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Wednesday, April 20, 2016

Casaleggio: parla Massimo Fini

Oggi, 20 aprile 2016

di Mauro Suttora

«Il Movimento 5 stelle non si scioglierà come neve al sole. Ho parlato con Di Battista, Di Maio, il figlio di Casaleggio e gli altri. In realtà, dietro i proclami sono molto scossi dalla scomparsa di Gianroberto. Ma si attrezzano per farcela senza di lui».

Massimo Fini è stato l’unico giornalista ammesso al funerale del capo dei grillini, oltre a Marco Travaglio. È amico personale di Beppe Grillo da un quarto di secolo: «Sua moglie Parvin gli segnalò il mio libro La ragione aveva torto, e lui lo usò per i suoi primi spettacoli politici. Da allora ci frequentiamo, ma parliamo poco di politica. Lo scorso ottobre è venuto a Fucecchio quando mi hanno dato un premio. Nella sua villa di Genova c’è una tribù di sei figli: due del suo primo matrimonio, due del primo matrimonio di lei, e due assieme. Parvin è una donna fantastica. Sperava che la politica non gli prendesse molto tempo. Le è andata male».

E Casaleggio?
«Anche lui ha voluto conoscermi perché ha letto i miei libri. Mi ha ospitato una dozzina di volte sul blog di Grillo. Aveva la fissa della democrazia diretta, che però funziona solo nelle piccole comunità. A me, poi, la democrazia non piace, neanche indiretta: sono un libertario anarchico. Dovevamo scrivere un libro assieme negli ultimi mesi, ma dopo qualche incontro non se n’è fatto nulla. Mi disse che voleva ritirarsi nella sua casa di campagna».
Mauro Suttora

Thursday, October 16, 2014

Ora che vuole il M5s, e chi lo guida?

di Mauro Suttora

Oggi, 15 ottobre 2014

Il raduno del Movimento 5 stelle (M5s) al Circo Massimo di Roma ha confermato la leadership assoluta di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ma ha anche fatto emergere, alle loro spalle, un triumvirato composto da Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Paola Taverna.
 
I grillini detestano parlare di «capi», ma in tutti i movimenti come i 5 stelle (niente tessere, quote d’iscrizione, congressi, sezioni) si formano gerarchie spontanee, senza voti formali. Ed è importante saperlo, perché il M5s continua a essere, secondo i sondaggi, il secondo partito italiano con il 20%.

L’altra novità del Circo Massimo è che i principali obiettivi del M5s ora sono due: reddito di cittadinanza e uscita dell’Italia dall’euro. Il primo è impossibile da realizzare, perché lo Stato non ha i 20 miliardi annui necessari per regalare 600 euro mensili a tutti i maggiorenni che non lavorano. 

Il secondo accomuna il M5s agli altri partiti euroscettici di destra italiani (Lega Nord, Fratelli d’Italia) ed europei (i principali: Le Pen e l’inglese Ukip, di cui i grillini sono alleati all’Europarlamento). Ma anche il ritorno alla lira appare un obiettivo impossibile, perché non si possono fare referendum su materie economiche e trattati internazionali.

Grillo vuole raccogliere milioni di firme contro l’euro, che però avranno valore solo politico, e non giuridico. Il M5s rischia quindi di finire in un vicolo cieco di estremismo parolaio, che provocherà illusioni e delusioni in chi crede che la colpa della crisi sia l’euro. 

Wednesday, July 16, 2014

Luigi Di Maio indiscreto

Chi è Luigi Di Maio

IL 5 STELLE BON TON PIEGA ANCHE GRILLO

Emergenti: chi è la promessa pentastellata che fa "ragionare" perfino il leader.

Per il troppo lavoro ha perso la fidanzata e continua a rimandare la laurea. Vicepresidente della Camera a soli 26 anni, Luigi Di Maio ora tratta con Renzi e fa rientrare in gioco il movimento

Oggi, 16 luglio 2014

di Mauro Suttora



A 26 anni Giulio Andreotti e Aldo Moro non erano neppure in Parlamento. Bettino Craxi era solo consigliere comunale, Matteo Renzi un oscuro segretario provinciale Ppi. E Silvio Berlusconi non aveva ancora visto un mattone. Luigi Di Maio, invece, è diventato vicepresidente della Camera.

Se c’è un wonder boy della politica oggi in Italia, è lui. Undici anni meno del premier, ma quanto a parlantina e aplomb gli tiene testa. Lo ha notato l’Italia intera, quando il napoletanino del Movimento 5 stelle (M5s) ha affrontato Renzi in streaming. Risultato: ora Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio si fidano solo di Di Maio. Che così è diventato il numero uno del secondo partito italiano.

Ci ha messo appena un’ora e mezza a far fare dietrofront perfino al proprio capo. Grillo aveva di nuovo insultato Renzi: «ebetino», e anche «ebetone». Lui si è messo al telefono, e pazientemente lo ha convinto: la trattativa col Pd continua. Nessuno screzio fra i due, solo fiducia. «Imparo sempre da Di Maio, anche quando sta zitto»: così, come sempre scherzando ma non troppo, il fondatore dei 5 stelle lo aveva incoronato candidato premier prima delle europee.

Poi il disastro, perso un voto su tre, e soprattutto Renzi col doppio dei consensi: 40 per cento a 21. Allora Grillo e Casaleggio hanno aperto furbi al Pd: «Facciamo insieme la riforma elettorale». Obiettivo: far fuori Berlusconi e il suo patto del Nazareno con Renzi. Rimettendo in gioco i sei milioni di voti del M5s, finora congelati in un’opposizione dura ma con pochi sbocchi.

E chi meglio del genietto di Pomigliano d’Arco come volto della svolta costruttiva?
Di Maio ha un padre impresario edile nonché, come il collega Alessandro Di Battista (il suo opposto: esagitato ed esagerato), fascista: prima Msi, poi An. Lui, invece, è troppo giovane per non essere vergine. Mamma Giovanna è prof di italiano e latino allo scientifico. 

Come Renzi, ha cominciato a «rompere le balle» già al liceo. E ha continuato da capetto anche all’università di Napoli: fonda una lista, diventa subito presidente pure lì: del consiglio degli studenti. Oltre a consigliere della facoltà di Legge.

Fanatico dei computer, segue Grillo dal primo Vaffaday del 2007. L’impegno politico gli fa perdere due cose: la laurea (è ancora fuoricorso, ora vuole recuperare online) e la fidanzata (troppo indaffarato, ora pare pratichi l’endogamia con la pentastellata Silvia Virgulti, bella tv coach che gli ha insegnato a ben figurare sullo schermo).

Trombato alle comunali nel 2010 (neppure papà votò per lui, 59 preferenze), due anni dopo alle primarie per diventare deputato gli bastano 189 voti. E pochi minuti per convincere gli altri cento deputati 5 stelle, digiuni di politica, a designarlo vicepresidente della Camera.

Dopo un anno molti, anche negli altri partiti, lo preferiscono alla presidente Laura Boldrini. Ineccepibile, autorevole, equilibrato, ha imparato a memoria il regolamento e infligge espulsioni: su tredici deputati che ha fatto cacciare dall’aula, ben otto sono grillini. Altro che salire sui tetti.

Ciononostante è amato (o almeno non detestato) anche dai 5 stelle oltranzisti. La pantera 45enne Paola Taverna gli è affezionata: «Però col Pd dev’essere meno moscio, sennò sembriamo Fantozzi». Il senatore Michele Giarrusso lo stima ma scherza agrodolce: «La trattativa Renzi-Di Maio? Facciamo giocare un po’ i ragazzini, in realtà il Pd non è cambiato».

Lui procede imperterrito, come certi partenopei più severi e disciplinati degli svizzeri. Mai una parola fuori linea, mai una virgola non sintonizzata col vertice Grillo&Casaleggio. Ma riesce anche a non apparire pedissequo. Con i proconsoli onnipotenti del gruppo Comunicazione, veri guardiani dell’ortodossia (l’ex Grande Fratello Rocco Casalino e l’ex assistente della Taverna, Ilaria Loquenzi), dirige di fatto il M5s. Il cui slogan era «Uno vale uno». Ma Di Maio ora vale tanto.
Mauro Suttora 

Wednesday, May 28, 2014

Flop Grillo. Ma è sempre secondo



Sorprese: i 5 Stelle perdono tre milioni di voti su nove alle Europee

SPERAVA DI SUPERARE RENZI. INVECE IL PD LO HA QUASI DOPPIATO. E ADESSO? IL MOVIMENTO È CRESCIUTO, ORA LO GUIDA UN QUADRUMVIRATO. CON DENTRO UNA DONNA...

di Mauro Suttora 


Oggi, 28 maggio 2014

La più veloce e verace, come sempre, è la senatrice 5 stelle Paola Taverna. A mezzanotte di domenica, dopo le prime proiezioni, intuisce la bastonata: «Me sto a sentì male. Il Pd ci ha asfaltato. Disfatta totale», commenta sincera. Il Movimento di Grillo si attesta al 21 per cento: venti punti sotto Matteo Renzi, tre milioni di voti persi rispetto alle politiche dell’anno scorso. Ne restano comunque 5,8 milioni, e i grillini rimangono la seconda forza politica d’Italia.

Ha quindi buon gioco Beppe Grillo, il giorno dopo, a mimare per scherzo una pugnalata al cuore. Il gesto di un coltello nel petto riesce a sdrammatizzare. Ma non cancella la figuraccia dei suoi parlamentari che la sera prima, interdetti, rifiutano qualsiasi commento. Non era mai successo nella storia d’Italia che un partito, dopo aver perso un voto su tre, restasse muto. «Aspettiamo i dati veri, quelli del Viminale», balbettano alle due di notte, a risultati quasi definitivi.

Nel silenzio dei parlamentari grillini tocca soltanto a Grillo, come sempre, parlare dopo la sconfitta. La mattina trascorre nel silenzio, poi sul suo blog (per diverso tempo irraggiungibile) appare un ringraziamento ai propri elettori con la celebre poesia Se di Rudyard Kipling.

È ormai pomeriggio quando arriva un messaggio che cita Fabrizio De Andrè e fa capire che Grillo non ha alcuna intenzione di arrendersi e ritirarsi (in Rete gli avevano ricordato la sua «promessa» in campagna elettorale): «Verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte», twitta, citando il Sessantotto della Canzone di maggio del cantautore suo concittadino.

Pochi minuti, ed ecco il videomessaggio sul blog nel quale Grillo sfrutta il mestiere di comico consumato per arginare l’amarezza sua e dei suoi. Usa l’ironia su se stesso e sul cofondatore Gianroberto Casaleggio («Ci prendiamo un Maalox»), ma promette che il M5s continuerà e alla fine vincerà. Risponde alle prese in giro affermando che il successo del M5S è solo questione di tempo, che questa volta ha deciso «l’Italia dei pensionati che non vogliono cambiare». E che comunque quella del M5S non è una sconfitta: «Siamo lì...»

Grande illusione, grande delusione

Certo, la grande illusione di superare Renzi (accreditata da sondaggi risultati tutti sbagliati) ora provoca una cocente delusione. Niente più «spallata al regime», addio rivoluzione. E in più la prospettiva di avere di fronte lunghi anni di opposizione a un giovane avversario. Grillo invece ha 65 anni, e il 59enne Casaleggio è malmesso in salute.

Ma comunque gli eurodeputati eletti sono 17, e il «quadrumvirato» spontaneo formato da Taverna, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Roberto Fico sembra in grado di reggere il Movimento.

Wednesday, October 23, 2013

Grillo è stufo?

QUANTI GRATTACAPI PER IL FONDATORE DEI 5 STELLE

Diktat sui clandestini. Sanzioni ai dissidenti. Capilista benemeriti eliminati. Nessuna democrazia. I grillini sono in panne. Ma dicono: «La colpa non è di Beppe, i danni li fa Casaleggio»

Oggi, 16 ottobre 2013

di Mauro Suttora

«Ha perso la testa». Questo è il commento più comune fra gli sconsolati attivisti del Movimento 5 stelle (M5s). Si riferiscono non a Beppe Grillo, fondatore e padre-padrone del movimento, ma al suo guru Gianroberto Casaleggio: è lui a gestire, in concreto, il secondo partito italiano.

Grillo si sta stufando del suo giocattolo. I 150 parlamentari eletti a febbraio fanno troppo di testa loro. Due senatori sono riusciti a sconfiggere il Pdl facendo passare in commissione un proprio emendamento che abolisce il reato di clandestinità per gli immigrati.

Rottura con Dario Fo e Marco Travaglio

Apriti cielo: il giorno dopo Casaleggio li ha sconfessati pubblicamente, con un diktat firmato anche da Grillo. Risultato: rivolta sia dei parlamentari, sia degli attivisti. E rottura con tutti: Dario Fo, Marco Travaglio, il quotidiano Il Fatto (l’unico vicino ai grillini). Sembra che Casaleggio sia posseduto da un «cupio dissolvi», una mania autodistruttiva. Che ha già fatto fuori Stefano Rodotà (candidato 5 stelle al Quirinale in aprile), Milena Gabanelli (la più votata per quella stessa carica), Emma Bonino (anche lei fra i presidenziabili, e antesignana della lotta contro il finanziamento pubblico ai partiti).

Sede vicino a via Montenapoleone

Il pugno di ferro di Casaleggio si fa sentire anche all’interno del movimento. La gestione apparentemente libertaria (niente statuti, sedi, dirigenti, funzionari), in realtà è quasi stalinista. Vietato ogni minimo dissenso. Casaleggio, dalla sede della sua società in centro a Milano (fra Montenapoleone e Mediobanca, zona di lusso da 20mila euro a metro quadro, alla faccia della polemica contro i «poteri forti»), si spinge a telefonare personalmente a consiglieri comunali (quello di Trieste Stefano Patuanelli) per chiedere condanne pubbliche contro i dissidenti (il senatore del Friuli-Venezia Giulia Lorenzo Battista).

Il ricatto: se non si obbedisce, il simbolo M5s viene ritirato (è di proprietà di Grillo e Casaleggio). La gestione del partito è familistica: il nipote di Grillo ne è vicepresidente, il figlio di Casaleggio guida un orwelliano e anonimo «Staff» che da Milano comanda tutti a bacchetta.

Basilicata: eliminato l’eroe verde

L’ultima scivolata: il candidato capolista alle imminenti regionali in Basilicata (17 novembre) Giuseppe Di Bello, tenente della polizia provinciale, cancellato dalla lista perché condannato in primo grado a due mesi per «rivelazione di segreto d’ufficio». Vincitore alle primarie online, Di Bello è stato poi cacciato per la regola che vieta la candidatura di condannati. Peccato che il reato da lui commesso sia in realtà una medaglia: i dati «rivelati» riguardano l’inquinamento del lago Pertusillo, che fornisce acqua potabile alla regione. Di Bello, assieme a Maurizio Bolognetti (che sarà invece capolista radicale) è considerato un eroe dagli ecologisti locali. Solo per i ciechi burocrati di Casaleggio è un poco di buono.

I sondaggi continuano a dare i 5 stelle al 20%. Grazie ai passi falsi degli altri partiti, il movimento è ancora visto come l’unico voto di protesta. Ma al suo interno si sfalda. Da anni Casaleggio promette una «piattaforma» online per prendere le decisioni in maniera democratica. Ma non arriva mai, quindi decidono tutto lui e Grillo.

Alcuni eletti hanno messo a punto un «Parlamento elettronico» per mantenere l’impegno con gli elettori di consultarli sempre sulla Rete: si considerano infatti semplici «portavoce dei cittadini». Hanno raccolto 160 mila euro per realizzarlo, dalla Cina sono arrivate le chiavette per il riconoscimento, come quelle delle banche (Casaleggio invece gestisce i voti online dal suo server privato). Ma il giorno dopo la presentazione ufficiale, Casaleggio li ha bocciati.

Si contraddicono su Napolitano

Imbarazzo perfino per la fedelissima Paola Taverna, la «poetessa», nuova capogruppo al Senato dopo Vito Crimi. È andata a presentare al presidente Giorgio Napolitano il piano carceri del M5s che potrebbe evitare l’amnistia avversata dai grillini. Ma il giorno dopo Casaleggio mette sul blog una richiesta di impeachement contro Napolitano. Come si fa a dialogare con un presidente, se lo si considera un farabutto da cacciare?
Mauro Suttora

Tuesday, July 30, 2013

Il cittadino Grillo in traghetto


Il capo del Movimento 5 stelle torna in Sardegna da Genova. Senza scorta, mangia da solo al ristorante. Gentile con chi lo riconosce, sembra un altro rispetto al tribuno aggressivo che tuona dai palchi
di Mauro Suttora

Oggi, 23 luglio 2012

Venerdì sera, ore 22, il velocissimo traghetto Genova-Olbia Moby Drea è partito. Pienissimo, inizio ponte di mezza estate. Un uomo massiccio con zazzerona argento-grigia mangia solitario nel ristorante à la carte. È lui o non è lui? Ma sì che è lui.
I passeggeri se lo additano a vicenda: Beppe Grillo. Il comico diventato cinque mesi fa capo del primo (o secondo, comunque al massimo terzo) partito italiano: il Movimento 5 stelle.

Nessuno osa avvicinarsi a disturbare la sua tranquillità. Non ha la scorta, non ha parenti o amici attorno. Solo. Nessun altro politico della sua importanza in Italia (al mondo?) va in giro così, senza un minimo di protezione. Lui sì.
Cena rapidissima. Poi scompare in cabina. Riappare al mattino, in prossimità della costa sarda. Seconda sorpresa: non viaggia in auto. Ha una moto Suzuki, blu fiammante. Nel garage, aspettando che si apra il portellone, una famiglia si avvicina. Poi un’altra. Lui, cordialissimo, parla con tutti.

Destinazione Porto Cervo
Infine, uscito rombando dal traghetto, si avvia verso la sua casa di vacanza. Che da trent’anni è al Pevero di Porto Cervo. Lì lo aspettano la moglie Parvin, i figli e qualche amico. Sono arrivati a inizio luglio.
Il precedente viaggio in traghetto, con l’auto, fu più movimentato. Mentre navigava, infatti, gli arrivò una convocazione improvvisa da parte del presidente della Repubblica al Quirinale: «Può venire a Roma venerdì alle 11». Lui fece rispondere che non poteva. Era appena arrivato in Sardegna, che diamine, rinviamo di tre giorni.

A Roma, per la prima volta c’è andato con Gianroberto Casaleggio, il suo socio-guru di Milano. «Una persona gentile»: così, senza sbilanciarsi, Casaleggio ha descritto Napolitano a Gianluigi Nuzzi, primo giornalista italiano che lo ha intervistato in video qualche giorno fa.
Un’altra primizia, a Roma: Grillo, senza togliersi giacca e cravatta, sudando abbondantemente, ha debuttato al Senato con una conferenza stampa che come sempre si è subito trasformata in comizio: urla, accuse, insulti, vaticini apocalittici («In autunno la gente prenderà il fucile»).

È incredibile come quest’uomo, così mite  e gentile quando viaggia solo in traghetto, possa trasformarsi in tribuno feroce appena ha sotto di sé un palco o di fronte  a sé una telecamera.
Intanto, gli altri partiti lavorano per lui. Non vogliono più tagliare i costi della politica. Il finanziamento pubblico è ancora in piedi: tutti noi siamo costretti a dar soldi ai partiti, anche a quelli che detestiamo. Mentre i parlamentari 5 stelle, come promesso, si sono ridotti lo stipendio a 2.500 euro mensili e restituiscono la differenza: un milione e mezzo nei primi tre mesi
Così nei sondaggi Grillo rimane al 20-25%. Alle comunali di Messina, in giugno, era crollato dal 20 al 2%. Ma al secondo turno a Ragusa ha conquistato il sindaco col 70%. E ora torna in vacanza in moto, solo e tranquillo.

Wednesday, April 10, 2013

Grillo: bilancio del primo mese

di Mauro Suttora

Oggi, 3 aprile 2013

Può l’ottava potenza economica mondiale dipendere dal ragionier Beppe Grillo? In tutte queste settimane Pier Luigi Bersani, capo Pd, ha proposto un’alleanza al suo Movimento 5 Stelle. Niente da fare. «Vogliamo distruggere i partiti», dicono i grillini. Attenzione, non dicono: «Questi partiti». O «i politici ladri». O «la partitocrazia», come ripetono da quarant’anni i radicali. No, Grillo vuole proprio «superare i partiti». Arrivare alla «democrazia diretta», come spiega Gianroberto Casaleggio.

Qualcuno si preoccupa. Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, mormora: «Anche Hitler voleva cancellare i partiti». In effetti, non si conosce al mondo una democrazia senza partiti. Ma i grillini si sentono alfieri di un rinnovamento epocale. Guidato dal simpatico uomo ritratto in queste pagine. Che trascorre le vacanze di Pasqua in una delle sue tre ville: quella di Marina di Bibbona (Livorno). Le altre stanno a Sant’Ilario, sulle colline eleganti sopra Nervi (Genova) e a Porto Cervo, vicino al golf del Pevero. Poi c’è la quarta villa («Una capanna») da 300 mila euro che sua moglie avrebbe appena comprato a Malindi (Kenya), accanto al resort di Flavio Briatore che spesso ospita Silvio Berlusconi.

Vuole fare la rivoluzione
Cosa farà ora l’«uomo in ammollo», dopo che il presidente Giorgio Napolitano ha trovato una soluzione per il nuovo governo? La rivoluzione, naturalmente. Non gli credete? Ma lo ripete da anni. È solo un comico? Non più: ha avuto il voto di quasi 9 milioni di italiani. I quali sono talmente schifati da tutti gli altri partiti da affidarsi a un miliardario che promette la povertà (soprannominata «decrescita felice») e proclama: «Non lasciamo indietro nessuno».

Per ora gli unici lasciati indietro, a sbrigarsela da soli, sono Pd e Pdl. Condannati a stare insieme, visto che Grillo non vuole governare con nessuno di loro. L’alternativa sarebbe tornare a votare. Ma i sondaggi dicono che il risultato sarebbe uguale a quello del 25 febbraio: un Paese spaccato in tre. Anzi in quattro, se si conta il 28 per cento di astenuti e schede bianche e nulle.

Quindi, a calcolare esattamente i voti, Grillo raccoglie il 18 per cento degli elettori. Questo significa che 82 italiani su cento non si fidano di lui. Tuttavia, Beppe ha in mano l’Italia. O comunque, si comporta come se ce l’avesse. Tratta i suoi 163 parlamentari con la delicatezza del satrapo mesopotamico. Dodici di loro hanno osato votare Piero Grasso presidente del Senato? Minacciati di espulsione. Il senatore Marino Mastrangeli di Frosinone si è fatto intervistare in tv da Barbara D’Urso a Pomeriggio 5? I colleghi più «talebani» lo danno già per licenziato. La romagnola Giulia Sarti ha chiesto che almeno si proponessero dei nomi come premier in alternativa a Bersani? Zittita.

È un comico, ma vuole disciplina
È incredibile come dentro al movimento guidato da un comico, che fa sbellicare dalle risate tutti gli italiani da un terzo di secolo, prima in tv e oggi nei comizi, regni la disciplina e a volte addirittura il terrore. La svolta autoritaria è avvenuta un anno fa. Arrivati ormai a più di cento consiglieri comunali e regionali, alcuni grillini si erano posti il problema dell’organizzazione e si erano riuniti a Rimini. Scomunicati. Poi l’ex bonario Grillo ha espulso metà dei suoi consiglieri regionali: due su quattro, compreso l’ex pupillo Giovanni Favia. «Neanche Stalin al massimo della forma era mai riuscito a compiere una purga del 50 per cento», commentò un grillino ovviamente anonimo.

Infine, lo scorso dicembre, il dittatore libertario sbotta on line: «Vietato fare domande. La democrazia è questa. Chi non è d’accordo, se ne vada». Dopo qualche giorno ha ammesso di aver esagerato. Qualcuno si chiede da cosa siano causati questi alti e bassi. Ma alla fine, basta sentirlo parlare cinque minuti e gli vogliamo tutti bene.

Il duro impatto con la realtà 
Perché il Grillone nazionale, quando urla sudato con le sue sopracciglione a trapezio isoscele, non può non avere ragione se condanna i costi della politica. O quando si scaglia contro i bizantinismi dei politici di professione. La miglior prova del disastro dei carrieristi della politica è stata data proprio in quest’ultimo mese. Per giorni e giorni i grillini hanno ripetuto che non volevano allearsi con nessuno. Ma gli altri non ci credevano. Pensavano fossero simili a se stessi: dire una cosa, farne un’altra, possibilmente l’opposto.

L’impatto con la realtà però è duro anche per loro. Scoprono che non si possono trasmettere tutte le proprie riunioni in diretta streaming sui computer, perché quando discutono a volte - come tutti - litigano. Scoprono che i capigruppo non possono ruotare ogni tre mesi, perché i contratti dei collaboratori sono intestati a loro. Scoprono che la democrazia diretta on line è irrealizzabile, perché chiunque può iscriversi falsando i risultati.  Grillo ora si scaglia perfino contro chi gli lascia commenti contrari sul blog, accusandoli di essere «pagati» dagli altri partiti. Come se gli «influencer» grillini non eccellano nel sommergere di «bombe mail» e «spam» gli avversari. Chi la fa, l’aspetti.
Mauro Suttora

Wednesday, April 03, 2013

Diario di una senatrice a 5 stelle

COSA SUCCEDE QUANDO UNA DONNA QUALUNQUE, IMPIEGATA, CON UN FIGLIO DI 10 ANNI, ENTRA NEI PALAZZI DELLA POLITICA?
ECCO IL RACCONTO, GIORNO PER GIORNO, DI PAOLA TAVERNA

a cura di Mauro Suttora

Oggi, 27 marzo 2013

















Dallo scorso 15 marzo la Repubblica italiana ha una nuova senatrice: Paola Taverna, eletta nel Movimento 5 Stelle. Le abbiamo chiesto di scriverci il diario dei suoi primi dieci giorni in Parlamento. La Taverna è anche poetessa: nella pagina seguente spiega in versi perché i grillini non vogliono allearsi con gli altri partiti.

Lunedì 11 marzo: tessere gratis
Mancano quattro giorni all’inizio. Ogni senatore fa la foto ufficiale. Il fotografo mi domanda gentile: «Qual è il profilo che preferisce?» Scoppio a ridere: «E che ne so? Guarda che finora al massimo mi hanno fatto uno scatto col cellulare…».Poi ci danno le tessere per andare gratis in treno e aereo. L’unica che mi serve, però, non esiste: quella dell’Atac per bus e tram a Roma. Possibile che nessun senatore abbia mai preso i mezzi pubblici, nell’ultimo secolo?

Martedì 12: nel bus dei pellegrini.
Mentre pranzo, sms improvviso: incontro chiesto dal senatore Zanda del Pd, fra un’ora a palazzo Madama. Lascio l’auto in un parcheggio a pagamento alla stazione Termini (me lo rimborseranno?), prendo la 64, il bus dei pellegrini per San Pietro. C’è il Conclave, vanno a vedere le fumate in piazza.

Mercoledì 13: conto corrente e dolori
Devo aprire un secondo conto corrente dove mi accreditano lo stipendio. Da lì prendo solo 2.500 euro al mese. Tutto il resto (10 mila euro) lo diamo indietro, o se abbiamo spese le rendicontiamo pubblicamente con ricevute. Molti di noi ora hanno problemi di soldi, perché ci siamo autofinanziati la campagna elettorale, ridotti lo stipendio che prenderemo comunque solo il 20 aprile, e costretti a comprarci almeno una giacchetta per non fare la figura dei peracottari in aula. Perché si sa: devi essere modesto e non pretenzioso, povero ma dignitoso, cittadino ma onorevole... Mi sfugge qualcosa?

Giovedì 14: «Mamma mi vede in tv»
È la vigilia. Inutile fingere: sono emozionata. Sono entrata nei meetup di Grillo nel 2007, mai avrei pensato che saremmo arrivati qui. Mia madre ormai mi segue in tv: «So che non possiamo vederci, hanno detto che oggi pomeriggio avete una riunione».

Venerdì 15: «Mi tocca leggere i giornali»
Seduta inaugurale. Volevo invitare mio figlio, mia madre, mia sorella. Niente da fare: noi 5 Stelle siamo 54, ma ci hanno dato solo nove posti in tribuna. Assalti dei giornalisti. Prima non guardavo i quotidiani, ora ogni mattina leggo Corriere della Sera, Repubblica e Fatto.

Sabato 16: colpo di scena per Grasso
Eleggiamo il presidente del Senato. Noi votiamo il nostro Luis Orellana. Poi, ballottaggio fra i più votati: Piero Grasso (Pd) e Renato Schifani (Pdl). Facciamo una riunione e decidiamo a maggioranza di votare scheda bianca. Ma una dozzina di noi votano egualmente Grasso, temendo che Schifani possa farcela. Lì per lì non ci preoccupiamo molto: tranquillizzo qualche attivista che protesta sul mio sito Facebook.

Domenica 17: e-mail pazzesche
Scoppia il casino sui 12 che hanno votato Grasso. I nostri elettori sono severissimi. Io stessa ricevo e-mail pazzesche di gente infuriata solo perché non li ho condannati.

Lunedì 18: quanta strana gente vedo
Riunioni su riunioni. In più noi del M5S dobbiamo conoscerci, e abbiamo la regola della “condivisione”. In Senato mi metto le scarpe coi tacchi, ma presto le porterò da casa e le metterò solo all’entrata, togliendomi quelle da ginnastica. Certe Pdl hanno i tacchi più lunghi delle gambe. I loro maschi invece sembrano tutti agenti immobiliari lampadati. Quanta strana gente mi tocca vedere ogni giorno: Ghedini, il Nano, Schifani, Quagliariello, Calderoli, Scilipoti... Così, saremmo noi la notizia? Altro che «cittadini»: sembriamo un fenomeno da baraccone sbattuto sui giornali con la nostra normalità, che in questi Palazzi diventa diversità. Siamo i «diversamente normali»: una nuova categoria, come gli esodati.

Martedì 19: percorsi di guerra
Dopo vari esperimenti scopro che il tragitto più veloce Torre Maura-Senato è in auto fino a piazza Cavour, e poi a piedi. Non posso ancora entrare in auto in centro, il permesso Ztl è a pagamento. Me lo farò rimborsare. Oppure prendo il tram 14 della Prenestina. Ma è un macello.

Mercoledì 20: putiferio traditori
Riunione congiunta con i deputati M5S sui 12 senatori che hanno votato Grasso. Mi spiace per i due laziali, Giuseppe Vacciano ed Elena Fattori, mamma di tre figli: due ottime persone assolutamente in buona fede. Ma tutto finisce per il meglio, niente dimissioni o espulsioni. Se provi a dire qualcosa hai l’intero Paese pronto a tacciarti di tradimento se ti ha votato, o a farti una bella risata in faccia se nelle urne ha scelto Pdl (i Pd per ora stanno zitti perché ci corteggiano).

Giovedì 21: niente parrucchiere
Casa mia grida vendetta. Ore 23, sono tornata da venti minuti. La seduta di oggi è stata una pagina fantasiosa, per il concetto di democrazia che esiste in questo Paese. Siamo entrati in aula alle 15 e usciti a tarda sera. Io alle 21, sapendo già che avevamo la nostra Laura Bottici come questore. Potevano deciderlo a tavolino e risparmiavamo un sacco di tempo. Pd, Pdl, Scelta civica (Monti) e perfino la Lega Nord, che ha solo il 4 per cento, si sono spartiti i vicepresidenti... A noi, col 25 per cento, nessuno.
Il mio frigo è vuoto, neanche un formaggino. Mi accontento dei plumcake di Davide, che stasera è dal padre. Sì, lo so, non posso lamentarmi. E in perfetto stile “eletta M5S” mi rifiuto di andare dal parrucchiere del Senato, nonostante abbia perso sei ore a far nulla in aula: sarebbero state sufficienti per shampoo, colore e messa in piega. Non ho il tempo di andare a farmi i capelli dal mio in zona, quindi domani mattina per le foto di Oggi mi alzo alle 7 e mi lavo i capelli da sola.
Oggi abbiamo deciso chi va in quali commissioni. Ci siamo divisi fra ambiente, lavoro, istruzione, sanità, agricoltura... Per poi renderci conto che le uniche commissioni che contano sono affari costituzionali, finanza e bilancio.
Mi chiedo cosa riusciremo a fare per questo Paese. Mi domando se ormai il sistema non sia ormai troppo vittima di se stesso per essere cambiato. Sono solo stanca. Facciamo riunioni interminabili. Siamo felici perché abbiamo prodotto una interrogazione parlamentare. Ma gli altri ne hanno pronte nei cassetti tante da affogarci di carte inutili: i presidenti di commissione sceglieranno di volta in volta qualcosa che non ci consentirà di fare un bel niente. Basta, vado a dormire, domani è un’altra lunga giornata.

Venerdì 22: «Ho tempo per Davide»
Abbiamo eletto il candidato sindaco M5S per Roma, Marcello De Vito: voto a maggio. Conferenza stampa di presentazione alla Cae (Città dell’altra economia), nell’ex Foro Boario. Sono stata invitata col deputato romano Alessandro Di Battista e il capo dei consiglieri regionali laziali Davide Barillari. Il Senato oggi non ha sedute. Così ho tempo di andare a prendere mio figlio Davide a scuola.

Sabato 23: febbre psicosomatica?
Dovevo andare alla manifestazione per la bambina Sofia (cura con cellule staminali), però mi sveglio con un raffreddore pazzesco e 38 di febbre. No, oggi ho proprio bisogno di fermarmi un attimo.

Domenica 24: «Sono stanca!»
Sono passati solo nove giorni dall’inizio del mandato, ma a me sembra già un anno. Non ho più tempo per far niente: vita personale distrutta, tempi e ritmi assurdi, non a misura di una donna che deve badare anche a casa, famiglia e figli. Ho preiscritto il mio a una scuola media vicino a dove lavoravo prima, al Prenestino, per poterlo accompagnare al mattino. Ma ora che succederà? Come si dice: hai voluto la bicicletta? E mo’ pedala... Chissà dove arriviamo.
Paola Taverna
(a cura di Mauro Suttora)


’A coerenza
di Paola Taverna

E poi de punto in bianco lo trovi in televisione
ormai protagonista e non più spettatore
Te chiedi ancora confuso, perplesso e poco attento
com’è che un cittadino sia star de ’sto momento

Guardate che ’ste cose le dicevamo pure prima,
quanno facevate finta che fosse ’na manfrina:
non esistono partiti coi quali fare apparentamenti.
Credevate fossimo finti, coi nostri intendimenti?

Mo’ ve domandate perché nun cambiamo idea
perché se ostinamo convinti a anna’ dritti pe’ sta via
ma proprio nun ve sorge er dubbio giusto e sano
che ortre voi pajacci ce sta un popolo sovrano?

Ha detto a voce arta e senza esse frainteso
che dovete annà a casa tutti perché c’avete offeso
l’ha detto nelle urne usando lo strumento
der voto sano e libbero da ogni tradimento

E noi nun semo avvezzi a fa’ i vortagabbana
c’avemo messo er core… pe voi è na cosa strana
c’avete abituati a dì e non mantenere
che se l’artri so’ coerenti è n’attentato ar potere

Io vado a dormì tranquilla, ormai è arrivato er giorno
ch’entriamo nei palazzi, andata e poi ritorno
diremo a voce arta come avete gestito ’sto paese
tra privilegi, caste, festini e troppe spese

Dormite pure voi, se ancora ce riuscite
è in atto er cambiamento, e adesso lo sentite
fuori dai giochi sporchi, giornali e televisione
pacifica ed epocale... ecco la rivoluzione



Chi sono gli eletti 5 stelle

di Mauro Suttora

Oggi, 26 febbraio 2013

COMPONE SONETTI
Paola Taverna, 43 anni, Roma

«Me rappresento solo, de te nun c’ho bisogno
anzi me fai un po’ schifo
e me riprenno er sogno
ritrovo orgoglio, stima e pure convinzione
che sto cesso che me consegni
lo ritrasformo in nazione».

La senatrice Paola Taverna è la poetessa del movimento. I suoi sonetti in romanesco sono assai apprezzati dagli attivisti. Lei vive a Torre Maura col figlio di dieci anni («è la mia vita»), ed è orgogliosa delle proprie radici popolari. Si sveglia alle 5 per andare nel laboratorio medico dov’è impiegata.
Attiva dal 2007, non credeva ai propri occhi quattro mesi fa, quando le è arrivata l’e-mail di Grillo con l’invito a candidarsi: «I 5 Stelle sono l’unica e ultima possibilità per cambiare il Paese. Non voglio andare a fare giochi di palazzo, sarò solo la portavoce di semplici cittadini come me. So quanto è difficile e ingiusta la vita che ci costringono a fare».

Thursday, February 28, 2013

Il trionfo di Grillo. E adesso?


IL TRIONFO DI GRILLO

I suoi eletti sono 160 sconosciuti. Non hanno mai fatto politica. Non si sono mai incontrati fra loro. E non hanno soldi, sedi, capi. Ecco cosa faranno

di Mauro Suttora

Oggi, 26 febbraio 2013

E adesso? I primi a non crederci sono loro, i grillini. «’Amo fatto er botto», dice Paola Taverna, neosenatrice 5 Stelle. Corre al Viminale dopo aver visto gli spogli delle sue cinque sezioni romane: «Siamo dappertutto il primo partito, spalla a spalla con Pd e Pdl. Pazzesco». Negli ultimi giorni prima del voto, quando pubblicare i sondaggi era proibito, sui siti internet di Grillo qualcuno sparava: «Siamo il primo partito». Ma sembravano auspici, più che previsioni. Certo, le piazze dei comizi erano piene. Certo, gli scandali che toccavano gli altri partiti (Finmeccanica, Montepaschi) erano quotidiani. Però tutti ritenevano una vittoria arrivare al 20 per cento. E invece.

Tutti i palazzi del potere italiano sono travolti dallo tsunami Grillo. Che finora era solo il simpatico slogan del suo tour di comizi. Ma che alle quattro del pomeriggio del 25 febbraio si è concretizzato, travolgendo ogni previsione. Lo spread va alle stelle, le Borse crollano. Centrodestra e centrosinistra sono appaiati. Il vincitore è il signor Beppe Grillo, professione comico. Instabilità assicurata.

MAI SUCCESSO IN OCCIDENTE

Non era mai successo, nella storia delle democrazie occidentali, che un partito fatto di dilettanti della politica ottenesse un tale risultato al suo debutto. Si offende, Pasquale Caterisano, grillino comasco della prima ora, a sentir parlare di «inesperienza»: «Siamo cittadini normali, capacissimi di far quadrare i conti di una famiglia, e anche di un’azienda. Quindi anche di un ente pubblico. Se essere “inesperti” di politica significa non rubare, per noi è un vanto».

Il problema è che non solo tutti i 150 parlamentari di Grillo sono debuttanti a Roma. Ma che nessuno di loro, diversamente dai leghisti vent’anni fa, è stato mai neppure consigliere regionale, provinciale, comunale, o perfino di quartiere. Era una delle regole per partecipare alle primarie del M5S: essere politicamente «vergini».

Grillo non ha permesso neppure che si seguisse un cursus honorum, come avveniva nell’antica Roma: chi è stato eletto nei Comuni e Regioni qualche anno fa non ha potuto fare il salto in Parlamento. Una delle regole ferree del M5S, infatti, è che bisogna «rispettare il mandato». Quindi completarlo fino in fondo, senza saltare in un’istituzione più importante dopo tre o quattro anni.

Risultato: gli eletti in Parlamento sono stati pescati fra gli esclusi dei voti amministrativi precedenti, per assicurare fedeltà ed evitare assalti di arrivisti dell’ultima ora. Chiunque si fosse presentato per il M5S alle comunali o regionali dal 2008 a oggi, ma non fosse stato eletto, ha potuto partecipare alle primarie.

Vito Crimi: «Non frequenteremo la buvette»

Cosa faranno adesso questi signori Smith immacolati che arrivano a Roma? «Non frequenteremo le buvette di Camera e Senato, per non fare brutti incontri», scherza Vito Crimi, neosenatore, 42 anni. E' nato a Palermo ma emigrato a Brescia per lavorare come impiegato alla Corte d’Appello. Eletto senatore, negli ultimi tempi sembra lui l'eletto 5 stelle al quale Grillo si appoggia di più.

Appare sempre lui alla sua destra durante le ultime occasioni più importanti, come l’unica conferenza stampa mai effettuata dal comico genovese: organizzata a Roma in gennaio per protestare contro un simbolo farlocco, quasi uguale a quello del M5S, che in un primo tempo era stato accettato dal Viminale. Ma nel movimento vige l’egualitarismo più assoluto. I presidenti dei gruppi parlamentari, ad esempio, ruoteranno ogni tre mesi.

Il movimento è senza soldi, senza sedi, senza funzionari, senza congressi, si coordina solo in rete, sui «meetup» di internet. E' «liquido», quindi non esistono vice-Grillo. Non ci sono segretari regionali, provinciali, comunali. Non c’è alcuna gerarchia. Gli eletti non si conoscono neppure fra loro. Prenderanno solo 2.500 euro netti al mese come parlamentari, e rifiutano il finanziamento pubblico.

Casaleggio: «Ora ci vuole competenza»

Il guru Gianroberto Casaleggio, timidissimo, è salito sul palco dell’ultimo comizio a Roma. Ha pronunciato poche parole, ma profetiche: «Ricordo uno slogan del 1968, “Fantasia al potere”. Oltre alla fantasia e alla creatività, abbiamo bisogno anche di trasparenza, onestà e competenza. Senza queste, non cambieremo nulla».

I grillini sono per la democrazia diretta, quindi contro i politici di carriera. Vogliono la cancellazione dei finanziamenti pubblici a partiti e giornali. E privatizzare la Rai, tranne un canale. Si concentreranno sulle loro priorità: dimezzamento dei parlamentari, degli stipendi dei parlamentari e dei costi della politica. Proporranno referendum abrogativi, ma anche propositivi. E senza quorum.

Mauro Suttora

Wednesday, February 27, 2013

I tre Grillo



IL TRIONFO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

È una rivoluzione. Nella storia dei paesi occidentali non era mai successo che un gruppo di sconosciuti dilettanti della politica, al debutto, diventasse il primo partito. 
Ora il futuro degli italiani dipende dalle scelte del suo leader. 
Per capire che cosa ci aspetta, ecco chi è l’uomo che ha sbancato alle elezioni


Oggi, 25 febbraio 2013

di Mauro Suttora

Chi è veramente Beppe Grillo? Probabilmente non lo sa neppure lui. Troppo distanti sono le tre versioni di questo 64enne geniale: prima cocco della tv del regime democristiano (figlioccio di Pippo Baudo, 1977-92), poi apostolo dell’ecologia antitecnologica (spaccava computer sul palco dei teatri, 1993-2004), infine cantore della Rete e capopopolo (2005-oggi).

Il punto di svolta è la sera del 15 novembre 1986. Durante Fantastico 7, il varietà del sabato sera presentato da Baudo, gli scappa l'ormai leggendaria battuta contro Bettino Craxi, allora premier e capo del Psi, l’uomo più potente d’Italia: «I socialisti erano in Cina, e Martelli chiede a Craxi: “Ma se qui sono tutti socialisti, a chi rubano?”».

La vulgata recita che da allora, dopo furibonda telefonata di Craxi a Baudo, Grillo sarebbe stato espulso dalla Rai. Nient’affatto. Anzi, ogni sua successiva apparizione era garanzia di audience, perché l’odore di zolfo attirava gli spettatori. Fin dove si sarebbe spinto il comico nell’offesa? Nel frattempo, inoltre, il dc Ciriaco De Mita aveva fatto fuori Craxi. Quindi via libera a Grillo per memorabili e lunghe comparsate a Sanremo nell’88 e '89. Dove con i suoi impareggiabili tempi teatrali, apparentemente spontanei e invece studiatissimi (come oggi), poteva andare avanti all’infinito sul filo del rasoio del vaffa al politico.

I suoi autori allora erano Michele Serra (oggi ancora a Sanremo a scrivere testi, ma per Fabio Fazio) e Stefano Benni. Memorabile l’insulto a Jovanotti, che ancora lo odia.
Altra curiosità: sì, Grillo ha lavorato anche per Silvio Berlusconi. Almeno tre Telegatti, ma anche il suo terzo e ultimo film, scritto da Benni e prodotto dalla berlusconiana Rete Italia. Musiche di Fabrizio De Andrè, coprotagonista Jerry Hall, moglie di Mick Jagger dei Rolling Stones. Berlusconi non si arricchì grazie a questo film, ma oggi può dichiarare con sufficienza: «Sì, Grillo ha lavorato per me. Ottimo comico, è rimasto tale».

Intanto però, sulle orme di Giorgio Gaber, Grillo preferisce il teatro (poi i palasport, con prezzi non popolari) alla tv. E vira sull’ecologia. Il suo primo recital si chiama ironicamente Buone notizie. E trova uno sbocco tv nel dicembre ’93, quando grazie a Tangentopoli i partiti allentano il controllo sulla Rai. Vanno in onda due puntate del Beppe Grillo Show in prima serata su Rai1. Uno sfracello: 15 milioni incollati a sentire Grillo già trasformato in Savonarola.

Ed ecco Beppe nella sua seconda incarnazione. Successo straordinario nelle tournée, tutto esaurito, incassi e redditi miliardari. Villa a Porto Cervo, yacht, bella vita, la seconda moglie persiana Parvin (ex di un calciatore). Insomma, ognuno si porta dietro le sue contraddizioni: anticonsumista, ma vita privata molto smeralda accanto a Flavio Briatore (ho scritto «accanto», caro avvocato di Grillo, non «con»).

Oltre all’ambientalismo l’inesauribile Beppe, curioso ed eclettico come tutti gli autodidatti (non si è laureato, e neppure il suo guru Gianroberto Casaleggio) trova altri bersagli: il signoraggio delle banche, combattuto dal professor Giacinto Auriti, e soprattutto le memorabili campagne da difensore dei piccoli azionisti Telecom e Parmalat, contro le grandi truffe di regime.

Il terreno erà già seminato per il terzo Grillo: il politico che surfa sulla Rete. Casaleggio gli compare davanti nel camerino, è amore a prima vista. Poi la decisione di lanciare il blog nazionale e attrarre proseliti nei Meetup (piattaforma Usa, scelta contestata dai puristi di sinistra). Infine, nel 2007, il primo Vaffa-Day.

Il resto è storia. In memoria del Vaffa, la V del MoVimento 5 Stelle resta in maiuscolo. E maiuscolo è il vaffa appena decretato dagli elettori contro tutti gli altri partiti.
Così, abbiamo la prima rivoluzione guidata da un miliardario simpaticissimo, e dal suo moVimento che ha sede (Casaleggio Associati) fra Montenapoleone e La Scala, a Milano, in una zona da 20 mila euro al metro quadro. Buon divertimento.
Mauro Suttora

Friday, December 07, 2012

Grillo: parlano gli antipartito del passato


di Mauro Suttora
Sette (Corriere della Sera), 7 dicembre 2012
Il Movimento 5 stelle non è il primo a voler «fare politica in modo pulito». Ecco l'opinione su Grillo dei leader dei movimenti «antisistema» degli ultimi 40 anni.  

MARIO CAPANNA (SESSANTOTTINI)
«Grillo mi è istintivamente simpatico, perché ci mette la faccia ed è molto documentato. Deve aver letto almeno due miei libri, sicuramente Coscienza globale. Ogni movimento allo stato nascente gode di un carisma temporaneo. Il problema è la durata. Durante la democrazia diretta assembleare del ’68 i leader dovevano meritarsi la loro qualifica giorno per giorno, nel confronto diretto con centinaia e migliaia di studenti. Oggi nella democrazia telematica manca il contatto diretto con i cuori e le menti. 
In rete circola una gran quantità di ciarpame. Casaleggio stesso dice che il web non è innocente, e teorizza il ruolo degli “influencer”. Grillo è sicuramente un “innovatore”: ora deve dimostrare di essere anche un “rinnovatore”. 
Lui unico controllore del marchio, lui che parla senza contraddittorio in rete e nei comizi: nel ’68 sarebbe stato inconcepibile, le assemblee erano luogo di confronto anche aspro, ma di dialogo. Oggi invece si rischia il solipsismo, si chiede solo di credere e aderire. Mi sorprende il modo in cui fa rispettare le regole del suo movimento, con diktat inappellabili».

MARCO PANNELLA (RADICALI)
«Il movimento grillino non è armato di esperienza. Siamo pronti a mettere a sua disposizione la nostra. Anche noi vogliamo un processo di Norimberga contro la partitocrazia degli ultimi 60 anni».
Marco Pannella vede Grillo adottare molte battaglie dei radicali, ma commettere errori come quello dei referendum contro i finanziamenti pubblici ai giornali del 2008: firme insufficienti, mezzo milione di sottoscrizioni al macero.
«Grillo sbaglia se rifiuta il dialogo, perché rischia di andare a sbattere politicamente e di subire la rivolta dei suoi stessi grillini. Se non passa da un piano monologante a dialogante, anche nell'online, con la sua scelta di impiccare tutto e tutti rischia di restarci lui, e di portare gli altri con sé. Senza soprattutto fare proposte, se non demagogiche e improvvisate, poco costruttive. 
Da Grillo attendo una politica che invece di centrare tutto sulla perversione degli avversari appoggi iniziative concrete, come facciamo noi da sempre. C'è il rischio che i candidati del Movimento 5 stelle riprendano il suo monologo perché sono stati formati a copiare con parole diverse le sue filippiche. Grillo ripete le stesse cose che i fascisti dicevano contro i parlamentari: tutti corrotti, tutti pezzi di m... Ma così non costruisce nulla».

GRAZIA FRANCESCATO (VERDI)
«Conosco Grillo da quando ero presidente del Wwf, e lui negli anni ’90 si avvicinava ai temi ecologisti. Il suo movimento nasce dalla voglia di buona politica. Io però non amo la mera protesta: slogan come “tutti a casa” o “tutti cretini e delinquenti” sono rozzi e sbagliati, ma soprattutto depistano dai veri problemi. Mi ricordano il Berlusconi “ghe pensi mi” di vent’anni fa. 
Noi verdi invece non volevamo capi carismatici, anche se avevamo personaggi di grande carisma come Alex Langer. Ma proprio lui ammoniva che il potere, il seggio elettivo, è come una centrale nucleare che emette radiazioni e rende dipendenti da piccoli e grandi privilegi. Per questo Michele Boato e molti altri praticarono la rotazione a metà mandato, dopo due anni e mezzo. Io stessa sono stata in Parlamento solo due anni, non ho il vitalizio e ho rifiutato il doppio incarico di presidente dei verdi (oggi sono in Sel). 
È importante che gli eletti abbiano un proprio lavoro al quale tornare: non devono essere costretti a dire sempre sì al capo per mancanza di alternative. Spero che dentro al M5S si sviluppi il senso critico: dalla protesta urlata occorre passare alla cultura della complessità. L’ecologia politica è nata 40 anni fa, ma vedo che i problemi sono sempre gli stessi».

GIANCARLO PAGLIARINI (LEGHISTI)
«Voterò Grillo: anche se sbaglia, non potrà fare peggio di tutti gli altri. A meno che non salti fuori qualcosa di veramente nuovo, come Oscar Giannino. Anche Umberto Ambrosoli, candidato del centrosinistra in Lombardia, non mi dispiace. Ma alcuni amici mi assicurano che nel Movimento 5 stelle ci sono ragazzi perbene e preparati che non hanno mai fatto politica, oltre a professionisti che lavorano. 
Come nella Lega Nord vent’anni fa. Io nel 1990 ero revisore dei conti in una multinazionale, stavo per emigrare in Nuova Zelanda. Mi avvicino alla Lega, e nel giro di quattro anni mi ritrovo ministro del Bilancio. E pensare che per la mia poltrona c’era gente che scalpitava da decenni e avrebbe ucciso la nonna… 
Sono rimasto in Parlamento fino al 2006, poi sono stato uno dei pochi a lasciare la Lega spontaneamente, senza venire espulso da Bossi. Ma nei movimenti di rottura come noi e il M5S sono necessari capi duri: chi fa il civile e l’educato non trova spazi nel monopolio della casta. Bossi era uno che scriveva sui muri e sui ponti. Leggo sempre il blog di Grillo, è fatto bene. Ma senza il federalismo neanche lui andrà da nessuna parte».
Mauro Suttora

Wednesday, December 05, 2012

Grillini sulla graticola

I SONDAGGI DANNO IL MOVIMENTO 5 STELLE AL 20 PER CENTO. E LUI PROMETTE UN ESAME TRASPARENTE PER TUTTI I CANDIDATI, VOTATI DAGLI ISCRITTI E "GRIGLIATI" CON LE DOMANDE DEI I CITTADINI. SIAMO ANDATI A VEDERE SE E COME FUNZIONA

dall'inviato Mauro Suttora

Oggi, 28 novembre 2012

Che fatica, la democrazia diretta. Volevo partecipare anch’io alla grande novità della politica italiana: la prima volta che un partito (pardon: movimento...) fa scegliere i propri candidati direttamente ai cittadini. Non solo i leader, come fanno gli altri con le primarie. Proprio tutti i candidati, dal primo all’ultimo.

Così, dopo anni che scrivevo articoli su Beppe Grillo (il primo su Oggi risale al 2007, quando organizzò il Vaffaday contro i politici), mi sono «registrato» sul suo portale. Un po’ per simpatia personale, un po’ per curiosità professionale, ho mandato la scansione della mia carta d’identità, qualche dato, e sono diventato un «grillino» anch’io.

In pratica, è come iscriversi. Però è gratis (cosa da non sottovalutare), perché il Movimento 5 Stelle (M5S) si definisce «non partito». Che vuole solo fare da «tramite» fra i cittadini e gli eletti («portavoce»). Niente tessere, sedi, soldi, burocrazia, finanziamento pubblico. Solo volontariato. Insomma un paradiso, in questa Italia soffocata dai politici di professione della «casta» e dal notevole numero di ladri che opera fra loro.

Da qualche mese, quindi, posso entrare nei siti internet del M5S, partecipare alle discussioni, votare on line nei referendum che organizzano quando un consigliere comunale o regionale deve votare su un argomento che non fa parte del programma.

Così ho votato a favore del testamento biologico assieme ad altri 170 «registrati» di Milano, e poi il consigliere Mattia Calise ha riversato questa nostra decisione nel dibattito al consiglio comunale.

In luglio sono stato invitato a una riunione semestrale per giudicare l’operato di Calise. Non c’era tanta gente, il consigliere è stato «promosso». Ho anche aiutato il consigliere della mia zona a organizzare un banchetto di propaganda nel quartiere di Santa Giulia, devastato dalla speculazione edilizia.

Orgia di internet, tutto online

Poi sono cominciati i problemi. Infatti Grillo e i suoi sono un po’ fissati con la Rete, pensano che quasi tutti i problemi si possano risolvere grazie a internet. Risultato: se voglio essere informato, devo passare ore di fronte al computer. Per star dietro a tutte le notizie e i dibattiti, infatti, bisogna seguire ben sei siti diversi: il portale nazionale, Facebook, Google-Wiki, i MeetUp (gruppi cittadini o regionali), Pbworks e Liquid Feedback.

Con tutti questi nomi, chi non è appassionato di elettronica si perde. E anche la mia compagna, che mi vede smanettare  la sera col portatile sul divano invece di guardare un film in tv con lei, sospira e mi prende per matto.

Ora sono arrivate le elezioni. E dobbiamo mettere in pratica quel che predichiamo: democrazia diretta. Veramente è più in voga la parola «democrazia liquida», che però a me non piace perché mi ricorda l’Inno al corpo sciolto di Roberto Benigni.
Vado a Saronno a un’assemblea regionale. Pochi giovani e donne, molti maschi 40-50enni. Ci riuniamo nel sotterraneo di un albergo, divisi in commissioni: sanità, trasporti, energia, ecc.

Visto che sono giornalista, vado nella commissione Informazione. Non l’avessi mai fatto. Scopro che il M5S odia tutti i giornalisti. Pensavo che ce l’avessero (giustamente) solo con i giornali pagati con soldi pubblici e con i talk show tv, dove Grillo vieta ai suoi di andare. Invece l’odio è generalizzato: siamo tutti paragonati ai politici corrotti. Infatti i grillini non leggono i giornali, al massimo danno uno sguardo veloce ai siti online.

A un certo punto entra uno e annuncia: «C’è di là un giornalista del Fatto quotidiano che vorrebbe entrare, ha chiamato ieri per accreditarsi». Niente da fare: gli danno solo il permesso di stare nella hall. E pensare che il Fatto di Marco Travaglio è il giornale più vicino a Grillo.

300 candidati per 80 posti

Due giorni dopo, assemblea pubblica a Cernusco sul Naviglio (Milano): si sottopongono a «graticola» (interrogatorio pubblico) i candidati alle regionali. Sono ben 300 per 80 posti: evidentemente uno stipendio fa gola a molti, anche se il M5S lo limita a 2.500 euro al mese rispetto agli 11.000 intascati dagli eletti degli altri partiti.

Forse per paura di essere travolti da questa valanga di speranzosi, gli organizzatori non permettono però al pubblico di rivolgere domande ai candidati. Dicono che il tempo è troppo poco, e li sottopongono a un interrogatorio pre-confezionato con domande un po’ scontate, tipo: «Cosa farai se non verrai eletto?» Naturalmente nessuno ha risposto: «Sparirò, perché mi interessano solo i soldi». Eppure è proprio quel che è successo negli anni scorsi: dopo il voto molti sono scomparsi, e a tirare la carretta sono rimasti pochi volontari. Insomma: che difficile la democrazia, anche se è diretta...
Mauro Suttora


MA GRILLO HA GIA' ESPULSO LA META' DEI SUOI CONSIGLIERI REGIONALI

Il Movimento 5 stelle aveva eletto quattro consiglieri regionali nel 2010: due in Emilia e due in Piemonte. Ma Beppe Grillo ne ha già espulsi la metà. L’emiliano Giuseppe Favia è inciampato in un fuorionda tv in cui accusava Grillo e il suo consulente Gianroberto Casaleggio di metodi poco democratici.

Poi Grillo ha «licenziato» anche il piemontese Fabrizio Biolé (con lui nella foto) tramite lettera di un avvocato (sotto) che gli imputa di avere già fatto il consigliere comunale due volte nel suo paesino di 500 abitanti in provincia di Cuneo. I grillini, infatti, possono essere eletti al massimo per due mandati. Biolé obietta che tutti lo sapevano, ma che gli chiesero di soprassedere perché i candidati M5S nel 2010 erano pochi.


Monday, October 22, 2012

Grillo in Sicilia

I SONDAGGI DANNO IL SUO MOVIMENTO AL SECONDO POSTO IN ITALIA DOPO IL PD

dal nostro inviato Mauro Suttora

Messina, 11 ottobre 2012

«La propaganda elettorale a questo punto potremmo anche non farla. Ce la stanno regalando gli altri partiti, ogni giorno». Isola di Lipari, bar Quinta Luna. I quattro ragazzi che hanno fondato il Movimento 5 stelle nelle Eolie aspettano l'aliscafo con cui sta arrivando Beppe Grillo da Milazzo. Oggi farà tre comizi: uno qui alle tre, poi tornerà in terraferma a Brolo (Messina) alle sei, infine nella piazza di Barcellona Pozzo di Gotto alle nove.

Tre appuntamenti al giorno per 17 giorni, fino al voto per le regionali del 28 ottobre: cinquanta comizi in totale. Nessun altro politico nazionale batte la Sicilia così capillarmente come il «non-politico» Grillo. In camper anche lui, come Matteo Renzi.

Eccolo che scende sul molo. I ventenni della sua corte allegra e variopinta vanno ad accoglierlo e poi lo seguono in fila, come un pifferaio magico. Arriva al bar, dove la proprietaria offre a tutti vassoi colmi di arancini di riso, pizzette, olive, uva. Lui è sempre allegro, lancia battute a raffica. Sale sul balcone, imita Mussolini: «Liparesi! O liparoti?»

Lo portano in giro su un risciò, la gente si affaccia, scende per strada, va a parlargli. I turisti tedeschi ed estoni chiedono chi è. Un giornalista locale gli chiede se si ricorda di quando arrivò alle Eolie in barca con Gino Paoli. Nei sondaggi Grillo ha il 17 per cento e guida il secondo partito italiano dopo il Pd, ormai alla pari col Pdl. Ma non ha scorta: solo tre carabinieri di Lipari lo seguono a discreta distanza.

«In Sicilia speriamo di prendere il dieci per cento», mi dice Giancarlo Cancelleri, 37 anni, geometra in una ditta metalmeccanica di Caltanissetta, candidato governatore. È stato eletto capolista in agosto da un'assemblea con i delegati di tutte le liste di tutte le province: il massimo di democrazia possibile. Ma anche lui sa che a queste latitudini il voto è condizionato da mafia, clientele, legami di parentela, amicizia, convenienza. È poco libero, insomma. Per cui il risultato sarà più basso che nel resto d'Italia fra cinque mesi, alle politiche.

Gli ultimi giorni, però, hanno regalato a Grillo argomenti a raffica. La stessa sera in cui è arrivato a Reggio Calabria per attraversare lo stretto di Messina a nuoto (missione compiuta), il consiglio comunale della città è stato sciolto: era controllato dalla 'ndrangheta. «Ma per noi è importante anche che siano stati arrestati i capi delle municipalizzate di acqua e spazzatura», dicono i 5 stelle, «perché da anni denunciamo che il vero potere si è trasferito dai comuni a queste società semiprivate che gestiscono affari da miliardi».

Non era mai capitato nella storia d'Italia che il consiglio di un capoluogo regionale venisse chiuso per mafia. O che un assessore della Lombardia comprasse i voti della 'ndrangheta a 50 euro l'uno. O che i capi dei partiti sia di governo sia d'opposizione nel Lazio (Franco Fiorito del Pdl e Vincenzo Maruccio dell'Idv) trasferissero centinaia di migliaia di euro sui propri conti personali. Ogni giorno una conferma alla visione apocalittica che Grillo ripete ogni tre ore nei suoi comizi: «Il sistema è totalmente marcio, gli unici non corrotti siamo noi».

Poca meraviglia, quindi, che una formazione politica al suo debutto nazionale balzi subito al secondo o terzo posto. Anche questa è una primizia nella storia patria: neanche i fascisti ci riuscirono, 90 anni fa. Ma su questo punto delicato Grillo ci tiene a precisare: «Per fortuna siamo noi a raccogliere la protesta, invece dei neonazisti come in Grecia».

Lui continua a fare il comico. Alla partenza della sua nuotata dalla Calabria il primo temporale dopo l'estate porta a mare una fiumara di acqua di fogna. Grillo, già pronto con muta e pinne, deve spostarsi di cento metri per non finirci dentro. Altri miasmi all'arrivo a capo Peloro: tombini scoppiati dopo l'acquazzone. Ma lui ci scherza su: «Visto come vi hanno ridotto i politici che vi governano? Mandiamoli tutti a casa».

L'exploit natatorio (2.800 metri in 77 minuti) voleva «dimostrare l'inutilità del ponte di Messina». Altra coincidenza: proprio ora viene ufficializzato il no alla costruzione, otto miliardi risparmiati ma 300 milioni di penale da pagare. Poi Grillo ha «imitato Forrest Gump»: è arrivato a Misterbianco (Catania) di corsa, incitando i suoi ragazzi: «Belin, io ho 64 anni, ma alcuni di voi sono messi peggio di me».

Al comizio davanti al duomo di Messina riempie la piazza, 4 mila persone. Domandiamo se anche gli altri partiti ci riescono: «Quasi nessuno ormai si arrischia a fare comizi», ci risponde un giornalista del settimanale 109 (come il numero dei comuni nell’immensa provincia messinese).

Beppe, ma chi te la fa fare?, gli domandiamo. Lui non dà interviste a giornalisti di testate nazionali. Solo ai locali e agli esteri, gli altri li considera venduti. Però parla con tutti, quindi risponde: «È da vent’anni che m’interesso di problemi pubblici, ecologia, raccolta differenziata, energie alternative. Mi sono documentato, prima facevo spettacoli a pagamento nei palasport, ora aiuto questi ragazzi a cambiare la politica. Ma la vera domanda è: chi ce la fa fare a continuare a votare per questi delinquenti?»

Nei comizi parla (urla) di onestà, pulizia, politici non di carriera (massimo due mandati a 2.500 euro al mese), partiti senza soldi pubblici. Scivola sull’Ilva («l’acciaio non lo vuole più nessuno», s’inventa) e sul disastro finanziario della regione Sicilia (1.800 dirigenti contro i 280 della Lombardia), che secondo lui vanterebbe invece crediti verso lo stato. Ma i simpatizzanti accorrono per divertirsi e farsi galvanizzare, non per approfondire troppo.

Sulla spiaggia calabra di Villa San Giovanni incrociamo Gianroberto Casaleggio, il suo principale consulente. Timido, introverso, non ama parlare in pubblico. Perciò si è fatto la fama di Richelieu, guru misterioso di Grillo. Anche qui si tiene lontano dalla folla degli aficionados. Parliamo delle polemiche sulla reale democrazia nel movimento che lo hanno investito dopo le accuse di Giovanni Favia, consigliere grillino in Emilia. Ma alla fine è lui, quasi incredulo del successo di Grillo, a domandarmi: «Secondo lei, come andrà a finire?»
Mauro Suttora


"FORMIGONI PASSA, I DIRIGENTI RESTANO"

È guerra aperta a Milano fra il Movimento 5 Stelle e i ciellini di Roberto Formigoni. Il consigliere comunale Mattia Calise, il dirigente regionale Vito Crimi e l’ex direttore del centro Emoderivati Enrico De Alessandri hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale di ben 13 milioni di euro causato, a loro avviso, dal segretario generale della regione Lombardia.

•«Nicola Maria Sanese», denunciano, «nel 2007 ha assunto 31 dirigenti, molti dei quali legati a Comunione e Liberazione, dopo un concorso annullato per omessa pubblicazione nella Gazzetta ufficiale».

•L’annullamento è stato confermato da Tar, Consiglio di Stato e Cassazione, con sentenza definitiva del 2010. «Ma ancor più scandaloso è stato il consiglio regionale che, invece di far ripetere il concorso, ha emesso una legge apposita chiamata “parentopoli” per sanare l’illegalità, stabilendo che in regione Lombardia i concorsi non devono essere pubblicati sulla Gazzetta ufficiale».

•La cifra di 13 milioni è la somma degli stipendi incassati finora dai 31 dirigenti, da 74 mila a 220 mila euro annui l’uno. «È stato un vero e proprio “assalto alla dirigenza”», afferma Calise, «che non cessa con la caduta della giunta Formigoni, perché i politici passano, ma i dirigenti restano».


VOLETE ATTRAVERSARE ANCHE VOI A NUOTO LO STRETTO DI MESSINA? ECCO COME

• La prima domenica di agosto, ogni anno, si svolge la “Traversata dello Stretto”. È una delle più importanti gare mondiali di nuoto di fondo. «Le domande d’iscrizione sono centinaia», dice Giuseppe Vetere, un organizzatore, «ma purtroppo vige il numero chiuso di cento per non bloccare il traffico navale».

• La manifestazione è nata nel 1954. Negli anni ’90 si era trasformata in gara di nuoto pinnato, ma dal 2006 si nuota di nuovo a piedi nudi (foto).

• I tempi di percorrenza variano, a seconda delle correnti: lo stesso nuotatore può impiegare 40 minuti o un’ora e venti a percorrere i tre km. Simone Ercoli, 33 anni, ha vinto nel 2012 per la terza volta.

• Il mitico percorso da Scilla a Cariddi celebrato già da Omero è uno dei più difficili al mondo. L’ora giornaliera di tregua fra le due fortissime correnti (nord e sud) si sposta infatti con le fasi lunari, quindi non sempre è possibile approfittarne.

Friday, May 25, 2012

il cerchio magico di Grillo

Movimento spontaneo di cittadini? Piano. Dietro al boom del Movimento 5 stelle c’è un’attenta strategia di marketing. E un “Richelieu”

di Mauro Suttora

Oggi, 16 maggio 2012

Il “Richelieu” di Beppe Grillo si chiama Gianroberto Casaleggio: possiede una società di marketing e strategie informatiche che gli cura il sito web. Non solo: i capilista alle elezioni sono stati selezionati dopo colloqui di ore nella sede milanese della società.

● Quindi, se i 5 stelle confermeranno l’exploit elettorale alle politiche fra un anno, le centinaia di nuovi e sconosciuti eletti non saranno stati scelti per caso, ma saranno il frutto di un’attenta regia.

● Casaleggio compare raramente in pubblico, ma è il principale consulente di Grillo. Ex di Egg Web, quando la società informatica di Telecom viene venduta nel 2004 Casaleggio si mette in proprio. Suoi collaboratori sono Enrico Sassoon, ex giornalista del Sole 24 Ore e direttore della Harvard Business Review, il figlio Davide, gli ingegneri Luca Eleuteri e Mario Bucchich. Nello stesso anno Casaleggio va da Grillo e riesce a entusiasmarlo sulle prospettive della rete.

● Fino a due anni fa la sua società curava anche il sito di Di Pietro (per 700 mila euro l’anno), oggi lavora in esclusiva con i 5 stelle.

● È prevedibile che nei prossimi mesi ci sarà un assedio al carro del vincitore, con tanti arrivisti che cercheranno di farsi eleggere con Grillo. Sarà compito di Casaleggio evitare infortuni come quelli di Scilipoti e De Gregorio, eletti deputati da Di Pietro prima di passare con Berlusconi.

Mauro Suttora