Tuesday, July 01, 2025

Intervista sulla Storia dei verdi

INTERVISTA A MAURO SUTTORA SUL SUO LIBRO 'GREEN, STORIA DEGLI ECOLOGISTI' (ed. Neri Pozza, giugno 2025)

L'autore ripercorre l'evoluzione della coscienza ambientalista in Italia e all'estero, soffermandosi sui suoi risvolti politici e sociali

Quattro chiacchiere con Mauro Suttora

Nel suo libro ripercorre la storia dell’ambientalismo dagli anni Sessanta a oggi: qual è stata la scintilla che ha davvero cambiato la mentalità delle persone nei confronti dell’ambiente, a livello culturale, valoriale e politico?

"In Italia le scintille sono state tante. Nel 1955 viene fondata Italia nostra e capiamo che bisogna conservare i centri storici, invece di sventrarli per costruire palazzi nuovi. Ma purtroppo la speculazione edilizia continua negli anni '60 e '70.

Nel 1966, dopo il successo di Celentano col Ragazzo della via Gluck, un giovane Fulco Pratesi apre a Roma la sezione italiana del Wwf. Le due vicende non sono correlate, ma danno l'idea dello spirito del tempo: conservazione dello spazio urbano e protezione degli uccelli migratori, con l'inaugurazione della prima oasi Wwf all'Argentario.

Nel 1970 i giovani pretori d'assalto Adriano Sansa (poi sindaco di Genova) e Gianfranco Amendola (poi eurodeputato verde) emettono i primi divieti di balneazione per le acque inquinate, dando il via all'installazione dei depuratori.

Nel 1972 il Club di Roma di Aurelio Peccei pubblica il rapporto del Mit sui Limiti dello sviluppo: in un pianeta finito le risorse non sono illimitate, quindi occorre fermare e ridurre la crescita della popolazione e dei nostri consumi.

Nel 1976 la fuga di diossina da una fabbrica di Seveso (Monza) ci apre gli occhi sull'inquinamento industriale. Subito dopo il partito radicale inizia la campagna contro le centrali nucleari, culminata nel referendum del 1987 che le vieta, e in quello del 2011, dopo il disastro di Fukushima, che ribadisce lo stop. Nel frattempo nascono le liste verdi, che nel 1989 ottengono il 6% alle europee".

Quanto sono intrecciate la crisi climatica e la crisi sociale, e quanto è importante sottolineare l’impatto della crisi climatica nella nostra vita quotidiana? E in merito a questo, a che punto siamo in Italia, secondo lei, nel processo di costruzione di una coscienza ecologica nelle persone?

"Fino agli anni '80 la sinistra chiudeva un occhio davanti all'inquinamento, temendo che regole troppo strette danneggiassero la produzione e quindi provocassero licenziamenti dei lavoratori. Gli ecologisti erano accusati di essere ricchi borghesi che avevano il tempo di occuparsi di parchi, giardini e animali, perché non dovevano preoccuparsi di portare a casa lo stipendio a fine mese. 

È la stessa polemica di oggi contro il Green deal, ma a parti invertite: ora è la destra ad accusare la sinistra di imporre limiti troppo severi alle emissioni, causando quindi licenziamenti nell'industria automobilistica.

Quanto alla coscienza ecologica nelle persone, mi pare ben sviluppata anche in Italia. Ormai la maggior parte della nostra elettricità proviene da fonti rinnovabili, buona parte del territorio è tutelata con parchi, e proprio un mese fa è stata approvata una nuova legge per la protezione degli animali.

Tuttavia, come diceva il nostro massimo filosofo dell'ecologia Alex Langer, scomparso 30 anni fa (luglio 1995), e al quale dedico un capitolo del libro, l'ambientalismo non può basarsi solo sui divieti: per diventare desiderabile deve scaturire dalla libera volontà di ciascuno di noi, che spontaneamente decidiamo di consumare di meno per ridurre l'impronta ecologica e aumentare la sostenibilità del nostro impatto ambientale. Altrimenti lo stato e l'Europa verranno visti come nemici cui è lecito disobbedire".

Negli ultimi anni hanno fatto molto discutere gli atti di disobbedienza civile e di attacco a luoghi artistici (dalla polvere di carbone nella fontana di Trevi alla vernice su monumenti ed edifici di rilievo, che lei stessa richiama nel libro) per richiamare l’attenzione sul problema del cambiamento climatico. Che significato hanno per lei queste azioni, e che conseguenze possono avere nel dibattito politico e sociale?

"Ormai è un capitolo chiuso, oltre a essere l'ultimo capitolo del libro. I movimenti ispirati da Greta Thunberg (Extinction rebellion, Ultima generazione, Fridays for future) hanno capito che queste azioni erano controproducenti. Soprattutto quelle che bloccavano il traffico nelle ore di punta impedendo alla gente di andare a lavorare. Quindi le hanno abbandonate. Sempre nell'àmbito della nonviolenza, però, continuano a praticare azioni dirette per obiettivi specifici. Per esempio Greenpeace contro l'Eni, accusata di eccessiva lentezza nella transizione dalle energie fossili a quelle pulite, o contro le fabbriche d'armi o i ristoranti di lusso.

Quanto a Greta, ha inspiegabilmente abbandonato la campagna per il clima da lei iniziata nel 2018. È diventata una pro-palestinese sfegatata, come racconto nel libro. Va bene che il riciclaggio è una buona pratica ecologica, ma nel suo caso mi sembra un po' sconcertante".

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