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Sunday, August 04, 2024

Mondadori, Adelphi, Berlusconi: replay della guerra di Segrate?



di Mauro Suttora

Due quote e due nemici

Huffingtonpost.it, 4 agosto 2024

Ci risiamo, 36 anni dopo. La Mondadori di Marina Berlusconi acquisisce un'opzione per il 10% della casa editrice Adelphi. Gliela cede una figlia del fondatore Roberto Calasso. Soltanto due mesi fa però Feltrinelli, acerrima concorrente di sinistra della Mondadori, aveva acquistato anch'essa un 10% di Adelphi da un altro ramo di eredi. Due galli con la zampa  in un solo pollaio. 

Replay della guerra di Segrate? Nel 1988, dopo la prematura scomparsa di Mario Formenton, Leonardo Mondadori vendette a Silvio Berlusconi la sua quota della società di famiglia. "Traditore!", gli urlarono i parenti. Salvo, pochi mesi dopo, cedere anch'essi alle lusinghe del Cavaliere e consegnarli la maggioranza della Mondadori. La quale nel frattempo era diventata un gigante, perché Eugenio Scalfari aveva venduto la sua quota del gruppo Repubblica-Espresso a  Carlo De Benedetti, l'altro grande azionista di Mondadori.

Inizia così un duello all'ultimo lodo fra Berlusconi e De Benedetti. In palio il più grande editore italiano: libri, il principale quotidiano nazionale, decine di periodici. Il quasi monopolio dei settimanali, allora influenti politicamente e ricchi di pubblicità: Panorama ed Espresso, solo il rizzoliano Europeo restava fuori dal giro. 

Un lodo estromette De Benedetti dalla maxi-Mondadori, poi una spartizione ideata dall'andreottian-fascista Giuseppe Ciarrapico restituisce Repubblica ed Espresso all'Ingegnere. Il quale una ventina d'anni dopo, alla fine di tutti i processi, riuscirà anche a farsi dare da Berlusconi mezzo migliaio di milioni di euro, perché il famoso lodo era viziato da tangenti berlusconiane a uno dei tre giudici.

Oggi Adelphi è soltanto un editore medio-piccolo, il cui grande prestigio è inversamente proporzionale al conto economico. Ma egualmente sono in ballo i Berlusconi, la Mondadori sempre dominante nei libri, un concorrente di sinistra e tradimenti familiari. Auguriamo a tutti meno traversie giudiziarie, e soprattutto niente lodi. 

Wednesday, June 22, 2016

Berlusconi vecchio? Adenauer mollò a 87 anni

di Mauro Suttora

Oggi, 15 giugno 2016




«Sono morto così tante volte», mormorò Calvero alla fine di Luci della ribalta di Charlie Chaplin. Altrettante sono le volte che Silvio Berlusconi è stato dato per finito: politicamente, economicamente, giudiziariamente e anche fisicamente. L’ultima tre anni fa, quando arrivò la condanna che lo fece decadere da senatore. La penultima nel 2011, quando perse per la terza volta la premiership.

E poi tumori alla prostata, avvisi di garanzia a Napoli, duomi in testa, sconfitte al voto per sei centesimi di percentuale (nel 2006), sentenze di pretori che oscuravano tutte le sue tv, ulivi, tradimenti di delfini (Casini, Fini, Alfano), distruzioni di protettori (Craxi)…

Fra tre mesi diventa ottuagenario. De Gaulle alla sua età lasciò l’Eliseo, Fanfani Palazzo Chigi. Ma Silvio pensa a Churchill premier oltre gli 80 anni, e soprattutto ad Adenauer cancelliere fino a 87. Sogna di vincere le prossime elezioni contro il 41enne Renzi e il grillino Di Maio, che ha mezzo secolo meno di lui.

In questi giorni guarda fuori dalla finestra, al sesto piano dell’ospedale San Raffaele. Vede la torre con i ripetitori della sua Mediaset, che nonostante stia in un posto chiamato col poco poetico nome di Cologno Monzese da 35 anni fa sognare metà dei telespettatori italiani.

Sotto scorre via Olgettina, e lasciamo stare. Dietro c’è la sua Milano 2, città di 10mila abitanti inaugurata nel 1972. Grazie alla contemporanea nascita del contiguo ospedale dell'amico don Verzè, Berlusconi riuscì a far deviare le rotte degli aerei in decollo da Linate: cosi' decollo' anche la sua fortuna. Più in là c’è il primo villaggio Edilnord di Brugherio, di cui proprio venti giorni fa è andato a festeggiare le 50 candeline.

Insomma, gira tutto qui attorno il mondo di Silvio. Che per la prima volta si affida pubblicamente a Dio, mentre i dirigenti del suo partito devono affidarsi ancora a lui. Ha voglia zio Fedele Confalonieri ad avvertirli: «Forza Italia impari a fare a meno di Berlusconi». Loro senza di lui non sanno che pesci pigliare: anche perché hanno appena pigliato un disastroso 4% a Roma e Torino. Si consolano con la Milano di Stefano Parisi e Maria Stella Gelmini al 20% (il doppio della Lega), Trieste, e Cosenza conquistata col 60%.

Gli unici politici che hanno potuto vedere il Capo in ospedale sono Gianni Letta e Niccolò Ghedini. Ma il primo in qualità di amico personale, il secondo come avvocato. Gli altri si devono accontentare di telefonate. Anche perché la figlia primogenita Marina ha preso in mano la situazione ed è inflessibile. Ha fatto bloccare Denis Verdini e Carlo Rossella che si erano presentati non annunciati al San Raffaele.

Nella suite con nove camere e tre bagni che don Verzè, prima del fallimento e scomparsa nel 2011, fece allestire apposta per lui, Berlusconi riceve solo parenti e amici stretti. È arrivata la figlia Eleonora, che gli sta regalando il suo nono nipotino (il padre è di nuovo il modello Guy Binns), e gli ha portato gli auguri dell’ex moglie Veronica Lario.

Molto presente anche il figlio più giovane, il 27enne Luigi. Al quale due anni fa Silvio aveva passato la storica segretaria Marinella Brambilla, ora 54enne, dopo che questa era entrata in urto con la senatrice Maria Rosaria Rossi. Ora pare che quest’ultima sia finita in disgrazia, accusata da Marina Berlusconi di non essersi accorta che il padre stava male e di averlo spremuto troppo per la campagna elettorale a Roma. Si sussurra anche di uno scontro con la fidanzata Francesca Pascale, che però è sempre presente.

Pare che in questi giorni dentro a Forza Italia stia prevalendo il “clan del Nord”. Aumentano le quotazioni del presidente della regione Liguria Giovanni Toti al toto-successione. Ma non scendono quelle di Mara Carfagna al Sud, visto il buon risultato del candidato forzista Lettieri a Napoli, che ha battuto quella del Pd per il ballottaggio, seppur senza speranza, con il sindaco Luigi De Magistris.

Il Milan ai cinesi, la tv a pagamento al francese Bollorè: Berlusconi si sta alleggerendo dei settori in perdita. In politica invece, dopo le vittorie del 1994, 2001 e 2008, Silvio sta ancora cercando rivincite e coltivando passioni. Quindi, se il cuore sarà d’accordo, la pensione aspetterà.
Mauro Suttora

Wednesday, November 13, 2013

Barbara Berlusconi

di Mauro Suttora

Oggi, 6 novembre 2013

Negli sprint di ciclismo di solito vince il secondo, che sbuca da dietro all’improvviso infilando l’apripista. Lo stesso farà Barbara Berlusconi, ai danni della sorellastra Marina?
Missione impossibile, all’apparenza. Marina B. è sugli scudi di tutti i berlusconiani. Da tre mesi, dopo la condanna del padre, è diventata una dei suoi consiglieri più stretti in politica. Materia che le è totalmente indifferente, presa com’è dalla presidenza Mondadori. Lei e papà continuano a smentire una sua discesa in campo nei palazzi romani. Ma più negano, meno i forzisti ci credono: addirittura due su tre, dice qualche sondaggio, scommettono su di lei come erede politica.

E Barbara freme. Alla soglia dei trent’anni, la terzogenita di Silvio vuole farsi strada. Il solco è tracciato: per lei c’è il Milan, quarta gamba dell’impero di famiglia dopo Mediaset (andata al fratellastro Pier Silvio), Mondadori (Marina) e Forza Italia. Due anni fa, dopo la laurea breve in filosofia (Marina invece non è laureata), B.B. è stata nominata consigliere d’amministrazione della squadra di calcio.
«Immagino un mio futuro in Mondadori», aveva osato dichiarare, causando sconcerto nel padre e ira nella sorellastra che vedeva minacciato il feudo acquisito dal 2003. Provocazione? Invasione di campo? «Sarà manovrata dalla madre», sussurrarono i maligni. Veronica Lario, già in tempestosa rotta con l’ex marito e gran paladina della sorte dei propri tre figli.

Ma in questi anni Barbara ha imparato a giocare in proprio. E ormai le va stretto il seggiolino da consigliere d’amministrazione del Milan con cui era stata tacitata dopo quella sua prima alzata di testa.

Il giocattolo non le basta più. «Ci vuole un cambio di rotta nella società», ha annunciato dopo l’umiliante sconfitta in casa del Milan con la Fiorentina. Protesta con il padre, naturalmente precisa che non ce l’ha con Adriano Galliani. Ma vale di più il vicepresidente quasi 70enne che sta perdendo tutto o la figlia arrembante del presidente? Pagherà, come sempre, l’allenatore: Massimiliano Allegri. Pagherà anche per aver trattato male Alexander Pato, il baby-fidanzato di Barbara (cinque anni in meno) usato e buttato come tanti altri giovani simboli mancati dell’ex squadrone (Kaka, Stephan El Shaarawy).

La capricciosa Barbara, invaghita del «papero», ci aveva progettato casa assieme: si era fatta dare dal babbo 9,3 milioni per mezzo migliaio di metri quadri di attico e superattico in centro a Milano. Ora, dopo il mesto ritorno di Pato in Brasile a gennaio e la fine della storia a luglio, Barbara si è messa con un altro 24enne: lo studente di economia Lorenzo Guerrieri, barman a tempo perso nell’enoteca monzese Mulino dove si sono conosciuti. Addominali scolpitissimi, praticamente un sosia di Pato. Anche lui di Monza come Giorgio Valaguzza, dal quale senza sposarlo B.B. ha avuto i figli Alessandro (che ha appena compiuto sei anni) ed Edoardo. Gira e rigira, insomma, le berluschine nelle cose importanti sempre attorno alla loro Brianza ruotano.

Fra Barbara e Marina i rapporti sono agrodolci. Il gelo durato anni, dopo il mancato arrembaggio di B.B. alla Mondadori, pare si sia stemperato di recente. Ora tutti i figli, di primo e secondo letto, accorrono presso il padre 77enne nelle occasioni importanti: feste, compleanni e condanne penali.
Ma Barbara rimane il terrore degli addetti stampa Fininvest e la delizia dei giornalisti: le sue interviste, contrariamente a quelle di Marina, non sono concordate. Quindi ogni volta escono affermazioni clamorose e imprevedibili. Come quando disse che mai e poi mai avrebbe fatto vedere ai figli certi programmi delle tv Mediaset, e Maurizio Costanzo si offese. Nel 2007 ammise di aver fatto comprare dal padre per 20 mila euro certe imbarazzantissime foto scattatele da un paparazzo davanti a una discoteca di Milano. E dovette spiegare al pm Henry John Woodcock (detestato da Berlusconi) il ricatto subìto da Fabrizio Corona.

Nulla di più lontano dalla tranquilla vita privata di Marina. La quale al massimo convoca lei i paparazzi per farsi ritrarre a bordo piscina in foto «finte rubate». Dopo un fidanzamento durato dieci anni ma finito male, ha sposato il padre dei suoi due figli (Gabriele e Silvio), l’ex ballerino Maurizio Vanadia.

Come finirà il confronto/duello fra le due primedonne dell’impero di Arcore? Barbara, contrariamente a Marina, non ha mai detto che non le piace la politica. Dopotutto, suo padrino di battesimo nel 1984 fu Bettino Craxi, allora premier all’apice della gloria. «È bravissima, meglio lei di Marina», assicura il filosofo Massimo Cacciari. Che è di sinistra, ma era anche il rettore dell’università San Raffaele dove B.B. si è laureata.
Mauro Suttora

Tuesday, July 30, 2013

Berlusconi: parla Brunetta


intervista di Mauro Suttora

Oggi, 24 luglio 2013

1) La sentenza del 30 luglio sarà veramente l'atto finale del confronto ventennale fra magistrati e Berlusconi?
“Magari l’assoluzione, che io ritengo logica, spegnesse i fuochi di guerra accesi da una certa parte della magistratura! Ci sono però altri processi se possibile più assurdi che hanno appena superato il primo grado. Di certo, se a fine luglio ci fosse una condanna, essa sarebbe nelle intenzioni dell’ala eversiva delle toghe la parola fine su Berlusconi. Comunque vada, costoro si illudono”.

2) Perche' il processo sui diritti tv e' cosi' importante?
“Se fosse confermata la sentenza della Corte d’Appello di Milano Berlusconi verrebbe estromesso dalla vita pubblica e forse anche dalla libertà. Si butterebbe nella pattumiera il voto di otto milioni di italiani. Lo sfregio alla vita democratica e alla sovranità popolare sarebbe difficilmente sanabile”.

3) Berlusconi e' un perseguitato politico? Altri imprenditori non sono stati presi cosi' di mira.
 “È un fatto evidente. Finché  Berlusconi è stato semplicemente un imprenditore, nulla gli è mai stato imputato. Da quando non si occupa più della sua azienda si sono accumulati contro di lui una trentina di processi, per intimidirlo e screditarlo. Non è solo un record tra gli imprenditori, ma un primato universale: Berlusconi è suo malgrado un campione mondiale, a prescindere dalla professione d’origine”.

4) I parlamentari Pdl esagerano nel contestare i magistrati?
“Noi non contestiamo la magistratura o la totalità dei magistrati in astratto. La questione riguarda un’ala eversiva di pm e di giudici. Alla loro battaglia politica rispondiamo con lotta politica. Quei magistrati però dispongono di armi letali, che si chiamano libertà e reputazione dell’avversario. Non dimentichiamo che Magistratura democratica ha teorizzato esplicitamente l’uso dei processi per scopi politici. E Berlusconi è il loro nemico giurato. Ma questo è limitato a un settore preciso, e dunque sbaglia chi fa di ogni toga un fascio. La divisione dei magistrati in correnti politicizzate non favorisce la percezione dell’imparzialità, per usare un eufemismo.
Adesso l’obiettivo del Pdl è quello di riformare la giustizia attraverso i sei referendum radicali: responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere, fine dell’obbligatorietà dell’azione penale, basta con l’ergastolo, stop all’abuso della custodia cautelare. Ci sarà una grande mobilitazione per raccogliere le firme e per cambiare finalmente la giustizia grazie al voto popolare. Un grande segnale di democrazia”.

5) Sarebbe grave se Berlusconi fosse interdetto dai pubblici uffici? Non sarebbe il primo leader politico a essere condannato.
“Ripeto: l’interdizione dai pubblici uffici non sarebbe soltanto la negazione dei diritti politici di un uomo, ma l’eliminazione del leader che è la voce e l’anima del popolo di centrodestra, il quale sarebbe così defraudato irreparabilmente nella competizione politica, con un vantaggio clamoroso assegnato dai giudici alla sinistra”.

6) Da una condanna Berlusconi ci guadagnerebbe, elettoralmente?
“Non sono nella condizione di rispondere a una domanda che suppone un grado di cinismo che non possiedo. So che c’è chi si figura un Berlusconi il quale, estromesso dal Parlamento e da cariche pubbliche, continua a far politica dall’ufficio. Non ci voglio nemmeno pensare. Sono convinto lo assolveranno. E se non accadesse decideremo con lui il da farsi. Di sicuro il popolo dovrà essere chiamato alle urne. La crisi istituzionale impedirebbe a noi parlamentari e ai nostri ministri di continuare a lavorare dopo che ci hanno tagliato il capo, la testa”.

7) Il governo Letta cadrebbe? Nuovo voto? Governo senza Pdl?
“Non faremo cadere il governo Letta, non è questo il punto. La condanna innescherebbe una crisi istituzionale, il cui rimedio sarebbe solo l’urna elettorale.  Escludo che la sensibilità democratica del presidente Napolitano gli detti un comportamento diverso dalla convocazione dei comizi elettorali”.

8) Che fine farebbe il centrodestra senza Berlusconi?
“Non ho nessuna voglia adesso di prefigurare scenari da day after. Berlusconi comunque non sarebbe mica morto. Non smetterebbe di pensare e di essere un riferimento morale e dunque politico per milioni di italiani. Il progetto di Forza Italia sarebbe più attuale che mai, avrebbe le impronte di Berlusconi comunque”.

9) Chi glielo fa fare a Berlusconi di rimanere in politica a 77 anni?
“L’amore per l’Italia. Lo disse diciannove anni e mezzo fa: “l’Italia è il Paese che amo”. Spero non si stufi, come pure sarebbe legittimo. Ma lui ha una tempra incredibile, unica. Lo dico io, che non credo certo di essere uno che si piega. Ma il nostro Presidente non ha paragoni”.

10) Dopo Silvio, Marina Berlusconi?
“Se vuole, avrebbe un bellissimo nome e una grande esperienza imprenditoriale di successo da giocare in politica. Ma, come tutti, dovrebbe dimostrare di meritarsi la leadership. Non per diritto dinastico, questo è certo. Senza essere calata con le corde dall’alto, magari da chi fa qualche calcolo interessato sulla successione”.
Mauro Suttora 

parla Paolo Flores d'Arcais


intervista di Mauro Suttora

Oggi, 24 luglio 2013

1) La sentenza del 30 luglio sarà veramente l’atto finale del confronto ventennale fra magistrati e Berlusconi?

Non ci può essere nessun atto finale di un “confronto ventennale” che non è mai esistito. Ci sono magistrati che perseguono dei delitti, come impone loro la legge, che dovrebbe essere “eguale per tutti”. E Berlusconi di reati ne ha commessi a bizzeffe, anche se molti prescritti (ma riconosciuti come crimini!) e molti depenalizzati (con le sue “leggi ad personam”!). In Usa, Francia, Germania, ecc. Berlusconi sarebbe in galera da un pezzo.

2) Perchè il processo sui diritti tv è così importante?

Perché è uno dei pochissimi per i quali Berlusconi, malgrado tutte le “leggi ad personam”, le false testimonianze, gli avvocati che la tirano in lungo (in Usa si chiamerebbe “ostruzione di giustizia” e si andrebbe in galera) per arrivare alla prescrizione, rischia la condanna definitiva. Ma Berlusconi si dice sicuro che la Cassazione lo salverà, evidentemente sa che gli amici fra gli alti magistrati non gli mancano.

3)Berlusconi è un perseguitato politico? Altri imprenditori non sono stati presi così di mira.

“Ma mi facci il piacere”, come direbbe Totò. Berlusconi è solo un persecutore politico, nel senso che vuole ridurre la politica italiana non dico a “cosa nostra” ma a “cosa sua”. Per questo vuole fare a pezzi la Costituzione italiana che è (tranne l’art.7) tra le migliori del mondo. Se altri imprenditori hanno meno processi è perché delinquono di meno.

4) I parlamentari Pdl esagerano nel contestare i magistrati?

Non è che esagerano, si comportano proprio in modo eversivo. In nessun altro paese d’Occidente le destre avrebbero un comportamento simile, non sarebbe proprio pensabile. Ma il modello (e l’amico) di Berlusconi è Putin. Che in effetti ha giudici e giornalisti “al guinzaglio”.

5) E’ grave se Berlusconi fosse interdetto dai pubblici uffici? Non sarebbe il primo leader politico a essere condannato.

Sarebbe gravissimo se non fosse condannato, vorrebbe dire che davvero ha amici in Cassazione pronti a disattendere la legge. E l’interdizione dai pubblici uffici segue automaticamente la condanna. Comunque non sarebbe il primo, c’è già stato il suo amico Craxi.

6) Da una condanna Berlusconi ci guadagnerebbe, elettoralmente?

Domande del genere vanno fatte a Nostradamus. Se ci guadagnasse vorrebbe dire che quasi la metà dei cittadini che vanno a votare sono pregni di umori fascisti e amano la corruzione e le mafie pur di poter evadere il fisco. Sarebbe un segnale di inciviltà che dovrebbe spaventare e che ci getterebbe fuori dall’Occidente.

7) Il governo Letta cadrebbe? Nuovo voto? Governo senza Pdl?

Il governo Letta, che sarebbe più esatto chiamare governo Napolitano-Berlusconi, prima cade e meglio è.

8) Che fine farebbe il centrodestra senza Berlusconi?

Nella sua forma attuale, di centro-destra berlusconiano cioè putiniano, lepenista, antidemocratico, una bruttissima fine, spero. Per la destra democratica sarebbe invece un’occasione imperdibile, perché in Italia il problema da un quarto di secolo è proprio la sua mancanza (ma questa destra esiste?).

9) Secondo lei chi glielo fa fare a Berlusconi di rimanere in politica a 77 anni?

Quando è entrato in politica ha spiegato chiaramente il perché: “Altrimenti finisco in galera” (lui sa tutto quello che ha combinato di crimini, noi conosciamo solo la punta dell’iceberg). Un motivo che permane.

10) Dopo Silvio, Marina Berlusconi?

Sono da tempo arrivato alla conclusione filosofica che l’unica legge universale in campo storico è: “al peggio non c’è mai fine”. Ma non credo che tutti coloro che si acconciano volentieri a fare i servi di Berlusconi Silvio replicherebbero il fervore della sudditanza anche con Berlusconi Marina.
a cura di Mauro Suttora

Wednesday, February 02, 2011

Marina Berlusconi in politica?

Oggi, 24 gennaio 2011

di Mauro Suttora

E dopo vent’anni di Silvio Berlusconi, altri venti con sua figlia Marina? Fino a poche settimane fa, nessuno pensava che la primogenita 44enne del premier potesse darsi alla politica. Ma negli ultimi giorni la crisi del Rubygate ha dato un’accelerata a tutto. Compresa l’ipotesi di un passo indietro di Silvio, compensato da una simultanea discesa in campo di Marina.

Lo auspica a tutta prima pagina il Giornale, quotidiano di famiglia. Ma già a novembre l’attuale direttore, Alessandro Sallusti, aveva dichiarato: «È lei l’unica che può continuare la rivoluzione». Marina infatti, abbandonando la ritrosia a occuparsi di politica, aveva caricato a testa bassa contro il finiano Italo Bocchino che accusava Berlusconi di considerare palazzo Chigi «casa propria»: «Mio padre di case ne ha abbastanza, e le ha comprate con soldi suoi. Non certo con quelli del partito…». Il riferimento è all’appartamento di Montecarlo in cui si è installato il fratello della compagna di Gianfranco Fini.

Ancor più violento e improvviso, ed estraneo quindi allo stile felpato e meditato sfoggiato finora da Marina, l’attacco allo scrittore Roberto Saviano. Il quale ha dedicato una sua laurea «honoris causa» ai magistrati di Milano che accusano Berlusconi per prostituzione minorile e concussione. «Mi fa letteralmente orrore che Saviano calpesti e rinneghi tutto quello per cui ha sempre proclamato di battersi: il rispetto della libertà, della legalità e della dignità delle persone», ha dichiarato la figlia.

Non è la prima volta che Marina si scontra con Saviano, il quale pubblica i suoi libri con la Mondadori, di cui lei è presidente. Lo scorso aprile Berlusconi criticò l’autore di Gomorra perché scrivendo di mafia farebbe cattiva pubblicità all’Italia. Saviano gli replicò, ma Marina lo fulminò: «Saviano non riesce a distinguere fra una libera critica e una censura».

E adesso? Veramente lo scettro anche politico dell’impero berlusconiano sta per passare alla erede? Magari in cambio dell’accettazione da parte di Silvio di un governo Letta-Tremonti, di un seggio da senatore a vita per se stesso (con annesse garanzie giudiziarie) e l’assicurazione che le sue aziende non verranno smembrate?

Non sono molte le figlie di politici che cercano di raccogliere l’eredità dei genitori. L’ultima è, proprio in questi giorni, la figlia di Jean-Marie Le Pen, guarda caso un’altra Marina. Il presidente 82enne del Front National l’ha fatta eleggere eurodeputata, e ora le ha affidato il partito di estrema destra. Ma la Marina parigina era già vicepresidente del partito da otto anni.

Nulla, invece, indica una propensione della figlia di Berlusconi per la politica. Entrata in punta di piedi alla Fininvest senza laurearsi, a 29 anni Marina ne diventa vicepresidente. Nel 2005, quando l’avvocato Aldo Bonomo muore, presidente. Ma si tratta dell’azienda capogruppo di famiglia: naturale che ne venga assicurata la successione dinastica.

Un’altra morte prematura proietta Marina in cima alla Mondadori: quella del presidente Leonardo, cui subentra nel 2003. A quel punto, il futuro è chiaro. I due figli di primo letto di Berlusconi si sono divisi l’impero mediatico da quasi sei miliardi di fatturato: a Pier Silvio le tv Mediaset, a Marina libri e giornali. L’incoronazione definitiva arriva con l’ingresso nella classifica Forbes delle donne più ricche e potenti del pianeta, e nel consiglio d’amministrazione di Mediobanca (che ha fra le sue partecipate anche Rizzoli Corriere della Sera, e quindi il giornale che state leggendo).

Le riviste di famiglia, intanto, cominciano a pompare l’immagine di Marina. Il settimanale Chi pochi mesi fa ha pubblicato sue foto fintamente «rubate» a seno nudo, in cui lei espone il nuovo petto rifatto. Sposata con il ballerino Maurizio Vanadia, ex compagno del suo chirurgo plastico Angelo Villa, ne ha avuto due figli: Gabriele, 8 anni, e Silvio, 6.

Rimangono per ora fuori dalla spartizione i tre figli del secondo matrimonio di Silvio con Veronica Lario. Ed è questo, forse, il fronte più delicato. La combattiva Barbara, infatti, ha detto che vorrebbe lavorare pure lei in Mondadori. E, affetti filiali a parte, sembra vicina più alle idee politiche progressiste della madre che a quelle di centrodestra del padre.
Mauro Suttora

Wednesday, March 15, 2006

Berlusconi incriminato

Roma, 10 marzo 2006

Ci risiamo. A un mese dalle elezioni, Silvio Berlusconi è stato incriminato per l’ennesima volta. Ora a metterlo nei guai sono 500 mila euro che la procura di Milano lo accusa di aver girato nel 1999 all’avvocato inglese David Mills, in cambio di testimonianze favorevoli in due processi: quello sulla Guardia di Finanza nel '97 e l’All Iberian nel '98. In entrambi i procedimenti il presidente del Consiglio è stato assolto. L’ipotesi di reato, però, ora è di «corruzione in atti giudiziari»: Mills avrebbe reso testimonianze addomesticate, e per queste sarebbe stato ricompensato. Chi paga un testimone per condizionarlo di solito commette il reato di «subornazione». Ma in questo caso Mills testimoniava in aula, assumendo la veste di pubblico ufficiale. Di qui l’accusa più grave di «corruzione».

L’avvocato Mills è stato il creatore, negli anni Novanta, del sistema off-shore di conti esteri di Fininvest. Nulla di illegale: tutte le grandi società hanno disponibilità finanziarie in banche di varie parti del mondo. Soprattutto nei cosiddetti «paradisi fiscali», dove le tasse sono più basse o addirittura inesistenti. Il problema, però, è che Berlusconi è accusato di aver usato alcune sue società off-shore (Accent e Timor, poi diventate Century One e Universal One) per aggirare il fisco italiano e creare fondi neri, a disposizione per pagare eventuali tangenti come quella a Mills, o a politici italiani. Una vera e propria «tesoreria occulta» dei gruppi Fininvest e Mediaset, insomma. Almeno secondo la pubblica accusa.

Gli imputati hanno sempre respinto questa ricostruzione, sostenendo di non avere mai avuto fondi neri e di aver agito rispettando le regole di trasparenza a tutela degli investitori. Fininvest e Mediaset sono infatti società quotate in Borsa: eventuali distrazioni di fondi da parte degli azionisti di maggioranza (Berlusconi e i suoi figli) rappresenterebbero un danno per quelli di minoranza.

L’inchiesta che si è conclusa venerdì 10 marzo con la richiesta di rinvio a giudizio deriva da un altro procedimento, in mano agli stessi procuratori Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo: quello sull’acquisto di diritti tv e cinematografici di società Usa per 470 milioni di euro, effettuato da Fininvest attraverso le sue due società off-shore nel 1994-1999. La procura ipotizza che le major americane abbiano ceduto i diritti alle società berlusconiane, le quali li avrebbero poi rivenduti con una forte maggiorazione di prezzo a Mediaset. Si sarebbe quindi creato lo spazio per fondi neri ed evasione di tasse. Per questo filone principale nel febbraio 2005 sono state incriminate quattordici persone, fra le quali il premier, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e l’avvocato Mills. Tra le ipotesi di reato ci sono falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita, riciclaggio e ricettazione. Questo processo si trova ora nello stadio dell’udienza preliminare.

Dall'inchiesta principale sono nati due «stralci». Nel primo sono indagati i due figli maggiori di Berlusconi, Pier Silvio e Marina (vice presidente Mediaset e presidente di Mondadori), indicati da Mills come beneficiari economici delle società off-shore. Il secondo è quello dei 500 mila euro (600 mila dollari) a Mills, per i quali il gup (giudice delle udienze preliminari) Fabio Paparella dovrà ora fissare l’udienza (probabilmente a maggio) in cui deciderà se accogliere le richieste dei pubblici ministeri o prosciogliere gli imputati.

La difesa di Berlusconi sostiene che il versamento dei 500 mila euro è stato effettuato dal conto alle Bahamas di Diego Attanasio, armatore salernitano. Il quale però nel giorno del bonifico risulta essere stato in carcere, e quindi impossibilitato a effettuarlo. Mills non nega di aver ricevuto la somma, ma sostiene che era per conto di Carlo Bernasconi, manager Fininvest nel frattempo deceduto, come ringraziamento per «gli spettacolari guadagni di oltre il 70 per cento» da lui realizzati grazie ai consigli finanziari di Mills. In una lettera precedente, tuttavia, Mills aveva collegato la somma direttamente a Berlusconi. In ogni caso, il difensore del premier Niccolò Ghedini protesta soprattutto per l’incriminazione avvenuta in periodo di campagna elettorale.

L’inchiesta sta provocando un terremoto politico anche in Gran Bretagna. L’avvocato Mills, infatti, è marito del ministro della Cultura e degli spettacoli Tessa Jowell. Il 26 febbraio il Sunday Times ha svelato che i 500 mila euro sarebbero serviti per estinguere il mutuo per una casa di Londra comprata dalla coppia. Impossibile che la signora non conoscesse l’origine sospetta di quei soldi. Il 4 marzo, colpo di scena: la Jowell annuncia la separazione dal marito. Ma l’opposizione continua a chiederne le dimissioni. Il 6 marzo il premier Tony Blair in persona è stato costretto a sostenerla: «Deve andare avanti nel suo lavoro». Diranno lo stesso gli elettori italiani a Berlusconi il 9 aprile?

Mauro Suttora