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Tuesday, September 20, 2011

Mussolini e Maria José

LE POLEMICHE DOPO LA RIVELAZIONE DEL FLIRT

di Roberto Alessi e Mauro Suttora

Oggi, 13 settembre 2011

La lettera pubblicata da Oggi due settimane fa in cui Romano Mussolini scrive che tra suo padre Benito e la principessa Maria Josè di Savoia (poi regina) ci fu «una relazione sentimentale intima» ha fatto il giro del mondo.

Prima di realizzare il servizio avevamo contattato le parti più interessate ai due personaggi coinvolti: Emanuele Filiberto di Savoia, nipote di Maria Josè e ultimo discendente dell’ex regina, e Maria Scicolone, moglie separata di Romano.

Il principe, molto legato alla nonna, ci ha detto: «Non ho mai sentito una cosa del genere». La Scicolone, sorella di Sophia Loren, in una prima telefonata ha escluso che Romano, scomparso nel 2006, potesse aver scritto quelle parole. Vista la lettera, però, non solo ne ha confermato l’autenticità, ma ha rivelato che di quella relazione lei aveva spesso parlato con la vedova di Benito Mussolini, Rachele, con la quale aveva vissuto per anni.

Nonostante la conferma dello scoop, sono iniziate le proteste. Ecco associazioni monarchiche («Nulla di più falso»), nostalgici del ventennio («Indegno, Mussolini è stato il più grande statista d’Italia»), e anche la principessa Maria Gabriella di Savoia, figlia di Maria Josè. La quale ha definito la lettera di Romano «vecchia poltiglia». Paolo Granzotto su Il Giornale ha aggiunto: «È solo una vecchia patacca servita come ghiottoneria storica».

Peccato che nello scorso numero di Oggi Vittorio Emanuele, altro figlio di Maria Josè, ci abbia onestamente dichiarato: «Non posso escludere il presunto flirt, ma gli unici che potevano sapere la verità non sono più vivi. Quindi non la sapremo mai».

Romano Mussolini scrisse la lettera nel 1971 al direttore del settimanale Gente Antonio Terzi (poi vicedirettore del Corriere della Sera) dopo che l’autista del duce Ercole Boratto rivelò che tra il dittatore e la principessa c’era stata una liaison.

«Caro Terzi», si legge nella missiva di Romano, «posso in perfetta buona fede confermarLe… spesso in casa nostra si è parlato dei rapporti sia politici sia sentimentali tra Maria José e mio padre, e Le posso dire con sincerità che mia madre a tale proposito è stata sempre (anche se con logico riserbo) assai esplicita: tra mio padre e l’allora Principessa di Piemonte c’è stato un breve periodo di relazione sentimentale intima, poi credo sicuramente interrotta per volontà di mio padre».

«Ho trovato solo ora la lettera nell’archivio di mio padre scomparso nel 2001», ci dice Giovanni Terzi, figlio di Antonio, «e l’ho consegnata a Oggi». Probabilmente Terzi e Mussolini non hanno divulgato la lettera per rispetto verso Maria Josè, morta anche lei nel 2001.

E gli storici, cosa pensano dello scoop di Oggi? «Certo, è difficile pensare, col senno di poi, che ci potesse essere un coinvolgimento così diretto fra qualcuno dei Savoia e Benito Mussolini», ci dice Pasquale Chessa, autore tv (Raistoria) e di molti libri sul fascismo (il più recente: L’ultima lettera di Benito).
«Ma Maria Josè, anticonformista e spregiudicata, non era una Savoia tipica. Difficile capire cosa sia davvero successo. Rimane il dato storico della lettera di Romano Mussolini: tramanda una vulgata famigliare che bene si incrocia con la testimonianza di Clara Petacci, la quale delle parole di Benito si è rivelata essere lo specchio fedele [«La principessa di Piemonte si offrì a me, ma io la rifiutai»]. Naturalmente non si può escludere che si tratti di una vanteria di Mussolini. Oppure che ci abbia provato e sia stato lui rifiutato. Certo sarebbe bello se i Savoia aprissero per davvero i loro archivi consentendo agli studiosi di uscire dal pettegolezzo per entrare nella storia».

«Che i Savoia aprano gli archivi»

Su questo tasto preme anche Christopher Duggan, docente di Storia italiana all’università inglese di Reading e autore di La forza del destino: «La prova definitiva della relazione con Mussolini non ci può essere perché la famiglia reale si è portata via gli archivi. Non sappiamo neppure dove siano, forse a Losanna. Probabilmente molto materiale compromettente sul periodo fascista è stato distrutto».

Roberto Alessi e Mauro Suttora

Thursday, September 08, 2011

Mussolini e Maria José amanti?

Nel suo diario la Petacci scrive che Benito le disse: «La Principessa è venuta in spiaggia, era quasi nuda. ma ho respinto le sue avances»

di Mauro Suttora

Oggi, 7 settembre 2011

«Maria José si sdraiava qui vicino a
me, le [nostre] gambe quasi si
toccavano ed era seminuda. Io
ero così come sto con te... Bastiano [il guardiano
della spiaggia di Castelporziano] mi disse:
“C’è Maria di Savoia che chiede se può venire giù da lei”.
“Ma sì venga pure”.
Stavo seminudo, mi affrettai a coprirmi e
m’infilai quei calzoni lì, di spugna. Lei arriva,
mi dice: “Disturbo forse?”
“Ma no altezza, fate pure...”
Con un gesto fa cadere il vestito e... Era quasi
nuda, un paio di mutandine cortissime e
due piccoli strati sul seno. Rimasi meravigliato.
Naturalmente non lo davo a vedere,
pensai: “Mah, è un po’ nuda”.
Mi tolsi anch’io i pantaloni. [...] Ci siamo
sdraiati sulla sabbia, era l’11 agosto e c’era un
sole tremendo. Lei disse: “Facciamo il bagno,
io so nuotare sapete, sono una nuotatrice dei
mari del nord”. Andammo. Nuotava bene.
Ogni tanto urtava le mie gambe, non so se
lo facesse apposta. Certo io non facevo nulla
per andarle contro. Siamo tornati, e lei si
sdraiò qui vicino amecon gran disinvoltura.
Ogni tanto mi dava lunghe guardate».

È Benito Mussolini a parlare. Racconta questo
incredibile episodio all’amante Claretta
Petacci, che lo trascrive nel proprio diario
dell’11 novembre 1937.Due anni fa i diari di
Claretta (autentici) sono stati desecretati
dall’Archivio di Stato e pubblicati nel libro Mussolini segreto (Rizzoli, 2010).

Mussolini con Claretta afferma di avere ricevuto avances sessuali da parte di Maria José nell’estate ’36, ma di averle resistito. Vista la gelosia della Petacci, non potrebbe dirle altrimenti anche se non fosse vero.

Continua Mussolini: «In me non si mosse
nulla, non ho avuto il minimo impulso fisico.
Eppure qualsiasi donna fosse venuta qui
e si fosse messa in quelle condizioni di nudità,
l’avrei presa. Non è brutta, ha un bel corpo
fatto bene, sottile. È bruttina di viso, e
certe fette: che piedi, vedessi. Poi quei capelli
biondi crespi, un po’ antipatici. Comunque,
fosse stata anche più brutta di lei, che
non è brutta, io l’avrei presa. Lei no. Come
sarà? È legnosa, non attrae. [...] Stava in tale
modo che a volte si vedeva anche il pelo.
«L’indomani era ancora qui nuda, più succinta.
Aveva un fazzoletto verde in testa e gli
occhiali neri, il seno quasi libero. Entrò, si
sdraiò subito lunga...

«Si metteva in tutte le posizioni, così a ventre
sotto, il c... per aria e si muoveva, mi sfiorava
le gambe e mi guardava. Si fosse mosso
nulla in me, ero meravigliato. Avrà pensato:
“Mussolini è impotente, oppure un fesso”.
Era talmente succinta che nessun uomo che
meriti di chiamarsi così sarebbe stato fermo.
Invece nulla: io ero il capo del governo, e lei
la principessa. [...] Si muoveva e si metteva in
certe posizioni mezza nuda che veramente,
sai, ci voleva tutto il mio sangue freddo. No,
non l’avrei mai toccata. È repellente, assolutamente
non fa nessuna impressione».

Wednesday, November 17, 2010

Diari di Mussolini e di Claretta a confronto

Da oggi in libreria la prima delle controverse agende «scoperte» dal senatore Dell'Utri. Per stabilirne l'autenticità, confrontiamole con quelle dell'amante Claretta Petacci, pubblicate un anno fa

Oggi, 10 novembre 2010

di Mauro Suttora

«Sosta fra le nevi del Terminillo. Silenzio e solitudine! Quanto è bello! Di tanto in tanto mi appare una leggera immagine sorridente - un rosso cappuccio sul bianco della neve - un impertinente strizzare d’occhi - una gran voglia di vivere! E poi piano piano la fanciulla sciatrice sparisce... dove?»

Benito Mussolini scrive queste parole sulla pagina 27 gennaio della propria agenda 1939, ora pubblicata da Bompiani. Ed è l’unico accenno, peraltro anonimo, che fa in tutto l’anno a Claretta Petacci, sua amante fissa dal ‘36. Per lui pubblico e privato sono nettamente separati. Vede la giovane 27enne quasi ogni giorno, le telefona quasi ogni ora. Ma nulla di questa relazione deve passare alla storia. E anche della moglie Rachele scrive poco.

Sulla veridicità dei Diari ci sono dubbi. E allora confrontiamoli giorno per giorno con quelli di Claretta, che invece sono sicuramente autentici. Lo garantisce l’Archivio centrale dello Stato, che li ha resi pubblici soltanto adesso, a 70 anni dalla loro stesura (legge sulla privacy).

Claretta è più precisa di Benito. Quel giorno al Terminillo lo ricorda bene, riempiendo varie pagine sul proprio diario. In realtà era il 26 gennaio, come lei correttamente annota, e non il 27. Una delle tante piccole e grandi imprecisioni che fanno dubitare alcuni storici sui Diari di Mussolini.

Voleva fare l’amore

Nel pomeriggio la scorta dà a Mussolini la notizia che Barcellona è caduta, e lui torna subito a Roma. Il particolare è ricordato in entrambi i diari. Alle sette e mezzo il dittatore si affaccia al balcone di piazza Venezia per annunciare questa vittoria fascista nella guerra civile spagnola. E Claretta scrive: «Ascolto il discorso alla radio, verso le otto richiama: “Ebbene, hai sentito tutto? La mia voce era chiara? Ti sembrava bene? Hai sentito la folla? Che urlo. Già, chissà come faranno a dire certe cose, che l’entusiasmo non c’è più. Senti, se non fosse così tardi, sai cosa? Se fosse stato un po’ prima, hai capito? [Mussolini le fa intendere che avrebbe voluto invitarla a palazzo Venezia per fare l’amore, ndr] Ma lasciamo andare, ora devo telefonare al Popolo d’Italia [il suo quotidiano] per sentire se la trasmissione a Milano è andata bene».

Stalking al Terminillo

In realtà quel giorno al Terminillo Mussolini non voleva che Claretta lo seguisse. Era partito per la montagna dopo averle telefonato alle dieci, senza dirle nulla. Lei allarmata lo rincorre in auto al Terminillo. Sospettava che fosse lì con un’altra, i tradimenti erano frequenti.

Benito si arrabbia per questo vero e proprio «stalking»: «Avete fatto molto male a venire, con mia moglie a Roma è un’imprudenza. Non vi ho detto nulla perché non vi volevo qui. No, non ero con nessuno, e vi prego di non insistere. Volevo stare solo. Vi pare strano? Sì, lo so che a quest’ora non può giungere mia moglie, ma è un’imprudenza. Sono stato qui tre ore, assolutamente solo. Chiamo a testimoni i ragazzi [della scorta] che sono con me».

Continua il racconto di Claretta: «Volevo mettere un agente che vi impedisse di scendere, ma poi ho voluto evitarvi questo affronto. Vi metterò nelle mani della Questura, vi manderò al confino...»

Claretta, ironica: «Purché l’aria sia buona».
Mussolini: «Vedrete, finirete come la Brambilla [contessa Giulia Brambilla Carminati, amante di Mussolini, spedita via da Roma]».
Claretta: «Sentite, la differenza è grande, non avrete bisogno di ricorrere a ciò. Non avete che da dirmi “Non vi amo più, toglietevi dalla mia via, sono stanco di voi”, e io me ne andrò tranquillamente».

Il 10 febbraio muore improvvisamente Pio XI. Mussolini annota: «Era un papa straordinario». Questo per i posteri. Solo quattro mesi prima, invece, si era sfogato così in privato con Claretta: «Tu non sai il male che fa questo papa alla Chiesa. Mai papa fu tanto nefasto alla religione come questo. Fa cose indegne, come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Ha scontentato tutti i cattolici, fa discorsi cattivi e sciocchi. È una vera calamità, peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare» (8 ottobre ‘38).

“Porci ebrei, li ucciderò“

Mussolini non sopportava l’opposizione del papa alle leggi antiebraiche. Che con Claretta definiva «Porci, razza spregevole», minacciando di «ucciderli tutti» (9 ottobre ‘38), e addirittura prevedendo (o auspicando) che fosse «un popolo destinato ad essere trucidato completamente» (18 aprile ‘38).

Parole tremende, che quando un anno fa uscirono i Diari di Claretta fecero il giro del mondo. L’Economist scrisse: «Viene sfidata l’opinione tranquillizzante che molti italiani hanno del Duce, come di un leader traviato da Hitler».

Invaghito di Maria Josè

Adesso, invece, torna il Mussolini «buono». Scrive infatti nel suo Diario l’11 febbraio ‘39: «Sono contro le leggi razziali». Curioso, visto che le aveva fatte appena approvare.

Anche sulla principessa Maria Josè Mussolini cambia idea. A Claretta dice: «È fisicamente repellente, bruttina di viso». Nel proprio diario del 5 ottobre ‘39, invece: «È stata nominata ispettrice della Croce Rossa. Il conventuale costume pone in risalto gli stupendi occhi di un azzurro così lieve da sembrare perlati di grigio... mutevoli, ora dolci, austeri, gelidi, pungenti come scaglie di cielo...».

L’Eur, infine. Il 28 febbraio ‘39 Mussolini visita i cantieri dell’Expo Universale Romana del ‘42. Si dilunga in particolari tecnici che sembrano tratti da articoli di giornale. Per gli scettici, è la prova del falso. Ma leggendo Claretta si capisce che Mussolini era sinceramente orgoglioso di queste opere del regime, e perciò riversava l’entusiasmo nel suo diario.

Riquadro: "Una parola per Margherita"

Per dimostrare che non è razzista, Mussolini il 2 maggio ‘39 scrive nel diario: «Ho amato una donna negli anni belli della mia vita, ed era ebrea». È l’unico accenno a Margherita Sarfatti, su cui Roberto Festorazzi ha appena pubblicato il libro La donna che inventò Mussolini (Angelo Colla editore).

Mauro Suttora

Monday, March 15, 2010

recensione Eco di Bergamo

CLARETTA PETACCI: "MUSSOLINI SEGRETO"
a cura di Mauro Suttora

1 febbraio 2010

Tre i livelli di lettura di 'Claretta Petacci. Mussolini segreto' (Rizzoli, pagg. 533, euro 21) a cura di Mauro Suttora, giornalista del Gruppo Rizzoli Corriere della Sera.
Il volume rappresenta solo una parte dei diari dell'amante del Duce, quelli scritti dal 1932 al 1938 e ora liberati dal segreto di Stato. Ebbene, possono intrigare sia per la vicenda privata (quasi in 'diretta', con i suoi risvolti anche da vaudeville), sia per il contesto storico delle cronache quotidiane che svelano un Mussolini decisamente razzista e antisemita, sia per il dubbio lanciato nella prefazione da Ferdinando Petacci, nipote dell'amante del Duce, che vive da tempo in Arizona.

Quando aveva tre anni e mezzo Ferdinando viaggiò nelle stesse automobili che il 27 aprile del 1945 portarono suo padre e il capo del fascismo con Claretta incontro alla morte. Da allora si è sempre chiesto: perché lo Stato italiano ha fatto scendere il silenzio sugli scritti di sua zia? Claretta Petacci era solo un'amante, oppure una spia degli inglesi? O, addirittura, insieme al fratello Marcello, "collaborarono con Mussolini per arrivare a una pace separata con l'Inghilterra"? La merce di scambio sarebbe stato il carteggio tra il Duce e Winston Churchill, "molto compromettente per il premier britannico"...

Dal primo livello di lettura si coglie un Mussolini involontariamente caricaturale: un amante che ogni ora è costretto da una Claretta gelosissima a testimoniare il suo amore per telefono, mentre è un uomo profondamente infedele che pensa soprattutto ad apparire forte, virile (ma frigna che gli stivaloni, indossati per avere un aspetto più 'macho', lo fanno soffrire molto) e terrorizzato dall'età che avanza. Recrimina contro la moglie Rachele e indulge con alcune vanterie erotiche: sostiene che Maria Josè di Savoia, moglie del principe Umberto, avrebbe tentato di sedurlo...

Quanto al contesto storico, emergono responsabilità precise. Se riguardo all'omicidio di Matteotti si lamenta solo per i dolori dell'ulcera provocati dalle reazioni dell'opposizione a questo efferato delitto, ecco altre 'perle' del Mussolini-pensiero: "Hitler è un sentimentalone. Questo Papa (ndr Pio XI, Papa Ratti che difende gli ebrei) è nefasto, l'entusiasmo degli italiani è un'apparenza, li conosco bene".
E ancora "Porci ebrei, popolo destinato a essere trucidato completamente": Mussolini pronuncia questa frase, pesante come un macigno, il LunedÏ dell'Angelo 1938, nel suo studio a palazzo Venezia di fronte a Claretta.
Il 4 agosto 1938 - venti giorni prima è uscito il 'Manifesto della razza' - mentre i due amanti sono in barca, così Mussolini si vanta: "Io ero razzista dal '21. Non so come possano pensare che imito Hitler, non era ancora nato. Mi fanno ridere. Bisogna dare il senso della razza agli italiani, che non creino dei meticci, che non guastino ciò che c'è di bello in noi"...

Ines Turani

Wednesday, November 25, 2009

Stalloni italiani

Libero, 25 novembre 2009

Facilissimo, l’accostamento. Lo ha fatto ieri il quotidiano londinese Independent, non particolarmente di sinistra (e comunque meno del Guardian, e comunque meno antiberlusconiano dell’Economist liberale e del Times murdochiano). Ha titolato a tutta pagina, e in prima sull’homepage del sito: «Italian stallions», con foto troneggianti e impettite di Mussolini e Berlusconi.

Il premier italiano ridotto a «stallone» affamato di sesso, come il dittatore. Tutta colpa di due libri pubblicati quasi in contemporanea: «Mussolini segreto, i diari di Claretta Petacci» (Rizzoli), già in libreria, e l’imminente «Gradisca, presidente» (Aliberti), ovvero i diari di Patrizia D’Addario. La prima amante del duce per dieci anni, la seconda escort del Cavaliere per una sola notte.

«I diari della Petacci, desecretati dopo settant’anni, rivelano la libidine di Mussolini per le donne», scrivono Michael Day e Peter Popham, «e un memoriale fa lo stesso per Berlusconi. Le analogie finiscono qui? I due leader italiani più carismatici dell’ultimo secolo hanno in comune qualcosa in più di ciò che pensavamo. Entrambi sono emersi come leader dinamici quando la democrazia si stava incartando. Entrambi hanno goduto di vasta popolarità, confinante con l’adorazione, durata per anni e immune agli scandali. Entrambi bassi e tozzi, di fisico contadinesco. Ed entrambi, ora emerge, dotati di appetito sessuale gargantuesco».

L’Independent compie una gaffe, pubblicando la foto della regina Maria Josè di Savoia accanto a quella della Petacci, mentre per Mussolini vengono effigiate la D’Addario e la sua compagna d’avventure Barbara Montereale. Lasciando così intendere che fra le sue conquiste il duce annoveri l’allora principessa.
Ma nel diario della Petacci, Mussolini racconta il contrario: «Nell’estate ’37 Maria Josè venne a trovarmi al mare nella tenuta reale di Castelporziano. Era seminuda. Facemmo il bagno insieme, mi toccava la gamba col piede. Poi ci sdraiammo vicini, lei mandò via il maggiordomo e la dama di compagnia. Cosa voleva? Ma io niente, rimasi di legno. Qualunque uomo al posto mio l’avrebbe presa, io no. Lei era la principessa, io il presidente del Consiglio. Avrà pensato: “Mussolini è fesso, oppure impotente…”»

Queste asserite avances di Maria Josè sono una novità assoluta, una delle tante contenute nei diari della Petacci. Forse si tratta solo di vanterie maschili romagnole, visto che la principessa belga era finora considerata avversa al fascismo. In ogni caso, metterla nel mazzo assieme a una prostituta non pare degno di gentiluomini britannici.

L’Independent indugia nel riportare tutti i resoconti più spinti della D’Addario: «Cominciò a baciarmi appassionatamente sulle labbra, sul collo, sul seno… Volle farmi sapere subito che lui era l’uomo e io la donna… Entrò dentro di me e mi soffocò di baci…»

Accanto, le descrizioni erotiche della Petacci: «Lo abbraccio [Mussolini] stretto. Lo bacio e facciamo l’amore con tanta furia che le sue urla sembrano quelle di una bestia ferita… Facciamo l’amore con tanta forza che lui mi morde la spalla e mi lascia il segno dei denti».

Una grande differenza in favore di Berlusconi, secondo l’Independent, è che dopo la copula il premier si è confermato perfetto Cavaliere, chiedendo alla sua partner: «The o caffè?». Mussolini, invece, era brusco: possedeva le sue amanti sul tappeto e contro il muro. Per la verità nel diario Claretta racconta che il più delle volte dopo si addormentava, e che quando si risvegliava (nell’appartamento privato Cybo di palazzo Venezia, che guarda caso dava su via del Plebiscito, proprio dal lato di palazzo Grazioli…) le suonava il violino, o ascoltavano musica alla radio.

Le casalinghe britanniche troveranno sicuramente soddisfazione in questi racconti, anche perché i vip inglesi sorpresi recentemente nell’alcova sembrano invece avere un’inquietante penchant per il frustino. Comunque l’Independent, essendo un giornale diverso dai tabloid, alza il livello e la butta in sociologia. Giungendo a una conclusione: tutti i maschi in Italia sono dei maiali. Rivela infatti Nicholas Farrell, autore di una biografia di Mussolini: «Conosco moltissimi italiani che hanno sempre avventure». E però aggiunge: «Mussolini e Berlusconi hanno concluso molto di più di Andreotti o Prodi. Forse c’è un collegamento fra la vita sessuale poco brillante di questi ultimi, e la loro mancanza di efficacia al governo».

Mauro Suttora

Saturday, November 21, 2009

Il Piccolo (Trieste): Perché Diari segreti?

Perché i diari di Claretta sono rimasti invisibili per oltre sessant'anni?

il Piccolo
pagina 23 sezione Cultura

Trieste, 21 novembre 2009

Per oltre sessant’anni nessuno ha potuto leggerli. Perchè sui diari di Claretta Petacci è stato imposto il segreto di Stato. E adesso? Finalmente il veto è caduto, ma solo per quanto riguarda il periodo che va dal 1932 al 1938. Le altre carte, che raccontano il periodo più difficile (quello delle leggi razziali, dell’entrata in guerra, dell’8 settembre, dell’arresto di Benito Mussolini, della Repubblica di Salò, fino alla morte, rimasta avvolta nel mistero) sono ancora inaccessibili. Su quei diari ha lavorato a lungo Mauro Suttora, giornalista del gruppo Rcs. Che pubblica adesso un’ampia selezione dei documenti nel libro Claretta Petacci ”Mussolini segreto” (Rizzoli, pagg. 533, euro 21).

A invogliare alla lettura, se ce ne fosse bisogno, è la prefazione scritta da Ferdinando Petacci, nipote dell’amante del Duce, che vive da tempo in Arizona. Da bambino, quando aveva tre anni e mezzo, si ritrovò a viaggiare nel piccolo corteo di macchine che il 27 aprile del 1945 portò il capo del fascismo e la sua amante dritti verso la morte. Da allora si è sempre chiesto: perché lo Stato italiano ha fatto scendere il silenzio sulle carte di sua zia? Claretta Petacci era solo un’amante o una spia degli inglesi? O, addirittura, insieme al fratello Marcello «collaborarono con Mussolini per arrivare a una pace separata con l’Inghilterra»? La merce di scambio sarebbe stato il carteggio tra il Duce e Winston Churchill, «molto compromettente per il premier britannico».

Insomma, dopo una prefazione del genere, inutile negare che viene voglia di lanciarsi alla disperata a leggere i diari di Claretta. Che, purtroppo, deluderanno il lettore fin dalle prime pagine. Che cosa emerge da questa carte? Una marea di promesse d’amore fatte da un uomo profondamente infedele, una sorta di ”serial lover”, alla sua giovanissima, gelosissima amante. E poi il ritratto di un uomo, Mussolini, che pensa soprattutto ad apparire forte, virile, che è terrorizzato dal fatto di invecchiare e parla spesso della morte. E che non evita gli scivolini nel ridicolo. Come quando lamenta i dolori dell’ulcera provocati dal polverone che si è alzato attorno all’omicidio di Matteotti. O come quando frigna che gli stivaloni, indossati per avere un aspetto più virile, lo fanno soffrire molto.

Nei diari di Claretta, i grandi eventi del ’900 passano in secondo piano rispetto alla girandola di amanti di Mussolini e alla gelosia ossessiva della Petacci. Il Duce le racconta di alcuni imbarazzanti incontri con la principessa Maria José, che si distendeva mezza nuda vicino a lui sulla spiaggia quasi a volersi offrire. Sparla spesso e volentieri di donna Rachele, la moglie: «Una contadina». Spara a zero sugli antifascisti, se la prende con Franco che tentenna in Spagna, manda insulti e maledizioni agli ebrei. Si mostra amico di Hitler, anche se lo teme profondamente. Ma, soprattutto, tempesta di telefonate la sua Claretta. A ogni ora del giorno, della notte. Per prometterle che non la tradirà più. Anche se sa benissimo che, quando gli arriverà la prima donna disponibile, la tradirà di nuovo. ( a.m.l.)

Monday, November 16, 2009

Corriere della Sera: libro 'Mussolini segreto'

DOCUMENTI INEDITI DAL ’32 AL ’38.
LE CONFIDENZE DEL CAPO DEL FASCISMO



Mussolini segreto nei diari della Petacci

Furibondo con ebrei e Pio XI, spavaldo nelle fantasie erotiche: le confessioni del Duce alla sua amante

Corriere della Sera, 16 novembre 2009

Avete presente il Benito Mussolini descritto nei ricordi di seguaci e parenti, o quello che emerge dai suoi pretesi «diari» acquistati da Marcello Dell’Utri, di cui gli storici negano l’autenticità? Un uomo bonario, attaccato alla famiglia, diffidente verso i nazisti, ossequioso nei riguardi del Papa, generoso con gli ebrei e dubbioso sulle leggi razziali.
Ebbene, dai diari della sua amante, Claretta Petacci, esce un ritratto opposto in tutto e per tutto: un Duce ferocemente antisemita, che rivendica il suo razzismo di lunga data, sprezzante verso la moglie, insofferente dei Savoia, ammaliato dalla potenza del Terzo Reich, furibondo con Pio XI per le sue parole in difesa degli ebrei.

Le eloquenti confidenze del Duce, trascritte dalla Petacci e qui anticipate, provengono dal volume Mussolini segreto (Rizzoli, pp. 521, € 21), in uscita dopodomani, nel quale Mauro Suttora ha raccolto una sintesi dei diari di Claretta dal 1932 al 1938. Per i primi anni si tratta di biglietti e brevi annotazioni, ma dall’ottobre 1937 il resoconto diventa fluviale. Naturalmente non tutto il contenuto dei diari può essere preso per oro colato. Sulla sincerità dei proclami di amore eterno, delle recriminazioni di Mussolini verso la moglie (afferma di essere stato tradito per lungo tempo) o di certe vanterie erotiche (sostiene che Maria José di Savoia, moglie del principe Umberto, avrebbe tentato di sedurlo) è lecito nutrire dubbi. Ma non si vede perché il Duce avrebbe dovuto alterare i suoi giudizi politici parlando con Claretta.

Oggetto di un lungo contenzioso tra lo Stato e la famiglia Petacci, che non ha mai smesso di rivendicarli, ma ha visto respingere le sue richieste, i diari si trovano all’Archivio di Stato, «la cui lunga custodia di questi documenti — sottolinea Suttora — ne garantisce l’autenticità».
Dopo il primo blocco, altre annate saranno desecretate «allo scadere dei settant’anni dalla loro compilazione». E secondo Ferdinando Petacci, nipote e oggi unico erede di Claretta, potrebbero contenere novità esplosive, tali da far ritenere che l’amante del Duce fosse in qualche modo collegata a Winston Churchill. Ma anche se l’ipotesi si rivelasse infondata, il contributo di queste carte alla conoscenza dell’uomo Mussolini resta indiscutibile.
Antonio Carioti