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Monday, May 03, 2010

Ingrid Bergman, Anna Magnani, Renzo Rossellini

IL TRIANGOLO

Anna, Ingrid e Rossellini: la passione che li incendiò

"LE AMANTI DEL VULCANO" RIEVOCA UN GRANDE SCANDALO

È il 1949: la diva svedese e la regina del nostro cinema si contendono il maestro del neorealismo. Un amore da film che Marcello Sorgi ricostruisce in un libro. E tutto nacque da un'incredibile lettera...

di Mauro Suttora

Oggi, 28 aprile 2010

«Mister Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà, e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla molto bene l'inglese, non ha dimenticato il tedesco, non riesce a farsi capire bene in francese e in italiano sa dire soltanto "ti amo", sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei». Firmato: Ingrid Bergman.

Questa è l'incredibile lettera che l'allora più famosa attrice del mondo (Casablanca, Per chi suona la campana, Notorious e quattro nomination all'Oscar) scrisse al più famoso regista italiano, inventore del neorealismo. Rossellini la ricevette a Roma il 7 maggio 1948, il giorno prima del suo quarantaduesimo compleanno, e in quel preciso momento per la sua compagna Anna Magnani (la più famosa attrice italiana) fu la fine.

La tempesta personale e professionale che travolse il trio viene oggi magistralmente raccontata da Marcello Sorgi nel libro Le amanti del vulcano: un triangolo di passioni nell' Italia del dopoguerra (Rizzoli). «Rossellini era il tipico italiano, prima fascista, poi comunista», spiega l' ex direttore del Tg1, reduce dal successo di un' altra rievocazione siciliana di quell'epoca: Edda Ciano e il comunista, che descrive l'amore proibito tra la figlia di Mussolini al confino a Lipari nel '45 e un partigiano comunista. Ma soprattutto, Rossellini era un grande tombeur de femmes. E abboccò immediatamente all'«amo» lanciato abbastanza sfrontatamente dalla splendida star svedese.

Andò a Londra, dove la Bergman stava gira ndo un film di Hitchcock. Lì incontrò anche il marito svedese di Ingrid, che però era in crisi coniugale. Poi un weekend a Parigi, infine altri incontri a New York e a Los Angeles, dove l'acclamatissimo regista era andato a ritirare dei premi. Fra loro, i due parlavano francese. E Rossellini le propose subito di recitare nel suo nuovo film, Stromboli, senza dirle che la parte era già prevista per la Magnani. La Bergman, alla quale era bastato vedere i due film del regista italiano in una saletta d'essai per infatuarsene, lo invitò come ospite d'onore a un party nella sua villa californiana, in Benedict Canyon.

Racconta Sorgi: «C'era il meglio di Hollywood: Gary Cooper, Bette Davis, Frank Capra, l'unico con cui quella sera Roberto riuscì a scambiare qualche parola, tra dialetto romanesco e siciliano. Rossellini non sapeva l' inglese, ma questo non gli creava alcun imbarazzo. Il suo obiettivo era Ingrid. E sapientemente, alla sua maniera, era riuscito a raggiungerla in cucina per potere restare un momento da solo con lei». Molti anni dopo la Bergman raccontò a Renzo Rossellini, primo figlio di Roberto, che «forse lì, in cucina, era stato concepito Robertino», il bambino che nacque l'anno dopo. E Renzo si era divertito a insistere sui dettagli, domandandole: «In piedi?». «Quasi!», aveva chiuso il discorso lei, con un sorriso arrossito.

"LA GUERRA DELLE ISOLE"
Il problema era che Rossellini si trovava già impegnato a girare Stromboli con un giovane produttore siciliano, il principe Francesco Alliata (oggi novantenne), e il socio Pietro Moncada di Paternò. Quando ci fu la rottura con la Magnan i, Alliata non ri nu nciò al progetto: scritturò un regista tedesco (William Dieterle, soprannominato Dhitler per la precisione teutonica), e fece interpretare egualmente il film alla Magnani (con Rossano Brazzi), cambiando il titolo in Vulcano e girandolo nell' isola eoliana adiacente. Così per tutta la calda estate del 1949 si svolse la «guerra delle isole»: a Stromboli la troupe di Rossellini con la Bergman, a Vulcano quella della Magnani. Con una gara a chi finiva prima, ovviamente vinta dal tedesco cui bastarono sette settimane di riprese, contro le quindici (rispetto alle otto preventivate) del disordinato Rossellini. Il quale peraltro era anche immerso nella focosa passione con Ingrid.

Tutti i giornali del mondo seguirono la sfida privata e pubblica. Per l'opinione pubblica americana fu uno scandalo enorme: la Bergman, fino ad allora considerata una santa, divenne subito un'adultera da lapidare. Fu accusata di essere «l'apostolo della depravazione di Hollywood», subendo una campagna denigratoria senza eguali. Suo marito chiese il divorzio e ottenne l'affidamento della figlia Pia, la quale dichiarò: «Non ho mai voluto bene a mia madre».

L'AMERICA LI CONDANNÒ
Solo il grande scrittore Ernest Hemingway difese la star svedese, diventata sua amica dopo aver interpretato Maria in Per chi suona la campana. «Il caso arrivò addirittura al Senato americano», racconta Sorgi, «dove il senatore Edwin Johnson del Colorado la definì "potente distillatrice del male e cultrice del libero amore"».

Johnson se la prese anche con Rossellini, reo di avere sottratto agli Stati Uniti la star più preziosa: «I suoi trascorsi come membro del partito fascista italiano e attivo collaborazionista durante la guerra mondiale sono ben noti ai nostri servizi di controspionaggio. Rossellini aveva come amante una tedesca, nota attrice di sentimenti nazisti. È stato due volte in manicomio e fa abitualmente uso di stupefacenti». E si spinse a chiedere la censura sui suoi film: «La sua posizione di zelante fautore di Mussolini e aperto adulatore del fascismo rende passibile di molte obiezioni la distribuzione nei circuiti americani delle sue pellicole».

«In realtà», obietta Sorgi, «Rossellini non era mai stato un fascista militante. Frequentatore della Roma mondana e viziosa dei primi anni del fascismo, sì. Amico per ragioni di convenienza del figlio del duce, Vittorio, e autore grazie a lui di una trilogia di film di propaganda ispirati dal regime. Ma era stato emarginato dal fascismo per il suo carattere e l'indolenza lavorativa. La storia con la ballerina tedesca Roswita non aveva alcun fondamento politico. E la droga era stata un incidente di gioventù, curato in clinica e non in manicomio».

Al botteghino Stromboli stracciò Vulcano. Anche perché proprio nel giorno della prima di quest'ultimo, il 2 febbraio '50, nacque Robertino, figlio di Rossellini e di Ingrid, che rubò tutto lo spazio sui giornali. Nel '55 però la Magnani si prese tutte le rivincite, professionali e private, con Rossellini: mentre lei vinceva l'Oscar con La Rosa Tatuata, il matrimonio con la Bergman crollava.

Simili anche le morti di Anna e Ingrid: entrambe per tumore, nel' 73 a 65 anni la prima e nell'82 a 67 la seconda. Quanto a Rossellini, dopo aver dichiarato morto il cinema ed essersi dato ai documentari, scomparve per infarto nel '77, appena tornato dal festival di Cannes dove aveva presieduto la giuria. «Roberto è morto rapidamente, com' era vissuto», fu l'estremo commiato di Ingrid, con cui termina il libro di Sorgi.

Mauro Suttora

Wednesday, March 19, 2008

Il principe Alliata ricorda Anna Magnani

Anna, guerra sui vulcani

Cent' anni fa nasceva la Magnani, regina del nostro cinema

Due film, "Vulcano" e "Stromboli". E un triangolo di passioni, tra Nannarella, Rossellini e Ingrid Bergman. Nel ' 49 fu scandalo. Il principe Alliata c'era. E qui racconta

Oggi, 12 marzo 2008

di Mauro Suttora

Anna Magnani in bikini sott' acqua, occhi spalancati e bocca sorridente: la straordinaria immagine che pubblichiamo nella pagina seguente, finora inedita, fu scattata nel 1949 da Fosco Maraini, padre della scrittrice Dacia, allora fotografo di scena. E la scena era quella del set di Vulcano, il film che Nannarella girò con Rossano Brazzi nelle stesse settimane in cui il suo ex Roberto Rossellini realizzava nella vicina Stromboli il capolavoro omonimo con il proprio nuovo amore: Ingrid Bergman.

Storie infuocate di amore e odio che agitavano il cinema italiano, allora ai vertici del successo mondiale. E che oggi, nel centenario della nascita della grande attrice, vengono ripercorse in un bel libro scritto da Gaetano Cafiero: Principe delle immagini (ed. Magenes/Il Mare Libreria Internazionale). Il principe in questione è Francesco Alliata di Villafranca, che adesso ha 88 anni ed è stato il primo al mondo a usare sott' acqua una cinepresa professionale.

Ma oltre che pioniere del cinema subacqueo, il principe Alliata (il quale, nonostante l' età e il peso dei suoi 39 titoli nobiliari, lascia spesso la sua Catania per girare l' Europa) è stato il produttore di Vulcano, quindi testimone diretto di quei travagliatissimi mesi. E lo sarebbe stato di Stromboli, se Rossellini non avesse soffiato a lui e al socio Pietro Moncada di Paternò l' idea del film, dopo essere letteralmente fuggito con la Bergman.

"Negli ultimi anni c' è stato un incredibile risveglio d' interesse per quel periodo", spiega Alliata, "siamo continuamente invitati in tutto il mondo, dal Tribeca Festival di New York a quello di Venezia, per ricordare la Magnani e la nostra società Panaria, che due anni dopo produsse un altro film importantissimo per lei, La carrozza d' oro, in cui diretta da Jean Renoir per la prima volta recitò in lingua inglese. Vulcano avvince ancor oggi per la vicenda umana che racconta, elaborata su fatti realmente accaduti in quei paesaggi solenni. Non ci fu solo l' ammirevole recitazione della Magnani, ma anche la realtà che traspira da ogni fotogramma, le prime sequenze "recitate" subacquee nella storia del cinema, e la mattanza dei tonni".

Quella che venne subito definita "la guerra dei vulcani", e che tenne banco per anni su tutti i giornali del pianeta, nacque nel 1948, quando Rossellini si era già impegnato con Alliata a girare Stromboli. Sembrava naturale che la protagonista fosse la Magnani, che stava con il regista da tre anni dopo il successo di Roma città aperta. "Puntammo da subito al grande mercato degli Stati Uniti", ricorda Alliata, "quindi avremmo girato in inglese, in presa diretta, perché gli americani non vogliono i film doppiati".

Ma Anna e Roberto, la coppia del neorealismo, viene travolta dall' arrivo di Ingrid, la svedese che ha già conquistato l' America. Basta una sua lettera a Rossellini, infaticabile tombeur de femmes, per fargli perdere la testa. Dopo avergli rivelato che adora i suoi film e che vorrebbe essere diretta da lui, conclude la lettera scrivendo spudoratamente: "So recitare in inglese, tedesco e svedese, ma in italiano conosco solo tre parole: "Io ti amo".

Quale maschio italiano non sarebbe immediatamente volato a Los Angeles per rispondere ? "Così Rossellini ci piantò in asso", ricorda Alliata, "per settimane non avemmo più sue notizie". Da Hollywood la United Artists, coinvolta nel progetto, offre il ruolo femminile a Greta Garbo. La star risponde: "Grazie, questo copione mi piace, però non vorrei chiudere la mia carriera nel ruolo di un' assassina". Piantata clamorosamente da Rossellini, Anna Magnani non si arrende e decide di realizzare comunque il film pensato per lei: si chiamerà Vulcano, e intanto incassa per la parte l' enorme cifra di 40 milioni (un milione e mezzo di euro attuali).

Le due troupes si sfidano lavorando simultaneamente a pochi chilometri di distanza nell' aspro arcipelago tirrenico, combattendo contro il caldo, le eruzioni vulcaniche, i privati rancori, i dubbi e i rimorsi. Per vincere "la guerra dei vulcani", infatti, i protagonisti si fanno di tutto: tradimenti, plagi, boicottaggi, ardite riprese sottomarine, mentre la grancassa mediatica amplifica con spregiudicatezza i retroscena di una relazione ormai dissolta.

Le riprese subacquee di Alliata restano l' arma segreta dei produttori di Vulcano. L' esperienza accumulata in tonnara nei documentari degli anni precedenti è tanta, nessun altro operatore al mondo è in grado di imitarlo. Quando viene a sapere che è imminente una mattanza a Milazzo, il principe mette l' Arriflex con custodia in una valigia e va. La "levata" dà frutti cospicui. Alliata fissa sulla pellicola inquadrature mirabili, mette a disposizione del "suo" Vulcano altre immagini uniche.

Il settimanale L' Europeo avanza dubbi sulla primogenitura del soggetto di Vulcano rispetto a quello di Stromboli, Alliata risponde. Un giovanotto viene sorpreso a Stromboli mentre cerca di trafugare la sceneggiatura di notte, e gli uomini della produzione di Rossellini lo conciano per le feste. Vitaliano Brancati, coinvolto in extremis, fa da consulente linguistico per la Magnani, che deve esprimersi in siciliano eoliano nella versione per il mercato italiano.

La ricaduta pubblicitaria dopo la clamorosa rottura di Rossellini con la Magnani, e lo scandalo provocato anche negli States per la relazione extramatrimoniale della Bergman, danno ai due film contemporaneamente in lavorazione una notorietà insperata, che però non si tradurrà in successo commerciale. Vulcano, ultimato prima di Stromboli, viene presentato a Roma il 2 febbraio 1950; Stromboli nell' ottobre dello stesso anno. La prima di Vulcano (mai amato dalla critica) è un disastro.
La Magnani dà forfait, e in quello stesso giorno - incredibile coincidenza - nasce Robertino, figlio di Rossellini e della Bergman, che aveva nascosto la gravidanza per tutto il tempo delle riprese. Così l' attenzione di stampa e pubblico si catapulta sul lieto evento.

Insomma, si può dire che la "guerra dei vulcani" si risolve in un pareggio. La vera rivincita su Rossellini, per Nannarella, arriverà solo nel 1955, quando vince l' Oscar con La rosa tatuata. Un drammone scritto da Tennessee Williams apposta per lei, che ha al fianco come protagonista Burt Lancaster.