di Mauro Suttora
Oggi, 19 dicembre 2012
Mancano soltanto 45 giorni al 3
febbraio, data fissata dal Tar per le elezioni regionali del Lazio, ma non si
sa ancora nulla. Si voterà, non si voterà? «Richiami nei prossimi giorni»,
rispondono sconsolati al ministero degli Interni. In nessun Paese di democrazia
occidentale era mai successo un disastro del genere. Siamo nell’incertezza più
assoluta.
Sono in ballo quattro elezioni: le
politiche nazionali (Camera e Senato), più le regionali in Lombardia, Lazio e
Molise. Per nessuna di queste, a pochissime settimane dal voto, è fissata una
data. Per i partiti già rappresentati in Parlamento e nei tre consigli
regionali, poco male: presenteranno le liste dei candidati anche all’ultimo
minuto.
Ma tutti gli altri (Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, i Radicali di
Marco Pannella ed Emma Bonino, Verso la Terza Repubblica di Luca Cordero di
Montezemolo, La Destra di Francesco Storace ed altri) devono raccogliere
moltissime firme. Per le Politiche addirittura 160 mila. Impossibile che ce la
facciano. L’unico senza problemi sembra Grillo: ai suoi banchetti c’è la fila
per sottoscrivere.
E pensare che, per legge, la
raccolta firme dovrebbe iniziare sei mesi prima. Ma la regola salta in caso di
voto anticipato. E questo è il caso di tutte e quattro le elezioni. Le
politiche arrivano due mesi prima la scadenza naturale (aprile) per non
accavallarsi con il voto per il nuovo presidente della Repubblica.
L’unica cosa
sicura, adesso, è che andremo alle urne in febbraio. Naturalmente la soluzione
più logica è che si voti nello stesso giorno dappertutto: risparmio di soldi
per lo stato e di tempo per i cittadini. Ma per gli azzeccagarbugli la
semplicità non è una virtù. Possiamo solo sperare che prima o poi il Consiglio
dei ministri si svegli e decida. Deve
comunque farlo, prima di Natale. Altrimenti si slitta a marzo.
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