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Thursday, March 02, 2017

Dalla Guardia di Finanza al carcere

Dalla Guardia di finanza al carcere, passando per la politica

2 marzo 2017

di Mauro Suttora

Il grillino Raffaele Marra non è il primo ex ufficiale della Guardia di Finanza datosi alla politica e arrestato per tangenti in ambito immobiliare.

Massimo Maria Berruti, 67 anni, lucano, deputato di Forza Italia dal 1996 al 2013, lascia l’arma nel 1980 dopo un’ispezione alla Edilnord di Silvio Berlusconi, e si mette in proprio con consulenze Fininvest. 

Cinque anni dopo viene arrestato per una tangente da 150 milioni sull’Icomec (lo scandalo che distrugge il segretario Psdi Pietro Longo): assolto in Cassazione. Poi, negli anni 90, otto mesi per favoreggiamento alla Fininvest
.
Le traversie giudiziarie di Berruti si sono concluse nel 2012 con 2 anni e 10 mesi per riciclaggio annullati per prescrizione. E ricompare nelle cronache quattro mesi fa, quando vende a Berlusconi 420metri quadri in un indirizzo romano dal nome prestigioso: via delle Zoccolette
.
Marco Milanese, 57 anni, irpino, nel 1994 lavora con Antonio Di Pietro su Tangentopoli. Tenente colonnello della Finanza, è distaccato al ministero dell’Economia, dove nel 2002 diventa il braccio destro del ministro Giulio Tremonti. Due anni dopo lascia l’arma e si laurea. 

Deputato Pdl nel 2008, è vice di Nicola Cosentino, a capo del partito in Campania. Nel 2011 la richiesta di arresto per corruzione (negata dalla Camera), l’anno seguente è condannato a 8 mesi per la casa romana di Tremonti, di cui pagava l’affitto.

La via crucis di Milanese continua nel 2014 con un altro arresto, per traffico di influenze nell’inchiesta Mose di Venezia: condannato a due anni e mezzo, è in corso l’appello.

Mauro Suttora

Wednesday, January 30, 2013

Liste pulite

VIA GLI INQUISITI, CONDANNATI E RICICLATI DA TUTTI I PARTITI

di Mauro Suttora

Oggi, 23 gennaio 2013

Il primo a dover rinunciare alla candidatura è stato Alessio De Giorgi, messo in lista da Mario Monti in quanto gay: aveva dei siti internet imbarazzanti.
Poi Oscar Giannino ha ringraziato Il Fatto Quotidiano per avergli segnalato che il suo candidato Giosafat Di Trapani, della Confindustria siciliana, era stato condannato (poi prescritto) per favoreggiamento al sindaco mafioso Vito Ciancimino: fuori anche lui. Infine, pulizia nel Pd: via Mirello Crisafulli di Enna, un altro candidato siciliano e uno campano, sempre per guai con la giustizia.
L’unico a salvarsi è stato Antonio Endrizzi, ex assessore berlusconiano di Como riciclatosi in poche settimane nel Movimento 5 Stelle: i grillini lo hanno difeso dagli articoli di Gianni Barbacetto sul Fatto.
La resistenza più accanita è stata quella di Nicola Cosentino, ex sottosegretario Pdl di Casal di Principe (Caserta) accusato di rapporti con la camorra. Solo la Camera lo ha salvato dall’arresto chiesto dai magistrati che indagano sul clan dei casalesi. Se perde l’immunità parlamentare, finisce dritto in carcere. Per questo si è scontrato fino all’ultimo con Silvio Berlusconi in persona per tenere il posto in lista. Al quale invece ha rinunciato Marco Milanese, deputato Pdl già braccio destro del ministro Giulio Tremonti, indagato per tangenti. Anche Denis Verdini è indagato, ma lui invece svetta come capolista nella sua Toscana.     

Wednesday, August 10, 2011

Bersani galleggia

UN MESE FA IL PD AVEVA IL VENTO IN POPPA. POI SONO ARRIVATI SCANDALI E TANGENTI CHE HANNO RIPORTATO NEI GUAI LA SINISTRA

Oggi, 1 agosto 2011

di Mauro Suttora

E pensare che soltanto un mese fa tutto sembrava andare per il meglio. Sull’onda delle vittorie alle amministrative e al referendum, il Partito democratico superava per la prima volta nei sondaggi il Popolo della libertà: 29 a 28 per cento. Il premier Silvio Berlusconi, assediato dalle inchieste P3 e P4, era in affanno. Per questo aveva chiesto al fedelissimo Angelino Alfano di lasciare la carica di ministro della Giustizia e di diventare segretario del Pdl. Gli alleati della Lega Nord fremevano.

Sperava in un bis del ribaltone

Lui, Pierluigi Bersani, segretario Pd da un anno e mezzo, dopo mesi di tribolazioni (i due sindaci vincenti a Milano e Napoli, Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris, non appartengono al Pd) sembrava per la prima volta tranquillo e veramente in sella: «Il vento è cambiato», ripeteva fiducioso. E strizzava l’occhio ai leghisti, sperando in un bis del «tradimento» con cui Umberto Bossi mandò a casa Berlusconi nel 1994.

Poi è arrivata la valanga. Prima l’arresto del manager genovese Franco Pronzato, consigliere d’amministrazione dell’Enac (Ente nazionale aviazione civile) ed ex responsabile Pd del trasporto aereo. Il quale ammette di aver ricevuto da Vincenzo Morichini, «facilitatore» di appalti pubblici e finanziatore della fondazione Italiani Europei di Massimo D’Alema, 20 mila euro in contanti. La somma sarebbe uscita lo scorso Natale dalle tasche di Viscardo Paganelli, proprietario della Rotkopf: una società aeronautica che ha ottenuto da Enac, grazie a Pronzato, l’abilitazione al trasporto passeggeri per l’isola d’Elba.

Inoltre, nel 2010 D’Alema ha viaggiato cinque volte gratis sugli aerotaxi Rotkopf. Imbarazzante: «Se avessi saputo quello che poi è emerso, sarei andato a piedi», ha commentato il padre nobile del Pd. E Bersani: «Pronzato è stato mio collaboratore 11 anni fa, quand’ero ministro dei Trasporti. Ma terremo gli occhi bene aperti».

Invece molti senatori Pd gli occhi sembrano averli chiusi il 20 luglio, quando hanno contribuito a salvare dagli arresti domiciliari Alberto Tedesco (Pd), ex assessore di Nichi Vendola in Puglia accusato di corruzione e concussione. Contemporaneamente, proprio quel giorno la Camera ha spedito in carcere il deputato Pdl Alfonso Papa, ex magistrato accusato di spifferare segreti d’ufficio ai suoi compari della cosiddetta «loggia P4». Insomma, due pesi e due misure: i parlamentari di sinistra liberi, quelli di destra in prigione.

Ma il peggio, per il povero Bersani, doveva ancora arrivare. Quello stesso maledetto 20 luglio è esplosa la notizia dell’accusa contro il suo ex braccio destro Filippo Penati. E da allora per il Pd è ricominciata la via crucis. Eugenio Scalfari ha ricordato mesto l’intervista che lui stesso fece a Enrico Berlinguer esattamente trent’anni fa, luglio 1981, nella quale il segretario del Pci rivendicava orgoglioso la «diversità» della sinistra che (allora) non rubava.

E a destra Tremonti barcolla

Nel frattempo, la destra non gode. Anzi. Il ministro più potente e rispettato del governo, Giulio Tremonti, appare in grande difficoltà per la casa di Roma fornitagli dall’amico e collaboratore Marco Milanese (ex guardia di Finanza, oggi deputato Pdl). Anche per Milanese i magistrati hanno chiesto l’arresto (corruzione e associazione per delinquere). Tremonti ha ammesso di avergli versato (in contanti, lui ministro che le tasse dovrebbe farle pagare) 4 mila euro al mese.

Per sfuggire a tutte queste amarezze, Bersani è andato a distrarsi con la moglie a Pantelleria, accettando un invito nella villa dell’ex ministro Pd Vincenzo Visco. Peccato che proprio nel giorno in cui le nostre foto sono state scattate (giovedì 28 luglio) la Camera fosse in regolare seduta. Il deputato Bersani risulta quindi uno degli 85 assenti ingiustificati.

Una «bigiata» che, rispetto a tutto il resto, appare come un peccato veniale: in fondo, il segretario Pd ha soltanto mancato il voto sulla legge per la «riqualificazione dei centri storici». Speriamo almeno che il volo al mare non gli procuri imbarazzi, come a D’Alema.

Mauro Suttora