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Saturday, February 15, 2025

Quello che ho fatto mentre voi guardavate Sanremo, e di come ne ho giovato assai

Non abbiamo nulla contro chi guarda Sanremo. Anzi, siamo perfino amici e parenti di vari fra loro. Ma codesti dodici milioni di sventurati ignorano che i mille canali delle nostre tv hanno offerto appetibili alternative al mainstream. Il quale poi a ben vedere maggioritario non è: otto italiani su dieci risultano infatti felicemente festival-free, e sette su dieci non hanno neanche acceso la tv

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 15 febbraio 2025

Benedetta controprogrammazione. Grazie a lei, i 47 milioni di italiani su 60 che evitano Sanremo si sono fatti una scorpacciata di superbi film. Io ho cominciato martedì sera ammirando la bellezza di un 29enne John Cassavetes nel western 'Lo sperone insanguinato' del 1958 su Iris. Durante gli spot ho intravisto la Juve battere 2-1 gli olandesi della Philips in Champions, ma soprattutto il Real Madrid vincere sul City.

Mercoledì Rai Storia ci ha regalato uno stupendo documentario su Ennio Flaiano. Finito il quale sono andato su Sky, che ha recuperato 'Palombella rossa' di Nanni Moretti, rarità in tv. Incredibile sia uscito due mesi prima del crollo del comunismo nell'89. La crisi del funzionario Pci interpretato dal genio di Monteverde continua peraltro 36 anni dopo: ci sono politici pd che parlano ancora come lui, stessa inflessione, tic verbali, incredulità verso la realtà che li maltratta.

Noi che non ci facciamo maltrattare dal simpatico Carlo Conti ci eravamo dimenticati che nella colonna sonora di 'Palombella rossa' spiccano una delle canzoni più belle di Bruce Springsteen, 'I'm on fire', oltre che 'E ti vengo a cercare' di Battiato. Quindi la nostra razione giornaliera di musica di qualità, latitante sulla riviera dei fiori, ci è stata assicurata. 

Giovedì sera era difficile scegliere fra due capolavori: 'Gli ultimi giorni di Hitler' con Bruno Ganz su Rai3 e 'JFK' di Oliver Stone su Raimovie. D'attualità quest'ultimo dopo che Donald Trump ha ordinato la pubblicazione degli ultimi documenti sull'assassinio di John Kennedy, ancora inopinatamente tenuti segreti.

Confesso però che alle 22 e trenta non ho resistito: ho guardato i Duran Duran al festival. Spiazzante la loro versione di 'Psychokiller' dei Talking Heads: ragazzi, già il vostro repertorio risale a 40 anni fa, e voi infierite con musica ancor più vecchia, di quasi mezzo secolo?

Che ci sia vita fuori Sanremo lo ha confermato la serata di venerdì. Forse la meno inguardabile del festival, data l'assenza delle canzoni in gara e la presenza di Geppi Cucciari. Ma la concorrenza della cineteca diffusa sugli altri canali si è dimostrata di nuovo irresistibile. In prime time la 'Congiura degli innocenti' di Alfred Hitchcock con una debuttante Shirley MacLaine su Raimovie. 

E poi 'Le belve' (2012), ancora di Oliver Stone su Italia 1, dove Salma Hayek nei panni di una boss della droga risulta improbabile quanto l'attuale Emilia Perez, narcoboss che cambia sesso e minaccia di vincere l'Oscar fra due settimane. Il film di Stone è godibile perché meno campato in aria del nuovo, sgangherato musical lgbtq con l'attrice protagonista trans che forse si è mangiata l'Oscar per alcuni suoi tweet di cinque anni fa contro l'Islam, accusati chissà perché di razzismo.

Noi invece non siamo razzisti, non abbiamo nulla contro chi guarda Sanremo. Anzi, siamo perfino amici e parenti di vari fra loro. Ma codesti dodici milioni di sventurati ignorano che i mille canali delle nostre tv hanno offerto appetibili alternative al mainstream. Il quale poi a ben vedere maggioritario non è: otto italiani su dieci risultano infatti felicemente festival-free, e sette su dieci non hanno neanche acceso la tv.

Wednesday, November 10, 2004

Tristi per la vittoria di Bush

DISPERAZIONE A HOLLYWOOD

di Mauro Suttora

10 novembre 2004

MICHAEL MOORE
Il regista 50enne premiato con l’Oscar nel 2003 per il documentario Bowling for Columbine, e con la Palma d’oro a Cannes quest’anno per il film anti-Bush Fahrenheit 9/11, mastica amaro. La sua propaganda cinematografica e i 63 comizi che ha tenuto in un mese non hanno avuto effetto sull’elettorato.
A Moore resta la consolazione pecuniaria: Fahrenheit 9/11 è distribuito da un mese in cassette e dvd negli Stati Uniti, e vende benissimo. Sul suo sito internet Moore ha pubblicato una nuova cartina dell’America con le zone pro-Kerry annesse al Canada e quelle pro-Bush, soprannominate «Jesusland».

BARBRA STREISAND
La cantante e attrice 62enne è stata la più impegnata contro Bush. Già dal 2001 ha incitato i democratici a «cacciare l’impostore» dalla Casa Bianca, e fino all’ultimo si è impegnata allo spasimo, anche mettendo mano al portafogli: ha finanziato i democratici con vari milioni di dollari.
Ma tutto questo attivismo, che ricorda quello del personaggio da lei interpretato in Com’eravamo con Robert Redford, è risultato inutile. Anche per lei, però, una consolazione: a dicembre esce il film Meet the Fockers (Ti presento gli stronzi), in cui fa la madre di Ben Stiller, la moglie di Dustin Hoffman e la consuocera di Robert de Niro e di Blythe Danner (mamma di Gwyneth Paltrow) nel seguito di Ti presento i miei.

REM
Il concerto del 4 novembre al Madison Square Garden di New York avrebbe dovuto essere una festa per la vittoria del democratico John Kerry. Invece ha vinto George Bush, e per i Rem è stata una serata tristissima. «Oggi è un giorno molto strano», ha ammesso il cantante e leader 45enne del complesso, Michael Stipe.
I Rem si erano impegnati molto nella campagna presidenziale: tutta la loro tournée di ottobre è stata dedicata a convincere i fans al voto contro Bush. Resta la musica, bella come sempre per questa band in attività da ben 23 anni, e ancora considerata fra le migliori del mondo assieme a U2 e Coldplay.

CAMERON DIAZ
La bella attrice 32enne era addirittura scoppiata a piangere durante un’apparizione tv nel talk show pomeridiano di Oprah Winfrey (il più seguito d’America), quando ha supplicato i giovani ad andare a votare: «Se volete che lo stupro diventi legale, non andateci», ha detto, dando così a intendere che Bush sia favorevole a legalizzare lo stupro.
La fidanzata del cantante Justin Timberlake (di nove anni più giovane) è riuscita a convincere i 18-24enni statunitensi a votare, e secondo le speranze i giovani si sono espressi per Kerry 54 a 46. Ma tutto ciò non è bastato per battere Bush.

BRUCE SPRINGSTEEN
Ha organizzato una mobilitazione di cantanti senza precedenti per un candidato presidenziale: 37 concerti in 30 città a favore di Kerry. «L’America non ha sempre ragione», aveva detto il «Boss» 55enne, «questa è una favola per bambini, però l’America è sempre vera, ed è cercando questa verità che troviamo un patriottismo più profondo».
Ha convinto molti a suonare con lui, dai Pearl Jam a Jackson Browne, da James Taylor alle Dixie Chicks. Ma non è riuscito a convincere il 51 per cento degli elettori che ha confermato Bush.

WHOOPI GOLDBERG
La simpatica attrice 49enne ha pagato di persona (e caro) il suo gioco di parole lo scorso luglio al Radio City Music Hall di New York, dove aveva fatto raccogliere sette milioni di dollari per i democratici durante un gala con Paul Newman, Meryl Streep, Jessica Lange e Jon Bon Jovi. Aveva preso in giro il cognome del presidente, associando «Bush» («cespuglio») a una zona intima del corpo. Subito la società Slim-Fast, con sede in Florida (stato governato da Jeb Bush, fratello di George), le ha tolto un contratto pubblicitario miliardario.