I SONDAGGI LO DANNO ADDIRITTURA AL 30 PER CENTO. POTREBBE GOVERNARE? ECCO CHE COSA FAREBBE
di Mauro Suttora
Oggi, 30 maggio 2012
Potrebbe arrivare al 30 per cento, il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. È questo il clamoroso risultato dell'ultimo sondaggio di Renato Mannheimer. Anche se gli altri sondaggiati (63 su cento) non pensano che il movimento sarà capace di governare. In ogni caso, a pochi mesi dal voto politico 2013, è Grillo la grande novità della politica italiana. Nell'attesa di un terremoto elettorale come quello di vent'anni fa dopo Tangentopoli, ogni sua mossa viene analizzata, ogni parola soppesata.
Lui non va ai talk show, non si fa intervistare da giornalisti italiani, soltanto la tv Euronews è riuscita a farlo dopo la vittoria di Parma del 20 maggio (60 per cento al suo sindaco Federico Pizzarotti).
Ma cosa succederebbe, in concreto, se il movimento di Grillo governasse? Ecco le sue principali proposte.
STATO LEGGERO. «L’organizzazione attuale dello Stato è burocratica, sovradimensionata, costosa, inefficiente»: così inizia il programma di Grillo. Che quindi potrebbe sostenere i tagli agli sprechi appena annunciati dal ministro Piero Giarda: cento miliardi di spesa pubblica subito, 300 sul medio periodo. Senza nuove tasse, che per i 5 Stelle «strangolano l'economia». E introducendo invece «nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza intermediari».
SALARIO MINIMO GARANTITO. Sul lato della spesa, una proposta di sinistra: sussidio per ogni disoccupato, e non solo per i cassintegrati. Non è specificata l'entità: 500 o 1000 euro al mese? In ogni caso, si passerebbe a quel welfare «universale» garantito solo nei ricchi Paesi nordeuropei, promesso dalla ministra Elsa Fornero ma non attuato per mancanza di fondi.
LIBERALIZZAZIONI. Memore delle sue battaglie contro Telecom di dieci anni fa, Grillo chiede «l'abolizione dei monopoli: Telecom, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset, Ferrovie». Sintonia quindi con Luca Montezemolo e il suo nuovo treno privato Italo? Le altre misure fanno venire l'orticaria ai «poteri forti» dell'economia privata: class action, no a scatole cinesi in Borsa, cariche multiple per i consiglieri d'amministrazione, incroci azionari banche-industrie, stock option per i manager. Tetto agli stipendi dei dirigenti, aumento poteri dei piccoli azionisti, banche responsabili per le perdite dei risparmiatori.
NO A PRECARIATO E DELOCALIZZAZIONE. I 5 Stelle sono drastici: «Abolire la legge Biagi». Vogliono anche «impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con prevalente mercato interno». Come vietare i trasferimenti all'estero degli impianti? Non è specificato. Ma certo la Parmalat finita ai francesi tornerà nel mirino di Grillo, se non userà i propri capitali per investimenti in Italia.
ADDIO RAI. «Vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici». Ne rimarrebbe «uno solo, senza pubblicità, informativo e culturale, indipendente dai partiti».
ADDIO MEDIASET. Anche le tv di Berlusconi scomparirebbero: «nessuna tv nazionale può essere posseduta a maggioranza da privati, l’azionariato deve essere diffuso con limite del 10%». E le frequenze tv che imbarazzano il ministro Corrado Passera? «Assegnate con asta pubblica ogni cinque anni».
GIORNALI. «L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia. È alla base di qualunque altra area di interesse sociale. Se è controllata da pochi, si manifestano derive antidemocratiche. Il cittadino disinformato non può decidere, assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo». Le proposte: internet gratis per tutti, niente contributi statali ai giornali, nessun quotidiano nazionale posseduto a maggioranza da privati, azionariato diffuso sotto il 10%, niente banche ed enti pubblici nelle società editoriali.
TAGLI ALLA POLITICA. Abolizione province e comuni sotto i 5 mila abitanti, limite di due mandati per ogni carica pubblica, diminuzione stipendi. Referendum anche propositivi senza quorum.
ECOLOGIA. Risparmi sui consumi, fonti rinnovabili, raccolta differenziata della spazzatura, no agli inceneritori, piste ciclabili, potenziare mezzi pubblici, no Tav. Le municipalizzate devono restare pubbliche, rispettando i referendum sull'acqua dell'anno scorso.
POLITICA ESTERA. No alle basi Usa in Italia.
Mauro Suttora
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