Showing posts with label roberta lombardi. Show all posts
Showing posts with label roberta lombardi. Show all posts

Wednesday, October 13, 2021

“M5s tra Pd e caos, ne farà le spese il Quirinale”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 13 ottobre 2021

Grillo e Conte sono per l’alleanza con il Pd, la Raggi non avrà spazio. A meno di sorprese nei ballottaggi di Roma e Torino. Ma la bicicletta di M5s ha smesso di pedalare

Ha un bel dire Raggi che non voterà Gualtieri: la strada dei 5 Stelle appare segnata, anche se questo li condanna ad essere un piccolo partito al traino del Pd, dice al Sussidiario Mauro Suttora, giornalista e scrittore, blogger sull’Huffpost, già all’Europeo, Oggi, Newsweek e New York Observer. 

“Se il Pd vincerà i ballottaggi di Roma e Torino, l’alleanza con il M5s andrà avanti. Altrimenti si creerà spazio per gli orfani dell’alleanza con la Lega: la Raggi, Di Battista e Di Maio”.

In ogni caso la bicicletta del Movimento ha messo di pedalare, e per questo è destinata a cadere. E nel febbraio prossimo, quando si tratterà di eleggere il nuovo Capo dello Stato, i pentastellati arriveranno all’appuntamento in ordine sparso, alimentando il caos.

Non si può negare: è Virginia Raggi (con il suo 19%) l’ammiraglia di M5s nelle urne.

"Sì, la sua a Roma è stata la percentuale più alta d’Italia, rispetto ai disastrosi 3% di Milano, Bologna, Trieste e agli ugualmente deprimenti 9% di Torino e Napoli. Quest’ultima, in particolare, crolla dall’incredibile 52% di appena tre anni fa alle politiche". 

Eppure Conte e Di Maio sono corsi a festeggiare proprio a Napoli. 

"Non si sa perché. A Napoli e Bologna i grillini, che non hanno proposto candidati sindaci limitandosi a presentare liste in appoggio a quelli Pd, sono risultati irrilevanti: i nuovi sindaci Pd sarebbero stati eletti al primo turno con la maggioranza assoluta anche senza i loro voti. Quindi se i grillini insisteranno nell’alleanza coi democratici, come vorrebbe Conte, diventeranno un piccolo partito al traino del Pd".

Si dice che l’ex sindaca di Roma pensi alla leadership di M5s.

"Mi sembra un’ipotesi fantascientifica. L’incantevole Virginia ha avuto la sua occasione di governare e l’ha fallita. È crollata anche lei dal 35% del primo turno a Roma cinque anni fa all’attuale 19%. Quarta e ultima, superata perfino da Calenda. Fra gli iscritti grillini tanti sono più popolari di lei. Anche nel suo Lazio, due donne la superano: Roberta Lombardi, assessore in Regione, e Paola Taverna, vicepresidente del Senato".

Quindi Lombardi-Taverna vs. Raggi. Chi ha più spazio, più futuro?

Troppe primedonne per un solo pollaio, quello grillino di Roma. Non c’è posto per tutte e tre. Alle ultime primarie Taverna prese più voti di Di Maio, era la più popolare d’Italia, superata solo da Di Battista. Ora pensa di essere Nilde Jotti, è buffo vederla trasformata da pasionaria in personaggio istituzionale. 

E Lombardi?

Non so quanto Lombardi sia amata fuori dal suo Lazio. Mentre per la Raggi, rimasta legata alla destra dello studio Previti in cui lavorava, vedo un futuro in quell’area. Magari con l’ex leghista ed ex grillino Paragone, che a Milano è stato trombato, ma ha raccolto un non disprezzabile 2,9%.

Raggi a Roma vedrebbe volentieri perdere Gualtieri. Non sappiamo come andrà, ma è comunque una spina nel fianco per Conte, che voterà Pd. Sono due progetti politici alternativi. Quale dei due ha più chances?

Dipende da Grillo. E lui da due anni benedice l’alleanza col Pd. Se fra una settimana i ballottaggi a Roma e Torino saranno vinti dal Pd, l’alleanza con il M5s andrà avanti. Altrimenti si creerà spazio per gli orfani dell’alleanza con la Lega: la Raggi, ma anche Di Battista e Di Maio. I quali però non confesseranno mai la loro predilezione per la destra: si limiteranno a dire di essere contro il bipolarismo, come ha fatto Di Battista due sere fa su Rete4: “Non siamo né di destra, né di sinistra”.

Il Pd ha bisogno di M5s, ma di un M5s forte, vincente. Letta, per il suo “campo largo”, guarderà verso Conte o verso Renzi-Calenda?

Letta guarderà i sondaggi. E secondo l’ultimo disponibile, quello dell’altra sera su La7, i grillini sono sempre sul 16-17%. Cioè il triplo di Renzi più Calenda. Il Pd dovrà imbarcare tutti, impresa difficile. Ma non impossibile, perché senza un’alleanza i grillini, ma anche Calenda e Renzi, saranno ridotti ai minimi termini.

Qual è la tua lettura dell’astensione, in generale e riguardo a M5s?

Fenomeno gravissimo e sottovalutato. Letta a Siena è stato votato dal 60% del 37% che è andato alle urne. Quindi dal 22%. In altri termini, quasi otto elettori su dieci non lo hanno votato. Perciò anche lui, come Conte, ha poco di cui rallegrarsi. I grillini sono i principali colpevoli dell’astensionismo. 

Perché?

Erano l’ultima spiaggia per molti disillusi dalla politica. Ma hanno deluso anche loro, e quindi il disgusto verso i politici è aumentato.

A Roma chi vince?

Se fossi costretto a scommettere, punterei su Michetti del centrodestra. Il Pd ha passato cinque anni a insultare la Raggi, come può sperare adesso nel voto ex grillino?

Quindi cosa faranno gli elettori di Raggi? L’ex sindaca ha detto che non darà indicazioni.

Vediamo se Grillo si esprimerà nei prossimi sei giorni. Una cosa giusta Raggi l’ha detta: “I nostri elettori non sono pacchi che spostiamo di qua o di là”. Quindi non ascolteranno né lei, né Conte.

Qualcuno ha scritto che l’Elevato ha gli occhi su Raggi e la preferirebbe a Conte. Possibile?

Non lo so, ma non lo sa nessun grillino. Grillo è imprevedibile e inaffidabile. Ha insultato a sangue Conte, poi gli ha stretto la mano. Solo Conte lo supera quanto a trasformismo: è passato da premier di destra a premier di sinistra in pochi giorni. Record mondiale.

A proposito di Grillo, come giudichi la sua proposta di “pacificazione” sul green pass? Se chiedi tamponi gratis, sei con Salvini e Meloni.

Giusto. Ma alla fine uno si domanda: a che titolo parla Grillo? Ha fondato e guidato un movimento che però da tre anni e mezzo è fisso al governo. Senza scomodare la teoria dello stato nascente di Alberoni, lo dice la parola stessa: i movimenti per sopravvivere devono muoversi. Se stanno fermi muoiono, come la bici che cade se non è in moto. Il M5s è bloccato, e neanche Grillo riuscirà a scuoterlo.

Torino era un caposaldo. Dal 30% del primo turno di Appendino 2016 al 9% di Sganga 2021. Cosa non ha funzionato?

Tutto. E Appendino, che è intelligente e ben consigliata, non si è neanche ripresentata. La sua condanna per i tre morti di piazza San Carlo mi sembra ingiusta, non ha colpe. Ma Torino è una città moderna e concreta, e Appendino ha pagato per l’incompetenza generale dei grillini. Il reddito di cittadinanza, monumento al parassitismo, li ha fatti precipitare al 3% in tutto il Nord. A Torino è andata perfino bene rispetto a Milano, Bologna e Trieste.

Torniamo a Conte. I suoi guai si chiamano Di Donna. Una tua previsione?

Brutta storia. I 400mila euro incassati dall’Acqua Marcia di Caltagirone possono essere accettati in un altro partito, ma non in quello degli “onesti”. 

Conte non è indagato.

Non ha commesso reati, e infatti non è indagato, ma fa parte di un sottobosco romano parastatale di grosse consulenze per grossi avvocati d’affari. Ed è un mondo agli antipodi di quello grillino. Se n’è accorto anche Grillo, che ha usato la parola “antipodi” contro Conte prima di fare marcia indietro. In Austria il cancelliere Kurz si è dimesso per un nonnulla. I grillini volevano introdurre anche in Italia uno standard di moralità simile. Ma hanno fallito. 

Siamo al de profundis?

I grillini sono morti che camminano. Degli oltre 300 eletti nel 2018 ne sono rimasti 200, e tanto basta per essere ancora il primo partito. Ma rappresentano un moncherino, perché tutti i sondaggi da due anni li danno dimezzati dal 32 al 16%. E i loro riscontri elettorali sono anche peggio.

Quindi?

Il Parlamento non è più rappresentativo, ci vorrebbe un voto anticipato. Però i parlamentari ne usciranno decimati, quindi resisteranno il più possibile. Intanto, lunedì sono uscite le motivazioni della sentenza di Palermo con cui l’avvocato Borrè ha fatto annullare l’espulsione dell’ex capogruppo grillino Riccardo Nuti.

Cosa cambia?

Forse non dovrebbe essere l’unico. Tutte le epurazioni dal 2015 al 2018 dovrebbero essere annullate perché invalide. E pensare che il M5s diceva di voler ripristinare la legalità nelle istituzioni.

Il caso Di Donna sta anche aumentando lo scontento per Conte nelle file degli eletti. Difficile che sia l’ex premier a controllare i voti M5s durante la prossima elezione del capo dello Stato. Chi ha le carte per farlo?

Nessuno. Sarà un caos totale. Anche nel Pd peraltro, i cui parlamentari sono ancora in buona parte di nomina renziana.

Come vedi Di Maio eletto presidente del comitato di garanzia?

Irrilevante. Il suo peso specifico si misura con la poltrona di ministro del Esteri, che è importante. Ma soprattutto con le poltrone che riesce a distribuire agli amici, salvandoli dalla disoccupazione. E lì ormai deve subire la concorrenza di Conte, perché ora è il segretario a nominare i grillini nei consigli d’amministrazione degli enti pubblici.

Federico Ferraù

Monday, October 04, 2021

M5s: San Francesco ce li ha dati, San Francesco ce li ha tolti


di Mauro Suttora

HuffPost, 4 ottobre 2021

San Francesco ce li ha dati e San Francesco ce li ha tolti. I grillini nacquero il 4 ottobre 2009 al teatro Smeraldo di Milano, e nello stesso giorno dodici anni dopo crollano. Non solo nel capoluogo lombardo, dove negli exit poll racimolano un imbarazzante 3%, ma anche a Roma, dove la Raggi non arriva al ballottaggio, a Torino (10%), Trieste (3%) e perfino nella Napoli di Fico e Di Maio, dove il voto di lista grillino crolla rispetto all’incredibile 50% di appena tre anni fa.

Un po’ mi spiace. Se non avessero s/governato, se fossero rimasti al 3-5%, avrebbero svolto un’utile funzione di pungolo, come Pannella. Proprio il capo radicale, ricordo, era in piazza San Paolo nel 2008 a Roma a firmare i primi referendum grillini, non ancora Cinque stelle. Lì avvertì: “Attenti a non sbagliare le date della raccolta firme”. I Casaleggio non lo ascoltarono. Risultato: mezzo milione di firme al macero.

Mi ero iscritto al blog di Grillo nel settembre 2007, il giorno dopo il primo Vaffaday e un giorno prima di Paola Taverna. Scrissi per il mio settimanale Oggi articoli incuriositi e benevoli, frequentando le loro riunioni da embedded per conoscerli bene. Sembravano la naturale conseguenza del milione di copie vendute quell’anno dal libro di Rizzo e Stella, che denunciava gli eccessi della Casta politica.

Conobbi i pionieri dei meetup romano: la futura ‘faraona’ laziale Roberta Lombardi (che perse le primarie a candidata sindaca di Roma nel 2008), il dentista Dario Tamburrano poi eurodeputato. La più simpatica era l’esuberante Taverna, così diversa dai figli di papà Di Maio e Di Battista: al lavoro a 19 anni per mantenere sé e la famiglia (da senatrice ha recuperato e si è laureata).

Alle regionali 2010 risultati scarsissimi: Vito Crimi trombato in Lombardia, Fico 1,3% in Campania. Andai a Bologna a intervistare uno dei rari eletti, Giovanni Favia, brillante pupillo di Grillo. Poi, con i primi successi, prevalse la paranoia dei Casaleggio. Chi non seguiva la linea veniva subito espulso, in un tragicomico susseguirsi di purghe: da Grillo a Stalin. Favia fu la prima vittima, anche la Lombardi rischiò. 

Tutti avevano il terrore di parlare. Io, come giornalista ‘interno’, fui messo al bando: “Spia, infiltrato!”. La Gabanelli prima fu proposta come presidente della Repubblica, poi insultata perché osò chiedere i conti della società Casaleggio. Il candidato grillino a presidente del Senato, Orellana, fu cacciato solo per aver osato proporre di trattare col Pd (con cinque anni di anticipo).

Le macchine del fango non sono state inventate da Morisi con la sua Bestia leghista. Furono i Casaleggio nel 2012, e poi gli addetti stampa Messora (Byoblu) e Casalino a inaugurare le ‘shitstorm’ con cui si seppellivano dissidenti interni e avversari esterni. Ho visto decine di parlamentari ed ex fedelissimi militanti cadere in depressione dopo questi crudeli trattamenti. L’esatto contrario della ‘Rete liberatoria’ predicata da Grillo.

I trionfi elettorali del 2013 e 2018 hanno fatto ingoiare ai grillini questi metodi fascistoidi. Gli stipendi e i posti di sotto-governo tengono tuttora legati i parlamentari.

Ma ormai il giocattolo è rotto, il gioco scoperto. Spariti gli attivisti, rimangono gli arrivisti. Evaporata l’onestà, il fu Movimento 5 stelle ora è avvolto nel fumo della logorrea di Giuseppe Conte. Sopravviverà al massimo come cespuglio del Pd.

“Casaleggio? Mai fidarsi di chi si chiama come un formaggio”, mi prendeva in giro dieci anni fa il compianto filosofo Giulio Giorello. “Cinque stelle? Nome buono per gli hotel, indegno di un partito”, li liquidò Sgarbi. Avevano ragione loro.

In pochi anni sono passato da grillofilo a neutrale grillologo a grillofobo. Ora è il turno dei disillusi ex elettori grillini. Che hanno votato coi piedi: alle urne non ci vanno più. Il boom dell’astensione è l’unica eredità dell’era Grillo.

Mauro Suttora

Monday, June 15, 2020

Il M5S faccia come la Dc con le sue correnti

PARLA SUTTORA, CHE SUL PARTITO DI CONTE DICE...

di Francesco De Palo

Formiche.net

15 giugno 2020

intervista sul sito
 
“Le correnti, pur detestate per ipocrisia, ci sono sempre state tra i grillini. Se hanno convissuto nella Dc Scalfaro e Moro, potranno farlo anche Fico e Di Battista” Il partito di Conte? "Pesca più nel Pd che nel M5s".
 Lo dice a Formiche.net il giornalista e saggista Mauro Suttora, profondo conoscitore del mondo grillino, che segue dai suoi inizi, il quale analizza il trend del movimento su cui si sta innescando un dibattito relativo a venti di scissione e equilibri futuri (oltre che presenti).

Uno, due, o niente? Il M5S si scinde, resta così e scompare oppure raddoppia con nuovo scheletro?
"Se sono stupidi si scindono. Se sono intelligenti rimangono assieme. Se sono molto intelligenti riescono a tenere dalla propria parte anche Giuseppe Conte. Ma comunque non credo al sondaggio pubblicato ieri dal Corriere, secondo cui il M5S con il premier avrebbe il 24% dei consensi, e separato solo il 12%. Anche l’ipotesi che i grillini assieme a Conte andrebbero al 30%, che il Corriere ha fatto circolare con i numeri di Pagnoncelli, mi sembra azzardata".

Tra i grillini le correnti, fino a ieri detestate dal popolo dei Vaffa, saranno risolutive, in un senso o nell’altro?
"Le correnti ci sono sin dal primo Vaffa Day del 2007, quando le liste si chiamavano “Amici di Grillo”. Tutto il resto è solo ipocrisia. Ricordo che anche solo per scegliere la prima candidata sindaca a Roma nel 2008 ci fu una contrapposizione tra due fazioni, e Roberta Lombardi perse per soli tre voti con 60 votanti in tutto, mentre la vincente poi ha lasciato il movimento. Le correnti sono sempre esistite anche se sottotraccia, pur in presenza di una certa ipocrisia da parte di Casaleggio che non le voleva, ma il dato è l’oggi. Se saranno scaltri come lo fu la Dc, allora le useranno: se per 40 anni sono riusciti a stare assieme Oscar Scalfaro e Aldo Moro, non vedo perché non potrebbero farlo ora Fico, Taverna e Di Battista".

Di Battista ha detto: “Ieri ho parlato di congresso e delle mie idee e Beppe Grillo mi ha mandato a quel paese. Io ho delle idee e, se non siamo d’accordo, francamente, amen”. La frattura sui temi dirimenti come il Mes, il caso Regeni, l’Ue c’è già stata in fondo?

"I Cinque Stelle non hanno ideologia e si vantano di non averla, quindi sono riempibili da parte di qualsiasi valore e parola d’ordine. Ora l’unico obiettivo è restare aggrappati all’attuale legislatura, perché in caso di voto verrebbero dimezzati. Per cui si muovono in modo opportunistico, il potere per il potere. In questa situazione paradossalmente proprio Di Battista è il più grillista dei grillini, forse più dello stesso Grillo, il quale che non ha più la coerenza degli inizi. Il comico, molto spregiudicatamente, ha compreso che o il M5S resta al traino del Pd, oppure si va ad un nuovo governo e al voto. Mi ha molto stupito la durezza con cui Grillo ha attaccato Di Battista".

Cosa significa? Si sono rotti rapporti umani, oltre che progetti politici?
"Penso che abbia stupito tutti, anche molti grillini. Dimostra che Grillo fa il comico e non è capace di fare politica, perché spingere Di Battista verso Paragone e il sovranismo è sbagliato: costa loro tra il 5 e il 10% di voti".

Il matrimonio del M5S col Pd che frutti ha portato?
"Per il Pd è stato un disastro, lo dimostrano i numeri di Pagnoncelli secondo cui una eventuale Lista Conte pescherebbe proprio tra i dem e non solo tra i grillini. Il Pd scenderebbe al 16, addirittura sotto FdI. E comunque rimarrebbe a non più del 20-22% anche senza la lista del Premier. Conte va a succhiare proprio nel Pd: ecco il grande miracolo di Bettini e Zingaretti".

La postura in politica estera non è un elemento secondario. La scelta alla Farnesina l’ha stupita?
"Non c’è guida su dossier strategici come caso Regeni, energia, geopolitica. Se penso ai predecessori dell'attuale ministro come Enzo Moavero Milanesi o Paolo Gentiloni, qualcosa fu fatto rispetto all’oggi. Di Maio alla Farnesina è folklore puro. Per nostra fortuna sono aperti altri canali, penso al commissario Ue Gentiloni o al presidente del Parlamento Sassoli.

Come giudica la scelta, temporale e di merito, degli Stati Generali a Villa Pamphilj?
"Riprendo le sagge parole del Capo dello Stato, che ha detto di aspettare i fatti. In sostanza una stroncatura netta. Siamo diventati il paese dei festival: quindi comprendo il rifiuto delle opposizioni su questo tema. Mi pare che Antonio Polito sul Corriere della Sera abbia detto tutto: scivoliamo in eventi pittoreschi".

Saturday, October 05, 2019

intervista di Mauro Suttora sul M5s

CAOS M5S
“Ogni espulsione sono 50mila euro l’anno in meno per il partito di Casaleggio”

Intervista a Mauro Suttora

5 ottobre 2019

Il Sussidiario.net

È il decimo anniversario della nascita di M5s, che oggi appare lacerato da dissidi interni. Del primo movimento non è rimasto più nulla
Dieci anni fa, il 4 ottobre 2009, nasceva ufficialmente il Movimento 5 Stelle, dopo i “meet up” lanciati da Beppe Grillo nel 2005 e il “V-Day del 2007. 
In dieci anni passano dall’irrisorio 1,7% alle elezioni siciliane e dal 2,4% di quelle romane del 2008, quando ancora erano liste civiche denominate “Amici di Beppe Grillo”, al boom del 2013, quando con oltre il 25% il M5s diventa il primo partito della Camera. E poi l’ingresso al governo con il 32% del voto nel 2018. 

Cosa resta di quel movimento antagonista, contro tutto e tutti?
Secondo Paolo Becchi, filosofo del diritto, primo ideologo del movimento, “a dieci anni di distanza il M5s è diventato un partito come gli altri, disposto ad allearsi con il partito della casta per salvare la poltrona”. 

Non solo: nel movimento tira aria di scissione da tempo. Proprio in questo decennale alcuni cosiddetti “scettici” hanno dato vita alla “Carta di Firenze” in cui si fanno richieste precise: attribuzione della piena proprietà della piattaforma Rousseau, oggi della famiglia Casaleggio, al Movimento, e un’assemblea nazionale per una riforma dello statuto con il superamento della figura del capo politico. 

Secondo Mauro Suttora, anche lui partecipante ai primi meet up e poi diventato criticissimo del Movimento, giornalista e scrittore, “si tratta di richieste legittime di regole che ogni associazione di adulti ha al proprio interno, ma essendo il Movimento una setta, subisce il dominio del figlio del padrone dopo che il padrone è morto, e quelle richieste non si potranno mai realizzare”.

Chi sono gli autori della Carta di Firenze? È da tempo che si respira aria di malcontento all’interno di M5s.
"È facile ipotizzare che siano coloro che hanno già fatto dichiarazioni pubbliche di critica come la Lombardi, la Ruocco, la Lezzi, forse anche Toninelli. Gli ex ministri trovano il coraggio di parlare solo dopo aver perso il posto".

Che ripercussioni ci potranno essere?
"Se il movimento non fosse la setta che è, ci sarebbe una maggioranza assoluta che chiederebbe cose minime come in ogni associazione di persone adulte, e che non dovrebbe subire il comando del figlio del padrone dopo che il padrone è morto. Nonostante tanti discorsi contro la meritocrazia e i familismi, il M5s è un partito-proprietà privata, proprio come quello di Berlusconi che loro tanto hanno criticato. Anzi, peggio: Berlusconi non ha imposto il figlio alla leadership di Forza Italia".

Paolo Becchi, ex ideologo del Movimento, dice che il Movimento non è più quello di dieci anni fa. È così?
"Certo, ma è da tempo che è diventato così. Negli altri partiti, anche nella Lega, esistono statuti precisi. La stessa Giorgia Meloni, leader carismatica di Fratelli d’Italia, rispetta uno statuto dove non è indicata come socio fondatore e inamovibile. Il problema non sono gli organi politici del M5s comunque inesistenti, ma il fatto che il partito vero è la piattaforma Rousseau che è di proprietà del socio fondatore Davide Casaleggio. Il quale è anche l'unico socio fondatore del M5s con Luigi Di Maio".

Questa Carta di Firenze potrà portare scompensi alla presenza al governo dei pentastellati?
"No. Quelli che sono al governo stanno fissi e tranquilli dove sono: hanno appena evitato di sparire mettendosi con il Pd, e adesso non mandano certo tutto all’aria. La stessa cosa vale per deputati e senatori".

Sembrava che Di Maio volesse fare un proprio gruppo parlamentare, cosa c’è di vero?
"Se e quando i grillini verranno ulteriormente dimezzati dal secondo abbraccio mortale, questa volta del Pd dopo quello della Lega, accadrà qualcosa. Non sappiamo cosa, ma tutto è possibile. C’è poi da tenere presente la figura di Conte che sta emergendo prepotentemente.

A cosa porteranno questi mal di pancia? Emorragia di voti, scissione, una nuova blindatura da parte di Casaleggio?
"Blindature di Casaleggio no, perché ha capito che ogni senatore che espelle sono 50mila euro all’anno in meno per i suoi gruppi parlamentari. Non fanno più espulsioni a valanga come nella passata legislatura".

Una possibile scissione, invece?
"Finché parlamentari e ministri possono stare nella maggioranza al governo non ci saranno scissioni, perché sanno che in caso di elezioni uno su due torna a casa".
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Thursday, February 18, 2016

Cosa succede nel Movimento di Grillo e Casaleggio?

di Mauro Suttora

Formiche.net, 18 febbraio 2016

Da Serenetta a Serenella. La parabola del Grillo politico è riassumibile fra Serenetta Monti, candidata sindaca a Roma nel 2008, e Serenella Fucksia, espulsa dal Movimento 5 stelle (M5s) all’alba del 2016.

Due donne «con le palle», per usare il bellicoso linguaggio grillino. La prima scappata un anno dopo il debutto romano (3%, quattro consiglieri municipali eletti, tre che cambiano partito dopo pochi mesi, un disastro che nessuno ama ricordare), la seconda fatta fuori con l’agghiacciante ordalia che finora ha epurato online un quarto dei 162 parlamentari eletti nel 2013. Neanche Stalin purgava i compagni a questo ritmo. In mezzo, l’incredibile storia di un partito che raggiunge il 25% al suo primo voto nazionale. Caso unico al mondo: Berlusconi nel 1994 si fermò al 21, ed ereditava gli apparati Dc e Psi.

Ma, soprattutto, un fenomeno sociologico mai capitato: 162 persone digiune di politica catapultate in Parlamento da un giorno all’altro, a formare il secondo partito nazionale. È anche la prima vera forza politica popolare nella storia d’Italia. Il Pci, infatti, nonostante volesse rappresentare la classe operaia, aveva dirigenti borghesi. I grillini invece, come reddito e cultura, sono l’odierno lumpen-proletariato dei disoccupati e precari. Nozioni da Facebook, ignoranza pari all’arroganza, prevalenza del perito informatico (il diploma del loro capo, Gianroberto Casaleggio). Non hanno letto Fruttero & Lucentini, quindi a dirglielo non si offendono.

Faccio vita da grillino da nove anni. Mi sono iscritto nel settembre 2007 dopo il Vaffa-day, un giorno prima di Paola Taverna. Partecipavo ai primi meetup di Roma: riunioni al quartiere africano in una sala affittata dal dentista Dario Tamburrano (oggi eurodeputato), poi al cinodromo, o sull’Ostiense. Serenetta sconfisse Roberta Lombardi alle primarie.

Il 25 aprile 2008 raccogliemmo un’enorme quantità di firme davanti alla basilica di San Paolo per i referendum contro l’Ordine dei giornalisti. Poi buttate, perché il figlio di Casaleggio sbagliò le date della raccolta. C’era grande entusiasmo, sull’onda del libro La casta di Stella e Rizzo. Ma alle regionali del 2010, disastro: solo quattro eletti in Piemonte ed Emilia. Tutti poi espulsi tranne uno. Trasferito a Milano, frequento anche qui il meetup. Lo stesso clima da caserma-convento-asilo-circo. «Suttora, non seminare zizzagna», mi intimano sul gruppo Facebook se esprimo una critica. Nel 2013 Paola Bernetti, la più votata alle primarie per il Senato, viene fatta fuori con un trucco. I monzesi con una cordata eleggono tre senatori, Milano neanche uno.

Stessi grovigli due mesi fa, alle primarie per il sindaco: solo 300 votanti, 74 voti alla vincitrice. I risultati vengono secretati, gli altri sette candidati non sanno le loro preferenze. Dal movimento della trasparenza al partito dell’omertà. Addio streaming, forum pubblici, dibattiti online. Dopo la valanga delle espulsioni regna la paura, si comunica solo su chat Whatsapp segrete. Sette attivisti milanesi osano pubblicare un giornalino a loro spese: cacciati con lettera dell’avvocato di Casaleggio.

Il clima di paranoia avvolge anche i parlamentari. Appena uno azzarda qualche pensiero non conformista, è bollato come dissidente. Intanto, il fervore altruista scema. I parlamentari, che prendono 15mila euro mensili, due anni fa ne restituivano in media 5-6mila. Oggi la cifra si è dimezzata: tremila. Se va bene. Molti si limitano a 1.400-1.800: Morra, Lombardi, Giarrusso, Nuti, Fico, Sibilia. I rendiconti sono una farsa: solo autodichiarazioni, niente ricevute, nessun controllo.

La cuccagna è all’Europarlamento. Ben 12 eurodeputati M5s su 17 neanche rendicontano. Possono incassare fino a 40mila euro mensili (21mila solo per i portaborse), ma tutti tranne una restituiscono appena mille euro al mese. Il siciliano Ignazio Corrao (ex portaborse in regione Sicilia) aveva assunto undici portaborse. L’ho pizzicato con un articolo sul settimanale Oggi, lui mi ha insultato, ora li ha ridotti a sette. Come un’eurodeputata abruzzese: due li tiene a Bruxelles, gli altri cinque stanno nel suo collegio elettorale.

Che differenza c’è con i vecchi politici del passato? Nessuna, tranne che i grillini si vantano di non avere funzionari di partito. Invece ne hanno centinaia, stipendiati dai 1.600 eletti.

Insomma, il movimento ora è Collocamento 5 stelle, scherzano i tanti ex. I nomi dei portaborse parlamentari sono convenientemente segreti, per non scoprire altri parenti e conviventi dopo quelli già scoperti (Lezzi, Moronese). Casaleggio e suo figlio comandano a bacchetta. I parlamentari sono sorvegliati da un simpatico reduce del Grande Fratello, Rocco Casalino: decide lui chi mandare in tv. Fra gli altri addetti stampa spicca un ex camionista di Bologna. Dove sono state abolite le primarie: alle comunali di giugno lista bloccata, tutti nominati dall’alto come nel listino berlusconiano di Nicole Minetti. A Trieste un eurodeputato ha candidato sindaca la moglie: metà dei grillini locali in rivolta.

La sceneggiata napoletana di Quarto aumenterà la disciplina interna. Per paura di altri “infiltrati” della camorra, i candidati saranno nominati d’autorità. Così, quello che era nato come un movimento liberatorio si è trasformato nel suo esatto contrario. Hare Krishna, Scientology? Ma no, meglio Testimoni di Genova. Lì Grillo ha una delle sue tre ville. E il suo commercialista personale (nonché segretario del M5s) è stato nominato in una società della regione Liguria. Quelle che i grillini volevano abolire. 

Wednesday, January 15, 2014

Politici: nuovo stile "povero"


UNA NUOVA CONSAPEVOLEZZA FA RINUNCIARE AI SIMBOLI DEL POTERE




















Oggi, 9 gennaio 2014

di Marianna Aprile e Mauro Suttora

Fra i meriti che ora tutti riconoscono a Pier Luigi Bersani, ora convalescente, c’è quello di non aver mai esibito la pompa del potere. Nessun codazzo di gorilla da segretario Pd, poco uso di auto blu. Era facile incontrarlo solo, senza scorta (neanche un portaborse) sui voli di linea Roma-Milano, seduto in posti non privilegiati.

Con l’aria che tira, non è più l’unico. Diversi politici, in tutto il mondo, esibiscono una nuova consapevolezza. Il nuovo sindaco di New York, Bill de Blasio, è arrivato in metro alla propria cerimonia di inaugurazione. Per la verità anche Mike Bloomberg, suo miliardario predecessore, non disdegnava la subway.

Ma con i politici non si sa mai se le paparazzate di vita sobria siano casuali, combinate, o addirittura sollecitate: magari vanno sempre in elicottero, però l’unica volta che ci rinunciano si fanno fotografare. Quel che è sicuro, è che la cancelliera tedesca Angela Merkel usa ancora sci di fondo vecchi di vent’anni e costruiti nella sua ex Germania Est. È caduta, si è fratturata il bacino.

Pisapia a piedi, fa la spesa da solo

E in Italia? Niente trucchi per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia: neanche un vigile di scorta, gli piace andare a piedi, anche al super per la spesa. Quella stessa spesa (all’Ikea) che ha invece distrutto le speranze quirinalizie di Anna Finocchiaro, sorpresa a far spingere il suo carrello da un agente.

Sono le scorte per ragioni di sicurezza la scusa per le auto blu: «Ci rinuncerei, ma me la impongono», è il ritornello. L’attentato dello squilibrato contro il carabiniere di Palazzo Chigi lo scorso aprile ne ha interrotto lo sfoltimento. E provocato qualche segreto sospiro di sollievo fra qualche politico.

Ma non è solo l’auto lo status symbol del potere. C’è la fantozziana metratura dell’ufficio. Megagalattico quello proposto nove mesi fa al neo consigliere regionale lombardo 5 stelle Eugenio Casalino: «Erano 200 metri quadri, mezzo 23esimo piano del Pirellone. Solo perché ho la carica di segretario dell’ufficio di presidenza. Ho rinunciato a tre stanze su sette. Ma qui in regione Lombardia i grandi sprechi avvengono negli staff per gli assessori e nelle società partecipate e controllate: Lombardia Informatica, Infrastrutture Lombarde, Aler (case popolari) e Finlombarda».

Il deputato bresciano Mario Sberna (Scelta Civica) ogni anno fa un fioretto quaresimale: indossa ovunque sandali senza calze. Si presentò così anche in Parlamento, appena eletto. A Roma alloggia in un convento di suore (20 euro al giorno). Cinque figli, Sberna è ex presidente dell’Associazione famiglie numerose. Il deputato francescano trattiene dallo stipendio solo 2.500 euro e le spese per i suoi giorni romani, tutte documentate. Sul suo sito pubblica l’elenco dei versamenti alle associazioni cui va il resto del suo stipendio.

Come lui fanno tutti i 150 parlamentari 5 stelle. Che devolvono la differenza a un fondo per le piccole e medie imprese. Ma solo Paola Taverna si è presentata con le infradito in Senato d’estate.

Ministri Bray, Delrio e Bonino a piedi

E i ministri? Nel maggio 2013 Massimo Bray (Beni culturali), è stato fotografato sulla Circumvesuviana mentre si recava in visita privata a Pompei. Una passeggera lo ha riconosciuto e ha twittato la foto di lui in piedi, con le cuffiette nelle orecchie (ascoltava Asaf Avidan). Poi il treno si è guastato, e il ministro ha chiesto un passaggio a un passeggero per raggiungere Pompei.

Graziano Delrio (Affari regionali), nove figli, ha tenuto la poltrona di sindaco di Reggio Emilia, ma ha rinunciato agli 80 mila euro di stipendio. E alla scorta che il ruolo gli attribuiva automaticamente, contro il parere del ministero degli Interni. Al giuramento al Quirinale è arrivato a piedi, come Emma Bonino. A piedi e senza scorta si muovono anche il due volte premier Romano Prodi e il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S).

Notoriamente i sindaci di Firenze Matteo Renzi (neosegretario Pd) e di Roma Ignazio Marino vanno in bici. Ma le due ruote nella capitale non fanno notizia: le utilizzava già vent’anni fa il primo cittadino Francesco Rutelli, seppur motorizzato. Ora i motorini sono diventati «scooteroni»: ne usa uno la 5 stelle Roberta Lombardi.

La moda della bici  ha colpito (per poco) persino Daniela Santanchè: all’inizio della legislatura, complice la ventata di low profile grillino, la pitonessa prese ad andare alla Camera in bici. Durò poco: smise causa tacco 12.

Ben 57 mila agenti per le scorte

Ventata di austerity anche ai piani alti: il premier Enrico Letta si è presentato al Quirinale per ricevere l’incarico dal presidente Giorgio Napolitano con la Fiat Ulysse di sua moglie (auto aziendale da giornalista del Corriere della Sera), ha trascorso pochi giorni di vacanze estive nel giardino di casa a Pisa nella piscinetta gonfiabile, e a Capodanno ha preso un volo di linea per la Croazia.

Ma quanti sono i personaggi scortati, in Italia? Mezzo migliaio (dati del sindacato Sap, ottobre 2013), suddivisi in quattro livelli di protezione: 17 di primo livello (tre auto blindate con ben tre agenti per auto); 82 di secondo livello (due auto con tre agenti per auto); 312 di terzo livello con un’auto e due agenti; 102 con un’auto e un agente. Totale: 1900 agenti al giorno (57mila al mese) tra polizia, Carabinieri, Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale. Costo: 250 milioni di euro l’anno.

Nel 2012 sono state tagliate scorte di quarto livello a 70 parlamentari; nel 2013, invece, nessun taglio. Le auto blu sono 63.700, le grigie (auto di servizio non blindate e senza autista) 54.250, per un costo annuo di 2 miliardi di euro. A usufruire delle auto grigie sono, per esempio, i Prefetti. Quelli delle grandi città, in genere, ne hanno una assegnata “in esclusiva”. Quelli delle città medio-piccole, invece, ne condividono l’uso con gli altri dirigenti delle Prefetture. Dispongono di un’auto grigia, quasi sempre in esclusiva, anche i dirigenti e gli alti burocrati di ministeri ed enti (Csm, Authorities, Corte Costituzionale).

Tra tutti i personaggi (giornalisti, politici o ex politici) scortati, ce ne sono alcuni che più di altri fanno storcere il naso. Qualche esempio? Fonti vicine al Viminale confermano che sono sottoposti a protezione l’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, sua moglie Sandra Lonardo, gli ex ministri Paolo Cirino Pomicino, Oliviero Diliberto e persino Claudio Scajola (che da ministro dell’Interno negò la scorta al giuslavorista Marco Biagi, poi ucciso dalle nuove Br). Ancora sotto scorta gli ex presidenti della Camera Fausto Bertinotti e Pierferdinando Casini, e del Senato Marcello Pera.

Nell’estate 2013 Gianfranco Fini, allora presidente della Camera, finì sui giornali per gli 80 mila euro che costò il soggiorno della sua (legittima) scorta in nove stanze di un hotel nel centro di Orbetello durante le vacanze di Fini e famiglia ad Ansedonia (Grosseto).

Hanno ancora la scorta l’ex presidente del Lazio Renata Polverini, ora deputata, l’ex ministro Elsa Fornero, l’ex pm Antonino Ingroia, l’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, l’ex presidente della Democrazia cristiana Ciriaco De Mita. Tra i giornalisti sottoposti a tutela, figura Emilio Fede (condannato a 7 anni in primo grado per favoreggiamento della prostituzione).

Piccola nota: gli ex ministri non possono rinunciare alla scorta per i tre mesi successivi alla fine dell’incarico. Prima era un anno, poi un provvedimento dell’ex Guardasigilli Paola Severino ha stabilito fossero tre mesi; dopo, un comitato valuta se la personalità in questione ne ha ancora davvero bisogno.
Marianna Aprile e Mauro Suttora

Monday, May 27, 2013

Roberta Lombardi e Vito Crimi

INTERVISTA PARALLELA AI CAPIGRUPPO DEL MOVIMENTO

COPPIA 5 STELLE

«Grillo dittatore? Neanche leggiamo i suoi post...»

Lavorano dalle 9 alle 21. Dormono (poco) con la Costituzione sul cuscino. Sono esausti ma felici: «Da noi c'è democrazia». E Beppe? Una sola critica: «È troppo buono»

di Mauro Suttora  

Oggi, 22 maggio 2013




Che orari avete? 
Roberta Lombardi: «Dalle 9 del mattino alle 9 di sera: sedute in aula e commissione, riunioni del gruppo 5 stelle e della “capigruppo”, preparazione lavori, studio documenti. Un massacro. Ma è bello».
Vito Crimi: «Alle 8.30 briefing del nostro ufficio di presidenza. Aula e commissioni da martedì al giovedì. Incontri con ambasciatori e organizzazioni, assemblee interne e congiunte fino alle 21». 
Lombardi, come fa con suo figlio?
«Lo vedo solo la mattina presto, perché quando torno a casa la sera già dorme. Ma mi consolo pensando che è per pochi mesi, o anni. E che sto facendo qualcosa per lui anche fuori casa».

Crimi, quanto paga l’hotel a Roma?
«Camera doppia, 60-80 euro».

Crimi, lei guadagnava 20 mila euro l’anno da impiegato al tribunale di Brescia. Ora li prende in un mese. 
«No. Pagati i collaboratori con i 4.180 euro lordi al mese, e detratte le spese con parte della diaria, restituiamo tutto tranne 5.000 lordi».

Lombardi, come concilia i suoi tempi?
«Fuori dal Parlamento era più facile. Dopo cena andavo a riunioni, o mi mettevo al computer. Bisogna essere capaci di delegare. E ruotare gli incarichi più pesanti, come facciamo noi».

Voi 5 stelle, però, praticate la «condivisione», così dovete riunirvi il doppio.
Lombardi: «Anche più del doppio. Un funzionario mi ha detto che non aveva mai visto una cosa simile: “Voi parlate tutti. Mentre dagli altri arrivano i dirigenti, danno gli ordini, e la riunione è finita”».
Crimi: «La condivisione è molto bella: permette di conoscersi, confrontarsi, stimarsi e fare comunità».

Una cosa anche piccola che siete riusciti a cambiare in questi primi tre mesi?
L. «La selezione dei collaboratori parlamentari, che si era stratificata negli ultimi vent’anni. Ora sono scelti in base al merito e ai curricula».
C. «E hanno tutti contratti regolari a tempo determinato, con ogni tutela».

Un vostro insuccesso, invece?
L. «Non riusciamo a comunicare bene i nostri risultati fuori di qui. Gli altri partiti hanno dovuto ripulire le liste e fare primarie, imitandoci. Ma l’opinione pubblica non sa che il merito è dei 5 stelle. Colpa nostra, ma anche dei media».
C. «Non siamo riusciti a far partire subito le commissioni».

Perché ce l’avete con tutti i giornalisti?
L. «Individualmente, siete delle brave persone. Ma dipendete da un sistema che troppo spesso distorce le notizie».
C. «Ce ne sono di onesti e simpatici».

Priorità nei prossimi mesi?
L. «Abolizione dei rimborsi elettorali, dell’Imu, impignorabilità della prima casa, eliminazione delle Province».
C. «Reddito di cittadinanza».

L’obiettivo più facile?
L. «I rimborsi ai partiti, da sostituire con finanziamenti volontari individuali e detraibili: Letta si è detto d’accordo».
C. «Sì, sulla riduzione dei costi della politica non potranno tirarsi indietro».

Anche sull’Imu è fatta, non la vuole neppure Berlusconi.
L. «Ma dobbiamo trovare la copertura, altrimenti sfasciamo il bilancio». 

E l’obiettivo più difficile?
L. «La legge sul conflitto d’interessi».
C. «Il reddito di cittadinanza».

Nuova legge elettorale: di preferenze non parla più nessuno. Sempre parlamentari “nominati” invece che eletti?
L. «Noi vogliamo reintrodurle. Non c’è bisogno di “pigiatasti” fedeli ai partiti».
C. «Non ne parlano più gli altri...»

Se otteneste un referendum sull’euro, cosa votereste?
L. «Dipende...»

Ecco, Lombardi, anche lei risponde già come una professionista della politica.
L. «Ma dipende dal contorno: se si va verso un’unione politica, l’euro va bene. Se invece rimaniamo così, senza speranza di cambiare, voterei contro».
C. «La questione è: che Europa vogliamo».

Una cosa che non vi va di Grillo?
L. «Dà confidenza a tutti, non ha filtri nell’accoglienza. Lo conosco da sei anni, si fida di cani e porci. È troppo buono».
C. «Non mi sono mai posto la domanda. Siamo qui per un obiettivo al di là delle nostre idee, una rivoluzione culturale». 

La cosa che vi piace di più di Grillo?
L. «Visione, entusiasmo per cambiare».

Pro e contro di Vito Crimi?
L.: «Di Vito mi piace tutto. Senza di lui non mi sarei candidata portavoce».

Pro e contro di Roberta Lombardi?
C. «Idem come sopra».

I vostri 163 parlamentari sono debuttanti totali. Non era meglio eleggerne almeno qualcuno con un po’ d’esperienza?
L. «I consiglieri regionali e comunali 5 stelle dovevano finire il loro mandato. È scorretto saltare da una carica all’altra».
C. «Qualunque deroga significa un fallimento, la coerenza è la nostra più importante virtù. L’esperienza ce la faremo».

Qualità e difetti maggiori dei vostri eletti?
L. «Non siamo assuefatti e rassegnati. Proprio perché nuovi, vogliamo cambiare. L’altra faccia della medaglia è che a volte siamo ipercritici su tutto. Dobbiamo trovare delle priorità».
C. «La miglior qualità è la semplicità con cui si affrontano problemi complessi. Il peggior difetto l’eccessiva severità nei confronti dei propri colleghi».

E le vostre virtù e difetti personali?
L. «Affronto i problemi, senza svicolare o rimandare. Però, nella velocità, a volte dimentico di “condividere”, di comunicare con gli altri».
C. «Qualità, chiedetela ai miei colleghi. Difetto: poca conoscenza dei complessi regolamenti parlamentari, che sto imparando a conoscere a poco a poco».

Ultimo libro letto?
L. «Mi addormento ogni sera con la Costituzione in mano».

Capirai, che noia.
L. «Divoravo i libri, ora non ho più tempo. Adoro Bulgakov, critico sociale spietato ma leggero e ironico».

E lei, Crimi?
«Ieri un libro di Camilleri, La rivoluzione della luna, che consiglio a tutti: molti parallelismi con questo momento storico... Durante i weekend mi ritaglio due orette per portare mio figlio al cinema».

Film preferito?
L. «La saga di Guerre Stellari».
C. «Ironman, e tutti quelli con Robert De Niro».

Personaggio storico ammirato?
C. «Adriano Olivetti».

Cosa votavate prima di Grillo?
L. «Scheda bianca».
C. «Rete, Rifondazione comunista, Verdi, Pds, Idv. Ho votato la persona anziché l’ideologia, per questo vorrei poter esprimere nuovamente una preferenza».
Rendiconterete le vostre spese on line?
L. «Certo, stiamo solo calcolando i contributi Inps».
C. «Abbiamo già pronti i rendiconti, alcuni l’hanno già pubblicato, ma stiamo aspettando di farlo tutti insieme in modo unitario. Non è facile, e abbiamo anche avuto parecchi impegni istituzionali».

Quando vi emanciperete da Grillo e Casaleggio?
L. «Già fatto. I post quotidiani di Grillo a volte ci dimentichiamo perfino di leggerli. E Casaleggio è un idealista sognatore».
C. «Emanciparsi vuol dire rendersi autonomi, ma noi lo siamo già. Perché dovremmo emanciparci?»

Perché espellete così tanti eletti?
L. «È vero il contrario: accogliamo tutti, c’è poca selezione all’ingresso. Poi, però, le persone si conoscono sul lungo periodo. Non abbiamo bisogno di capetti».
C. «Le espulsioni sono molte meno di quelle fatte dai partiti tradizionali, a centinaia. Quelle persone si sono tirate fuori dal movimento per loro scelta. Le espulsioni sono solo state la ratifica di una scelta autonoma effettuata da loro».

Qualche avversario politico simpatico?
L. «Giancarlo Giorgetti, capogruppo leghista: a volte mi fa ridere».
C. «Roberto Calderoli».

E spiacevoli conferme?
L. «Mah, un po’ tutti, da Brunetta in su. Li guardo, e continuano a sembrarmi personaggi staccati dalla realtà».

Ci sono ottime donne ministro nel governo Letta: Josefa Idem, Emma Bonino, Cécile Kyenge... Concorda?
L. «Vedremo. La Bonino era nostra candidata al Quirinale, ma sui beni pubblici come l’acqua siamo distanti: troppo liberista».
C. «Vedremo».

I vostri candidati presidenti erano tutti di sinistra: Rodotà, Gabanelli, Strada, Imposimato, Dario Fo... Perderete i voti dei delusi del centrodestra?
L. «Non siamo di sinistra, ma pragmatici e di buon senso. Non abbiamo ideologie e preconcetti».
C. «Non facciamo calcoli elettorali».

Grillo dice di voler arrivare al 50 e anche al 100 per cento dei voti. Velleitario?
L. «Lo dice perché auspica che i cittadini partecipino di più alla politica, controllando gli eletti. Solo così si impedisce che diventino casta».
C. «È una previsione, se gli altri continuano così».

Se cadesse il governo, appoggereste un nuovo premier di vostro gradimento? O alzereste lo stesso muro?
L. «Siamo sempre stati disponibili al cambiamento. Vero, però».
C. «Riproporremo un governo di alto profilo, al di sopra dei partiti».

Che fine ha fatto la piattaforma per far votare on line i vostri registrati?
L. «Non me lo dica. Siamo disperati. Pare che parta entro l’estate».
C. «C’è già, l’abbiamo utilizzata per le primarie: Parlamentarie, Regionalie, Quirinalie. A breve la useremo anche in modalità più evoluta».

Davvero vi dimetterete da capigruppo?
L. «Non vedo l’ora di tornare al mio beato anonimato. Evviva la rotazione trimestrale delle cariche».
C. «Certo, il 15 giugno come previsto».

Più simpatica Santanché o Gelmini?
L. «Mai incontrate, anche se sono deputate. La Gelmini una volta, di sfuggita».

Lei viene chiamata Roberta “Simpatia” Lombardi.
«Allora sono fortunata, visti certi altri soprannomi...»
Mauro Suttora

Friday, March 01, 2013

Chi sono gli eletti 5 stelle


di Mauro Suttora

Oggi, 26 febbraio 2013

COMPONE SONETTI
Paola Taverna, 43 anni, Roma

«Me rappresento solo, de te nun c’ho bisogno
anzi me fai un po’ schifo
e me riprenno er sogno
ritrovo orgoglio, stima e pure convinzione
che sto cesso che me consegni
lo ritrasformo in nazione».

La senatrice Paola Taverna è la poetessa del movimento. I suoi sonetti in romanesco sono assai apprezzati dagli attivisti. Lei vive a Torre Maura col figlio di dieci anni («è la mia vita»), ed è orgogliosa delle proprie radici popolari. Si sveglia alle 5 per andare nel laboratorio medico dov’è impiegata.
Attiva dal 2007, non credeva ai propri occhi quattro mesi fa, quando le è arrivata l’e-mail di Grillo con l’invito a candidarsi: «I 5 Stelle sono l’unica e ultima possibilità per cambiare il Paese. Non voglio andare a fare giochi di palazzo, sarò solo la portavoce di semplici cittadini come me. So quanto è difficile e ingiusta la vita che ci costringono a fare».

PRIORITA' CARCERI
Giulia Sarti, 26 anni, Rimini

Alle primarie ha preso 362 voti: la più votata di tutta l’Emilia-Romagna, che tanti grattacapi ha dato a Grillo, con l’espulsione del consigliere regionale Giovanni Favia (passato a Ingroia ma trombato al voto) e della bolognese Federica Salsi, «rea» di essere andata a Ballarò. Giulia si è laureata tre mesi fa in Legge con tesi sui referendum. D’estate lavora come animatrice in spiaggia, ma la sua passione è il giornalismo: «A 12 anni intervistai la moglie del presidente Ciampi per il giornalino della scuola».

Per lei «il M5S non è solo un progetto politico, è anche un modo di vivere. In questi anni ho imparato cosa significa condurre una vita più sostenibile, fare la raccolta differenziata, rispettare l’ambiente e cambiare le proprie abitudini, dalla spesa all’alimentazione. Piccoli gesti che innescano grandi cambiamenti. Alla Camera vorrei occuparmi di Giustizia e delle carceri che scoppiano».

IL SUDAMERICANO
Alessandro Di Battista, 34 anni, Roma

Laureato in Lettere e filosofia al Dams, master in Tutela internazionale dei diritti umani, anni di cooperazione in Congo, Patagonia, Cile, Bolivia, Amazzonia. «In Colombia studio i fenomeni criminali: narcos, paramilitarismo, sicariato. Dal 2011 collaboro come giornalista al blog di Grillo. Pubblico un reportage sui disastri di Enel-Guatemala, su cui viene aperta un’inchiesta parlamentare.

L’anno scorso la Casaleggio Associati mi commissiona il libro Sicari a cinque euro. Parto per Ecuador, Panama, Guatemala, Colombia e mi concentro sulle possibili soluzioni: legalizzare la droga, riforma agraria, socializzare l’economia, decrescita felice».
Il fascino del terzomondista colpisce il cuore delle grilline romane, ma Alessandro vuole anche cose più terra terra: «Enogastronomia e turismo responsabile. L’Italia deve tornare a essere il Paese più visitato al mondo».

LA PIU' VOTATA D'ITALIA
Paola Carinelli, 32 anni, Milano

Alle primarie on line ha avuto 600 voti: il triplo della seconda classificata, la più votata d’Italia nel Movimento 5 Stelle. Figlia di un industriale chimico, single, gran pallavolista, è impiegata in una ditta di spedizioni internazionali. Ma negli ultimi anni è stata soprattutto il perno organizzativo del movimento nella città più importante d’Italia. Che ha eletto il suo primo consigliere grillino due anni fa. Non disdegna i compiti più umili: fino a pochi giorni fa smistava manifesti e volantini.

Laureata in Mediazione linguistica, Paola ha un gran spirito di gruppo: «Nel M5S ci sono stati momenti difficili, ma sono serviti per crescere. Le difficoltà le abbiamo affrontate e superate assieme al gruppo». Priorità: «Togliere i soldi alla politica: abolire i rimborsi elettorali, ridurre al minimo tutte le spese. E, soprattutto, partecipazione diretta dei cittadini».

PORTABORSE DI LOTTA
Laura Castelli, 26 anni, Torino

La sua candidatura aveva provocato qualche malumore: «La portaborse fa carriera, come negli altri partiti». Ma lei, dopo la laurea breve in Economia aziendale, il curriculum ce l’ha: progetto Sbankiamoli per le banche etiche, studi sulla gestione dei parchi, identificazione delle forze dell’ordine, lotta contro i treni che trasportano scorie nucleari.

Assistente del consigliere regionale Davide Bono dal 2010, la sua esperienza le servirà a Roma per «riordinare la fiscalità di cittadini e imprese: creazione di un cassetto fiscale, Iva per cassa, revisione degli studi di settore».
Caspita, che noia per una ventenne. Ma lei insiste: «Vogliamo introdurre criteri di finanza etica e impatto ambientale minimi obbligatori. E creare posti di lavoro con una pianificazione energetica e industriale nuova, ecosostenibile». E il debito pubblico? «Ci vuole un audit».

LAVORA "NEL LUSSO"
Roberta Lombardi, 39 anni, Roma

Laureata in legge, tesi di diritto commerciale internazionale, master alla Luiss, Roberta Lombardi è una veterana dei 5 Stelle romani. Che hanno avuto una storia travagliata: dei quattro eletti alle comunali del 2008, solo uno è rimasto con Grillo. Gli altri sono passati a Di Pietro, uno addirittura all’Udc.

Lei è appena diventata mamma («di un bellissimo pupo di dieci mesi»), ma lavora da quando aveva 19 anni. E dopo aver fatto la babysitter, la segretaria e l’impiegata, oggi sta in «un’azienda romana che fa arredamento d’interni chiavi in mano per clienti top spender (emiri, oligarchi russi, miliardari vari,). Lavoro quindi nel settore del lusso e del made in Italy».
Imbarazzata, visto il pauperismo di molti grillini? No, anzi: «Sono fiera di portare nel mondo il meglio dell’Italia. Che voglio torni a essere un Paese civile anche in politica».

Mauro Suttora

Wednesday, February 27, 2008

Beppe Grillo, primarie a Roma

Beppe Grillo cala su Roma con una Serenetta

Per la corsa al Campidoglio scelta l’ex precaria Serenetta Monti. Che si accontenterebbe del 2-3%

Libero, 27 febbraio 2008

di Mauro Suttora

Beppe Grillo fino a qualche settimana fa stracciava tutti i politici in ogni sondaggio: 60 per cento di consensi, contro il 30-40 degli altri. E minacciava: “Cacceremo i professionisti della politica con le nostre liste civiche”. Ma ora alle elezioni politiche non si presenta. Alle regionali del 13 aprile (Sicilia e Friuli) neppure, e neanche alle provinciali (“Sono enti inutili, vanno aboliti"). Restano i comuni. Roma, soprattutto, che sarà la vetrina più importante per il debutto di Grillo in politica.

L’altra sera si sono svolte le primarie fra gli ‘Amici di Grillo’ della capitale, per eleggere il loro candidato sindaco. Un centinaio di persone sono arrivate al Linux Club, locale del quartiere Ostiense che, in linea con i dettami grilleschi, propugna l’‘open source’ nei computer, contro il monopolio Microsoft-Windows. Sono duemila gli aderenti al cosiddetto ‘Meetup’ romano, il sito internet dove chiunque può registrarsi gratis.

Dopo il Vaffa-day dell’8 settembre c’è stata un’esplosione di adesioni. Quindi il comitato organizzatore, eletto ogni sei mesi, ha prudentemente deciso di limitare le candidature agli ‘antemarcia’, ovvero a chi si era registrato prima dell’8 settembre. “Troppo alto il rischio che dopo siano arrivati opportunisti”, spiega il presidente dell’assemblea, il dentista Dario Tamburrano.

Si sono candidati a sindaco (quindi a capolista) ben quattro ‘organizzatori’ su tredici. Inesistenti le differenze di linea politica. si vota per simpatia. Al ballottaggio arrivano due donne: Serenetta Monti, 36 anni, custode di museo, coordinatrice degli organizzatori da sette mesi, e Roberta Lombardi, 34, impiegata in una società di arredamenti. Vince la prima.

Il suo programma per Roma ovviamente coincide con il Grillo-pensiero, che è in gran parte simile a quello degli ecologisti: raccolta differenziata della spazzatura, no agli inceneritori (o almeno a quelli sospettati di rilasciare diossina), preferenza al trasporto pubblico rispetto alle auto (anche se, come ha fatto notare qualcuno, buona parte dei presenti non è arrivato alla riunione in bus o metro).

Serenetta Monti si autodefinisce “novizia della politica”, Ma inesperta non lo è affatto. Per dieci anni, infatti, ha lottato come precaria. “Abbandonata l'università”, racconta, “ho fatto di tutto: baby sitter, data entry, assistenza agli anziani, pony express. Poi ho seguito un corso per restauratrice. Nel ’97 il sindaco Rutelli istituì i Lavori socialmente utili e assunse al Comune mille persone per 800 mila lire al mese con venti ore settimanali. Io contribuivo a rendere più bello il Pincio, lavorando sui busti degli uomini illustri. Dopo tre anni e mezzo di lotte abbiamo conquistato il posto fisso. In quel periodo la mia vita è trascorsa tra riunioni di lavoratori di tutta Italia, manifestazioni nazionali, locali, incontri politici, commissioni del consiglio comunale, occupazioni del Campidoglio e di tutti gli assessorati di Roma. Alla fine venni assunta nel gruppo Ama [la nettezza urbana, ndr] che si occupava di scritte vandaliche”.

Ma il posto fisso non rasserena Serenetta: “Dal 2000 al 2005 ho fatto denunce al ministero del Lavoro, Asl, Inail, sui giornali, una querela da parte dell’amministratore delegato e un ricorso con richiesta di risarcimento di 25 mila euro. Risultato: due rinvii a giudizio all’amministratore delegato per inadempienze sulla legge per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Mi è stata riconosciuto la malattia professionale: l’utilizzo indiscriminato delle attrezzature mi ha prodotto una sindrome del tunnel carpale a entrambe le mani. Mi sono sparata anche sei mesi di disoccupazione...”

Quanti voti riuscirà a prendere ora Serenetta? Gli stessi Amici di Grillo non nutrono grandi aspettative:“Speriamo di eleggere un rappresentante in consiglio comunale e in ogni municipio”. Cioè appena il 2-3 per cento. Il fenomeno Grillo si è già sgonfiato?

Mauro Suttora

Monday, September 24, 2007

Gli amici di Beppe Grillo a Roma

«Grillini»: così si fanno chiamare i simpatizzanti del comico genovese. E dopo il successo del Vaffa day fanno paura ai politici di professione. Ma chi sono ? Cosa vogliono ? Scopriamo le loro facce, le loro idee e i loro piani

Oggi, 22 settembre 2007

di Mauro Suttora



Chi l’avrebbe detto che bisogna andare fino a New York, al numero 632 di Broadway nel centro di Manhattan, per trovare il cuore del fenomeno di Beppe Grillo? La rete dei 50 mila «Amici di Grillo» sparsi in 250 città e paesi italiani (più una trentina all’estero) con i 350 gruppi che hanno organizzato il «Vaffa Day» dell’8 settembre, sconvolgendo la politica italiana, parte da qui. Dal server di Meetup.com, uno dei siti Internet più potenti della Terra, tipo My Space o You Tube

Quello di Grillo è solo uno dei 33 mila gruppi (in tutto il mondo e di ogni tipo: sportivi, culturali, politici, professionali, di semplici amici) che si fanno ospitare da questa rete globale.

Se quelli di Grillo si presentassero alle elezioni diventerebbero subito il secondo o terzo partito italiano: 17 per cento dei voti, con un 33 di simpatizzanti che «non lo esclude». Questo dicono i sondaggi. Praticamente, una mezza rivoluzione esplosa nel giro di due settimane. Perfino Tangentopoli, quindici anni fa, ci aveva messo più tempo per nascere.

«Ma noi non siamo nati ieri, siete voi giornalisti che non ve ne siete accorti fino al 7 settembre», dice a Oggi Serenetta Monti, 36 anni, custode di museo e coordinatrice di uno dei quattro gruppi degli amici di Grillo a Roma. Il più grande: 1.625 iscritti. Registrarsi su Internet non costa nulla, e ora gli aderenti aumentano al ritmo di venti al giorno. «Perché non viene a vederci, al nostro prossimo Meet up?», ci propone.

Accettiamo l’invito. Perché se fino a ieri i «grilli» (così si autodefiniscono quelli romani, e non grillini, grillisti o grillanti) erano solo la massa anonima degli spettatori di Grillo, ora che hanno fatto irruzione sulla scena politica siamo curiosi di vedere che facce hanno. E quali idee, quali proposte.

Scopriamo subito che la loro parola magica non è «Vaffa...», ma «Mitàp»: italianizzazione di «meet up», appunto, cioè incontrarsi. Perché è vero che i Grilli sono il primo movimento politico virtuale, nato su Internet appena due anni fa (ma subito esploso: il settimanale americano Time all’inizio del 2006 ha inserito il blog di Grillo fra i dieci più importanti del mondo). Però, per riuscire a raccogliere 350 mila firme in un solo giorno sulle loro tre proposte di legge (parlamentari incensurati, che tornino a casa dopo due mandati e che vengano scelti davvero, con preferenze o primarie), sono scesi nelle piazze in carne ed ossa. E hanno dovuto organizzare tutto, da volontari inesperti: chiedere permessi in questura, affittare impianti di amplificazione, procurarsi i tavolini dove si firmava...

«Il 16 agosto, quando ci siamo incontrati per organizzare il V-day romano a piazza San Paolo, eravamo in quattro gatti e avevamo paura di non farcela», confessa Stefano Franco, 42 anni, sposato, due figli, impiegato di una società informatica. Lui è uno dei quattordici «assistenti» che Serenetta, organizer eletta per sei mesi («A rotazione: pratichiamo quel che predichiamo»), si è scelta lo scorso giugno. «Invece alla fine è andato tutto bene, e solo a Roma abbiamo raccolto 40 mila firme. Dall’una del pomeriggio all’una del mattino in piazza sono passate 70 mila persone».

Così, per il primo «Mitap» dopo l’exploit, fissato per la sera di venerdì 21 settembre, addio cene in trattoria in dieci o venti. Sul sito piovono iscrizioni a valanga, e quindi Dario Tamburrano, 38 anni, dentista («Zazzaro» è il suo soprannome in rete) deve affittare una sala da 250 posti vicino a casa sua, nel quartiere Nomentano. Per pagarla, due euro a testa fra i partecipanti. Per arrivarci, istruzioni dettagliate on line con mappe, indicazione di parcheggio gratuito adiacente, mezzi pubblici e servizio di car-pooling (unica auto per quelli che arrivano dallo stesso quartiere).

Inizia l’assemblea. Presiede Serenetta, che ha esperienza di riunioni pubbliche come sindacalista («Ma di base, sono contraria a Cgil, Cisl e Uil»). Pochi preamboli, liquida la questione delle liste civiche in due parole: «Troppo presto per parlarne». E si tuffa subito, invece, a illustrare le attività pratiche portate avanti dal gruppo. Tutte nella scia delle idee che Beppe Grillo propaganda da quasi vent’anni nei palasport d’Italia. I Gas, per esempio: Gruppi di acquisto solidale. Li organizza la 35enne Lidia Gandellini, alias «Zampidia», terapista dell’arte (cura i disagi psichici e sociali con musica, pittura, danza): «Il nostro obiettivo è “accorciare la filiera” fra produttore e consumatore. Quindi acquistiamo in gruppo olio, carne biologica o detersivi da aziende di fiducia, che ci garantiscono qualità e prezzi più bassi». All’ultima riunione aveva portato taniche di olio dalla Sabina.

Lidia frequenta i Grilli romani da pochi mesi, dopo aver visto uno spettacolo di Grillo a Roma in febbraio. Da quasi due anni invece è impegnato Dario, il dentista così appassionato di ecologia che si è appena reiscritto all’università (facoltà di agraria con specializzazione ambientale a Roma): «Ma ora, con l’esplosione di Grillo, non so se avrò tempo per tutto. Io appartengo a una generazione cresciuta con lui, il programma Te la do io l’America era il nostro mito. All’inizio partecipare al suo blog era una valvola di sfogo: non pensavo che potesse arrivare ad avere un riscontro reale nella vita di tutti i giorni. Non mi sono mai occupato di politica. Ho votato a sinistra, tranne una volta per la Mussolini alla regione Lazio in segno di protesta contro gli scandali. Ma anche a destra ci sono persone stimabili, come la Prestigiacomo».

Per lui, Stefano e molti altri la passione principale è l’ecologia, e in particolare la spazzatura: «La raccolta differenziata è la chiave di tutto», spiega Stefano, «perché applicandola si può fare a meno degli inceneritori che contestiamo». Ma allora perché non siete andati nel Wwf, o in Greenpeace, o nei Verdi? «Perché Grillo ci ha messo a disposizione uno strumento più aperto».

Roberta Lombardi, 34 anni, laureata in legge, lavora in una società internazionale di arredamento: «Non mi sono mai occupata di politica, per snobismo, perché associavo questa parola ai partiti. Gli unici cortei cui ho partecipato sono stati quelli per Falcone e Borsellino, tanti anni fa. Mi interessa molto la proposta di Grillo di introdurre anche in Italia, come negli Stati Uniti, le class action, cioè le cause di risarcimento per danni di gruppo».

Dilettanti allo sbaraglio o rivoluzionari nonviolenti? Per ora fra i Grilli c’è tanto entusiasmo. L’impatto con i professionisti della politica, le loro manovre e i loro trucchi, sarà duro. Vedremo.

Mauro Suttora