkhammer vom Deutschen Historischen Institut in Rom. "Denn weshalb hätte Mussolini hier etwas vortäuschen sollen? Politik interessierte die Petacci nicht. Ihre Notizen etwa zum Antisemitismus des Duce bestätigen im Grunde unsere jüngsten Forschungen."

Als im April 1945 auch die Miniaturrepublik von Salò am Ende war, bot Mussolini seiner Geliebten die Flucht nach Spanien an. Petacci lehnte ab. Wenig später hing sie neben dem Duce kopfüber über dem Piazzale Loreto in Mailand, erschossen von Partisanen. Überliefert ist die Bemerkung einer Passantin: "Das muss man ihr lassen: Schöne Beine hatte sie."

ALEXANDER SMOLTCZYK

* Mauro Suttora (Hg.): "Clara Petacci: 'Mussolini segreto'". Verlag Rizzoli, Mailand; 523 Seiten; 21 Euro.


traduzione inglese:

IN BED WITH BENITO

Sex Diaries Reveal Mussolini's Soft Side

settimanale De Spiegel (Germania), 26.11.2009

By Alexander Smoltczyk

Mussolini's mistress, Clara Petacci, recorded intimate details of her affair with Il Duce in her journal. Her newly published diary reveals Mussolini as a sex-addicted anti-Semite who found Hitler "very likeable" -- and who occasionally suffered from impotence.

On one occasion, Il Duce's little Führer apparently let him down. "It was as if I were made of wood. Not even a hair on my body was erect," Benito Mussolini said in amazement. Maria José di Savoia, the wife of the later King Umberto II, had done absolutely everything in her power to seduce the leader of the Italian fascists on the beach. But Benito simply couldn't rise to the occasion. "I wasn't a man, but a politician," he said.

This, at least, was the way Mussolini, who was prime minister of Italy for 21 years and was known as "Il Duce," later described the scene to his mistress Clara "Claretta" Petacci, who then recorded his words in her diaries.

Those diaries were published for the first time last week, to the considerable consternation of one of Mussolini's descendents. "This woman would be convicted of stalking today," says Alessandra Mussolini, Il Duce's granddaughter. She insists that "not a word" of what Petacci wrote about her grandfather is true.

'Your Giant'

The Mussolinis never had a very high opinion of Petacci, the only woman who was faithful to Mussolini literally to the bitter end.

Her father was a doctor at the Vatican, and as a teenager she rhapsodized about the "Duce, mio grandissimo Duce." She became his mistress at 19. In 1936, after a two-year separation, she became Mussolini's principal and permanent concubine, the only one who was entitled to bodyguards, a chauffeur and quarters at the Palazzo Venezia.

She called him "Ben," and he referred to himself, none too modestly, as "your giant." He would complain to Claretta, his confidante, about the tight boots he always had to wear. A sentimentalized version of her story was made into a film in 1984, with Claudia Cardinale as the lead.

Mussolini was as obsessed with sex as he was with his own power. Until the day of his removal from power, July 25, 1943, he had "a woman brought to him every day, every afternoon," as his valet Quinto Navarra recalls. The women were recorded in the guest book as "fascist visitors."

"There was a time when I had 14 women and took three or four them every evening, one after the other," Mussolini said. But now, he insisted, Claretta was the only one. "Amore," he said, "why do you refuse to believe me?"

Mussolini spent much of the night before March 13, 1938, when Austria was annexed into the German Reich in the Anschluss, trying to persuade Claretta not to be jealous, and his efforts were successful. As she wrote: "We make love as we have never made love before, until he has heart pain, and then we do it again. Then he falls asleep, exhausted and blissful."

'Your Precious Little Body Shall Only Tremble for Me'

Mussolini himself was intensely jealous and had his "bambina's" every movement observed. "Your precious little body shall only tremble for me," he told Claretta, who was 29 years his junior. Petacci wrote to pass the time she spent waiting for him. She wrote quickly and copiously, writing almost 2,000 pages in 1938 alone. Writing was "therapy" for Petacci, according to publisher Mauro Suttora, "because she spent her days doing nothing but living for Mussolini."

For the most part, however, the pillow talk Petacci describes, interspersed with diatribes against Mussolini's wife Ráchele, is a record of sex addiction, infatuation and hypocrisy. In one instance, for example, Mussolini weeps as he describes the horrors of the war in Spain, where 150 children had just been killed during an air raid. "Just think, entire buildings destroyed, as if they were made of cardboard." But Italy had just ordered the intensification of the bombing.

There have been several questionable publications in recent years that portray Mussolini as a driven man, a tragic figure coerced into persecuting the Jews by Hitler. But Petacci's notes from their love nest leave little doubt that Mussolini was anti-Semitic through and through. "I have been a racist since 1921," Mussolini confided to Petacci in August 1938. "I don't know how they can believe that I am merely imitating Hitler, who wasn't even born at the time. One must give the Italians a sense of race, so that they don't produce any mongrels, so that they don't ruin what is beautiful in us."

'Hitler Really Likes Me a Lot'

After returning from the Munich Conference in 1938, he summoned Claretta. "The Führer is very likeable," Il Duce told his mistress. "Hitler is an emotional person at heart. When he saw me, there were tears in his eyes. He really likes me a lot."

Mussolini was, however, somewhat irritated by Hitler's fits of rage. "Sparks flew from his eyes, his body was shaking and he could only pull himself together with difficulty. I, on the other hand, remained completely calm." In Mussolini's opinion, it was he who had saved the conference. "I was always the one who brought them back to the matter at hand, they got lost in discussion. Hitler sincerely adores me."

After the conference, Mussolini and Petacci went on a vacation to the beach. Mussolini, while flipping through French newspapers, suddenly got into a bad mood. "These disgusting Jews, they should all be destroyed," he said. "I will create a bloodbath the way the Turks once did. I will isolate them and imprison them. They will come to know the steel fist of Mussolini. It is time that the Italians realize that can no longer exploited by these snakes."

Five weeks later, he had pushed through a new race law that declared "mixed marriages" invalid. When Pope Pius XI objected, he became enraged. "Never before has a pope done so much harm to religion as this one. He has already lost almost the entire world." And, he continued, "he does dishonorable things. How can he say that we are the same as the Semites? We have fought with them for hundreds of years, and we hate them."

It is an age-old story and not one that is exclusive to Italy: The story of short, powerful men who wear their hearts between their legs, surround themselves with showgirls and, in the end, are only attracted by anything that is even more powerful and unscrupulous than they are. One sentence that Petacci attributed to Mussolini, "I am like Napoleon," could just as easily have been uttered by one of his modern-day successors, someone who likes to be called, not il Duce, but il Cavaliere or "Papi."

Sweet Nothings

After he was deposed in 1943, Mussolini, with Hitler's help, established the puppet state of the Republic of Salò on Lake Garda. Carletta remained behind in Rome, but the couple eventually reunited and, after fleeing and being arrested by Italian partisans, she and Il Duce were executed together in April 1945.

Petacci entrusted her diaries to the countess Rina Cervis. In 1950 the police unearthed them from where they had been hidden in the countess's garden. After that, they were kept in a box in the national archive, not to be released until 70 years after they had been written.

But was it truly just "pillow talk," as some Il Duce experts contend? And, in Petacci's case, did the old Roman saying hold true: Tell your lover everything, just not the truth?

"Of course, the sweet nothings aren't worth discussing. But the supposed remarks on politics are interesting," says Lutz Klinkhammer of the German Historical Institute in Rome. "When it came to politics, why would Mussolini want to hide anything from her?" he asks. "Petacci wasn't interested in politics. For instance, her notes on Il Duce's anti-Semitism essentially confirm the conclusions of our most recent research."

When the miniature Salò Republic came to an end in April 1945, Mussolini offered his mistress the option of fleeing to Spain, but Petacci declined. A short time later, she was hanging upside-down next to Il Duce above the Piazzale Loreto in Milan, shot by partisans. A passerby is believed to have said: "One thing you can say for her: She did have nice legs."

Translated from the German by Christopher Sultan

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traduzione portoghese:

Diários sexuais revelam o lado suave de Mussolini

Alexander Smoltczyk

"Il Duce" Os diários da amante Carla Petacci, recém-publicados, revelam um Mussolini viciado
em sexo e antissemita, que achava Hitler "muito agradável" - e ocasionalmente sofria de impotência
Leia outras reportagens do UOL Internacional
A amante de Mussolini, Clara Petacci, registrou detalhes íntimos do seu relacionamento com "Il Duce" no seu diário. Os diários dela, recém-publicados, revelam Mussolini como sendo um viciado em sexo e antissemita que achava Hitler "muito agradável" - e que ocasionalmente sofria de impotência.

Em determinada ocasião, o "pequeno Führer" de Il Duce aparentemente o deixou na mão. "Era como se eu fosse feito de madeira. Nem um só pelo do meu corpo ficou ereto", disse Benito Mussolini, surpreso. Maria José di Savoia, a mulher do rei Umberto 2º, fez tudo o que pode para seduzir o líder dos fascistas italianos na praia. Mas Benito simplesmente não foi capaz de corresponder às iniciativas de Maria José. "Eu não era um homem, mas sim um político", disse ele.

Pelo menos foi dessa forma que Mussolini, que foi o primeiro-ministro da Itália durante 21 anos e que era conhecido como "Il Duce", descreveu mais tarde a cena para a sua amante Clara "Claretta" Petacci, que a seguir registrou as palavras dele no seu diário.

Esses diários foram publicados pela primeira vez na semana passada, provocando uma consternação considerável em um dos descendentes de Mussolini. "Hoje em dia essa mulher seria condenada por espreitar os outros", afirma Alessandra Mussolini, neta de Il Duce. Ela insiste que "nem uma só palavra" escrita por Petacci sobre o seu avô é verdadeira.

"O seu gigante"

Os Mussolini nunca tiveram muita simpatia por Petacci, a única mulher que foi fiel a Mussolini literalmente até o final amargo.

O pai dela era um médico do Vaticano, e, quando adolescente, ela escrevia poemas sobre o "Duce, mio grandissimo Duce". Ela tornou-se amante dele aos 19 anos. Em 1936, após uma separação de dois anos, ela tornou-se a principal e permanente concubina de Mussolini, a única que tinha direito a guarda-costas, um motorista e aposentos no Palazzo Venezia.

Ela o chamava de "Ben", e ele referia-se a si próprio, de forma nada modesta, como "o seu gigante". Diante de Claretta, sua confidente, ele reclamava das botas apertadas que tinha que usar sempre. Uma versão sentimentalizada da história dela foi transformada em filme em 1984, tendo Claudia Cardinale no papel principal.

Mussolini tinha tanta obsessão por sexo quanto pelo seu próprio poder. Até o dia da sua remoção do poder, 25 de julho de 1943, "todas as tardes uma mulher era trazida para ele", recorda-se o seu criado, Quinto Navarra. As mulheres eram registradas no livro de hóspedes como "visitantes fascistas".

"Houve ocasiões em que eu tive 14 mulheres, e pegava três ou quatro delas todas as noites, uma após a outra", disse Mussolini. Mas agora, insistiu ele, Claretta era a única. "Amore", disse ele. "Por que você se recusa a acreditar em mim?".

Mussolini passou grande parte da noite anterior a 13 de março de 1938, quando a Áustria foi anexada ao Reich alemão no Anschluss, tentando persuadir Claretta a não ser ciumenta, e os seus esforços tiveram sucesso. Ela escreveu: "Nós fizemos amor como nunca antes, até ele sentir dor no coração, e depois fizemos de novo. Depois disso ele adormeceu, exausto e feliz".

"O seu precioso corpinho só tremerá para mim"

O próprio Mussolini era altamente ciumento e certificava-se de que cada movimento da sua "bambina" fosse observado. "O seu precioso corpinho só tremerá para mim", disse ele a Claretta, que era 29 anos mais nova do que ele. Petacci escreveu para passar o tempo que ficava esperando por ele. Ela escrevia rápida e abundantemente, tendo redigido quase 2.000 páginas só em 1938. Escrever era uma "terapia" para Petacci, segundo o editor Mauro Suttora, "porque ela passava os dias sem fazer nada, a não ser viver para Mussolini".

Entretanto, em sua maioria as conversas de alcova registradas por Petacci, intercaladas de críticas à mulher de Mussolini, Ráchele, são um registro de vício em sexo, paixão inconsequente e hipocrisia. Em uma ocasião, por exemplo, Mussolini chora ao descrever os horrores da guerra na Espanha, onde 150 crianças tinham acabado de ser mortas em um bombardeio aéreo. "Imagine só, prédios inteiros destruídos, como se fossem feitos de papelão". Mas a Itália havia ordenado a intensificação do bombardeio.

Houve várias publicações questionáveis nos últimos anos descrevendo Mussolini como um homem induzido, uma figura trágica que foi obrigada por Hitler a perseguir os judeus. Mas as notas de alcova de Petacci deixam pouca dúvida de que Mussolini era um completo antissemita. "Eu sou racista desde 1921", confidenciou Mussolini a Petacci em agosto de 1938. "Eu não sei como eles podem acreditar que estou simplesmente imitando Hitler, que naquela época não tinha sequer nascido. É preciso dar aos italianos um senso de raça, de forma que eles não produzam mestiços, e não arruínem aquilo que há de belo em nós".

"Hitler realmente gosta muito de mim"

Após retornar da Conferência de Munique em 1938, ele declarou a Claretta. "O Führer é muito agradável", disse Il Duce à sua amante. "Hitler é no fundo uma pessoa emotiva. Quando ele me viu, brotaram lágrimas dos seus olhos. Ele realmente gosta muito de mim".

No entanto, Mussolini ficava meio irritado com as explosões de fúria de Hitler. "Centelhas saíram dos olhos dele, o seu corpo tremia, e ele só conseguiu se controlar com dificuldade. Eu, por outro lado, permaneci completamente calmo". Na opinião de Mussolini, foi ele que salvou a conferência. "Fui eu que os trouxe de volta à questão pertinente. Eles se perderam na discussão. Hitler sinceramente me adora".

Depois da conferência, Mussolini e Petacci tiraram férias em uma praia. Mussolini, enquanto folheava jornais franceses, ficou de repente de mau humor. "Esses judeus repulsivos... Eles deveriam ser todos destruídos", disse Mussolini. "Eu criarei um banho de sangue da mesma forma que os turcos fizeram. Eu os isolarei e os aprisionarei. Eles conhecerão o punho de ferro de Mussolini. É hora de os italianos perceberem que não podem mais ser explorados por essas serpentes".

Cinco semanas depois, ele colocou em vigor uma nova lei racial que declarava os "casamentos mistos" inválidos. Quando o papa Pio 11 fez objeções, Mussolini ficou furioso. "Nunca antes um papa prejudicou tanto a religião. Ele já perdeu quase o mundo inteiro". E Mussolini continuou: "Ele faz coisas desonrosas. Como ele pode dizer que nós e os semitas somos iguais? Nós lutamos contra eles durante centenas de anos, e os odiamos".

Essa é uma história antiga, e que não é exclusiva da Itália: a história de homens baixos e poderosos que têm o coração entre as pernas, cercam-se de garotas de cabaré e, no final, só sentem atração por coisas que são ainda mais poderosas e inescrupulosas do que eles. Uma sentença que Petacci atribuiu a Mussolini, "Eu sou como Napoleão", poderia muito bem ter sido proferida por um dos seus sucessores modernos, alguém que gosta de ser chamado, não de Il Duce, mas de Il Cavaliere ou "Papi".

Doces nulidades

Após ter sido deposto em 1943, Mussolini, com o auxílio de Hitler, criou o Estado fantoche da República de Salò, no Lago Garda. Carletta ficou para trás, em Roma, mas o casal acabou se reunindo e, após fugirem e serem presos por militantes italianos, ela e Il Duce foram executados juntos em abril de 1945.

Petacci entregou os seus diários à condessa Rina Cervis. Em 1950, a polícia os desenterrou no lugar onde tinham sido escondidos, no jardim da condessa. Depois disso, eles foram mantidos em uma caixa no arquivo nacional, e só foram divulgados 70 anos após terem sido redigidos.

Mas será que os registros não passam de "conversas de alcova", como alegam alguns especialistas em Il Duce? E, no caso de Petacci, será que o velho ditado romano se aplica? "Diga à sua amante tudo, e não apenas a verdade".

"É claro que não vale a pena discutir as doces nulidades. Mas as supostas observações sobre politica são interessantes", afirma Lutz Klinkhammer, do Instituto Histórico Alemão em Roma. "Quando se trata de política, por que Mussolini desejaria esconder tudo dela?" questiona Klinkhammer. "Pettaci não estava interessada em política. Por exemplo, as anotações dela sobre o antissemitismo de Il Duce basicamente confirmam as conclusões das nossas mais recentes pesquisas".

Quando a minúscula República Salò chegou ao fim, em abril de 1945, Mussolini ofereceu à sua amante a opção de fugir para a Espanha, mas Petacci recusou. Pouco tempo depois, ela estava pendurada de cabeça para baixo, ao lado de Il Duce, sobre a Piazzale Loreto, em Milão, tendo sido fuzilada por militantes. Um homem que estava no local teria dito: "Uma coisa pode ser afirmada a respeito dela: ela tinha belas pernas".

Tradução: UOL

Wednesday, December 02, 2009

Economist: Not just Hitler's fool

A mistress’s diary shows Benito Mussolini was a rabid anti-Semite

Nov 19th 2009 | ROME
From The Economist print edition

articolo originale sul sito dell'Economist

“THESE disgusting Jews, I must destroy them all.” Adolf Hitler’s dinnertime conversation? No. This is one of several anti-Semitic rants ascribed to Italy’s fascist leader, Benito Mussolini, by his mistress, Clara Petacci. Both were executed by partisans at the end of the second world war. The diaries of “Claretta”, published as a book (“Mussolini segreto”) on November 18th, after more than 50 years in the state archives, challenge the comforting view that many Italians have of the Duce as a leader misled by Hitler, his ally. Mussolini’s reputation still matters in a country which, for most of the past eight years, has been led by governments incorporating his “post-fascist” heirs.

In 2004 his son, Romano, published a memoir, “My Father, Il Duce”, which presented Mussolini as a caring family man, largely ignoring the dark side of the leader who had occupied Ethiopia in 1935-36 and, during his final years as Hitler’s puppet, sent thousands of Jews to Nazi death camps. In 2007 Marcello Dell’Utri, a close aide to Silvio Berlusconi, the prime minister, claimed to have found Mussolini’s diaries. Most historians said they were fakes, but not before Italians were told of contents which, in the words of Romano’s daughter, Alessandra Mussolini, showed “all the efforts made by grandfather to avoid the war”.

Italian television documentaries generally go easy on the Duce too, often reflecting the view that his government’s anti-Jewish “racial laws”, passed in 1938, were an aberration. Mr Berlusconi’s own opinion, given in a 2003 interview, is that Mussolini “never killed anyone”.

So for many Italians, it comes as a jolt to read of Il Duce boasting that “I’ve been a racist since ’21.” His mistress even recorded a remark by Mussolini in 1938 that foreshadowed the Final Solution: “I shall carry out a massacre, like the Turks did”—an apparent allusion to the mass killing of Armenians in 1915.

“People have always assumed the racial laws were a political instrument; not part of a policy in which he sincerely believed. This would suggest quite the opposite,” says Paul Corner, professor of European history at the University of Siena. As a lover’s account, the diaries should be treated with due caution, says Sergio Luzzatto, an historian from the University of Turin. “But they are a kind of wake-up call. They reveal Mussolini’s true gravity and wickedness.”

El Pais: Mussolini íntimo y despiadado

Los diarios rescatados de la amante, Claretta Petacci, descubren a un Duce racista, cínico y violento - El dictador italiano consideraba a Franco "un idiota"

El Pais

Lucia Magi - Roma - 17/11/2009

"¿Sabes, amor? Anoche en el teatro te desnudé por lo menos tres veces. Te miraba, te quitaba la ropa mentalmente y te deseaba como un loco".
Podría parecer un fragmento de las conversaciones telefónicas interceptadas recientemente entre un ostentoso galán de nombre Silvio Berlusconi y sus jóvenes y bien pagadas acompañantes. El fogoso amante en cuestión es otro político italiano, Benito Mussolini. Estas palabras, que reproducen una apasionada y sensual declaración del dictador fascista, fueron apuntadas en su diario por Claretta Petacci, con la que el Duce engañó a su mujer toda la vida. Era el 5 de enero de 1938. La relación entre la esbelta mujer de pelo azabache y sonrisa ancha y el dictador nació en 1932 y llegó hasta final: los partisanos los ahorcaron codo con codo el 25 de abril de 1945, tras 20 años de régimen.

Durante toda la unión, Claretta plasmó diligentemente sus intimidades de joven mujer y, lo que es más importante, las reveladoras confesiones que pintan a un Mussolini racista, desdeñoso, violento y despiadado, en unos cuadernos, guardados hasta principios de este año en los archivos históricos y protegidos por el secreto de Estado. Este insustituible testimonio de primera mano sobre la vida privada de Mussolini llega mañana a las librerías italianas de mano del periodista Mauro Suttora y bajo el título Mussolini segreto.

"Estudié durante muchos meses más de 2.000 páginas escritas por Claretta, con una grafía estrecha y difícil", cuenta el autor en una conversación telefónica desde Milán. A finales de la guerra de Liberación, cuando la pareja tenía el agua al cuello y tuvo que escapar de Salò, donde se había refugiado tras la caída del Gobierno de Mussolini con la ilusión de resucitar al fascismo, la amante del Duce entregó los diarios a una amiga de confianza. Ésta los escondió y fueron encontrados en 1950.

El libro promete levantar ampollas. No sólo por las audaces fantasías eróticas, bien detalladas. Eso, hoy, en Italia pasaría inadvertido. Lo que "es explosivo" -según el autor- es que las palabras de Claretta destruyen de una vez por todas la imagen de un dictador humano, un afable fascista a escala reducida, una especie de hermano menor y menos despiadado de Hitler, alguien que se vio uncido al carro nazi a su pesar, que aprobó leyes contra los judíos sólo para complacer al aliado alemán, y muy devoto y complaciente con la Iglesia.

Claretta describe en sus diarios un perfil muy distinto del Duce. Muestra a un hombre violento en su pensamiento político y en sus sentimientos, ferozmente antisemita, que reivindica un racismo avant la lettre, furioso con Pío XI, megalómano, que no ahorra su cínica agresividad a nadie y nada. Tampoco a Franco.
Escribe Claretta el 22 de diciembre de 1937: "Ese Franco es un idiota. Cree haber ganado la guerra con una victoria diplomática, porque algunos países le han reconocido, pero tiene al enemigo en casa. Si sólo tuvieran la mitad de la fuerza de los japoneses hubiera acabado todo hace cuatro meses. Son apáticos, indolentes, tienen mucho de los árabes. Hasta 1480 en España dominaron los árabes, ocho siglos de dominación musulmana. Ahí está la razón de por qué comen y duermen tanto".

El 4 de agosto de 1938 Claretta pone en boca del dictador: "Yo era racista ya en 1921, no sé cómo pueden pensar que imito a Hitler si él ni siquiera había nacido. Los italianos tendrían que tener más sentido de la raza, para no crear mestizos, que van a estropear lo bonito que tenemos".
Hacía 20 días había salido el Manifesto della razza, que teorizaba sobre la superioridad de la etnia itálica. Y en contra del papa Pío XI: "Si siguen así los del Vaticano voy a romper todo tipo de relación con ellos. Son unos miserables hipócritas. Prohibí los matrimonios mixtos y ahora el Papa me pide casar a un italiano y una negra. ¡No! ¡Voy a romperles la cara a todos!".

Thursday, November 19, 2009

The Express (Gb): "Hitler? Just a big softie"

The Express

November 19, 2009 Thursday
U.K. 1st Edition

By Paul Callan

Hitler? Just a big softie
At least that's how Mussolini saw his 'sentimental' friend, according to an astonishing new diary written by the Italian buffoon's mistress
HITLER was looking anxious and excited as he waited in the thickly-carpeted conference room in Munich late that October day in 1938.
Then, in through the wide open doors strolled the burly figure of Benito Mussolini, the Italian Fascist leader, dressed in an ornate uniform.
Hitler approached, hand outstretched in greeting, a delighted smile across his face. As the two dictators hailed one another, Mussolini could not help but notice that Hitler was actually crying.

This somewhat astonishing revelation is contained in the newly-published diaries of Clara Petacci, Mussolini's glamorous dark-haired mistress. The diaries, published as a book entitled Secret Mussolini, are held by her nephew, who lives in the US. They reveal that the Italian leader saw a sentimental side to Hitler's nature.
Miss Petacci recalled how Mussolini described to her the Munich conference where he, Hitler and Prime Minister Neville Chamberlain, discussed the carve-up of Czechoslovakia.
"The welcome at Munich was fantastic and the Führer was very pleasant. Hitler is an old sentimentalist at heart. When he saw me, he had tears in his eyes. He really does like me a lot. But he does have angry outbursts, which only I can control. There were sparks and he was quivering, as he struggled to control himself. I, on the other hand, was unperturbed."

It is historically astonishing - if these claims are to be believed - that Hitler had such an emotionally charged high regard for Mussolini, a puffed-up, posturing braggart.
But Hitler greatly admired Mussolini, who had come to power in Italy in 1922 - 11 years before Hitler himself would become Chancellor of Germany and subject his country to the horrors of Nazism. Hitler felt a deep kinship with Mussolini and, at that point, considered him a close political brother. Hitler considered Italy one of the natural friends of his new Germany. He admired the country's art and once stated: "My dearest wish would be to be able to wander about Italy as an unknown painter."

Both men shared an obsessive nature, similar ideologies and a determination to maintain total power.
But in the relationship it seems that Hitler was the greater enthusiast. "He seemed like someone in love asking news about the person they loved, " recalled one SS colonel who had been quizzed by Hitler about Mussolini.
The Führer made many requests to meet the Italian leader but was constantly rebuffed and became visibly emotional whenever he discussed the object of his admiration.

But Mussolini was less enthusiastic.
"He's mad, " he is said to have observed on meeting Hitler for the first time.
"Instead of speaking to me about current problems, he recited to me from memory parts of his book, Mein Kampf, that enormous brick which I have never been able to read."
It is, of course, not unusual for dictators and men of evil to display a seemingly uncharacteristic gentle side to their nature. Josef Stalin, the Russian dictator who murdered even more than Hitler over a long period, would often weep easily while drunk.
He became maudlin and was easily moved by sentimental music.

In a psychological profile prepared for the US government during the war, it was concluded that Hitler had a "Dr Jekyll and Mr Hyde personality structure comprising two wholly different people". On the one hand, Hitler proved to be this "iron man" who felt little or no feeling for the millions who died as a result of his terrible actions.
ON THE other hand there were many times when the other side of Hitler's personality was seen in public - one which contrasted sharply with the evil in his nature.

On one occasion there was a commemorative service for German sailors who had died when the battleship Deutschland was bombed.
Hitler spoke passionately to a huge crowd, after which he walked down the line of survivors.
"The first widow to whom Hitler spoke a few words cried violently, " according to a report of the event.
"Her child, who was 10 years old and who stood next to his bereaved mother, began to cry heart-rendingly.
Hitler patted him on the head and turned uncertainly to the next in line.
Before he could speak a word Hitler was suddenly overcome. He span completely around and left the carefully prepared programme flat. Followed by his utterly surprised companions, he walked as fast as he could to his car and had himself driven away."

The US psychological report observed that, of the two personalities that inhabited Hitler's body one was a very soft, sentimental and indecisive individual "who has little drive and wants nothing quite so much as to be amused, liked and looked after".
The other personality was the opposite - hard, cruel and decisive with "an abundant reservoir of energy".
It was the first Hitler who, on one memorable occasion, wept profusely at the death of his canary.
But it was the second Hitler, the flint-hearted one, who would often scream: "Heads will roll for this."
Similarly, it was the sentimental Hitler who could not bring himself to discharge an assistant. But it was the second Hitler who could easily order the murder of thousands, including some of his best friends, and say with bloodthirsty conviction: "There will be no peace in the land until a body hangs from every lamppost."

US President Roosevelt also ordered a psychological profile be built up of Hitler. Psychiatrist Dr Henry Murray considered he played not two, but many parts. These included "expressionless Hitler", who would stand "like an unthinking dummy with an upraised hand at the front of a six-wheeled motorcar that moved at a slow pace down the great avenue between serried ranks of worshipful adherents". There was the "embarrassed Hitler" - always ill at ease in the presence of a stranger, an aristocrat, a general or anyone who made him feel inferior.

Dr Murray also broke down the Führer's personality into a "gracious Hitler" - soft, good-natured, gentle and informal - and even a "sentimental Hitler", who was easily moved to tears.
These all contrasted with a "possessed Hitler" who shrieked with fanatical fury as he addressed the masses, a "hysterical Hitler" who will even roll on the carpet with fury and shake with terror when he woke from a nightmare, and there was even the "apathetic Hitler", a limp, indolent and indecisive creature.
Nazi aides also recall that Hitler would break down and weep like a child pleading for sympathy when he found himself in difficult situations.
One such aide recalled: "In 1934, he complained of the ingratitude of the German people in the sobbing tones of a down-at-heel musichall performer. A weakling who accused and sulked, appealed and implored and retired in wounded vanity."

Hitler continued to support and admire Mussolini as the war progressed.
But this admiration started to erode after July 1943, when Mussolini was stripped of power and arrested after a revolt within his inner circle.
Hitler was afraid of the propaganda value that would follow if Mussolini was turned over to the Allies, now fighting steadily through Italy. So he personally ordered one of his favourite commandos, Captain Otto Skorzeny, the head of Hunting Group 502, to rescue Mussolini.
After locating the Italian dictator, who had been placed under house arrest in a remote hotel on top of Gran Sasso, a 6,000-feet-high mountain 80 miles north-east of Rome, Skorzeny and his men swooped in on 12 gliders.
Not a shot was fired and Skorzeny informed Mussolini: "The Führer has sent me to set you free."
Mussolini replied: "I knew my friend Adolf Hitler would not abandon me."

But the end came for Mussolini in April 1945 when he and Clara Petacci were captured as they attempted to board a plane bound for Switzerland.
The next day, both were executed and their bodies hung unceremoniously upside-down from a lamppost outside a Milan petrol station.
This time Hitler, doubtless more concerned about what remained of his own future, did not weep.

Wednesday, November 18, 2009

Daily Telegraph: Secret Mussolini

Benito Mussolini regarded Adolf Hitler as a teary-eyed "sentimentalist" but was jealous of the Nazi dictator's power and fame, diaries written by the Italian leader's mistress reveal.

By Nick Squires in Rome
16 Nov 2009

Claretta Petacci's journals, which will be published this week, describe a meeting he had with the German leader in 1938 after British prime minister Neville Chamberlain agreed to Germany's annexation of the Sudetenland.
"The Fuhrer was very kind. At heart, Hitler is an old sentimentalist. When he saw me he had tears in his eyes," Mussolini told his lover.

The diaries also show Mussolini was irritated by being regarded as a junior partner to Hitler, maintaining that his fascism and anti-Semitism dated back to the 1920s, before Hitler rose to prominence.
"I've been racist since 1921," he proudly told his mistress on a boating trip on August 4, 1938, two years before Italy declared war on Britain.

"I don't know how they can think that I'm imitating Hitler, he wasn't even born then (in a political sense)."
In another diary entry, Mussolini rails against Italians in Italy's African colonies having relationships with locals.
"Every time I get a report from Africa, it makes me upset. Just today, another five arrested for living with blacks. Ah! These dirty Italians, they are destroying in less than seven years an empire. They have no consciousness of race."

The book, Secret Mussolini, contains extracts from Petacci's diaries written between 1932 and 1938.
They say Mussolini was madly in love with Miss Petacci, once telling her he mentally undressed her at the theatre and that he had a "mad desire" for her.
She was just 20 when she met the fascist dictator, who was married with children and 29 years her senior.
In April 1945, with total defeat looming, the couple tried to escape to Switzerland but were caught by Italian partisans, executed and strung up from a petrol station near Milan.

The diaries make it plain that he was infatuated with her. "Do you know, my darling, that last night at the theatre I undressed you at least three times?" she recalls him telling her in January 1938.
"I was crazy with desire for you. Your small body, your flesh for which I'm crazy, tomorrow will be mine."

Le Monde: Mussolini antisémite

Un Mussolini foncièrement antisémite révélé par les journaux de sa maîtresse

Le Monde, 16.11.09

http://www.lemonde.fr/culture/article/2009/11/30/mussolini-les-juifs-et-les-femmes_1274049_3246.html

Un Mussolini foncièrement antisémite, fasciné par la puissance du Troisième Reich d'Adolf Hitler et furieux contre le pape Pie XI, émerge du livre "Mussolini Secret" qui regroupe des journaux intimes de sa maîtresse Claretta Petacci et sera publié mercredi en Italie par Rizzoli.

Dans cet ouvrage, dont le journal Corriere della Sera publie lundi des extraits, sont synthétisés des écrits consignés de 1932 à 1938 qui révèlent des aspects méconnus du dictateur fasciste.

Le 4 août 1938, les deux amants sont en bateau et à propos des lois anti-juives d'Hitler, Mussolini dit à sa maîtresse: "moi j'étais raciste dès 1921. Je ne sais comment ils peuvent penser que j'imite Hitler, il n'était pas encore né (...) Il faut donner un sens de la race aux Italiens pour qu'ils ne créent pas de métisses, qu'ils ne gâchent pas ce qu'il y a de beau en nous".

Le 11 octobre, à la mer avec Claretta, il se déchaîne: ""ces saloperies de Juifs, il faut tous les détruire, je ferai un massacre comme les Turcs ont fait (...) Je bâtirai une île et les y mettrai tous (...) Ils n'ont même pas un peu de gratitude, de reconnaissance, pas même une lettre de remerciement. (...) Ils disent que nous avons besoin d'eux, de leur argent, de leur aide".

Mussolini raconte aussi le 1er octobre 1938 à sa maîtresse les coulisses de la Conférence de Munich: "Le Führer est très sympathique. Hitler est un grand sentimental au fond. Quand il m'a vu il avait les larmes aux yeux. Il m'aime vraiment beaucoup".

Des passages des journaux intimes révèlent aussi sa colère contre le pape Pie XI qui s'est déclaré "proche spirituellement de tous les sémites" et demande que les mariages religieux entre juifs et catholiques soient valables.

"Tu ne peux pas savoir quel mal ce pape fait à l'Eglise. Jamais un pape n'a été aussi néfaste pour la religion", dit-il, en s'érigeant contre l'idée d'un Italien se mariant à un Noir.

Ailleurs, "la Petacci" raconte la passion entre les deux amants et les écarts de Mussolini avec d'autres maîtresses. "Oui mon amour, j'ai tort, surtout que je t'aime de plus en plus et que je sens que tu m'es nécessaire plus qu'aucune autre chose au monde", lui dit-il le 19 février 1938.

Alessandra Mussolini difende il nonno

«Vittima dello stalking di Claretta»

Il Giornale, mercoledì 18 novembre 2009

di Daniele Abbiati

Con sorprendente pacatezza, nonostante il tema del giorno sia l’ennesima «puntata» della tragica commedia sull’amato nonno, Alessandra Mussolini risponde modulando il tono usando la corda dell’amara ironia. «Non credo a una sola parola. Quella donna oggi sarebbe condannabile per stalking, altro che testimonianze storiche. Si tratta di una vera persecuzione reiterata...».

«Quella donna» è ovviamente Claretta, l’amante del Duce. E le parole in questione, vale a dire le confidenze intime che il capo del fascismo avrebbe fatto alla Petacci a proposito degli ebrei e del Vaticano, in particolare, ora raccolte nel volume curato da Mauro Suttora Mussolini segreto (Rizzoli, da oggi nelle librerie), «sono assolutamente in contrasto con la linea di condotta di Benito. No, guardi, nella migliore delle ipotesi si tratta di una pura e semplice operazione di marketing. È una cosa che sta agli antipodi dei diari del nonno, in possesso del senatore Dell’Utri. Diari fra l’altro avvalorati da un atto notarile a firma di mio padre». E nella peggiore delle ipotesi? Qui la voce s’incrina e rallenta: «A meno che... si tratti di un artificioso contraltare proprio a quei diari...».

Anche Roberto Chiarini, lo storico che al fascismo in generale, e al tema sempre caldo del razzismo nel Ventennio in particolare ha dedicato numerosi studi, propende per il «no». Condivide le fortissime perplessità espresse ieri sul Giornale da Giordano Bruno Guerri (mentre un altro esperto, Roberto Gervaso, apre qualche spiraglio), ma, soprattutto, fa due considerazioni: una sulla forma e una sul contenuto. Quanto alla forma, «bisogna tener conto - dice - della sede in cui, eventualmente, furono espressi i giudizi. Bisogna considerare l’onda emotiva della sfera privata...». Insomma, è risaputo come l’alcova, spesso, non sia il posto migliore dove parlare a cuore aperto.

E poi, entrando nel merito, c’è... un terzo incomodo molto ingombrante: Adolf Hitler. «Con il Führer esisteva un rapporto complesso che non escludeva la rivalità. Mussolini lo “rincorreva” su vari fronti, in particolare quello del razzismo. Nel ’38 temeva di fare la figura di quello che arriva per ultimo. E calcare la mano sugli ebrei serviva ad affermare la natura totalitaria del suo sistema. Inoltre ci sono i conti da regolare con i poteri che fino ad allora l’avevano condizionato... E la guerra d’Etiopia, con il conseguente problema del meticciato...».

Alcova, Mussolini, razzismo, Vaticano. Sarebbero ottimi ingredienti per un Porta a porta. Infatti, una puntata sul tema verrà registrata lunedì prossimo.

Tuesday, November 17, 2009

Secret Mussolini: New York Post

Benito: I hated Jews pre-Adolf

November 17, 2009

ROME -- Benito Mussolini was a fierce anti-Semite who proudly said that his hatred for Jews preceded Adolf Hitler's and vowed to "destroy them all," according to previously unpublished diaries by the Fascist dictator's longtime mistress.

According to the diaries, Mussolini also talked about the warm reception he received from Hitler at the 1938 Munich conference -- he called the German leader a "softy" -- and attacked Pope Pius XI for his criticism of Nazism and Fascism.

The diaries kept by Claretta Petacci, Mussolini's mistress, between 1932 and 1938 are the subject of a book coming out this week, "Secret Mussolini."

"I have been a racist since 1921. I don't know how they can think I'm imitating Hitler," Mussolini is quoted as boasting in August 1938.

Associated Press: 'Mussolini segreto'

MISTRESS' DIARY: MUSSOLINI WAS FIERCE ANTI-SEMITE

ROME (AP) _ Benito Mussolini was a fierce anti-Semite, who proudly said that his hatred for Jews preceded Adolf Hitler's and vowed to «destroy them all,» according to previously unpublished diaries by the Fascist dictator's longtime mistress.

According to the diaries, Mussolini also talked about the warm reception he received from Hitler at the 1938 Munichconference - he called the German leader a «softy» - and attacked Pope Pius XI for his criticism of Nazism and Fascism.

On a more intimate note, Mussolini was explicit about his sexual appetites for his mistress and said he regretted having affairs with several other women.

The dairies kept by Claretta Petacci, Mussolini's mistress, between 1932 and 1938 are the subject of a book
coming out this week entitled «Secret Mussolini.» Excerpts were published Monday by Italy's leading daily
Corriere della Sera and confirmed by publisher Rizzoli.

Historians said the diaries appeared to be convincing and reinforced the image that Mussolini was strongly
anti-Semitic, even though early on there was some Jewish support for his Fascist movement. But they cautioned that these are the diaries of the dictator's lover - not Mussolini himself - and therefore must be taken with an
extra grain of salt.

Corriere said the diaries shed new light on Mussolini, who had been seen as more obsequious toward the pope and «dubious» over Italy's racial laws, which led to widespread persecution of Italian Jews.

Many of the excerpts that were published date to 1938, a crucial year during which Mussolini's Fascist regime passed the racial laws and Europe sealed its appeasement toward Nazi Germany at the Munich conference.

«I have been a racist since 1921. I don't know how they can think I'm imitating Hitler,» Mussolini is quoted as boasting in August 1938. «We must give Italians a sense of race.»

Italy's racial laws restricted the rights of Jews and expelled them from government, university and other fields.

In 1943, German troops occupied northern and central Italy, and thousands of Jews were deported. According to some researchers, there were 32,000 Jews in 1943 in Italy, of whom over 8,000 were deported to Nazi concentration camps.

«These disgusting Jews, I must destroy them all,» Mussolini was quoted as saying by his lover in October 1938. At another point he calls them «enemies» and «reptiles,» according to the excerpts.

Mussolini also denounced Pius XI, who saw the rise of anti-Semitism in the last years of his 1922-39 papacy, as harming the Catholic Church. Pius commissioned an encyclical to denounce racism and the violent nationalism of Germany, but he died before releasing it and it was never published.

The Fascist dictator said that «there never was a pope as harmful to religion» as Pius XI and accused him of doing «undignified things, such as saying we are similar to the Semites,» according to the excerpts.

For years, the Vatican has struggled to defend Pius' successor _ the wartime Pope Pius XII _ against claims he
didn't do enough to save Jews from the Holocaust.

Mussolini had kind words for Hitler, whom he said was «very nice» and had tears in his eyes when he met the Italian dictator in Munich. «Hitler is a big softy, deep down,» Mussolini is quoted as telling Petacci on Oct. 1, 1938, shortly after the conference.

Mussolini also wrote to Petacci about his «mad desire» for her «little body» and his regret over having had relations with other women. «I adore you and I'm a fool. I mustn't make you suffer,» he was quoted as saying.

Mussolini and Petacci were shot by partisans on April 28, 1945, and their bodies were displayed to a jeering crowd hanging upside-down from a gas station in a Milan square.

Piero Melograni, a historian who has written several books on Fascism and World War II, said the excerpts were «convincing in terms of the character that emerges and therefore the authenticity of the diaries.»

He said the diaries appear to strengthen the notion of a strongly anti-Semitic Mussolini, as demonstrated by the 1938 laws and several speeches. But he said the personal quotes almost «humanize» him.

Another prominent historian, Giovanni Sabbatucci, said that while he has no reason to doubt the authenticity of the diaries, he is less sure of their historical significance because they might not reflect Mussolini's real thoughts.

«We must not forget that, even when authentic, we are reading what a mistress was writing about what her lover told her,» he said in a phone interview.

Sabbatucci said that while there is no doubt that Mussolini had developed a strong anti-Semitism in the later
years of his life, historians are split as to when these sentiments began. The diaries appear to show he developed
them earlier rather than later, but Sabbatucci was doubtful.

«We must not take for granted that she correctly wrote what she was told. And we must not take for granted that what she was told was the truth and not some lover talk,» said Sabbatucci, who teaches contemporary history at Rome's Sapienza University.

16.11.2009 h 20:25