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Thursday, February 28, 2013

Il trionfo di Grillo. E adesso?


IL TRIONFO DI GRILLO

I suoi eletti sono 160 sconosciuti. Non hanno mai fatto politica. Non si sono mai incontrati fra loro. E non hanno soldi, sedi, capi. Ecco cosa faranno

di Mauro Suttora

Oggi, 26 febbraio 2013

E adesso? I primi a non crederci sono loro, i grillini. «’Amo fatto er botto», dice Paola Taverna, neosenatrice 5 Stelle. Corre al Viminale dopo aver visto gli spogli delle sue cinque sezioni romane: «Siamo dappertutto il primo partito, spalla a spalla con Pd e Pdl. Pazzesco». Negli ultimi giorni prima del voto, quando pubblicare i sondaggi era proibito, sui siti internet di Grillo qualcuno sparava: «Siamo il primo partito». Ma sembravano auspici, più che previsioni. Certo, le piazze dei comizi erano piene. Certo, gli scandali che toccavano gli altri partiti (Finmeccanica, Montepaschi) erano quotidiani. Però tutti ritenevano una vittoria arrivare al 20 per cento. E invece.

Tutti i palazzi del potere italiano sono travolti dallo tsunami Grillo. Che finora era solo il simpatico slogan del suo tour di comizi. Ma che alle quattro del pomeriggio del 25 febbraio si è concretizzato, travolgendo ogni previsione. Lo spread va alle stelle, le Borse crollano. Centrodestra e centrosinistra sono appaiati. Il vincitore è il signor Beppe Grillo, professione comico. Instabilità assicurata.

MAI SUCCESSO IN OCCIDENTE

Non era mai successo, nella storia delle democrazie occidentali, che un partito fatto di dilettanti della politica ottenesse un tale risultato al suo debutto. Si offende, Pasquale Caterisano, grillino comasco della prima ora, a sentir parlare di «inesperienza»: «Siamo cittadini normali, capacissimi di far quadrare i conti di una famiglia, e anche di un’azienda. Quindi anche di un ente pubblico. Se essere “inesperti” di politica significa non rubare, per noi è un vanto».

Il problema è che non solo tutti i 150 parlamentari di Grillo sono debuttanti a Roma. Ma che nessuno di loro, diversamente dai leghisti vent’anni fa, è stato mai neppure consigliere regionale, provinciale, comunale, o perfino di quartiere. Era una delle regole per partecipare alle primarie del M5S: essere politicamente «vergini».

Grillo non ha permesso neppure che si seguisse un cursus honorum, come avveniva nell’antica Roma: chi è stato eletto nei Comuni e Regioni qualche anno fa non ha potuto fare il salto in Parlamento. Una delle regole ferree del M5S, infatti, è che bisogna «rispettare il mandato». Quindi completarlo fino in fondo, senza saltare in un’istituzione più importante dopo tre o quattro anni.

Risultato: gli eletti in Parlamento sono stati pescati fra gli esclusi dei voti amministrativi precedenti, per assicurare fedeltà ed evitare assalti di arrivisti dell’ultima ora. Chiunque si fosse presentato per il M5S alle comunali o regionali dal 2008 a oggi, ma non fosse stato eletto, ha potuto partecipare alle primarie.

Vito Crimi: «Non frequenteremo la buvette»

Cosa faranno adesso questi signori Smith immacolati che arrivano a Roma? «Non frequenteremo le buvette di Camera e Senato, per non fare brutti incontri», scherza Vito Crimi, neosenatore, 42 anni. E' nato a Palermo ma emigrato a Brescia per lavorare come impiegato alla Corte d’Appello. Eletto senatore, negli ultimi tempi sembra lui l'eletto 5 stelle al quale Grillo si appoggia di più.

Appare sempre lui alla sua destra durante le ultime occasioni più importanti, come l’unica conferenza stampa mai effettuata dal comico genovese: organizzata a Roma in gennaio per protestare contro un simbolo farlocco, quasi uguale a quello del M5S, che in un primo tempo era stato accettato dal Viminale. Ma nel movimento vige l’egualitarismo più assoluto. I presidenti dei gruppi parlamentari, ad esempio, ruoteranno ogni tre mesi.

Il movimento è senza soldi, senza sedi, senza funzionari, senza congressi, si coordina solo in rete, sui «meetup» di internet. E' «liquido», quindi non esistono vice-Grillo. Non ci sono segretari regionali, provinciali, comunali. Non c’è alcuna gerarchia. Gli eletti non si conoscono neppure fra loro. Prenderanno solo 2.500 euro netti al mese come parlamentari, e rifiutano il finanziamento pubblico.

Casaleggio: «Ora ci vuole competenza»

Il guru Gianroberto Casaleggio, timidissimo, è salito sul palco dell’ultimo comizio a Roma. Ha pronunciato poche parole, ma profetiche: «Ricordo uno slogan del 1968, “Fantasia al potere”. Oltre alla fantasia e alla creatività, abbiamo bisogno anche di trasparenza, onestà e competenza. Senza queste, non cambieremo nulla».

I grillini sono per la democrazia diretta, quindi contro i politici di carriera. Vogliono la cancellazione dei finanziamenti pubblici a partiti e giornali. E privatizzare la Rai, tranne un canale. Si concentreranno sulle loro priorità: dimezzamento dei parlamentari, degli stipendi dei parlamentari e dei costi della politica. Proporranno referendum abrogativi, ma anche propositivi. E senza quorum.

Mauro Suttora