TRE MANAGER IN CORSA PER LA POLTRONA DI SINDACO DI MILANO. ABBIAMO RIVOLTO LORO LE STESSE DOMANDE. QUANTO SI SOMIGLIANO LE RISPOSTE?
di Mauro Suttora
Oggi, 16 marzo 2016
Appuntamento a giugno. Giuseppe Sala (centrosinistra), Stefano Parisi (centrodestra) e Corrado Passera (lista civica) rispondono così.
1) La politica era il regno di avvocati e docenti universitari. Ora bisogna essere manager per candidarsi?
Sala: «Non ne farei una regola. Nel mio caso, credo che avere gestito un evento pubblico complesso e internazionale come Expo, così come avere un passato da manager privato e pubblico, possano essere di grande aiuto nell’amministrazione della cosa pubblica».
Parisi: «Le grandi metropoli moderne sono realtà complesse in grande evoluzione. Serve cultura gestionale e sensibilità sociale e politica. Non vedo contrapposizione tra “il politico” e “il manager”. La politica deve tornare a essere una cosa alta, non appaltata solo ai professionisti della politica. Io ho lavorato più di 15 anni nel settore pubblico a vari livelli. Poi ho fatto un’altrettanto lunga esperienza nel settore privato in aziende di successo. Mi sento oggi pronto per guidare Milano da sindaco, da politico nuovo».
Passera: «Essere stato un buon manager aiuta a offrire soluzioni credibili ai problemi concreti dei propri concittadini che sono, prima di tutto, il lavoro e la sicurezza. Ma una città, come un Paese, è molto di più di un’azienda. Per guidare una grande città bisogna saper creare competitività globale, ma anche coesione sociale, far lavorare insieme il mondo pubblico e quello privato».
2) Milano non sembra amministrata male, rispetto ad altre città italiane. Cosa conserverebbe e cosa butterebbe?
Sala: «Il programma attuato dalla giunta Pisapia è un’esperienza che deve proseguire per il bene della città. Qualcosa da migliorare? Milano necessita di interventi di snellimento nella macchina burocratica».
Parisi: «Purtroppo c’è molta delusione da parte di chi si aspettava, dalla giunta Pisapia, la realizzazione di grandi progetti e la soluzione dei più gravi problemi. Quello che oggi chiamiamo il “Miracolo Milano” è solo dato dagli effetti delle grandi decisioni prese dai sindaci Albertini e Moratti. Il nostro compito è ripartire da dove abbiamo interrotto il nostro lavoro cinque anni fa. Dobbiamo ridisegnare il futuro di Milano, avviare grandi progetti pensando alla Milano che sarà tra 10/20 anni. Nello stesso tempo dobbiamo lavorare sulla soluzione di problemi che non sono stati più affrontati. Il degrado delle periferie è drammatico».
Passera: «Milano può diventare una delle metropoli più dinamiche d’Europa e ha energie che poche città al mondo hanno. Ma non cresce abbastanza, è in fondo alle classifiche sulla sicurezza, non ha risolto problemi gravi di inquinamento. Tutti problemi risolvibili, ma che l’attuale amministrazione non ha affrontato con determinazione”.
3) Negli ultimi anni le tasse comunali sono raddoppiate. È possibile diminirle, quando e di quanto?
Sala: «Credo che ridurle sia possibile e doveroso: deve essere l’obiettivo. Amministrare significa garantire ai cittadini servizi e la miglior qualità di vita possibile. In questa direzione, molto si può fare continuando a lavorare su evasione e sprechi. Ad esempio, di recente la Tari è stata diminuita grazie alla raccolta differenziata».
Parisi: «Le tasse sono più che raddoppiate rispetto al livello della giunta Moratti. E ciò per due motivi: mancanza di qualunque politica gestionale in grado di mettere sotto controllo i costi, eliminare gli sprechi e modernizzare l’amministrazione. L’altro sono le misure dei governi da Monti a Renzi, che hanno scaricato sugli enti locali manovre drammatiche di riduzione dei trasferimenti. Milano è stata prona alla volontà del governo. Noi riprenderemo un lavoro di messa in efficienza e di modernizzazione del Comune e avvieremo un confronto serrato con il governo. Diminuiremo le tasse, ma solo dopo aver assicurato l’equilibrio di bilancio».
Passera: «Sì, sarebbe possibile ridurre la pressione fiscale, ma per farlo bisogna riavviare investimenti e occupazione, e questo io farò: le risorse necessarie verranno dalla cessione delle due partecipate pubbliche quotate - A2A e Sea - e del patrimonio immobiliare non necessario. Poi vanno rese efficienti spesa comunale e burocrazia».
4) Verde o costruzioni nelle aree libere (ex Fs, ex Expo, Piazza d’armi)? In che percentuale?
Sala: «Impossibile dare percentuali. Serve un giusto bilanciamento tra verde e costruzioni agili e sostenibili. Il verde, il paesaggio naturale lombardo deve essere valorizzato e deve potersi integrare nei nuovi contesti urbani: dalla manutenzione ed estensione dei parchi cittadini alle soluzioni più innovative degli orti verticali».
Parisi: «A Milano gli spazi verdi devono aumentare ed essere riqualificati. La qualità della vita di Milano dovrà migliorare. Milano dovrà essere più bella e vivibile in tutti i quartieri, in tutte le strade. Servono progetti di grande respiro e capacità gestionale».
Passera: «Il quadrante Nord Ovest di Milano - quello dell’Expo - può ospitare un parco di quasi un milione di metri quadri, quasi il doppio di quanto oggi previsto. I sette scali ferroviari abbandonati possono diventare sette polmoni di verde, di housing sociale, di impianti sportivi, di intrattenimento per la città. La priorità sarà il recupero e la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato, senza consumo di nuovo suolo».
5) Austria e Francia chiudono le frontiere, Milano subirà la pressione di migliaia di immigrati. Il sindaco ha qualche potere, o dipende tutto dallo Stato?
Sala: «Milano è una città accogliente, e come ha già fatto fino ad oggi saprà avviare politiche di welfare ad hoc per dare assistenza a chi ne avrà bisogno. I nostri interventi saranno tanto più efficaci quanto più potremo agire all’interno di un quadro nazionale definito, mantenendo l’autonomia per affrontare le esigenze che si manifesteranno».
Parisi: «Contrapporre all’ansia e alla paura, assolutamente giustificate, il solo appello all’accoglienza non fa altro che allontanare la ricerca di soluzioni e alimentare lo scontro sociale. Le città moderne devono fare i conti con questo tema assicurando la sicurezza e il decoro in tutte le aree ad alta presenza migratoria, imponendo il rispetto delle nostre leggi e delle nostre regole, rafforzando la nostra identità culturale e non concedendo nulla alla miope e semplicistica attitudine alla sottomissione culturale che caratterizza ampli settori della sinistra. L’integrazione è il nostro obiettivo e deve essere realizzata sulla base di regole chiare. Ma i governi e l’Europa devono fare la loro parte nelle politiche internazionali e nel controllo delle frontiere».
Passera: «Austria e Francia non devono chiudere le frontiere e, se lo facessero, il nostro governo non dovrebbe tollerarlo. Il sindaco deve essere protagonista sul tema dell’immigrazione: favorendo l’integrazione di quella regolare e contribuendo a contrastare duramente quella irregolare. Lo Stato, oltre a chiedere la collaborazione delle amministrazioni locali, deve accelerare le pratiche di riconoscimento dei rifugiati e rendere più efficaci le espulsioni».
6) Sicurezza: il sindaco ha poteri, o dipende tutto dallo Stato?
Sala: «Ho più volte detto che la sicurezza non deve essere uno slogan, ma è qualcosa che va fatta. Il sindaco ha il dovere, muovendo tutte le leve in suo possesso, di garantire al cittadino una città sicura e vivibile».
Parisi: «La sicurezza dev’essere garantita dallo Stato e dal Comune. Il sindaco deve farsi promotore del coordinamento delle forze dell’ordine con la polizia municipale. Dobbiamo reintrodurre il Vigile di quartiere, conoscere il territorio, farci sentire vicini ai cittadini. Ma un ruolo fondamentale lo hanno le tecnologie digitali. Mettere in rete le telecamere pubbliche e private presenti nella città potrà dare risultati importanti. Dobbiamo perseguire anche i rati cosiddetti “minori” che minori non sono quando capitano a noi: furti nelle case, furti di auto, moto e bici».
Passera: «Lo Stato ha responsabilità indelegabili, ma il sindaco può fare tantissimo per la sicurezza. Io intendo garantire il controllo del territorio mettendo mille agenti della polizia locale nelle strade, con una pattuglia operativa con mezzi adeguati 24 ore al giorno in ciascuna degli 88 quartieri cittadini, e così nelle stazioni e sui mezzi pubblici più a rischio. Collocheremo 2.000 nuove telecamere in tutti i punti sensibili della città introducendo le più moderne tecnologie, in tutte le zone miglioreremo l’illuminazione».
7) Aria pulita: sperare in pioggia e vento, o si può fare qualcosa?
Sala: «Si può intervenire in diversi modi. Investire nell’efficientamento energetico dei locali pubblici e di quelli privati, attraverso agevolazioni economiche per la sostituzione delle caldaie, incentivare l’uso dei mezzi pubblici ampliando la rete. Se potenziamo il sistema di trasporto pubblico, estendendolo alla città metropolitana - pensiamo a una linea di metro che colleghi Monza e Milano - a beneficiarne sarà l’intero territorio».
Parisi: «Non si può non fare nulla per anni e poi gridare allo scandalo per venti giorni senza pioggia. Il blocco del traffico non ha mai risolto il problema. E non ha senso contrapporre in modo ideologico la bici all’auto. Bisogna avviare politiche di lungo respiro in grado di dare risultati strutturali. Certo, il tema non si esaurisce con buone politiche sulla città, bisogna coinvolgere l’hinterland con una visione metropolitana. L’inquinamento non si ferma ai confini della città. Come sindaco dell’area metropolitana cercherò il confronto costante con i 134 Comuni della provincia».
Passera: «Servono politiche ambientali serie e di lungo termine. In questi ultimi anni è stato fatto troppo poco, come dimostrano tutti gli indicatori. Bisogna agire in molte direzioni: dal rinnovo della flotta dei mezzi pubblici, compresi quelli di Amsa, avendo come obiettivo la totalità di autobus ecologici, all’ammodernamento degli impianti di riscaldamento pubblici e privati. Doveroso poi che gli uffici comunali diano il buon esempio e abbassino le temperature degli ambienti in inverno. Il verde che verrà dal ridisegno degli scali sarà fondamentale, come pure l’utilizzo degli intonaci più innovativi».
8) Case comunali in mano alle mafie, appartamenti sfitti: si può intervenire?
Sala: «Non solo si può, ma si deve intervenire. Andiamo a vedere a chi sono stati dati in affitto gli immobili comunali, verifichiamo che il canone di affitto sia congruo e soprattutto ridefiniamo le regole di aggiudicazione. Serve equità e trasparenza».
Parisi: «Questa è già tra le mie priorità. Sulle case popolari serve una sinergia con la Regione, e questa si troverà facilmente, vista la sintonia con il governatore Maroni. Il patrimonio pubblico è la casa di tutti. Dev’essere valorizzato, oppure venduto. Anche questo è un modo per poter chiedere meno soldi ai milanesi. Non saranno tollerati abusi e occupazioni illegali».
Passera: «Le case popolari sono una vergogna di Milano. Manca manutenzione e, troppo spesso, un livello minimo di sicurezza. Oltre 20mila famiglie sono in lista d’attesa, ma molte migliaia di appartamenti sono vuoti e migliaia sono occupati abusivamente. Nell’housing sociale Milano può essere laboratorio di urbanistica e di nuove tecnologie. Prevedo di destinare almeno un miliardo di euro in cinque anni al problema della casa: l’attuale amministrazione prevede solo qualche decina di milioni».
9) Finito il mandato, per quale atto concreto vorrebbe essere ricordato?
Sala: «Mi piacerebbe essere ricordato per aver rimesso al centro le periferie, per aver ridato vitalità a ogni zona di Milano grazie a progetti concreti e duraturi».
Passera: «Vorrei essere ricordato per aver dimezzato la disoccupazione e per aver dato alla Grande Milano i poteri e l’autonomia che oggi in Italia hanno solo le Regioni. Elimineremmo tanta burocrazia inutile, ridurremmo costi pubblici e tasse».
Mauro Suttora