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Wednesday, November 17, 2010

Diari di Mussolini e di Claretta a confronto

Da oggi in libreria la prima delle controverse agende «scoperte» dal senatore Dell'Utri. Per stabilirne l'autenticità, confrontiamole con quelle dell'amante Claretta Petacci, pubblicate un anno fa

Oggi, 10 novembre 2010

di Mauro Suttora

«Sosta fra le nevi del Terminillo. Silenzio e solitudine! Quanto è bello! Di tanto in tanto mi appare una leggera immagine sorridente - un rosso cappuccio sul bianco della neve - un impertinente strizzare d’occhi - una gran voglia di vivere! E poi piano piano la fanciulla sciatrice sparisce... dove?»

Benito Mussolini scrive queste parole sulla pagina 27 gennaio della propria agenda 1939, ora pubblicata da Bompiani. Ed è l’unico accenno, peraltro anonimo, che fa in tutto l’anno a Claretta Petacci, sua amante fissa dal ‘36. Per lui pubblico e privato sono nettamente separati. Vede la giovane 27enne quasi ogni giorno, le telefona quasi ogni ora. Ma nulla di questa relazione deve passare alla storia. E anche della moglie Rachele scrive poco.

Sulla veridicità dei Diari ci sono dubbi. E allora confrontiamoli giorno per giorno con quelli di Claretta, che invece sono sicuramente autentici. Lo garantisce l’Archivio centrale dello Stato, che li ha resi pubblici soltanto adesso, a 70 anni dalla loro stesura (legge sulla privacy).

Claretta è più precisa di Benito. Quel giorno al Terminillo lo ricorda bene, riempiendo varie pagine sul proprio diario. In realtà era il 26 gennaio, come lei correttamente annota, e non il 27. Una delle tante piccole e grandi imprecisioni che fanno dubitare alcuni storici sui Diari di Mussolini.

Voleva fare l’amore

Nel pomeriggio la scorta dà a Mussolini la notizia che Barcellona è caduta, e lui torna subito a Roma. Il particolare è ricordato in entrambi i diari. Alle sette e mezzo il dittatore si affaccia al balcone di piazza Venezia per annunciare questa vittoria fascista nella guerra civile spagnola. E Claretta scrive: «Ascolto il discorso alla radio, verso le otto richiama: “Ebbene, hai sentito tutto? La mia voce era chiara? Ti sembrava bene? Hai sentito la folla? Che urlo. Già, chissà come faranno a dire certe cose, che l’entusiasmo non c’è più. Senti, se non fosse così tardi, sai cosa? Se fosse stato un po’ prima, hai capito? [Mussolini le fa intendere che avrebbe voluto invitarla a palazzo Venezia per fare l’amore, ndr] Ma lasciamo andare, ora devo telefonare al Popolo d’Italia [il suo quotidiano] per sentire se la trasmissione a Milano è andata bene».

Stalking al Terminillo

In realtà quel giorno al Terminillo Mussolini non voleva che Claretta lo seguisse. Era partito per la montagna dopo averle telefonato alle dieci, senza dirle nulla. Lei allarmata lo rincorre in auto al Terminillo. Sospettava che fosse lì con un’altra, i tradimenti erano frequenti.

Benito si arrabbia per questo vero e proprio «stalking»: «Avete fatto molto male a venire, con mia moglie a Roma è un’imprudenza. Non vi ho detto nulla perché non vi volevo qui. No, non ero con nessuno, e vi prego di non insistere. Volevo stare solo. Vi pare strano? Sì, lo so che a quest’ora non può giungere mia moglie, ma è un’imprudenza. Sono stato qui tre ore, assolutamente solo. Chiamo a testimoni i ragazzi [della scorta] che sono con me».

Continua il racconto di Claretta: «Volevo mettere un agente che vi impedisse di scendere, ma poi ho voluto evitarvi questo affronto. Vi metterò nelle mani della Questura, vi manderò al confino...»

Claretta, ironica: «Purché l’aria sia buona».
Mussolini: «Vedrete, finirete come la Brambilla [contessa Giulia Brambilla Carminati, amante di Mussolini, spedita via da Roma]».
Claretta: «Sentite, la differenza è grande, non avrete bisogno di ricorrere a ciò. Non avete che da dirmi “Non vi amo più, toglietevi dalla mia via, sono stanco di voi”, e io me ne andrò tranquillamente».

Il 10 febbraio muore improvvisamente Pio XI. Mussolini annota: «Era un papa straordinario». Questo per i posteri. Solo quattro mesi prima, invece, si era sfogato così in privato con Claretta: «Tu non sai il male che fa questo papa alla Chiesa. Mai papa fu tanto nefasto alla religione come questo. Fa cose indegne, come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Ha scontentato tutti i cattolici, fa discorsi cattivi e sciocchi. È una vera calamità, peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare» (8 ottobre ‘38).

“Porci ebrei, li ucciderò“

Mussolini non sopportava l’opposizione del papa alle leggi antiebraiche. Che con Claretta definiva «Porci, razza spregevole», minacciando di «ucciderli tutti» (9 ottobre ‘38), e addirittura prevedendo (o auspicando) che fosse «un popolo destinato ad essere trucidato completamente» (18 aprile ‘38).

Parole tremende, che quando un anno fa uscirono i Diari di Claretta fecero il giro del mondo. L’Economist scrisse: «Viene sfidata l’opinione tranquillizzante che molti italiani hanno del Duce, come di un leader traviato da Hitler».

Invaghito di Maria Josè

Adesso, invece, torna il Mussolini «buono». Scrive infatti nel suo Diario l’11 febbraio ‘39: «Sono contro le leggi razziali». Curioso, visto che le aveva fatte appena approvare.

Anche sulla principessa Maria Josè Mussolini cambia idea. A Claretta dice: «È fisicamente repellente, bruttina di viso». Nel proprio diario del 5 ottobre ‘39, invece: «È stata nominata ispettrice della Croce Rossa. Il conventuale costume pone in risalto gli stupendi occhi di un azzurro così lieve da sembrare perlati di grigio... mutevoli, ora dolci, austeri, gelidi, pungenti come scaglie di cielo...».

L’Eur, infine. Il 28 febbraio ‘39 Mussolini visita i cantieri dell’Expo Universale Romana del ‘42. Si dilunga in particolari tecnici che sembrano tratti da articoli di giornale. Per gli scettici, è la prova del falso. Ma leggendo Claretta si capisce che Mussolini era sinceramente orgoglioso di queste opere del regime, e perciò riversava l’entusiasmo nel suo diario.

Riquadro: "Una parola per Margherita"

Per dimostrare che non è razzista, Mussolini il 2 maggio ‘39 scrive nel diario: «Ho amato una donna negli anni belli della mia vita, ed era ebrea». È l’unico accenno a Margherita Sarfatti, su cui Roberto Festorazzi ha appena pubblicato il libro La donna che inventò Mussolini (Angelo Colla editore).

Mauro Suttora

Monday, November 08, 2010

El Pais Semanal su 'Mussolini segreto'

recensione sulla rivista settimanale della domenica del principale quotidiano spagnolo alla traduzione di 'Mussolini segreto' (Diari di Claretta, Rizzoli, 2009), appena pubblicata:

El sexo salvaje del Dictador (secondo articolo più cliccato)

Thursday, October 28, 2010

Michel Houellebecq

L'EDITRICE DEL PIÙ DISCUSSO SCRITTORE FRANCESE CI SVELA IL SEGRETO DELL'ULTIMO LIBRO

«Quando ho letto La carta e il territorio ho avuto una sorpresa: Michel mi aveva inserita nel romanzo», dice Teresa Cremisi. Che qui racconta un misantropo di successo

di Mauro Suttora

«Sono stata la prima a leggere il nuovo romanzo di Houellebecq. Me l'ha mandato a maggio per posta dalla Spagna, dove vive. E quando ho visto il mio nome, sono saltata sulla sedia...»
Teresa Cremisi è la presidente di Flammarion, uno dei tre giganti dell'editoria francese. E ha la fortuna di pubblicare i romanzi di Michel Houellebecq, lo scrittore transalpino più importante, controverso e venduto nel mondo (oltre cinque milioni di copie). «Non è molto prolifico, scrive un libro ogni 4-5 anni. Ma ogni volta è un avvenimento. Questo romanzo ha già venduto i diritti per essere tradotto in quaranta lingue», ci dice.

Non pensavamo esistessero così tante lingue «letterarie» al mondo, e invece Houellebecq anche questa volta ha fatto il pieno. La carta e il territorio, pubblicato un mese fa in Francia (e una settimana fa in Italia, da Bompiani) è in testa alle classifiche. E anche, come sempre, oggetto sia di lodi enormi sia di polemiche feroci. Un critico francese ha scritto che Houellebecq ha «realizzato la fusione fra narrativa e saggistica».

Un altro, su Le Monde, sostiene che lo scrittore meriterebbe di essere nominato ministro dell'Economia per le acute dissertazioni sul sistema produttivo che mette in bocca ai suoi personaggi: fra vent' anni, prevede, tutta la Francia e non solo Parigi diventerà una grande destinazione turistica, e grazie alla leggiadria del proprio territorio (di qui il titolo) sarà la meta di milioni di nuovi ricchi russi e cinesi, i quali assicureranno così gli introiti venuti a mancare a causa della deindustrializzazione.

Una delle novità che ha più colpito il pubblico, e che contribuirà probabilmente a far assegnare per la prima volta a Houellebecq l'agognato premio Goncourt (lo Strega francese), è che nel romanzo sono stati inseriti parecchi personaggi reali. Primo fra tutti Houellebecq stesso: il protagonista Jed, pittore di successo, gli chiede una prefazione al catalogo della sua mostra di quadri. E va a trovarlo in Irlanda, dove lo scrittore francese ha abitato realmente per anni, prima di trasferirsi in Spagna.

UN COLPO DI SCENA

Misantropo nella realtà, misantropi i protagonisti dei suoi romanzi, Houellebecq non fatica certo a far fraternizzare il pittore Jed con il se stesso romanzato. «Si autodescrive in modo caricaturale, perfino in peggio rispetto alla fama di asociale che gli hanno costruito addosso», dice la Cremisi. La quale entra in scena a pagina 260 dell'edizione italiana, dopo un colpo di scena che ovviamente non riveliamo. Solo il suo numero di telefono e quello di un altro scrittore, Frederic Beigbeder (nella realtà amico di Houellebecq e nichilista quanto lui) appaiono infatti nella scheda telefonica dell'autore.

Poche pagine dopo, Houellebecq descrive così Teresa Cremisi: «Occhi orientali, potrebbe essere una prefica, una donna mandata a piangere ai funerali». Finita la prima lettura del romanzo, la Cremisi ha incontrato lo scrittore: «Lui mi ha guardato di sottecchi, per vedere che effetto mi aveva fatto questo suo scherzo. E pensare che io cinque anni fa ero andata in Irlanda a trovarlo, facendo lo stesso viaggio che oggi lui fa compiere al protagonista Jed. Lo avevo contattato per e-mail, e poi sono andata a parlargli per riportarlo da Flammarion».

Houellebecq, infatti, aveva «tradito» la sua casa editrice, pubblicando nel 2005 il romanzo La possibilità di un'isola con il concorrente Fayard. In quello stesso anno Teresa Cremisi era approdata alla guida di Flammarion, dopo 16 anni passati a dirigere Gallimard: caso unico, una donna e per di più italiana, inserita in una delle posizioni di maggior potere all'interno del mondo letterario francese.

Prima di andare a Parigi la Cremisi era dirigente della Garzanti. E da sei mesi è diventata vicepresidente della Rizzoli Libri, che nel 2000 aveva acquisito Flammarion. Come per ogni libro di Houellebecq, alle grandi manovre editoriali e alle tirature milionarie si mischiano critiche velenose. Come quella dello scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun, che in agosto ha condannato La carta e il territorio : «Non si capisce dove voglia andare a parare», ha scritto.

PRENDE IN GIRO I VIP

«Quando ho letto quella recensione ero in vacanza ad Amalfi, e ho fatto un altro salto», confessa Teresa Cremisi. «Non mi sembra elegante che un giurato Goncourt usi la copia ricevuta per stroncarla preventivamente». Houellebecq prende in giro il mondo dell' arte, gioca con i meccanismi della notorietà e ficca dentro al suo romanzo molti vip. Alcuni della Tv famosi in Francia ma sconosciuti all' estero, mentre altri godono di fama internazionale: il miliardario messicano Carlos Slim, quello francese François Pinault, gli artisti Jeff Koons (ex marito di Cicciolina) e Damien Hirst.

RIQUADRO

A ogni libro uno scandalo

Laureato in Agraria nel 1978, Michel Houellebecq è estraneo al mondo dell'editoria e degli intellettuali francesi. Lavora come informatico, perde il posto, va in depressione, divorzia, riprende a lavorare come impiegato al Parlamento. Tutte esperienze della vita reale che riverserà con tonnellate di ironia e sarcasmo nei suoi libri.

Il primo, Estensione del dominio della lotta, è del 1994 e descrive la solitudine provocata dalla società dei consumi. Arriva poi Le particelle elementari ('99), che consacra Houellebecq a livello mondiale (tradotto in 25 Paesi). Segue Lanzarote (2000), che descrive comicamente i giochi erotici di nudisti e lesbiche tedesche in vacanza. Dopo un anno, Piattaforma : qui lo scandalo è dato dall'accettazione del turismo sessuale nei Paesi del Terzo Mondo come un comportamento normale.

Nel 2005 è pubblicato La possibilità di un'isola, che suscita controversie sul tema della clonazione umana. D'altronde Houellebecq già in Lanzarote non nascondeva l'interesse per la setta «raeliana».

Houellebecq adora spiazzare. Considerato l'alfiere del nichilismo, in quest'ultimo suo libro se la prende invece con i fautori dell'eutanasia. Il protagonista va in Svizzera, nella sede dell'associazione Dignitas che ha offerto la «dolce morte» a suo padre, e prende a schiaffi la responsabile.
Nel suo saggio del 2010 Houellebecq, écrivain romantique, Aurelien Bellanger sostiene che lo scrittore è in realtà l' ultimo dei romantici.

Mauro Suttora

Wednesday, October 27, 2010

Arrivano gli e-book

I libri senza carta? Oggi sono realtà

ANCHE IN ITALIA DECOLLA L'EDITORIA ELETTRONICA

Negli Stati Uniti sono già otto ogni cento. Noi cominciamo adesso, con l'entrata in campo dei grandi editori. A partire da Rcs Libri. Scommettiamo che tutti leggeremo così?

di Mauro Suttora

Oggi, 27 ottobre 2010

I libri nel 2010 compiono 555 anni. Fu nel 1455, infatti, che Johann Gutenberg stampò la prima Bibbia. Chissà se fra mezzo millennio in Italia qualcuno ricorderà che nell'ottobre 2010 arrivarono i libri elettronici: gli «e-book», che si scaricano a pagamento e si leggono sullo schermo di un computer, o di un lettore portatile.

Il 9 ottobre è partita Biblet, la libreria del gruppo Mondadori (comprendente anche Einaudi, Sperling&Kupfer, Piemme, Electa, Le Monnier) che si è alleata a Telecom. E dal 18 ottobre sono disponibili online 1.500 titoli di Edigita, joint-venture fra 45 marchi: il gruppo Rcs (Rizzoli, Bompiani, Fabbri, Sonzogno, Marsilio, Adelphi), Feltrinelli, Garzanti, Longanesi, Guanda, Corbaccio, Chiarelettere, Vallardi, Fazi...

Assieme, questi editori coprono oltre la metà dei 213 milioni di libri venduti ogni anno in Italia, per un fatturato di tre miliardi e mezzo di euro. Poi ci sono gli altri, da tempo coalizzati nelle piattaforme Simplicissimus e Bookrepublic ( elenco nell' altra pagina ). Basta un clic, e da questi siti oltre che da quelli delle librerie online che da anni spediscono i volumi a casa, come Ibs, Hoepli, Bol, Edit, Unilibro - si comprano i «file» dei libri, anche le novità, a un prezzo più basso del 30 per cento.

«Sono curiosissimo», ci dice Edoardo Boncinelli, il famoso scienziato presente in libreria con i suoi ultimi bestseller: Perché non possiamo non dirci darwinisti e Lo scimmione intelligente (Rizzoli), e Mi ritorno in mente (Longanesi). «Presto i prezzi dei lettori portatili crolleranno, com' è successo per tutti gli aggeggi elettronici».

Crolleranno anche le vendite dei libri su carta? «Non credo. Succederà come per le riviste scientifiche: quelle cartacee non sono morte, continuano a esistere accanto a quelle online». E il rischio della pirateria, che ha dimezzato le vendite dei cd musicali e dei film in dvd? «Non mi pare che musicisti e attori stiano morendo di fame, contrariamente a molti poveri scrittori...», scherza Boncinelli.

Se lui, quasi settantenne, è entusiasta per la novità, non così sembra esserlo Silvia Avallone, la più giovane scrittrice di successo italiana (26 anni, 300 mila copie vendute del suo romanzo Acciaio , forse destinate a salire grazie alla versione elettronica): «Non ho un lettore e-book, libri e giornali preferisco leggerli su carta. Immergersi in un volume è un' esperienza totalizzante, mentre la lettura su uno schermo mi sembra frammentaria, consumistica. Gli e-book affiancheranno, ma non sostituiranno mai i libri».
Conferma Alessandro Bompieri, amministratore delegato di Rcs Libri: «L' e-book è un canale di vendita che ci porterà nuovi lettori, non in sostituzione di quelli del libro tradizionale».

«Forse soffriranno le edizioni "povere", quelle economiche e tascabili», ragiona Andrea De Carlo, che ha appena pubblicato con Bompiani il suo sedicesimo romanzo, Leielui. «Ma nella sua forma migliore, con buona carta, buona stampa e belle copertine, il libro di carta durerà per sempre». E il rischio pirateria? «Un incubo, quello di essere depredati dei frutti del proprio lavoro, così come lo sono i musicisti che hanno visto crollare i cd. Loro ormai guadagnano soprattutto con i concerti. Gli scrittori, chissà, potrebbero organizzare letture pubbliche delle proprie opere. Io lo faccio da anni, ma non mi sogno di far pagare il biglietto...».

Spiega Giorgio Riva, amministratore delegato di Edigita: «I nostri libri saranno disponibili nelle librerie online di Rizzoli, Feltrinelli, Gems e in molte altre. I testi sono comunque protetti dalla copiatura abusiva con il sistema Drm, Digital rights management , ovvero "gestione dei diritti digitali"».

Nonostante tutti i proclami, i libri virtuali sono comunque finora ancora lontani dall' impensierire quelli veri. Certo, li hanno superati fra i clienti di Amazon, il sito Usa di vendita a domicilio (che vende un suo lettore apposito, Kindle). Ma quello è un mondo di appassionati del computer. Nella realtà, anche negli Stati Uniti gli e-book sono appena otto ogni cento libri venduti. Una quota che gli editori italiani prevedono di raggiungere soltanto fra quattro-cinque anni.

Comunque la moda c'è, trascinata come sempre dalla Apple, che dopo l' i-Pod e l' i-Phone ha inventato l' i-Pad, tavoletta per leggere lunga 20 centimetri e pesante 7 etti. Da giugno ne sono stati venduti 200 mila in Italia, e questo ha spinto gli editori ad attrezzarsi per la stagione natalizia, in cui si concentrano le vendite dei libri. Si sono però attrezzati anche i concorrenti della Apple: Sony offre un lettore a metà del prezzo dell' i-Pad, mentre il Samsung Galaxy costa 700 euro, ed è telefonino e computer.

Potremo scegliere se ricevere i testi in formato pdf o e-pub. Il primo è immodificabile, nel secondo invece il lettore può intervenire con sottolineature e glosse, condividerle online, passare dalle parole stampate a video o documenti. L'e-book del nuovo Severgnini su Berlusconi, per esempio, grazie a un'applicazione può portare il lettore da una citazione del premier al video in cui lo si vede pronunciare le stesse parole.

Lo Stato tassa gli e-book con un'Iva al 20 per cento, mentre i libri di carta godono di un'aliquota del quattro. Ma gli editori hanno costi ridotti al minimo: oltre all' intermediazione delle librerie (30 per cento) risparmiano su tutti gli altri aspetti «fisici» del prodotto: carta, inchiostro, stampa, magazzino, trasporto, gestione scorte... Per questo alcuni grandi autori Usa capitanati dal loro agente William Wylie hanno minacciato di mettersi in proprio. «Ma anche gli editori sopravviveranno, se non altro per garantire la qualità degli autori che pubblicano», prevede De Carlo.


Le alleanze e i siti dove si vendono

In Italia a partire da questa settimana si sono formate quattro grandi alleanze fra editori per vendere gli e-book. I gruppi Rcs e Gems si sono messi assieme a Feltrinelli in Edigita, Bibletstore è gestito da Mondadori e Telecom. Ma tutti i titoli sono disponibili anche sui siti Simplicissimus e Bookrepublic dei piccoli editori, attivi da tempo.

Mauro Suttora

Monday, October 04, 2010

'Mussolini segreto' tradotto in spagnolo


esce il 14 ottobre 2010:

Mussolini secreto



Claretta Petacci, la amante de Benito Mussolini, transcribía cada día en su diario las conversaciones que mantenía con el Duce, en que éste le contaba sus intimidades, recordaba su vida o la ponía al corriente de los acontecimientos políticos: la guerra de España (y su indignación contra “el idiota de Franco”), la persecución de los judíos, el pacto de Munich...

El comprometedor contenido político de estos diarios explica que el gobierno italiano los mantenga todavía en secreto y que sólo haya autorizado la publicación de esta primera parte.

Pero lo que los hace excepcionales es su calidad de documento humano en que un dictador se muestra sin disfraz alguno, con sus frustraciones, sus miserias, sus aspiraciones de grandeza y hasta con sus obsesiones sexuales, en unas confidencias que fueron hechas sin pensar que algún día podrían llegar a ver la luz pública.

Esta mezcla de experiencias vividas y sueños imperiales nos ayuda a entender mejor lo que fue realmente el tinglado de retórica y cartón piedra del fascismo italiano.

'Mussolini segreto' tradotto in Polonia

Claretta Petacci (red. Mauro Suttora)
Tajne dzienniki kochanki Mussoliniego 1932–1938
Tłum. Anna Wójcicka

presentazione dal catalogo dell'editore Bellona:

Claretta Petacci była najbardziej znaną kochanką Benito Mussoliniego i wraz z nim została stracona w 1945 r. podczas egzekucji na Piazza Loreto w Mediolanie.

Jej wspomnienia obejmują okres 1932–1938, począwszy od pierwszych dni znajomości, a skończywszy na okresie pełnego rozkwitu ich związku. Zawierają dokładny opis codziennych zajęć i przyzwyczajeń Mussoliniego, jego stosunku i poglądów na temat wydarzeń i nastrojów w faszystowskich Włoszech i w Europie.

Poza tym również widzimy Duce prywatnie:
Mussolini skarży się na obcierające go buty, nieustannie zapewnia Clarettę o swej miłości, i tłumaczy się jej z licznych zdrad z kochankami, a nawet z... własną żoną.
Tłem ich związku są wydarzenia Europy lat 30. XX w.: powstanie osi Włochy – Niemcy, wydanie ustaw rasistowskich i Anschluss Austrii.

Do pamiętników załączone są niektóre listy Claretty do swojego kochanka; są to pochodzące z lat 1933–1937 zapiski pełne miłosnych uniesień – ilustrują one perspektywę autorki, kobiety niezwykle emocjonalnej, zazdrosnej
i żyjącej jedynie dla swojego kochanka, gotowej ponieść tragiczną śmierć w imię miłości.

Friday, September 03, 2010

'Mussolini segreto': traduzione norvegese

Dagbladet, il principale quotidiano della Norvegia, il 13 agosto 2010 dedica un articolo di un'intera pagina di Simen Ekern al libro Jeg, Il Duces kvinne (Io, la donna del duce), traduzione in norvegese del libro Mussolini segreto, i diari di Claretta Petacci a cura di Mauro Suttora (Rizzoli 2009), pubblicata nell'agosto 2010:

articolo di Dagbladet

Tre giorni dopo (16 agosto) segue il secondo quotidiano norvegese, Aftenposten, con un articolo a tutta pagina di Ulf Andenaes della sezione Cultura:


*
articolo sul quotidiano Dagbladet, 13 agosto 2010

Thursday, September 02, 2010

Oggi: la Tulliani come la Petacci?

da www.corriere.it del 17.8.10:

Non è un collegamento diretto, ma un punto in comune sì quello che il settimanale Oggi (www.oggi.it), in edicola mercoledì 18 agosto, evidenzia tra Mussolini e Fini. Non c'entra la politica, ma la famiglia: Claretta Petacci come Elisabetta Tulliani. Oggi pubblica infatti degli estratti del libro Mussolini segreto, a cura di Mauro Suttora (Rizzoli), da cui emerge che anche il Duce si prodigò per la famiglia della sua amante.

Nel 1937 raccomandò il fratello Marcello evitandogli il carcere: «Farò il tuo amante e il suo ministro (…)», le dice. Ordinò al quotidiano Il Messaggero di far scrivere il «suocero»: «Tuo padre è contento degli articoli?», chiede a Claretta. «Dopo dieci di questi lo faccio collaborare fisso (…). Poi lo farò senatore, sei contenta?».

Ma le analogie non finiscono qui – prosegue il settimanale. Mussolini si occupa anche della costruzione di una villa sulla Camilluccia, a Roma, per tutta la famiglia Petacci. Il 16 luglio ’38, il Duce chiede a Claretta: «Dimmi, tua madre ha fatto tutto il pagamento? Bene, così ora sei proprietaria. Bisogna fare il mutuo, non per me ma per la gente, capisci?». E il 20 dicembre del ’38 - conclude il settimanale - di nuovo un pensiero per il «cognato»: «Che fa il nostro? Hai ragione, a un certo momento bisogna sistemare un uomo, ormai ha trent’anni. Domani me ne interesserò, ora lo segno».

articolo completo di Oggi:

I potenti di ogni epoca hanno sempre avuto mogli, compagne e amanti ad assillarli con raccomandazioni. Gianfranco Fini come Benito Mussolini. Claretta Petacci, amante del duce, era asfissiante. Conobbe Benito a vent’anni, nell’aprile 1932. I due non si erano scambiati neanche un bacio, ma pochi mesi dopo lei era già lì a pretendere. Per suo padre, per il fidanzato, per il fratello.

Ecco la trascrizione di una telefonata del 15 dicembre ’32, dal libro Mussolini segreto (Rizzoli, 2009) con i diari di Claretta. La cui autenticità è garantita dall’Archivio di stato che li ha resi pubblici dopo 70 anni.

Claretta: «La causa di mio papà. Bisogna che lei se ne interessi. Ecco, ho qui dei nomi».
Mussolini: «Già, vedo. Ma io non posso far nulla direttamente, non posso interessarmene. In dieci anni non mi sono mai incaricato di giustizia, per un sentimento mio di coscienza».
C. «Già, ma la giustizia...»
M. «Farà il suo giusto corso. Il tuo fidanzamento, come va? [Claretta è fidanzata con Riccardo Federici, tenente dell’Aeronautica, 28 anni, ndr]»
C. «Il mio fidanzamento dipende da Vostra Eccellenza» [vuole un trasferimento che avvicini il suo Riccardo a Roma].
M. «Da me? Sai che non è possibile, perché c’è la legge che lo vieta. Te l’ho detto».
C. «Appunto perché esiste una legge che lo vieta, ho domandato il suo consenso. Altrimenti era inutile disturbarlo».
M. «Già, ma non è possibile far nulla, e lui pure deve saperlo».
C. «Precisamente, il tenente [mio fidanzato] non voleva fare la domanda per via gerarchica perché sapeva di non poterla fare, e perciò la diresse a lei. Era inutile andare per una strada che già si conosceva impossibile».
M. «Ma io di fronte ad una legge che vige non posso far nulla. Non posso essere io, il capo, a trasgredirla».

Nel marzo ‘34 Claretta, ormai sposata con Federici (e ancora allo stadio platonico con Mussolini) cambia obiettivo: «Perché non lo fa suo aiutante di volo?»
Mussolini: «Perché conosco te».
C. «Ebbene che c’entra? Anzi, ragione di più».
M. «No, perché direbbero: “L’ha fatto aiutante di volo perché è l’amico della moglie”».
C. «E allora di tutti questi che vanno avanti, che ne sappiamo se la moglie... non lo dicono, questo».
M. «Lo dicono, lo dicono».
C. «E che importa?»
M. «Importa sì, perché poi gli dovrò dare degli ordini, lo dovrò avere a mio contatto, e devo pensare che di fronte alla mia coscienza faccio la figura del traditore. No, questo no».
C. «Quanti scrupoli di coscienza».
M. «È questo il mio forte, se non avessi così profondamente coscienza non riuscirei a vincere gli altri».
C. «Ma pure Napoleone prendeva a benvolere delle ragazze e le favoriva».
M. «Già, e questa era una sua debolezza».
C. «Insomma, non mi vuole aiutare. Un aiutante dovrà pure prenderlo. È un bel ragazzo, di bella presenza, intelligente».
M. «Lo credo, lo credo, ho la massima stima di lui come pilota e come ufficiale. Ma conosco te e basta».
C. «Capisco, non mi aiutate perché non mi volete più bene».
M. «Non posso».
C. «Fate conto che io sia vostra figlia».
M. «Già, ma non lo sei. Io i miei parenti li pesto più che posso, non li aiuto mai, ho questa abitudine».

Abitudine che già l’anno dopo abbandonerà. Scrive infatti Claretta a Mussolini del ’35: «Ecco i documenti di mio fratello [Marcello, che verrà fucilato a Dongo nel ‘45, ndr], che Ella con tanta benevolenza mi ha richiesto e di cui vi è copia alla sede del fascio. Le sono infinitamente grata di quest’altra prova di affettuoso interessamento che Ella ha voluto darmi. Vi sono inoltre dei fatti avvenuti durante l’attività giovanile, che non sono documentati. Ricordo per esempio che nel 1921, per aver gettato nella calce una bandiera rossa, fu percosso tanto che dovette rimanere due settimane in clinica. Nello stesso periodo fu aggredito da un sovversivo armato di coltello, che riuscì fortunatamente soltanto a ferirlo».

Fratello fascistissimo, insomma, e mamma di Claretta pure lei felice per uno dei tanti favori di Mussolini al figlio. Ecco infatti una lettera di ringraziamento della signora Petacci del 29 ottobre ’36: «Ancora una volta per Voi c’è nel mio animo un raggio di luce. Per la Vostra grande bontà Vi ringrazio con cuore riconoscente di mamma. Sono certa che il mio Marcello corrisponderà sempre degnamente a questo Vostro prezioso interessamento».

Nell’ottobre ’36 Claretta (separata dal marito) e Benito sono ormai amanti. E lei gli chiede per lettera di proteggere il padre Francesco Saverio, medico del Vaticano, da un tizio con cui è in causa: «Perdonami si ti disturbo, se ti parlo di cose estranee al mio amore... ma come fare senza il tuo consiglio? Papà avrebbe lasciato libero l’appartamento per aderire all’accordo. [...] Hanno ricorso a Sua Eccellenza Pacelli [Eugenio Pacelli (1876-1958), segretario di stato vaticano, diventerà papa Pio XII nel ‘39, ndr], mettendo in cattiva luce papà anche presso il governatore. Continua la sua linea scorretta, oltre che con il fascio, anche con papà».

Un anno dopo, 15 ottobre ‘37: «Mi dice di Marcello [che ha combinato un guaio], che stia tranquilla, che non gli fanno nulla, e che prima di esprimersi con tanta leggerezza su di un ufficiale ci pensino e stiano attenti a quello che fanno. Dice che Sebastiani [il segretario di Mussolini] ha detto che Marcello è un po’ esuberante ma simpaticissimo. Molto contento di averlo potuto aiutare».

Nove giorni dopo: «Lo trovo scuro. C’è la questione riguardante Marcello, una vigliaccheria che vogliono fargli, un’infamia. Io scatto, mi dispiaccio, mi viene da piangere, difendo Marcello per la verità e per la giustizia. Lui si convince, mi calma. Dice che farà di tutto perché nulla di male avvenga, capisce che qualcuno ad arte ha esagerato per fargli del male. “Farò il tuo amante e il suo ministro. La mia situazione è falsa, non voglio che si dica che me ne occupo perché è tuo fratello, perché questo non è. D’altronde se l’hanno mandato a me, vuol dire che avevano uno scopo”».

Due giorni dopo, il verdetto. Mussolini dice a Claretta: «Volevano dargli niente di meno che la fortezza [il carcere] per una scemenza di così poco valore. Allora ho detto di andarci piano, di non calcare la mano, che non è il caso. Se la caverà con una decina di giorni di arresti semplici o di rigore, non so, che poi non farà perché lavorerà lo stesso».

Mussolini ordina al quotidiano Il Messaggero di far scrivere il padre di Claretta: poi le chiede: «Tuo padre è contento degli articoli? Dopo dieci di questi lo faccio collaborare fisso, prenderà 2000-2500 lire al mese. Poi, nel ‘39, lo farò senatore. Sei contenta?».

La nomina al Senato non va in porto. E il 24 gennaio ’39 Claretta scrive: «Gli dico che mi è dispiaciuto abbia fatto la legge dei 60 anni [età minima per diventare senatore] che lascia fuori papà. Rimane male e dice: “Non sapevo che tuo padre fosse ancora così giovane. Sono spiacente, mi ha costretto a farlo una richiesta per 700 e più [seggi di] senatori [sui 212 da nominare per il nuovo Senato, ndr], quindi ho dovuto mettere un limite. Non credere che l’abbia fatto apposta. Mi sono trovato costretto per eludere molte domande”». Ma Claretta non ci crede e gli molla una scenata: «Rispondo come devo e mi vengono le lagrime».

Intanto è iniziata la costruzione di una villa sulla Camilluccia per tutta la famiglia Petacci. Il 16 luglio ’38 Mussolini chiede a Claretta: «Dimmi, tua madre ha fatto tutto il pagamento? Bene, così ora sei proprietaria [di casa]. Bisogna fare il mutuo, non per me ma per la gente, capisci. Sono contento che tu abbia qualcosa. Io sono nemico di avere beni, cose, tenute, ma ciò non toglie che sia contento che li abbiano gli altri».

E il 20 dicembre ’38 di nuovo un pensiero per il «cognato»: «Che fa il nostro? Hai ragione, a un certo momento bisogna sistemare un uomo, ormai ha trent’anni. Domani me ne interesserò, ora lo segno».

Mauro Suttora

Wednesday, August 04, 2010

Gemelli Mussolini

GRAZIE ALL' INSEMINAZIONE ARTIFICIALE, SI ALLARGA LA DINASTIA DEL DITTATORE

I due trisnipoti del duce, Marzio e Carlo, sono nati con le tecniche del professor Antinori. E la bisnonna era Edda Ciano, figlia di Benito. Che sulla procreazione assistita, già allora diceva...

di Mauro Suttora

Oggi, 4 agosto 2010

Siamo ormai arrivati alla quinta generazione di Mussolini. Ma avere fra le mani il Dna di Benito fa sempre un po' impressione. È quel che è capitato al professor Severino Antinori, il medico italiano famoso per le tecniche di fecondazione artificiale, che ha favorito la nascita di Marzio e Carlo Ciano, trisnipoti del duce. Eccoli qui felici e pasciuti, a otto mesi dalla nascita (il 21 novembre 2009 nella clinica romana Quisisana), in braccio al papà Pier Francesco Ciano.

Ciano ha deciso di chiamare uno dei due gemelli con il nome di suo padre Marzio, morto a soli 37 anni, e terzogenito della coppia composta da Edda e Galeazzo, ex ministro degli Esteri, una delle figure più controverse del regime fascista.

«I bambini sono nati all' ottavo mese», dice Ciano, «e alla nascita pesavano 2,7 chili e 2,3. Mia moglie Alessandra e io ringraziamo il ginecologo Severino Antinori. Edda e Galeazzo Ciano ebbero tre figli, ma solo mio padre ebbe degli eredi: me e mio fratello Lorenzo. Lorenzo non ha figli, mentre io e mia moglie ora abbiamo dato alla luce questi bei gemelli, che porteranno avanti la dinastia».

FIGURA CONTROVERSA

La dinastia Ciano, nel bene e nel male, ha fatto l'Italia del Novecento. A cominciare dall'ammiraglio Costanzo Ciano, nato a Livorno nel 1876 e autore della «beffa di Buccari»: con i suoi Mas (Motoscafi antisommergibile) assieme a Gabriele D'Annunzio riuscì a penetrare nel porto della flotta austriaca. Il che, dopo Caporetto, risollevò il morale delle truppe italiane. Sotto il fascismo fu ministro e presidente (di quel che restava) della Camera dei deputati.

Suo figlio Galeazzo, spavaldo e brillante, sposò nel 1930 Edda Mussolini, primogenita del dittatore, il quale nel '36 lo volle ministro degli Esteri. Filoinglese come i gerarchi più intelligenti del regime (Italo Balbo, Dino Grandi), Ciano cercò di tenere l'Italia fuori dalla guerra di Hitler. E per nove mesi ci riuscì. Ma nel giugno '40 Mussolini, visto il crollo della Francia, la attaccò.
Ciano divenne ambasciatore in Vaticano, dove ebbe stretti rapporti con il futuro papa Paolo VI, allora numero due della Segreteria di Stato. Il 25 luglio '43, durante l'ultimo drammatico Gran Consiglio, Galeazzo Ciano tradì Mussolini, votandone la richiesta di dimissioni che fece cadere il regime. Per questo pagò con la vita nel gennaio successivo: venne fucilato a Verona, nonostante la moglie Edda implorasse la grazia presso il padre.

Una vicenda da tragedia greca, che vide spendersi e spegnersi Edda, figlia prediletta del Duce, donna anticonformista, spregiudicata e moderna. «Ho sottomesso l'Italia, non riuscirò mai a sottomettere mia figlia», disse di lei Mussolini.
Dopo la guerra Edda girò il mondo, sempre irrequieta, pur badando ai tre figli: Fabrizio, Raimonda (detta Dindina) e Marzio. Marzio, nonno dei gemellini, si sposò con Gloria Lucchesi, ma tre anni dopo la nascita di Pier Francesco si separò. Morì nel '74, ventun anni prima di sua madre Edda.

A causa della distanza fra la nascita di Edda Mussolini e quella di suo fratello Romano, venuto alla luce 17 anni dopo, negli stessi mesi del '62 in cui Romano ha avuto da Anna Maria Scicolone (sorella di Sophia Loren) la figlia Alessandra (oggi deputata Pdl), è nato anche Pier Francesco Ciano, che appartiene però alla generazione seguente.

Ma cos'avrebbe detto Benito della procreazione assistita con la quale sono venuti alla luce questi suoi trisnipotini? Può sembrare una curiosità balzana. Eppure la risposta, incredibilmente, c'è.
Il 28 novembre 1939, Mussolini disse queste parole alla sua amante Claretta Petacci, che le trascrisse nel proprio diario (desecretato da poco dall'Archivio di Stato, e pubblicato da Rizzoli nel 2009 in Mussolini segreto): «Cara, hai veduto l'incubazione meccanica? Cioè il toro monta una bestia finta, raccolgono il liquido, e con quello rendono incinte altre bestie. Il toro è un bel po' stupido, non si accorge. [...] Guarda le foto. A me fa un certo effetto, anche a te vedo. Sì, è brutto, la natura va rispettata anche per le bestie. pensa che hanno fatto lo stesso anche con delle donne. Per esempio, una non poteva avere figli col marito. Si faceva iniettare lo sperma di uno qualunque e rimaneva incinta. Uno in America fece la prova di dieci o quindici sperma prima di iniettarli alla moglie. Nauseante».

Ma Mussolini si riferiva alla fecondazione assistita «eterologa». Questi gemellini Ciano, invece, sono nati regolarmente fra marito e moglie.

Mauro Suttora

Wednesday, July 21, 2010

Rizzoli & Isles, nuovo serial Usa

Angie Harmon interpreta una detective dal nome famoso

New York, 7 luglio 2010

di Mauro Suttora - Oggi

Che coincidenza. Lunedì 12 luglio ha debuttato negli Stati Uniti (canale Tnt) un nuovo serial tv: Rizzoli & Isles. Sulle orme di Starsky & Hutch, il titolo richiama i cognomi delle due protagoniste: la detective italoamericana Jane Rizzoli e la medico legale Maura Isles, che indagano a Boston..
Il giorno dopo, martedì 13, in Italia Canale 5 ha cominciato a trasmettere in prima serata le tredici puntate di Women’s Murder Club, altro serial definito «un misto di Csi, Sex and the City e Grey’s Anatomy».
In comune, i due serial hanno la protagonista: Angie Harmon, 37 anni, texana con sangue cherokee, greco e irlandese. È una delle donne più belle degli Stati Uniti, a metà strada fra l’energetica Sandra Bullock e l’indimenticata Florinda Bolkan.
È lei l’affascinante Jane Rizzoli, che si chiama così per scelta di Tess Gerritsen, l’autrice dei libri (tradotti in Italia da Longanesi) da cui è tratta la serie. La coprotagonista Sasha Alexander ha anche lei un legame con l’Italia: tre anni fa ha sposato Edoardo Ponti, figlio di Sophia Loren.

Libri sofisticati

«Rizzoli» è un nome ben noto negli Stati Uniti. La Rizzoli Usa pubblica libri sofisticati d’arte e di moda in inglese, e la libreria Rizzoli sulla 57esima Strada di New York, con le sue boiseries, è una delle più eleganti di tutto il continente. Lì è stata girata una puntata di Sex and the City, e lì si incontrano per caso Robert De Niro e Meryl Streep nella prima scena del film Innamorarsi (1984).
Un mondo intellettuale lontano da quello della dinamica Angie Harmon, che ha sposato l’ex giocatore di football Jason Seehorn da cui ha avuto tre figlie. I loro nomi sono Fede, 6 anni, Grazia, 5, e Speranza, 1. Speriamo che non ne nasca un’altra, perché rischierebbe di chiamarsi Carità. La Harmon, lei stessa figlia di un’indossatrice degli anni ‘70, prima di recitare in Baywatch e Law & Order è stata una top model negli anni ‘90, fra le preferite di Giorgio Armani, Calvin Klein e Donna Karan. Ha conquistato le copertine di Elle, Cosmopolitan ed Esquire, e nel 2008 ha fatto sensazione fra i puritani d’America perché è apparsa «nuda» sul mensile Allure.

Idee politiche di destra

Veramente non è che si (intra)vedesse granché, anche perché Angie, come molti texani, ha idee politiche di destra. Non sono molti gli attori di Hollywood che votano repubblicano, cosicché l’ex presidente George Bush junior le fece pronunciare un discorso alla convention del 2004.
Alle ultime elezioni la Harmon ha appoggiato John McCain contro Barack Obama, e ha già promesso il voto alla conservatrice Sarah Palin per il 2012. Insomma, una vera «dura»...

Mauro Suttora

Wednesday, July 07, 2010

Castiglioncello (Livorno), 20 luglio

Martedì 20 luglio presentazione di 'Mussolini segreto' a Castiglioncello (Livorno)

Incontri al Castello: Castiglioncello festeggia trent'anni

Gli Incontri al Castello, organizzati dal Comune di Rosignano M.mo, alla Limonaia, nel parco del castello Pasquini di Castiglioncello, con giornalisti e scrittori che presentano i loro libri, compie trent’anni. Un compleanno importante che Alessandro Franchi, Sindaco del comune di Rosignano M.mo e Gloria De Antoni curatrice della rassegna da tre anni, intendono festeggiare al meglio con ospiti prestigiosi e interessanti. “In un’epoca in cui anche il più piccolo comune della provincia italiana organizza incontri con gli autori, scoprendo che lo scrittore attira il pubblico e che ci sono appassionati di letteratura- dichiara il Sindaco- è nostro punto di forza ricordare che il comune di Rosignano è stato lungimirante scegliendo, trent’anni fa, di organizzare incontri con scrittori. Appuntamenti che con il tempo si sono fatti sempre più importanti e attesi dal pubblico.”

“Per festeggiare degnamente la rassegna - ricorda la curatrice Gloria De Antoni - abbiamo deciso di accontentare ogni richiesta del pubblico e cercando di rappresentare tutti i generi della letteratura a 360 gradi, dall’epistolario, al diario, dal saggio al romanzo nelle sue differenti accezioni: il romanzo d’indagine, quello classico e quello “estivo”, insomma non avremo come sempre un unico tema, ma un filo conduttore che è quello del genere letterario.”

La rassegna si apre domenica 11 luglio alle ore 18 con Marcello Sorgi, giornalista già direttore del tg1 e della Stampa, di cui oggi è editorialista e inviato, che racconta nel suo ultimo libro “Le amanti del vulcano” la carismatica vicenda di amore e tradimento tra il regista Roberto Rossellini e le attrici Anna Magnani e Ingrid Bergman.

Martedì 13 luglio arriverà a Castiglioncello Don Andrea Gallo con “Così in terra, come in cielo” edito da Mondadori, il lucido racconto del più famoso prete da marciapiede italiano.

Giovedì 15 luglio l’incontro sarà con Lorenzo Pavolini nella cinquina dei finalisti al premio Strega per “Accanto alla tigre”, un viaggio nella storia della famiglia Pavolini e insieme in quella collettiva del Paese. Protagonista Alessandro Pavolini, figura centrale del fascismo, nonno di cui Lorenzo scopre la verità solo nei libri di storia.
Il giorno successivo (venerdì 16 luglio) è la volta di Alice Di Stefano figlia della scrittrice Cesarina Vighy, recentemente scomparsa, che ricorderà la madre e i suoi libri da “L’ultima estate” a “Scendo. Buon proseguimento”.

Martedì 20 luglio il giornalista e scrittore Mauro Suttora presenterà il volume di Claretta Petacci “Mussolini segreto. Diari 1932 – 1938” edito da Rizzoli, di cui è curatore.
Mauro Suttora, giornalista del gruppo RCS (Rizzoli Corriere della Sera), collabora con «Newsweek» e con il «New York Observer». A settant’anni dalla loro stesura e dopo una serie di vicissitudini travagliate che ne hanno in passato ostacolato la pubblicazione, i diari di Claretta Petacci raggiungono il pubblico italiano. E rivelano ben più di quanto ci si potrebbe aspettare dalla donna nota a molti solo come l’ultima e più famosa amante di Mussolini.

Giovedì 22 luglio l’appuntamento sarà con il magistrato Antimafia e scrittore Gianrico Carofiglio. Carofiglio che con i primi quattro romanzi ha superato il traguardo del milione di copie vendute, converserà e parlerà al pubblico dei suoi romanzi d’indagine da “Le perfezioni provvisorie” a “Non esiste saggezza” entrambi editi da Sellerio.

Sabato 24 luglio Anna Testa e Giuliana Lojodice presenteranno «Buonasera Aroldo, buonasera Giuliana. Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice, vita, carriera e scene da un matrimonio», edito da Baldini Castoldi Dalai.

Venerdì 30 luglio Enrico Vaime, testimone e protagonista dello spettacolo italiano, della rivista, del varietà, della commedia, della radio e della televisione, presenta la terza parte della sua autobiografia:“Anche a costo di mentire” edito da Aliberti.
Sabato 31 luglio torna a Castiglioncello Camilla Baresani con il suo ultimo romanzo “Un’estate fa” edito da Bompiani.

Gli incontri si fermano per una settimana per lasciare spazio al premio della comunicazione per riprendere Martedì 10 agosto con il professore-giallista Sergio Vanni e il suo “Un delitto educato”, quindi mercoledì 18 agosto Alessandra Levantesi, giornalista e critica della stampa presenterà il libro scritto con il compianto Tullio Kezich dal titolo “Una dinastia italiana. L’arcipelago Cecchi – D’Amico tra cultura, politica e società” edizioni Garzanti.

Venerdì 20 agosto torna un affezionato ospite di Castiglioncello Gillo Dorfles, per presentare il volume a lui dedicato “Divenire di Gillo Dorfles”. Il 12 aprile lo scrittore, filosofo e critico d’arte Gillo Dorfles ha compiuto 100 anni. Per festeggiare lo speciale compleanno del teorico dell’estetica, del gusto e delle mode, è uscito questo libro curato da Massimo Carboni, che è un omaggio per ricostruire a mosaico un percorso scientifico, culturale e creativo che include in prima persona l’intellettuale e l’artista che lo ha intrapreso, il suo stile di lavoro e il suo calibro etico.
Gli incontri alla Limonaia si terranno alle ore 18 e sono a ingresso gratuito.

07/07/2010

Friday, May 28, 2010

A New York niente sesso

LE DONNE PREFERISCONO SHOPPING E PALESTRA

Da oggi al cinema Sex and the City 2

di Mauro Suttora

Libero, 28 maggio 2010

Come passeranno alla storia questi anni Zero? Corriamo un grande rischio: che il decennio appena finito venga ricordato, in mancanza di meglio o di peggio (Bush, guerre d’Iran e Afghanistan, Coldplay, ipod), per ‘Sex and the City’. E questa sì che sarebbe una tragedia. Quasi peggio del terrorismo islamico.

Le quattro smandrappate di New York, anche se amano comportarsi come ventenni sgarzelline e l’età mentale dei personaggi che interpretano è perfino minore, hanno tutte superato i 45 anni. Samantha ne ha addirittura 54. O meglio: questa è l’età dell’eccellente attrice inglese Kim Cattrall che la impersona, e che si è appena fatta notare come bollente segretaria-amante di Pierce Brosnan (alias Tony Blair) nello splendido ‘Uomo nell’ombra’, ultimo film di Roman Polanski.

Non a caso la meno letale del quartetto non è americana. Infatti Samantha è l’unica ad avere una vita sessuale. Ma poiché l’autrice di ‘Sex and the City’, Candace Bushnell, è gelosa della non frigidità del personaggio biondo da lei stessa creato, l’ha trasformata in macchietta: ninfomane, esagerata, comica, affamata di toyboys.

Le altre tre sono sexy quanto il ghiacciaio del monte Bianco. Ma non è colpa loro. È la New York di oggi a renderti così. Lo dico per esperienza personale: ci ho vissuto per molti degli anni Zero, e per un biennio mi sono fidanzato con una ragazza uguale a quelle di ‘Sex and the City’. Una ex modella trentenne bellissima, simpatica, intelligente, coltivata (laureata in un college top ten degli Usa), abbastanza ricca. E innamorata, come me. Ma a letto, una frana. Sono sopravvissuto nell’unico modo possibile, con questi fenotipi di Manhattan apparentemente assai attraenti: lasciandola. Ma avendo accumulato tanti di quegli aneddoti divertenti e agghiaccianti da scriverci un libro: ‘No Sex in the City’ (ed. Cairo, 2007).

La verità è semplice, come ha detto un famoso sociologo: “A New York hanno talmente sessualizzato lo shopping, che tutto il resto è stato desessualizzato”. La mia girlfriend Marsha si svegliava alle sette del mattino, e invece di fare l’amore correva a fare jogging a Central Park. Io la aspettavo a letto speranzoso (anche a Manhattan si verifica il fenomeno definito in inglese “morning glory”), ma quando lei tornava alle otto - sudata, ansimante, guance rosse, seno e lunghe cosce foderati nella tuta aderente, quindi ancora più affascinante - si buttava nella doccia: «I have no time, my love», mi gridava felice da sotto lo scroscio, già orrendamente piena di energia a quell’ora del mattino. Poi si precipitava giù a comprare da un coreano il beverone che loro chiamano “caffè” (una sciacquatura marrone), e lo sorseggiava con una cannuccia nel metrò verso il lavoro.

Verso le sei di sera passava a prendermi alla libreria Rizzoli sulla 57esima Strada, dove lavoravo. La sua vita frenetica a quell’ora prevedeva aperitivi, vernissage di gallerie, inaugurazioni di negozi e altri innumerevoli «eventi», che ora infestano la vita anche a noi italiani. Quindi in taxi al ristorante. Spesso un cinema, un concerto, un teatro a Broadway. Poi, ogni tanto, in un club a ballare. Feste in casa di amici. Oppure quella disgrazia che sono i «gala», al Plaza, al Waldorf o al Pierre, con i grandi tavoli rotondi da otto e qualche causa benefica da finanziare.

Insomma, difficile tornare a casa prima di mezzanotte. E a quel punto lei era troppo stanca per farlo. «I need to relax», si scusava. E io: «Appunto, rilassiamoci facendo l’amore». Lei mi sorrideva: «Accarezzami, Mauro». E si addormentava.

La sua attività principale, nel tempo libero, era lo shopping. Spendeva in scarpe Jimmy Choo e borsette Prada tutto quel che guadagnava (non poco). Nei weekend estivi bisognava andare agli Hamptons: come Portofino, ma umidi come New York. Siccome era sportiva, se non poteva fare jogging per il troppo caldo o troppo freddo, andava in palestra a sfogarsi sul tapis roulant. Ecco, dopo un po’ scoprii che quello era il mio vero rivale. Perché solo lì, e nei negozi, le donne di 'Sex and the City' riescono ad agguantare il piacere. Sex, zero. Come il decennio.

Mauro Suttora

Tuesday, May 11, 2010

Crisi in Grecia

VERSO UN DOPPIO EURO?

Oggi, 3 maggio 2010

di Mauro Suttora

1) Cos’è successo alla Grecia?
Il governo greco negli ultimi anni ha speso molto più di quel che ha incassato con le tasse. Quindi, senza il maxiprestito da 110 miliardi di euro (di cui sedici dall’Italia) concesso dall’Unione europea il 2 maggio, sarebbe fallito. Non avrebbe avuto più i soldi per pagare i creditori alla scadenza dei suoi titoli di stato fra due settimane.
«Se fanno porcherie anche gli stati, come i privati, possono fallire», spiega Lorenzo Marconi, autore con Marco Fratini del libro Vaffankrisi! (Rizzoli).
«Ma agli altri Paesi europei una bancarotta della Grecia non conviene», precisa Massimo Gaggi, editorialista del Corriere della Sera da New York e autore di La Valanga, dalla crisi alla recessione globale (Laterza), «perché costerebbe più del suo salvataggio. Anche gli Stati Uniti sono preoccupati, perché sarebbe il primo fallimento di un Paese Ocse, cioè di economia avanzata. E l’“effetto domino” renderebbe più costoso anche il rimborso del debito americano, che nei prossimi anni aumenterà a livelli spaventosi».

2) Di chi è la colpa?
«Dei politici greci, che hanno addirittura falsificato i dati di bilancio», dice Fratini. Quelli del governo di centrodestra sconfitto alle ultime elezioni, secondo i quali il deficit del 2009 sarebbe stato di poco superiore ai limiti imposti dal tratto di Maastricht, tre per cento sul Pil, mentre era del tredici. «Ma c’è anche una responsabilità da parte delle autorità monetarie europee, che hanno fatto finta di niente mentre la tempesta si stava avvicinando. Per attrarre finanziatori, infatti, i bot greci hanno dovuto offrire interessi del sei per cento, mentre in tutti gli altri Paesi, Italia compresa, data la bassa inflazione gli interessi sono quasi inesistenti. Tutti sapevano che la bolla prima o poi sarebbe scoppiata.

3) Cosa rischia l’Italia?
L’Italia ha lo stesso livello di debito pubblico della Grecia rispetto al Pil: 115 per cento. «Però è un debito meno preoccupante non solo di quello greco», dice Gaggi, «ma anche di quello della Spagna, che è di appena il 53%, per tre ragioni. Primo: gran parte dei nostri titoli di stato sono in mano a noi stessi, contrariamente a quelli di altri Paesi. I titoli del debito degli Usa, per esempio, sono stati comprati da Cina o Paesi arabi, e questo li rende più vulnerabili. Secondo: l’Italia ha già riformato le pensioni, il che rende più gestibili i bilanci pubblici dei prossimi anni. Terzo: l’Italia non ha dovuto salvare le proprie banche, come invece hanno fatto Usa, Gran Bretagna e Germania. Anche con la Grecia, le nostre banche sono esposte per appena quatto miliardi, contro gli ottanta delle banche tedesche e francesi».

4) Cosa rischiano le nostre tasche?
«Se possediamo obbligazioni di stato greche, ma anche spagnole o portoghesi, e le vendiamo ora, subiremo delle perdite», avverte Marconi. «Se invece le teniamo, è una scommessa. Se ci sarà un default, finiranno come i bond argentini: carta straccia. Ma questo rischio attualmente è ben remunerato: anche il sei per cento. E la Grecia, per ora, è stata salvata».

5) Come si può risolvere questa crisi?
«Secondo la cancelliera Angela Merkel e l’80 per cento dei tedeschi bisogna punire chi ha sbagliato, e quindi far fallire la Grecia», risponde Gaggi. «Ma questa strada si è dimostrata impercorribile, perché poi sarebbe stata la volta del Portogallo, della Spagna, dell’Irlanda, con un effetto a catena dagli esiti catastrofici. Anche la banche Bear Sterns e Lehman Brothers erano state fatte fallire. Ma questo non aveva bloccato la crisi, anzi». Quindi, soldi alla Grecia in cambio di tagli e risparmi.

6) Che fare per evitare altre crisi simili in futuro?
«Deve entrare in campo la politica», dice Lorenzo Fontana, eurodeputato della Lega Nord. «Noi passiamo per euroscettici, ma questa crisi dimostra che se l’Europa si basa solo sull’economia, rimarrà una creatura artificiale. Ci vuole rigore sui conti pubblici, a cominciare dall’Italia che ha il terzo debito statale più alto al mondo dopo Usa e Giappone. L’euro, così com’è stato impostato dieci anni fa, dev’essere rivisto. Occorrono strumenti per imporre disciplina fiscale agli stati, e dentro gli stati alle regioni»

7) I tedeschi che non volevano salvare i greci sono egoisti?
«No, le regole vanno rispettate», dice Fontana, «ci vuole responsabilità. E se ora hanno accettato di finanziare la Grecia, non si pensi che lo fanno per generosità. La Germania vuole salvaguardare i quaranta miliardi di crediti delle proprie banche verso la Grecia».

8) Cosa succederà all’euro?
«Non è un mistero che molti in Germania ipotizzino un euro a due velocità», spiega Fontana: «Uno per i Paesi nordici più competitivi, e un Euro 2 per i Paesi mediterranei, che possa attuare delle svalutazioni competitive. Io vengo da verona, e ricordo che grazie alla svalutazione della lira del ‘92 l’export del Nordest verso Germania e Usa decollò, portando grande ricchezza».
Oggi, se non fosse costretta nell’euro, la Grecia potrebbe svalutare aiutando le sue esportazioni e attraendo turisti. «Ma per un’Europa a due velocità ci vorrebbe un altro trattato», frena Gaggi, «e questo attualmente non è ipotizzabile».

9) È vero che alcuni grandi speculatori americani si sono accordati per attaccare l’euro?
«I giornali hanno addirittura riportato la data di una sera di febbraio in cui a New York George Soros e altri gestori di hedge fund avrebbero cenato e concordato un attacco simultaneo all’euro», dice Marconi. «Ma prendersela con gli speculatori è come criticare il leone perché attacca la gazzella ferita invece di inseguire quelle veloci e imprendibili. Le economie sane non soffrono le speculazioni».

10) Sarà almeno più conveniente andare in Grecia in vacanza quest’estate?
«Se Atene potesse uscire dall’euro e svalutare, sì», risponde Marconi, «ma con la moneta unica i prezzi diminuiranno al massimo del dieci per cento. Sarà meglio per i turisti americani venire in Europa, con l’euro sotto quota 1,30 invece che a 1,50. Disperati come sono, i greci dovranno abbassare un po’ i prezzi, ma non più di tanto. Piuttosto, si prevede un drastico calo di arrivi dei 2,3 milioni di tedeschi, perché la crisi colpisce anche lì. E non verranno rimpiazzati dal milione di italiani che ogni estate vanno in Grecia».

Mauro Suttora

Monday, May 03, 2010

Ingrid Bergman, Anna Magnani, Renzo Rossellini

IL TRIANGOLO

Anna, Ingrid e Rossellini: la passione che li incendiò

"LE AMANTI DEL VULCANO" RIEVOCA UN GRANDE SCANDALO

È il 1949: la diva svedese e la regina del nostro cinema si contendono il maestro del neorealismo. Un amore da film che Marcello Sorgi ricostruisce in un libro. E tutto nacque da un'incredibile lettera...

di Mauro Suttora

Oggi, 28 aprile 2010

«Mister Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà, e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla molto bene l'inglese, non ha dimenticato il tedesco, non riesce a farsi capire bene in francese e in italiano sa dire soltanto "ti amo", sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei». Firmato: Ingrid Bergman.

Questa è l'incredibile lettera che l'allora più famosa attrice del mondo (Casablanca, Per chi suona la campana, Notorious e quattro nomination all'Oscar) scrisse al più famoso regista italiano, inventore del neorealismo. Rossellini la ricevette a Roma il 7 maggio 1948, il giorno prima del suo quarantaduesimo compleanno, e in quel preciso momento per la sua compagna Anna Magnani (la più famosa attrice italiana) fu la fine.

La tempesta personale e professionale che travolse il trio viene oggi magistralmente raccontata da Marcello Sorgi nel libro Le amanti del vulcano: un triangolo di passioni nell' Italia del dopoguerra (Rizzoli). «Rossellini era il tipico italiano, prima fascista, poi comunista», spiega l' ex direttore del Tg1, reduce dal successo di un' altra rievocazione siciliana di quell'epoca: Edda Ciano e il comunista, che descrive l'amore proibito tra la figlia di Mussolini al confino a Lipari nel '45 e un partigiano comunista. Ma soprattutto, Rossellini era un grande tombeur de femmes. E abboccò immediatamente all'«amo» lanciato abbastanza sfrontatamente dalla splendida star svedese.

Andò a Londra, dove la Bergman stava gira ndo un film di Hitchcock. Lì incontrò anche il marito svedese di Ingrid, che però era in crisi coniugale. Poi un weekend a Parigi, infine altri incontri a New York e a Los Angeles, dove l'acclamatissimo regista era andato a ritirare dei premi. Fra loro, i due parlavano francese. E Rossellini le propose subito di recitare nel suo nuovo film, Stromboli, senza dirle che la parte era già prevista per la Magnani. La Bergman, alla quale era bastato vedere i due film del regista italiano in una saletta d'essai per infatuarsene, lo invitò come ospite d'onore a un party nella sua villa californiana, in Benedict Canyon.

Racconta Sorgi: «C'era il meglio di Hollywood: Gary Cooper, Bette Davis, Frank Capra, l'unico con cui quella sera Roberto riuscì a scambiare qualche parola, tra dialetto romanesco e siciliano. Rossellini non sapeva l' inglese, ma questo non gli creava alcun imbarazzo. Il suo obiettivo era Ingrid. E sapientemente, alla sua maniera, era riuscito a raggiungerla in cucina per potere restare un momento da solo con lei». Molti anni dopo la Bergman raccontò a Renzo Rossellini, primo figlio di Roberto, che «forse lì, in cucina, era stato concepito Robertino», il bambino che nacque l'anno dopo. E Renzo si era divertito a insistere sui dettagli, domandandole: «In piedi?». «Quasi!», aveva chiuso il discorso lei, con un sorriso arrossito.

"LA GUERRA DELLE ISOLE"
Il problema era che Rossellini si trovava già impegnato a girare Stromboli con un giovane produttore siciliano, il principe Francesco Alliata (oggi novantenne), e il socio Pietro Moncada di Paternò. Quando ci fu la rottura con la Magnan i, Alliata non ri nu nciò al progetto: scritturò un regista tedesco (William Dieterle, soprannominato Dhitler per la precisione teutonica), e fece interpretare egualmente il film alla Magnani (con Rossano Brazzi), cambiando il titolo in Vulcano e girandolo nell' isola eoliana adiacente. Così per tutta la calda estate del 1949 si svolse la «guerra delle isole»: a Stromboli la troupe di Rossellini con la Bergman, a Vulcano quella della Magnani. Con una gara a chi finiva prima, ovviamente vinta dal tedesco cui bastarono sette settimane di riprese, contro le quindici (rispetto alle otto preventivate) del disordinato Rossellini. Il quale peraltro era anche immerso nella focosa passione con Ingrid.

Tutti i giornali del mondo seguirono la sfida privata e pubblica. Per l'opinione pubblica americana fu uno scandalo enorme: la Bergman, fino ad allora considerata una santa, divenne subito un'adultera da lapidare. Fu accusata di essere «l'apostolo della depravazione di Hollywood», subendo una campagna denigratoria senza eguali. Suo marito chiese il divorzio e ottenne l'affidamento della figlia Pia, la quale dichiarò: «Non ho mai voluto bene a mia madre».

L'AMERICA LI CONDANNÒ
Solo il grande scrittore Ernest Hemingway difese la star svedese, diventata sua amica dopo aver interpretato Maria in Per chi suona la campana. «Il caso arrivò addirittura al Senato americano», racconta Sorgi, «dove il senatore Edwin Johnson del Colorado la definì "potente distillatrice del male e cultrice del libero amore"».

Johnson se la prese anche con Rossellini, reo di avere sottratto agli Stati Uniti la star più preziosa: «I suoi trascorsi come membro del partito fascista italiano e attivo collaborazionista durante la guerra mondiale sono ben noti ai nostri servizi di controspionaggio. Rossellini aveva come amante una tedesca, nota attrice di sentimenti nazisti. È stato due volte in manicomio e fa abitualmente uso di stupefacenti». E si spinse a chiedere la censura sui suoi film: «La sua posizione di zelante fautore di Mussolini e aperto adulatore del fascismo rende passibile di molte obiezioni la distribuzione nei circuiti americani delle sue pellicole».

«In realtà», obietta Sorgi, «Rossellini non era mai stato un fascista militante. Frequentatore della Roma mondana e viziosa dei primi anni del fascismo, sì. Amico per ragioni di convenienza del figlio del duce, Vittorio, e autore grazie a lui di una trilogia di film di propaganda ispirati dal regime. Ma era stato emarginato dal fascismo per il suo carattere e l'indolenza lavorativa. La storia con la ballerina tedesca Roswita non aveva alcun fondamento politico. E la droga era stata un incidente di gioventù, curato in clinica e non in manicomio».

Al botteghino Stromboli stracciò Vulcano. Anche perché proprio nel giorno della prima di quest'ultimo, il 2 febbraio '50, nacque Robertino, figlio di Rossellini e di Ingrid, che rubò tutto lo spazio sui giornali. Nel '55 però la Magnani si prese tutte le rivincite, professionali e private, con Rossellini: mentre lei vinceva l'Oscar con La Rosa Tatuata, il matrimonio con la Bergman crollava.

Simili anche le morti di Anna e Ingrid: entrambe per tumore, nel' 73 a 65 anni la prima e nell'82 a 67 la seconda. Quanto a Rossellini, dopo aver dichiarato morto il cinema ed essersi dato ai documentari, scomparve per infarto nel '77, appena tornato dal festival di Cannes dove aveva presieduto la giuria. «Roberto è morto rapidamente, com' era vissuto», fu l'estremo commiato di Ingrid, con cui termina il libro di Sorgi.

Mauro Suttora

Friday, April 09, 2010

Lugano, 15 aprile 2010

Libreria Melisa
Via Vegezzi, 4 Lugano (Svizzera)

GIOVEDI 15 aprile 2010 alle ore 18

Mauro Suttora giornalista/scrittore
parla del libro che ha curato:

"Mussolini segreto", i diari di Claretta Petacci 1932-38 (ed. Rizzoli, 2009)

introduce il giornalista Dedo Tanzi

Wednesday, April 07, 2010

Carlo Vallauri: "Mussolini segreto"

dal sito www.scenaillustrata.com:

CLARETTA PETACCI – MUSSOLINI SEGRETO (RIZZOLI, MILANO, 2009)

PAGINE INQUIETANTI SULLA VITA QUOTIDIANA DI MUSSOLINI dai DIARI 1932-1938
giovedì 25 marzo 2010
di Carlo Vallauri

AUTORE DEL LIBRO : a cura di Mauro Suttora

La pubblicazione del diario di Claretta (DIARI 1932-1938) offre al lettore pagine inquietanti sulla vita quotidiana del capo del governo italiano negli anni decisivi nei quali Mussolini modifica sostanzialmente le sue linee di politica estera, con l’aggressione all’Etiopia e l’alleanza con Hitler, che porteranno alla disastrosa guerra.

Come premessa gli eventuali dubbi sull’autenticità del “diario” vengono fugati dall’iniziale richiamo all’opinione di autorevoli studiosi degli Archivi di Stato, anche se appare sorprendente la sistematicità dell’intero scritto – giorno per giorno, per tanti anni – con la riproduzione “esatta” delle parole pronunciate dal “duce”. Ma presupposta come valida la “verità” del documento, su di esso esprimiamo alcune osservazioni.

Risulta allora che per tutti quegli anni, quasi quotidiani erano gli incontri e le conversazioni telefoniche (ora dopo ora) tra il grande capo e l’umile e devota innamorata che utilizza scaltramente quel rapporto per chiedere (ed ottenere) favori per il padre ed il fratello e contemporaneamente “sistemare” il marito (ufficiale di aeronautica), dal quale si separa. Con la giovinetta il maturo ma sempre aitante leader carismatico tiene a mantenere un incessante rapporto sessuale, di pieno appagamento, stando ai commenti immediati sull’esito di ogni “incontro” a palazzo Venezia o nel capanno della spiaggia di Castelporziano, messo a disposizione da Casa Reale.

Durante queste lunghe “sedute”, Mussolini parla soprattutto dei rapporti che egli ancora ha con altre due sue amanti che si trascina appresso (sin dentro Villa Torlonia) da anni ma che paiono a lui indispensabili più per ragioni psicologiche che di affetto, anche se una delle due signore asserisce che i suoi due figli sono la conseguenza di precedenti relazioni con il dittatore. Sono queste le pagine più noiose per la loro ripetitività ma anche specchio di una mentalità piuttosto ristretta rispetto alla rilevanza e grandiosità degli impegni governativi cui Mussolini avrebbe dovuto attendere.

Più interessanti appaiono le considerazioni man mano espresse sugli eventi politici in corso. Sotto questo aspetto è ancora più grave – rispetto a quanto già emerso in passato – la superficialità dei giudizi espressi su americani, inglesi e francesi, giudicati su stereotipi negativi, in base a considerazioni vacue, specchio di una incredibile ignoranza e disattenzione su situazioni reali da parte di uno dei “grandi” d’Europa in quella fase storica. Altrettanto affrettate e “leggere” le correlative opinioni sulla situazione interna italiana, ignorando – almeno sembra- il gran capo i dati concreti del paese rispetto alle esaltazioni continue del “bene” che, a suo avviso, il regime sembrava fare all’Italia tutta.

Di maggior rilievo umano sono le notizie desumibili sulle piccole vicende della vita a casa Mussolini, i rapporti con la moglie (la cui figura esce, a nostro avviso, come rafforzata nella sua personalità rispetto alle malefatte del marito), l’irrequietezza della figlia Edda, il disagio matrimoniale del figlio Bruno, vittima innocente delle scelte del padre, la compostezza del figlio Vittorio – peraltro già emersa in altri libri (da Zangrandi come di cineasti) – il metodico sistema di controllo e vigilanza attorno al capo del governo, che pure – a quanto si legge nel diario – circolava talvolta tra le persone comuni senza particolari scorte, a Roma e in Romagna. Nota “piccante” – la maggiore sorpresa del libro – la narrazione dell’incontro sulla spiaggia tra il Primo Ministro e la principessa Maria Josè ed i relativi commenti.

Veniamo ad altri oggetti di conversazione tra i due amanti: opinioni e valutazioni di film, spettacoli teatrali, come giudizi di Mussolini nei confronti della borghesia salottiera di Roma e il disprezzo che egli manifesta verso gli anti-fascisti che proprio in quell’epoca (1936-37) davano al fascismo lezioni di resistenza nelle carceri, al confino sino alla sconfitta inflitta in terra di Spagna dalle Brigate Internazionali ai legionari inviati dal governo di Roma in aiuto del gen. Franco.

Colpiscono altresì le affermazioni generiche sui problemi più gravi di quell’epoca, a cominciare dalla preparazione militare, ed è ciò che, a nostro avviso, emerge come il fattore più distruttivo della personalità del capo, per la sua assoluta trascuratezza – per tanti anni – nel corso delle sue vivaci giornate, rispetto alla vera situazione del paese. Sembra quasi impossibile constatare come vi fosse una totale disattenzione verso le preoccupazioni quotidiane della maggioranza degli italiani, quasi vivessero tutti nel regno di Bengodi.

Nessun libro scritto sul fenomeno storico del fascismo getta una luce tanto negativa sulla mente di quell’uomo, pure esaltato da Churchill e da Freud. Ai “nostalgici” tuttora esistenti dovrebbe essere resa obbligatoria la lettura di questo libro per liberarli dall’inganno perpetrato allora ad una intera generazione e di cui non pochi italiani sono ancora “prigionieri”.

Potremmo continuare su altre pagine rivelatrici di una mente incapace di comprendere ad es. il dramma degli ebrei quando ne vengono minate le esistenze, oltre alla conferma della risibile infatuazione per Hitler, conferma (dopo la precedente fase d’antipatia) della fragilità dei convincimenti di un uomo a cui sono state attribuite virtù quasi divine, ma a cui poteva soggiacere una povera illusa come Claretta, a sua volta finita vittima del suo stesso idolo. Ne escono meglio i figli di Mussolini, con la “normalità” delle loro vite, travolte dalla tragedia comune a tutti gli italiani.

recensione su www.scenaillustrata.com

Monday, March 15, 2010

recensione Eco di Bergamo

CLARETTA PETACCI: "MUSSOLINI SEGRETO"
a cura di Mauro Suttora

1 febbraio 2010

Tre i livelli di lettura di 'Claretta Petacci. Mussolini segreto' (Rizzoli, pagg. 533, euro 21) a cura di Mauro Suttora, giornalista del Gruppo Rizzoli Corriere della Sera.
Il volume rappresenta solo una parte dei diari dell'amante del Duce, quelli scritti dal 1932 al 1938 e ora liberati dal segreto di Stato. Ebbene, possono intrigare sia per la vicenda privata (quasi in 'diretta', con i suoi risvolti anche da vaudeville), sia per il contesto storico delle cronache quotidiane che svelano un Mussolini decisamente razzista e antisemita, sia per il dubbio lanciato nella prefazione da Ferdinando Petacci, nipote dell'amante del Duce, che vive da tempo in Arizona.

Quando aveva tre anni e mezzo Ferdinando viaggiò nelle stesse automobili che il 27 aprile del 1945 portarono suo padre e il capo del fascismo con Claretta incontro alla morte. Da allora si è sempre chiesto: perché lo Stato italiano ha fatto scendere il silenzio sugli scritti di sua zia? Claretta Petacci era solo un'amante, oppure una spia degli inglesi? O, addirittura, insieme al fratello Marcello, "collaborarono con Mussolini per arrivare a una pace separata con l'Inghilterra"? La merce di scambio sarebbe stato il carteggio tra il Duce e Winston Churchill, "molto compromettente per il premier britannico"...

Dal primo livello di lettura si coglie un Mussolini involontariamente caricaturale: un amante che ogni ora è costretto da una Claretta gelosissima a testimoniare il suo amore per telefono, mentre è un uomo profondamente infedele che pensa soprattutto ad apparire forte, virile (ma frigna che gli stivaloni, indossati per avere un aspetto più 'macho', lo fanno soffrire molto) e terrorizzato dall'età che avanza. Recrimina contro la moglie Rachele e indulge con alcune vanterie erotiche: sostiene che Maria Josè di Savoia, moglie del principe Umberto, avrebbe tentato di sedurlo...

Quanto al contesto storico, emergono responsabilità precise. Se riguardo all'omicidio di Matteotti si lamenta solo per i dolori dell'ulcera provocati dalle reazioni dell'opposizione a questo efferato delitto, ecco altre 'perle' del Mussolini-pensiero: "Hitler è un sentimentalone. Questo Papa (ndr Pio XI, Papa Ratti che difende gli ebrei) è nefasto, l'entusiasmo degli italiani è un'apparenza, li conosco bene".
E ancora "Porci ebrei, popolo destinato a essere trucidato completamente": Mussolini pronuncia questa frase, pesante come un macigno, il LunedÏ dell'Angelo 1938, nel suo studio a palazzo Venezia di fronte a Claretta.
Il 4 agosto 1938 - venti giorni prima è uscito il 'Manifesto della razza' - mentre i due amanti sono in barca, così Mussolini si vanta: "Io ero razzista dal '21. Non so come possano pensare che imito Hitler, non era ancora nato. Mi fanno ridere. Bisogna dare il senso della razza agli italiani, che non creino dei meticci, che non guastino ciò che c'è di bello in noi"...

Ines Turani

Monday, February 15, 2010

'Mussolini segreto': un libro da leggere

di Clementina Gily, docente di Estetica all'Università di Napoli

4 febbraio 2010

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici - Via Monte di Dio - Napoli

Antonio Alosco, Clementina Gily, Antonio Sarubbi
presentano il libro curato da Mauro Suttora:
Claretta Petacci, Mussolini segreto (Rizzoli)

coordina Nico Pirozzi

Testo dell'intervento:

Questo diario è un documento storico, i personaggi sono tutti noti, le storie anche – nei risvolti quotidiani, nei commenti personali, nulla c’è di eccezionalmente diverso da quella storia letta nei libri. Colpa forse anche del lavoro di ritaglio fatto da chi, per molti anni, ha tenuto gelosamente riposti questi diari, resistendo alle richieste che ne faceva la famiglia Petacci, i genitori e la sorella Myriam, cioè i sopravvissuti alla vicenda. Perché non sopravvissero dei Petacci né Marcello, il fratello, 35 anni, né Claretta, 33, alla tragedia finale di Mussolini, 63 –
sull’età c’è da tornare – e, sappiamo dalle parole dell’allora piccolissimo Ferdinando, figlio di Marcello, non sopravvisse nemmeno la mente del fratellino più grande.

Ferdinando, la cui vita è stata così duramente segnata da quegli eventi, ipotizza che tanta difficoltà nel concedere i manoscritti di Claretta indichi che i fratelli dovessero essere”spie o tramite tra Churchill e Mussolini”: se no, perché tanta decisione nell’esecuzione e tanta prudenza nel tutelare gli scritti? Potevano rendere difficili i rapporti internazionali dell’Italia, nel clima teso della guerra fredda. Ipotesi che nel libro non trova conferma né smentita: sarà perché tutto quel che poteva confermare è stato soppresso, o perché forse una spia non avrebbe trascritto nel diario anche cose pericolose – non è dato sapere.

Il libro perciò è un diario, che conviene commentare come tale. È una scrittura interessante, e val la pena di mettere quanto possibile tra parentesi la politica: allora come ora, avvelenerebbe il discorso, porterebbe ad affermazioni fuori luogo. Mentre il diario è particolare ed inaspettato: non è esattamente un libro che si legge di un fiato, perché ovviamente ripete sempre un po’ gli stessi temi ed atteggiamenti – nonostante Mauro Suttora abbia agito sul testo limando le ripetizioni più frequenti, come si fa quando si passa dai testi di una scrittura privata alla stampa.

Il diario insiste per forza su fatti personali, che anche per i personaggi storici sono sempre gli stessi. Le mogli, i figli, le amanti, la gelosia, i discorsi da innamorati, le telefonate a ripetizione: più o meno, ci sono in ogni pagina. E quando il racconto è giornaliero e minuzioso - “verbalizza”, dice Suttora per indicare la scrittura di Claretta – ci si affida all’eterno ritorno della storia.

Eppure, è un libro di piacevole lettura. Certo, c’è il gusto del gossip, del privato un po’ spiato, vero luogo cult del contemporaneo: e nella discrezione, nel palpito, ha il pregio di ricordare a chi ha qualche decennio di troppo, come fosse affascinante, finché rimaneva pieno di curiosità e di garbo, i protagonisti si nascondevano – non questa esibizione di oggi, volgare anche quando non sia puro commercio. Sono personaggi che palpitano per i pettegolezzi e le spiate continue, persino il prepotente Duce conserva remore e pudori, mostra una umanità ricca e spesso rispettosa delle regole comuni – non si può fare quel che ad altri non è concesso, quindi almeno l’apparenza...

Ma, soprattutto, quel che rende il libro molto interessante è che Claretta scrive bene, ricerca la forma migliore tra i pronomi personali ed il racconto in terza persona, il resoconto dei dialoghi e la prosa, introduce percorsi ad effetto tra le affettuosità da innamorati; trascrive con una puntigliosità che fa pensare Claretta sentisse profondamente il proprio ruolo di testimone della storia.

Ed ecco che conviene riflettere sulle età degli amanti, trent’anni di differenza lasciano pensare ad un tranello del potere verso la ragazzina – i primi contatti precedono di molto il rapporto amoroso. Ma è la ragazzina, vicina di casa, che si fa trovare dovunque, che manda bigliettini intraprendenti – forse anche pensando alle raccomandazioni, cha fa, anche se sia lui che lei protestano la loro onestà, è una protesta relativa, non assoluta, si capisce da quel che dicono – ed è lui che nicchia, che pensa ad una infatuazione di ragazza. Claretta ha probabilmente già a scuola appreso a guardare al Duce, che ha coltivato da subito il mito; lui giornalista e futurista, spinto dalla povertà e dal bisogno di potere, da una vita di pericoli e di difficoltà, ha ben compreso l’importanza dei rituali politici. È la lezione di tutte le monarchie e di tutte le leadership, anche democratiche.

Ne ha fatto l’apoteosi moderna, ma così ha trasformato le forze negative in positive; non ha rispetto della libertà del cittadino, ma il credere nel culto del migliore e della forza, lo spinge ad essere tale, a superare gli altri in cultura e prontezza. Non stringe trame e mafie: cerca di possedere quelle doti che vanta nel popolo italiano, che dice sagace e di azione eccellente, contro i commercianti inglesi, i corrotti francesi, i troppo teorici tedeschi (racconta che se un tedesco vedesse una porta con su scritto 'Paradiso' e un’altra 'Conferenza sul Paradiso', non avrebbe dubbi a scegliere la seconda).

Queste doti ritiene di averle al massimo, coltiva una enorme fiducia in sé, nella propria forza e bellezza, vuole
elevarsi al di sopra di tutti – è il merito che si attribuisce anche grazie alle donne. Nei loro confronti l’apoteosi dell’uomo dà luogo ad un vero e proprio harem (prima di stancarmi ho segnato Sarfatti, Pallottelli, Dalser, Ceccato, Brambilla Carminati, e l’onnipresente Ruspi, ospitata in Villa Torlonia… non mancano ritrattini spinti di Maria José col suo principe un po’…): è la sofferenza costante di Claretta, quando dopo la ragazzina viene la donna, che d’istinto sa tra tante chi è il pericolo; lamenta di tutte, non della moglie – che pure era destinataria di molte circospezioni, da parte del Duce, che ancora ha rabbia per un tradimento di Donna Rachele. Quanta più improntitudine c’è oggi! L’apoteosi del sesso conserva un minimo rispetto, pur scatenando la guerra delle donne.

Il Mussolini segreto ha momenti di difficoltà, di pessimismo persino, di desiderio di conferma, di ricordi della gioventù: ma soprattutto compare colto e capace; sa che la sua lettura dei giornali e della storia vale più degli altri, e la tiene allenata: sta spesso a leggere, con Claretta, parla di politica e di musica, ha gusti alti se non d’elite, si occupa di cinema, in cui gode il sostegno del figlio Vittorio. Di Hitler critica l’egocentrismo, l’esaltazione del sé, lui sa stare al suo posto, sa i suoi limiti.

Nel Diario di Claretta compare un uomo, discutibile come tutti, ma un uomo intelligente ed autocritico, che conosce il pericolo e la storia, si tormenta e si misura – sembrerebbe una strategia più che una qualità, la prepotenza, di chi sa che gli uomini, soggiogati, consentono le imprese - meglio che se liberi. Ovviamente, un liberale fa scelta diversa: ma non è violenza, è ideologia. Tutto da discutere – io ho scritto una monografia su
Ugo Spirito e conosco il corporativismo come teoria – pertanto, vi esimo dai miei giudizi, visto che sono già stati espressi.

Concludiamo: è un libro da leggere. Soprattutto, è un libro che fa pensare con nostalgia a quanto l’oggi sia più modesto e più banale. Non possiamo leggere ancora diari: ma poi di chi? Chi li va scrivendo mai? Forse Ghedini, o Bonaiuti… ma cosa saprebbero imitare di questo stile? Il suo valore non è nella retorica, è nel cuore fresco, che anche nella verbalizzazione risulta sincero, e mostra chiare doti d’intelligenza e sensibilità. Potrebbero le chiacchieratissime ragazze d’oggi, che tanto sgomitano per una comparsata commercialissima, essere capaci di questo stile, che, si arguisce dai pochissimi sic di Suttora, dimostra che la ragazza che si era fermata al ginnasio, evidentemente curava la sua scrittura con lo stesso amore del suo cuore?

http://www.giornalewolf.it/public/W%20Gily%20Memoria%20Viva%20Claretta.pdf"

Wednesday, February 10, 2010

Mussolini: che ci faceva alle donne?

LE RIVELAZIONI DEL DIARIO DI CLARETTA

Insaziabile vitellone, il duce fu un boia solo per Ida Dalser, fatta morire in manicomio. Le sue amanti invece non le lasciò mai. Anzi, voleva mantenerle tutte

Oggi, 3 febbraio 2010

di Mauro Suttora

Povero Benito. Altro che boia, come appare in Vincere, il film di Marco Bellocchio con Vittoria Mezzogiorno. Lì Mussolini fa rinchiudere in manicomio la (presunta) prima moglie Ida Dalser, causandone la morte. Stesso destino per il figlio avuto dalla Dalser, Benitino.
Ma questo è l’unico caso in cui il dittatore si comportò male (anzi, da assassino) con una delle sue numerose amanti. Di quasi tutte le altre rimase amico anche dopo la fine della relazione. Lo dimostra il libro Mussolini segreto (Rizzoli), ovvero i diari della favorita Claretta Petacci, resi pubblici dopo settant’anni dall’Archivio di Stato.

Il tappeto “galeotto”

Bastava che le ex si presentassero imploranti a Palazzo Venezia, e per quasi tutte c’era una sinecura, una somma mensile, una consolazione. Magari in cambio di un rapporto consumato sui due piedi (anzi, sui due stivali, che il duce non si levava), o in ginocchio, o addirittura sul tappeto. Alla faccia della moglie Rachele e di Claretta, che era gelosissima.

Se poi c’erano in ballo figli illegittimi, Benito si trasformava addirittura in papà amorevole: alla madre arrivavano come alimenti ben più delle famose «mille lire al mese», cioè quelle che nell’omonima canzone del 1939 erano lo stipendio sognato dagli italiani. Insomma, più che playboy crudele, o inesausto vitellone romagnolo, il «duce che seduce» era una vittima delle donne che possedeva.

E loro non si facevano scrupolo nello «spolparlo». «Quella donna è una spugna, credo che spenda tutto dalla sarta. Esagera: le ho dato ventimila per tre mesi, e lei ne voleva mille in più. Che miseria. Quella scena mi ha disgustato».
Così Mussolini si lamenta con Claretta il 30 ottobre 1938. Ce l’ha con Romilda Ruspi, ex favorita che gli ha dato un figlio, con la quale tradisce Claretta.

Il 55enne Benito in quel periodo è completamente succube della Petacci, che allora ha meno della metà dei suoi anni: 26. L’amante più famosa nella storia d’Italia abita in famiglia a Roma proprio accanto a Villa Torlonia, sulla via Nomentana, dove il dittatore vive con la possessiva moglie e i figli più giovani.
Così Renzo De Felice, massimo storico del fascismo, descrive Mussolini: «Dopo la proclamazione dell’impero nel 1936 si rinchiuse in se stesso. Non aveva amici, non frequentava nessuno fuori dai rapporti d’ufficio, diffidava di tutto e si sentiva circondato da collaboratori fragili e insicuri».

Il problema è che il duce in quegli anni è costretto a telefonare almeno una dozzina di volte al giorno a Claretta. La quale lo sospetta - e a ragione - di incontrare altre amanti a Palazzo Venezia e perfino a Villa Torlonia.
Lì infatti, in una dépendance nel grande parco, alloggia assieme alla sorella (impiegata del principe Torlonia) la bellissima Romilda. Che è amante del duce fin dalla fine degli anni Venti, quando Benito si trasferisce nella villa da via Rasella. E nel 1929 ha avuto un figlio da lui, Massimo. Cosicché anche di sera, tornato a casa, gli tocca chiamare ogni mezz’ora Claretta per tranquillizzarla. Paradossalmente, la Petacci è più serena se Benito è nel suo ufficio di Palazzo Venezia, lontano dalla Ruspi.

Com’è noto, l’elenco delle conquiste femminile del dittatore è sterminato. «Quando abitavo in via Rasella ero un chiavatore», si vanta lui stesso il 12 maggio 1938 con Claretta, la quale annota diligentemente le sue parole sul diario.

“Tre donne per sera”

«Avevo quattordici donne, il pensiero di essere di una sola mi era inconcepibile. C’è stato un periodo che ne prendevo tre-quattro per sera, una dopo l’altra. Una volta alle otto la Rismondo, alle nove la Sarfatti, alle dieci la Magda [Magda Brard Borgo (1903-’98), pianista bretone], e poi all’una una brasilera terribile. Questo ti dà l’idea della mia sessualità».

Quand’era ancora socialista, a Milano, l’anarchica Leda Rafanelli (1880-1971) prima di cedere lo fece penare parecchio. Mussolini era già sposato con Rachele, e probabilmente anche con Ida Dalser (1880-1937).
La più bella fu Angela Cucciati, e il fatto che fosse sposata con il capetto fascista milanese Bruno Curti non rappresentò un ostacolo: da lei Benito ebbe una figlia, Elena, che nacque nel 1922.

“Cornelia Tanzi, frigida”

Mussolini mantenne la Cucciati e la figlia Elena dopo il naufragio del matrimonio della donna. La quale ogni tanto andava personalmente da Milano a Roma a ritirare l’«assegno di mantenimento». Gli incontri intimi col duce si esaurirono solo con l’apparire della stella di Claretta, verso il 1936. Ma la figlia Elena Curti era con Mussolini a Dongo nel 1945, quando venne arrestato. E Claretta era gelosa anche di lei.

Una delle amanti più singolari del duce fu Cornelia Tanzi. Scrittrice, gli inviava una lettera al giorno. Anche lei fu eclissata da Claretta, e si mise (fra gli altri) con il poeta romano Trilussa. Benito il 19 febbraio 1938 la descrive così alla Petacci: «Ha gambe lunghe, è esile, sottile, alta, bruna. Ma frigida, fredda fino all’inverosimile. Figurati che non ha mai sentito nulla neanche con me. Veniva lì, si spogliava, faceva cadere la camicia, si vedevano queste due gambe lunghe, si metteva lì e via, senza scomporsi. Sempre indifferente, si rivestiva e andava via. Tutto in meno di mezz’ora. Ti dico la verità: l’ultima volta per me è stata una cosa laboriosa e faticosa, perché non mi andava. Poi, non so, aveva un profumo quel giorno, un odorino disgustoso... Scusa, ma sai come sono sensibile a queste cose.

“L’avrei bastonata”

«No, non l’ho mai amata e sentivo di essere un miserabile, non dovevo farlo. Non so nemmeno io perché, sono un animale. Ho pensato: “Chissà se adesso che ha l’amico sarà meno frigida e mi riuscirà di farla scuotere“. Niente, è stata più fredda di sempre, più indifferente, ed io più di lei. Dopo ho provato disgusto. Avrei voluto bastonarla, l’avrei buttata per terra».

Ma questo duce volgare e animalesco si trasforma a volte in padre amorevole verso i propri figli segreti. Come con Duilio e Adua, che Mussolini dice di avere avuto da Alice De Fonseca Pallottelli. Lei il 16 luglio 1938 gli scrive che i bimbi sono ammalati, e lui le telefona. La Pallottelli gli dice: «Duilio ha avuto una forte dissenteria, credevo di perderlo. Ha vomitato tutta la notte. Vorrei portarlo al mare a Pesaro». Mussolini le chiede se ha bisogno di soldi. E lei: «No, per ora ce la faccio».
Mauro Suttora

Thursday, January 28, 2010

Il Foglio su 'Mussolini segreto'

Smemorie finiane. Divorzio e memoria. Rileggere Dino Grandi per capire certe passioni da divorzio breve. Rileggere Claretta sulla razza

Il Foglio, 28 gennaio 2010

di Francesco Agnoli

La prima: da tempo alcuni parlamentari che furono di An si battono per il divorzio breve. Tra costoro Maria Ida Germontani, i cui disegni di legge sono applauditi dall’associazione radicale per il divorzio breve. I dati sono questi: i divorzi crescono ogni anno e con essi le problematiche connesse all’equilibrato sviluppo psicologico di figli che possiedono un solo o più di due genitori. Quanto a quest’ultimi, secondo il presidente nazionale dell’Ami, l’associazione matrimonialisti italiani, “ogni anno in Italia si separano circa 160 mila persone e centomila sono i nuovi divorziati. “E’ un fenomeno che riguarda per lo più operai, impiegati ed insegnanti. Le separazioni e i divorzi, dati gli obblighi economici e le spese che determinano, trasformano questi lavoratori in veri e propri ‘clochard’”.

Secondo l’Ami il 25 per cento degli ospiti delle mense dei poveri sono separati e divorziate. Nell’80 per cento dei casi si tratta di padri separati, obbligati a mantenere moglie e figli e senza più risorse per sopravvivere. Molti di questi dormono in auto e i più fortunati (circa 500 mila) sono tornati nelle loro famiglie d’origine (fonte Apcom).
Di fronte a questo disastro non sarebbe meglio, piuttosto che facilitare ancora il divorzio, puntare su una rinascita del senso della famiglia, che renda quantomeno meno frequenti certi drammi umani?

In verità le battaglie della Germontani rammentano quanto racconta il vaticanista Benny Lai nel suo “Il mio Vaticano” (Rubbettino). All’indomani della consultazione referendaria sul divorzio del 1974, l’ex ministro degli Esteri e Guardasigilli fascista Dino Grandi espresse a Benny Lai la sua soddisfazione per l’esito, spiegandogli che si era giunti finalmente a quello che anche lui e Mussolini avrebbero voluto, tanti anni prima:
“Mussolini pretendeva che la Santa Sede, la quale aveva rafforzato la sua stretta neutralità dopo l’intervento dell’Italia in guerra, si schierasse a favore delle potenze dell’Asse. A sua volta Hitler insisteva, con la sua nota stupidità, che l’Italia rompesse con la Santa Sede. A quel tempo… toccava a me provvedere alla redazione del nuovo codice civile. Ebbene, ricevetti ordini perentori da Mussolini di stendere gli articoli relativi
al matrimonio in modo che fossero in contrasto all’articolo 34 del concordato…
Allora mi ribellai, mi ribellai per ragioni tattiche”, così che alla fine Mussolini disse: “Questi preti mi hanno fregato. Forse tu hai ragione (a dire che non è questo il momento opportuno, ndr) ma la prima cosa che farò dopo la guerra sarà la denuncia del concordato”.

Seconda riflessione: non molto tempo fa Gianfranco Fini ebbe a spiegare che la chiesa non aveva fatto abbastanza contro le leggi razziali del 1938. Un’accusa singolare. Ancora più singolare vista l’idea di Fini, ripetuta più volte, sulla necessità che la chiesa non invada spazi che non le appartengono. Recentemente è uscito il diario di Claretta Petacci, “Mussolini segreto”, a cura di Mauro Suttora (Rizzoli). Ne consiglio la lettura al presidente della Camera. Potrà trovarci ad esempio queste frasi: “8 ottobre 1938. Mussolini è indignato con Pio XI, che ha dichiarato ‘spiritualmente siamo tutti semiti’ e chiede di riconoscere la validità dei matrimoni religiosi misti tra ebrei e cattolici. ‘Tu non sai il male che fa questo Papa alla chiesa. Mai Papa fu tanto nefasto alla religione come questo. Ci sono cattolici profondi che lo ripudiano. Ha perduto quasi tutto il mondo. La Germania completamente… E lui fa cose indegne. Come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo combattuti per secoli, li odiamo, e siamo come loro. Abbiamo lo stesso sangue! Ah! Credi, è nefasto’.

‘Adesso sta facendo una campagna contraria per questa cosa dei matrimoni. Vorrei vedere che un italiano si sposasse con una negra… Lui dia pure il permesso, io non darò mai il consenso…Ha scontentato tutti i cattolici, fa discorsi cattivi e sciocchi. Quello dice: ‘Compiangere gli ebrei’, e dice: ‘Io mi sento simile a loro’… E’ il colmo’”.

10 novembre 1938. Il governo approva il decreto legge sulla razza che entrerà in vigore una settimana dopo. Benito ne parla a Claretta: “‘Oggi abbiamo trattato la questione degli ebrei. Certamente sua santità solleverà delle proteste, perché non riconosceremo i matrimoni misti. Se la Chiesa vorrà farne, faccia pure’”.

“16 novembre 1938. Nuovo sfogo contro Pio XI. ‘Ah no! Qui il Vaticano vuole la rottura. Ed io romperò, se continuano così. Troncherò ogni rapporto, torno indietro, distruggo il patto. Sono dei miserabili ipocriti. Ho proibito i matrimoni misti, e il Papa mi chiede di far sposare un italiano con una negra’”.

Per la storia: il Mussolini socialista, prima di divenire il duce, spiegava che la chiesa era contro la scienza: scrisse
infiniti articoli su Galilei e Giordano Bruno, e si dilettò nel confermare il materialismo di Marx alla luce di Darwin
in un articolo intitolato “Centenario darwiniano”. Si riteneva molto scientifico. Infatti volle che il Manifesto della Razza del 1938 avesse il crisma della scienza: fu firmato non dai “pipistrelli” che hanno paura della scienza, dalle “pallide ombre del medioevo”, come il giovane Benito chiamava i sacerdoti, ma da dieci scienziati-scientisti, tra i più “in” dell’epoca: antropologi, medici e zoologi.