Governare o restarne fuori? E il dilemma che attraversa il Movimento 5 stelle dopo la vittoria elettorale. Per MAURO SUTTORA la storia insegna che c'è una via possibile
intervista a Mauro Suttora di Paolo Vites
www.ilsussidiario.net, 1 marzo 2013
Giornate febbrili, queste che succedono immediatamente al voto che ha cambiato l’Italia. Ci si chiede se il nostro Paese con il successo dei grillini è diventato ingovernabile, mentre Grillo lancia – come sua abitudine peraltro – messaggi controversi, prima dicendo che non voterà la fiducia a nessun governo, poi chiedendo che Pd e Pdl votino la fiducia a un governo Cinque stelle.
In questo quadro, la base del movimento sembra spaccarsi tra chi chiede di aprire un dibattito con le forze politiche parlamentari e chi dice invece di starne fuori.
Per Mauro Suttora, redattore di Oggi ed editorialista del New York Observer, contattato da ilsussidiario.net, grande conoscitore dell’universo grillino, “si sta aprendo una fase di dibattito che può portare a una spaccatura, proprio come successo ad altri movimenti rivoluzionari quando entrarono nello scenario parlamentare”.
Per Suttora, inoltre, non è vero che un governo di minoranza non possa formarsi e lavorare: “E’ già successo in Italia negli anni settanta, quando un governo di minoranza democristiano governò grazie alla formula della cosiddetta non sfiducia”.
Suttora, che faranno i grillini? Ci sono messaggi contraddittori che arrivano dalla base ma anche dallo stesso Grillo: fare alleanze di governo o starne del tutto fuori.
Il Movimento cinque stelle sta vivendo lo stesso dilemma che hanno sempre avuto i movimenti rivoluzionari quando sono entrati nelle istituzioni. Un secolo fa accadde ai socialisti quando il liberale Giolitti li invitò a entrare nel governo e ci fu una scissione fra riformatori e rivoluzionari. Successe di nuovo nel 1963 quando il Partito socialista entrò a far parte del primo governo di centrosinistra e ci fu una spaccatura tra quelli che entrarono con Nenni e quelli che rimasero fuori dando vita al Psiup, il Partito socialista di unità proletaria.
Dunque una spaccatura è prevedibile anche questa volta?
E’ un dilemma, un vero dilemma fra l’entrare e sporcarsi le mani e però rischiare di essere omologati e quindi anche fregati un po’ come è successo alla Lega che per vent’anni è stata in qualche modo ingaggiata e usata da Berlusconi ma non ha ottenuto niente di concreto.
E l’alternativa invece quale sarebbe?
L’altra alternativa è rimanere fuori, puliti e immacolati ma di non contare nulla e di non portare a casa alcun risultato. Ripeto: è un dilemma.
Si assiste infatti a un dibattito in Rete con gente che raccoglie firme per una parte e per l’altra.
Sì, ma non darei grande credito a queste iniziative, la Rete per sua stessa definizione, virtuale, non dà affidamento.
Ma la Rete è tutta la forza e la consistenza del Movimento cinque stelle.
In realtà come possono vedere tutti sulla Rete non esiste alcun dibattito. Sul sito di Grillo non esiste dibattito: lui posta ogni giorno qualcosa, la gente lascia centinaia di commenti, ma lui non risponde mai a nessuno. Cè un altro aspetto invece ben più interessante.
Quale?
Seguo personalmente alcuni forum di grillini, e lì sì che si può assistere a un grosso dibattito della base. Un dibattito che non vuol dire polemiche o scontri, ma si esaminano i pro e contro della situazione. Alcuni dicono che dopo il grande risultato elettorale lo scenario è cambiato, prima ci si poteva adagiare in una facile posizione di protesta e opposizione, ma adesso il 25% ottenuto alle elezioni cambia le carte perché Grillo risulta determinante e quindi diventa tutto più difficile.
Secondo lei Grillo ha in mente dei nomi di possibili ministri per il governo a cui ambisce?
No, assolutamente. Grillo vive alla giornata come sempre. E’ geniale, alcune volte la imbrocca altre no. Adesso vediamo come si strutturano i gruppi parlamentari, teniamo presente che per la prima volta al mondo c’è un partito che debutta al 25% senza che neppure i candidati si conoscano fra di loro.
Il comportamento di Bersani come lo giudica, fino ad adesso?
Bersani sta facendo benissimo a fare quello che fa, sentirsi cioè quello investito della responsabilità anche se con uno vantaggio minimo. Però quantomeno come primo incarico da Napolitano lui deve tentare di fare un governo. Ha fatto benissimo a rivolgersi prima a Grillo piuttosto che rispondere alla proposta di governissimo che ha fatto qualcuno del Pdl. Da un punto di vista dei contenuti poi sicuramente il Pd è più vicino ai grillini che a Berlusconi.
Ma secondo lei si può immaginare un governo che viva alla giornata, con i parlamentari che votano le singole leggi di volta in volta?
Sì, se lo vogliono entrambi Grillo e Bersani è possibilissimo. Dal 1976 al 1979 per tre anni l’Italia è stata governata da un governo di minoranza democristiana che però con la formula della non sfiducia stava in piedi. Era una di quelle formule intelligentissime anche se fuori di ogni logica politica inventate da Aldo Moro. Una formula per cui tutti e due i partiti che naturalmente non potevano giustificare davanti ai propri elettori una alleanza di governo, governarono insieme. Tutte le riforme importanti che vennero fatte in quegli anni furono fatte da Pci e da Dc insieme.
Lei ha frequentato profondamente i grillini, partecipando ai loro incontri. Come pensa stiano vivendo questi momenti dal loro punto di vista straordinari?
Partecipare ai loro incontri è interessantissimo dal punto di vista politico ma anche antropologico perché veramente vedi gente che non si era mai interessata di politica in vita sua e adesso lo fa. Le racconto questo episodio che è indicativo. La sera degli scrutini quando si delineava la vittoria, ho chiamato una mia amica conosciuta al tempo del primo Vaffa Day. Una semplice impiegata che adesso si ritrova senatrice. Il suo commento è stato: abbiamo fatto il botto!: E il secondo: E adesso che facciamo?