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Thursday, February 04, 2016

Sequestrata la barca del Duce

DELL'IMBARCAZIONE NON SI AVEVANO NOTIZIE DAL 1943

Nei ricordi dell'amante Claretta, le gite e gli incontri d'amore fra i due su Fiamma Nera, scomparsa da 70 anni e ritrovata con l'inchiesta Mafia Capitale 

di Mauro Suttora

Libero, 2 febbraio 2016

La Guardia di Finanza ieri ha sequestrato la ‘Fiamma Nera’, storica barca appartenuta a Benito Mussolini, nella quale il duce ospitò più volte Claretta Petacci. L’imbarcazione è fra i beni sequestrati a un imprenditore, per un valore totale di 28 milioni di euro, nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale. 

La barca fu donata a Mussolini dal gerarca fascista Alessandro Parisi Nobile, il quale l’aveva acquistata nel 1935. Nel 1943, alla vigilia del crollo del regime, fu affondata per impedire che cadesse in mano ai tedeschi. 

Finito il fascismo, fu recuperata e restaurata ad opera del conte Sereni e rinominata Serenella. Dopo una serie di passaggi di proprietà e cambi di nome fu acquistata da una delle società sottoposte a sequestro nell’inchiesta Mafia Capitale.

Claretta Petacci racconta di varie gite in barca con Benito Mussolini nei suoi diari (autentici, garantiti dall’Archivio di stato), pubblicati nel volume Mussolini segreto (ed. Rizzoli, 2009).
   
Il 10 giugno 1938 l’amante del duce si trova in albergo a Riccione. Benito le telefona da Predappio alle 9 del mattino: “Oggi ho bisogno di vederti. Non posso parlare, [mia moglie Rachele] è giù a sistemare un materasso. La mia tensione è tale che sto male. Fra preoccupazioni politiche e l’ansia di te, non reggo più. Oggi farò una passeggiata in barca a vela. […] Vieni in pattino? Ma certo. Tra le 6 e le 7”.

Continua il diario di Clara: “Alle sei prendo un pattino [con la sua sorella 15enne Mimi] e vado al largo. Lui arriva in barca a vela con un motopeschereccio. È in pantaloncini corti e torso nudo. Sta con due marinai. Appena mi vede bordeggia un poco e dice indifferente: ‘State qui voi? Che fate in mezzo al mare così lontane dalla riva? Siete in villeggiatura qui?’

Gira il timone e lo lascia ai marinai. Cammina sull’orlo, viene a prua e mi guarda sgranando gli occhi, atteggiando a bacio le labbra. Con il corpo fremente verso di me, quasi volesse abbracciarmi. Il suo volto è tutto una luce d’amore.

Poi assume un atteggiamento indifferente. Dice: ‘Siete incoscienti, è pericoloso essere così lontane con il pattino. Tirate una corda, vi condurrò io alla riva. Siete due pazzerelle’.
Mi tira la corda, io tengo il capo. Slegano le vele e attendono di tirare la rete. Lui è accucciato con la schiena verso di me. Cerca di non guardarmi. A tratti si volta e mi fissa.

Domando quanto tempo hanno messo.
‘Questa è una domanda che non si deve fare. La navigazione a vela non ha tempo, è nel vento: lo dovreste sapere. Quando si arriva si arriva’.

È irrequieto. Vorrebbe fare, fare. Si ferma, si accoccola, è nervoso. Si cammina, io sempre per la corda. Poi vuole tirare su la rete per vedere che c’è. Solo granchi e piccoli pescetti, erano pochi minuti che stava dentro. Con un bastone schiaccia tutti i granchi e getta al mare i pesciolini. Fa una strage sul barcone di legno.

Gli dico che sembra un lupo di mare. Sorride. Poi dice ancora: ‘Guardate come siete lontane, siete proprio pazze. Ora vi lascio andare perché devo tornare a Riccione. Addio’.

Il 17 ottobre 1938 Claretta e Benito sono a Ostia: “Il mare è magnifico. Arrivo alle 11, appena mi vede mi corre incontro, anche io a lui, ci abbracciamo, mi bacia: ‘Hai malinconia perché è l’ultimo giorno [d’estate]? Ma arriverà presto quest’altr’anno’.

[Fanno un giro in mare].
La scia è splendente, quasi un sogno. Lui dice: ‘È tutto così bello da essere irreale. Questa gita è veramente incantevole. Non si vedono navi né barche, il mare è nostro. Andiamo finché non si vede più la terra, lontano. Vedi, la linea sparisce: è tutto cielo’. Poi mi spiega i venti e la bussola.

Torniamo, vede Ostia: ‘Non sembra una città, vista da qui? L’ho creata io. Non c’era neanche una casa nel ‘28. L’ho chiamata io ‘Lido’, per dare ai romani il mare. Non è bella? È la spiaggia più lunga d’Italia. Adesso faremo anche Fregene, perché fra poco la popolazione di Roma arriverà ai due milioni. Non entreranno più, qui.
Fregene è bellissima, ma bisogna che ci pensi io. Tutti quelli che si sono messi in questo affare sono andati in galera. Volevano guadagnarci con le truffe. Adesso faremo l’autostrada, è necessaria anche per sfollare un po’ qui’.

Quando siamo prossimi alla riva spunta un bragozzo. [Ci] passiamo di fianco, i marinai scattano, agitano le mani, salutano romanamente. Alzano la bandiera all’albero maestro, gli fanno cenno di tornare. Sorride e torna. Vogliono darci del pesce, se accosta. Allora gira, fa una lunga manovra e tira anche lui la fune. Un pescatore in un tentativo di attracco salta dal bragozzo. E lui salta nel barcone, dove sono i pescatori alti, robusti, abbronzati.

È tranquillo, padrone di sè, disinvolto, sceglie il pesce e lascia cento lire per una piccola cesta. Poi sorridente guarda gli uomini negli occhi e risale. Io tremavo. Loro lo pregano a gran voce di provvedere ai loro bisogni. Uno cerca di trattenerlo chiedendo la tessera del partito. A un pescatore che si sporge prende il braccio, e questo trema come un bambino, sudando di emozione. Restano in piedi commossi e salutano, mentre uno lancia un’altra cesta di pesce per omaggio.

Dice: ‘Domani tutta Anzio sarà piena di ciò. Questi pescatori diranno: ‘È venuto il Duce a bordo, e aveva vicino una signora tanto bella’. Fra un anno parleranno ancora di questo. Farò ottenere loro quel che desiderano. Sono gente semplice, di tutte le parti: Napoli, Marche, Toscana. Forse sono state poche cento lire, ma non avevamo altro. Siamo sempre in tempo a mandarle, è vero. 

Quanto pesce sarà? Tre chili? Bene, credo che è pagato bene. Perché hai tremato? Non avevo alcun timore, non ci avevo pensato [a un attentato]. Il popolo mi ama, è mio. Sono gli intellettuali che mi fanno le storielle, ma il popolo è sano. Sono bravi, fanno una vita dura. E poi ho una tale forza da sapermi difendere’.

Torniamo, scendiamo a terra. ‘Di questo pesce sei contenta? Chissà cosa dirà tua madre, poche volte si mangerà un pesce così fresco. Hai una ghiacciaia?’

Ci cambiamo, prende i giornali, legge. Mi chiede perché sono triste: ‘Perché è l’ultimo giorno, perché non ho desiderio di te?’
‘Proprio così’.

‘Ma domani torneremo, voglio stare ancora qualche ora con te al sole. E poi consolati, adesso c’è il monte [Terminillo]’.
Facciamo l’amore. Va via alle tre perché ha [un incontro al ministero del]le Corporazioni”.

Mauro Suttora

qui l'articolo su Dagospia


Thursday, September 08, 2011

Mussolini e Maria José amanti?

Nel suo diario la Petacci scrive che Benito le disse: «La Principessa è venuta in spiaggia, era quasi nuda. ma ho respinto le sue avances»

di Mauro Suttora

Oggi, 7 settembre 2011

«Maria José si sdraiava qui vicino a
me, le [nostre] gambe quasi si
toccavano ed era seminuda. Io
ero così come sto con te... Bastiano [il guardiano
della spiaggia di Castelporziano] mi disse:
“C’è Maria di Savoia che chiede se può venire giù da lei”.
“Ma sì venga pure”.
Stavo seminudo, mi affrettai a coprirmi e
m’infilai quei calzoni lì, di spugna. Lei arriva,
mi dice: “Disturbo forse?”
“Ma no altezza, fate pure...”
Con un gesto fa cadere il vestito e... Era quasi
nuda, un paio di mutandine cortissime e
due piccoli strati sul seno. Rimasi meravigliato.
Naturalmente non lo davo a vedere,
pensai: “Mah, è un po’ nuda”.
Mi tolsi anch’io i pantaloni. [...] Ci siamo
sdraiati sulla sabbia, era l’11 agosto e c’era un
sole tremendo. Lei disse: “Facciamo il bagno,
io so nuotare sapete, sono una nuotatrice dei
mari del nord”. Andammo. Nuotava bene.
Ogni tanto urtava le mie gambe, non so se
lo facesse apposta. Certo io non facevo nulla
per andarle contro. Siamo tornati, e lei si
sdraiò qui vicino amecon gran disinvoltura.
Ogni tanto mi dava lunghe guardate».

È Benito Mussolini a parlare. Racconta questo
incredibile episodio all’amante Claretta
Petacci, che lo trascrive nel proprio diario
dell’11 novembre 1937.Due anni fa i diari di
Claretta (autentici) sono stati desecretati
dall’Archivio di Stato e pubblicati nel libro Mussolini segreto (Rizzoli, 2010).

Mussolini con Claretta afferma di avere ricevuto avances sessuali da parte di Maria José nell’estate ’36, ma di averle resistito. Vista la gelosia della Petacci, non potrebbe dirle altrimenti anche se non fosse vero.

Continua Mussolini: «In me non si mosse
nulla, non ho avuto il minimo impulso fisico.
Eppure qualsiasi donna fosse venuta qui
e si fosse messa in quelle condizioni di nudità,
l’avrei presa. Non è brutta, ha un bel corpo
fatto bene, sottile. È bruttina di viso, e
certe fette: che piedi, vedessi. Poi quei capelli
biondi crespi, un po’ antipatici. Comunque,
fosse stata anche più brutta di lei, che
non è brutta, io l’avrei presa. Lei no. Come
sarà? È legnosa, non attrae. [...] Stava in tale
modo che a volte si vedeva anche il pelo.
«L’indomani era ancora qui nuda, più succinta.
Aveva un fazzoletto verde in testa e gli
occhiali neri, il seno quasi libero. Entrò, si
sdraiò subito lunga...

«Si metteva in tutte le posizioni, così a ventre
sotto, il c... per aria e si muoveva, mi sfiorava
le gambe e mi guardava. Si fosse mosso
nulla in me, ero meravigliato. Avrà pensato:
“Mussolini è impotente, oppure un fesso”.
Era talmente succinta che nessun uomo che
meriti di chiamarsi così sarebbe stato fermo.
Invece nulla: io ero il capo del governo, e lei
la principessa. [...] Si muoveva e si metteva in
certe posizioni mezza nuda che veramente,
sai, ci voleva tutto il mio sangue freddo. No,
non l’avrei mai toccata. È repellente, assolutamente
non fa nessuna impressione».

Tuesday, June 07, 2011

intervista al quotidiano "La Provincia"

I DIARI DI MUSSOLINI

«Veri o falsi, sono una noia mortale»

intervista a Mauro Suttora di Barbara Faverio

La Provincia di Como, 7 giugno 2011

«Sono peggio che falsi, i diari di Mussolini sono noiosissimi». Mauro Suttora, giornalista di Oggi, di Mussolini e di diari se ne intende: è stato infatti il curatore, in Mussolini segreto (Rizzoli 2009), della pubblicazione dei diari di Claretta Petacci dal 1932 al ’38.

Che idea si è fatto dei Diari di Dell’Utri, anche alla luce della sua profonda conoscenza di quelli di Claretta?

«Li ho confrontati giorno per giorno, per quanto riguarda il 1939, e ho trovato un elemento a favore e uno contro l’autenticità.
Quello contrario, anche se è solo un indizio, è annotato sul 6 gennaio: Mussolini scrive che nevica su tutta la Romagna e decanta lo spettacolo della campagna innevata; ma noi sappiamo non solo dai diari della Petacci ma anche da altre fonti, per esempio le agende della Presidenza del Consiglio, che quel giorno Mussolini non era in Romagna, era già tornato a Roma dopo le vacanze di Natale.
L’altro riscontro, positivo, si riferisce al 27 gennaio dello stesso anno: Mussolini racconta un incontro con la Petacci sulle nevi del Terminillo, e Claretta nei suoi diari rievoca lo stesso episodio, anche se lo colloca al 26 febbraio: ora, a parte lei stessa e forse la scorta di Mussolini, nessuno poteva sapere di questi incontri segreti, tantomeno un falsario».

La convince la ricostruzione di Franzinelli [nel suo libro Autopsia di un falso, ndr]?

«È possibile che le cose siano andate così, ma nessuno storico a parte Franzinelli sostiene con certezza che i diari sono falsi. Anche la perizia di Emilio Gentile non esprime un giudizio definitivo. E comunque io parto dalla premessa che tutti i diari sono falsi, perché l’autore li scrive per fare bella figura: per questo ritengo che se si vuole sapere davvero cosa faceva Mussolini bisogna leggere i diari di Claretta, una vera candid-camera nella camera da letto di Mussolini ricca però di annotazioni di grande valore storico. Per esempio il giorno di Pasquetta del ’38 - quattro anni prima che i nazisti decidessero per lo sterminio - scrive [che Mussolini dice]: "Gli ebrei verranno sterminati". E fa così piazza pulita in un colpo solo di tutti i luoghi comuni sugli "italiani brava gente" inconsapevoli della deriva razzista del nazi-fascismo. Comunque, anche se credo che i diari siano falsi, ha fatto benissimo Bompiani a pubblicarli».

Perché?

«La curiosità era troppa, ognuno vuole farsi un’idea in prima persona. Ma la verità è che io leggendoli sono svenuto dalla noia, non dicono nulla, non aggiungono nulla: e questo è strano perché Mussolini era un giornalista brillante».

Thursday, May 12, 2011

Papi Benito intercetta la escort

Il primo a spiare al telefono le sue mantenute fu il duce

Divorato dalla gelosia, Mussolini fece spiare la poetessa Cornelia Tanzi, una mondana d'alto bordo che incontrava a Palazzo Venezia. E poi ascoltava le sue parole con altre amanti, compresa la Petacci. Alla fine la spedì al confino...

di Roberto Angelino

Novella 2000, 12 maggio 2011

C' era una escort (ma all'epoca non si chiamavano ancora così) che s'infilava tra le lenzuola di Benito Mussolini, e che il Duce, per timore che lei parlasse troppo, faceva intercettare dagli agenti segreti dell'Ovra. Divertendosi poi ad ascoltare, talora in dolce compagnia di un'altra donna, tutti i colloqui che lei aveva al telefono o scambiava con conoscenti e amiche.

Lo rivela, nel secondo numero del nuovo mensile Bbc History Italia, un interessante articolo di Mauro Suttora, che curò Mussolini segreto , la raccolta dei diari di Claretta Petacci edita da Rizzoli. Proprio alla giovane amante, che l'annotò nel suo quadernetto segreto, il capo del fascismo aveva confidato: «Che vuoi, avrò avuto migliaia di donne... Molte le ho prese una sola volta e non ricordo neanche la loro fisionomia. La più fredda, anzi direi glaciale, era la Cornelia. Frigida, indifferente».

Lei è la scrittrice Cornelia Tanzi, figlia della proprietaria di una "casa di comodo". Fisicamente è bella, non bellissima. Così la descrive quel "vitellone romagnolo" di Benito: «Ha gambe lunghe, è esile, sottile, alta, bruna». Conosce Mussolini grazie alle poesie, una al giorno, che gli manda. Lui s'intriga e la fa convocare a Palazzo Venezia, dove vanno subito al sodo. Una relazione particolare, la loro. Cornelia è in pratica una mondana d'alto bordo, una via di mezzo fra la mantenuta e la escort di lusso: «Si spogliava distratta, apatica, faceva cadere la camicia, si vedevano queste due gambe lunghe, si metteva lì e via, senza scomporsi. Tutto in meno di mezz'ora. Faceva il suo servizio, si rivestiva e poi diceva: "Ricorderai che ti ho scritto nella lettera...". Io le davo una somma e via. Fino a nuovo occorrere di danaro non si faceva più viva... Viene da me quando ha bisogno di rifarsi il guardaroba. L'avessi mai veduta vibrare, mostrare interesse per me. Nulla».

Avida e glaciale. E disinibita. Benito la disprezza, ma non riesce a farne a meno. Anzi, come rivela a Claretta, è geloso di lei e dei suoi amanti, tra cui un certo Baldi, proprietario della pensione dove vive, un certo avvocato De Santis che le ha pagato la macchina, e anche il popolare poeta romanesco Carlo Alberto Salustri, più conosciuto con l'anagramma del suo cognome: Trilussa.

Mussolini la fa intercettare e poi racconta tutto alla Petacci: «Era una puttana! Una volta ha detto, in un albergo: "Sì, io ho tanta intimità col Duce e gli ho lasciato il rossetto sulle labbra...". La chiamai: "Sentite, voi mi avete reso ridicolo. Adesso vi allontanerete per due o tre anni da Roma: andate in esilio. Se non volete andarci con le buone, vi ci manderò con i carabinieri"». Benito, che non sopporta gli altri uomini, spedisce dunque Cornelia "al confino" in Piemonte. Ma anche lì ordina di intercettare le sue telefonate, che poi gira alla Petacci: «Toh, questa è un' intercettazione alla Tanzi, leggi», le dice il 19 febbraio 1938. E Claretta annota nel diario: «La Tanzi parla con un' amica a cui confida che [col duce] ormai è finita. L’amica risponde: “Come mai?” E la Tanzi: “Quando gli uomini hanno un’altra donna si dimenticano di quelle che hanno avuto e hanno”.
E l’amica: “Ma anche gli uomini hanno un cuore”.
E la Tanzi: “Sì, ce l’hanno fra le gambe (‘volgare’, commenta a questo punto Claretta). È un anno ormai che aspetto, e credo che non vale la pena attendere ancora. Ma [Mussolini] se ne pentirà”».
Benito dice orgoglioso a Claretta: «Vedi che sono sincero? Lei dice un anno, ma è molto di più che non la vedo. Ormai è finita».
Claretta gli risponde: «È pietosa e volgare, per essere una scrittrice e un’intellettuale».
Mussolini: «Sì, hai ragione, è piuttosto brutta questa espressione. Credo che la signora alla quale telefona sia la sua amica, tu intendi come. Mi ha tradito sempre, anche in modo piuttosto sporco. Ha avuto una vita un po’ strana, chiacchierava troppo. Spargeva in giro che era la mia moglie morganatica, che io facevo ciò che lei voleva. Così troncai. Adesso ha diversi amanti, anche Trilussa [poeta romanesco, 1871-1950], e prende danari. Fa marchette insomma. Un certo avvocato De Santis le ha pagato la macchina. Basta, basta».

Wednesday, January 19, 2011

Gian Antonio Stella su Mussolini segreto e Berlusconi


 

Berlusconi e Mussolini

La guerra del gossip da Mussolini al premier

Corriere della Sera, 19 gennaio 2011, pag. 43

di Gian Antonio Stella

«Io non sono il garzone di un barbiere, ho una posizione da rispettare» . Settant’anni prima di Silvio Berlusconi, perfino Benito Mussolini si era posto il problema del decoro. Era il Duce, era osannato dalle folle, aveva in pugno l’Italia, i giornalisti erano così servili che La Stampa arrivò a scrivere che il suo cavallo bianco, quando lui gli parlava, nitriva «in modo significativo» . E non c’era magistrato, anche se l’adulterio sulla carta poteva essere perseguito, che mai e poi mai avrebbe osato inquisirlo. Era lui che comandava i giudici. Eppure se lo pose, il problema.

La rilettura di Mussolini segreto, diari di Claretta Petacci curato da Mauro Suttora e uscito nel 2009 da Rizzoli, alla luce di quanto accade in questi giorni, è assai interessante. Aiuta a capire come sono cambiati i costumi. Nel Paese ma soprattutto lassù in alto. Nel mondo del potere. Il Capoccione, infatti, pagina dopo pagina, sembra avere quasi l’ossessione di non dare scandalo. E se non perde occasione per mostrare i muscoli su tutto il resto, in questa materia si mostra prudente. Spesso prudentissimo.

Le voci che girano gli danno fastidio e lo dice anche all’amante: «Tuo marito parlerà naturalmente con gli altri ufficiali, a mensa o altrove, e dirà: “Mussolini, che predica tanto la famiglia, l’unione, i figli, ha distrutto la mia famiglia, mi ha preso la moglie…”. La mia posizione è insostenibile…»

I pettegolezzi sulle sue attività amatorie, più che spingerlo a battute da sciupafemmine, lo preoccupano: «Di chi vuoi che parlino alla Camera, al Senato, a teatro, nei ricevimenti, nelle case? Di Mussolini, di ciò che fa, dice, pensa… Quando erano i primi tempi ho girato in auto scoperta con la Sarfatti, e andavo in giro con lei anche di giorno. Ma allora ero ancora un giornalista, un ragazzo, non quel che sono oggi. Ora è diverso. Sai cosa dicono? “Prima voleva essere Napoleone, ora vuol essere Cesare e non gli basta. Andando di seguito diventerà Nerone”» .

Claretta vuole essere invitata al ricevimento per la conquista dell’Albania? Il Duce rifiuta: «Sarebbe uno scandalo. Non ci faccio venire mia moglie, e ci porto l’amante. Sono cose che offendono, non si possono fare, abbi pazienza». E insiste: «Voglio che tu sia la donna del mistero, che se anche si sa che tu sei la mia amante, non se ne sia sicuri, che allora l’amore perde il profumo. Io tengo al mio prestigio, quando questo pericola io tronco. Lo sa già mezza Roma…». E ancora: «Dovevamo essere più prudenti. Non sono un uomo comune, sono esposto a tutti i frizzi, a tutti i colpi» . Insomma, guai se la faccenda diventa un tormentone «di cui si parla nei caffè o dalle sarte».

Sinceramente: se si poneva questo problema perfino lui, un dittatore ateo padrone dell’Italia che per avere l’appoggio del Vaticano era arrivato a sposarsi in chiesa e a rimettere i crocifissi nelle scuole, davvero pensava il Cavaliere, a prescindere da eventuali reati (auguri), di potersi permettere tutto?

Gian Antonio Stella (rubrica "Tuttifrutti")

Wednesday, December 15, 2010

L'ultima lettera di Benito

MA CHE COSA SI SCRIVEVANO CLARA E IL DITTATORE?

Un libro di Pasquale Chessa e Barbara Raggi

di Mauro Suttora

Oggi, 8 dicembre 2010

È un grande colpo storiografico quello messo a segno da Pasquale Chessa e Barbara Raggi con il libro L’ultima lettera di Benito (ed. Mondadori, € 19,50). A distanza di 65 anni, infatti, vengono pubblicate le 318 lettere che Mussolini scrisse a Clara Petacci fra l’autunno 1943 e l’aprile ‘45, quando entrambi vivevano sul lago di Garda a pochi chilometri l’uno dall’altra: il dittatore a Gargnano (Brescia) nella villa Feltrinelli (oggi hotel posseduto da russi), l’amante a Gardone nella villa Fiordaliso (anch’essa ora albergo di lusso).

Sono i 600 lugubri giorni della repubblica di Salò. Mussolini è in pratica prigioniero dei nazisti e Clara, dopo essere finita in prigione nel ‘43, assurge al rango di sua consigliera anche politica: capeggia una delle fazioni che si fronteggiano fra i collaborazionisti dei tedeschi, e spinge il duce a negare la grazia al genero Galeazzo Ciano: «Per rifare l’Italia ci vuole il sangue dei traditori», gli scrive. Quanto a Edda Mussolini, la definisce «degna compagna delle azioni del marito». I due nutrono ancora la speranza di vincere la guerra grazie alle «armi segrete» di Hitler: lo scrive Benito a Clara nel giugno ‘44, dopo la liberazione di Roma da parte degli alleati.

Quando la fine si avvicina, ecco i progetti (finora sconosciuti) di fuggire all’estero: in Ungheria con l’aiuto del fratello Marcello Petacci, in Svizzera, in Giappone. Nella sua ultima lettera del 18 aprile ‘45 Mussolini scrive a Clara che l’ingrato Francisco Franco rifiuta di ospitarlo in Spagna, dove avrebbe voluto costituire un governo in esilio.

In quello stesso giorno il duce scappa a Milano, e Clara invece di prendere l’ultimo aereo per Barcellona con la famiglia lo segue. Prima, però, fa seppellire i propri diari (pubblicati nel libro Mussolini segreto, ed. Bur Rizzoli, 2010) con il carteggio nel giardino di un’amica. Disobbedisce così a Benito, che voleva distruggere le lettere. Tutto è stato poi trovato nel ‘50 e conservato dall’Archivio centrale dello Stato, garante dell’autenticità.

Mauro Suttora

Thursday, November 18, 2010

All'Infedele (La Sette) sui diari di Claretta

Il 22.11.10 su La Sette "L'Infedele" (di Gad Lerner) confronto sugli ebrei nei diari di Claretta e di Mussolini. Fra gli ospiti Marcello Dell'Utri e Mauro Suttora (curatore di Mussolini segreto, i diari di Claretta, ed. Rizzoli, 2009).

L'intervento di Mauro Suttora (quattro minuti):

Wednesday, November 17, 2010

Diari di Mussolini e di Claretta a confronto

Da oggi in libreria la prima delle controverse agende «scoperte» dal senatore Dell'Utri. Per stabilirne l'autenticità, confrontiamole con quelle dell'amante Claretta Petacci, pubblicate un anno fa

Oggi, 10 novembre 2010

di Mauro Suttora

«Sosta fra le nevi del Terminillo. Silenzio e solitudine! Quanto è bello! Di tanto in tanto mi appare una leggera immagine sorridente - un rosso cappuccio sul bianco della neve - un impertinente strizzare d’occhi - una gran voglia di vivere! E poi piano piano la fanciulla sciatrice sparisce... dove?»

Benito Mussolini scrive queste parole sulla pagina 27 gennaio della propria agenda 1939, ora pubblicata da Bompiani. Ed è l’unico accenno, peraltro anonimo, che fa in tutto l’anno a Claretta Petacci, sua amante fissa dal ‘36. Per lui pubblico e privato sono nettamente separati. Vede la giovane 27enne quasi ogni giorno, le telefona quasi ogni ora. Ma nulla di questa relazione deve passare alla storia. E anche della moglie Rachele scrive poco.

Sulla veridicità dei Diari ci sono dubbi. E allora confrontiamoli giorno per giorno con quelli di Claretta, che invece sono sicuramente autentici. Lo garantisce l’Archivio centrale dello Stato, che li ha resi pubblici soltanto adesso, a 70 anni dalla loro stesura (legge sulla privacy).

Claretta è più precisa di Benito. Quel giorno al Terminillo lo ricorda bene, riempiendo varie pagine sul proprio diario. In realtà era il 26 gennaio, come lei correttamente annota, e non il 27. Una delle tante piccole e grandi imprecisioni che fanno dubitare alcuni storici sui Diari di Mussolini.

Voleva fare l’amore

Nel pomeriggio la scorta dà a Mussolini la notizia che Barcellona è caduta, e lui torna subito a Roma. Il particolare è ricordato in entrambi i diari. Alle sette e mezzo il dittatore si affaccia al balcone di piazza Venezia per annunciare questa vittoria fascista nella guerra civile spagnola. E Claretta scrive: «Ascolto il discorso alla radio, verso le otto richiama: “Ebbene, hai sentito tutto? La mia voce era chiara? Ti sembrava bene? Hai sentito la folla? Che urlo. Già, chissà come faranno a dire certe cose, che l’entusiasmo non c’è più. Senti, se non fosse così tardi, sai cosa? Se fosse stato un po’ prima, hai capito? [Mussolini le fa intendere che avrebbe voluto invitarla a palazzo Venezia per fare l’amore, ndr] Ma lasciamo andare, ora devo telefonare al Popolo d’Italia [il suo quotidiano] per sentire se la trasmissione a Milano è andata bene».

Stalking al Terminillo

In realtà quel giorno al Terminillo Mussolini non voleva che Claretta lo seguisse. Era partito per la montagna dopo averle telefonato alle dieci, senza dirle nulla. Lei allarmata lo rincorre in auto al Terminillo. Sospettava che fosse lì con un’altra, i tradimenti erano frequenti.

Benito si arrabbia per questo vero e proprio «stalking»: «Avete fatto molto male a venire, con mia moglie a Roma è un’imprudenza. Non vi ho detto nulla perché non vi volevo qui. No, non ero con nessuno, e vi prego di non insistere. Volevo stare solo. Vi pare strano? Sì, lo so che a quest’ora non può giungere mia moglie, ma è un’imprudenza. Sono stato qui tre ore, assolutamente solo. Chiamo a testimoni i ragazzi [della scorta] che sono con me».

Continua il racconto di Claretta: «Volevo mettere un agente che vi impedisse di scendere, ma poi ho voluto evitarvi questo affronto. Vi metterò nelle mani della Questura, vi manderò al confino...»

Claretta, ironica: «Purché l’aria sia buona».
Mussolini: «Vedrete, finirete come la Brambilla [contessa Giulia Brambilla Carminati, amante di Mussolini, spedita via da Roma]».
Claretta: «Sentite, la differenza è grande, non avrete bisogno di ricorrere a ciò. Non avete che da dirmi “Non vi amo più, toglietevi dalla mia via, sono stanco di voi”, e io me ne andrò tranquillamente».

Il 10 febbraio muore improvvisamente Pio XI. Mussolini annota: «Era un papa straordinario». Questo per i posteri. Solo quattro mesi prima, invece, si era sfogato così in privato con Claretta: «Tu non sai il male che fa questo papa alla Chiesa. Mai papa fu tanto nefasto alla religione come questo. Fa cose indegne, come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Ha scontentato tutti i cattolici, fa discorsi cattivi e sciocchi. È una vera calamità, peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare» (8 ottobre ‘38).

“Porci ebrei, li ucciderò“

Mussolini non sopportava l’opposizione del papa alle leggi antiebraiche. Che con Claretta definiva «Porci, razza spregevole», minacciando di «ucciderli tutti» (9 ottobre ‘38), e addirittura prevedendo (o auspicando) che fosse «un popolo destinato ad essere trucidato completamente» (18 aprile ‘38).

Parole tremende, che quando un anno fa uscirono i Diari di Claretta fecero il giro del mondo. L’Economist scrisse: «Viene sfidata l’opinione tranquillizzante che molti italiani hanno del Duce, come di un leader traviato da Hitler».

Invaghito di Maria Josè

Adesso, invece, torna il Mussolini «buono». Scrive infatti nel suo Diario l’11 febbraio ‘39: «Sono contro le leggi razziali». Curioso, visto che le aveva fatte appena approvare.

Anche sulla principessa Maria Josè Mussolini cambia idea. A Claretta dice: «È fisicamente repellente, bruttina di viso». Nel proprio diario del 5 ottobre ‘39, invece: «È stata nominata ispettrice della Croce Rossa. Il conventuale costume pone in risalto gli stupendi occhi di un azzurro così lieve da sembrare perlati di grigio... mutevoli, ora dolci, austeri, gelidi, pungenti come scaglie di cielo...».

L’Eur, infine. Il 28 febbraio ‘39 Mussolini visita i cantieri dell’Expo Universale Romana del ‘42. Si dilunga in particolari tecnici che sembrano tratti da articoli di giornale. Per gli scettici, è la prova del falso. Ma leggendo Claretta si capisce che Mussolini era sinceramente orgoglioso di queste opere del regime, e perciò riversava l’entusiasmo nel suo diario.

Riquadro: "Una parola per Margherita"

Per dimostrare che non è razzista, Mussolini il 2 maggio ‘39 scrive nel diario: «Ho amato una donna negli anni belli della mia vita, ed era ebrea». È l’unico accenno a Margherita Sarfatti, su cui Roberto Festorazzi ha appena pubblicato il libro La donna che inventò Mussolini (Angelo Colla editore).

Mauro Suttora

Monday, October 04, 2010

'Mussolini segreto' tradotto in Polonia

Claretta Petacci (red. Mauro Suttora)
Tajne dzienniki kochanki Mussoliniego 1932–1938
Tłum. Anna Wójcicka

presentazione dal catalogo dell'editore Bellona:

Claretta Petacci była najbardziej znaną kochanką Benito Mussoliniego i wraz z nim została stracona w 1945 r. podczas egzekucji na Piazza Loreto w Mediolanie.

Jej wspomnienia obejmują okres 1932–1938, począwszy od pierwszych dni znajomości, a skończywszy na okresie pełnego rozkwitu ich związku. Zawierają dokładny opis codziennych zajęć i przyzwyczajeń Mussoliniego, jego stosunku i poglądów na temat wydarzeń i nastrojów w faszystowskich Włoszech i w Europie.

Poza tym również widzimy Duce prywatnie:
Mussolini skarży się na obcierające go buty, nieustannie zapewnia Clarettę o swej miłości, i tłumaczy się jej z licznych zdrad z kochankami, a nawet z... własną żoną.
Tłem ich związku są wydarzenia Europy lat 30. XX w.: powstanie osi Włochy – Niemcy, wydanie ustaw rasistowskich i Anschluss Austrii.

Do pamiętników załączone są niektóre listy Claretty do swojego kochanka; są to pochodzące z lat 1933–1937 zapiski pełne miłosnych uniesień – ilustrują one perspektywę autorki, kobiety niezwykle emocjonalnej, zazdrosnej
i żyjącej jedynie dla swojego kochanka, gotowej ponieść tragiczną śmierć w imię miłości.

Friday, September 03, 2010

'Mussolini segreto': traduzione norvegese

Dagbladet, il principale quotidiano della Norvegia, il 13 agosto 2010 dedica un articolo di un'intera pagina di Simen Ekern al libro Jeg, Il Duces kvinne (Io, la donna del duce), traduzione in norvegese del libro Mussolini segreto, i diari di Claretta Petacci a cura di Mauro Suttora (Rizzoli 2009), pubblicata nell'agosto 2010:

articolo di Dagbladet

Tre giorni dopo (16 agosto) segue il secondo quotidiano norvegese, Aftenposten, con un articolo a tutta pagina di Ulf Andenaes della sezione Cultura:


*
articolo sul quotidiano Dagbladet, 13 agosto 2010

Thursday, September 02, 2010

Oggi: la Tulliani come la Petacci?

da www.corriere.it del 17.8.10:

Non è un collegamento diretto, ma un punto in comune sì quello che il settimanale Oggi (www.oggi.it), in edicola mercoledì 18 agosto, evidenzia tra Mussolini e Fini. Non c'entra la politica, ma la famiglia: Claretta Petacci come Elisabetta Tulliani. Oggi pubblica infatti degli estratti del libro Mussolini segreto, a cura di Mauro Suttora (Rizzoli), da cui emerge che anche il Duce si prodigò per la famiglia della sua amante.

Nel 1937 raccomandò il fratello Marcello evitandogli il carcere: «Farò il tuo amante e il suo ministro (…)», le dice. Ordinò al quotidiano Il Messaggero di far scrivere il «suocero»: «Tuo padre è contento degli articoli?», chiede a Claretta. «Dopo dieci di questi lo faccio collaborare fisso (…). Poi lo farò senatore, sei contenta?».

Ma le analogie non finiscono qui – prosegue il settimanale. Mussolini si occupa anche della costruzione di una villa sulla Camilluccia, a Roma, per tutta la famiglia Petacci. Il 16 luglio ’38, il Duce chiede a Claretta: «Dimmi, tua madre ha fatto tutto il pagamento? Bene, così ora sei proprietaria. Bisogna fare il mutuo, non per me ma per la gente, capisci?». E il 20 dicembre del ’38 - conclude il settimanale - di nuovo un pensiero per il «cognato»: «Che fa il nostro? Hai ragione, a un certo momento bisogna sistemare un uomo, ormai ha trent’anni. Domani me ne interesserò, ora lo segno».

articolo completo di Oggi:

I potenti di ogni epoca hanno sempre avuto mogli, compagne e amanti ad assillarli con raccomandazioni. Gianfranco Fini come Benito Mussolini. Claretta Petacci, amante del duce, era asfissiante. Conobbe Benito a vent’anni, nell’aprile 1932. I due non si erano scambiati neanche un bacio, ma pochi mesi dopo lei era già lì a pretendere. Per suo padre, per il fidanzato, per il fratello.

Ecco la trascrizione di una telefonata del 15 dicembre ’32, dal libro Mussolini segreto (Rizzoli, 2009) con i diari di Claretta. La cui autenticità è garantita dall’Archivio di stato che li ha resi pubblici dopo 70 anni.

Claretta: «La causa di mio papà. Bisogna che lei se ne interessi. Ecco, ho qui dei nomi».
Mussolini: «Già, vedo. Ma io non posso far nulla direttamente, non posso interessarmene. In dieci anni non mi sono mai incaricato di giustizia, per un sentimento mio di coscienza».
C. «Già, ma la giustizia...»
M. «Farà il suo giusto corso. Il tuo fidanzamento, come va? [Claretta è fidanzata con Riccardo Federici, tenente dell’Aeronautica, 28 anni, ndr]»
C. «Il mio fidanzamento dipende da Vostra Eccellenza» [vuole un trasferimento che avvicini il suo Riccardo a Roma].
M. «Da me? Sai che non è possibile, perché c’è la legge che lo vieta. Te l’ho detto».
C. «Appunto perché esiste una legge che lo vieta, ho domandato il suo consenso. Altrimenti era inutile disturbarlo».
M. «Già, ma non è possibile far nulla, e lui pure deve saperlo».
C. «Precisamente, il tenente [mio fidanzato] non voleva fare la domanda per via gerarchica perché sapeva di non poterla fare, e perciò la diresse a lei. Era inutile andare per una strada che già si conosceva impossibile».
M. «Ma io di fronte ad una legge che vige non posso far nulla. Non posso essere io, il capo, a trasgredirla».

Nel marzo ‘34 Claretta, ormai sposata con Federici (e ancora allo stadio platonico con Mussolini) cambia obiettivo: «Perché non lo fa suo aiutante di volo?»
Mussolini: «Perché conosco te».
C. «Ebbene che c’entra? Anzi, ragione di più».
M. «No, perché direbbero: “L’ha fatto aiutante di volo perché è l’amico della moglie”».
C. «E allora di tutti questi che vanno avanti, che ne sappiamo se la moglie... non lo dicono, questo».
M. «Lo dicono, lo dicono».
C. «E che importa?»
M. «Importa sì, perché poi gli dovrò dare degli ordini, lo dovrò avere a mio contatto, e devo pensare che di fronte alla mia coscienza faccio la figura del traditore. No, questo no».
C. «Quanti scrupoli di coscienza».
M. «È questo il mio forte, se non avessi così profondamente coscienza non riuscirei a vincere gli altri».
C. «Ma pure Napoleone prendeva a benvolere delle ragazze e le favoriva».
M. «Già, e questa era una sua debolezza».
C. «Insomma, non mi vuole aiutare. Un aiutante dovrà pure prenderlo. È un bel ragazzo, di bella presenza, intelligente».
M. «Lo credo, lo credo, ho la massima stima di lui come pilota e come ufficiale. Ma conosco te e basta».
C. «Capisco, non mi aiutate perché non mi volete più bene».
M. «Non posso».
C. «Fate conto che io sia vostra figlia».
M. «Già, ma non lo sei. Io i miei parenti li pesto più che posso, non li aiuto mai, ho questa abitudine».

Abitudine che già l’anno dopo abbandonerà. Scrive infatti Claretta a Mussolini del ’35: «Ecco i documenti di mio fratello [Marcello, che verrà fucilato a Dongo nel ‘45, ndr], che Ella con tanta benevolenza mi ha richiesto e di cui vi è copia alla sede del fascio. Le sono infinitamente grata di quest’altra prova di affettuoso interessamento che Ella ha voluto darmi. Vi sono inoltre dei fatti avvenuti durante l’attività giovanile, che non sono documentati. Ricordo per esempio che nel 1921, per aver gettato nella calce una bandiera rossa, fu percosso tanto che dovette rimanere due settimane in clinica. Nello stesso periodo fu aggredito da un sovversivo armato di coltello, che riuscì fortunatamente soltanto a ferirlo».

Fratello fascistissimo, insomma, e mamma di Claretta pure lei felice per uno dei tanti favori di Mussolini al figlio. Ecco infatti una lettera di ringraziamento della signora Petacci del 29 ottobre ’36: «Ancora una volta per Voi c’è nel mio animo un raggio di luce. Per la Vostra grande bontà Vi ringrazio con cuore riconoscente di mamma. Sono certa che il mio Marcello corrisponderà sempre degnamente a questo Vostro prezioso interessamento».

Nell’ottobre ’36 Claretta (separata dal marito) e Benito sono ormai amanti. E lei gli chiede per lettera di proteggere il padre Francesco Saverio, medico del Vaticano, da un tizio con cui è in causa: «Perdonami si ti disturbo, se ti parlo di cose estranee al mio amore... ma come fare senza il tuo consiglio? Papà avrebbe lasciato libero l’appartamento per aderire all’accordo. [...] Hanno ricorso a Sua Eccellenza Pacelli [Eugenio Pacelli (1876-1958), segretario di stato vaticano, diventerà papa Pio XII nel ‘39, ndr], mettendo in cattiva luce papà anche presso il governatore. Continua la sua linea scorretta, oltre che con il fascio, anche con papà».

Un anno dopo, 15 ottobre ‘37: «Mi dice di Marcello [che ha combinato un guaio], che stia tranquilla, che non gli fanno nulla, e che prima di esprimersi con tanta leggerezza su di un ufficiale ci pensino e stiano attenti a quello che fanno. Dice che Sebastiani [il segretario di Mussolini] ha detto che Marcello è un po’ esuberante ma simpaticissimo. Molto contento di averlo potuto aiutare».

Nove giorni dopo: «Lo trovo scuro. C’è la questione riguardante Marcello, una vigliaccheria che vogliono fargli, un’infamia. Io scatto, mi dispiaccio, mi viene da piangere, difendo Marcello per la verità e per la giustizia. Lui si convince, mi calma. Dice che farà di tutto perché nulla di male avvenga, capisce che qualcuno ad arte ha esagerato per fargli del male. “Farò il tuo amante e il suo ministro. La mia situazione è falsa, non voglio che si dica che me ne occupo perché è tuo fratello, perché questo non è. D’altronde se l’hanno mandato a me, vuol dire che avevano uno scopo”».

Due giorni dopo, il verdetto. Mussolini dice a Claretta: «Volevano dargli niente di meno che la fortezza [il carcere] per una scemenza di così poco valore. Allora ho detto di andarci piano, di non calcare la mano, che non è il caso. Se la caverà con una decina di giorni di arresti semplici o di rigore, non so, che poi non farà perché lavorerà lo stesso».

Mussolini ordina al quotidiano Il Messaggero di far scrivere il padre di Claretta: poi le chiede: «Tuo padre è contento degli articoli? Dopo dieci di questi lo faccio collaborare fisso, prenderà 2000-2500 lire al mese. Poi, nel ‘39, lo farò senatore. Sei contenta?».

La nomina al Senato non va in porto. E il 24 gennaio ’39 Claretta scrive: «Gli dico che mi è dispiaciuto abbia fatto la legge dei 60 anni [età minima per diventare senatore] che lascia fuori papà. Rimane male e dice: “Non sapevo che tuo padre fosse ancora così giovane. Sono spiacente, mi ha costretto a farlo una richiesta per 700 e più [seggi di] senatori [sui 212 da nominare per il nuovo Senato, ndr], quindi ho dovuto mettere un limite. Non credere che l’abbia fatto apposta. Mi sono trovato costretto per eludere molte domande”». Ma Claretta non ci crede e gli molla una scenata: «Rispondo come devo e mi vengono le lagrime».

Intanto è iniziata la costruzione di una villa sulla Camilluccia per tutta la famiglia Petacci. Il 16 luglio ’38 Mussolini chiede a Claretta: «Dimmi, tua madre ha fatto tutto il pagamento? Bene, così ora sei proprietaria [di casa]. Bisogna fare il mutuo, non per me ma per la gente, capisci. Sono contento che tu abbia qualcosa. Io sono nemico di avere beni, cose, tenute, ma ciò non toglie che sia contento che li abbiano gli altri».

E il 20 dicembre ’38 di nuovo un pensiero per il «cognato»: «Che fa il nostro? Hai ragione, a un certo momento bisogna sistemare un uomo, ormai ha trent’anni. Domani me ne interesserò, ora lo segno».

Mauro Suttora

Wednesday, August 04, 2010

Gemelli Mussolini

GRAZIE ALL' INSEMINAZIONE ARTIFICIALE, SI ALLARGA LA DINASTIA DEL DITTATORE

I due trisnipoti del duce, Marzio e Carlo, sono nati con le tecniche del professor Antinori. E la bisnonna era Edda Ciano, figlia di Benito. Che sulla procreazione assistita, già allora diceva...

di Mauro Suttora

Oggi, 4 agosto 2010

Siamo ormai arrivati alla quinta generazione di Mussolini. Ma avere fra le mani il Dna di Benito fa sempre un po' impressione. È quel che è capitato al professor Severino Antinori, il medico italiano famoso per le tecniche di fecondazione artificiale, che ha favorito la nascita di Marzio e Carlo Ciano, trisnipoti del duce. Eccoli qui felici e pasciuti, a otto mesi dalla nascita (il 21 novembre 2009 nella clinica romana Quisisana), in braccio al papà Pier Francesco Ciano.

Ciano ha deciso di chiamare uno dei due gemelli con il nome di suo padre Marzio, morto a soli 37 anni, e terzogenito della coppia composta da Edda e Galeazzo, ex ministro degli Esteri, una delle figure più controverse del regime fascista.

«I bambini sono nati all' ottavo mese», dice Ciano, «e alla nascita pesavano 2,7 chili e 2,3. Mia moglie Alessandra e io ringraziamo il ginecologo Severino Antinori. Edda e Galeazzo Ciano ebbero tre figli, ma solo mio padre ebbe degli eredi: me e mio fratello Lorenzo. Lorenzo non ha figli, mentre io e mia moglie ora abbiamo dato alla luce questi bei gemelli, che porteranno avanti la dinastia».

FIGURA CONTROVERSA

La dinastia Ciano, nel bene e nel male, ha fatto l'Italia del Novecento. A cominciare dall'ammiraglio Costanzo Ciano, nato a Livorno nel 1876 e autore della «beffa di Buccari»: con i suoi Mas (Motoscafi antisommergibile) assieme a Gabriele D'Annunzio riuscì a penetrare nel porto della flotta austriaca. Il che, dopo Caporetto, risollevò il morale delle truppe italiane. Sotto il fascismo fu ministro e presidente (di quel che restava) della Camera dei deputati.

Suo figlio Galeazzo, spavaldo e brillante, sposò nel 1930 Edda Mussolini, primogenita del dittatore, il quale nel '36 lo volle ministro degli Esteri. Filoinglese come i gerarchi più intelligenti del regime (Italo Balbo, Dino Grandi), Ciano cercò di tenere l'Italia fuori dalla guerra di Hitler. E per nove mesi ci riuscì. Ma nel giugno '40 Mussolini, visto il crollo della Francia, la attaccò.
Ciano divenne ambasciatore in Vaticano, dove ebbe stretti rapporti con il futuro papa Paolo VI, allora numero due della Segreteria di Stato. Il 25 luglio '43, durante l'ultimo drammatico Gran Consiglio, Galeazzo Ciano tradì Mussolini, votandone la richiesta di dimissioni che fece cadere il regime. Per questo pagò con la vita nel gennaio successivo: venne fucilato a Verona, nonostante la moglie Edda implorasse la grazia presso il padre.

Una vicenda da tragedia greca, che vide spendersi e spegnersi Edda, figlia prediletta del Duce, donna anticonformista, spregiudicata e moderna. «Ho sottomesso l'Italia, non riuscirò mai a sottomettere mia figlia», disse di lei Mussolini.
Dopo la guerra Edda girò il mondo, sempre irrequieta, pur badando ai tre figli: Fabrizio, Raimonda (detta Dindina) e Marzio. Marzio, nonno dei gemellini, si sposò con Gloria Lucchesi, ma tre anni dopo la nascita di Pier Francesco si separò. Morì nel '74, ventun anni prima di sua madre Edda.

A causa della distanza fra la nascita di Edda Mussolini e quella di suo fratello Romano, venuto alla luce 17 anni dopo, negli stessi mesi del '62 in cui Romano ha avuto da Anna Maria Scicolone (sorella di Sophia Loren) la figlia Alessandra (oggi deputata Pdl), è nato anche Pier Francesco Ciano, che appartiene però alla generazione seguente.

Ma cos'avrebbe detto Benito della procreazione assistita con la quale sono venuti alla luce questi suoi trisnipotini? Può sembrare una curiosità balzana. Eppure la risposta, incredibilmente, c'è.
Il 28 novembre 1939, Mussolini disse queste parole alla sua amante Claretta Petacci, che le trascrisse nel proprio diario (desecretato da poco dall'Archivio di Stato, e pubblicato da Rizzoli nel 2009 in Mussolini segreto): «Cara, hai veduto l'incubazione meccanica? Cioè il toro monta una bestia finta, raccolgono il liquido, e con quello rendono incinte altre bestie. Il toro è un bel po' stupido, non si accorge. [...] Guarda le foto. A me fa un certo effetto, anche a te vedo. Sì, è brutto, la natura va rispettata anche per le bestie. pensa che hanno fatto lo stesso anche con delle donne. Per esempio, una non poteva avere figli col marito. Si faceva iniettare lo sperma di uno qualunque e rimaneva incinta. Uno in America fece la prova di dieci o quindici sperma prima di iniettarli alla moglie. Nauseante».

Ma Mussolini si riferiva alla fecondazione assistita «eterologa». Questi gemellini Ciano, invece, sono nati regolarmente fra marito e moglie.

Mauro Suttora

Wednesday, July 07, 2010

Castiglioncello (Livorno), 20 luglio

Martedì 20 luglio presentazione di 'Mussolini segreto' a Castiglioncello (Livorno)

Incontri al Castello: Castiglioncello festeggia trent'anni

Gli Incontri al Castello, organizzati dal Comune di Rosignano M.mo, alla Limonaia, nel parco del castello Pasquini di Castiglioncello, con giornalisti e scrittori che presentano i loro libri, compie trent’anni. Un compleanno importante che Alessandro Franchi, Sindaco del comune di Rosignano M.mo e Gloria De Antoni curatrice della rassegna da tre anni, intendono festeggiare al meglio con ospiti prestigiosi e interessanti. “In un’epoca in cui anche il più piccolo comune della provincia italiana organizza incontri con gli autori, scoprendo che lo scrittore attira il pubblico e che ci sono appassionati di letteratura- dichiara il Sindaco- è nostro punto di forza ricordare che il comune di Rosignano è stato lungimirante scegliendo, trent’anni fa, di organizzare incontri con scrittori. Appuntamenti che con il tempo si sono fatti sempre più importanti e attesi dal pubblico.”

“Per festeggiare degnamente la rassegna - ricorda la curatrice Gloria De Antoni - abbiamo deciso di accontentare ogni richiesta del pubblico e cercando di rappresentare tutti i generi della letteratura a 360 gradi, dall’epistolario, al diario, dal saggio al romanzo nelle sue differenti accezioni: il romanzo d’indagine, quello classico e quello “estivo”, insomma non avremo come sempre un unico tema, ma un filo conduttore che è quello del genere letterario.”

La rassegna si apre domenica 11 luglio alle ore 18 con Marcello Sorgi, giornalista già direttore del tg1 e della Stampa, di cui oggi è editorialista e inviato, che racconta nel suo ultimo libro “Le amanti del vulcano” la carismatica vicenda di amore e tradimento tra il regista Roberto Rossellini e le attrici Anna Magnani e Ingrid Bergman.

Martedì 13 luglio arriverà a Castiglioncello Don Andrea Gallo con “Così in terra, come in cielo” edito da Mondadori, il lucido racconto del più famoso prete da marciapiede italiano.

Giovedì 15 luglio l’incontro sarà con Lorenzo Pavolini nella cinquina dei finalisti al premio Strega per “Accanto alla tigre”, un viaggio nella storia della famiglia Pavolini e insieme in quella collettiva del Paese. Protagonista Alessandro Pavolini, figura centrale del fascismo, nonno di cui Lorenzo scopre la verità solo nei libri di storia.
Il giorno successivo (venerdì 16 luglio) è la volta di Alice Di Stefano figlia della scrittrice Cesarina Vighy, recentemente scomparsa, che ricorderà la madre e i suoi libri da “L’ultima estate” a “Scendo. Buon proseguimento”.

Martedì 20 luglio il giornalista e scrittore Mauro Suttora presenterà il volume di Claretta Petacci “Mussolini segreto. Diari 1932 – 1938” edito da Rizzoli, di cui è curatore.
Mauro Suttora, giornalista del gruppo RCS (Rizzoli Corriere della Sera), collabora con «Newsweek» e con il «New York Observer». A settant’anni dalla loro stesura e dopo una serie di vicissitudini travagliate che ne hanno in passato ostacolato la pubblicazione, i diari di Claretta Petacci raggiungono il pubblico italiano. E rivelano ben più di quanto ci si potrebbe aspettare dalla donna nota a molti solo come l’ultima e più famosa amante di Mussolini.

Giovedì 22 luglio l’appuntamento sarà con il magistrato Antimafia e scrittore Gianrico Carofiglio. Carofiglio che con i primi quattro romanzi ha superato il traguardo del milione di copie vendute, converserà e parlerà al pubblico dei suoi romanzi d’indagine da “Le perfezioni provvisorie” a “Non esiste saggezza” entrambi editi da Sellerio.

Sabato 24 luglio Anna Testa e Giuliana Lojodice presenteranno «Buonasera Aroldo, buonasera Giuliana. Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice, vita, carriera e scene da un matrimonio», edito da Baldini Castoldi Dalai.

Venerdì 30 luglio Enrico Vaime, testimone e protagonista dello spettacolo italiano, della rivista, del varietà, della commedia, della radio e della televisione, presenta la terza parte della sua autobiografia:“Anche a costo di mentire” edito da Aliberti.
Sabato 31 luglio torna a Castiglioncello Camilla Baresani con il suo ultimo romanzo “Un’estate fa” edito da Bompiani.

Gli incontri si fermano per una settimana per lasciare spazio al premio della comunicazione per riprendere Martedì 10 agosto con il professore-giallista Sergio Vanni e il suo “Un delitto educato”, quindi mercoledì 18 agosto Alessandra Levantesi, giornalista e critica della stampa presenterà il libro scritto con il compianto Tullio Kezich dal titolo “Una dinastia italiana. L’arcipelago Cecchi – D’Amico tra cultura, politica e società” edizioni Garzanti.

Venerdì 20 agosto torna un affezionato ospite di Castiglioncello Gillo Dorfles, per presentare il volume a lui dedicato “Divenire di Gillo Dorfles”. Il 12 aprile lo scrittore, filosofo e critico d’arte Gillo Dorfles ha compiuto 100 anni. Per festeggiare lo speciale compleanno del teorico dell’estetica, del gusto e delle mode, è uscito questo libro curato da Massimo Carboni, che è un omaggio per ricostruire a mosaico un percorso scientifico, culturale e creativo che include in prima persona l’intellettuale e l’artista che lo ha intrapreso, il suo stile di lavoro e il suo calibro etico.
Gli incontri alla Limonaia si terranno alle ore 18 e sono a ingresso gratuito.

07/07/2010

Friday, April 09, 2010

Lugano, 15 aprile 2010

Libreria Melisa
Via Vegezzi, 4 Lugano (Svizzera)

GIOVEDI 15 aprile 2010 alle ore 18

Mauro Suttora giornalista/scrittore
parla del libro che ha curato:

"Mussolini segreto", i diari di Claretta Petacci 1932-38 (ed. Rizzoli, 2009)

introduce il giornalista Dedo Tanzi

Wednesday, April 07, 2010

Carlo Vallauri: "Mussolini segreto"

dal sito www.scenaillustrata.com:

CLARETTA PETACCI – MUSSOLINI SEGRETO (RIZZOLI, MILANO, 2009)

PAGINE INQUIETANTI SULLA VITA QUOTIDIANA DI MUSSOLINI dai DIARI 1932-1938
giovedì 25 marzo 2010
di Carlo Vallauri

AUTORE DEL LIBRO : a cura di Mauro Suttora

La pubblicazione del diario di Claretta (DIARI 1932-1938) offre al lettore pagine inquietanti sulla vita quotidiana del capo del governo italiano negli anni decisivi nei quali Mussolini modifica sostanzialmente le sue linee di politica estera, con l’aggressione all’Etiopia e l’alleanza con Hitler, che porteranno alla disastrosa guerra.

Come premessa gli eventuali dubbi sull’autenticità del “diario” vengono fugati dall’iniziale richiamo all’opinione di autorevoli studiosi degli Archivi di Stato, anche se appare sorprendente la sistematicità dell’intero scritto – giorno per giorno, per tanti anni – con la riproduzione “esatta” delle parole pronunciate dal “duce”. Ma presupposta come valida la “verità” del documento, su di esso esprimiamo alcune osservazioni.

Risulta allora che per tutti quegli anni, quasi quotidiani erano gli incontri e le conversazioni telefoniche (ora dopo ora) tra il grande capo e l’umile e devota innamorata che utilizza scaltramente quel rapporto per chiedere (ed ottenere) favori per il padre ed il fratello e contemporaneamente “sistemare” il marito (ufficiale di aeronautica), dal quale si separa. Con la giovinetta il maturo ma sempre aitante leader carismatico tiene a mantenere un incessante rapporto sessuale, di pieno appagamento, stando ai commenti immediati sull’esito di ogni “incontro” a palazzo Venezia o nel capanno della spiaggia di Castelporziano, messo a disposizione da Casa Reale.

Durante queste lunghe “sedute”, Mussolini parla soprattutto dei rapporti che egli ancora ha con altre due sue amanti che si trascina appresso (sin dentro Villa Torlonia) da anni ma che paiono a lui indispensabili più per ragioni psicologiche che di affetto, anche se una delle due signore asserisce che i suoi due figli sono la conseguenza di precedenti relazioni con il dittatore. Sono queste le pagine più noiose per la loro ripetitività ma anche specchio di una mentalità piuttosto ristretta rispetto alla rilevanza e grandiosità degli impegni governativi cui Mussolini avrebbe dovuto attendere.

Più interessanti appaiono le considerazioni man mano espresse sugli eventi politici in corso. Sotto questo aspetto è ancora più grave – rispetto a quanto già emerso in passato – la superficialità dei giudizi espressi su americani, inglesi e francesi, giudicati su stereotipi negativi, in base a considerazioni vacue, specchio di una incredibile ignoranza e disattenzione su situazioni reali da parte di uno dei “grandi” d’Europa in quella fase storica. Altrettanto affrettate e “leggere” le correlative opinioni sulla situazione interna italiana, ignorando – almeno sembra- il gran capo i dati concreti del paese rispetto alle esaltazioni continue del “bene” che, a suo avviso, il regime sembrava fare all’Italia tutta.

Di maggior rilievo umano sono le notizie desumibili sulle piccole vicende della vita a casa Mussolini, i rapporti con la moglie (la cui figura esce, a nostro avviso, come rafforzata nella sua personalità rispetto alle malefatte del marito), l’irrequietezza della figlia Edda, il disagio matrimoniale del figlio Bruno, vittima innocente delle scelte del padre, la compostezza del figlio Vittorio – peraltro già emersa in altri libri (da Zangrandi come di cineasti) – il metodico sistema di controllo e vigilanza attorno al capo del governo, che pure – a quanto si legge nel diario – circolava talvolta tra le persone comuni senza particolari scorte, a Roma e in Romagna. Nota “piccante” – la maggiore sorpresa del libro – la narrazione dell’incontro sulla spiaggia tra il Primo Ministro e la principessa Maria Josè ed i relativi commenti.

Veniamo ad altri oggetti di conversazione tra i due amanti: opinioni e valutazioni di film, spettacoli teatrali, come giudizi di Mussolini nei confronti della borghesia salottiera di Roma e il disprezzo che egli manifesta verso gli anti-fascisti che proprio in quell’epoca (1936-37) davano al fascismo lezioni di resistenza nelle carceri, al confino sino alla sconfitta inflitta in terra di Spagna dalle Brigate Internazionali ai legionari inviati dal governo di Roma in aiuto del gen. Franco.

Colpiscono altresì le affermazioni generiche sui problemi più gravi di quell’epoca, a cominciare dalla preparazione militare, ed è ciò che, a nostro avviso, emerge come il fattore più distruttivo della personalità del capo, per la sua assoluta trascuratezza – per tanti anni – nel corso delle sue vivaci giornate, rispetto alla vera situazione del paese. Sembra quasi impossibile constatare come vi fosse una totale disattenzione verso le preoccupazioni quotidiane della maggioranza degli italiani, quasi vivessero tutti nel regno di Bengodi.

Nessun libro scritto sul fenomeno storico del fascismo getta una luce tanto negativa sulla mente di quell’uomo, pure esaltato da Churchill e da Freud. Ai “nostalgici” tuttora esistenti dovrebbe essere resa obbligatoria la lettura di questo libro per liberarli dall’inganno perpetrato allora ad una intera generazione e di cui non pochi italiani sono ancora “prigionieri”.

Potremmo continuare su altre pagine rivelatrici di una mente incapace di comprendere ad es. il dramma degli ebrei quando ne vengono minate le esistenze, oltre alla conferma della risibile infatuazione per Hitler, conferma (dopo la precedente fase d’antipatia) della fragilità dei convincimenti di un uomo a cui sono state attribuite virtù quasi divine, ma a cui poteva soggiacere una povera illusa come Claretta, a sua volta finita vittima del suo stesso idolo. Ne escono meglio i figli di Mussolini, con la “normalità” delle loro vite, travolte dalla tragedia comune a tutti gli italiani.

recensione su www.scenaillustrata.com

Monday, March 15, 2010

recensione Eco di Bergamo

CLARETTA PETACCI: "MUSSOLINI SEGRETO"
a cura di Mauro Suttora

1 febbraio 2010

Tre i livelli di lettura di 'Claretta Petacci. Mussolini segreto' (Rizzoli, pagg. 533, euro 21) a cura di Mauro Suttora, giornalista del Gruppo Rizzoli Corriere della Sera.
Il volume rappresenta solo una parte dei diari dell'amante del Duce, quelli scritti dal 1932 al 1938 e ora liberati dal segreto di Stato. Ebbene, possono intrigare sia per la vicenda privata (quasi in 'diretta', con i suoi risvolti anche da vaudeville), sia per il contesto storico delle cronache quotidiane che svelano un Mussolini decisamente razzista e antisemita, sia per il dubbio lanciato nella prefazione da Ferdinando Petacci, nipote dell'amante del Duce, che vive da tempo in Arizona.

Quando aveva tre anni e mezzo Ferdinando viaggiò nelle stesse automobili che il 27 aprile del 1945 portarono suo padre e il capo del fascismo con Claretta incontro alla morte. Da allora si è sempre chiesto: perché lo Stato italiano ha fatto scendere il silenzio sugli scritti di sua zia? Claretta Petacci era solo un'amante, oppure una spia degli inglesi? O, addirittura, insieme al fratello Marcello, "collaborarono con Mussolini per arrivare a una pace separata con l'Inghilterra"? La merce di scambio sarebbe stato il carteggio tra il Duce e Winston Churchill, "molto compromettente per il premier britannico"...

Dal primo livello di lettura si coglie un Mussolini involontariamente caricaturale: un amante che ogni ora è costretto da una Claretta gelosissima a testimoniare il suo amore per telefono, mentre è un uomo profondamente infedele che pensa soprattutto ad apparire forte, virile (ma frigna che gli stivaloni, indossati per avere un aspetto più 'macho', lo fanno soffrire molto) e terrorizzato dall'età che avanza. Recrimina contro la moglie Rachele e indulge con alcune vanterie erotiche: sostiene che Maria Josè di Savoia, moglie del principe Umberto, avrebbe tentato di sedurlo...

Quanto al contesto storico, emergono responsabilità precise. Se riguardo all'omicidio di Matteotti si lamenta solo per i dolori dell'ulcera provocati dalle reazioni dell'opposizione a questo efferato delitto, ecco altre 'perle' del Mussolini-pensiero: "Hitler è un sentimentalone. Questo Papa (ndr Pio XI, Papa Ratti che difende gli ebrei) è nefasto, l'entusiasmo degli italiani è un'apparenza, li conosco bene".
E ancora "Porci ebrei, popolo destinato a essere trucidato completamente": Mussolini pronuncia questa frase, pesante come un macigno, il LunedÏ dell'Angelo 1938, nel suo studio a palazzo Venezia di fronte a Claretta.
Il 4 agosto 1938 - venti giorni prima è uscito il 'Manifesto della razza' - mentre i due amanti sono in barca, così Mussolini si vanta: "Io ero razzista dal '21. Non so come possano pensare che imito Hitler, non era ancora nato. Mi fanno ridere. Bisogna dare il senso della razza agli italiani, che non creino dei meticci, che non guastino ciò che c'è di bello in noi"...

Ines Turani

Monday, February 15, 2010

'Mussolini segreto': un libro da leggere

di Clementina Gily, docente di Estetica all'Università di Napoli

4 febbraio 2010

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici - Via Monte di Dio - Napoli

Antonio Alosco, Clementina Gily, Antonio Sarubbi
presentano il libro curato da Mauro Suttora:
Claretta Petacci, Mussolini segreto (Rizzoli)

coordina Nico Pirozzi

Testo dell'intervento:

Questo diario è un documento storico, i personaggi sono tutti noti, le storie anche – nei risvolti quotidiani, nei commenti personali, nulla c’è di eccezionalmente diverso da quella storia letta nei libri. Colpa forse anche del lavoro di ritaglio fatto da chi, per molti anni, ha tenuto gelosamente riposti questi diari, resistendo alle richieste che ne faceva la famiglia Petacci, i genitori e la sorella Myriam, cioè i sopravvissuti alla vicenda. Perché non sopravvissero dei Petacci né Marcello, il fratello, 35 anni, né Claretta, 33, alla tragedia finale di Mussolini, 63 –
sull’età c’è da tornare – e, sappiamo dalle parole dell’allora piccolissimo Ferdinando, figlio di Marcello, non sopravvisse nemmeno la mente del fratellino più grande.

Ferdinando, la cui vita è stata così duramente segnata da quegli eventi, ipotizza che tanta difficoltà nel concedere i manoscritti di Claretta indichi che i fratelli dovessero essere”spie o tramite tra Churchill e Mussolini”: se no, perché tanta decisione nell’esecuzione e tanta prudenza nel tutelare gli scritti? Potevano rendere difficili i rapporti internazionali dell’Italia, nel clima teso della guerra fredda. Ipotesi che nel libro non trova conferma né smentita: sarà perché tutto quel che poteva confermare è stato soppresso, o perché forse una spia non avrebbe trascritto nel diario anche cose pericolose – non è dato sapere.

Il libro perciò è un diario, che conviene commentare come tale. È una scrittura interessante, e val la pena di mettere quanto possibile tra parentesi la politica: allora come ora, avvelenerebbe il discorso, porterebbe ad affermazioni fuori luogo. Mentre il diario è particolare ed inaspettato: non è esattamente un libro che si legge di un fiato, perché ovviamente ripete sempre un po’ gli stessi temi ed atteggiamenti – nonostante Mauro Suttora abbia agito sul testo limando le ripetizioni più frequenti, come si fa quando si passa dai testi di una scrittura privata alla stampa.

Il diario insiste per forza su fatti personali, che anche per i personaggi storici sono sempre gli stessi. Le mogli, i figli, le amanti, la gelosia, i discorsi da innamorati, le telefonate a ripetizione: più o meno, ci sono in ogni pagina. E quando il racconto è giornaliero e minuzioso - “verbalizza”, dice Suttora per indicare la scrittura di Claretta – ci si affida all’eterno ritorno della storia.

Eppure, è un libro di piacevole lettura. Certo, c’è il gusto del gossip, del privato un po’ spiato, vero luogo cult del contemporaneo: e nella discrezione, nel palpito, ha il pregio di ricordare a chi ha qualche decennio di troppo, come fosse affascinante, finché rimaneva pieno di curiosità e di garbo, i protagonisti si nascondevano – non questa esibizione di oggi, volgare anche quando non sia puro commercio. Sono personaggi che palpitano per i pettegolezzi e le spiate continue, persino il prepotente Duce conserva remore e pudori, mostra una umanità ricca e spesso rispettosa delle regole comuni – non si può fare quel che ad altri non è concesso, quindi almeno l’apparenza...

Ma, soprattutto, quel che rende il libro molto interessante è che Claretta scrive bene, ricerca la forma migliore tra i pronomi personali ed il racconto in terza persona, il resoconto dei dialoghi e la prosa, introduce percorsi ad effetto tra le affettuosità da innamorati; trascrive con una puntigliosità che fa pensare Claretta sentisse profondamente il proprio ruolo di testimone della storia.

Ed ecco che conviene riflettere sulle età degli amanti, trent’anni di differenza lasciano pensare ad un tranello del potere verso la ragazzina – i primi contatti precedono di molto il rapporto amoroso. Ma è la ragazzina, vicina di casa, che si fa trovare dovunque, che manda bigliettini intraprendenti – forse anche pensando alle raccomandazioni, cha fa, anche se sia lui che lei protestano la loro onestà, è una protesta relativa, non assoluta, si capisce da quel che dicono – ed è lui che nicchia, che pensa ad una infatuazione di ragazza. Claretta ha probabilmente già a scuola appreso a guardare al Duce, che ha coltivato da subito il mito; lui giornalista e futurista, spinto dalla povertà e dal bisogno di potere, da una vita di pericoli e di difficoltà, ha ben compreso l’importanza dei rituali politici. È la lezione di tutte le monarchie e di tutte le leadership, anche democratiche.

Ne ha fatto l’apoteosi moderna, ma così ha trasformato le forze negative in positive; non ha rispetto della libertà del cittadino, ma il credere nel culto del migliore e della forza, lo spinge ad essere tale, a superare gli altri in cultura e prontezza. Non stringe trame e mafie: cerca di possedere quelle doti che vanta nel popolo italiano, che dice sagace e di azione eccellente, contro i commercianti inglesi, i corrotti francesi, i troppo teorici tedeschi (racconta che se un tedesco vedesse una porta con su scritto 'Paradiso' e un’altra 'Conferenza sul Paradiso', non avrebbe dubbi a scegliere la seconda).

Queste doti ritiene di averle al massimo, coltiva una enorme fiducia in sé, nella propria forza e bellezza, vuole
elevarsi al di sopra di tutti – è il merito che si attribuisce anche grazie alle donne. Nei loro confronti l’apoteosi dell’uomo dà luogo ad un vero e proprio harem (prima di stancarmi ho segnato Sarfatti, Pallottelli, Dalser, Ceccato, Brambilla Carminati, e l’onnipresente Ruspi, ospitata in Villa Torlonia… non mancano ritrattini spinti di Maria José col suo principe un po’…): è la sofferenza costante di Claretta, quando dopo la ragazzina viene la donna, che d’istinto sa tra tante chi è il pericolo; lamenta di tutte, non della moglie – che pure era destinataria di molte circospezioni, da parte del Duce, che ancora ha rabbia per un tradimento di Donna Rachele. Quanta più improntitudine c’è oggi! L’apoteosi del sesso conserva un minimo rispetto, pur scatenando la guerra delle donne.

Il Mussolini segreto ha momenti di difficoltà, di pessimismo persino, di desiderio di conferma, di ricordi della gioventù: ma soprattutto compare colto e capace; sa che la sua lettura dei giornali e della storia vale più degli altri, e la tiene allenata: sta spesso a leggere, con Claretta, parla di politica e di musica, ha gusti alti se non d’elite, si occupa di cinema, in cui gode il sostegno del figlio Vittorio. Di Hitler critica l’egocentrismo, l’esaltazione del sé, lui sa stare al suo posto, sa i suoi limiti.

Nel Diario di Claretta compare un uomo, discutibile come tutti, ma un uomo intelligente ed autocritico, che conosce il pericolo e la storia, si tormenta e si misura – sembrerebbe una strategia più che una qualità, la prepotenza, di chi sa che gli uomini, soggiogati, consentono le imprese - meglio che se liberi. Ovviamente, un liberale fa scelta diversa: ma non è violenza, è ideologia. Tutto da discutere – io ho scritto una monografia su
Ugo Spirito e conosco il corporativismo come teoria – pertanto, vi esimo dai miei giudizi, visto che sono già stati espressi.

Concludiamo: è un libro da leggere. Soprattutto, è un libro che fa pensare con nostalgia a quanto l’oggi sia più modesto e più banale. Non possiamo leggere ancora diari: ma poi di chi? Chi li va scrivendo mai? Forse Ghedini, o Bonaiuti… ma cosa saprebbero imitare di questo stile? Il suo valore non è nella retorica, è nel cuore fresco, che anche nella verbalizzazione risulta sincero, e mostra chiare doti d’intelligenza e sensibilità. Potrebbero le chiacchieratissime ragazze d’oggi, che tanto sgomitano per una comparsata commercialissima, essere capaci di questo stile, che, si arguisce dai pochissimi sic di Suttora, dimostra che la ragazza che si era fermata al ginnasio, evidentemente curava la sua scrittura con lo stesso amore del suo cuore?

http://www.giornalewolf.it/public/W%20Gily%20Memoria%20Viva%20Claretta.pdf"

Wednesday, February 10, 2010

Mussolini: che ci faceva alle donne?

LE RIVELAZIONI DEL DIARIO DI CLARETTA

Insaziabile vitellone, il duce fu un boia solo per Ida Dalser, fatta morire in manicomio. Le sue amanti invece non le lasciò mai. Anzi, voleva mantenerle tutte

Oggi, 3 febbraio 2010

di Mauro Suttora

Povero Benito. Altro che boia, come appare in Vincere, il film di Marco Bellocchio con Vittoria Mezzogiorno. Lì Mussolini fa rinchiudere in manicomio la (presunta) prima moglie Ida Dalser, causandone la morte. Stesso destino per il figlio avuto dalla Dalser, Benitino.
Ma questo è l’unico caso in cui il dittatore si comportò male (anzi, da assassino) con una delle sue numerose amanti. Di quasi tutte le altre rimase amico anche dopo la fine della relazione. Lo dimostra il libro Mussolini segreto (Rizzoli), ovvero i diari della favorita Claretta Petacci, resi pubblici dopo settant’anni dall’Archivio di Stato.

Il tappeto “galeotto”

Bastava che le ex si presentassero imploranti a Palazzo Venezia, e per quasi tutte c’era una sinecura, una somma mensile, una consolazione. Magari in cambio di un rapporto consumato sui due piedi (anzi, sui due stivali, che il duce non si levava), o in ginocchio, o addirittura sul tappeto. Alla faccia della moglie Rachele e di Claretta, che era gelosissima.

Se poi c’erano in ballo figli illegittimi, Benito si trasformava addirittura in papà amorevole: alla madre arrivavano come alimenti ben più delle famose «mille lire al mese», cioè quelle che nell’omonima canzone del 1939 erano lo stipendio sognato dagli italiani. Insomma, più che playboy crudele, o inesausto vitellone romagnolo, il «duce che seduce» era una vittima delle donne che possedeva.

E loro non si facevano scrupolo nello «spolparlo». «Quella donna è una spugna, credo che spenda tutto dalla sarta. Esagera: le ho dato ventimila per tre mesi, e lei ne voleva mille in più. Che miseria. Quella scena mi ha disgustato».
Così Mussolini si lamenta con Claretta il 30 ottobre 1938. Ce l’ha con Romilda Ruspi, ex favorita che gli ha dato un figlio, con la quale tradisce Claretta.

Il 55enne Benito in quel periodo è completamente succube della Petacci, che allora ha meno della metà dei suoi anni: 26. L’amante più famosa nella storia d’Italia abita in famiglia a Roma proprio accanto a Villa Torlonia, sulla via Nomentana, dove il dittatore vive con la possessiva moglie e i figli più giovani.
Così Renzo De Felice, massimo storico del fascismo, descrive Mussolini: «Dopo la proclamazione dell’impero nel 1936 si rinchiuse in se stesso. Non aveva amici, non frequentava nessuno fuori dai rapporti d’ufficio, diffidava di tutto e si sentiva circondato da collaboratori fragili e insicuri».

Il problema è che il duce in quegli anni è costretto a telefonare almeno una dozzina di volte al giorno a Claretta. La quale lo sospetta - e a ragione - di incontrare altre amanti a Palazzo Venezia e perfino a Villa Torlonia.
Lì infatti, in una dépendance nel grande parco, alloggia assieme alla sorella (impiegata del principe Torlonia) la bellissima Romilda. Che è amante del duce fin dalla fine degli anni Venti, quando Benito si trasferisce nella villa da via Rasella. E nel 1929 ha avuto un figlio da lui, Massimo. Cosicché anche di sera, tornato a casa, gli tocca chiamare ogni mezz’ora Claretta per tranquillizzarla. Paradossalmente, la Petacci è più serena se Benito è nel suo ufficio di Palazzo Venezia, lontano dalla Ruspi.

Com’è noto, l’elenco delle conquiste femminile del dittatore è sterminato. «Quando abitavo in via Rasella ero un chiavatore», si vanta lui stesso il 12 maggio 1938 con Claretta, la quale annota diligentemente le sue parole sul diario.

“Tre donne per sera”

«Avevo quattordici donne, il pensiero di essere di una sola mi era inconcepibile. C’è stato un periodo che ne prendevo tre-quattro per sera, una dopo l’altra. Una volta alle otto la Rismondo, alle nove la Sarfatti, alle dieci la Magda [Magda Brard Borgo (1903-’98), pianista bretone], e poi all’una una brasilera terribile. Questo ti dà l’idea della mia sessualità».

Quand’era ancora socialista, a Milano, l’anarchica Leda Rafanelli (1880-1971) prima di cedere lo fece penare parecchio. Mussolini era già sposato con Rachele, e probabilmente anche con Ida Dalser (1880-1937).
La più bella fu Angela Cucciati, e il fatto che fosse sposata con il capetto fascista milanese Bruno Curti non rappresentò un ostacolo: da lei Benito ebbe una figlia, Elena, che nacque nel 1922.

“Cornelia Tanzi, frigida”

Mussolini mantenne la Cucciati e la figlia Elena dopo il naufragio del matrimonio della donna. La quale ogni tanto andava personalmente da Milano a Roma a ritirare l’«assegno di mantenimento». Gli incontri intimi col duce si esaurirono solo con l’apparire della stella di Claretta, verso il 1936. Ma la figlia Elena Curti era con Mussolini a Dongo nel 1945, quando venne arrestato. E Claretta era gelosa anche di lei.

Una delle amanti più singolari del duce fu Cornelia Tanzi. Scrittrice, gli inviava una lettera al giorno. Anche lei fu eclissata da Claretta, e si mise (fra gli altri) con il poeta romano Trilussa. Benito il 19 febbraio 1938 la descrive così alla Petacci: «Ha gambe lunghe, è esile, sottile, alta, bruna. Ma frigida, fredda fino all’inverosimile. Figurati che non ha mai sentito nulla neanche con me. Veniva lì, si spogliava, faceva cadere la camicia, si vedevano queste due gambe lunghe, si metteva lì e via, senza scomporsi. Sempre indifferente, si rivestiva e andava via. Tutto in meno di mezz’ora. Ti dico la verità: l’ultima volta per me è stata una cosa laboriosa e faticosa, perché non mi andava. Poi, non so, aveva un profumo quel giorno, un odorino disgustoso... Scusa, ma sai come sono sensibile a queste cose.

“L’avrei bastonata”

«No, non l’ho mai amata e sentivo di essere un miserabile, non dovevo farlo. Non so nemmeno io perché, sono un animale. Ho pensato: “Chissà se adesso che ha l’amico sarà meno frigida e mi riuscirà di farla scuotere“. Niente, è stata più fredda di sempre, più indifferente, ed io più di lei. Dopo ho provato disgusto. Avrei voluto bastonarla, l’avrei buttata per terra».

Ma questo duce volgare e animalesco si trasforma a volte in padre amorevole verso i propri figli segreti. Come con Duilio e Adua, che Mussolini dice di avere avuto da Alice De Fonseca Pallottelli. Lei il 16 luglio 1938 gli scrive che i bimbi sono ammalati, e lui le telefona. La Pallottelli gli dice: «Duilio ha avuto una forte dissenteria, credevo di perderlo. Ha vomitato tutta la notte. Vorrei portarlo al mare a Pesaro». Mussolini le chiede se ha bisogno di soldi. E lei: «No, per ora ce la faccio».
Mauro Suttora