Il primo a spiare al telefono le sue mantenute fu il duce
Divorato dalla gelosia, Mussolini fece spiare la poetessa Cornelia Tanzi, una mondana d'alto bordo che incontrava a Palazzo Venezia. E poi ascoltava le sue parole con altre amanti, compresa la Petacci. Alla fine la spedì al confino...
di Roberto Angelino
Novella 2000, 12 maggio 2011
C' era una escort (ma all'epoca non si chiamavano ancora così) che s'infilava tra le lenzuola di Benito Mussolini, e che il Duce, per timore che lei parlasse troppo, faceva intercettare dagli agenti segreti dell'Ovra. Divertendosi poi ad ascoltare, talora in dolce compagnia di un'altra donna, tutti i colloqui che lei aveva al telefono o scambiava con conoscenti e amiche.
Lo rivela, nel secondo numero del nuovo mensile Bbc History Italia, un interessante articolo di Mauro Suttora, che curò Mussolini segreto , la raccolta dei diari di Claretta Petacci edita da Rizzoli. Proprio alla giovane amante, che l'annotò nel suo quadernetto segreto, il capo del fascismo aveva confidato: «Che vuoi, avrò avuto migliaia di donne... Molte le ho prese una sola volta e non ricordo neanche la loro fisionomia. La più fredda, anzi direi glaciale, era la Cornelia. Frigida, indifferente».
Lei è la scrittrice Cornelia Tanzi, figlia della proprietaria di una "casa di comodo". Fisicamente è bella, non bellissima. Così la descrive quel "vitellone romagnolo" di Benito: «Ha gambe lunghe, è esile, sottile, alta, bruna». Conosce Mussolini grazie alle poesie, una al giorno, che gli manda. Lui s'intriga e la fa convocare a Palazzo Venezia, dove vanno subito al sodo. Una relazione particolare, la loro. Cornelia è in pratica una mondana d'alto bordo, una via di mezzo fra la mantenuta e la escort di lusso: «Si spogliava distratta, apatica, faceva cadere la camicia, si vedevano queste due gambe lunghe, si metteva lì e via, senza scomporsi. Tutto in meno di mezz'ora. Faceva il suo servizio, si rivestiva e poi diceva: "Ricorderai che ti ho scritto nella lettera...". Io le davo una somma e via. Fino a nuovo occorrere di danaro non si faceva più viva... Viene da me quando ha bisogno di rifarsi il guardaroba. L'avessi mai veduta vibrare, mostrare interesse per me. Nulla».
Avida e glaciale. E disinibita. Benito la disprezza, ma non riesce a farne a meno. Anzi, come rivela a Claretta, è geloso di lei e dei suoi amanti, tra cui un certo Baldi, proprietario della pensione dove vive, un certo avvocato De Santis che le ha pagato la macchina, e anche il popolare poeta romanesco Carlo Alberto Salustri, più conosciuto con l'anagramma del suo cognome: Trilussa.
Mussolini la fa intercettare e poi racconta tutto alla Petacci: «Era una puttana! Una volta ha detto, in un albergo: "Sì, io ho tanta intimità col Duce e gli ho lasciato il rossetto sulle labbra...". La chiamai: "Sentite, voi mi avete reso ridicolo. Adesso vi allontanerete per due o tre anni da Roma: andate in esilio. Se non volete andarci con le buone, vi ci manderò con i carabinieri"». Benito, che non sopporta gli altri uomini, spedisce dunque Cornelia "al confino" in Piemonte. Ma anche lì ordina di intercettare le sue telefonate, che poi gira alla Petacci: «Toh, questa è un' intercettazione alla Tanzi, leggi», le dice il 19 febbraio 1938. E Claretta annota nel diario: «La Tanzi parla con un' amica a cui confida che [col duce] ormai è finita. L’amica risponde: “Come mai?” E la Tanzi: “Quando gli uomini hanno un’altra donna si dimenticano di quelle che hanno avuto e hanno”.
E l’amica: “Ma anche gli uomini hanno un cuore”.
E la Tanzi: “Sì, ce l’hanno fra le gambe (‘volgare’, commenta a questo punto Claretta). È un anno ormai che aspetto, e credo che non vale la pena attendere ancora. Ma [Mussolini] se ne pentirà”».
Benito dice orgoglioso a Claretta: «Vedi che sono sincero? Lei dice un anno, ma è molto di più che non la vedo. Ormai è finita».
Claretta gli risponde: «È pietosa e volgare, per essere una scrittrice e un’intellettuale».
Mussolini: «Sì, hai ragione, è piuttosto brutta questa espressione. Credo che la signora alla quale telefona sia la sua amica, tu intendi come. Mi ha tradito sempre, anche in modo piuttosto sporco. Ha avuto una vita un po’ strana, chiacchierava troppo. Spargeva in giro che era la mia moglie morganatica, che io facevo ciò che lei voleva. Così troncai. Adesso ha diversi amanti, anche Trilussa [poeta romanesco, 1871-1950], e prende danari. Fa marchette insomma. Un certo avvocato De Santis le ha pagato la macchina. Basta, basta».
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