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Wednesday, January 19, 2011

Berlusconi e Mussolini

La guerra del gossip da Mussolini al premier

Corriere della Sera, 19 gennaio 2011, pag. 43

di Gian Antonio Stella

«Io non sono il garzone di un barbiere, ho una posizione da rispettare» . Settant’anni prima di Silvio Berlusconi, perfino Benito Mussolini si era posto il problema del decoro. Era il Duce, era osannato dalle folle, aveva in pugno l’Italia, i giornalisti erano così servili che La Stampa arrivò a scrivere che il suo cavallo bianco, quando lui gli parlava, nitriva «in modo significativo» . E non c’era magistrato, anche se l’adulterio sulla carta poteva essere perseguito, che mai e poi mai avrebbe osato inquisirlo. Era lui che comandava i giudici. Eppure se lo pose, il problema.

La rilettura di Mussolini segreto, diari di Claretta Petacci curato da Mauro Suttora e uscito nel 2009 da Rizzoli, alla luce di quanto accade in questi giorni, è assai interessante. Aiuta a capire come sono cambiati i costumi. Nel Paese ma soprattutto lassù in alto. Nel mondo del potere. Il Capoccione, infatti, pagina dopo pagina, sembra avere quasi l’ossessione di non dare scandalo. E se non perde occasione per mostrare i muscoli su tutto il resto, in questa materia si mostra prudente. Spesso prudentissimo.

Le voci che girano gli danno fastidio e lo dice anche all’amante: «Tuo marito parlerà naturalmente con gli altri ufficiali, a mensa o altrove, e dirà: “Mussolini, che predica tanto la famiglia, l’unione, i figli, ha distrutto la mia famiglia, mi ha preso la moglie…”. La mia posizione è insostenibile…»

I pettegolezzi sulle sue attività amatorie, più che spingerlo a battute da sciupafemmine, lo preoccupano: «Di chi vuoi che parlino alla Camera, al Senato, a teatro, nei ricevimenti, nelle case? Di Mussolini, di ciò che fa, dice, pensa… Quando erano i primi tempi ho girato in auto scoperta con la Sarfatti, e andavo in giro con lei anche di giorno. Ma allora ero ancora un giornalista, un ragazzo, non quel che sono oggi. Ora è diverso. Sai cosa dicono? “Prima voleva essere Napoleone, ora vuol essere Cesare e non gli basta. Andando di seguito diventerà Nerone”» .

Claretta vuole essere invitata al ricevimento per la conquista dell’Albania? Il Duce rifiuta: «Sarebbe uno scandalo. Non ci faccio venire mia moglie, e ci porto l’amante. Sono cose che offendono, non si possono fare, abbi pazienza». E insiste: «Voglio che tu sia la donna del mistero, che se anche si sa che tu sei la mia amante, non se ne sia sicuri, che allora l’amore perde il profumo. Io tengo al mio prestigio, quando questo pericola io tronco. Lo sa già mezza Roma…». E ancora: «Dovevamo essere più prudenti. Non sono un uomo comune, sono esposto a tutti i frizzi, a tutti i colpi» . Insomma, guai se la faccenda diventa un tormentone «di cui si parla nei caffè o dalle sarte».

Sinceramente: se si poneva questo problema perfino lui, un dittatore ateo padrone dell’Italia che per avere l’appoggio del Vaticano era arrivato a sposarsi in chiesa e a rimettere i crocifissi nelle scuole, davvero pensava il Cavaliere, a prescindere da eventuali reati (auguri), di potersi permettere tutto?

Gian Antonio Stella (rubrica "Tuttifrutti")

Wednesday, November 17, 2010

Diari di Mussolini e di Claretta a confronto

Da oggi in libreria la prima delle controverse agende «scoperte» dal senatore Dell'Utri. Per stabilirne l'autenticità, confrontiamole con quelle dell'amante Claretta Petacci, pubblicate un anno fa

Oggi, 10 novembre 2010

di Mauro Suttora

«Sosta fra le nevi del Terminillo. Silenzio e solitudine! Quanto è bello! Di tanto in tanto mi appare una leggera immagine sorridente - un rosso cappuccio sul bianco della neve - un impertinente strizzare d’occhi - una gran voglia di vivere! E poi piano piano la fanciulla sciatrice sparisce... dove?»

Benito Mussolini scrive queste parole sulla pagina 27 gennaio della propria agenda 1939, ora pubblicata da Bompiani. Ed è l’unico accenno, peraltro anonimo, che fa in tutto l’anno a Claretta Petacci, sua amante fissa dal ‘36. Per lui pubblico e privato sono nettamente separati. Vede la giovane 27enne quasi ogni giorno, le telefona quasi ogni ora. Ma nulla di questa relazione deve passare alla storia. E anche della moglie Rachele scrive poco.

Sulla veridicità dei Diari ci sono dubbi. E allora confrontiamoli giorno per giorno con quelli di Claretta, che invece sono sicuramente autentici. Lo garantisce l’Archivio centrale dello Stato, che li ha resi pubblici soltanto adesso, a 70 anni dalla loro stesura (legge sulla privacy).

Claretta è più precisa di Benito. Quel giorno al Terminillo lo ricorda bene, riempiendo varie pagine sul proprio diario. In realtà era il 26 gennaio, come lei correttamente annota, e non il 27. Una delle tante piccole e grandi imprecisioni che fanno dubitare alcuni storici sui Diari di Mussolini.

Voleva fare l’amore

Nel pomeriggio la scorta dà a Mussolini la notizia che Barcellona è caduta, e lui torna subito a Roma. Il particolare è ricordato in entrambi i diari. Alle sette e mezzo il dittatore si affaccia al balcone di piazza Venezia per annunciare questa vittoria fascista nella guerra civile spagnola. E Claretta scrive: «Ascolto il discorso alla radio, verso le otto richiama: “Ebbene, hai sentito tutto? La mia voce era chiara? Ti sembrava bene? Hai sentito la folla? Che urlo. Già, chissà come faranno a dire certe cose, che l’entusiasmo non c’è più. Senti, se non fosse così tardi, sai cosa? Se fosse stato un po’ prima, hai capito? [Mussolini le fa intendere che avrebbe voluto invitarla a palazzo Venezia per fare l’amore, ndr] Ma lasciamo andare, ora devo telefonare al Popolo d’Italia [il suo quotidiano] per sentire se la trasmissione a Milano è andata bene».

Stalking al Terminillo

In realtà quel giorno al Terminillo Mussolini non voleva che Claretta lo seguisse. Era partito per la montagna dopo averle telefonato alle dieci, senza dirle nulla. Lei allarmata lo rincorre in auto al Terminillo. Sospettava che fosse lì con un’altra, i tradimenti erano frequenti.

Benito si arrabbia per questo vero e proprio «stalking»: «Avete fatto molto male a venire, con mia moglie a Roma è un’imprudenza. Non vi ho detto nulla perché non vi volevo qui. No, non ero con nessuno, e vi prego di non insistere. Volevo stare solo. Vi pare strano? Sì, lo so che a quest’ora non può giungere mia moglie, ma è un’imprudenza. Sono stato qui tre ore, assolutamente solo. Chiamo a testimoni i ragazzi [della scorta] che sono con me».

Continua il racconto di Claretta: «Volevo mettere un agente che vi impedisse di scendere, ma poi ho voluto evitarvi questo affronto. Vi metterò nelle mani della Questura, vi manderò al confino...»

Claretta, ironica: «Purché l’aria sia buona».
Mussolini: «Vedrete, finirete come la Brambilla [contessa Giulia Brambilla Carminati, amante di Mussolini, spedita via da Roma]».
Claretta: «Sentite, la differenza è grande, non avrete bisogno di ricorrere a ciò. Non avete che da dirmi “Non vi amo più, toglietevi dalla mia via, sono stanco di voi”, e io me ne andrò tranquillamente».

Il 10 febbraio muore improvvisamente Pio XI. Mussolini annota: «Era un papa straordinario». Questo per i posteri. Solo quattro mesi prima, invece, si era sfogato così in privato con Claretta: «Tu non sai il male che fa questo papa alla Chiesa. Mai papa fu tanto nefasto alla religione come questo. Fa cose indegne, come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Ha scontentato tutti i cattolici, fa discorsi cattivi e sciocchi. È una vera calamità, peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare» (8 ottobre ‘38).

“Porci ebrei, li ucciderò“

Mussolini non sopportava l’opposizione del papa alle leggi antiebraiche. Che con Claretta definiva «Porci, razza spregevole», minacciando di «ucciderli tutti» (9 ottobre ‘38), e addirittura prevedendo (o auspicando) che fosse «un popolo destinato ad essere trucidato completamente» (18 aprile ‘38).

Parole tremende, che quando un anno fa uscirono i Diari di Claretta fecero il giro del mondo. L’Economist scrisse: «Viene sfidata l’opinione tranquillizzante che molti italiani hanno del Duce, come di un leader traviato da Hitler».

Invaghito di Maria Josè

Adesso, invece, torna il Mussolini «buono». Scrive infatti nel suo Diario l’11 febbraio ‘39: «Sono contro le leggi razziali». Curioso, visto che le aveva fatte appena approvare.

Anche sulla principessa Maria Josè Mussolini cambia idea. A Claretta dice: «È fisicamente repellente, bruttina di viso». Nel proprio diario del 5 ottobre ‘39, invece: «È stata nominata ispettrice della Croce Rossa. Il conventuale costume pone in risalto gli stupendi occhi di un azzurro così lieve da sembrare perlati di grigio... mutevoli, ora dolci, austeri, gelidi, pungenti come scaglie di cielo...».

L’Eur, infine. Il 28 febbraio ‘39 Mussolini visita i cantieri dell’Expo Universale Romana del ‘42. Si dilunga in particolari tecnici che sembrano tratti da articoli di giornale. Per gli scettici, è la prova del falso. Ma leggendo Claretta si capisce che Mussolini era sinceramente orgoglioso di queste opere del regime, e perciò riversava l’entusiasmo nel suo diario.

Riquadro: "Una parola per Margherita"

Per dimostrare che non è razzista, Mussolini il 2 maggio ‘39 scrive nel diario: «Ho amato una donna negli anni belli della mia vita, ed era ebrea». È l’unico accenno a Margherita Sarfatti, su cui Roberto Festorazzi ha appena pubblicato il libro La donna che inventò Mussolini (Angelo Colla editore).

Mauro Suttora

Monday, November 08, 2010

El Pais su Mussolini Secreto

recensione di Mussolini Secreto

El Pais, 23 ottobre 2010

di Antonio Elorza

Era conocida la faceta de Benito Mussolini como obseso sexual, un auténtico ninfómano, si se permite la inversión propuesta por José Luis Sampedro para el lesbianismo. Su erotismo desenfrenado sólo tuvo por límite la brevedad de sus tiempos de consumación. Varias obras recientes insisten en ello, tanto desde la imprenta como en el cinematógrafo. Así Marco Bellocchio ha relatado en Vincere! la trágica peripecia de Ida Dalser y de su hijo Benito, que se atrevieron a amenazar los intereses del dictador, un verdadero stupratore de las mujeres y de la convivencia política.

Con una orientación bien distinta, la mujer que tal vez influyó más en su carrera, la experta en arte y judía Margherita Sarfatti, estuvo asimismo presente en otro filme, The Cradle Will Rock, de Tim Robbins, interpretada por Susan Sarandon. De ella contamos además desde hace unos meses con una minuciosa biografía por Françoise Liffran, aún no traducida: Margherita Sarfatti. L'égerie du Duce.

Si la vida sexual de Mussolini cuenta a la hora de entender su comportamiento político, a modo de enlace con su recepción de las concepciones de Sorel y de Pareto, en el sentido que hubiera propuesto Wilhelm Reich, la relación con las principales amantes ofrece numerosas claves para reconstruir su evolución ideológica antes y después del fascismo. Mussolini habla con ellas y exhibe los planteamientos más duros de su ideario.

Tal es el caso de Claretta Petacci, la joven que desde 1936 hasta la ejecución de ambos en 1945 es lo que llamaríamos la primera concubina del Duce, recluida en una clausura por los celos de él, lo cual le permite contar con el tiempo necesario para redactar miles de páginas de diarios para conocer la vida del opresor consciente: la fascinación que ejerce sobre ella, y para percibir la zafiedad de sus opiniones políticas, dominadas por la egolatría, la exaltación de la violencia y un temprano racismo.

Iniciado de veras en octubre de 1937, el diario de la Petacci nos llega ahora en un resumen de casi 500 páginas sobre un original de 1.800, sólo para 1938. De forma inexplicable, los años posteriores han seguido fuera de consulta. Cabe suscribir el juicio que hiciera el archivero Emilio Re en 1950: en ellos "el dictador vuelve a ser un hombre y se revela sin trucos ni artificios: de ahí la importancia extraordinaria y excepcional que revisten".

Mussolini secreto. Los diarios de Claretta Petacci. 1932-1938

Claretta Petacci . Edición de Mauro Suttora

Traducción de María Pons

Crítica. Barcelona, 2010

478 páginas. 28,90 euros

Tuesday, December 01, 2009

Le Monde: recensione di Philippe Ridet

Mussolini, les juifs et les femmes

LE MONDE

Rome, 1 décembre 2009

La question de l'antisémitisme de Benito Mussolini refait régulièrement surface en Italie. Concession in extremis à Hitler pour les nostalgiques du Duce ; conviction consubstantielle du fascisme pour les autres. Les premiers mettent aussi en avant les passions amoureuses de Mussolini pour des femmes juives qui ont développé son ambition : Margherita Sarfatti, qui mit une partie de sa fortune au service de son héros, et Angelica Balabanoff, son premier mentor politique.

Paru cette semaine en Italie, le livre Mussolini secret (Editions Rizzoli) met un terme définitif à la controverse. Le recueil des carnets de Clara Petacci, la dernière maîtresse du Duce, qui fut fusillée à ses côtés le 28 avril 1945, fait apparaître Mussolini obsédé par les juifs. Exemple, le 4 août 1938, Mussolini dit à sa maîtresse : "Moi j'étais raciste dès 1921. Je ne sais comment ils peuvent penser que j'imite Hitler, il n'était pas encore né. (...) Il faut donner un sens de la race aux Italiens pour qu'ils ne créent pas de métisses, qu'ils ne gâchent pas ce qu'il y a de beau en nous". Le 11 octobre de la même année, il se déchaîne contre "ces saloperies de juifs".

Mussolini réservait en général ses propos les plus violemment antisémites à ses proches, qui les ont ensuite révélés lorsque leurs journaux furent publiés. Dans les années 1920, il accusa des banquiers juifs, dont certains avaient pourtant en partie soutenu financièrement la "marche sur Rome" en 1922, "d'utiliser l'argent italien à des fins sionistes". Pourtant, dix ans plus tard, il soutenait encore qu'il "n'existe pas d'antisémitisme en Italie".

Passion réfléchie

Sa liaison avec Margherita Sarfatti, issue d'une famille juive très bourgeoise et intégrée de Venise, illustre cette ambiguïté. Comme le fit Ida Dalser, à qui le réalisateur Marco Bellochio consacre le film Vincere (sorti en France le 25 novembre), elle mettra sa fougue amoureuse et sa fortune au service du Duce. A cette différence près que sa passion fut réfléchie et servit aussi sa propre ambition, jusqu'à ce qu'elle se décide à l'exil après la publication des lois raciales en juillet 1938.

Pour Françoise Liffran, qui lui a consacré une riche et volumineuse biographie (Margherita Sarfatti, l'égérie du Duce, Seuil), "l'antisémitisme de Mussolini n'allait pas jusqu'au dégoût des personnes. Son attitude était ambivalente. Selon lui, on ne peut appartenir à deux nations à la fois. Ou bien on est sioniste, ou bien on est italien". Margherita Sarfatti obéira à cette injonction en se revendiquant catholique en 1929. "Nous ne devons pas nous distinguer", expliquait-elle.

Philippe Ridet (Rome. correspondent)

Monday, November 30, 2009

Die Welt (Germania): Mussolini segreto

Die Tagebücher von Mussolinis Geliebter

VON HENDRIK WERNER

19. November 2009

Clara Petaccis Aufzeichnungen erscheinen. Sie werfen ein neues Licht auf den Antisemitismus des Duce

In diesem Herbst ist es 25 Jahre her, dass ein Film die Italiener so sehr erregte wie zuvor wohl nur Sexszenen im Kinoschaffen des freizügigen Pier Paolo Pasolini. Es ist daher nicht ohne Ironie, dass "Claretta" (1984), ein Film des Regisseurs Pasquale Squitieri, beide Aspekte gleichberechtigt behandelte: Faschismus und erogene Zonen, mithin die Macht und ihre Verführungsgewalt.

Innig verknüpft in einer intensiven Intimstudie über die Beziehung von Benito Mussolini zu der ihm hörigen Langzeit-Geliebten Clara Petacci (1912 - 1945), gespielt von der für ihre Naivchenrolle in Venedig ausgezeichneten Claudia Cardinale. Das der historischen und emotionalen Klitterung in gleich mehreren Fällen verdächtige Werk bewegte seinerzeit so sehr, weil es an ein Tabu rührte: Wie menschlich, ja, wie liebesbedürftig darf der Duce und mit ihm seine dezidiert inhumane Politik auftreten?

Squitieris Film löste diese Frage damals auf anfechtbare Weise: Er zeigt in Gestalt eines schwülstigen und unironischen Melodrams, wie sich die 24-jährige Arzttochter Clara Petacci anno 1936 nach gut vier Jahren platonischer Verehrung mit Haar und Haut gehorsam in einen informellen Harem fügte - und den um knapp 30 Jahre älteren Chef-Faschisten auch körperlich folgsam lieben lernen wollte. Das offenkundige Risiko der Gleichschaltung mit einer ganzen Reihe anderer Duce-Frauen - von der ihm angetrauten und offiziell nie verlassenen Rachele über die Marxistin Angelica Balabanoff bis zur gleichfalls linken Margherita Sarfatti, einer Jüdin - ging die nur zu gern verblendete Petacci in dem Köhlerglauben ein, dass "mein schöner süßer Ben seine kleine Anbeterin immer stärker lieben wird", wie es im Skandalfilm-Skript heißt.

Dass sie mit Unterwerfungsgeste den ausgeprägten Großmannsambitionen eines mit seiner Manneskraft protzenden Schwerenöters von kleinem Wuchs erliegt, stört auch die historische Clara Petacci nicht weiter. So wenig wie der Umstand, dass sie sich fortan als eine Luxushure verstehen muss, die - behängt mit Pelz und Schmuck - allzeit verfügbar zu sein hat, aber zugleich auf ein endloses Warten verpflichtet wird, das nicht einmal Odysseus' treudoofe Penelope mitgemacht hätte. Bei vielen ihrer kurzen Schäferstündchen soll Mussolini die Stiefel angelassen haben. Doch selbst als der Duce im Juli 1943 schließlich gestürzt wird und ihre Familie Hals über Kopf aus Rom flieht, mag sich die ihrem Führer vollends verfallene Petacci noch immer nicht lossagen von jenem Mann, der sie psychologisch und sexuell ganzheitlich wunderbar erniedrigt, pardon: befriedigt haben muss.

Sie steht ihm bis zuletzt devot zur Seite: Als das Paar im April 1945 beim Versuch einer Flucht in die Schweiz gefangen genommen wird, eröffnet sich ihr zwar die Möglichkeit zur Flucht. Die dienstbare Mätresse aber zieht es vor, sich noch vor Mussolini erschießen zu lassen. Liebeslohn der Italo-Eva-Braun: Ihre Leiche wird von den Partisanen nahezu gleichberechtigt neben der des Geliebten kopfüber aufgehängt und geschändet.

Diese Vorrede ist nötig, will man annähernd begreifen, was 64 Jahre nach der Exekution und 25 Jahre nach dem inkriminierten Film in Italienern vorgeht, wenn Signora Petacci, diese für kollektive Schuldvermutungen stehende Allegorie des Versagens und der Unterordnung, erneut die Bühne betritt. Diesmal tut sie das beredt, eventuell sogar authentisch in Form von Tagebuchaufzeichnungen aus den Jahren 1932 bis 1938. Bislang lagerte das explosive Material im römischen Staatsarchiv. Jetzt erscheint es in dem von Mauro Suttora herausgegebenen Band "Mussolini segreto" (Der geheime Mussolini). Nicht etwa in einer des subalternen Devotionalienhandels verdächtigen Postfaschisten-Edition, wie es sie in Italien reichlich gibt, sondern im angesehenen Mailänder Verlagshaus Rizzoli.

Über die Publikation des brisanten Konvoluts war man sich jahrelang uneins; erbittert und mit unterschiedlichen Argumentationsstrategien rangen italienischer Staat und Petacci-Erben um die Frage, ob der Wille zur historischen Exaktheit den Primat über Persönlichkeitsschutzrechte beziehungsweise über die potenzielle Selbstentblößung einer Hetäre beanspruchen dürfe. Letztlich triumphierte die Aufklärungsfraktion in einem Land, in dem die Postfaschisten nach wie vor gewichtige Worte mitzureden haben.

Einen Vorgeschmack auf die pikante Selbstentäußerung von Petacci hat noch vor der offiziellen Veröffentlichung ein Diarien-Vorabdruck im "Corriere della Sera" geliefert: Darin gibt es neben servilem Säuseln und religiös grundierten Sex-Fantasien auch aufschlussreiche Achsenmacht-Anekdoten: Führer-Kollege Adolf Hitler sei ihrem Gespielen bei der Münchner Konferenz im September 1938 als "sehr sympathisch" erschienen. Dies nicht zuletzt, weil er laut Mussolini (laut Petacci) Tränen der Rührung in den Augen gehabt haben soll, als er des Bundesbruders ansichtig wurde. Zudem erhärten die Tagebucheinträge Petaccis die von den Postfaschisten jüngst gern abgemilderten Vorwürfe, der Duce sei Hardcore-Antisemit gewesen. Vielmehr zeigen die überlieferten Zitate, dass der italienische Geschichtsrevisionismus womöglich seinerseits gründlich revidiert werden muss.

Die Italiener müssten endlich lernen, sprach der Duce, folgt man Petacci, zur auch in Italien notorisch anhängigen Judenfrage, "sich nicht länger von diesen Reptilien ausbeuten zu lassen". Und weiter: "Ich war schon 1921 Rassist. Ich verstehe nicht, wie man behaupten kann, ich würde Hitler imitieren; der war damals noch gar nicht geboren. Das ist lachhaft. Man muss den Italienern das Bewusstsein für die Rasse geben, damit sie keine Mischlinge schaffen - und damit sie nicht das Schöne zerstören, das in uns ist."

Selbst diese krude Passage ist steigerungsfähig, will man der Überlieferung Petaccis Glauben schenken: "Diese ekligen Juden", heißt es anderenorts, "ich muss sie alle vernichten. Ich werde ein Massaker anrichten, wie es die Türken taten. 70 000 Araber habe ich verbannt; dann werde ich doch auch 50 000 Juden verbannen können. Ich interniere sie auf einer kleinen Insel. Sie alle sind Aas, Feind, Feigling. Und werden noch sehen, wozu die Stahlfaust Mussolinis fähig ist."

Ironie der Aufarbeitungsgeschichte: Wozu ausgerechnet der dokumentarische Ehrgeiz einer handzahmen Sklavin fähig ist, dürften italienische Postfaschisten spätestens dieser Tage begreifen, da die lange Zeit unter Verschluss befindlichen Tagebücher der Clara Petacci veröffentlicht werden. Die Notizen der bis in den Tod gehorsamen und daher als Quelle mutmaßlich glaubwürdigen Gefolgsfrau Mussolinis könnten die extreme Rechte in extreme Bredouille bringen, was ihre ideologiegeschichtliche Glaubwürdigkeit anbelangt. Es mag zynisch klingen, aber für die Geschichtsschreibung muss es so scheinen, als habe sich "Claretta" nicht umsonst hingegeben.

Mauro Suttora (Hg.): Clara Petacci: Mussolini segreto. (Rizzoli, Mailand. 521 S., 21 Euro).

http://www.welt.de/die-welt/kultur/article5261255/Die-Tagebuecher-von-Mussolinis-Geliebter.html

Wednesday, November 18, 2009

Sabah (Turchia): I Diari di Mussolini

Musevi düşmanı faşist diktatörün Musevi sevgilisi

ŞULE GÜNER

23.11.2009

Margherita Sarfatti, İtalyan lider Benito Mussolini'nin sevgilisi Claretta Petacci'nin günlüğünde adı geçen "öteki kadın". Sarfatti, Mussolini ile 26 yıl aşk yaşadı
Geçen hafta İtalya'da yayınlanan bir kitap, 20'nci yüzyılın en tartışmalı liderlerinden biri olan Benito Mussolini'nin mahremiyetine uzandı. İtalyan devlet arşivlerinin tozlu raflarından indirilen Mussolini'nin sevgilisi Claretta Petacci'nin günlüğü, liderin sadece aşk yaşamı değil; siyasi görüşleri ile ilgili "bilinmeyenleri" ortaya çıkardı. "Siyasi bir lider ve onunla ölüme giden oyuncu sevgilisi" tarihi gerçeğini değiştirmeyen "Bilinmeyen Mussolini" isimli kitabın asıl ilgi çeken karakteri, günlükte adı geçen, Mussolini'nin ikinci sevgilisi Margherita Sarfatti'ydi. İhtiraslı karakteri ve sanatçı kişiliğiyle, Musevi gazeteci Sarfatti.

MUSSOLİNİ İNKÂR ETTİ
Kitabının İtalya'da yayınlandığı gün konuştuğum deneyimli gazeteci Mauro Suttora, Mussolini'nin sevgilisi Claretta Pettaci'nin 1932-1938 arasında tuttuğu günlüğün, ülkesinde bomba etkisi yarattığını söylüyordu. Kitabı, Mussolini'nin Musevilere karşı işlediği suçları tahmin edildiğinden yıllar önce planladığını anlatıyormuş. İtalya şu an bunu tartışıyormuş, tarihçiler şaşakalmış...O hararetle işin tartışmalı kısmını anlatırken, ben kadınsı duygular içinde sevgilisini ipe gidecek kadara seven Pettaci'nin tuttuğu 1937 ve 1938 tarihli notlara göz atıyorum. "Sarfatti hayatımın hatası. Onunla eskiden neden birlikte olduğumu bilmiyorum." "Son derece itici, sıkıcı, fazlaca cüretkar bir insan. Üstelik benden 4 yaş büyük. Benim büyük aşkım sensin Claretta" diye Mussolini'nin sözlerini not düşüyor Pettaci. Sevgilisinin başka kadınlarla birlikte olduğunu biliyor. Bense, Petacci'yi bırakıp o "ikinci" kadının peşinden sürükleniyorum.

VARLIKLI AİLENİN KIZI
İtalyan lider Benito Mussolini'nin hayatına siyasi kariyerinin başında giren ve 26 yılını kaplayan, çok yönlü ve ele avuca sığmaz bir kadın karakter. Feminist. Hem sağ, hem de sol görüşlü. Edebiyat ve sanat aşığı. Ama her şeyden önce, gazeteci ve kadın. İşte bu son ikisi onu meslektaşı Mussolini ile buluşturuyor. Musevi asıllı zengin ve elit bir İtalyan ailenin kızı Margherita, Mussolini'ye gönlünü kaptırıyor. Papa Pius X (1903-1914) ile dost olan Venedikli mali müşavir babanın haşarı kızıydı. Sanata, resme ve şiire karşı ilgi doluydu. Venedik Bienali'nin kurucusu olan eğitmeni Antonio Fradeletto'dan sosyalizme sanat penceresinden bakmayı, İngiliz yazar-şair John Ruskin'i, Karl Marx'ı öğrendi. 1898'de, 18 yaşındayken babasının itirazına rağmen Cesare Sarfatti ile evlenip Gassini olan soyadını değiştirdi. Kendisinden 13 yaş büyük kocasını Sosyalist Parti'ye üye olmaya ikna etti. Sanat tarihi ve politik dünyaya olan ihtirasından başı dönen Sarfatti, 1902'de eşi ile birlikte dünyasını değiştirmek üzere Milano'ya, bir apartman dairesine taşındı.

MİLANO'DA YENİ BİR YAŞAM
Kendini Milano'nun yüksek sosyetesi içinde bulan genç kadın, bir yandan da sanat tarihi ve feminizm üzerine yazılar yazmaya başladı. 1908'de babasının ölümüyle yüklü bir mirasa konan Sarfatti, daha lüks bir apartman dairesine taşınıp, burada verdiği davetlerde hayatının seyrini değiştirecek insanlarla tanıştı. Sosyeteye ayak uydurup Como Gölü yakınındaki Il Soldo isimli villayı satın aldı. Sarfatti, artık Milano sosyetesinin, sanat ve edebiyat dünyasının her çarşamba evinde buluştuğu isimdi. Edebiyatta fütürist hareketinin kurucusu Tommaso Marinetti ile de evindeki bir partide tanıştı. Çevresi ona 1909'da "Avanti!" gazetesinin sanat eleştirmenliğini getirdi. 3 yıl sonra 1 Aralık 1912 günü, yeni bir isim gazetenin müdürü olarak atandı: Benito Mussolini. İkisi çok iyi anlaşmıştı. Bir süre sonra iş arkadaşlığı romantik bir ilişkiye dönüştü. 2 yıl süren "Avanti!" günlerinden sonra, Mussolini savaş yanlısı, müdahaleci bir tutum içine girerek Sosyalist Parti'den ve "Avanti!"den ayrıştı. 1914'te Il Popolo d'Italia isimli yeni bir sosyalist gazetesi kurdu. Sarfatti de 4 yıl sonra Mussolini'nin peşinden Il Popolo d'Italia'ya gitti. Bu transfer, ilişkilerini her iki anlamda da perçinledi. Mussolini siyasi olarak aktif olmaya başlarken, arkasında halka hitaben yaptığı konuşmaların metinlerini yazan Sarfatti vardı. Roma'da Ekim 1922'de sosyalizme karşı düzenlenen, Mussolini'nin gücünü ilan ettiği tarihi protestoya katıldı. Artık saklayacak birşeyi yoktu. Kocasının ölümünün ardından Mussolini'nin Roma'daki evine taşındı. Ama hala Lider'in anti- Semitik politikalar güdeceğine inanmadığını söyleyip durdu. İkisi, 26 yıl birlikteydi. Ta ki Mussolini, 1938'de Musevi karşıtı kanunları uygulayana kadar. Sarfatti, bunun ardından ikinci oğlu Amadeo'nun peşinden Arjantin'e gitti. 1947'ye kadar İtalya'ya gelmedi. Döndüğünde Mussolini'nin izleri silinmişti.

http://www.sabah.com.tr/Gundem/2009/11/23/musevi_dusmani_fasist_diktatorun_musevi_sevgilisi

Tuesday, November 17, 2009

Mussolini antisemita, parla Giorgio Fabre

Mussolini antisemita, i primi segnali già quando era socialista

Roma, 17 nov (Velino) - “Purtroppo la storiografia in Italia è dominata da studiosi cialtroni che pensano di emulare Renzo De Felice e studiosi bugiardi che si inventano documenti”. Così lo storico e giornalista Giorgio Fabre commenta con il VELINO la rivelazione emersa dai diari di Claretta Petacci, desecretati dall’Archivio centrale dello Stato e da domani in libreria col titolo “Mussolini segreto” (Rizzoli), secondo la quale Mussolini sarebbe stato un convinto antisemita ben prima dell’emanazione delle leggi razziali del 1938 e dell’alleanza con Hitler.

Questa tesi che emerge oggi dalle carte della Petacci, Fabre la sostiene da anni. Per l’esattezza ne aveva anzi già dato notizia nel 2005 in un documentato volume intitolato “Mussolini razzista. Dal socialismo al fascismo: la formazione di un antisemita” (Garzanti). “Finché si tirano fuori valanghe di documenti non succede nulla – rileva -; poi appena escono fuori carte di un certo effetto dove magari c’è di mezzo il sesso e così via, allora queste vengono prese sul serio. Per anni sul fascismo ha dominato l’interpretazione di De Felice, su cui si è abbarbicata la maggioranza degli storici, che il regime fosse rimasto fuori dal cono d’ombra della Shoah. In questo modo è passato il concetto degli italiani brava gente, e il giudizio è stato ripetuto in continuazione fino a diventare un luogo comune. Solo che De Felice era uno storico serio, oggi invece abbiamo degli studiosi cialtroni”.

E alla storiografia di sinistra non avrebbe fatto comodo sostenere la tesi di un fascismo antisemita già prima del 1938? “Nel 2006 – risponde Fabre – ho avuto un contraddittorio con storici di sinistra che mi hanno attaccato tirando in ballo una presunta lettera scritta da Mussolini alla sorella Edvige. Lettera che non è mai esistita. In pratica si sono inventati un documento. E questo è il livello della storiografia di sinistra…”.

Fabre individua i primi segnali dell’antisemitismo di Mussolini addirittura all’epoca della militanza socialista del futuro duce. “Già nel 1908 si colgono degli indizi – spiega -. È il momento in cui è affascinato dal superuomo di Nietzche e dai razzisti pangermanisti tipo Houston Stewart Chamberlain o Joseph-Arthur de Gobineau. Poi, via via, comincia ad avere conflitti con politici e socialisti ebrei. Insomma l’ostilità antisemita di Mussolini è stato un processo lungo che si è protratto nel tempo”.

Diversi gli episodi riportati da Fabre: dall’attacco nel dicembre 1917 alle origini “razziali” del commissario bolscevico alla guerra Nicolai Vassilievich Krylenko, alla sostanziale linea ostile agli ebrei del Popolo d'Italia, il giornale fondato da Mussolini. I primi atti concreti arrivano però all’inizio del 1929 con provvedimenti diretti contro ebrei che occupano posti di responsabilità in istituzioni pubbliche e private del regime: Ugo Del Vecchio, alto funzionario della Banca d'Italia, il matematico Federigo Enriques, il provveditore agli studi della Campania Aldo Finzi.

A partire dal 1932-1934, la politica antisemita del duce si allargò a un maggior numero di settori della società e divenne sistematica. Nel marzo ‘32 Mussolini tolse l'archeologo Alessandro Della Seta dai candidati all'Accademia d'Italia, poi a fine anno allontanò Margherita Sarfatti dal Popolo d'Italia e dalla rivista Gerarchia. Nel marzo 1933 costrinse alle dimissioni Giuseppe Toeplitz, amministratore delegato della Banca commerciale italiana. All’inizio del ‘34 Gino Jacopo Olivetti fu costretto a dare le dimissioni da segretario della Federazione fascista dell'industria sostituito da Alberto Pirelli. Tante insomma le testimonianze di una “questione ebraica” che ha agitato Mussolini prima dell’avvicinamento di questi a Hitler, prima della guerra di Etiopia e soprattutto ben prima della leggi razziali del 1938.

Visti questi segnali di antica data, perché allora il duce avrebbe aspettato il 1938 per emanare i provvedimenti antisemiti? “Si può avanzare un’ipotesi – risponde Fabre -. Nel 1934 Mussolini cominciò a eliminare sindaci, capi delle provincie e consiglieri comunali e provinciali ebrei. Poi fece lo stesso con i capi dei sistemi corporativi provinciali. A me sembra che tutte queste manovre rientrino nel disegno della grande riforma costituzionale terminata dal duce nel 1939 con la nascita della Camera delle Corporazioni. Mussolini voleva, cioè, un sistema istituzionale completamente libero dai suoi nemici. E la politica perseguita a partire dal 1934 rende ragionevole questa ipotesi”.

E la cotta che Mussolini si prese per l’ebrea Sarfatti? “La Sarfatti era una donna molto intelligente, affascinante e aveva una marea di rapporti culturali e politici – commenta Fabre -. Il duce in seguito ha sfruttato questi rapporti con gli artisti e i politici. Secondo me si è servito della Sarfatti. E comunque non trovo strano che fosse veramente innamorato di un’ebrea. Anche Hitler aiutò degli ufficiali ebrei che erano in difficoltà solo perché erano stati eroi di guerra”.

(Emanuele Gatto) 17 nov 2009

commento di Francesco Perfetti

Con gli attacchi agli ebrei e al Pontefice Benito voleva impressionare la sua amante

di Francesco Perfetti

Libero, 17/11/09

Quale fosse il rapporto di Mussolini con le donne è stato descritto molto bene in un gustoso volume di Quinto Navarra intitolato Memorie del cameriere di Mussolini. Secondo questa testimonianza - di un uomo che fu commesso di Mussolini dai tempi della conferenza di Cannes del 1922 fino al 25 luglio 1943 - le donne ebbero una grande importanza nella vita del capo del fascismo, ma in un modo particolare e non come si potrebbe pensare sulla base di letteratura e memorialistica attente al sensazionale. Navarra ha fatto notare che i ritratti di un Mussolini ardente e sconvolto dalle passioni, di un Mussolini capace di trascurare gli affari di governo per dedicarsi agli amori non corrispondono alla realtà. Mussolini, a detta di Navarra, «non era il tipo che stringesse un’alleanza o dichiarasse una guerra perché istigato a farlo dalla propria amante». In fondo, egli «considerava le donne esclusivamente per quel che potevano dargli come donne; le faceva parlare, fingendo di ascoltarle, poi agiva come credeva».

Questa testimonianza è importante per leggere con il dovuto distacco critico le confidenze che Mussolini avrebbe rilasciato a Claretta Petacci e che questa avrebbe, a suo volta, puntigliosamente annotato. È vero che - a differenza di quelli intrattenuti con tante altre signore e signorine - il rapporto di Mussolini con Claretta (ma anche quello con un’altra donna eccezionale, Margherita Sarfatti) ebbe un carattere eccezionale. Per Claretta, che apparteneva a una famiglia del cosiddetto “generone” romano, nutrì un affetto particolare al punto da farle allestire un vero e proprio appartamento privato a Palazzo Venezia, ma è certo, sulla base della testimonianza attendibile di Quinto Navarra, che lei non ebbe alcuna influenza nelle decisioni politiche del Duce.

È probabile, però, che Mussolini, in linea con il suo carattere egocentrico e con il desiderio esibizionistico di farsi ammirare dalla favorita, potesse enfatizzare certi suoi comportamenti, a cominciare, per esempio, da quelli erotici per suscitare qualche reazione, e magari qualche confronto, nell’animo di una donna non solo fanciullescamente innamorata di lui ma anche molto gelosa. Come pure è probabile che Claretta avesse la tendenza a credersi più importante di quanto effettivamente fosse e abbia quindi esagerato o stravolto certe affermazioni del suo Ben. È però da escludere che Mussolini potesse lasciarsi andare a indiscrezioni o ad osservazioni politiche particolarmente significative. Tale circostanza è da tenere presente perché la dimensione psicologica dell’uomo Mussolini di fronte alla sua amante è la chiave dalla quale non si può prescindere per leggere con la dovuta attenzione critica i giudizi da lui espressi a Claretta su fatti, personaggi, momenti e circostanze: giudizi che appaiono, spesso, sorprendenti e in contrasto con valutazioni che egli stesso avrebbe espresso ad altri interlocutori in contesti e situazioni diverse sugli stessi fatti.

È comprensibile che egli, di fronte alla sua amante, un’amante che considerava comunque ingenua, tendesse a valorizzare il proprio ruolo e a valorizzare la sua immagine. La rivendicazione, per esempio, di un suo antico “razzismo”, risalente al 1921, fatta all’indomani della divulgazione del Manifesto sulla razza è emblematica. Mussolini aveva collaborato a pubblicazioni dirette da ebrei, come “Pagine Libere” di Angelo Oliviero Olivetti, aveva avuto amici stretti fra gli ebrei come i coniugi Sarfatti e non avrebbe mai rinnegato alcune forti amicizie con ebrei. Di fronte a Claretta aveva, però, evidentemente la necessità di riaffermare la sua indipendenza da Hitler e dai tedeschi, evitare che potesse passare l’idea che egli fosse stato costretto a copiare Hitler: «Non so come possano pensare che imito Hitler, non era ancora nato. Mi fanno ridere».

Non è un caso che, in molti brani delle annotazioni diaristiche di Claretta Petacci, emerga la tendenza di Mussolini sia a sottolineare l’ammirazione che i nazisti e lo stesso Hitler avrebbero avuto per la sua persona sia a richiamare l’attenzione su certi limiti obiettivi del Führer, come, per esempio, l’incapacità di fare un discorso breve ed efficace. Per Hitler, in fondo, Mussolini non aveva mai avuto una grandissima stima, come dimostra la vicenda quasi grottesca del continuo rinvio della visita che il primo voleva fargli in Italia. Ma poi, dopo la campagna d’Etiopia e dopo l’avvicinamento alla Germania, egli si era illuso di poter giocare da protagonista sulla scena internazionale portandosi al seguito Hitler. Era una illusione, appunto. E, ancora più di una illusione, un errore tragico di valutazione. Del quale non si rese conto e che si ritrova in certe confidenze, che hanno il sapore della “vanteria”, fatte a Claretta.

Detto tutto questo, i diari e le annotazioni della Petacci, a prescindere dalla loro attendibilità (che è cosa diversa dalla loro autenticità), se pure non offrono rivelazioni sensazionali, possono senza dubbio, se letti con una oculata attenzione critica, offrire elementi importanti per capire meglio, più che la politica, la personalità e la psicologia di Mussolini.