Nelle memorie della Petacci, amante del duce, le conferme dei ricordi di Bottai e Ciano. Il dittatore si sfogava contro ebrei e francesi e si vantava del suo petto che piaceva alle donne
di Aurelio Lepre
Il Mattino (Napoli), domenica 20 dicembre 2009
La biografia di un uomo politico, la ricerca delle motivazioni personali che ne determinano l'azione, è tanto più importante quanto più potere ha concentrato nelle sue mani. Per questo motivo, anche i particolari della vita di Mussolini che potrebbero sembrare insignificanti devono essere attentamente studiati. Senza i diari di Bottai e di Ciano la sua personalità non potrebbe essere illuminata a sufficienza: dal loro ravvicinato punto di vista, i due gerarchi del fascismo osservavano Mussolini con notevole perspicuità.
Claretta Petacci, l'amante del duce, non aveva certo le capacità intellettuali di Bottai e di Ciano e il suo diario, di cui viene ora pubblicata una edizione ridotta, è perciò meno interessante dei diari dei due gerarchi. Ma non privo di utilità. Anzitutto per diverse conferme. Alcuni giudizi di Mussolini - per esempio sugli ebrei, sui rapporti con la Chiesa, su Pio XI, su Hitler, sulla Spagna di Franco - che in Ciano e Bottai appaiono più sfumati, perché passati attraverso il filtro di chi sa che un giorno le sue pagine potranno essere lette come un documento storico, nel diario della Petacci risultano molto più forti.
Mussolini s'infuriava leggendo le rassegne della stampa estera e di quella antifascista; si abbandonava a lunghe e minacciose tirate contro gli ebrei, così da sembrarne quasi ossessionato quanto ne era Hitler; esprimeva sul re e su casa Savoia giudizi aspri e sprezzanti.
Quando si metteva in pantofole, Mussolini diventava ancora più battagliero di quando calzava gli stivali. Voleva sterminare tutti gli ebrei, si scagliava con violenza contro gli italiani che nell'Africa orientale convivevano con donne nere: "Questi schifosi di italiani distruggeranno in meno di sette anni un impero. Non hanno coscienza della razza, non hanno dignità".
Tuonava contro i francesi: "Porci schifosi questi francesi, lurida gente, ora si mangiano il fegato dalla bile che io li ho mollati del tutto. Del resto pagano il fio della sterilità voluta dalle loro donne".
In queste pagine c'è, naturalmente, anche un Mussolini diverso, intimo. Si diverte ai film di Stanlio e Ollio, ma non capisce i cartoni animati. Fa l'amante appassionato e qualche volta un po' lamentoso per gelosia (anche se, nello stesso tempo, tradisce la Petacci).
Si preoccupa di come appare al pubblico: "La mia voce era metallica, dura, decisa?"; "È vero che ho una bella bocca? Sai, lo ha detto il dentista a mia moglie, pensa". Un uomo sulla spiaggia gli dice: "Mussolini, tu hai il torso più perfetto di tutta la spiaggia". E lui corregge: "D'Italia". Ma poi ammette: "Le gambe storte mi rovinano".
Per questo, forse. riempie l'Italia dei suoi busti di marmo e si fa filmare a torso nudo mentre trebbia il grano.
La parte del diario che viene ora pubblicata termina il 20 dicembre del 1938. Manca meno di un anno allo scoppio della seconda guerra mondiale, ma non se ne avverte nessun presentimento.