«Vittima dello stalking di Claretta»
Il Giornale, mercoledì 18 novembre 2009
di Daniele Abbiati
Con sorprendente pacatezza, nonostante il tema del giorno sia l’ennesima «puntata» della tragica commedia sull’amato nonno, Alessandra Mussolini risponde modulando il tono usando la corda dell’amara ironia. «Non credo a una sola parola. Quella donna oggi sarebbe condannabile per stalking, altro che testimonianze storiche. Si tratta di una vera persecuzione reiterata...».
«Quella donna» è ovviamente Claretta, l’amante del Duce. E le parole in questione, vale a dire le confidenze intime che il capo del fascismo avrebbe fatto alla Petacci a proposito degli ebrei e del Vaticano, in particolare, ora raccolte nel volume curato da Mauro Suttora Mussolini segreto (Rizzoli, da oggi nelle librerie), «sono assolutamente in contrasto con la linea di condotta di Benito. No, guardi, nella migliore delle ipotesi si tratta di una pura e semplice operazione di marketing. È una cosa che sta agli antipodi dei diari del nonno, in possesso del senatore Dell’Utri. Diari fra l’altro avvalorati da un atto notarile a firma di mio padre». E nella peggiore delle ipotesi? Qui la voce s’incrina e rallenta: «A meno che... si tratti di un artificioso contraltare proprio a quei diari...».
Anche Roberto Chiarini, lo storico che al fascismo in generale, e al tema sempre caldo del razzismo nel Ventennio in particolare ha dedicato numerosi studi, propende per il «no». Condivide le fortissime perplessità espresse ieri sul Giornale da Giordano Bruno Guerri (mentre un altro esperto, Roberto Gervaso, apre qualche spiraglio), ma, soprattutto, fa due considerazioni: una sulla forma e una sul contenuto. Quanto alla forma, «bisogna tener conto - dice - della sede in cui, eventualmente, furono espressi i giudizi. Bisogna considerare l’onda emotiva della sfera privata...». Insomma, è risaputo come l’alcova, spesso, non sia il posto migliore dove parlare a cuore aperto.
E poi, entrando nel merito, c’è... un terzo incomodo molto ingombrante: Adolf Hitler. «Con il Führer esisteva un rapporto complesso che non escludeva la rivalità. Mussolini lo “rincorreva” su vari fronti, in particolare quello del razzismo. Nel ’38 temeva di fare la figura di quello che arriva per ultimo. E calcare la mano sugli ebrei serviva ad affermare la natura totalitaria del suo sistema. Inoltre ci sono i conti da regolare con i poteri che fino ad allora l’avevano condizionato... E la guerra d’Etiopia, con il conseguente problema del meticciato...».
Alcova, Mussolini, razzismo, Vaticano. Sarebbero ottimi ingredienti per un Porta a porta. Infatti, una puntata sul tema verrà registrata lunedì prossimo.
Showing posts with label roberto gervaso. Show all posts
Showing posts with label roberto gervaso. Show all posts
Wednesday, November 18, 2009
Alessandra Mussolini difende il nonno
Tuesday, November 17, 2009
Mussolini segreto: bugie private, pubblici segreti
Il duce ritratto dalla Petacci divide gli storici
di Dino Messina
Corriere della Sera, 17.11.09
Amatore instancabile e all’improvviso diventato fedelissimo, antisemita della prima ora, avversario di Pio XI, buonista con il «sentimentalone» Hitler. Il primo assaggio dei diari di Claretta Petacci dal 1932 al 1938, Mussolini segreto, a cura di Mauro Suttora, in uscita domani da Rizzoli e anticipato ieri dal «Corriere», ci consegna un ritratto del Duce, tra il pubblico e il privato, che darà nuovo lavoro agli storici. Intanto è già cominciata la discussione sull’autenticità, sulla quale non vi dovrebbero essere molti dubbi, poi sull’attendibilità delle annotazioni, che, osserva un biografo del dittatore, Aurelio Lepre, autore di "Mussolini l’italiano" (Mondadori), «andranno verificate e messe a confronto per esempio con quelle dei diari di Giuseppe Bottai e Galeazzo Ciano. Allo stesso modo il confronto andrà fatto con le affermazioni contenute nel libro "L’orecchio del Duce" (Mursia), in cui Ugo Guspini riportava le intercettazioni di conversazioni telefoniche tra il dittatore e la sua amante, non sempre ritenute veritiere».
Questo lavoro incrociato sulle fonti diventerà sempre più complicato a mano a mano che si arriverà al tragico epilogo del 28 aprile 1945, la fucilazione degli amanti a Giulino di Mezzegra. Ferdinando Petacci, figlio del fratello di Claretta, Marcello, nell’introduzione al volume ipotizza per la zia un ruolo di spia degli inglesi. Così si spiegherebbe la precisione di certe annotazioni e l’attenzione maniacale per i fatti politici. Una spia che avrebbe subito confessato il suo ruolo all’amante, il quale a sua volta l’avrebbe utilizzata tramite Winston Churchill, anche per la questione del famoso carteggio. La fantomatica corrispondenza tra il premier britannico e il dittatore italiano sarebbe servita a quest’ultimo come merce di scambio nella trattativa per una pace separata. Ma di questa vicenda ci sarà tempo per discutere, giacché, visto il contenuto privato di molte pagine dei diari, custoditi all’Archivio di Stato, devono passare settant’anni per la pubblicazione.
Gli storici concordano sul fatto che questi documenti sono più importanti per la ricostruzione della personalità privata che per il profilo pubblico del dittatore. La pensa così Giovanni Sabbatucci, che precisa: «Non ho motivo di dubitare dell’autenticità dei diari, ciò che può far dubitare è il contenuto del resoconto della Petacci, che non so fino a quanto attendibile, dato che non sappiamo il grado di veridicità delle confidenze di Mussolini alla sua amante». Sicuramente Mussolini mentiva quando giurava alla sua giovane amante fedeltà assoluta, dicendo di aver fatto il deserto intorno a sé. E Claretta prontamente ironizzava: un deserto con qualche cammello!
Il duce mentiva anche quando faceva risalire il suo antisemitismo al 1921? Rispondere a questa domanda significa risolvere una delle annose discussioni storiografiche intorno a Mussolini: quanto cioè il suo razzismo e la sua avversione per gli ebrei dipendessero dalla recente alleanza con la Germania nazista. «Anche su questo aspetto — osserva Lepre — c’è modo di stabilire se Mussolini mentiva, ma quel che conta è il contributo che i diari della Petacci portano al profilo psicologico del dittatore, tanto più che la testimonianza viene da una persona così vicina».
Scettico sull’attendibilità dei diari della Petacci è un suo biografo, Roberto Gervaso, autore nel 1981 di "Claretta, la donna che morì per Mussolini" (Rizzoli): «Secondo me — ha dichiarato Gervaso all’Adnkronos — su temi come le leggi razziali, Pio XI e Hitler i diari di Claretta non possono essere considerati una fonte di prima mano per conoscere il pensiero di Benito. Mussolini era innamorato pazzamente, aveva perso la testa dietro a una ragazza conosciuta quando lei aveva 20 anni e lui 49. Nel loro rapporto questa era l’unica cosa che contava».
Dà ragione a Gervaso il professor Sabbatucci quando afferma che Mussolini si comportava come il più classico degli italiani: un amante che «riempiva di balle» l’amata. Ma le bugie di Mussolini non rendono certo meno interessante questo ritratto del dittatore visto anche dalla camera da letto.
di Dino Messina
Corriere della Sera, 17.11.09
Amatore instancabile e all’improvviso diventato fedelissimo, antisemita della prima ora, avversario di Pio XI, buonista con il «sentimentalone» Hitler. Il primo assaggio dei diari di Claretta Petacci dal 1932 al 1938, Mussolini segreto, a cura di Mauro Suttora, in uscita domani da Rizzoli e anticipato ieri dal «Corriere», ci consegna un ritratto del Duce, tra il pubblico e il privato, che darà nuovo lavoro agli storici. Intanto è già cominciata la discussione sull’autenticità, sulla quale non vi dovrebbero essere molti dubbi, poi sull’attendibilità delle annotazioni, che, osserva un biografo del dittatore, Aurelio Lepre, autore di "Mussolini l’italiano" (Mondadori), «andranno verificate e messe a confronto per esempio con quelle dei diari di Giuseppe Bottai e Galeazzo Ciano. Allo stesso modo il confronto andrà fatto con le affermazioni contenute nel libro "L’orecchio del Duce" (Mursia), in cui Ugo Guspini riportava le intercettazioni di conversazioni telefoniche tra il dittatore e la sua amante, non sempre ritenute veritiere».
Questo lavoro incrociato sulle fonti diventerà sempre più complicato a mano a mano che si arriverà al tragico epilogo del 28 aprile 1945, la fucilazione degli amanti a Giulino di Mezzegra. Ferdinando Petacci, figlio del fratello di Claretta, Marcello, nell’introduzione al volume ipotizza per la zia un ruolo di spia degli inglesi. Così si spiegherebbe la precisione di certe annotazioni e l’attenzione maniacale per i fatti politici. Una spia che avrebbe subito confessato il suo ruolo all’amante, il quale a sua volta l’avrebbe utilizzata tramite Winston Churchill, anche per la questione del famoso carteggio. La fantomatica corrispondenza tra il premier britannico e il dittatore italiano sarebbe servita a quest’ultimo come merce di scambio nella trattativa per una pace separata. Ma di questa vicenda ci sarà tempo per discutere, giacché, visto il contenuto privato di molte pagine dei diari, custoditi all’Archivio di Stato, devono passare settant’anni per la pubblicazione.
Gli storici concordano sul fatto che questi documenti sono più importanti per la ricostruzione della personalità privata che per il profilo pubblico del dittatore. La pensa così Giovanni Sabbatucci, che precisa: «Non ho motivo di dubitare dell’autenticità dei diari, ciò che può far dubitare è il contenuto del resoconto della Petacci, che non so fino a quanto attendibile, dato che non sappiamo il grado di veridicità delle confidenze di Mussolini alla sua amante». Sicuramente Mussolini mentiva quando giurava alla sua giovane amante fedeltà assoluta, dicendo di aver fatto il deserto intorno a sé. E Claretta prontamente ironizzava: un deserto con qualche cammello!
Il duce mentiva anche quando faceva risalire il suo antisemitismo al 1921? Rispondere a questa domanda significa risolvere una delle annose discussioni storiografiche intorno a Mussolini: quanto cioè il suo razzismo e la sua avversione per gli ebrei dipendessero dalla recente alleanza con la Germania nazista. «Anche su questo aspetto — osserva Lepre — c’è modo di stabilire se Mussolini mentiva, ma quel che conta è il contributo che i diari della Petacci portano al profilo psicologico del dittatore, tanto più che la testimonianza viene da una persona così vicina».
Scettico sull’attendibilità dei diari della Petacci è un suo biografo, Roberto Gervaso, autore nel 1981 di "Claretta, la donna che morì per Mussolini" (Rizzoli): «Secondo me — ha dichiarato Gervaso all’Adnkronos — su temi come le leggi razziali, Pio XI e Hitler i diari di Claretta non possono essere considerati una fonte di prima mano per conoscere il pensiero di Benito. Mussolini era innamorato pazzamente, aveva perso la testa dietro a una ragazza conosciuta quando lei aveva 20 anni e lui 49. Nel loro rapporto questa era l’unica cosa che contava».
Dà ragione a Gervaso il professor Sabbatucci quando afferma che Mussolini si comportava come il più classico degli italiani: un amante che «riempiva di balle» l’amata. Ma le bugie di Mussolini non rendono certo meno interessante questo ritratto del dittatore visto anche dalla camera da letto.
Subscribe to:
Posts (Atom)