IL TRIANGOLO
Anna, Ingrid e Rossellini: la passione che li incendiò
"LE AMANTI DEL VULCANO" RIEVOCA UN GRANDE SCANDALO
È il 1949: la diva svedese e la regina del nostro cinema si contendono il maestro del neorealismo. Un amore da film che Marcello Sorgi ricostruisce in un libro. E tutto nacque da un'incredibile lettera...
di Mauro Suttora
Oggi, 28 aprile 2010
«Mister Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà, e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla molto bene l'inglese, non ha dimenticato il tedesco, non riesce a farsi capire bene in francese e in italiano sa dire soltanto "ti amo", sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei». Firmato: Ingrid Bergman.
Questa è l'incredibile lettera che l'allora più famosa attrice del mondo (Casablanca, Per chi suona la campana, Notorious e quattro nomination all'Oscar) scrisse al più famoso regista italiano, inventore del neorealismo. Rossellini la ricevette a Roma il 7 maggio 1948, il giorno prima del suo quarantaduesimo compleanno, e in quel preciso momento per la sua compagna Anna Magnani (la più famosa attrice italiana) fu la fine.
La tempesta personale e professionale che travolse il trio viene oggi magistralmente raccontata da Marcello Sorgi nel libro Le amanti del vulcano: un triangolo di passioni nell' Italia del dopoguerra (Rizzoli). «Rossellini era il tipico italiano, prima fascista, poi comunista», spiega l' ex direttore del Tg1, reduce dal successo di un' altra rievocazione siciliana di quell'epoca: Edda Ciano e il comunista, che descrive l'amore proibito tra la figlia di Mussolini al confino a Lipari nel '45 e un partigiano comunista. Ma soprattutto, Rossellini era un grande tombeur de femmes. E abboccò immediatamente all'«amo» lanciato abbastanza sfrontatamente dalla splendida star svedese.
Andò a Londra, dove la Bergman stava gira ndo un film di Hitchcock. Lì incontrò anche il marito svedese di Ingrid, che però era in crisi coniugale. Poi un weekend a Parigi, infine altri incontri a New York e a Los Angeles, dove l'acclamatissimo regista era andato a ritirare dei premi. Fra loro, i due parlavano francese. E Rossellini le propose subito di recitare nel suo nuovo film, Stromboli, senza dirle che la parte era già prevista per la Magnani. La Bergman, alla quale era bastato vedere i due film del regista italiano in una saletta d'essai per infatuarsene, lo invitò come ospite d'onore a un party nella sua villa californiana, in Benedict Canyon.
Racconta Sorgi: «C'era il meglio di Hollywood: Gary Cooper, Bette Davis, Frank Capra, l'unico con cui quella sera Roberto riuscì a scambiare qualche parola, tra dialetto romanesco e siciliano. Rossellini non sapeva l' inglese, ma questo non gli creava alcun imbarazzo. Il suo obiettivo era Ingrid. E sapientemente, alla sua maniera, era riuscito a raggiungerla in cucina per potere restare un momento da solo con lei». Molti anni dopo la Bergman raccontò a Renzo Rossellini, primo figlio di Roberto, che «forse lì, in cucina, era stato concepito Robertino», il bambino che nacque l'anno dopo. E Renzo si era divertito a insistere sui dettagli, domandandole: «In piedi?». «Quasi!», aveva chiuso il discorso lei, con un sorriso arrossito.
"LA GUERRA DELLE ISOLE"
Il problema era che Rossellini si trovava già impegnato a girare Stromboli con un giovane produttore siciliano, il principe Francesco Alliata (oggi novantenne), e il socio Pietro Moncada di Paternò. Quando ci fu la rottura con la Magnan i, Alliata non ri nu nciò al progetto: scritturò un regista tedesco (William Dieterle, soprannominato Dhitler per la precisione teutonica), e fece interpretare egualmente il film alla Magnani (con Rossano Brazzi), cambiando il titolo in Vulcano e girandolo nell' isola eoliana adiacente. Così per tutta la calda estate del 1949 si svolse la «guerra delle isole»: a Stromboli la troupe di Rossellini con la Bergman, a Vulcano quella della Magnani. Con una gara a chi finiva prima, ovviamente vinta dal tedesco cui bastarono sette settimane di riprese, contro le quindici (rispetto alle otto preventivate) del disordinato Rossellini. Il quale peraltro era anche immerso nella focosa passione con Ingrid.
Tutti i giornali del mondo seguirono la sfida privata e pubblica. Per l'opinione pubblica americana fu uno scandalo enorme: la Bergman, fino ad allora considerata una santa, divenne subito un'adultera da lapidare. Fu accusata di essere «l'apostolo della depravazione di Hollywood», subendo una campagna denigratoria senza eguali. Suo marito chiese il divorzio e ottenne l'affidamento della figlia Pia, la quale dichiarò: «Non ho mai voluto bene a mia madre».
L'AMERICA LI CONDANNÒ
Solo il grande scrittore Ernest Hemingway difese la star svedese, diventata sua amica dopo aver interpretato Maria in Per chi suona la campana. «Il caso arrivò addirittura al Senato americano», racconta Sorgi, «dove il senatore Edwin Johnson del Colorado la definì "potente distillatrice del male e cultrice del libero amore"».
Johnson se la prese anche con Rossellini, reo di avere sottratto agli Stati Uniti la star più preziosa: «I suoi trascorsi come membro del partito fascista italiano e attivo collaborazionista durante la guerra mondiale sono ben noti ai nostri servizi di controspionaggio. Rossellini aveva come amante una tedesca, nota attrice di sentimenti nazisti. È stato due volte in manicomio e fa abitualmente uso di stupefacenti». E si spinse a chiedere la censura sui suoi film: «La sua posizione di zelante fautore di Mussolini e aperto adulatore del fascismo rende passibile di molte obiezioni la distribuzione nei circuiti americani delle sue pellicole».
«In realtà», obietta Sorgi, «Rossellini non era mai stato un fascista militante. Frequentatore della Roma mondana e viziosa dei primi anni del fascismo, sì. Amico per ragioni di convenienza del figlio del duce, Vittorio, e autore grazie a lui di una trilogia di film di propaganda ispirati dal regime. Ma era stato emarginato dal fascismo per il suo carattere e l'indolenza lavorativa. La storia con la ballerina tedesca Roswita non aveva alcun fondamento politico. E la droga era stata un incidente di gioventù, curato in clinica e non in manicomio».
Al botteghino Stromboli stracciò Vulcano. Anche perché proprio nel giorno della prima di quest'ultimo, il 2 febbraio '50, nacque Robertino, figlio di Rossellini e di Ingrid, che rubò tutto lo spazio sui giornali. Nel '55 però la Magnani si prese tutte le rivincite, professionali e private, con Rossellini: mentre lei vinceva l'Oscar con La Rosa Tatuata, il matrimonio con la Bergman crollava.
Simili anche le morti di Anna e Ingrid: entrambe per tumore, nel' 73 a 65 anni la prima e nell'82 a 67 la seconda. Quanto a Rossellini, dopo aver dichiarato morto il cinema ed essersi dato ai documentari, scomparve per infarto nel '77, appena tornato dal festival di Cannes dove aveva presieduto la giuria. «Roberto è morto rapidamente, com' era vissuto», fu l'estremo commiato di Ingrid, con cui termina il libro di Sorgi.
Mauro Suttora