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Thursday, February 27, 2025

Un würstel va di traverso a Radio radicale

Prima censura nell'emittente libertaria

24 febbraio 2025
Tu quoque, Roberta! Questa mattina Roberta Jannuzzi, la magnifica rassegnista stampa di Radio radicale, ha commesso peccato mortale. Ha detto che non avrebbe detto il titolo principale del quotidiano Libero, perché non vuole scendere al livello dei tabloid.
Cosi, spinto dalla curiosità sono corso in edicola a comprarlo. Delusione: sulla prima pagina del giornale diretto da Mario Sechi campeggia la scritta 'S'è bruciato il würstel', riferito alla 'caduta di Berlino' (nell'occhiello) e al voto tedesco.
Speravo in qualcosa di molto più pruriginoso, un altro accenno alla patata come ai tempi di Virginia Raggi, oltretutto i tuberi sono tipici della Germania. Oppure un urlo politicamente scorrettissimo degno di Daniele Capezzone, già segretario del partito della Jannuzzi e oggi direttore editoriale di Libero. Invece niente. Solo una salsiccia, che dai tempi di Benito Jacovitti non scandalizza più nessuno.
Avrei assolto il peccato di omissione di Roberta, la rassegnista più brava d'Italia, se fosse andato in onda su qualsiasi altra radio o tv. Ma non sull'emittente radicale. Che si vanta a ragione di essere "la voce di tutti", libertaria, sia provocatoria che ecumenica.
Marco Pannella, il suo fondatore, Massimo Bordin, grande direttore e rassegnista, e anche Lino Jannuzzi (nessuna parentela), altro direttore storico, non solo avrebbero dato spazio al würstel, ma ci avrebbero imbastito su un bel dibattito. Per puro spirito di contraddizione.
Non c'è bisogno di scomodare Karl Popper e la necessità, per un liberale, di sottoporre sempre a verifica le proprie opinioni, arrivando alla loro 'falsificazione' ("e se fosse vero il contrario?"). Basta essere un po' rompiballe o possedere curiosità intellettuale.
"Nel 1946, sedicenne, al liceo compravo due copie del giornale Risorgimento liberale", raccontava Pannella, "una per me e una per suscitare dibattito fra i compagni di classe", molto più a sinistra di lui.
Uno dei miei massimi piaceri di pannellologo (sì, ho all'attivo tre biografie non autorizzate su Marco, una vera mania) era scrivere articoli che punzecchiavano i radicali, per poi ascoltare la mattina dopo Bordin insultarmi sarcasticamente in rassegna stampa, e a volte incassare pure gli improperi di Pannella che non resisteva alle critiche e si collegava in diretta.
Insomma, cara Roberta, non ti ho mai incontrato né parlato, ma la tua voce soffice e precisa accompagna da anni i miei risvegli fino a ingelosire mia moglie, nonostante l'auricolare per non disturbarla o forse proprio per questo.
Quindi per favore non costringermi a comprare giornali solo perché colpiti dalle tue dolci e insensate censure. E poi cos'hai contro i tabloid? Sono quelli con i titoli più divertenti: quando lavoravo a New York leggevo sempre il popolare, volgare e irridente New York Post prima del sussiegoso Times di stoca' per farmi una bella risata.
Gli stessi titoli icastici di Libero, d'altronde, li verga da anni il Manifesto, magari più sofisticati ma sempre liberatori. Perciò coraggio: non temere la diversità, la destra e i würstel.

Tuesday, January 31, 1984

Lega per il disarmo a congresso

PACE/FIRENZE: UNILATERALISTI E POLEMICI

di Mauro Suttora

Il Manifesto, 31 gennaio 1984

Firenze. Vilipendio alle forze armate, istigazione a delinquere, diserzione, oltraggio a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, blocco stradale.
Quasi tutti i cento partecipanti al congresso nazionale della Lega per il disarmo unilaterale (Ldu), conclusosi a Firenze domenica, si sono 'macchiati' di qualcuno di questi reati negli anni scorsi, durante la loro attività antimilitarista.

"Siamo antimilitaristi, non semplici pacifisti", tengono a precisare, "perché ci opponiamo non solo alle armi atomiche, ma anche a ogni tipo di armamento convenzionale. E vogliamo l'abolizione di tutti gli eserciti, a cominciare dal nostro".

Lo scrittore Carlo Cassola cominciò a scrivere questa cose nel 1975 nei suoi elzeviri sul Corriere della Sera, e nel '77 fondò con pochi amici la Lega per il disarmo dell'Italia. Due anni dopo questa si fuse con un gruppo guidato allora dal giovane radicale Francesco Rutelli. Da allora la Ldu, sempre presieduta da Cassola, è divenuta l'alfiere dell'antimilitarismo più rigoroso, piena com'è di anarchici, radicali, nonviolenti, pronti a farsi arrestare alla prima occasione.

Nonostante i sondaggi rivelino che il 35% degli italiani è favorevole al disarmo unilaterale, gli iscritti alla Lega non superano mai le poche centinaia. Come mai?
"Colpa nostra, che non facciamo abbastanza propaganda. Ma ormai solo due giovani su cento sono iscritti a un partito politico, c'è in giro molta noia per i discorsi in 'politichese', anche per quelli dei pacifisti. Per questo noi siamo per l'azione diretta, nonviolenta naturalmente", dice il segretario uscente Bruno Petriccione.

C'è grossa polemica nei confronti del coordinamento nazionale dei comitati per la pace. "Sono controllati dai funzionari di partito, soprattutto del Pci. I pochi comitati spontanei locali sono emarginati, non c'è democrazia nel movimento. Per questo abbiamo perso contro i missili Cruise".
Padre Ernesto Balducci, da anni iscritto alla Ldu, non è d'accordo: "Il Poi non ha il pacifismo nella sua tradizione, e dobbiamo riconoscere che in questi ultimi anni ha fatto molti passi in avanti".

Anche Umberto Mazza, portando i saluti di Democrazia proletaria (l'unico partito, assieme ai radicali, favorevole a passi di disarmo unilaterale), ammonisce i disarmisti a non rinchiudersi in uno sterile settarismo: "Abbiamo tutti un grosso debito nei vostri confronti, perché per primi avete detto cose che adesso condividiamo in molti. Abbiamo bisogno delle vostre idee".

I programmi della Ldu per il 1984 prevedono un grosso impegno sulla 'obiezione fiscale' alle spese militari e su Comiso. Uno dei tre nuovi segretari, Alfonso Navarra, ventenne palermitano, ha ricevuto il foglio di via dalla provincia di Ragusa dopo avere trascorso un mese in carcere lo scorso agosto per la sua attività antimilitarista.
"Ritornerò pubblicamente a Comiso in marzo", dice, "perché voglio disobbedire alle leggi ingiuste".

Fra molte dichiarazioni roboanti ("Bisogna passare dalla protesta alla disobbedienza civile generalizzata contro questo stato militarista che negli ultimi cinque anni ha triplicato le spese militari") il discorso di Adele Faccio, ex deputata radicale, suona perfino mite: "Dobbiamo portare il messaggio nonviolento in tutti i luoghi, anche all'est".
Mauro Suttora