Il 22.11.10 su La Sette "L'Infedele" (di Gad Lerner) confronto sugli ebrei nei diari di Claretta e di Mussolini. Fra gli ospiti Marcello Dell'Utri e Mauro Suttora (curatore di Mussolini segreto, i diari di Claretta, ed. Rizzoli, 2009).
L'intervento di Mauro Suttora (quattro minuti):
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Thursday, November 18, 2010
Wednesday, December 02, 2009
Economist: Not just Hitler's fool
A mistress’s diary shows Benito Mussolini was a rabid anti-Semite
Nov 19th 2009 | ROME
From The Economist print edition
articolo originale sul sito dell'Economist
“THESE disgusting Jews, I must destroy them all.” Adolf Hitler’s dinnertime conversation? No. This is one of several anti-Semitic rants ascribed to Italy’s fascist leader, Benito Mussolini, by his mistress, Clara Petacci. Both were executed by partisans at the end of the second world war. The diaries of “Claretta”, published as a book (“Mussolini segreto”) on November 18th, after more than 50 years in the state archives, challenge the comforting view that many Italians have of the Duce as a leader misled by Hitler, his ally. Mussolini’s reputation still matters in a country which, for most of the past eight years, has been led by governments incorporating his “post-fascist” heirs.
In 2004 his son, Romano, published a memoir, “My Father, Il Duce”, which presented Mussolini as a caring family man, largely ignoring the dark side of the leader who had occupied Ethiopia in 1935-36 and, during his final years as Hitler’s puppet, sent thousands of Jews to Nazi death camps. In 2007 Marcello Dell’Utri, a close aide to Silvio Berlusconi, the prime minister, claimed to have found Mussolini’s diaries. Most historians said they were fakes, but not before Italians were told of contents which, in the words of Romano’s daughter, Alessandra Mussolini, showed “all the efforts made by grandfather to avoid the war”.
Italian television documentaries generally go easy on the Duce too, often reflecting the view that his government’s anti-Jewish “racial laws”, passed in 1938, were an aberration. Mr Berlusconi’s own opinion, given in a 2003 interview, is that Mussolini “never killed anyone”.
So for many Italians, it comes as a jolt to read of Il Duce boasting that “I’ve been a racist since ’21.” His mistress even recorded a remark by Mussolini in 1938 that foreshadowed the Final Solution: “I shall carry out a massacre, like the Turks did”—an apparent allusion to the mass killing of Armenians in 1915.
“People have always assumed the racial laws were a political instrument; not part of a policy in which he sincerely believed. This would suggest quite the opposite,” says Paul Corner, professor of European history at the University of Siena. As a lover’s account, the diaries should be treated with due caution, says Sergio Luzzatto, an historian from the University of Turin. “But they are a kind of wake-up call. They reveal Mussolini’s true gravity and wickedness.”
Nov 19th 2009 | ROME
From The Economist print edition
articolo originale sul sito dell'Economist
“THESE disgusting Jews, I must destroy them all.” Adolf Hitler’s dinnertime conversation? No. This is one of several anti-Semitic rants ascribed to Italy’s fascist leader, Benito Mussolini, by his mistress, Clara Petacci. Both were executed by partisans at the end of the second world war. The diaries of “Claretta”, published as a book (“Mussolini segreto”) on November 18th, after more than 50 years in the state archives, challenge the comforting view that many Italians have of the Duce as a leader misled by Hitler, his ally. Mussolini’s reputation still matters in a country which, for most of the past eight years, has been led by governments incorporating his “post-fascist” heirs.
In 2004 his son, Romano, published a memoir, “My Father, Il Duce”, which presented Mussolini as a caring family man, largely ignoring the dark side of the leader who had occupied Ethiopia in 1935-36 and, during his final years as Hitler’s puppet, sent thousands of Jews to Nazi death camps. In 2007 Marcello Dell’Utri, a close aide to Silvio Berlusconi, the prime minister, claimed to have found Mussolini’s diaries. Most historians said they were fakes, but not before Italians were told of contents which, in the words of Romano’s daughter, Alessandra Mussolini, showed “all the efforts made by grandfather to avoid the war”.
Italian television documentaries generally go easy on the Duce too, often reflecting the view that his government’s anti-Jewish “racial laws”, passed in 1938, were an aberration. Mr Berlusconi’s own opinion, given in a 2003 interview, is that Mussolini “never killed anyone”.
So for many Italians, it comes as a jolt to read of Il Duce boasting that “I’ve been a racist since ’21.” His mistress even recorded a remark by Mussolini in 1938 that foreshadowed the Final Solution: “I shall carry out a massacre, like the Turks did”—an apparent allusion to the mass killing of Armenians in 1915.
“People have always assumed the racial laws were a political instrument; not part of a policy in which he sincerely believed. This would suggest quite the opposite,” says Paul Corner, professor of European history at the University of Siena. As a lover’s account, the diaries should be treated with due caution, says Sergio Luzzatto, an historian from the University of Turin. “But they are a kind of wake-up call. They reveal Mussolini’s true gravity and wickedness.”
Wednesday, November 18, 2009
Alessandra Mussolini difende il nonno
«Vittima dello stalking di Claretta»
Il Giornale, mercoledì 18 novembre 2009
di Daniele Abbiati
Con sorprendente pacatezza, nonostante il tema del giorno sia l’ennesima «puntata» della tragica commedia sull’amato nonno, Alessandra Mussolini risponde modulando il tono usando la corda dell’amara ironia. «Non credo a una sola parola. Quella donna oggi sarebbe condannabile per stalking, altro che testimonianze storiche. Si tratta di una vera persecuzione reiterata...».
«Quella donna» è ovviamente Claretta, l’amante del Duce. E le parole in questione, vale a dire le confidenze intime che il capo del fascismo avrebbe fatto alla Petacci a proposito degli ebrei e del Vaticano, in particolare, ora raccolte nel volume curato da Mauro Suttora Mussolini segreto (Rizzoli, da oggi nelle librerie), «sono assolutamente in contrasto con la linea di condotta di Benito. No, guardi, nella migliore delle ipotesi si tratta di una pura e semplice operazione di marketing. È una cosa che sta agli antipodi dei diari del nonno, in possesso del senatore Dell’Utri. Diari fra l’altro avvalorati da un atto notarile a firma di mio padre». E nella peggiore delle ipotesi? Qui la voce s’incrina e rallenta: «A meno che... si tratti di un artificioso contraltare proprio a quei diari...».
Anche Roberto Chiarini, lo storico che al fascismo in generale, e al tema sempre caldo del razzismo nel Ventennio in particolare ha dedicato numerosi studi, propende per il «no». Condivide le fortissime perplessità espresse ieri sul Giornale da Giordano Bruno Guerri (mentre un altro esperto, Roberto Gervaso, apre qualche spiraglio), ma, soprattutto, fa due considerazioni: una sulla forma e una sul contenuto. Quanto alla forma, «bisogna tener conto - dice - della sede in cui, eventualmente, furono espressi i giudizi. Bisogna considerare l’onda emotiva della sfera privata...». Insomma, è risaputo come l’alcova, spesso, non sia il posto migliore dove parlare a cuore aperto.
E poi, entrando nel merito, c’è... un terzo incomodo molto ingombrante: Adolf Hitler. «Con il Führer esisteva un rapporto complesso che non escludeva la rivalità. Mussolini lo “rincorreva” su vari fronti, in particolare quello del razzismo. Nel ’38 temeva di fare la figura di quello che arriva per ultimo. E calcare la mano sugli ebrei serviva ad affermare la natura totalitaria del suo sistema. Inoltre ci sono i conti da regolare con i poteri che fino ad allora l’avevano condizionato... E la guerra d’Etiopia, con il conseguente problema del meticciato...».
Alcova, Mussolini, razzismo, Vaticano. Sarebbero ottimi ingredienti per un Porta a porta. Infatti, una puntata sul tema verrà registrata lunedì prossimo.
Il Giornale, mercoledì 18 novembre 2009
di Daniele Abbiati
Con sorprendente pacatezza, nonostante il tema del giorno sia l’ennesima «puntata» della tragica commedia sull’amato nonno, Alessandra Mussolini risponde modulando il tono usando la corda dell’amara ironia. «Non credo a una sola parola. Quella donna oggi sarebbe condannabile per stalking, altro che testimonianze storiche. Si tratta di una vera persecuzione reiterata...».
«Quella donna» è ovviamente Claretta, l’amante del Duce. E le parole in questione, vale a dire le confidenze intime che il capo del fascismo avrebbe fatto alla Petacci a proposito degli ebrei e del Vaticano, in particolare, ora raccolte nel volume curato da Mauro Suttora Mussolini segreto (Rizzoli, da oggi nelle librerie), «sono assolutamente in contrasto con la linea di condotta di Benito. No, guardi, nella migliore delle ipotesi si tratta di una pura e semplice operazione di marketing. È una cosa che sta agli antipodi dei diari del nonno, in possesso del senatore Dell’Utri. Diari fra l’altro avvalorati da un atto notarile a firma di mio padre». E nella peggiore delle ipotesi? Qui la voce s’incrina e rallenta: «A meno che... si tratti di un artificioso contraltare proprio a quei diari...».
Anche Roberto Chiarini, lo storico che al fascismo in generale, e al tema sempre caldo del razzismo nel Ventennio in particolare ha dedicato numerosi studi, propende per il «no». Condivide le fortissime perplessità espresse ieri sul Giornale da Giordano Bruno Guerri (mentre un altro esperto, Roberto Gervaso, apre qualche spiraglio), ma, soprattutto, fa due considerazioni: una sulla forma e una sul contenuto. Quanto alla forma, «bisogna tener conto - dice - della sede in cui, eventualmente, furono espressi i giudizi. Bisogna considerare l’onda emotiva della sfera privata...». Insomma, è risaputo come l’alcova, spesso, non sia il posto migliore dove parlare a cuore aperto.
E poi, entrando nel merito, c’è... un terzo incomodo molto ingombrante: Adolf Hitler. «Con il Führer esisteva un rapporto complesso che non escludeva la rivalità. Mussolini lo “rincorreva” su vari fronti, in particolare quello del razzismo. Nel ’38 temeva di fare la figura di quello che arriva per ultimo. E calcare la mano sugli ebrei serviva ad affermare la natura totalitaria del suo sistema. Inoltre ci sono i conti da regolare con i poteri che fino ad allora l’avevano condizionato... E la guerra d’Etiopia, con il conseguente problema del meticciato...».
Alcova, Mussolini, razzismo, Vaticano. Sarebbero ottimi ingredienti per un Porta a porta. Infatti, una puntata sul tema verrà registrata lunedì prossimo.
Monday, November 16, 2009
Corriere della Sera: libro 'Mussolini segreto'
DOCUMENTI INEDITI DAL ’32 AL ’38.
LE CONFIDENZE DEL CAPO DEL FASCISMO
Mussolini segreto nei diari della Petacci
Furibondo con ebrei e Pio XI, spavaldo nelle fantasie erotiche: le confessioni del Duce alla sua amante
Corriere della Sera, 16 novembre 2009
Avete presente il Benito Mussolini descritto nei ricordi di seguaci e parenti, o quello che emerge dai suoi pretesi «diari» acquistati da Marcello Dell’Utri, di cui gli storici negano l’autenticità? Un uomo bonario, attaccato alla famiglia, diffidente verso i nazisti, ossequioso nei riguardi del Papa, generoso con gli ebrei e dubbioso sulle leggi razziali.
Ebbene, dai diari della sua amante, Claretta Petacci, esce un ritratto opposto in tutto e per tutto: un Duce ferocemente antisemita, che rivendica il suo razzismo di lunga data, sprezzante verso la moglie, insofferente dei Savoia, ammaliato dalla potenza del Terzo Reich, furibondo con Pio XI per le sue parole in difesa degli ebrei.
Le eloquenti confidenze del Duce, trascritte dalla Petacci e qui anticipate, provengono dal volume Mussolini segreto (Rizzoli, pp. 521, € 21), in uscita dopodomani, nel quale Mauro Suttora ha raccolto una sintesi dei diari di Claretta dal 1932 al 1938. Per i primi anni si tratta di biglietti e brevi annotazioni, ma dall’ottobre 1937 il resoconto diventa fluviale. Naturalmente non tutto il contenuto dei diari può essere preso per oro colato. Sulla sincerità dei proclami di amore eterno, delle recriminazioni di Mussolini verso la moglie (afferma di essere stato tradito per lungo tempo) o di certe vanterie erotiche (sostiene che Maria José di Savoia, moglie del principe Umberto, avrebbe tentato di sedurlo) è lecito nutrire dubbi. Ma non si vede perché il Duce avrebbe dovuto alterare i suoi giudizi politici parlando con Claretta.
Oggetto di un lungo contenzioso tra lo Stato e la famiglia Petacci, che non ha mai smesso di rivendicarli, ma ha visto respingere le sue richieste, i diari si trovano all’Archivio di Stato, «la cui lunga custodia di questi documenti — sottolinea Suttora — ne garantisce l’autenticità».
Dopo il primo blocco, altre annate saranno desecretate «allo scadere dei settant’anni dalla loro compilazione». E secondo Ferdinando Petacci, nipote e oggi unico erede di Claretta, potrebbero contenere novità esplosive, tali da far ritenere che l’amante del Duce fosse in qualche modo collegata a Winston Churchill. Ma anche se l’ipotesi si rivelasse infondata, il contributo di queste carte alla conoscenza dell’uomo Mussolini resta indiscutibile.
Antonio Carioti
LE CONFIDENZE DEL CAPO DEL FASCISMO
Mussolini segreto nei diari della Petacci
Furibondo con ebrei e Pio XI, spavaldo nelle fantasie erotiche: le confessioni del Duce alla sua amante
Corriere della Sera, 16 novembre 2009
Avete presente il Benito Mussolini descritto nei ricordi di seguaci e parenti, o quello che emerge dai suoi pretesi «diari» acquistati da Marcello Dell’Utri, di cui gli storici negano l’autenticità? Un uomo bonario, attaccato alla famiglia, diffidente verso i nazisti, ossequioso nei riguardi del Papa, generoso con gli ebrei e dubbioso sulle leggi razziali.
Ebbene, dai diari della sua amante, Claretta Petacci, esce un ritratto opposto in tutto e per tutto: un Duce ferocemente antisemita, che rivendica il suo razzismo di lunga data, sprezzante verso la moglie, insofferente dei Savoia, ammaliato dalla potenza del Terzo Reich, furibondo con Pio XI per le sue parole in difesa degli ebrei.
Le eloquenti confidenze del Duce, trascritte dalla Petacci e qui anticipate, provengono dal volume Mussolini segreto (Rizzoli, pp. 521, € 21), in uscita dopodomani, nel quale Mauro Suttora ha raccolto una sintesi dei diari di Claretta dal 1932 al 1938. Per i primi anni si tratta di biglietti e brevi annotazioni, ma dall’ottobre 1937 il resoconto diventa fluviale. Naturalmente non tutto il contenuto dei diari può essere preso per oro colato. Sulla sincerità dei proclami di amore eterno, delle recriminazioni di Mussolini verso la moglie (afferma di essere stato tradito per lungo tempo) o di certe vanterie erotiche (sostiene che Maria José di Savoia, moglie del principe Umberto, avrebbe tentato di sedurlo) è lecito nutrire dubbi. Ma non si vede perché il Duce avrebbe dovuto alterare i suoi giudizi politici parlando con Claretta.
Oggetto di un lungo contenzioso tra lo Stato e la famiglia Petacci, che non ha mai smesso di rivendicarli, ma ha visto respingere le sue richieste, i diari si trovano all’Archivio di Stato, «la cui lunga custodia di questi documenti — sottolinea Suttora — ne garantisce l’autenticità».
Dopo il primo blocco, altre annate saranno desecretate «allo scadere dei settant’anni dalla loro compilazione». E secondo Ferdinando Petacci, nipote e oggi unico erede di Claretta, potrebbero contenere novità esplosive, tali da far ritenere che l’amante del Duce fosse in qualche modo collegata a Winston Churchill. Ma anche se l’ipotesi si rivelasse infondata, il contributo di queste carte alla conoscenza dell’uomo Mussolini resta indiscutibile.
Antonio Carioti
Thursday, April 12, 2001
parla Della Vedova
INTERVISTA A DELLA VEDOVA
di Mauro Suttora
Il Foglio, 12 aprile 2001
«Ogni giorno che passa, questa campagna elettorale dimostra che i radicali sono rimasti l’unica zeppa liberale fra i due poli. Se ne sono accorti, e lo hanno scritto, commentatori prestigiosi come Angelo Panebianco e Piero Ostellino. Ora però se ne de ve accorgere anche la gran massa degli elettori. È per questo che sembriamo ossessionati dal problema informazione. Ma purtroppo è dimostrato che per noi tutto si gioca per poche decine di minuti televisivi in più o in meno».
Benedetto Della Vedova è il più pacato fra i sette eurodeputati della lista Bonino eletti appena due anni fa con l’otto per cento (ma con punte del 18 in molte zone del Nord). Per stile personale, è lontano dai toni apocalittici di Marco Pannella.
Però la sostanza non cambia: «Silvio Berlusconi è stato chiaro: da Vespa ha dichiarato che sulle questioni bioetiche la sua posizione è quella della Chiesa. Quanto all’economia, davanti agli industriali a Parma ha pronunciato un ottimo discorso. Ma non ha detto una parola sulle pensioni, né sulla libertà del lavoro. Anzi, ha tenuto a precisare che il suo non è più il modello Thatcher, ma quello dell’economia sociale di mercato. Cioè, esattamente la politica economica attuata per mezzo secolo dalla Dc. E il mio amico Giulio Tremonti non fa che ribadirlo: col sindacato la Casa della libertà è pronta all’accordo. Ma così si colpiscono le generazioni più giovani, sacrificate due volte: sia dalla mancata riforma delle pensioni, sia dalla mobilità sul lavoro, che riguarderà soltanto i nuovi assunti».
Vaticano e sindacato: ecco i due avversari che i radicali si sono scelti per questa campagna elettorale. Un colpo a destra e uno a sinistra, insomma, con il risultato di apparire allo stesso tempo attraenti e indigesti per entrambi gli elettorati, a seconda che si enfatizzino le libertà civili o quelle economiche.
Con effetti a sorpresa, come l’appoggio dei premi Nobel (ormai arrivati a quota 40) per il capolista in carrozzella Luca Coscioni, che sarà con Emma Bonino al Raggio Verde santoriano anticipato a giovedì sera. Tema: la libertà della scienza. Interlocutori: Rosy Bindi e Rocco Buttiglione, ovvero il cattolicesimo di sinistra e di destra.
Quest’ultimo, intervistato da Donatella Poretti per Radio radicale, si diverte a provocare i libertari riducendoli a «libertini», e sancendo che per loro fra i liberali del Polo non c’è posto, perché non accettano i valori di «Dio, patria e famiglia».
«Con avversari così andiamo a nozze», mormorano soddisfatti i radicali, che nel collegio di Milano centro dov’è candidata la Bonino incassano anche la candidatura suicida, da parte dell’Ulivo, dell’ex Dc e Fi Onofrio Amoruso Battista, oggi mastelliano, che se la vedrà con Marcello Dell’Utri: «Così si aprono grossi spazi per Emma», prevedono i pannelliani.
Ma, come sempre, è dall’estero che giungono gli aiuti più grossi. Il massimo dissidente cinese, Wei Jingsheng, sarà a Roma sabato per appoggiarli, e così il ministro della sanità ceceno Omar Kambiev, che i radicali hanno appena fatto parlare all’Onu a Ginevra, ma che la Russia ha obbligato a tacere dopo soli due minuti. Ne è nato un caso diplomatico di proporzioni internazionali, registrato da Le Monde in seconda pagina e come sempre ignor ato dai media italiani.
Sia il cinese che il ceceno aderiscono all’«Osservatorio internazionale sulla legalità in Italia» al quale i boniniani vogliono affidano la sorveglianza sulle nostre elezioni. Vi troveranno un compagno inaspettato: Fausto Bertinotti, il quale con i governi russo e cinese va invece d’accordo, ma che appoggia i radicali nella loro lotta contro il predominio dei due poli in tv.
C’è da giurare che i fuochi d’artificio di Pannella per queste elezioni siano solo all’inizio. Per i radicali sarà un voto decisivo, dopo il trionfo delle europee 1999 e il doloroso ridimensionamento alle regionali 2000.
«Ma questa volta, contrariamente al ‘94 e al ‘96, siamo riusciti a presentare candidati in tutta Italia», dice Della Vedova, «così non capiterà più di mancare il 4 per cento solo perché non avevamo liste in Veneto».
Nel frattempo, continua la polemica politica quotidiana. La questione del giorno, per i pannelliani, è la censura a Internet, contenuta nella nuova legge dell’editoria appena approvata dalla maggioranza di centrosinistra: «Vogliono costringere tutti i siti che danno informazioni a registrarsi in tribunale e assumere giornalisti: è un’assurdità burocratica, senza eguali al mondo se non in Cina, che verrà spazzata via dalla libertarietà intrinseca della Rete», assicura Della Vedova.
Mauro Suttora
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