La resurrezione di Berlusconi, che si candida per la terza volta
Oggi, 20 dicembre 2012
di Mauro Suttora
Età di alcuni personaggi storici quando "tornarono in
campo":
Churchill 76 (come
Berlusconi oggi)
De Gaulle 68
Napoleone 46
Mussolini 60
Peron 78
Fanfani 74, 79
Giolitti 77
Aveva gli stessi anni di
Silvio Berlusconi oggi (76) Winston Churchill nel 1951, quando tornò premier
sei anni dopo la bocciatura da parte degli ingrati inglesi, nonostante avesse vinto
la Seconda guerra mondiale. E Juan Domingo Peron era ancora più anziano nel
1973, quando a 78 anni ridiventò presidente del'Argentina.
Non è questione d'età,
quindi. La «resurrezione» di Berlusconi, che si candida presidente del
Consiglio per la sesta volta un anno dopo l'uscita da palazzo Chigi per opera
di Mario Monti e di Giorgio Napolitano, ha parecchi precedenti nella storia.
Data la statura del
personaggio, cominciamo con Napoleone.
Il quale perse il potere giovanissimo, a 46 anni nel 1814, ma in fretta lo
riconquistò dopo pochi mesi d'esilio all'isola d'Elba. Non è comunque un
paragone beneaugurante per il nostro Silvio: com'è noto il suo ritorno durò
appena cento giorni, prima della definitiva sconfitta a Waterloo nel 1815 e il
secondo esilio in un'isola assai più lontana, Sant'Elena.
Più a lungo durò il tragico «secondo tempo» di
Benito Mussolini, dopo la
defenestrazione del 25 luglio 1943. Nel giro di due mesi il dittatore era già
tornato a guidare la repubblica di Salò. Che però, reggendosi solo grazie ai
tedeschi, dopo un anno e mezzo crollò.
Sono quelli di due grandi leader democratici,
quindi, gli esempi più promettenti per Berlusconi. Churchill durò al potere quattro anni nella sua terza vita politica
(dopo la prima come ministro conservatore dal 1908 al ’29 e la seconda come
premier anti-Hitler dal ’40 al ’45). Nel 1955 abbandonò per sempre il potere,
ma senza essere sconfitto: lasciò spontaneamente Downing Street al suo delfino
Anthony Eden, dopo aver vinto anche il Nobel della Letteratura.
L’altro famoso «revenant» del ’900 è stato il
generale Charles De Gaulle.
Dimessosi sdegnoso da presidente nel 1946, fu richiamato in servizio a furor di
popolo nel ’58, all’età di 68 anni. Un anno da premier, e poi ben dieci anni
come primo presidente della Quinta Repubblica francese. Neppure il maggio ’68
riuscì a scalzarlo. Se ne andò un anno dopo, ma lasciando anche lui l’Eliseo al
fedelissimo Georges Pompidou.
Molto più lungo, e in esilio a Madrid, il
«digiuno» patito da Peron dopo la
fine della sua prima presidenza (1946-’55): diciotto anni. Tornò a Buenos Aires
nel ’73 a fianco della seconda moglie Isabel, che però non riuscì a sostituire
la prima moglie Evita nel cuore degli argentini. E dopo otto mesi il vecchio
populista morì d’infarto.
E in Italia? Berlusconi può rifarsi a due
anziani statisti richiamati in servizio per risolvere situazioni turbolente. Il
77enne liberale Giovanni Giolitti
nel 1920 formò il suo quinto governo, sei anni dopo il quarto, di fronte alle
opposte turbolenze rosse e nere. Ma durò appena un anno, e alla fine i fascisti
prevalsero.
Meno drammatici gli ultimi ritorni al governo
del democristiano aretino Amintore Fanfani,
già premier nel 1954, nel ’58 e poi fino al ’63, prima di diventare il ministro
degli esteri di Aldo Moro con il centrosinistra. Nel 1982, a 74 anni, sostituì
per pochi mesi Giovanni Spadolini a palazzo Chigi, perché la Dc non voleva
andare al voto dell’83 sotto il primo premier laico.
Soprannominato «rieccolo» da Indro Montanelli,
Fanfani guidò di nuovo il governo nel 1987 per la sesta volta a ben 79 anni: appena
tre mesi, anche qui giusto il tempo di gestire le elezioni dopo la
defenestrazione del socialista Bettino Craxi.
Mauro Suttora
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