VIA GLI INQUISITI, CONDANNATI E RICICLATI DA TUTTI I PARTITI
di Mauro Suttora
Oggi, 23 gennaio 2013
Il primo a dover rinunciare alla candidatura è stato Alessio De Giorgi, messo in lista da Mario Monti in quanto gay: aveva dei siti internet imbarazzanti.
Poi Oscar Giannino ha ringraziato Il Fatto Quotidiano per avergli segnalato che il suo candidato Giosafat Di Trapani, della Confindustria siciliana, era stato condannato (poi prescritto) per favoreggiamento al sindaco mafioso Vito Ciancimino: fuori anche lui. Infine, pulizia nel Pd: via Mirello Crisafulli di Enna, un altro candidato siciliano e uno campano, sempre per guai con la giustizia.
L’unico a salvarsi è stato Antonio Endrizzi, ex assessore berlusconiano di Como riciclatosi in poche settimane nel Movimento 5 Stelle: i grillini lo hanno difeso dagli articoli di Gianni Barbacetto sul Fatto.
La resistenza più accanita è stata quella di Nicola Cosentino, ex sottosegretario Pdl di Casal di Principe (Caserta) accusato di rapporti con la camorra. Solo la Camera lo ha salvato dall’arresto chiesto dai magistrati che indagano sul clan dei casalesi. Se perde l’immunità parlamentare, finisce dritto in carcere. Per questo si è scontrato fino all’ultimo con Silvio Berlusconi in persona per tenere il posto in lista. Al quale invece ha rinunciato Marco Milanese, deputato Pdl già braccio destro del ministro Giulio Tremonti, indagato per tangenti. Anche Denis Verdini è indagato, ma lui invece svetta come capolista nella sua Toscana.