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Saturday, April 06, 2024

I paladini dell'o-ne-stà cadono dal pulpito di Conte

Sfortunato il leader M5S a rispolverare la "legalità" su Bari nel giorno in cui a Roma arrivano le condanne a due dei massimi esponenti ex grillini di Roma per corruzione e traffico di influenze sullo stadio di calcio della Roma

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 6 aprile 2024

Sfortunato, Giuseppe Conte. Proprio il giorno dopo avere rispolverato la "legalità" come motivo della rottura con il Pd a Bari, sono arrivate le condanne a due dei massimi esponenti ex grillini di Roma per corruzione e traffico di influenze. 
 
Ai paladini dell'onestà sono toccate anzi le pene più pesanti per le tangenti sullo stadio di calcio della Roma abortito nel 2018: ben otto anni e otto mesi all'ex presidente del Consiglio comunale Marcello De Vito, e tre anni a Luca Lanzalone, avvocato genovese che Beppe Grillo e Roberto Casaleggio mandarono a Roma come plenipotenziario, e nominato presidente di Acea da Virginia Raggi, sindaca 5 stelle nel 2016-21.

Da che pulpito, quindi, Conte ora si scandalizza per l'accusa sui voti comprati da un'assessora regionale Pd in Puglia?
 
Nove sono i condannati in primo grado nel processo per lo stadio della Roma. De Vito, candidato sindaco grillino battuto da Ignazio Marino nel 2013 e da allora numero due del Movimento 5 stelle nella capitale, ora è passato a Forza Italia. Oltre alla pena detentiva ha ricevuto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. E con l'ex socio avvocato Camillo Mezzacapo (condannato a nove anni) dovrà pagare 230mila euro al comune di Roma. È più o meno la somma che alcuni costruttori romani (fra cui Giuseppe Statuto, condannato a un anno e 6 mesi) avrebbero versato ai due sotto forma di incarichi e consulenze fittizie, in cambio di facilitazioni per le proprie pratiche edilizie.
 
La maggiore era quella per il maxiaffare del nuovo stadio a Tor di Valle, contornato da palazzi di uffici con centro commerciale, inizialmente osteggiato dai grillini. Per ammansirli l'immobiliarista Luca Parnasi (che ha preso due anni col rito abbreviato) puntò su De Vito. Quando il M5s compì l'incredibile inversione a U accettando lo stadio, il loro ignaro assessore all'Urbanistica Paolo Berdini si dimise per protesta.

Ma il vero artefice del pateracchio fu Lanzalone, soprannominato "mister Wolf" da Parnasi. I grillini, a corto di competenze, lo avevano ingaggiato come "problem solver", per usare il linguaggio dei film di Quentin Tarantino. La ricompensa arrivò anche per lui con consulenze fasulle da Parnasi (sui 100mila euro) e poi con la guida della ricca municipalizzata Acea (144mila di stipendio annuo). Fu Lanzalone a scortare Luigi Di Maio al suo debutto fra i potenti del seminario di Cernobbio. E se non fosse stato arrestato nel 2018, per lui era in vista un posto da ministro nel governo Conte.
 
La condanna dei due dirigenti grillini romani spicca per contrasto con l'assoluzione di Francesco Bonifazi, allora tesoriere del Pd renziano, oggi deputato di Italia Viva, e di altri nove imputati. Bonifazi ricevette per il partito finanziamenti dai costruttori romani, che però non sono stati ritenuti illeciti dai giudici.
Lieve anche il verdetto per l'ex tesoriere leghista Giulio Centemero: un anno con pena sospesa.

Insomma, gli unici che si fecero veramente  "oliare" nella tentata speculazione sullo stadio della Roma sono stati i grillini. È quindi imbarazzante per Conte che una sentenza glielo abbia ricordato proprio ieri.

Wednesday, October 13, 2021

“M5s tra Pd e caos, ne farà le spese il Quirinale”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 13 ottobre 2021

Grillo e Conte sono per l’alleanza con il Pd, la Raggi non avrà spazio. A meno di sorprese nei ballottaggi di Roma e Torino. Ma la bicicletta di M5s ha smesso di pedalare

Ha un bel dire Raggi che non voterà Gualtieri: la strada dei 5 Stelle appare segnata, anche se questo li condanna ad essere un piccolo partito al traino del Pd, dice al Sussidiario Mauro Suttora, giornalista e scrittore, blogger sull’Huffpost, già all’Europeo, Oggi, Newsweek e New York Observer. 

“Se il Pd vincerà i ballottaggi di Roma e Torino, l’alleanza con il M5s andrà avanti. Altrimenti si creerà spazio per gli orfani dell’alleanza con la Lega: la Raggi, Di Battista e Di Maio”.

In ogni caso la bicicletta del Movimento ha messo di pedalare, e per questo è destinata a cadere. E nel febbraio prossimo, quando si tratterà di eleggere il nuovo Capo dello Stato, i pentastellati arriveranno all’appuntamento in ordine sparso, alimentando il caos.

Non si può negare: è Virginia Raggi (con il suo 19%) l’ammiraglia di M5s nelle urne.

"Sì, la sua a Roma è stata la percentuale più alta d’Italia, rispetto ai disastrosi 3% di Milano, Bologna, Trieste e agli ugualmente deprimenti 9% di Torino e Napoli. Quest’ultima, in particolare, crolla dall’incredibile 52% di appena tre anni fa alle politiche". 

Eppure Conte e Di Maio sono corsi a festeggiare proprio a Napoli. 

"Non si sa perché. A Napoli e Bologna i grillini, che non hanno proposto candidati sindaci limitandosi a presentare liste in appoggio a quelli Pd, sono risultati irrilevanti: i nuovi sindaci Pd sarebbero stati eletti al primo turno con la maggioranza assoluta anche senza i loro voti. Quindi se i grillini insisteranno nell’alleanza coi democratici, come vorrebbe Conte, diventeranno un piccolo partito al traino del Pd".

Si dice che l’ex sindaca di Roma pensi alla leadership di M5s.

"Mi sembra un’ipotesi fantascientifica. L’incantevole Virginia ha avuto la sua occasione di governare e l’ha fallita. È crollata anche lei dal 35% del primo turno a Roma cinque anni fa all’attuale 19%. Quarta e ultima, superata perfino da Calenda. Fra gli iscritti grillini tanti sono più popolari di lei. Anche nel suo Lazio, due donne la superano: Roberta Lombardi, assessore in Regione, e Paola Taverna, vicepresidente del Senato".

Quindi Lombardi-Taverna vs. Raggi. Chi ha più spazio, più futuro?

Troppe primedonne per un solo pollaio, quello grillino di Roma. Non c’è posto per tutte e tre. Alle ultime primarie Taverna prese più voti di Di Maio, era la più popolare d’Italia, superata solo da Di Battista. Ora pensa di essere Nilde Jotti, è buffo vederla trasformata da pasionaria in personaggio istituzionale. 

E Lombardi?

Non so quanto Lombardi sia amata fuori dal suo Lazio. Mentre per la Raggi, rimasta legata alla destra dello studio Previti in cui lavorava, vedo un futuro in quell’area. Magari con l’ex leghista ed ex grillino Paragone, che a Milano è stato trombato, ma ha raccolto un non disprezzabile 2,9%.

Raggi a Roma vedrebbe volentieri perdere Gualtieri. Non sappiamo come andrà, ma è comunque una spina nel fianco per Conte, che voterà Pd. Sono due progetti politici alternativi. Quale dei due ha più chances?

Dipende da Grillo. E lui da due anni benedice l’alleanza col Pd. Se fra una settimana i ballottaggi a Roma e Torino saranno vinti dal Pd, l’alleanza con il M5s andrà avanti. Altrimenti si creerà spazio per gli orfani dell’alleanza con la Lega: la Raggi, ma anche Di Battista e Di Maio. I quali però non confesseranno mai la loro predilezione per la destra: si limiteranno a dire di essere contro il bipolarismo, come ha fatto Di Battista due sere fa su Rete4: “Non siamo né di destra, né di sinistra”.

Il Pd ha bisogno di M5s, ma di un M5s forte, vincente. Letta, per il suo “campo largo”, guarderà verso Conte o verso Renzi-Calenda?

Letta guarderà i sondaggi. E secondo l’ultimo disponibile, quello dell’altra sera su La7, i grillini sono sempre sul 16-17%. Cioè il triplo di Renzi più Calenda. Il Pd dovrà imbarcare tutti, impresa difficile. Ma non impossibile, perché senza un’alleanza i grillini, ma anche Calenda e Renzi, saranno ridotti ai minimi termini.

Qual è la tua lettura dell’astensione, in generale e riguardo a M5s?

Fenomeno gravissimo e sottovalutato. Letta a Siena è stato votato dal 60% del 37% che è andato alle urne. Quindi dal 22%. In altri termini, quasi otto elettori su dieci non lo hanno votato. Perciò anche lui, come Conte, ha poco di cui rallegrarsi. I grillini sono i principali colpevoli dell’astensionismo. 

Perché?

Erano l’ultima spiaggia per molti disillusi dalla politica. Ma hanno deluso anche loro, e quindi il disgusto verso i politici è aumentato.

A Roma chi vince?

Se fossi costretto a scommettere, punterei su Michetti del centrodestra. Il Pd ha passato cinque anni a insultare la Raggi, come può sperare adesso nel voto ex grillino?

Quindi cosa faranno gli elettori di Raggi? L’ex sindaca ha detto che non darà indicazioni.

Vediamo se Grillo si esprimerà nei prossimi sei giorni. Una cosa giusta Raggi l’ha detta: “I nostri elettori non sono pacchi che spostiamo di qua o di là”. Quindi non ascolteranno né lei, né Conte.

Qualcuno ha scritto che l’Elevato ha gli occhi su Raggi e la preferirebbe a Conte. Possibile?

Non lo so, ma non lo sa nessun grillino. Grillo è imprevedibile e inaffidabile. Ha insultato a sangue Conte, poi gli ha stretto la mano. Solo Conte lo supera quanto a trasformismo: è passato da premier di destra a premier di sinistra in pochi giorni. Record mondiale.

A proposito di Grillo, come giudichi la sua proposta di “pacificazione” sul green pass? Se chiedi tamponi gratis, sei con Salvini e Meloni.

Giusto. Ma alla fine uno si domanda: a che titolo parla Grillo? Ha fondato e guidato un movimento che però da tre anni e mezzo è fisso al governo. Senza scomodare la teoria dello stato nascente di Alberoni, lo dice la parola stessa: i movimenti per sopravvivere devono muoversi. Se stanno fermi muoiono, come la bici che cade se non è in moto. Il M5s è bloccato, e neanche Grillo riuscirà a scuoterlo.

Torino era un caposaldo. Dal 30% del primo turno di Appendino 2016 al 9% di Sganga 2021. Cosa non ha funzionato?

Tutto. E Appendino, che è intelligente e ben consigliata, non si è neanche ripresentata. La sua condanna per i tre morti di piazza San Carlo mi sembra ingiusta, non ha colpe. Ma Torino è una città moderna e concreta, e Appendino ha pagato per l’incompetenza generale dei grillini. Il reddito di cittadinanza, monumento al parassitismo, li ha fatti precipitare al 3% in tutto il Nord. A Torino è andata perfino bene rispetto a Milano, Bologna e Trieste.

Torniamo a Conte. I suoi guai si chiamano Di Donna. Una tua previsione?

Brutta storia. I 400mila euro incassati dall’Acqua Marcia di Caltagirone possono essere accettati in un altro partito, ma non in quello degli “onesti”. 

Conte non è indagato.

Non ha commesso reati, e infatti non è indagato, ma fa parte di un sottobosco romano parastatale di grosse consulenze per grossi avvocati d’affari. Ed è un mondo agli antipodi di quello grillino. Se n’è accorto anche Grillo, che ha usato la parola “antipodi” contro Conte prima di fare marcia indietro. In Austria il cancelliere Kurz si è dimesso per un nonnulla. I grillini volevano introdurre anche in Italia uno standard di moralità simile. Ma hanno fallito. 

Siamo al de profundis?

I grillini sono morti che camminano. Degli oltre 300 eletti nel 2018 ne sono rimasti 200, e tanto basta per essere ancora il primo partito. Ma rappresentano un moncherino, perché tutti i sondaggi da due anni li danno dimezzati dal 32 al 16%. E i loro riscontri elettorali sono anche peggio.

Quindi?

Il Parlamento non è più rappresentativo, ci vorrebbe un voto anticipato. Però i parlamentari ne usciranno decimati, quindi resisteranno il più possibile. Intanto, lunedì sono uscite le motivazioni della sentenza di Palermo con cui l’avvocato Borrè ha fatto annullare l’espulsione dell’ex capogruppo grillino Riccardo Nuti.

Cosa cambia?

Forse non dovrebbe essere l’unico. Tutte le epurazioni dal 2015 al 2018 dovrebbero essere annullate perché invalide. E pensare che il M5s diceva di voler ripristinare la legalità nelle istituzioni.

Il caso Di Donna sta anche aumentando lo scontento per Conte nelle file degli eletti. Difficile che sia l’ex premier a controllare i voti M5s durante la prossima elezione del capo dello Stato. Chi ha le carte per farlo?

Nessuno. Sarà un caos totale. Anche nel Pd peraltro, i cui parlamentari sono ancora in buona parte di nomina renziana.

Come vedi Di Maio eletto presidente del comitato di garanzia?

Irrilevante. Il suo peso specifico si misura con la poltrona di ministro del Esteri, che è importante. Ma soprattutto con le poltrone che riesce a distribuire agli amici, salvandoli dalla disoccupazione. E lì ormai deve subire la concorrenza di Conte, perché ora è il segretario a nominare i grillini nei consigli d’amministrazione degli enti pubblici.

Federico Ferraù

Monday, September 20, 2021

Caos M5s/ “Raggi (16,5%) ostacola i piani di Conte per rifare il premier col Pd”

Mentre Virginia Raggi batte tutti alle elezioni per il Comitato dei Garanti del M5s, la sorte di Giuseppe Conte è sempre più incerta

intervista a Mauro Suttora

di Paolo Vites

www.ilsussidiario.net, 20 settembre 2021

Nonostante la sua sia stata una amministrazione tra le peggiori che la storia italiana ricordi (assessori che hanno rinunciato al mandato, litigi interni alla giunta, problema dei rifiuti mai risolto, mezzi pubblici da paese del terzo mondo, per dirne alcuni), tra i candidati alla carica di sindaco alle prossime elezioni del Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi è quella che ottiene al momento nei sondaggi il risultato migliore. 

A Milano Layla Pavone è data al 5,6%; a Bologna i 5 Stelle sono alleati del Pd e la loro lista è all’8,1%; a Torino Valentina Sganga è all’8,6%. Mentre a Roma la lista civica per Virginia Raggi raggiunge il 16,5%. Non solo: la Raggi è uscita trionfatrice anche alle elezioni per il Comitato dei garanti del Movimento, dove ha doppiato sia Fico sia Di Maio nelle preferenze dei militanti: lei 22.289 e loro 11.949 e 11.748 voti. 

Secondo Mauro Suttora, giornalista, opinionista sull’Huffington Post, “i rapporti tra la Raggi e il presidente del M5s sono molto freddi, Conte non avrebbe neanche voluto si ricandidasse. Il futuro dell’ex premier che guarda sempre di più al Pd e del Movimento sono legati ai risultati delle amministrative”.

Nel voto per il Comitato dei garanti M5S Virginia Raggi ha battuto tutti, sia Fico che Di Maio nelle preferenze dei militanti. Come si spiega? È perché Grillo è sempre stato suo sostenitore convinto?

Semplice: le due preferenze dovevano essere per un uomo e una donna. Quindi chi ha votato Fico ha aggiunto la Raggi, e così per Di Maio. Le altre due candidate donne, la deputata Ruocco e l’eurodeputata Beghin, non sono conosciute quanto la Raggi. 

Nei sondaggi sulle elezioni a sindaco, anche se la Raggi a Roma non vincerà, rispetto a città come Milano o Bologna ha un discreto risultato nonostante i problemi non risolti. Che ruolo avrà dopo la sua uscita dal Campidoglio?

Quel 16% significherebbe arrivare ultima dopo Michetti (destra), Gualtieri (sinistra) e Calenda (centro). Probabilmente la candideranno al Parlamento, anche se sarebbe il suo quarto mandato, mentre i grillini hanno sempre promesso di limitarsi a due mandati per evitare il professionismo politico.

Come sono i suoi rapporti con Conte?

Secondo HuffPost i rapporti Raggi-Conte sono freddi: lui non avrebbe voluto candidarla, per evitare la sconfitta e fare confluire i voti grillini su Gualtieri già al primo turno, come a Bologna e Napoli.

Grillo dopo il patto forzato con Conte sembra che stia mettendo all’ex premier i bastoni fra le ruote. È così?

Grillo è stato convinto da Fico e Di Maio a tenersi Conte perché è una gallina dalle uova d’oro: mentre i grillini nei sondaggi sono al 15%, lui è ancora al 50%. Quindi la scelta era obbligata, come aveva già capito la ex pasionaria ma intelligente Paola Taverna, la prima a inchinarsi a Conte nonostante la distanza politica.

A Piazza Pulita Conte ha dichiarato: “La mia formazione è il cattolicesimo democratico, il mio cuore batte a sinistra”. È già stanco dei 5 Stelle? E loro, se ne vogliono sbarazzare?

Dipende molto dalle comunali fra due settimane. Se a livello nazionale i grillini crolleranno sotto il 10%, sarà dura per Conte tenerli assieme. Lui vuole farsi candidare premier per l’alleanza M5s-Pd, ma ha bisogno del piedistallo di un suo partito, per non fare la fine di Prodi nel 1998 e nel 2008. E anche i dem lo accettano, finché i sondaggi gli sono favorevoli. Molti grillini però considerano Conte un democristiano, estraneo a loro, come ha detto anche Grillo. Quindi mal lo sopportano.

Gli ex come Di Battista che dicono?

Paragone si candida con una sua lista. Di Battista è più furbo: magari accetterà le offerte di Conte per tornare in Parlamento, in modo da coprirlo dal lato dei movimentisti. A Conte conviene valorizzare Di Battista anche in funzione anti-Di Maio. Ma i 400mila euro incassati da Conte dalla società Acqua Marcia di Caltagirone lo allontanano dagli “onesti” del Movimento.

Quelli che alla Camera e al Senato sono usciti da M5s che direzione stanno prendendo?

Ormai sono un centinaio e si sono sparpagliati in tutti i partiti. Hanno come unico obiettivo conservare lo stipendio, e quindi rinviare le elezioni al 2023. Invece Conte vorrebbe il voto politico già nel 2022 perché teme che la sua popolarità evapori nel tempo.

Rapporti col Pd: come si evolvono, e come li evolveranno le elezioni?

Anche qui, tutto dipende dal risultato del 3 ottobre. Se i grillini si ridurranno a un’appendice del Pd col 5-10% forse cercheranno altre strade, fuori dall’abbraccio mortale di questa alleanza. Solo a Napoli possono sperare in un voto di lista del 20%, che comunque è la metà di tre anni fa.

Paolo Vites

Saturday, June 19, 2021

Caos M5s: Conte vuole una nuova Dc grillina, ma deve fare i conti con Grillo e Casaleggio

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 19 giugno 2021

Ecco l’obiettivo: fare il partito di Conte. Ci siamo?

Certo. Era ora, sono passati quasi cinque mesi dalle sue dimissioni da premier. Passati a litigare col figlio di Casaleggio, fino a estrometterlo dal partito fondato dal padre.

Grillo non vuol essere emarginato. Riuscirà a impedirlo, oppure Conte è ormai troppo forte?

Conte è forte perché i sondaggi gli danno ancora una popolarità del 50 per cento, secondo solo a Draghi. Per questo i grillini si sono affidati totalmente a lui. Contemporaneamente, Grillo si è suicidato politicamente con il video isterico sul figlio accusato di stupro e con la sue 'cineserie'.

Ma il comico di Genova resta il padre-padrone dei grillini, impossibile emarginarlo. 

Gli iscritti hanno/avranno ancora voce o andiamo verso un partito come un altro?

In realtà gli iscritti 5 stelle non hanno mai avuto voce. Sfatiamo un mito. La tanto pubblicizzata democrazia diretta si risolveva in plebisciti con domande manipolate. 'Offerte che non si possono rifiutare', come diceva Marlon Brando nel Padrino. L'unico momento in cui gli iscritti contavano erano le primarie online per scegliere i candidati alle elezioni. Ma nel 2018 molti di loro, nei collegi uninominali, e tutti i ministri esterni furono scelti direttamente da Di Maio. Fra questi c'era proprio Conte, che quindi deve eterna gratitudine a Gigi. Da anni il Movimento 5 stelle è diventato un partito uguale agli altri.


Conte che partito vuole? Facci l’identikit politico.

Conte vuole una nuova Democrazia cristiana, perché è consustanzialmente un dc. Nei modi flautati, nel trasformismo, in tutto. Vuole essere la gamba di centro del centrosinistra.

Conte riuscirà a sostituire Grillo con Travaglio?

Né Grillo né Travaglio, con i loro estremismi, possono avere spazio nel nuovo partito moderato di Conte. 

Che ruolo ha Di Maio in questa partita?

Il ruolo del pesce in barile. Deve tenersi buoni sia Conte che Grillo, per non perdere i voti moderati del primo e quelli esagitati del secondo.

Prevedi malumori nella parte che dovrebbe seguire Conte, cioè l'attuale M5s al netto di chi seguirà o ha seguito Casaleggio? Fino a.... un'altra spaccatura?

Prima o poi la spaccatura è inevitabile. Probabilmente i movimentisti come Di Battista, Lezzi, Morra e i tanti rimasti ancora nel M5s finiranno in un nuovo partito, magari usufruendo dei servizi di Casaleggio, che medita vendetta.

In che modo Conte pensa di destabilizzare o indebolire Draghi e il governo? Che partita politica intende giocare?

Conte non vuole destabilizzare il governo Draghi. Anzi, spera che duri il più possibile, perché le prossime elezioni falcidieranno i grillini, riducendoli del 60-70 per cento. Però alzerà la voce, come Salvini, per accontentare gli estremisti come Di Battista e non perdere quel tipo di elettori.

M5S è il partito italiano più filo-cinese, come può far parte di un governo ultra-atlantista? Questa contraddizione rischia prima o poi di esplodere come problema politico?

Non penso, in Italia la politica estera interessa a pochi e non sposta voti.

Dopo la fine dei rapporti con Casaleggio, come verrà risolta la spinosa questione dei debiti nei confronti dell’Associazione Rousseau?

Se i grillini daranno al figlio di Casaleggio i 250mila euro pattuiti, non ci saranno problemi. Ma spero per loro che nell'accordo rientri anche una clausola, magari segreta, di 'non concorrenzialità' alle prossime elezioni politiche. Un partitino Casaleggio-Di Battista-Paragone potrebbe rosicchiare un 5-10 per cento ai grillini. 

Letta-Conte, da tempo si annusano, ma la fusione fredda non scatta. Cambierà qualcosa? E produrrà subito effetti in vista delle prossime amministrative?

Alle amministrative di autunno grillini e Pd saranno in concorrenza. Anche dove avranno un candidato unico, come a Napoli, le liste saranno separate. Né vedo possibilità di fusione in seguito. Al massimo di annessione da parte del Pd, se i grillini andranno sotto il 10 per cento.


Qual è il tuo pronostico su Roma?

Ballottaggio Pd-centrodestra. La Raggi non dovrebbe superare il 15 per cento.


Thursday, December 24, 2020

Il “partito del mutuo” pronto a tradire Conte e prendersi il Colle

CAOS RECOVERY

intervista a Mauro Suttora

di Federico Ferraù

ilsussidiario.net 24 dicembre 2020

L’incertezza sul Recovery Plan potrebbe indurre l’Ue a volere un nuovo governo con base più ampia. L’altro problema è che ogni calcolo sul 2022 è quasi impossibile

Il problema di Conte non è solo Renzi: l’incertezza sulla governance del Recovery Plan potrebbe indurre l’Unione Europea a volere “un nuovo governo, con base più ampia”, dice Mauro Suttora, giornalista e scrittore, oggi collaboratore dell’Huffington Post dopo Oggi e numerose corrispondenze estere. 

“Cambierà solo il governo, non il parlamento” perché votare non conviene a nessuno, tranne che alla Meloni, e perché il “partito del mutuo” a 5 Stelle mette la durata della legislatura davanti a tutto, anche allo stesso Conte. Il vero problema si presenterà nel 2022, al momento di eleggere il successore di Mattarella. Quando M5s, un terzo del parlamento, potrebbe essere totalmente furi controllo.

Sarà la “missione Recovery”, con i suoi tempi, a garantire la sopravvivenza di Conte?

Al contrario. Proprio la dimensione astronomica dei finanziamenti europei richiede un nuovo governo, con base più ampia. Ci rendiamo conto che i 209 miliardi del Recovery sono venti volte più del piano Marshall Usa di cui beneficiammo nel 1948-51?

Conte avrebbe trovato una mediazione con i renziani sulla struttura di governance, che secondo Iv “non c’è più”. Ma Boccia ieri ha smentito la Bellanova. Come stanno le cose?

Sono piccoli sussulti di dispute bizantine senza importanza. Con tutto il rispetto per Boccia e Bellanova, non contano nulla.

Renzi non pare intenzionato a mollare. Conte dovrà cedere la delega sui Servizi?

Mi sembra ovvio che un settore delicato come i servizi segreti non possa stare in mano a Conte, espressione di un partito che in pratica non esiste più, i grillini. Proprio il fatto che lui si aggrappi ai servizi con tale insistenza rende la faccenda sospetta. Meglio Minniti, che da sottosegretario dicono abbia già dato buona prova. 

Prodi ha criticato il governo sul Recovery: mancano “le autorità chiamate a decidere” e “le procedure e gli atti necessari per arrivare alle decisioni”.

Prodi ha ragione. È sconcertante che il Pd non se ne renda conto. Zingaretti sembra succube di Conte. Vuole affondare assieme a lui e ai grillini?

È la bocciatura da parte di un possibile presidente della Repubblica?

Prodi avrà 82 anni quando si voterà per il Quirinale. Troppo anziano, più di Pertini nel 1978.

Le urne sono un’ipotesi della realtà? O questo governo e questo parlamento sapranno resistere?

Cambierà solo il governo, non il parlamento. Nessun partito ha interesse al voto anticipato, perché con il taglio dei seggi solo la Meloni può garantire le rielezione a tutti i suoi. Neanche Salvini chiede più le urne, ora che ha perso dieci punti nei sondaggi.

Veniamo ai 5 Stelle. Possono solo appoggiare Conte? Cioè, se qualcosa va storto, esplodono?

I grillini appoggeranno qualsiasi governo, perché sono quelli che hanno più da perdere con le elezioni. Né si limiteranno a un appoggio esterno, perché hanno sviluppato una gran piacere per il potere, e quindi non molleranno le poltrone di ministro e sottosegretario. Hanno mutui da pagare. Magari perderanno una ventina di dibattistiani non disposti a governare con Berlusconi.

Riusciresti a dividere gli ex M5s che sono nel Misto tra centrodestra e centrosinistra, o sono pura materia oscura?

In uno scenario di grandi intese diventa un calcolo inutile: tutti dentro, appassionatamente. I grillini più refrattari andranno con Paragone o la Meloni, ma non conteranno nulla.

Vedi nuovi leader in pectore dentro il palazzo? O c’è solo Di Maio?

Sarà molto interessante il risultato del voto per i nuovi cinque capi del loro direttorio il 15 giugno. Casaleggio si è battuto per evitare inciuci preconfezionati com’è sempre successo finora, con una squadra fissa di cinque da votare in blocco. Questa volta si vota sui singoli, e magari prevalgono i movimentisti rispetto ai governativi.

E fuori? C’è solo Di Battista?

La maggioranza degli iscritti grillini è per lui. E lo voteranno assieme a Lezzi, Morra e l’ex ministra Grillo, se si presenterà.

Si legge in giro che l’assoluzione di Raggi cambia gli schemi tra Pd e M5s. È vero?

No, perché la Raggi non riuscirà comunque ad arrivare al secondo turno, al comune di Roma. Quindi ci sarà un ballottaggio fra Pd e centrodestra. I grillini ormai sono marginalizzati.

Chi deciderà come votano i 5 Stelle nelle elezioni del presidente della Repubblica? Grillo? Di Maio? O saranno fuori controllo?

Bella domanda. Ci sarà una massa di 300 elettori, quasi un terzo del totale, imprevedibile e ingovernabile. Alcuni pretendenti al Colle, come Sassoli, stanno già strizzando loro l’occhio per conquistarli.

Federico Ferraù 

 

Friday, August 14, 2020

Rousseau, Tridico, Raggi: la caduta delle stelle

IL VOTO-FARSA PER LA POLITICA A TEMPO PIENO, LA SCENEGGIATA INPS SUI BONUS, L'AUTOCANDIDATURA DELLA RAGGI

intervista a Mauro Suttora

ilsussidiario.net, 14 agosto 2020

Dopo l’annuncio lampo di ieri l’altro, da ieri alle 12 fino a mezzogiorno di oggi gli iscritti alla piattaforma Rousseau voteranno per decidere sulla deroga al limite dei due mandati. La deroga consiste nel non conteggiare più, nel conteggio dei mandati, che per gli iscritti al Movimento resteranno al massimo due, l’incarico di consigliere comunale. Questo permetterebbe a Virginia Raggi di ricandidarsi a sindaco, visto che la sindaca, prima dell’attuale mandato alla guida di Roma, è stata consigliere comunale di opposizione durante la giunta Marino. Inoltre, si voterà sul via libera ad accordi sulle elezioni amministrative con gli altri partiti.

Intanto nel Movimento si sta avvicinando una pericolosa resa dei conti, perché sull’altare della sopravvivenza del Governo si sacrificano le poche battaglie identitarie rimaste. Secondo Mauro Suttora, giornalista, esperto del fenomeno M5s, il voto su Rousseau è finta democrazia, e ormai i grillini sono assuefatti al palazzo: “Il risultato di oggi sarà, come sempre, la ratifica della decisione presa dai capi. E ormai la base dei meetup è composta da amici degli eletti e carrieristi della politica”.

Perché prima si ricandida la Raggi e poi si fa il referendum per la deroga di cui la sindaca aveva bisogno? Non si potevano invertire gli eventi?
Questo fatto dimostra una volta in più la finta democrazia interna del Movimento, che dal 2012 cambia linea a colpi di votazioni online che non hanno nulla di democratico: lo prova il fatto che dal voto non è mai uscito nulla di diverso rispetto a ciò che era stato deciso dai capi.

Sono semplici ratifiche di scelte prese dall’alto?
Sì, ed è successo anche stavolta, col “daje” di Grillo in sostegno alla Raggi. E poi queste votazioni prêt-à-porter, che si annunciano da un giorno all’altro in pieno agosto, non hanno nulla della democrazia, che ha regole ma anche tempi. La democrazia diretta potrebbe essere una cosa seria, ma deve dare a chi vota alternative credibili o almeno di pari dignità, oltre che il tempo necessario a farsi un’idea.

Solo Buffagni si è opposto al cambio delle regole, scrivendo che “ogni volta che deroghi a una regola praticamente la cancelli”, e poi ha chiesto di rinviare il tema agli Stati generali del 4 ottobre. Può avere il sostegno di qualcuno nella base, o di Casaleggio?
Seguendo i vari gruppi Facebook 5 Stelle dove c’è ancora un po’ di dibattito, molto ridotto rispetto a un tempo, vedo che la maggioranza di loro è contraria al cambio delle regole. Anche perché molti sono a favore del limite di due mandati solo perché stanno aspettando di prendere il posto di chi è in carica. Poi resta il problema di chi può votare su Rousseau. Per iscriversi basta una copia della carta d’identità, non costa niente. E quello che non costa niente non vale niente.

Lei parla di una base dei 5 Stelle in ripiegamento. Esistono ancora i meetup di un tempo?
No, oggi sono composti solo da amici e parenti degli eletti o da coloro che, semplicemente, vogliono fare carriera politica. È diventato un partito come tutti gli altri, come ha rinfacciato loro la Meloni.

Anche se, a differenza di tutti gli altri, ormai ha perso qualsiasi riferimento identitario.
Dopo aver mollato la Lega, per il Pd i 5 Stelle hanno fatto qualsiasi cosa.

Riguardo al bonus 600 euro preso dai politici, non sarebbe meglio fare dei distinguo?
Sì, il presidente dell’Inps Tridico ha detto che hanno un elenco di 2mila politici locali, ma tra questi ce ne saranno solo un centinaio a cui la politica dà uno stipendio per campare. Gli altri sono consiglieri comunali che devono continuare a lavorare, e se sono partita iva hanno diritto al bonus.

La fuga di notizie potrebbe essere stata decisa dallo stesso Tridico, che è un ex candidato dei 5 Stelle per il Governo. Si pone un problema di indipendenza dell’Inps?
Certo. Una volta che è filtrato che ci sono 3 o 5 parlamentari che hanno preso il bonus, e dei due leghisti sono già uscite le foto, è inutile continuare la commedia…

Se invece la commedia si allunga, non sarà per rinforzare il sentimento antipolitico in vista del referendum sul taglio dei parlamentari?
È uno scenario che vedono in molti, anche perché per i grillini il referendum è l’ultima chance di riprendersi. E magari fare qualche punto in più alle elezioni nelle sette Regioni dove si vota il 20 settembre.

Tridico rischia di doversi dimettere, cosa che chiede anche Renzi sulla fuga di notizie?
Sì, anche perché non esiste che un ente pubblico metta così alla berlina la classe politica. Un tempo l’Irpef pubblicava il reddito delle persone, ma era risaputo. Il garante della privacy ha ragione a dire che gli eletti non hanno diritto alla riservatezza sul sussidio, ma questo doveva essere chiaro prima, non si può decidere adesso.

Qualcuno ha detto che la ricandidatura della Raggi è stata fatta per contrastare Conte, accusato di flirtare troppo col Pd.
Questa uscita della Raggi è sicuramente un colpo al Pd e una strizzata d’occhio al centrodestra. Se Pd e 5 Stelle vanno separati al voto su Roma, a meno che il centrodestra non prenda subito il 51% al primo turno, i 5 Stelle avranno le mani libere su chi sostenere al ballottaggio. A cui sicuramente la Raggi non arriverà.

Ci sono opinioni contrastanti sul consenso alla Raggi, in assenza di sondaggi disponibili. Lei la vede messa così male?
Dovrebbero fare un sondaggio, ma, contrariamente ai grillini che addirittura votano, i sondaggisti sanno che ad agosto è impossibile. Dubito che la Raggi arrivi al secondo turno, non credo supererà il 10-12%. E al ballottaggio potrebbe sostenere la destra: ha fatto il praticantato nello studio di Previti, e Di Battista è vicino a Paragone e ad altri fuori dal Movimento con posizioni sovraniste, vicine alla destra.

Vede la possibilità di una scissione dentro il Movimento?
La scissione è sicura, bisogna vedere quando. Sicuramente il 21 settembre sarà un punto di svolta.

E dopo ci saranno gli Stati generali, il 4 ottobre.
Bisogna capire se Davide Casaleggio andrà apertamente allo scontro con Grillo oppure no. Casaleggio vorrebbe che si rispettasse il vincolo dei due mandati.

L’identità dei 5 Stelle è definitivamente persa?
Il Pd e i giornali di sistema li spingono all’omologazione, parlano di 5 Stelle che “diventano grandi”. Ma in realtà i 5 Stelle stanno perdendo il motivo per cui esistono. Possono solo puntare sull’effetto trascinamento del referendum, che sicuramente vinceranno.

Ne è sicuro?
Se diamo alle persone la possibilità di tagliare i costi della politica, 8 su 10 votano sì.

Il vento dell’antipolitica continua a soffiare forte?
Certo, come insegna La Casta, il libro di Stella e Rizzo uscito ben tredici anni fa. Un esempio: negli anni 80, Palazzo Chigi occupava 2-3 palazzi a Roma. Oggi ne ha 10. Va detto poi che tutti i grillini sono assuefatti alla politica, vanno in giro con la scorta e l’auto blu. E il sindaco 5 Stelle di Campobasso, con uno stipendio da 4mila euro, ha preso il bonus. Fico che da presidente della Camera viaggia in autobus è un lontano ricordo.

Ha vinto il palazzo?
Sono durati meno della Lega del 1992, quella che entrò in Parlamento al grido di Roma ladrona.
Lucio Valentini 

Saturday, March 30, 2019

La linea del Piave grillina: 19%

CAOS M5S/ IL 19,9% È LA LINEA DEL PIAVE: CHE SIGNIFICA LA MORTE DI DI MAIO (E RAGGI)

Il Movimento 5 Stelle si dibatte in una crisi interna ed esterna: se non supera le elezioni europee è la fine

29 marzo 2019

intervista a Mauro Suttora


Le elezioni europee rappresentano l'ultima ancora di salvataggio di un Movimento 5 Stelle ormai allo sfascio. 
Lo dice Mauro Suttora, giornalista, esperto delle dinamiche interne dei pentastellati: “Se scendono al 19,9% Di Maio è morto internamente ed esternamente, se vanno tra il 20 e il 25% possono galleggiare ancora un po’”. 
Le continue débâcle a livello regionale mostrano i segnali. Prima delle europee ci sono le elezioni comunali in Sicilia, dice ancora Suttora: “A Bagheria, uno dei primi comuni conquistati dai 5 Stelle, gli avvisi di garanzia per abusi edilizi ad assessori e consiglieri in questi anni si sono sprecati. Sarà una batosta che aprirà la strada anche al crollo di Roma”.

Di Maio è negli Stati Uniti. Ci è andato per ricucire i rapporti dopo le critiche americane per la firma del memorandum con la Cina?

Il viaggio è stato programmato da tempo, prima del disastro Cina. C’è da chiedersi invece chi riuscirà a vedere: se riesce a farsi ricevere dal consigliere per la sicurezza John Bolton è un successo. Di Maio cerca ogni volta di accreditarsi, ma in America non lo prende sul serio nessuno. Se poi parla con Bolton, che è un mastino neocon, lo riduce in polpette.

Ha definito la firma del memorandum “disastro”. Quella firma è stata un guaio del trio Conte-Di Maio-Geraci?

Il memorandum Cina è in mano al sottosegretario Michele Geraci, un personaggio dal curriculum strano, come tanti di questi nuovi, compreso il premier Conte. Probabilmente non si rendevano conto neanche loro di quello che hanno fatto, cioè il cavallo di Troia della Cina in Europa.

In che senso?

Non è tanto il numero dei contratti, tutti hanno diritto di farli, infatti anche Macron ha firmato una fornitura di Airbus per centinaia di milioni di euro, quanto la visione politica che non sta in piedi. La Via della Seta significa la seta cinese che arriva in Italia, non la seta italiana che va da loro.

Geraci è quello che ha messo in piedi questo “disastro”?

L’accordo è stato un'invenzione di Geraci, di cui si è fidato inizialmente anche Salvini che però negli ultimi tempi, ben istruito da Giorgetti, uno dei pochi con la testa sulle spalle, si è tirato indietro. Invece Di Maio ci è caduto dentro mani e piedi.

Ci sono evidenti malumori interni ai 5 Stelle. Quali correnti ci sono? E’ Fico a spingere?

Fico non conta un fico, non ha dietro nessuna corrente nonostante i giornali ci abbiano fantasticato per mesi, sono al massimo due o tre i senatori che gli vanno dietro. 
Ci sono piccoli movimenti interni, come il caso di Paragone, che però suscita fastidio a quelli della vecchia guardia che si vedono scavalcati da uno che è diventato grillino da un anno.

Ma i malumori ci sono. Il caso Di Battista è poi a dir poco inquietante.

C’è un ribollire da vulcano, ma come sempre viene tenuto nascosto. Di Battista per cinque anni ci ha deliziato di tre post e video al giorno, ma  improvvisamente finisce come un desaparecido. E’ evidente che dopo i disastri elettorali lo hanno messo a tacere, e lui obbedisce. 
Di Battista, come ha detto sprezzante Di Maio definendolo il primo degli attivisti, è uno che tira fuori 100mila like a ogni post. Ma ha garantito e promesso a Di Maio e Casaleggio fedeltà assoluta e piuttosto che dire qualcosa contro, sta zitto. Ogni volta che sta zitto vuol dire che ha qualcosa contro che vorrebbe dire, ma non può farlo.

Come andranno le elezioni regionali per il M5s?

Prima delle europee ci sono le comunali in Sicilia a fine aprile. Sarà un’ulteriore batosta. A Bagheria che è una città importante i grillini hanno il sindaco da 5 anni e ci sono stati avvisi di garanzia con assessori che si sono dovuti dimettere per abusi edilizi. 
Alle europee la linea del Piave è il 19,9%, che significa la morte di Di Maio dentro al movimento e fuori. Dal 20 al 25% galleggiano, oltre il 25 sarebbe un successo insperato.

La compagine di governo è compatta?

I ministri si godono la poltrona. Sono quelli che se dovesse cadere il governo rimarrebbero fedeli a Di Maio.

Hanno un piano B per risollevarsi?

Fino al 26 maggio nessuno oserà dire nulla. L’intervista rilasciata da Roberta Lombardi in cui dice che lo stadio di Roma bisogna mollarlo, mentre Virginia Raggi dice che bisogna tenerlo, mostra la completa contraddizione in cui si trovano.

A proposito di Roma, dopo l'arresto del presidente grillino del consiglio comunale Marcello De Vito sembra che la Raggi abbia incassato bene il colpo. O no? Che succederà a Roma?

Assolutamente no. La Raggi non arriva a fine legislatura, cadrà insieme al patatrac che ci sarà a livello nazionale. La stessa Lombardi ha detto che è inutile illudersi, De Vito aveva messo a stipendio grillino la moglie come assessore di municipio e la sorella consigliere regionale. Tutto questo in un partito che aveva sempre detto di essere contro i favoritismi di famiglia. La Raggi cercherà di tener duro fino alle europee, ma non arriverà a fine anno. 

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Tuesday, December 25, 2018

Grillini, soavemente totalitari

di Mauro Suttora

25 dicembre 2018

Ha ragione Paolo Mieli: è ridicolo dire che i grillini sono simili ai fascisti (nati per coincidenza cent'anni fa proprio qui a Milano, in piazza San Sepolcro) 
I grillini sono soavemente totalitari. Perché assolutamente convinti, con la buona fede dei tonti, di rappresentare gli interessi di TUTTI i cittadini.
Ovvero del cosiddetto 'popolo'.
Paradossalmente, è la negazione delle classi ("non siamo né di destra né di sinistra") a renderli pericolosi.
I comunisti hanno causato decine di milioni di morti in nome del conflitto di classe.
I grillini causano invece disastri negando lo stesso conflitto.
Loro incarnano la volontà generale (Rousseau). Non c'è posto, non è concepibile un'altra volontà. Un'altra verità.
La sindaca Raggi che sorride blaterando "Noi facciamo gli interessi dei scittadini" è in realtà un'inconsapevole fatina nazicomunista.
Il terrunciello democristiano tecnicamente perfetto che urla megalomane "Abbiamo sconfitto la povertà" non è politico. Aveva ragione Paola Taverna, i grillini non sono politici.
Sono religiosi, ma la loro è la crociata dei bambini che finiscono annegati in mare, in fila dietro lo zufolo del grillo parlante che li guida.
Si battono per il bene del 'popolo'. Un unico popolo, senza interessi, idee, valori diversi fra loro.
Non sospettano che dentro al loro adorato 'popolo' esistano differenze: ricchi/poveri, garantiti/precari, lavoratori dipendenti/autonomi. O nel campo delle idee statalisti/liberisti, ecologisti/sviluppisti, garantisti/forcaioli, tradizionalisti/libertari.
No, per loro c'è una massa indistinta.
Quindi disprezzano la funzione del politico: diventa inutile cercare una mediazione, trovare un compromesso.
A dirimere ogni questione ci pensa la democrazia diretta. Referendum, sì/no. Eliminata la "intermediazione parassitaria" di politici e giornalisti.

I grillini dicono di voler essere "compatti come una testuggine". Il che, da Sparta alle falangi macedoni alle SS, promette disgrazie.
Mai un dibattito, un confronto, un votazione, una maggioranza e una minoranza fra loro. 
Cianciano e promettono democrazia ma non sanno cos'è, non la praticano fra loro.
La compattezza proibisce deviazioni e correnti (Stalin), emargina il diverso, espelle il dissidente, terrorizza l'indisciplinato.
Come nelle sette. La sede dei grillini non dovrebbe essere a Milano quella della società privata Casaleggio dietro via Montenapoleone (20mila € al mq), ma il palazzo Scientology in viale Fulvio Testi.
Totalitari e totalizzanti, i grillini parlano e si frequentano solo fra loro, sono endogamici, online bannano i dubbiosi, la loro vita privata cambia quando entrano nel movimento.
Finalmente trovano amici e amanti, basta solitudine, si sentono importanti, ecco un senso, uno scopo.
Chiunque partecipi a una loro riunione avverte immediatamente quel fetore dolciastro a metà fra alcolisti anonimi e convento, caserma e oratorio, asilo infantile e psichiatrico.
Entusiasti e conformisti, aspettano il Verbo dal Blog, senza frusta si smarriscono, e lo dice la parola stessa: sono un movimento, quindi se non si muovono perennemente cadono su se stessi. Come le bici da ferme.
Mauro Suttora

Thursday, September 14, 2017

La strage di Livorno


di Mauro Suttora
Oggi, 14 settembre 2017
«Le bombe d’acqua non esistono. L’Italia non è diventata un paese tropicale. Dai temporali, anche fortissimi come quello di Livorno, possiamo difenderci con le immagini da satelliti e radar meteo per previsioni a breve termine».
Franco Prodi, fratello di Romano, va controcorrente. Già docente di Fisica dell’atmosfera all’università di Ferrara, il professore avverte che «per prevedere il rischio di alluvioni, più piccolo è il bacino, più conta la meteorologia. Non basata su equazioni che dipingono situazioni generiche in un futuro di giorni, ma come nowcasting, fondata su immagini in tempo reale di satelliti e radar».
Insomma, le care, vecchie previsioni del tempo. Che, se applicate di ora in ora nella tremenda notte fra sabato e domenica 10 settembre, avrebbero forse potuto salvare la famiglia Ramacciotti: nonno Roberto, 65 anni, annegato per salvare la nipotina Camilla di tre anni (unica sopravvissuta), suo figlio Simone con la moglie Glenda, e il piccolo Filippo di 4 anni.
Tutti travolti dall’onda alta tre metri del Riomaggiore, esploso dopo i 25 centimetri piovuti in poche ore: tutta la pioggia di un anno concentrata dall’una alle quattro del mattino. Salta l’elettricità, e nel buio tutta la città di Livorno si sveglia di soprassalto, assalita dalla vendetta dei fiumi interrati nei decenni, dall’Ugiano all’Ardenza.
L’errore fatale della famiglia Ramacciotti è stato quello di scendere al piano terra per fuggire. Se fossero rimasti al primo, sarebbero vivi. Viceversa, nel quartiere Collinaia è annegato un settantenne che non è riuscito a salire sul tetto con moglie e figlia. Più su, al santuario di Montenero, un altro morto. E due dispersi.
Furono sei anche i morti dell’alluvione di Genova nel 2011. Per quelli l’ex sindaca Marta Vincenzi ha avuto cinque anni di carcere e la carriera stroncata. Ora il sindaco di Livorno Filippo Nogarin (pure lui con casa allagata ad Antignano) accusa la regione Toscana: «Doveva mandarci l’allarme rosso, non arancione». Così la famiglia Ramacciotti avrebbe almeno ricevuto un sms di avvertimento.
Replica il capo della protezione civile regionale Riccardo Gaddi: «L’allerta rossa è uguale a quella arancione. Segnala solo una maggiore estensione del territorio minacciato». Come quella che nella stessa notte aveva coinvolto l’intera regione Liguria. Ma all’ultimo momento, grazie un provvidenziale libeccio, il nubifragio ha risparmiato Genova e si è diretto verso la Toscana e Livorno.
E allora, chi incolpare? I sindaci che non tempestano di allarmi telefonici i cittadini, rischiando di farli imbufalire se poi l’alluvione non avviene? I Comuni possono ordinare la chiusura delle scuole, sospendere eventi (come la partita Sampdoria-Roma), invitare la gente a non uscire di casa. È il cosiddetto «principio di precauzione», che però blocca la vita di intere città: non si può abusarne.
Così, anche a Roma (dieci centimetri di pioggia) la sindaca Virginia Raggi, grillina come quello di Livorno, viene accusata dagli avversari politici per la metropoli in tilt, le stazioni chiuse della metro, i bus allagati.
Lo scaricabarile prosegue verso gli enti che dovrebbero ripulire gli alvei dei fiumi, aprire i tombini ostruiti, e via via nel passato verso chi ha permesso di costruirci direttamente, in quegli alvei. Nessuno ha il cattivo gusto di ricordarlo in questo tragico momento, ma anche la palazzina dei Ramacciotti sorge vicina al letto del Riomaggiore murato cent’anni fa. E per essere travolti dal fango nel proprio, di letto, è bastato il crollo di un muro.
Insomma, il maxiacquazzone di Livorno ha fatto più vittime del contemporaneo uragano Irma in Florida. Eppure i tg sabato sera erano pieni di immagini tremende dagli Stati Uniti, mentre nessuno si preoccupava per la Toscana.
«Tanto allarme per cose lontane come il riscaldamento globale e le emissioni di anidride carbonica», avverte il professor Prodi, «e poca attenzione minuto per minuto al percorso della perturbazione che ha deviato da Genova a Livorno».
Mauro Suttora

Thursday, August 17, 2017

Le valute locali regionali

NIENTE SESTERZI, PER ORA, A ROMA. MA LE VALUTE COMPLEMENTARI SONO REALTA’ GIA' IN VARIE REGIONI. A PARTIRE DALLA SARDEGNA. IL PIONIERE FU IL PROFESSOR GIACINTO AURITI, 17 ANNI FA IN ABRUZZO
di Mauro Suttora
Oggi, 17 agosto 2017

Non si chiamerà “sesterzio” la nuova moneta complementare di Roma, ma la città guidata dai grillini vuole affiancare all’euro un sistema di pagamento autonomo. Il Movimento 5 stelle, infatti, è critico nei confronti della valuta europea, e cerca di trovare alternative che diano fiato all’economia locale.
Qualche settimana fa abbiamo scritto scherzosamente che questa moneta parallela potrebbe prendere il nome dalla celebre moneta simbolo di Roma antica. L’ufficio stampa della sindaca Virginia Raggi ci scrive che la «presunta proposta della Sindaca di Roma («il ripristino del sesterzio, antica moneta romana») non è mai stata avanzata dalla sindaca Raggi e pertanto l’affermazione è destituita di qualunque fondamento». Ne prendiamo atto.
Eppure qualcosa è allo studio. Ha detto per esempio l’assessore al Bilancio di Roma Andrea Mazzillo: «Stiamo studiando, all’interno del progetto “Fabbrica Roma”, l’introduzione di una moneta complementare per favorire le economie locali attraverso lo scambio di servizi tra aziende».
La valuta complementare non è una bizzarria. Molti antieuro, dai leghisti a Fratelli d’Italia, la stanno studiando. E perfino Silvio Berlusconi l’ha ipotizzata come moneta nazionale, sotto il controllo della Banca d’Italia: un ritorno alla lira, accanto all’euro.
Infine, fu proprio Beppe Grillo a solidarizzare con l’eccentrico professore Giacinto Auriti che, in polemica con il «signoraggio» a suo avviso praticato dalla Banca d’Italia, nell’estate del 2000 convinse decine di negozianti del suo paese, Guardiagrele (Chieti), a farsi pagare in Simec (Simbolo econometrico). Dopo venti giorni la Guardia di Finanza sequestrò l’invenzione del professor Auriti. Poi un giudice gli diede ragione e dissequestrò i Simec, ma ormai i cittadini di Guardiagrele si erano messi paura.
Oggi che i bitcoin sono accettati in tutto il mondo come mezzo di pagamento elettronico, è più facile sfidare il monopolio delle valute ufficiali. Così da dieci anni a Napoli, Firenze e Pistoia molti esercizi commerciali adottano per i propri scambi reciproci lo “scec” («sconto che cammina»), una specie di baratto legalizzato. Ed esistono il Sardex, il Liberex, il Samex, il Marchex, il Valdex (riquadro sopra).
I vantaggi? «Permettere a privati e aziende di scambiarsi beni elettronicamente, basandosi sulla fiducia di appartenere allo stesso territorio e compensando debiti e crediti. Così la liquidità gira più veloce», spiegano da Serramanna (Vs) i fondatori di Sardex. 
Nomi più attraenti
Certo che, se invece di queste fredde e tecnocratiche locuzioni, si ripristinassero i gloriosi nomi delle monete italiane pre-lira (riquadro qui accanto), forse le valute complementari locali risulterebbero più attraenti.
Come il sesterzio, che durò più di mezzo millennio e accompagnò lo splendore dell’impero romano.
Mauro Suttora

Wednesday, March 29, 2017

La Raggi in vacanza a sciare

di Mauro Suttora

Oggi, 29 marzo 2017

Nell’hotel Emmy di Fié allo Sciliar (Bolzano), dove hanno trascorso cinque giorni, avevano una suite con due stanze. Quindi niente autorizza a dire che si siano rimessi insieme. Ma queste foto che pubblichiamo in esclusiva dimostrano che fra la sindaca di Roma Virginia Raggi e il suo marito separato Andrea Severini (regista a Radio Dimensione Suono) è tornato il bel tempo.
Sarà per il bene del figlio, sarà perché lui l’ha sempre difesa in questi mesi tribolati, ma la coppia sembra aver ritrovato l’affiatamento.

E di calma la Raggi ha proprio bisogno. Nei giorni drammatici dopo l’arresto del suo braccio destro Raffaele Marra (in carcere da tre mesi e mezzo) e le rivelazioni sulle polizze assicurative da 30mila euro intestatele dal dirigente grillino Salvatore Romeo, Virginia aveva avuto un crollo nervoso ed era finita in ospedale.

Inquisita per tre reati, non si è dimessa

Si mormorava anche di una relazione con l’uno o con l’altro, vista la testardaggine con cui lei li difendeva dalle critiche del suo stesso Movimento 5 stelle.

E invece niente: con Marra la Raggi condivide soltanto due avvisi di garanzia (abuso d’ufficio e falso in atto pubblico) per avere promosso il fratello di Marra alla guida della direzione Turismo.

Con Romeo invece la sindaca è indagata per un terzo reato (abuso d’ufficio), dopo averlo nominato capo della sua segreteria triplicandogli lo stipendio, da 40 a 110mila euro annui.
Ma lei nega di aver saputo che Romeo le avesse intestato le tre polizze. E grazie a un cambio delle regole del suo movimento, non deve più dimettersi.

No alle olimpiadi, sì allo stadio

In questi nove mesi le decisioni più importanti prese dalla Raggi sono state il no alle Olimpiadi 2024 e il sì alla costruzione di un nuovo stadio di calcio per la Roma.

Altre vicende burrascose hanno fatto allontanare dal governo grillino una dozzina fra assessori e dirigenti. Cosicché la Raggi è vista più come un peso che come un aiuto in vista del prossimo voto politico nazionale: «Prima cade, meglio è», disse la senatrice 5 stelle Paola Taverna già nel luglio 2016.

Le ‘Iene’ accusano: “Firme irregolari”

Neanche fra le nevi, tuttavia, la povera sindaca ha trovato pace. È stata inseguita da un inviato del programma tv Le Iene (Italia 1), che le ha chiesto conto di irregolarità scoperte sulle firme raccolte per presentare la sua candidatura l’anno scorso: un modulo postdatato con un migliaio di sottoscrizioni raccolte successivamente, e autenticatori insufficienti.

Le Iene hanno già fatto passare i guai ai grillini palermitani, svelando firme false e facendone inquisire 14 di loro (fra cui tre deputati, sospesi dal M5s).

La Raggi ha scaricato ogni responsabilità sui due avvocati grillini incaricati della raccolta firme.
Ma molti sostenitori del movimento la sostengono, accusando i giornalisti di essere troppo severi con lei.

Mauro Suttora

Tuesday, January 10, 2017

I liberali non vogliono Grillo



MENTRE IL COMICO SVACANZA IN KENYA CON BRIATORE, I SUOI ADEPTI COMBINANO PASTICCI ALL'EUROPARLAMENTO

di Mauro Suttora

settimanale Oggi, 10 gennaio 2017

Come messaggio di Natale aveva propinato ai suoi adepti un Elogio della povertà anticonsumista dello scrittore Goffredo Parise. Salvo poi volare in Kenya, come ogni Capodanno, nel resort di lusso dove passa le vacanze con la moglie Parvin. 

Ma la lontananza dall’Italia non ha impedito a Beppe Grillo di fare notizia ogni giorno. Prima proponendo un’improbabile Corte popolare che dovrebbe processare i giornalisti. Accusati tutti, senza eccezioni, di dire bugie sul suo Movimento 5 Stelle, diventato ormai il secondo partito del Paese. Enrico Mentana, direttore del Tg7, annuncia querela e lui fa marcia indietro.

Subito dopo, dietrofront anche sugli indagati. Finora i grillini si scagliavano contro qualsiasi politico ricevesse un avviso di garanzia: «Dimissioni!». Se capitava a uno di loro, lo usavano per regolare conti interni: salvi i fedelissimi, condannati i dissidenti come il sindaco di Parma Federico Pizzarotti.

Ora che si profila un avviso anche per la tribolata sindaca di Roma Virginia Raggi (è ancora in carcere il suo braccio destro Raffaele Marra), contrordine: «Dimettersi non è più obbligatorio, valuteremo caso per caso». 

I grillini si sono evoluti da forcaioli a garantisti? Macché: «Non cambia nulla!», assicurano loro. Anzi: ora verranno giudicati direttamente da Grillo, che nelle faccende interne è capriccioso come un satrapo mesopotamico. E nulla di buono attende la povera Raggi: «T'appendemo per le orecchie ai fili de li panni», promette la bellicosa sorella della senatrice Paola Taverna.

Ultima giravolta: l’Europa. Di colpo la società Casaleggio organizza un voto on line, senza preavviso, sul passaggio dei 17 eurodeputati grillini dal gruppo più antieuropeista (dell’inglese Farage) a quello più europeista: i liberali. All’insaputa degli stessi eurodeputati. Votano sì appena 31 mila sui 130 mila iscritti. E alla fine la beffa: i liberali non li vogliono.

«Trasformista come Razzi e Scilipoti»

«Un trasformismo così non si vedeva dai tempi di Depretis, o del Mussolini passato dal socialismo al fascismo. O di Razzi e Scilipoti», commentano gli ex grillini epurati.

Ma al simpatico comico poco importa. L’importante è fare notizia. Ci riesce anche stando al caldo di Malindi, nell’appartamento in un resort di lusso acquistato qualche anno fa e intestato, pare, alla cognata. Quest’anno niente foto con Briatore. Ma Beppe ha sofferto lo stesso. Perché lui in realtà detesta l’aereo, in Costa Smeralda ci va sempre in moto con il traghetto. Vola in Kenya solo per amore di Parvin.
Mauro Suttora


Wednesday, October 05, 2016

Ci mancava il grillino militarista

Massimo Colomban, grillino felice sugli aerei da guerra Usa

Oggi, 5 ottobre 2016

di Mauro Suttora



Chissà cosa penseranno gli attivisti grillini, pacifisti e contrari agli aerei militari F35, di queste foto che ritraggono Massimo Colomban, 67 anni, felice alla guida di un velivolo della base nucleare Usa di Aviano (Pordenone) nel 2014.

Il nuovo assessore 5 stelle a Roma non fa mistero della propria passione militarista, tanto da farsi nominare “Comandante onorario” della base e di andare fino a Ramstein (la base Usa in Germania) per volare con i piloti statunitensi. Hobby legittimo, ma agli antipodi del credo antimilitarista e nonviolento dei 5 stelle. O stellette?



Nessuno avrebbe immaginato quattro mesi più disastrosi per il debutto dei grillini al governo di Roma. Tanto più imbarazzante, la performance di Virginia Raggi, se paragonata a quella di Chiara Appendino, sindaca 5 stelle a Torino. 

Una ventina di dirigenti dimessi o fatti dimettere, fra assessori e capi di gabinetto. Bugie di Raggi e Luigi Di Maio per un mese sull’assessore Paola Muraro indagata. Tutte le parlamentari M5s romane (Lombardi, Taverna, Ruocco) contro la sindaca. Risultato: paralisi e deficit di un miliardo.

Unica decisione presa: no alle Olimpiadi 2024. Che però potrebbero risorgere se la giunta Raggi cadesse entro la fine dell’anno. Ipotesi non più improbabile. Anche i Fratelli musulmani in Egitto nel 2012 furono cacciati a furor di popolo dopo soli sei mesi, per incompetenza.

La bella sindaca è sempre più magra e sull’orlo di una crisi di nervi. Insulta i giornalisti, si fa imporre assessori improbabili dal figlio di Gianroberto Casaleggio, succeduto al padre alla guida della società che da Milano gestisce il M5s. I suoi l’hanno già abbandonata: «Decide lei, le nostre sono ormai strade parallele». 
Più decisa Paola Taverna: «Prima cade meglio è».
Beppe Grillo ha vietato ai suoi parlamentari di commentare il disastro Roma. Ma la censura non diminuisce l’imbarazzo.
Mauro Suttora

Friday, September 30, 2016

intervista su Virginia Raggi, sindaca di Roma

Sfortunata oppure sprovveduta?

È il dubbio di Mauro Suttora sulla sindaca di Roma: tre assessori al bilancio e tre rinunce.

C’è stata un’ecatombe anche con i tre capi di gabinetto

Italia Oggi 30 settembre 2016



«Virginia Raggi può già vantare un record mondiale: ha scelto tre assessori al Bilancio e tre capi di gabinetto, eppure nessuno di loro alla fi ne si è insediato. O il sindaco è molto sfortunato o è molto stupido».

È la constatazione di Mauro Suttora, inviato del settimanale Oggi ed esperto del fenomeno Cinque Stelle.
Anche l’economista Salvatore Tutino ha annunciato che rinuncerà all’incarico di assessore al Bilancio del Comune di Roma: «Mi tiro indietro, sono da 20 giorni sulla graticola. Lascio per il clima che c’è all’interno del partito che dovrebbe sostenere la giunta di Roma».

Tutino rinuncia a fare l’assessore. Ha paura di finire vittima dell’ennesimo tiro al piccione?
Sì. Tutino era già stato contestato dai deputati nel 2013 quando il governo Letta lo nominò alla Corte dei Conti, in quanto percepisce una pensione d’oro. Quindi non si capisce perché Virginia Raggi sia andata a scegliere proprio lui. È il terzo assessore al Bilancio che prima è scelto e poi non riesce ad insediarsi: sembra quasi che il sindaco faccia apposta.

Non avrà ormai esaurito tutti i nomi possibili?
Ci sono decine di persone qualificate disposte a fare l’assessore al Bilancio a Roma. O la Raggi è molto sfortunata o è molto sprovveduta.

Anche con il capo di gabinetto abbiamo visto lo stesso film
Tra i capi di gabinetto che erano in predicato o addirittura già nominati e poi sono stati «dimissionati» ci sono Daniele Frongia, Raffaele Marra e Carla Raineri. Adesso la Raggi sta cercando il quarto capo di gabinetto e il quarto assessore al Bilancio in due mesi. Penso che sia un record mondiale. Ma il sindaco di Roma non si è fermato qui.

In che senso?
Anche il capo della segreteria particolare, Salvatore Romeo, è stato contestato per il fatto che ha triplicato lo stipendio: prima prendeva 40mila euro l’anno e adesso 110mila. Gli era stato chiesto di ridurlo almeno a 60-80mila, ma pare che finora non sia stato fatto.

Si aspetta novità dal voto di giovedì sulle Olimpiadi?
No, penso che non ci sia più spazio per esprimere delle perplessità, anche se esistono. Bisognerà vedere che cosa farà l’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, che aveva detto esplicitamente di essere favorevole. Comunque tra i 29 consiglieri comunali non dovrebbero esserci delle grandi defezioni. Se all’interno di M5s ci fosse libertà, in parecchi voterebbero a favore delle Olimpiadi. Ma se qualcuno osasse esprimere un voto in dissenso, sarebbe subito espulso e quindi nessuno lo farà.

Nel frattempo a che cosa servono Non Statuto e Regolamento di M5s?
Lunedì si è aperta una votazione sul Regolamento che durerà per un mese, ma è assurdo chiedere a 100-150mila iscritti a M5s di esprimersi su un argomento così complicato. Andrà a fi nire che con un atto di fede voteranno Sì senza avere capito nulla. Io almeno ho capito una cosa.

Che cosa?
Chi ci rimette da questo Regolamento è Federico Pizzarotti, attuale sindaco di Parma, perché, con una decisione contraria a qualsiasi norma del diritto, si allungano i tempi per l’espulsione da 60 a 180 giorni, specificando che la regola è applicata anche ai procedimenti in corso. Qualsiasi studente di giurisprudenza del primo anno impara però che vale sempre la norma in vigore al momento del reato. Del resto qualsiasi cosa facciano i 5 Stelle non ha base giuridica.

A che cosa si riferisce?
Gli stessi cinque membri del direttorio sono stati nominati due anni fa con una decisione calata dall’alto, e soprattutto senza un’indicazione sulla loro durata. Il fatto di averli nominati «in aeternum» adesso si ritorce contro Beppe Grillo, perché non sa più come farli fuori.

I giornali hanno descritto la convention di Palermo come un braccio di ferro tra il duo Di Battista-Di Maio da un lato e i movimentisti ribelli dall’altra. Condivide questa lettura?
Sì. Resta il fatto che Di Battista e Di Maio sono molto furbi e per ora rimangono uniti, perché capiscono di essere di gran lunga più popolari rispetto agli altri membri del Direttorio: soltanto Paola Taverna ha un numero di fan su Facebook pari a loro.

Di fatto però Di Battista e Di Maio rappresentano le due opinioni antitetiche. Di Maio è un riformista, o un «democristiano» come dicono i suoi detrattori, mentre Di Battista fa il rivoluzionario che le spara grosse.
Pietro Vernizzi - Il Sussidiario