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Thursday, May 12, 2011

Papi Benito intercetta la escort

Il primo a spiare al telefono le sue mantenute fu il duce

Divorato dalla gelosia, Mussolini fece spiare la poetessa Cornelia Tanzi, una mondana d'alto bordo che incontrava a Palazzo Venezia. E poi ascoltava le sue parole con altre amanti, compresa la Petacci. Alla fine la spedì al confino...

di Roberto Angelino

Novella 2000, 12 maggio 2011

C' era una escort (ma all'epoca non si chiamavano ancora così) che s'infilava tra le lenzuola di Benito Mussolini, e che il Duce, per timore che lei parlasse troppo, faceva intercettare dagli agenti segreti dell'Ovra. Divertendosi poi ad ascoltare, talora in dolce compagnia di un'altra donna, tutti i colloqui che lei aveva al telefono o scambiava con conoscenti e amiche.

Lo rivela, nel secondo numero del nuovo mensile Bbc History Italia, un interessante articolo di Mauro Suttora, che curò Mussolini segreto , la raccolta dei diari di Claretta Petacci edita da Rizzoli. Proprio alla giovane amante, che l'annotò nel suo quadernetto segreto, il capo del fascismo aveva confidato: «Che vuoi, avrò avuto migliaia di donne... Molte le ho prese una sola volta e non ricordo neanche la loro fisionomia. La più fredda, anzi direi glaciale, era la Cornelia. Frigida, indifferente».

Lei è la scrittrice Cornelia Tanzi, figlia della proprietaria di una "casa di comodo". Fisicamente è bella, non bellissima. Così la descrive quel "vitellone romagnolo" di Benito: «Ha gambe lunghe, è esile, sottile, alta, bruna». Conosce Mussolini grazie alle poesie, una al giorno, che gli manda. Lui s'intriga e la fa convocare a Palazzo Venezia, dove vanno subito al sodo. Una relazione particolare, la loro. Cornelia è in pratica una mondana d'alto bordo, una via di mezzo fra la mantenuta e la escort di lusso: «Si spogliava distratta, apatica, faceva cadere la camicia, si vedevano queste due gambe lunghe, si metteva lì e via, senza scomporsi. Tutto in meno di mezz'ora. Faceva il suo servizio, si rivestiva e poi diceva: "Ricorderai che ti ho scritto nella lettera...". Io le davo una somma e via. Fino a nuovo occorrere di danaro non si faceva più viva... Viene da me quando ha bisogno di rifarsi il guardaroba. L'avessi mai veduta vibrare, mostrare interesse per me. Nulla».

Avida e glaciale. E disinibita. Benito la disprezza, ma non riesce a farne a meno. Anzi, come rivela a Claretta, è geloso di lei e dei suoi amanti, tra cui un certo Baldi, proprietario della pensione dove vive, un certo avvocato De Santis che le ha pagato la macchina, e anche il popolare poeta romanesco Carlo Alberto Salustri, più conosciuto con l'anagramma del suo cognome: Trilussa.

Mussolini la fa intercettare e poi racconta tutto alla Petacci: «Era una puttana! Una volta ha detto, in un albergo: "Sì, io ho tanta intimità col Duce e gli ho lasciato il rossetto sulle labbra...". La chiamai: "Sentite, voi mi avete reso ridicolo. Adesso vi allontanerete per due o tre anni da Roma: andate in esilio. Se non volete andarci con le buone, vi ci manderò con i carabinieri"». Benito, che non sopporta gli altri uomini, spedisce dunque Cornelia "al confino" in Piemonte. Ma anche lì ordina di intercettare le sue telefonate, che poi gira alla Petacci: «Toh, questa è un' intercettazione alla Tanzi, leggi», le dice il 19 febbraio 1938. E Claretta annota nel diario: «La Tanzi parla con un' amica a cui confida che [col duce] ormai è finita. L’amica risponde: “Come mai?” E la Tanzi: “Quando gli uomini hanno un’altra donna si dimenticano di quelle che hanno avuto e hanno”.
E l’amica: “Ma anche gli uomini hanno un cuore”.
E la Tanzi: “Sì, ce l’hanno fra le gambe (‘volgare’, commenta a questo punto Claretta). È un anno ormai che aspetto, e credo che non vale la pena attendere ancora. Ma [Mussolini] se ne pentirà”».
Benito dice orgoglioso a Claretta: «Vedi che sono sincero? Lei dice un anno, ma è molto di più che non la vedo. Ormai è finita».
Claretta gli risponde: «È pietosa e volgare, per essere una scrittrice e un’intellettuale».
Mussolini: «Sì, hai ragione, è piuttosto brutta questa espressione. Credo che la signora alla quale telefona sia la sua amica, tu intendi come. Mi ha tradito sempre, anche in modo piuttosto sporco. Ha avuto una vita un po’ strana, chiacchierava troppo. Spargeva in giro che era la mia moglie morganatica, che io facevo ciò che lei voleva. Così troncai. Adesso ha diversi amanti, anche Trilussa [poeta romanesco, 1871-1950], e prende danari. Fa marchette insomma. Un certo avvocato De Santis le ha pagato la macchina. Basta, basta».

Wednesday, January 19, 2011

Berlusconi e Mussolini

La guerra del gossip da Mussolini al premier

Corriere della Sera, 19 gennaio 2011, pag. 43

di Gian Antonio Stella

«Io non sono il garzone di un barbiere, ho una posizione da rispettare» . Settant’anni prima di Silvio Berlusconi, perfino Benito Mussolini si era posto il problema del decoro. Era il Duce, era osannato dalle folle, aveva in pugno l’Italia, i giornalisti erano così servili che La Stampa arrivò a scrivere che il suo cavallo bianco, quando lui gli parlava, nitriva «in modo significativo» . E non c’era magistrato, anche se l’adulterio sulla carta poteva essere perseguito, che mai e poi mai avrebbe osato inquisirlo. Era lui che comandava i giudici. Eppure se lo pose, il problema.

La rilettura di Mussolini segreto, diari di Claretta Petacci curato da Mauro Suttora e uscito nel 2009 da Rizzoli, alla luce di quanto accade in questi giorni, è assai interessante. Aiuta a capire come sono cambiati i costumi. Nel Paese ma soprattutto lassù in alto. Nel mondo del potere. Il Capoccione, infatti, pagina dopo pagina, sembra avere quasi l’ossessione di non dare scandalo. E se non perde occasione per mostrare i muscoli su tutto il resto, in questa materia si mostra prudente. Spesso prudentissimo.

Le voci che girano gli danno fastidio e lo dice anche all’amante: «Tuo marito parlerà naturalmente con gli altri ufficiali, a mensa o altrove, e dirà: “Mussolini, che predica tanto la famiglia, l’unione, i figli, ha distrutto la mia famiglia, mi ha preso la moglie…”. La mia posizione è insostenibile…»

I pettegolezzi sulle sue attività amatorie, più che spingerlo a battute da sciupafemmine, lo preoccupano: «Di chi vuoi che parlino alla Camera, al Senato, a teatro, nei ricevimenti, nelle case? Di Mussolini, di ciò che fa, dice, pensa… Quando erano i primi tempi ho girato in auto scoperta con la Sarfatti, e andavo in giro con lei anche di giorno. Ma allora ero ancora un giornalista, un ragazzo, non quel che sono oggi. Ora è diverso. Sai cosa dicono? “Prima voleva essere Napoleone, ora vuol essere Cesare e non gli basta. Andando di seguito diventerà Nerone”» .

Claretta vuole essere invitata al ricevimento per la conquista dell’Albania? Il Duce rifiuta: «Sarebbe uno scandalo. Non ci faccio venire mia moglie, e ci porto l’amante. Sono cose che offendono, non si possono fare, abbi pazienza». E insiste: «Voglio che tu sia la donna del mistero, che se anche si sa che tu sei la mia amante, non se ne sia sicuri, che allora l’amore perde il profumo. Io tengo al mio prestigio, quando questo pericola io tronco. Lo sa già mezza Roma…». E ancora: «Dovevamo essere più prudenti. Non sono un uomo comune, sono esposto a tutti i frizzi, a tutti i colpi» . Insomma, guai se la faccenda diventa un tormentone «di cui si parla nei caffè o dalle sarte».

Sinceramente: se si poneva questo problema perfino lui, un dittatore ateo padrone dell’Italia che per avere l’appoggio del Vaticano era arrivato a sposarsi in chiesa e a rimettere i crocifissi nelle scuole, davvero pensava il Cavaliere, a prescindere da eventuali reati (auguri), di potersi permettere tutto?

Gian Antonio Stella (rubrica "Tuttifrutti")

Monday, October 18, 2010

intervista a La Razon

Mientras en España aparece el libro escrito por su amante

¿Ha recuperado Mussolini la memoria?

Italia publica sus polémicos diarios, aunque algunos afirman que son falsos

intervista al quotidiano spagnolo La Razon

16 Octubre 10
Darío Menor - Roma

Los diarios de cualquier persona provocan un impulso inmediato en el prójimo: leerlos. Si el autor es un conocido o un personaje famoso, el estímulo se torna fascinación. Cuando ya se trata de un líder mundial, un dictador o una estrella del espectáculo, el paroxismo es encauzado por las editoriales, que, atentas al negocio, los ofrecen al gran público en forma de libros. La mayor parte de los diarios son auténticos. Otras parece no importar demasiado su autoría.

Es lo que ahora ocurre en Italia con Mussolini. Tras más de 60 años de continuos rumores sobre la aparición de sus supuestos diarios, finalmente una editorial los publicará el mes que viene, poniendo a la venta el primero de cinco volúmenes, correspondiente a los escritos del «Duce» de 1939. El resto, que cubre sus memorias desde 1935 hasta el año en que comenzó la Segunda Guerra Mundial, irá viendo la luz cada seis meses sin seguir un orden cronológico.

Los herederos, de acuerdo

«Sé que hay muchas discusiones sobre su autenticidad: algunos historiadores la niegan, pero sus herederos sostienen que en esas páginas hay temas particulares tan personales que un falsificador nunca podría habérselos imaginado. Como editores, no queremos entrar en este campo», explica al «Corriere della Sera» Elisabetta Sgarbi, responsable de Bompiani, la casa que va a publicar los supuestos diarios de Mussolini. Aunque en el terreno de la autenticidad se lave las manos, Sgarbi ha conseguido ya un éxito poniendo de acuerdo a los propietarios de los manuscritos y a los herederos del «Duce».

La historia de esos textos es tan rocambolesca como típicamente italiana. Al parecer, los diarios fueron arrebatados de las manos del creador del fascismo por uno de los miembros de la brigada partisana que le detuvo y tiroteó en abril de 1945 cuando intentaba huir a Suiza.

El nuevo dueño de los manuscritos y sus herederos llevaban décadas intentado venderlos al mejor postor: al diario londinense «The Times», a la casa de subastas Shotheby’s, a varias editoriales italianas y al semanario «L’Espresso», que desveló en su portada «La verdadera historia de los falsos diarios de Mussolini». Todos los rechazaron por no ser auténticos. Finalmente, fueron comprados de forma conjunta por el senador Marcello Dell’Utri, mano derecha de Silvio Berlusconi y condenado a siete años de cárcel por colaboración con la mafia, y por un empresario afín.

Dell’Utri se vanaglorió hace tres años públicamente de su adquisición, provocando que los historiadores y grafólogos que los habían examinado tacharan de falsos los textos. El senador mafioso ya ni siquiera se preocupa por la autenticidad de los manuscritos. «Ese tema ya no me interesa tanto», dijo este verano al informar de las negociaciones con la editorial Bompiani para la publicación de los mismos. A la editora tampoco parece quitarle el sueño este aspecto, al parecer banal: «Cuando los vi por primera vez me quedé impresionada. Son las reflexiones de un protagonista del siglo XX antes de la entrada en la guerra: son documentos que es justo ofrecer a los lectores», dice.

Chaplin y la Petacci

La llegada a las librerías italianas de las memorias cotidianas del «Duce» distará pocas semanas de la publicación en España de «Mussolini secreto: los diarios de Claretta Petacci 1932-1938» (Crítica), en los que la amante del dictador cuenta con dedicación de amanuense las intimidades y confesiones políticas del hombre que hizo temblar a Italia y Europa.

«Estos sí que son los auténticos diarios de Mussolini. Claretta no habla de sí misma, sólo escribe de lo que le decía Benito», afirma Mauro Suttora, editor del volumen. «Lo que aquí se ve es lo mismo que si instaláramos una videocámara en la habitación de un dictador. Es como si hubiéramos pinchado continuamente el teléfono del “Duce”».

Suttora cuenta lo bien que se lo pasó conociendo a Mussolini a través de las palabras de su amante. «Fue muy divertido. Parecía el dictador de la película de Charles Chaplin. Es un personaje ridículo, obsesionado por el sexo y por el miedo a envejecer». La evocación cinematográfica puede ser real dentro de poco, ya que el editor reconoce que se está preparando una película sobre el «Duce» y Petacci basada en los diarios. «Nunca hemos tenido un retrato tan íntimo de uno de los grandes dictadores. Es como si al lado de Mussolini hubiésemos contado con una espía. Se trata de un documento único, de un gran drama que va más allá de la política. La historia acaba de forma trágica cuando a ambos les matan los partisanos. Claretta estaba tan enamorada de Benito que quiso hacerse fusilar con él, no imaginaba la vida sin su amor. La mataron cuando se tiró con su cuerpo para proteger a Mussolini».

«En este país adoran y luego destruyen»

¿Corre Berlusconi (en la imagen) el riesgo de acabar como Mussolini? El líder radical italiano Marco Pannella cree que sí. Por eso advirtió hace unos días al primer ministro que intente rebajar la tensión política para evitar acabar «fusilado, vejado por la multitud y colgado cabeza abajo junto a una de sus amantes». Suttora también piensa que es posible. «Los italianos están locos: primero adoran y luego destruyen. Cuanto más adoran primero, de forma más violenta destruyen después». Entre ambos líderes, además, hay un hilo conductor: Dell’Utri. Los mecanismos que utilizan estos dos poderosos son también similares. «Es la Italia de siempre, la del hombre solo circundado de aduladores o de gente que trama en la sombra pero que luego tiene miedo», cuenta.

«Mussolini secreto»
Clara Petacci
Suma de letras
480 páginas 28,90 euros

© Copyright 2010, La Razón
Madrid (España)

Monday, October 04, 2010

'Mussolini segreto' tradotto in Polonia

Claretta Petacci (red. Mauro Suttora)
Tajne dzienniki kochanki Mussoliniego 1932–1938
Tłum. Anna Wójcicka

presentazione dal catalogo dell'editore Bellona:

Claretta Petacci była najbardziej znaną kochanką Benito Mussoliniego i wraz z nim została stracona w 1945 r. podczas egzekucji na Piazza Loreto w Mediolanie.

Jej wspomnienia obejmują okres 1932–1938, począwszy od pierwszych dni znajomości, a skończywszy na okresie pełnego rozkwitu ich związku. Zawierają dokładny opis codziennych zajęć i przyzwyczajeń Mussoliniego, jego stosunku i poglądów na temat wydarzeń i nastrojów w faszystowskich Włoszech i w Europie.

Poza tym również widzimy Duce prywatnie:
Mussolini skarży się na obcierające go buty, nieustannie zapewnia Clarettę o swej miłości, i tłumaczy się jej z licznych zdrad z kochankami, a nawet z... własną żoną.
Tłem ich związku są wydarzenia Europy lat 30. XX w.: powstanie osi Włochy – Niemcy, wydanie ustaw rasistowskich i Anschluss Austrii.

Do pamiętników załączone są niektóre listy Claretty do swojego kochanka; są to pochodzące z lat 1933–1937 zapiski pełne miłosnych uniesień – ilustrują one perspektywę autorki, kobiety niezwykle emocjonalnej, zazdrosnej
i żyjącej jedynie dla swojego kochanka, gotowej ponieść tragiczną śmierć w imię miłości.

Friday, September 03, 2010

'Mussolini segreto': traduzione norvegese

Dagbladet, il principale quotidiano della Norvegia, il 13 agosto 2010 dedica un articolo di un'intera pagina di Simen Ekern al libro Jeg, Il Duces kvinne (Io, la donna del duce), traduzione in norvegese del libro Mussolini segreto, i diari di Claretta Petacci a cura di Mauro Suttora (Rizzoli 2009), pubblicata nell'agosto 2010:

articolo di Dagbladet

Tre giorni dopo (16 agosto) segue il secondo quotidiano norvegese, Aftenposten, con un articolo a tutta pagina di Ulf Andenaes della sezione Cultura:


*
articolo sul quotidiano Dagbladet, 13 agosto 2010

Thursday, September 02, 2010

Oggi: la Tulliani come la Petacci?

da www.corriere.it del 17.8.10:

Non è un collegamento diretto, ma un punto in comune sì quello che il settimanale Oggi (www.oggi.it), in edicola mercoledì 18 agosto, evidenzia tra Mussolini e Fini. Non c'entra la politica, ma la famiglia: Claretta Petacci come Elisabetta Tulliani. Oggi pubblica infatti degli estratti del libro Mussolini segreto, a cura di Mauro Suttora (Rizzoli), da cui emerge che anche il Duce si prodigò per la famiglia della sua amante.

Nel 1937 raccomandò il fratello Marcello evitandogli il carcere: «Farò il tuo amante e il suo ministro (…)», le dice. Ordinò al quotidiano Il Messaggero di far scrivere il «suocero»: «Tuo padre è contento degli articoli?», chiede a Claretta. «Dopo dieci di questi lo faccio collaborare fisso (…). Poi lo farò senatore, sei contenta?».

Ma le analogie non finiscono qui – prosegue il settimanale. Mussolini si occupa anche della costruzione di una villa sulla Camilluccia, a Roma, per tutta la famiglia Petacci. Il 16 luglio ’38, il Duce chiede a Claretta: «Dimmi, tua madre ha fatto tutto il pagamento? Bene, così ora sei proprietaria. Bisogna fare il mutuo, non per me ma per la gente, capisci?». E il 20 dicembre del ’38 - conclude il settimanale - di nuovo un pensiero per il «cognato»: «Che fa il nostro? Hai ragione, a un certo momento bisogna sistemare un uomo, ormai ha trent’anni. Domani me ne interesserò, ora lo segno».

articolo completo di Oggi:

I potenti di ogni epoca hanno sempre avuto mogli, compagne e amanti ad assillarli con raccomandazioni. Gianfranco Fini come Benito Mussolini. Claretta Petacci, amante del duce, era asfissiante. Conobbe Benito a vent’anni, nell’aprile 1932. I due non si erano scambiati neanche un bacio, ma pochi mesi dopo lei era già lì a pretendere. Per suo padre, per il fidanzato, per il fratello.

Ecco la trascrizione di una telefonata del 15 dicembre ’32, dal libro Mussolini segreto (Rizzoli, 2009) con i diari di Claretta. La cui autenticità è garantita dall’Archivio di stato che li ha resi pubblici dopo 70 anni.

Claretta: «La causa di mio papà. Bisogna che lei se ne interessi. Ecco, ho qui dei nomi».
Mussolini: «Già, vedo. Ma io non posso far nulla direttamente, non posso interessarmene. In dieci anni non mi sono mai incaricato di giustizia, per un sentimento mio di coscienza».
C. «Già, ma la giustizia...»
M. «Farà il suo giusto corso. Il tuo fidanzamento, come va? [Claretta è fidanzata con Riccardo Federici, tenente dell’Aeronautica, 28 anni, ndr]»
C. «Il mio fidanzamento dipende da Vostra Eccellenza» [vuole un trasferimento che avvicini il suo Riccardo a Roma].
M. «Da me? Sai che non è possibile, perché c’è la legge che lo vieta. Te l’ho detto».
C. «Appunto perché esiste una legge che lo vieta, ho domandato il suo consenso. Altrimenti era inutile disturbarlo».
M. «Già, ma non è possibile far nulla, e lui pure deve saperlo».
C. «Precisamente, il tenente [mio fidanzato] non voleva fare la domanda per via gerarchica perché sapeva di non poterla fare, e perciò la diresse a lei. Era inutile andare per una strada che già si conosceva impossibile».
M. «Ma io di fronte ad una legge che vige non posso far nulla. Non posso essere io, il capo, a trasgredirla».

Nel marzo ‘34 Claretta, ormai sposata con Federici (e ancora allo stadio platonico con Mussolini) cambia obiettivo: «Perché non lo fa suo aiutante di volo?»
Mussolini: «Perché conosco te».
C. «Ebbene che c’entra? Anzi, ragione di più».
M. «No, perché direbbero: “L’ha fatto aiutante di volo perché è l’amico della moglie”».
C. «E allora di tutti questi che vanno avanti, che ne sappiamo se la moglie... non lo dicono, questo».
M. «Lo dicono, lo dicono».
C. «E che importa?»
M. «Importa sì, perché poi gli dovrò dare degli ordini, lo dovrò avere a mio contatto, e devo pensare che di fronte alla mia coscienza faccio la figura del traditore. No, questo no».
C. «Quanti scrupoli di coscienza».
M. «È questo il mio forte, se non avessi così profondamente coscienza non riuscirei a vincere gli altri».
C. «Ma pure Napoleone prendeva a benvolere delle ragazze e le favoriva».
M. «Già, e questa era una sua debolezza».
C. «Insomma, non mi vuole aiutare. Un aiutante dovrà pure prenderlo. È un bel ragazzo, di bella presenza, intelligente».
M. «Lo credo, lo credo, ho la massima stima di lui come pilota e come ufficiale. Ma conosco te e basta».
C. «Capisco, non mi aiutate perché non mi volete più bene».
M. «Non posso».
C. «Fate conto che io sia vostra figlia».
M. «Già, ma non lo sei. Io i miei parenti li pesto più che posso, non li aiuto mai, ho questa abitudine».

Abitudine che già l’anno dopo abbandonerà. Scrive infatti Claretta a Mussolini del ’35: «Ecco i documenti di mio fratello [Marcello, che verrà fucilato a Dongo nel ‘45, ndr], che Ella con tanta benevolenza mi ha richiesto e di cui vi è copia alla sede del fascio. Le sono infinitamente grata di quest’altra prova di affettuoso interessamento che Ella ha voluto darmi. Vi sono inoltre dei fatti avvenuti durante l’attività giovanile, che non sono documentati. Ricordo per esempio che nel 1921, per aver gettato nella calce una bandiera rossa, fu percosso tanto che dovette rimanere due settimane in clinica. Nello stesso periodo fu aggredito da un sovversivo armato di coltello, che riuscì fortunatamente soltanto a ferirlo».

Fratello fascistissimo, insomma, e mamma di Claretta pure lei felice per uno dei tanti favori di Mussolini al figlio. Ecco infatti una lettera di ringraziamento della signora Petacci del 29 ottobre ’36: «Ancora una volta per Voi c’è nel mio animo un raggio di luce. Per la Vostra grande bontà Vi ringrazio con cuore riconoscente di mamma. Sono certa che il mio Marcello corrisponderà sempre degnamente a questo Vostro prezioso interessamento».

Nell’ottobre ’36 Claretta (separata dal marito) e Benito sono ormai amanti. E lei gli chiede per lettera di proteggere il padre Francesco Saverio, medico del Vaticano, da un tizio con cui è in causa: «Perdonami si ti disturbo, se ti parlo di cose estranee al mio amore... ma come fare senza il tuo consiglio? Papà avrebbe lasciato libero l’appartamento per aderire all’accordo. [...] Hanno ricorso a Sua Eccellenza Pacelli [Eugenio Pacelli (1876-1958), segretario di stato vaticano, diventerà papa Pio XII nel ‘39, ndr], mettendo in cattiva luce papà anche presso il governatore. Continua la sua linea scorretta, oltre che con il fascio, anche con papà».

Un anno dopo, 15 ottobre ‘37: «Mi dice di Marcello [che ha combinato un guaio], che stia tranquilla, che non gli fanno nulla, e che prima di esprimersi con tanta leggerezza su di un ufficiale ci pensino e stiano attenti a quello che fanno. Dice che Sebastiani [il segretario di Mussolini] ha detto che Marcello è un po’ esuberante ma simpaticissimo. Molto contento di averlo potuto aiutare».

Nove giorni dopo: «Lo trovo scuro. C’è la questione riguardante Marcello, una vigliaccheria che vogliono fargli, un’infamia. Io scatto, mi dispiaccio, mi viene da piangere, difendo Marcello per la verità e per la giustizia. Lui si convince, mi calma. Dice che farà di tutto perché nulla di male avvenga, capisce che qualcuno ad arte ha esagerato per fargli del male. “Farò il tuo amante e il suo ministro. La mia situazione è falsa, non voglio che si dica che me ne occupo perché è tuo fratello, perché questo non è. D’altronde se l’hanno mandato a me, vuol dire che avevano uno scopo”».

Due giorni dopo, il verdetto. Mussolini dice a Claretta: «Volevano dargli niente di meno che la fortezza [il carcere] per una scemenza di così poco valore. Allora ho detto di andarci piano, di non calcare la mano, che non è il caso. Se la caverà con una decina di giorni di arresti semplici o di rigore, non so, che poi non farà perché lavorerà lo stesso».

Mussolini ordina al quotidiano Il Messaggero di far scrivere il padre di Claretta: poi le chiede: «Tuo padre è contento degli articoli? Dopo dieci di questi lo faccio collaborare fisso, prenderà 2000-2500 lire al mese. Poi, nel ‘39, lo farò senatore. Sei contenta?».

La nomina al Senato non va in porto. E il 24 gennaio ’39 Claretta scrive: «Gli dico che mi è dispiaciuto abbia fatto la legge dei 60 anni [età minima per diventare senatore] che lascia fuori papà. Rimane male e dice: “Non sapevo che tuo padre fosse ancora così giovane. Sono spiacente, mi ha costretto a farlo una richiesta per 700 e più [seggi di] senatori [sui 212 da nominare per il nuovo Senato, ndr], quindi ho dovuto mettere un limite. Non credere che l’abbia fatto apposta. Mi sono trovato costretto per eludere molte domande”». Ma Claretta non ci crede e gli molla una scenata: «Rispondo come devo e mi vengono le lagrime».

Intanto è iniziata la costruzione di una villa sulla Camilluccia per tutta la famiglia Petacci. Il 16 luglio ’38 Mussolini chiede a Claretta: «Dimmi, tua madre ha fatto tutto il pagamento? Bene, così ora sei proprietaria [di casa]. Bisogna fare il mutuo, non per me ma per la gente, capisci. Sono contento che tu abbia qualcosa. Io sono nemico di avere beni, cose, tenute, ma ciò non toglie che sia contento che li abbiano gli altri».

E il 20 dicembre ’38 di nuovo un pensiero per il «cognato»: «Che fa il nostro? Hai ragione, a un certo momento bisogna sistemare un uomo, ormai ha trent’anni. Domani me ne interesserò, ora lo segno».

Mauro Suttora

Tuesday, January 05, 2010

Fidel e Gheddafi, dittatori eterni

La revolucion cubana compie 51 anni. Ma anche il despota libico scala la classifica

di Mauro Suttora

Libero, 2 gennaio 2010

A Capodanno la revolucion cubana compie 51 anni, e Fidel Castro consolida la sua posizione in testa alla classifica dei dittatori più longevi del mondo. Certo, da due anni ha lasciato il potere al fratello Raul. Dispotismi dinastici, come nella Corea del Nord dei Kim padre e figlio, o nell’autoritaria Singapore. Ma Fidel è ancora presidente del partito comunista, e a 84 anni continua la sua serena vecchiaia, anche se qualche perfido lo chiama «coma andante». Spirerà tranquillo nel proprio letto. Come tutti i tiranni moderni tranne Hitler, Mussolini, Saddam Hussein e Ceausescu (eliminati dopo la sconfitta, però). Insomma, di tirannicidi nel mondo moderno neanche l’ombra.

Il 67enne Muammar Gheddafi, che imperversa in Libia da ben quattro decenni, è lanciatissimo in classifica: ha appena scavalcato l’albanese Hoxha e fra due anni supererà Bongo del Gabon, morto di tumore a giugno. Meglio di lui solo il sultano del Brunei, l’uomo più ricco del mondo che promette di durare a lungo, visto che ha 63 anni.

Dopo il crollo del comunismo nel 1989 sembrava che per gli stati totalitari di ogni colore i giorni fossero contati. Invece oggi non solo Amnesty International registra ben 80 dittature nel mondo (su 192 stati membri dell’Onu), ma la professione di tiranno resta una delle più sicure e fruttuose. Anche quando si viene cacciati e spediti in esilio. È capitato ai peggiori: Bokassa, Idi Amin, Pol Pot. Per non parlare di Stalin, Mao o Franco, accuditi e riveriti fino all’ultimo respiro.

Le dittature più coriacee rimangono quelle comuniste. La Cina ha appena condannato il dissidente Liu Xiaobo a undici anni per un semplice reato d’opinione. Vietnam e Laos, come Cuba, sono ancora oppressi da falce e martello. Ed è difficile definire ideologicamente i generali birmani che tengono prigioniera la Nobel della Pace Aung San Suu Kyi da vent’anni, quando vinse le elezioni. Però stanno in piedi grazie all’appoggio della Cina.

E pensare che quella del «dittatore» è un’invenzione italiana: sia 2.500 anni fa, sia con Mussolini che ha riproposto il duce contemporaneo. Aristotele individuò tre tipi di tiranno: il demagogo che esercita il potere in nome degli umili, l’eletto legittimamente che poi si avvinghia alla poltrona, e il monarca degenerato che aumenta i privilegi dei ricchi. Nel primo caso si può individuare il prototipo del moderno dittatore di sinistra (Lenin, Mao, oggi il venezuelano Chavez), nel secondo quello di destra (Mussolini, Hitler), e nell’ultimo figure come lo scià di Persia Reza Pahlevi (ottavo nella nostra classifica). Dove situare l’iraniano Ahmadinejad è più complicato: despota laico per conto di una teocrazia collettiva.

Non sempre la parola ‘dittatore’ ha avuto connotati negativi. Garibaldi, per esempio, nel 1860 di proclamò tale dopo aver conquistato le Due Sicilie, e mezza Italia applaudì. Ma anche oggi in alcuni ambienti desiderosi di «stabilità» (nonché di treni puntuali) risultano appetibili figure come quella del tiranno soft di Singapore Lee Kuan Yew e di suo figlio, celebrati perfino da Fareed Zakaria, direttore del settimanale americano Newsweek. Viceversa, secondo Freedom House le otto dittature peggiori sono: Birmania, Corea del Nord, Cuba, Libia, Somalia, Sudan, Turkmenistan e Uzbekistan.

«D’altra parte, due Paesi su cinque nel Consiglio di sicurezza dell’Onu – quello più vasto e quello più popolato, Russia e Cina – sono dittature, o almeno regimi autoritari», conclude sconsolato il professor Larry Diamond dell’università di Stanford (California). «E bloccano col veto quasi tutte le proposte di condanna per violazioni di diritti umani da parte delle Nazioni Unite». Tranquilli, quindi, comandante Fidel e colonnello Muammar: lunga vita a voi e ai vostri simili.

Wednesday, December 02, 2009

Economist: Not just Hitler's fool

A mistress’s diary shows Benito Mussolini was a rabid anti-Semite

Nov 19th 2009 | ROME
From The Economist print edition

articolo originale sul sito dell'Economist

“THESE disgusting Jews, I must destroy them all.” Adolf Hitler’s dinnertime conversation? No. This is one of several anti-Semitic rants ascribed to Italy’s fascist leader, Benito Mussolini, by his mistress, Clara Petacci. Both were executed by partisans at the end of the second world war. The diaries of “Claretta”, published as a book (“Mussolini segreto”) on November 18th, after more than 50 years in the state archives, challenge the comforting view that many Italians have of the Duce as a leader misled by Hitler, his ally. Mussolini’s reputation still matters in a country which, for most of the past eight years, has been led by governments incorporating his “post-fascist” heirs.

In 2004 his son, Romano, published a memoir, “My Father, Il Duce”, which presented Mussolini as a caring family man, largely ignoring the dark side of the leader who had occupied Ethiopia in 1935-36 and, during his final years as Hitler’s puppet, sent thousands of Jews to Nazi death camps. In 2007 Marcello Dell’Utri, a close aide to Silvio Berlusconi, the prime minister, claimed to have found Mussolini’s diaries. Most historians said they were fakes, but not before Italians were told of contents which, in the words of Romano’s daughter, Alessandra Mussolini, showed “all the efforts made by grandfather to avoid the war”.

Italian television documentaries generally go easy on the Duce too, often reflecting the view that his government’s anti-Jewish “racial laws”, passed in 1938, were an aberration. Mr Berlusconi’s own opinion, given in a 2003 interview, is that Mussolini “never killed anyone”.

So for many Italians, it comes as a jolt to read of Il Duce boasting that “I’ve been a racist since ’21.” His mistress even recorded a remark by Mussolini in 1938 that foreshadowed the Final Solution: “I shall carry out a massacre, like the Turks did”—an apparent allusion to the mass killing of Armenians in 1915.

“People have always assumed the racial laws were a political instrument; not part of a policy in which he sincerely believed. This would suggest quite the opposite,” says Paul Corner, professor of European history at the University of Siena. As a lover’s account, the diaries should be treated with due caution, says Sergio Luzzatto, an historian from the University of Turin. “But they are a kind of wake-up call. They reveal Mussolini’s true gravity and wickedness.”

El Pais: Mussolini íntimo y despiadado

Los diarios rescatados de la amante, Claretta Petacci, descubren a un Duce racista, cínico y violento - El dictador italiano consideraba a Franco "un idiota"

El Pais

Lucia Magi - Roma - 17/11/2009

"¿Sabes, amor? Anoche en el teatro te desnudé por lo menos tres veces. Te miraba, te quitaba la ropa mentalmente y te deseaba como un loco".
Podría parecer un fragmento de las conversaciones telefónicas interceptadas recientemente entre un ostentoso galán de nombre Silvio Berlusconi y sus jóvenes y bien pagadas acompañantes. El fogoso amante en cuestión es otro político italiano, Benito Mussolini. Estas palabras, que reproducen una apasionada y sensual declaración del dictador fascista, fueron apuntadas en su diario por Claretta Petacci, con la que el Duce engañó a su mujer toda la vida. Era el 5 de enero de 1938. La relación entre la esbelta mujer de pelo azabache y sonrisa ancha y el dictador nació en 1932 y llegó hasta final: los partisanos los ahorcaron codo con codo el 25 de abril de 1945, tras 20 años de régimen.

Durante toda la unión, Claretta plasmó diligentemente sus intimidades de joven mujer y, lo que es más importante, las reveladoras confesiones que pintan a un Mussolini racista, desdeñoso, violento y despiadado, en unos cuadernos, guardados hasta principios de este año en los archivos históricos y protegidos por el secreto de Estado. Este insustituible testimonio de primera mano sobre la vida privada de Mussolini llega mañana a las librerías italianas de mano del periodista Mauro Suttora y bajo el título Mussolini segreto.

"Estudié durante muchos meses más de 2.000 páginas escritas por Claretta, con una grafía estrecha y difícil", cuenta el autor en una conversación telefónica desde Milán. A finales de la guerra de Liberación, cuando la pareja tenía el agua al cuello y tuvo que escapar de Salò, donde se había refugiado tras la caída del Gobierno de Mussolini con la ilusión de resucitar al fascismo, la amante del Duce entregó los diarios a una amiga de confianza. Ésta los escondió y fueron encontrados en 1950.

El libro promete levantar ampollas. No sólo por las audaces fantasías eróticas, bien detalladas. Eso, hoy, en Italia pasaría inadvertido. Lo que "es explosivo" -según el autor- es que las palabras de Claretta destruyen de una vez por todas la imagen de un dictador humano, un afable fascista a escala reducida, una especie de hermano menor y menos despiadado de Hitler, alguien que se vio uncido al carro nazi a su pesar, que aprobó leyes contra los judíos sólo para complacer al aliado alemán, y muy devoto y complaciente con la Iglesia.

Claretta describe en sus diarios un perfil muy distinto del Duce. Muestra a un hombre violento en su pensamiento político y en sus sentimientos, ferozmente antisemita, que reivindica un racismo avant la lettre, furioso con Pío XI, megalómano, que no ahorra su cínica agresividad a nadie y nada. Tampoco a Franco.
Escribe Claretta el 22 de diciembre de 1937: "Ese Franco es un idiota. Cree haber ganado la guerra con una victoria diplomática, porque algunos países le han reconocido, pero tiene al enemigo en casa. Si sólo tuvieran la mitad de la fuerza de los japoneses hubiera acabado todo hace cuatro meses. Son apáticos, indolentes, tienen mucho de los árabes. Hasta 1480 en España dominaron los árabes, ocho siglos de dominación musulmana. Ahí está la razón de por qué comen y duermen tanto".

El 4 de agosto de 1938 Claretta pone en boca del dictador: "Yo era racista ya en 1921, no sé cómo pueden pensar que imito a Hitler si él ni siquiera había nacido. Los italianos tendrían que tener más sentido de la raza, para no crear mestizos, que van a estropear lo bonito que tenemos".
Hacía 20 días había salido el Manifesto della razza, que teorizaba sobre la superioridad de la etnia itálica. Y en contra del papa Pío XI: "Si siguen así los del Vaticano voy a romper todo tipo de relación con ellos. Son unos miserables hipócritas. Prohibí los matrimonios mixtos y ahora el Papa me pide casar a un italiano y una negra. ¡No! ¡Voy a romperles la cara a todos!".

The Independent: Italian stallions


ITALIAN STALLIONS: The sex lives of Mussolini and Berlusconi

His mistress's newly published diary reveals Benito Mussolini's lust for women – and a kiss-and-tell memoir does the same for Silvio Berlusconi. Do the similarities end there?

Michael Day and Peter Popham

The Independent, London

Tuesday, 24 November 2009

Benito Mussolini and Silvio Berlusconi, Italy's two most charismatic leaders of the past century, have more in common than we thought.

Both emerged as dynamic leaders when Italian democracy was tying itself in knots. Both enjoyed vast popularity almost amounting to fan-worship, which endured for years and appeared immune to scandal. Both were short and sturdy, of classic peasant physique.

And both, it emerges, had gargantuan sexual appetites.

Exactly how gargantuan became clear this week with the publication of a memoir by Patrizia D'Addario, the prostitute who claims to have spent two nights with Berlusconi last year, and of the intimate diaries of Clara Petacci, Mussolini's most enduring mistress. The diaries of Petacci, shot dead with the ex-dictator as they were fleeing to Switzerland at the end of the war, have been published following the expiry of a 70-year secrecy rule on state documents.

Both Mussolini and Berlusconi, it emerges, demanded sex in industrial quantities. Even for Patrizia D'Addario, with years of experience as an escort behind her, the number of women Il Cavaliere (Berlusconi's Italian nickname) liked to have on tap was a shock. "The prime minister needs cuddles," she writes in Gradisca, Presidente (Take your pleasure, prime minister). "Having been an escort, I thought I'd seen a fair few things, but I'd never seen 20 women for one man ... Normally in an orgy you have roughly the same number of men and women, otherwise people get upset. But here the other men had no say. There was just one man with the right to copulate, and that was the prime minister."

Mussolini was in the same league. He told his jealous lover Clara – complaining bitterly about him returning to an old flame – that the idea of sleeping with only one woman was "inconceivable". "There was a period in which I had 14 women and I'd take three or four every evening, one after the other ... that gives you an idea of my sexuality." Nicholas Farrell, author of a biography of Il Duce, has calculated that Mussolini enjoyed at least 5,000 women during his life. "Mussolini's butler revealed that he was screwing women all the time," Farrell said yesterday, "even behind Clara Petacci's back."

Like Mussolini, Berlusconi clearly has incredible stamina. Despite his age (74) and a brush with prostate cancer, he was inexhaustible, D'Addario reports – though he failed to satisfy her.

Describing the night they spent together in his villa in Rome she recalls: "After the first assault, in which he achieved complete satisfaction, we started all over again ... He never even appeared slightly tired ... I'd never seen such passion for sex with a woman ... I was honest when he asked me if I'd enjoyed myself. It didn't seem right to lie. He obviously took this as challenge and began again ... Then more sex ... He goes down on my intimate parts and stays there for a long time, such that I thought that he might be sleeping. But no, of course not. He starts up again with more energy than before." He didn't let up until eight in the morning.

The only striking difference between the two men's sexual behaviour is aftercare. Despite her grudges – Berlusconi's alleged failure to do what he promised and help her sort out a property problem, which is why, D'Addario claims, she made their fling public – she admits that the prime minister was the perfect gent in the morning. "Coffee or tea?" he enquired. He raised the possibility of another meeting – "Next time we'll need other women," he decided. And as a parting gift he gave her "a tortoise, covered in precious stones. I had to admit it was lovely."

Mussolini by contrast was far more brusque. According to Petacci's diaries, his trysts occurred anywhere the fancy took him, on the carpet or against a wall, and ended abruptly, without "coffee, liqueur, or even a piece of cake."

What is it about Italy that causes it to produce potentates like this – when elsewhere sexual athleticism is more likely (think of John Profumo or Alan Clarke) to leave a politician on the sidelines or, as nearly happened to Bill Clinton over Monica Lewinsky, to bring a meteoric career crashing to earth?

"Sex is used as an expression of power," James Walston, professor of Italian politics at the American University in Rome said. "It's been a constant since the beginning of humanity, as well as in the animal kingdom." The only reason it is "more explicit and more acceptable" in Italy, he argues, is that it has taken the Italian media a long time to catch up with their colleagues in northern Europe and the US.

"Lloyd George and Kennedy both had many lovers but people in London and the US didn't know what they were getting up to at the time ... Until April 2009 as far as the public was concerned, Italian politicians didn't have lovers: it wasn't an issue until Veronica Lario made an issue of it when she sued for divorce. Until then there was a general agreement in the media that this was out of bounds. Some politicians had lovers, some were gay but nobody heard about it."

And when Lario hurled her thunderbolts, she aimed them carefully, he said. "If she had complained about Patrizia D'Addario, probably no-one would have paid much attention. The reason it became an issue was because she complained about Berlusconi 'frequenting minors' and putting up bimbos as election candidates." And once the dam was broached, media inhibitions vanished pretty fast. Two-and-a-half years ago there was little fuss when an adviser to the then Prime Minister Romano Prodi was caught cruising prostitutes in Rome, and he hung on to his job. But last month when a leading centre-left politician was found to have had affairs with trans-gender prostitutes, he was forced to resign amid a media firestorm.

But Nicholas Farrell, Mussolini's biographer believes there is nothing universal about the wild promiscuity of Mussolini and Berlusconi. Rather it is a reflection of the sexually rapacious culture from which they both emerged.

"Italian men are like this," he said. " If you look at Italian TV it illustrates clearly what men like, and Italian women are prepared to play ball with it – the half-naked girls dancing on the desk in the equivalent of Have I Got News For You, for example. Imagine what Ian Hislop and Paul Merton would say about that. You can't blame Berlusconi for this – it's what the audience wants."

"Both Mussolini and Berlusconi are charismatic leaders," he went on, "both are very popular. You have to talk about the Italian people – what is it about them that they throw up such individuals – why do they get such popular support? The fact is that they like a strong, charismatic leader."

And there is a parallel, he maintained, between sexual charisma and political performance. "Mussolini and Berlusconi achieved far more than, say, Giulio Andreotti or Romano Prodi. And there is a connection between the lacklustre sex lives of those men and their lack of effectiveness in office."

Mussolini... and the mistress

"I hold him tightly. I kiss him and we make love with such fury that his screams seem like those of a wounded beast ... We made love with such force that he bit my shoulder so hard his teeth left a mark."
Clara Petacci on Mussolini

"Your flesh has got me – from now on I'm a slave to your flesh ... I have a feverish desire for your delicious little body which I want to kiss all over. And you must adore my body, your giant..."
Mussolini to Petacci

Berlusconi... and the escort

"He invited me to dance, a passionate dance. He pulled me towards himself and kissed me on the lips and caressed me. He held me tighter and said, don't go."

"He started to kiss me passionately, on the lips, my neck, my breasts...he covered me with the duvet... He wanted me to know straightaway that he was the man and I was the woman. He entered me and suffocated me with kisses..."
Patrizia D'Addario on Berlusconi

http://www.independent.co.uk/news/world/europe/italian-stallions-the-sex-lives-of-mussolini-and-berlusconi-1826454.html

The Sunday Times: Italy blushes at Duce diaries

November 22, 2009

Benito Mussolini sex diaries reveal he 'had 14 lovers at a time'

Mussolini's wild sex life was documented by his mistress

John Follain in Rome

The fascist dictator Benito Mussolini boasted of keeping 14 lovers at one time, according to an eye-popping account of his sex life which has emerged from the diaries of his long-term mistress.

The journals of Claretta Petacci, a Vatican doctor’s daughter who met Mussolini in 1932 at the age of 20 and became his lover four years later, were published last week. Held in the Italian state archives, they cover the period from 1932 to 1938 and were released under Italy’s 70-year rule.

Petacci was so jealous of the other women in Mussolini’s life that she made him call her at least a dozen times a day, and every half hour after he got home in the evening, because she — correctly — suspected him of betraying her. She wrote down the times of the calls and their content.

“The diaries are an intimate chronicle, minute by minute, of the daily life of the founder of fascism,” said Mauro Suttora, who edited the diaries for his book Secret Mussolini.

Petacci unsparingly recorded her rows with Mussolini, 29 years her senior, who was married with five children, over his philandering. In April 1938, Petacci described their exchange after she caught him having sex with his former girlfriend Alice De Fonseca Pallottelli.

“All right, I did it. I hadn’t seen her since before Christmas. I felt like seeing her; I don’t think I committed a crime. I spent 12 minutes with her,” he admitted.

Petacci interrupted to exclaim: “Twenty-four!”

“All right, 24 then, so it was a quick thing. Who cares? she’s past it. After 17 years there’s no enthusiasm; it’s like when I take my wife,” he said. He told her that the idea of sleeping with only one woman was “inconceivable” to him. He said: “There was a period in which I had 14 women, and I’d take three or four every evening, one after the other ... That gives you an idea of my sexuality.”

Again and again he talked about her rivals. One mistress, Cornelia Tanzi, was “frigid, so cold it’s incredible ... Imagine, she never felt anything, not even with me”. Of Giulia Brambilla Carminati, he said: “I met her in 1922 and then I didn’t see her again for more than 10 years ... I never loved her; it was purely physical.”

He swore “on my five children” that he had never loved Romilda Ruspi: “It was a purely physical, sexual attraction ... Every so often, when I felt like it, I’d have her. I took other women in front of her.”

Later, a contrite Mussolini told a tearful Petacci that he had slept with Ruspi again: “My love, don’t cry. I adore you. I’m bad — hit me, hurt me, punish me, but don’t suffer. I love you. I think about you all day, even when I’m working,” he said.

The dictator frequently declared his passion for Petacci. “Your flesh has got me — from now on I’m a slave to your flesh.

“I tremble in telling you, but I have a feverish desire for your delicious little body which I want to kiss all over. And you must adore my body, your giant.”

In February 1938, he told her: “Be afraid of my love. It’s like a cyclone. It’s tremendous; it overwhelms everything. You must tremble.” He added that if he could have done, he would have had sex with her on horseback that day.

The diaries include her descriptions of their embraces: “I can feel that all his nerves are taut and ready to spring,” she wrote. “I hold him tightly. I kiss him and we make love with such fury that his screams seem like those of a wounded beast. Then, exhausted, he falls onto the bed.”

After another encounter, she wrote that he had hurt her: “We made love with such force that he bit my shoulder so hard his teeth left a mark. He’s mortified; he sits on the bed looking a bit pale and panting: ‘My love, what have I done to you, look at that mark. One of these days I’ll tear a shoulder off’.”

He boasted of the “sexual education” he had given her and lectured her on the benefits of orgasm: “Orgasm is good for you: it sharpens your thoughts, it widens your horizons, it helps your brain, makes it vivid and brilliant.”

In a prescient exchange in March 1938, Mussolini told Petacci: “You know why I’m sorry to die? Because I’m sorry to leave you. But after at least two years you’ll get another lover. You’ll belong to another ... And I’ll be dead. It’s terrible. I won’t survive you; I’ll follow you. I was born for you; I will end with you.”

Seven years later, after he had been deposed, Mussolini and Petacci were caught by partisans as they tried to flee Italy, shot dead and strung up by their heels at a petrol station in a Milan square.

http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/europe/article6926970.ece

Monday, November 30, 2009

Die Welt (Germania): Mussolini segreto

Die Tagebücher von Mussolinis Geliebter

VON HENDRIK WERNER

19. November 2009

Clara Petaccis Aufzeichnungen erscheinen. Sie werfen ein neues Licht auf den Antisemitismus des Duce

In diesem Herbst ist es 25 Jahre her, dass ein Film die Italiener so sehr erregte wie zuvor wohl nur Sexszenen im Kinoschaffen des freizügigen Pier Paolo Pasolini. Es ist daher nicht ohne Ironie, dass "Claretta" (1984), ein Film des Regisseurs Pasquale Squitieri, beide Aspekte gleichberechtigt behandelte: Faschismus und erogene Zonen, mithin die Macht und ihre Verführungsgewalt.

Innig verknüpft in einer intensiven Intimstudie über die Beziehung von Benito Mussolini zu der ihm hörigen Langzeit-Geliebten Clara Petacci (1912 - 1945), gespielt von der für ihre Naivchenrolle in Venedig ausgezeichneten Claudia Cardinale. Das der historischen und emotionalen Klitterung in gleich mehreren Fällen verdächtige Werk bewegte seinerzeit so sehr, weil es an ein Tabu rührte: Wie menschlich, ja, wie liebesbedürftig darf der Duce und mit ihm seine dezidiert inhumane Politik auftreten?

Squitieris Film löste diese Frage damals auf anfechtbare Weise: Er zeigt in Gestalt eines schwülstigen und unironischen Melodrams, wie sich die 24-jährige Arzttochter Clara Petacci anno 1936 nach gut vier Jahren platonischer Verehrung mit Haar und Haut gehorsam in einen informellen Harem fügte - und den um knapp 30 Jahre älteren Chef-Faschisten auch körperlich folgsam lieben lernen wollte. Das offenkundige Risiko der Gleichschaltung mit einer ganzen Reihe anderer Duce-Frauen - von der ihm angetrauten und offiziell nie verlassenen Rachele über die Marxistin Angelica Balabanoff bis zur gleichfalls linken Margherita Sarfatti, einer Jüdin - ging die nur zu gern verblendete Petacci in dem Köhlerglauben ein, dass "mein schöner süßer Ben seine kleine Anbeterin immer stärker lieben wird", wie es im Skandalfilm-Skript heißt.

Dass sie mit Unterwerfungsgeste den ausgeprägten Großmannsambitionen eines mit seiner Manneskraft protzenden Schwerenöters von kleinem Wuchs erliegt, stört auch die historische Clara Petacci nicht weiter. So wenig wie der Umstand, dass sie sich fortan als eine Luxushure verstehen muss, die - behängt mit Pelz und Schmuck - allzeit verfügbar zu sein hat, aber zugleich auf ein endloses Warten verpflichtet wird, das nicht einmal Odysseus' treudoofe Penelope mitgemacht hätte. Bei vielen ihrer kurzen Schäferstündchen soll Mussolini die Stiefel angelassen haben. Doch selbst als der Duce im Juli 1943 schließlich gestürzt wird und ihre Familie Hals über Kopf aus Rom flieht, mag sich die ihrem Führer vollends verfallene Petacci noch immer nicht lossagen von jenem Mann, der sie psychologisch und sexuell ganzheitlich wunderbar erniedrigt, pardon: befriedigt haben muss.

Sie steht ihm bis zuletzt devot zur Seite: Als das Paar im April 1945 beim Versuch einer Flucht in die Schweiz gefangen genommen wird, eröffnet sich ihr zwar die Möglichkeit zur Flucht. Die dienstbare Mätresse aber zieht es vor, sich noch vor Mussolini erschießen zu lassen. Liebeslohn der Italo-Eva-Braun: Ihre Leiche wird von den Partisanen nahezu gleichberechtigt neben der des Geliebten kopfüber aufgehängt und geschändet.

Diese Vorrede ist nötig, will man annähernd begreifen, was 64 Jahre nach der Exekution und 25 Jahre nach dem inkriminierten Film in Italienern vorgeht, wenn Signora Petacci, diese für kollektive Schuldvermutungen stehende Allegorie des Versagens und der Unterordnung, erneut die Bühne betritt. Diesmal tut sie das beredt, eventuell sogar authentisch in Form von Tagebuchaufzeichnungen aus den Jahren 1932 bis 1938. Bislang lagerte das explosive Material im römischen Staatsarchiv. Jetzt erscheint es in dem von Mauro Suttora herausgegebenen Band "Mussolini segreto" (Der geheime Mussolini). Nicht etwa in einer des subalternen Devotionalienhandels verdächtigen Postfaschisten-Edition, wie es sie in Italien reichlich gibt, sondern im angesehenen Mailänder Verlagshaus Rizzoli.

Über die Publikation des brisanten Konvoluts war man sich jahrelang uneins; erbittert und mit unterschiedlichen Argumentationsstrategien rangen italienischer Staat und Petacci-Erben um die Frage, ob der Wille zur historischen Exaktheit den Primat über Persönlichkeitsschutzrechte beziehungsweise über die potenzielle Selbstentblößung einer Hetäre beanspruchen dürfe. Letztlich triumphierte die Aufklärungsfraktion in einem Land, in dem die Postfaschisten nach wie vor gewichtige Worte mitzureden haben.

Einen Vorgeschmack auf die pikante Selbstentäußerung von Petacci hat noch vor der offiziellen Veröffentlichung ein Diarien-Vorabdruck im "Corriere della Sera" geliefert: Darin gibt es neben servilem Säuseln und religiös grundierten Sex-Fantasien auch aufschlussreiche Achsenmacht-Anekdoten: Führer-Kollege Adolf Hitler sei ihrem Gespielen bei der Münchner Konferenz im September 1938 als "sehr sympathisch" erschienen. Dies nicht zuletzt, weil er laut Mussolini (laut Petacci) Tränen der Rührung in den Augen gehabt haben soll, als er des Bundesbruders ansichtig wurde. Zudem erhärten die Tagebucheinträge Petaccis die von den Postfaschisten jüngst gern abgemilderten Vorwürfe, der Duce sei Hardcore-Antisemit gewesen. Vielmehr zeigen die überlieferten Zitate, dass der italienische Geschichtsrevisionismus womöglich seinerseits gründlich revidiert werden muss.

Die Italiener müssten endlich lernen, sprach der Duce, folgt man Petacci, zur auch in Italien notorisch anhängigen Judenfrage, "sich nicht länger von diesen Reptilien ausbeuten zu lassen". Und weiter: "Ich war schon 1921 Rassist. Ich verstehe nicht, wie man behaupten kann, ich würde Hitler imitieren; der war damals noch gar nicht geboren. Das ist lachhaft. Man muss den Italienern das Bewusstsein für die Rasse geben, damit sie keine Mischlinge schaffen - und damit sie nicht das Schöne zerstören, das in uns ist."

Selbst diese krude Passage ist steigerungsfähig, will man der Überlieferung Petaccis Glauben schenken: "Diese ekligen Juden", heißt es anderenorts, "ich muss sie alle vernichten. Ich werde ein Massaker anrichten, wie es die Türken taten. 70 000 Araber habe ich verbannt; dann werde ich doch auch 50 000 Juden verbannen können. Ich interniere sie auf einer kleinen Insel. Sie alle sind Aas, Feind, Feigling. Und werden noch sehen, wozu die Stahlfaust Mussolinis fähig ist."

Ironie der Aufarbeitungsgeschichte: Wozu ausgerechnet der dokumentarische Ehrgeiz einer handzahmen Sklavin fähig ist, dürften italienische Postfaschisten spätestens dieser Tage begreifen, da die lange Zeit unter Verschluss befindlichen Tagebücher der Clara Petacci veröffentlicht werden. Die Notizen der bis in den Tod gehorsamen und daher als Quelle mutmaßlich glaubwürdigen Gefolgsfrau Mussolinis könnten die extreme Rechte in extreme Bredouille bringen, was ihre ideologiegeschichtliche Glaubwürdigkeit anbelangt. Es mag zynisch klingen, aber für die Geschichtsschreibung muss es so scheinen, als habe sich "Claretta" nicht umsonst hingegeben.

Mauro Suttora (Hg.): Clara Petacci: Mussolini segreto. (Rizzoli, Mailand. 521 S., 21 Euro).

http://www.welt.de/die-welt/kultur/article5261255/Die-Tagebuecher-von-Mussolinis-Geliebter.html

Sunday, November 29, 2009

Diario de Noticias (Portogallo): Vida sexual de Mussolini

Vida sexual de Mussolini nas palavras da amante ciumenta

Lisbona, 2009-11-29

Hugo Coelho

"Sabes amor", começou o político italiano, "esta noite no teatro despi-te três vezes. Olhava para ti e na minha cabeça tirava-te a roupa e desejava-te como um louco...". As palavras impressas nos jornais italianos da semana passada podiam passar por mais uma transcrição das conversas de Silvio Berlusconi com uma das acompanhantes que revelaram ao mundo o que afirmam passar-se nas festas dadas pelo primeiro-ministro. Desta vez, porém, Il Cavaliere não tem culpa nem mérito no caso. A declaração apaixonada foi soprada ao ouvido de uma prostituta. Mas o homem que a disse chamava-se Benito Mussolini.

Estava-se então a 5 de Janeiro de 1938, o ditador fascista estava no auge do poder e na cama com a amante favorita. Clara Petacci escreveu a data e a frase no diário que esteve fechado durante 70 anos nos arquivos nacionais e agora foi libertado e tornado num livro.
Há décadas que Itália convive com suspeitas de corrupção na sua política. Mas em Abril deste ano, quando as festas de Berlusconi foram postas a nu nos jornais os italianos voltaram a ser confrontados com a vida pessoal de um líder.

Mussolini, já se sabia, apesar de baixo e calvo, tinha um certo apelo aos olhos das mulheres do seu tempo. E quando foi executado pelos comunistas, durante a sua tentativa de fuga para a Suíça em Abril de 1945, a amante Clara Petacci acompanhou-o na morte. No seu diário, escrito entre 1932 e 1938, esta dá voz ao insaciável ditador. A amante escreveu que para Mussolini era "inconcebível dormir com uma só mulher": "Houve um tempo em que tinha 14 e tomava três ou quatro por noite, uma atrás da outra... isso dá-te uma ideia da minha sexualidade".

Filha de um médico do Vaticano, Petacci tinha 20 anos quando conheceu Mussolini - na altura, com 49 anos, casado e pai de cinco filhos. Ela ia no carro quando o viu passar no Alfa Romeu vermelho e gritou à janela "Il Duce, Il Duce". Mussolini parou para falar com ela e convidou-a para ir ao Palazzo Venezia.

Conta-se que durante os primeiros anos viveram um amor platónico. Petacci casou e separou-se de um piloto antes de Mussolini fazer dela sua amante. Começava aí uma relação escaldante. "Eu agarro-o com força, ele beija-me, fazemos amor, furiosos, e os gritos dele parecem os de um animal ferido," escreveu Petacci. "Mordeu-me com tanta força no ombro que ficou a marca dos dentes".

Petacci era a mais ciumenta das centenas de mulheres que passaram pelos braços do ditador. Conta-se que o obrigava a telefonar, pelo menos, dez vezes por dia. Quando ele se atrasava, acusava-o de a estar trair. Em Abril de 1938, Petacci apanhou-o na cama com Alice de Fonseca Pallottelli e isso motivou uma discussão. "Está bem, eu fiz", admitiu. "Não a via desde o Natal. Apeteceu-me. Não é crime. Estive 12 minutos com ela". "24", corrigiu Petacci. "Está bem, 24 minutos, foi uma coisa rápida. Que importância tem? Foi como quando faço amor com a minha mulher. Ela é passado."

Noutras páginas o diário mostra mais que o lado íntimo do primeiro ditador fascista, o homem que marchou com os Camisas Negras sobre Roma. Mussolini reuniu-se com Adolf Hitler, líder da Alemanha nazi, depois da anexação dos sudetas, e contou a Petacci que o Fhürer era "simpático". "No coração, Hitler é um velho sentimentalista. Quando me viu tinha lágrimas nos olhos. Ele gosta mesmo de mim. Só que tem ataques de raiva".

Mais tarde Petacci escreve como Mussolini se sentia irritado por pensarem nele como seguidor de Hitler. "Eu sou racista desde 1921. Não percebo porque é que as pessoas pensam que o estou a imitar". As confissões provam como Petacci era a mulher mais importante da vida de Mussolini. Um dia, o ditador contou-lhe que tinha pena de morrer porque teria de deixá-la. "É terrível. Eu nasci para ti. E vou acabar ao teu lado."

Sete anos depois de estas palavras terem sido escritas, Mussolini e Petacci foram então executados. Juntos. Os seus cadáveres foram pendurados numa praça de Milão. A fotografia é uma das poucas deles os dois, lado a lado.

Monday, November 23, 2009

"Mussolini segreto": introduzione


QUESTO DIARIO

Claretta Petacci è l’amante più famosa nella storia d’Italia. Figlia del medico del Vaticano Francesco Saverio, ha vent’anni quando conosce Benito Mussolini nel 1932. Abita in famiglia a Roma proprio accanto a villa Torlonia, sulla via Nomentana, dove il dittatore vive con la possessiva moglie Rachele e i figli.

Dei primi cinque anni di relazione rimangono solo biglietti, lettere, e le trascrizioni di qualche telefonata o colloquio. Il diario comincia nell’ottobre 1937, un anno dopo l’inizio dei loro rapporti intimi. Ed è sterminato. La Petacci, infatti, è una grafomane: le pagine del solo 1938 sono 1810.

Abbiamo quindi operato una selezione, eliminando molti fogli ripetitivi con fantasie amorose o episodi insignificanti. Quel che rimane, tuttavia, è di estremo interesse.
Se Renzo De Felice, massimo storico del fascismo, avesse potuto leggere questi diari accanto a quelli di Ciano, Bottai e De Bono, il resoconto seppur ebbro d’amore della Petacci gli avrebbe permesso di precisare meglio quello che lui stesso definisce ‘cambio d’umore’ del duce dopo la proclamazione dell’impero nel ‘36: “Mussolini si rinchiuse in se stesso. Non aveva amici, non frequentava nessuno fuori dai rapporti d’ufficio, diffidava di tutto e si sentiva circondato da collaboratori fragili e insicuri”, scrive De Felice [Mussolini il duce, 1936-1940, Einaudi 1981, pagg. 274-75]. E questo, paradossalmente, all’apogeo del fascismo.

Il problema è che, dal ‘37 in poi, il dittatore deve telefonare almeno una dozzina di volte al giorno alla gelosissima Claretta. La quale lo sospetta - e a ragione - di incontrare altre amanti a palazzo Venezia, e perfino a villa Torlonia. Lì infatti, in una dépendance, alloggia una favorita del duce: Romilda Ruspi Mingardi. Cosicché anche di sera, tornato a casa, a Mussolini tocca chiamare ogni mezz’ora la Petacci per tranquillizzarla.
Lei annota maniacalmente l’orario e il contenuto di ogni telefonata, e fornisce un resoconto quasi stenografico, parola per parola, dei pomeriggi d’amore a palazzo Venezia o sulla spiaggia reale di Castelporziano.

Insomma, abbiamo per la prima volta una cronaca intima, minuto per minuto, della vita quotidiana del fondatore del fascismo. Con momenti esilaranti, che ricordano il film Il grande dittatore di Charlie Chaplin. Come quando il duce, rientrando dal balcone di palazzo Venezia dopo uno dei suoi roboanti discorsi, si lamenta di quanto gli facciano male “gli stivaloni”. Oppure quando l’uomo più potente d’Italia - e fra i più importanti del mondo - s’inginocchia di fronte a Claretta, (sper)giurandole fedeltà eterna fino al successivo tradimento. O quando le sussurra parole d’amore di nascosto da casa, terrorizzato che la moglie Rachele possa sorprenderlo. Come in un vaudeville.

Proprio in quelle settimane maturano gravissimi eventi: l’Asse con i nazisti, le leggi razziali, l’annessione dell’Austria alla Germania. Hitler e Mussolini preparano la tragedia più grande della storia umana. Il dittatore comanda, controlla e opprime 44 milioni di italiani. Ma una volta all’ora, dalle nove del mattino alle dieci di sera, fine settimana inclusi, il suo cervello è da un’altra parte: deve telefonare all'amante. E negare o scusarsi per le scappatelle da traditore seriale.

Poiché all’epoca non esistevano registratori, non si possono considerare fedeli al cento per cento i resoconti di questi diari. Ma non c’è neppure motivo di dubitare che quelle parole il Benito innamorato le abbia pronunciate.

Claretta è un’amante ossessiva, ossessionata e ossessionante. Usa la scrittura del diario anche come terapia, non avendo null’altro da fare nelle sue giornate se non vivere per Mussolini. Non ha mai lavorato, ha lasciato la scuola dopo il ginnasio. Ma non ha ragioni per mentire, o distorcere la realtà. Almeno quella percepita dal suo cuore, appassionato fino allo spasimo, tanto da farsi uccidere col suo Benito nel 1945.

Ecco quindi, dopo settant'anni, il duce privato. Furbo e ingenuo assieme, falso e sincero, brillante e vergognoso. Spesso puerile fino all’imbarazzo. Così tipicamente italiano, vanaglorioso, maschilista. Ma vero.

Questi diari hanno una storia complicata e affascinante. Il 18 aprile 1945, prima di seguire per l’ennesima volta il suo duce nell’ultima fuga, Claretta li affida alla contessa Rina Cervis, che li seppellisce nel giardino della propria villa a Gardone (Brescia). Nel ’50 i carabinieri li trovano e li confiscano. Da allora tutti i governi italiani hanno imposto il segreto di stato sul loro contenuto, anche se è probabile che siano passati al vaglio dei servizi segreti statunitense e inglese.

Essi fanno parte, infatti, delle tragiche e ancora in parte misteriose vicende dipanatesi negli ultimi giorni della guerra: la cattura di Claretta e Mussolini a Dongo (Como), la loro prima (e ultima) notte assieme, la fucilazione il giorno dopo, i corpi appesi in piazzale Loreto a Milano. E le domande, tuttora senza una risposta definitiva, sull’oro di Dongo (il tesoro della Repubblica sociale sequestrato ai gerarchi in fuga), sui documenti che Mussolini portava con sé illudendosi che gli salvassero la vita, su un possibile carteggio con Winston Churchill per una pace separata. E il premier inglese che, di tutti i posti al mondo, sceglie proprio il lago di Como per le sue vacanze nell’estate ’45, forse alla ricerca di qualcosa.

Il segreto imposto sui diari di Claretta in questi sette decenni ha provocato una marea di supposizioni, centinaia di articoli e decine di libri. La sorella Miriam si è battuta fino alla sua morte, nel ’91, per averli indietro dallo stato. La sua battaglia è stata continuata da Ferdinando Petacci, nipote di Claretta, ultimo e unico erede della famiglia e quindi titolare dei diritti di pubblicazione dei diari.

Nel 2003 ho conosciuto e intervistato Ferdinando a Phoenix in Arizona (Usa), dove vive. All'età di tre anni era nell’auto con la zia a Dongo quando fu arrestata dai partigiani, e suo padre Marcello venne fucilato. Egli è convinto, come alcuni storici, che Claretta e Marcello siano stati spie inglesi o almeno tramiti fra Mussolini e i servizi segreti britannici, e che proprio per questo siano stati eliminati. Ferdinando Petacci espone questa tesi nella prefazione. Forse i diari di Claretta scioglieranno qualche mistero, quando lo stato li desecreterà allo scadere dei settant’anni dalla loro compilazione.

Ma il contenuto di questi diari è già abbastanza esplosivo (per le frasi pronunciate da Mussolini su Hitler e contro gli ebrei, il papa, la moglie, la principessa Maria José di Savoia, i francesi, gli inglesi, gli spagnoli) anche senza sapere se Claretta fosse un’informatrice, oltre che una venticinquenne follemente innamorata del suo potente amante.

Scrive infatti il 15 ottobre 1950 Emilio Re, ispettore generale degli Archivi di Stato, nella sua relazione su questi diari per il ministero degli Interni: “Si cercano i diari di Mussolini. I più veri e importanti diari di Mussolini sono proprio questi della Petacci, dove il dittatore ridiventa uomo, si rivela senza trucchi e senza artefici. Nei diari e nelle lettere c’è non solo la vita sentimentale del dittatore, ma anche quella politica e quindi, nei momenti cruciali, la vita dell’intero Paese. La Petacci era tutt’altro che priva d’ingegno e qualche volta - quando non le faceva velo la gelosia - dotata anche di una notevole penetrazione. Non era soltanto l’amica del dittatore, ma ne era anche, per così dire, la ‘fiduciaria’, qualche volta l’incitatrice, se non la consigliera. Di qui l’interesse pubblico, l’importanza straordinaria e fuori dal comune che rivestono”.

Ringrazio l’Archivio Centrale dello Stato, la cui lunga custodia di questi documenti ne garantisce l’autenticità (a differenza di tanti altri presunti diari di Mussolini o Hitler), il sovrintendente Aldo G. Ricci e la dottoressa Luisa Montevecchi, curatrice del Fondo Petacci. Grazie anche all’impeccabile lavoro di Veronica Albonico, che mi ha aiutato a decifrare migliaia di fogli quasi illeggibili.

Mauro Suttora
Milano, novembre 2009

Saturday, November 21, 2009

Il Piccolo (Trieste): Perché Diari segreti?

Perché i diari di Claretta sono rimasti invisibili per oltre sessant'anni?

il Piccolo
pagina 23 sezione Cultura

Trieste, 21 novembre 2009

Per oltre sessant’anni nessuno ha potuto leggerli. Perchè sui diari di Claretta Petacci è stato imposto il segreto di Stato. E adesso? Finalmente il veto è caduto, ma solo per quanto riguarda il periodo che va dal 1932 al 1938. Le altre carte, che raccontano il periodo più difficile (quello delle leggi razziali, dell’entrata in guerra, dell’8 settembre, dell’arresto di Benito Mussolini, della Repubblica di Salò, fino alla morte, rimasta avvolta nel mistero) sono ancora inaccessibili. Su quei diari ha lavorato a lungo Mauro Suttora, giornalista del gruppo Rcs. Che pubblica adesso un’ampia selezione dei documenti nel libro Claretta Petacci ”Mussolini segreto” (Rizzoli, pagg. 533, euro 21).

A invogliare alla lettura, se ce ne fosse bisogno, è la prefazione scritta da Ferdinando Petacci, nipote dell’amante del Duce, che vive da tempo in Arizona. Da bambino, quando aveva tre anni e mezzo, si ritrovò a viaggiare nel piccolo corteo di macchine che il 27 aprile del 1945 portò il capo del fascismo e la sua amante dritti verso la morte. Da allora si è sempre chiesto: perché lo Stato italiano ha fatto scendere il silenzio sulle carte di sua zia? Claretta Petacci era solo un’amante o una spia degli inglesi? O, addirittura, insieme al fratello Marcello «collaborarono con Mussolini per arrivare a una pace separata con l’Inghilterra»? La merce di scambio sarebbe stato il carteggio tra il Duce e Winston Churchill, «molto compromettente per il premier britannico».

Insomma, dopo una prefazione del genere, inutile negare che viene voglia di lanciarsi alla disperata a leggere i diari di Claretta. Che, purtroppo, deluderanno il lettore fin dalle prime pagine. Che cosa emerge da questa carte? Una marea di promesse d’amore fatte da un uomo profondamente infedele, una sorta di ”serial lover”, alla sua giovanissima, gelosissima amante. E poi il ritratto di un uomo, Mussolini, che pensa soprattutto ad apparire forte, virile, che è terrorizzato dal fatto di invecchiare e parla spesso della morte. E che non evita gli scivolini nel ridicolo. Come quando lamenta i dolori dell’ulcera provocati dal polverone che si è alzato attorno all’omicidio di Matteotti. O come quando frigna che gli stivaloni, indossati per avere un aspetto più virile, lo fanno soffrire molto.

Nei diari di Claretta, i grandi eventi del ’900 passano in secondo piano rispetto alla girandola di amanti di Mussolini e alla gelosia ossessiva della Petacci. Il Duce le racconta di alcuni imbarazzanti incontri con la principessa Maria José, che si distendeva mezza nuda vicino a lui sulla spiaggia quasi a volersi offrire. Sparla spesso e volentieri di donna Rachele, la moglie: «Una contadina». Spara a zero sugli antifascisti, se la prende con Franco che tentenna in Spagna, manda insulti e maledizioni agli ebrei. Si mostra amico di Hitler, anche se lo teme profondamente. Ma, soprattutto, tempesta di telefonate la sua Claretta. A ogni ora del giorno, della notte. Per prometterle che non la tradirà più. Anche se sa benissimo che, quando gli arriverà la prima donna disponibile, la tradirà di nuovo. ( a.m.l.)

Wednesday, November 18, 2009

Daily Telegraph: Secret Mussolini

Benito Mussolini regarded Adolf Hitler as a teary-eyed "sentimentalist" but was jealous of the Nazi dictator's power and fame, diaries written by the Italian leader's mistress reveal.

By Nick Squires in Rome
16 Nov 2009

Claretta Petacci's journals, which will be published this week, describe a meeting he had with the German leader in 1938 after British prime minister Neville Chamberlain agreed to Germany's annexation of the Sudetenland.
"The Fuhrer was very kind. At heart, Hitler is an old sentimentalist. When he saw me he had tears in his eyes," Mussolini told his lover.

The diaries also show Mussolini was irritated by being regarded as a junior partner to Hitler, maintaining that his fascism and anti-Semitism dated back to the 1920s, before Hitler rose to prominence.
"I've been racist since 1921," he proudly told his mistress on a boating trip on August 4, 1938, two years before Italy declared war on Britain.

"I don't know how they can think that I'm imitating Hitler, he wasn't even born then (in a political sense)."
In another diary entry, Mussolini rails against Italians in Italy's African colonies having relationships with locals.
"Every time I get a report from Africa, it makes me upset. Just today, another five arrested for living with blacks. Ah! These dirty Italians, they are destroying in less than seven years an empire. They have no consciousness of race."

The book, Secret Mussolini, contains extracts from Petacci's diaries written between 1932 and 1938.
They say Mussolini was madly in love with Miss Petacci, once telling her he mentally undressed her at the theatre and that he had a "mad desire" for her.
She was just 20 when she met the fascist dictator, who was married with children and 29 years her senior.
In April 1945, with total defeat looming, the couple tried to escape to Switzerland but were caught by Italian partisans, executed and strung up from a petrol station near Milan.

The diaries make it plain that he was infatuated with her. "Do you know, my darling, that last night at the theatre I undressed you at least three times?" she recalls him telling her in January 1938.
"I was crazy with desire for you. Your small body, your flesh for which I'm crazy, tomorrow will be mine."

Le Monde: Mussolini antisémite

Un Mussolini foncièrement antisémite révélé par les journaux de sa maîtresse

Le Monde, 16.11.09

http://www.lemonde.fr/culture/article/2009/11/30/mussolini-les-juifs-et-les-femmes_1274049_3246.html

Un Mussolini foncièrement antisémite, fasciné par la puissance du Troisième Reich d'Adolf Hitler et furieux contre le pape Pie XI, émerge du livre "Mussolini Secret" qui regroupe des journaux intimes de sa maîtresse Claretta Petacci et sera publié mercredi en Italie par Rizzoli.

Dans cet ouvrage, dont le journal Corriere della Sera publie lundi des extraits, sont synthétisés des écrits consignés de 1932 à 1938 qui révèlent des aspects méconnus du dictateur fasciste.

Le 4 août 1938, les deux amants sont en bateau et à propos des lois anti-juives d'Hitler, Mussolini dit à sa maîtresse: "moi j'étais raciste dès 1921. Je ne sais comment ils peuvent penser que j'imite Hitler, il n'était pas encore né (...) Il faut donner un sens de la race aux Italiens pour qu'ils ne créent pas de métisses, qu'ils ne gâchent pas ce qu'il y a de beau en nous".

Le 11 octobre, à la mer avec Claretta, il se déchaîne: ""ces saloperies de Juifs, il faut tous les détruire, je ferai un massacre comme les Turcs ont fait (...) Je bâtirai une île et les y mettrai tous (...) Ils n'ont même pas un peu de gratitude, de reconnaissance, pas même une lettre de remerciement. (...) Ils disent que nous avons besoin d'eux, de leur argent, de leur aide".

Mussolini raconte aussi le 1er octobre 1938 à sa maîtresse les coulisses de la Conférence de Munich: "Le Führer est très sympathique. Hitler est un grand sentimental au fond. Quand il m'a vu il avait les larmes aux yeux. Il m'aime vraiment beaucoup".

Des passages des journaux intimes révèlent aussi sa colère contre le pape Pie XI qui s'est déclaré "proche spirituellement de tous les sémites" et demande que les mariages religieux entre juifs et catholiques soient valables.

"Tu ne peux pas savoir quel mal ce pape fait à l'Eglise. Jamais un pape n'a été aussi néfaste pour la religion", dit-il, en s'érigeant contre l'idée d'un Italien se mariant à un Noir.

Ailleurs, "la Petacci" raconte la passion entre les deux amants et les écarts de Mussolini avec d'autres maîtresses. "Oui mon amour, j'ai tort, surtout que je t'aime de plus en plus et que je sens que tu m'es nécessaire plus qu'aucune autre chose au monde", lui dit-il le 19 février 1938.

Sueddeutsche Zeitung: Der geheime Mussolini

Mussolinis geheime Gedanken

München, 17.11.2009

von Henning Klüver

Was hat der Diktator wirklich gedacht? Die Aufzeichnungen der Geliebten von Benito Mussolini verraten es - und werden nun publiziert.

Hitler? Ein Gefühlsdusel. Papst Pius XI.? Ein Unglücksrabe, eine einzige Katastrophe. Wenn Benito Mussolini bei seiner Geliebten Claretta Petacci war, nahm er kein Blatt vor den Mund.

Claretta Petacci, geboren 1912, lernte den 29 Jahre älteren Diktator 1932 kennen und wurde 1936 seine feste Geliebte. Partisanen erschossen sie zusammen mit dem Duce, als beide versuchten, vom Comer See aus in die Schweiz zu fliehen. Clarettas Tagebuchaufzeichnungen aus den Jahren 1932-38, die im römischen Staatsarchiv lagerten und deshalb als authentisch angesehen werden, erscheinen jetzt in dem Band "Mussolini segreto" (Der geheime Mussolini), herausgegeben von Mauro Suttora beim Mailänder Rizzoli Verlag.

Ihre Veröffentlichung war lange Zeit zwischen den Erben der Familie Petacci und dem italienischen Staat umstritten. In einem Vorabdruck bot der Corriere della Sera nun erste "Kostproben" an.

So erzählte Mussolini seiner Geliebten etwa vom Empfang durch Hitler bei der Münchener Konferenz, dass der Führer ("sehr sympathisch") Tränen in den Augen hatte, "als er mich sah." Und zur Judenfrage, sagte der Duce, es sei an der Zeit, "dass die Italiener lernen, dass sie nicht länger von diesen Schlangen ausgebeutet werden".

Alessandra Mussolini difende il nonno

«Vittima dello stalking di Claretta»

Il Giornale, mercoledì 18 novembre 2009

di Daniele Abbiati

Con sorprendente pacatezza, nonostante il tema del giorno sia l’ennesima «puntata» della tragica commedia sull’amato nonno, Alessandra Mussolini risponde modulando il tono usando la corda dell’amara ironia. «Non credo a una sola parola. Quella donna oggi sarebbe condannabile per stalking, altro che testimonianze storiche. Si tratta di una vera persecuzione reiterata...».

«Quella donna» è ovviamente Claretta, l’amante del Duce. E le parole in questione, vale a dire le confidenze intime che il capo del fascismo avrebbe fatto alla Petacci a proposito degli ebrei e del Vaticano, in particolare, ora raccolte nel volume curato da Mauro Suttora Mussolini segreto (Rizzoli, da oggi nelle librerie), «sono assolutamente in contrasto con la linea di condotta di Benito. No, guardi, nella migliore delle ipotesi si tratta di una pura e semplice operazione di marketing. È una cosa che sta agli antipodi dei diari del nonno, in possesso del senatore Dell’Utri. Diari fra l’altro avvalorati da un atto notarile a firma di mio padre». E nella peggiore delle ipotesi? Qui la voce s’incrina e rallenta: «A meno che... si tratti di un artificioso contraltare proprio a quei diari...».

Anche Roberto Chiarini, lo storico che al fascismo in generale, e al tema sempre caldo del razzismo nel Ventennio in particolare ha dedicato numerosi studi, propende per il «no». Condivide le fortissime perplessità espresse ieri sul Giornale da Giordano Bruno Guerri (mentre un altro esperto, Roberto Gervaso, apre qualche spiraglio), ma, soprattutto, fa due considerazioni: una sulla forma e una sul contenuto. Quanto alla forma, «bisogna tener conto - dice - della sede in cui, eventualmente, furono espressi i giudizi. Bisogna considerare l’onda emotiva della sfera privata...». Insomma, è risaputo come l’alcova, spesso, non sia il posto migliore dove parlare a cuore aperto.

E poi, entrando nel merito, c’è... un terzo incomodo molto ingombrante: Adolf Hitler. «Con il Führer esisteva un rapporto complesso che non escludeva la rivalità. Mussolini lo “rincorreva” su vari fronti, in particolare quello del razzismo. Nel ’38 temeva di fare la figura di quello che arriva per ultimo. E calcare la mano sugli ebrei serviva ad affermare la natura totalitaria del suo sistema. Inoltre ci sono i conti da regolare con i poteri che fino ad allora l’avevano condizionato... E la guerra d’Etiopia, con il conseguente problema del meticciato...».

Alcova, Mussolini, razzismo, Vaticano. Sarebbero ottimi ingredienti per un Porta a porta. Infatti, una puntata sul tema verrà registrata lunedì prossimo.

Tuesday, November 17, 2009

Mussolini antisemita, parla Giorgio Fabre

Mussolini antisemita, i primi segnali già quando era socialista

Roma, 17 nov (Velino) - “Purtroppo la storiografia in Italia è dominata da studiosi cialtroni che pensano di emulare Renzo De Felice e studiosi bugiardi che si inventano documenti”. Così lo storico e giornalista Giorgio Fabre commenta con il VELINO la rivelazione emersa dai diari di Claretta Petacci, desecretati dall’Archivio centrale dello Stato e da domani in libreria col titolo “Mussolini segreto” (Rizzoli), secondo la quale Mussolini sarebbe stato un convinto antisemita ben prima dell’emanazione delle leggi razziali del 1938 e dell’alleanza con Hitler.

Questa tesi che emerge oggi dalle carte della Petacci, Fabre la sostiene da anni. Per l’esattezza ne aveva anzi già dato notizia nel 2005 in un documentato volume intitolato “Mussolini razzista. Dal socialismo al fascismo: la formazione di un antisemita” (Garzanti). “Finché si tirano fuori valanghe di documenti non succede nulla – rileva -; poi appena escono fuori carte di un certo effetto dove magari c’è di mezzo il sesso e così via, allora queste vengono prese sul serio. Per anni sul fascismo ha dominato l’interpretazione di De Felice, su cui si è abbarbicata la maggioranza degli storici, che il regime fosse rimasto fuori dal cono d’ombra della Shoah. In questo modo è passato il concetto degli italiani brava gente, e il giudizio è stato ripetuto in continuazione fino a diventare un luogo comune. Solo che De Felice era uno storico serio, oggi invece abbiamo degli studiosi cialtroni”.

E alla storiografia di sinistra non avrebbe fatto comodo sostenere la tesi di un fascismo antisemita già prima del 1938? “Nel 2006 – risponde Fabre – ho avuto un contraddittorio con storici di sinistra che mi hanno attaccato tirando in ballo una presunta lettera scritta da Mussolini alla sorella Edvige. Lettera che non è mai esistita. In pratica si sono inventati un documento. E questo è il livello della storiografia di sinistra…”.

Fabre individua i primi segnali dell’antisemitismo di Mussolini addirittura all’epoca della militanza socialista del futuro duce. “Già nel 1908 si colgono degli indizi – spiega -. È il momento in cui è affascinato dal superuomo di Nietzche e dai razzisti pangermanisti tipo Houston Stewart Chamberlain o Joseph-Arthur de Gobineau. Poi, via via, comincia ad avere conflitti con politici e socialisti ebrei. Insomma l’ostilità antisemita di Mussolini è stato un processo lungo che si è protratto nel tempo”.

Diversi gli episodi riportati da Fabre: dall’attacco nel dicembre 1917 alle origini “razziali” del commissario bolscevico alla guerra Nicolai Vassilievich Krylenko, alla sostanziale linea ostile agli ebrei del Popolo d'Italia, il giornale fondato da Mussolini. I primi atti concreti arrivano però all’inizio del 1929 con provvedimenti diretti contro ebrei che occupano posti di responsabilità in istituzioni pubbliche e private del regime: Ugo Del Vecchio, alto funzionario della Banca d'Italia, il matematico Federigo Enriques, il provveditore agli studi della Campania Aldo Finzi.

A partire dal 1932-1934, la politica antisemita del duce si allargò a un maggior numero di settori della società e divenne sistematica. Nel marzo ‘32 Mussolini tolse l'archeologo Alessandro Della Seta dai candidati all'Accademia d'Italia, poi a fine anno allontanò Margherita Sarfatti dal Popolo d'Italia e dalla rivista Gerarchia. Nel marzo 1933 costrinse alle dimissioni Giuseppe Toeplitz, amministratore delegato della Banca commerciale italiana. All’inizio del ‘34 Gino Jacopo Olivetti fu costretto a dare le dimissioni da segretario della Federazione fascista dell'industria sostituito da Alberto Pirelli. Tante insomma le testimonianze di una “questione ebraica” che ha agitato Mussolini prima dell’avvicinamento di questi a Hitler, prima della guerra di Etiopia e soprattutto ben prima della leggi razziali del 1938.

Visti questi segnali di antica data, perché allora il duce avrebbe aspettato il 1938 per emanare i provvedimenti antisemiti? “Si può avanzare un’ipotesi – risponde Fabre -. Nel 1934 Mussolini cominciò a eliminare sindaci, capi delle provincie e consiglieri comunali e provinciali ebrei. Poi fece lo stesso con i capi dei sistemi corporativi provinciali. A me sembra che tutte queste manovre rientrino nel disegno della grande riforma costituzionale terminata dal duce nel 1939 con la nascita della Camera delle Corporazioni. Mussolini voleva, cioè, un sistema istituzionale completamente libero dai suoi nemici. E la politica perseguita a partire dal 1934 rende ragionevole questa ipotesi”.

E la cotta che Mussolini si prese per l’ebrea Sarfatti? “La Sarfatti era una donna molto intelligente, affascinante e aveva una marea di rapporti culturali e politici – commenta Fabre -. Il duce in seguito ha sfruttato questi rapporti con gli artisti e i politici. Secondo me si è servito della Sarfatti. E comunque non trovo strano che fosse veramente innamorato di un’ebrea. Anche Hitler aiutò degli ufficiali ebrei che erano in difficoltà solo perché erano stati eroi di guerra”.

(Emanuele Gatto) 17 nov 2009