Oggi, 24 gennaio 2011
di Mauro Suttora
E dopo vent’anni di Silvio Berlusconi, altri venti con sua figlia Marina? Fino a poche settimane fa, nessuno pensava che la primogenita 44enne del premier potesse darsi alla politica. Ma negli ultimi giorni la crisi del Rubygate ha dato un’accelerata a tutto. Compresa l’ipotesi di un passo indietro di Silvio, compensato da una simultanea discesa in campo di Marina.
Lo auspica a tutta prima pagina il Giornale, quotidiano di famiglia. Ma già a novembre l’attuale direttore, Alessandro Sallusti, aveva dichiarato: «È lei l’unica che può continuare la rivoluzione». Marina infatti, abbandonando la ritrosia a occuparsi di politica, aveva caricato a testa bassa contro il finiano Italo Bocchino che accusava Berlusconi di considerare palazzo Chigi «casa propria»: «Mio padre di case ne ha abbastanza, e le ha comprate con soldi suoi. Non certo con quelli del partito…». Il riferimento è all’appartamento di Montecarlo in cui si è installato il fratello della compagna di Gianfranco Fini.
Ancor più violento e improvviso, ed estraneo quindi allo stile felpato e meditato sfoggiato finora da Marina, l’attacco allo scrittore Roberto Saviano. Il quale ha dedicato una sua laurea «honoris causa» ai magistrati di Milano che accusano Berlusconi per prostituzione minorile e concussione. «Mi fa letteralmente orrore che Saviano calpesti e rinneghi tutto quello per cui ha sempre proclamato di battersi: il rispetto della libertà, della legalità e della dignità delle persone», ha dichiarato la figlia.
Non è la prima volta che Marina si scontra con Saviano, il quale pubblica i suoi libri con la Mondadori, di cui lei è presidente. Lo scorso aprile Berlusconi criticò l’autore di Gomorra perché scrivendo di mafia farebbe cattiva pubblicità all’Italia. Saviano gli replicò, ma Marina lo fulminò: «Saviano non riesce a distinguere fra una libera critica e una censura».
E adesso? Veramente lo scettro anche politico dell’impero berlusconiano sta per passare alla erede? Magari in cambio dell’accettazione da parte di Silvio di un governo Letta-Tremonti, di un seggio da senatore a vita per se stesso (con annesse garanzie giudiziarie) e l’assicurazione che le sue aziende non verranno smembrate?
Non sono molte le figlie di politici che cercano di raccogliere l’eredità dei genitori. L’ultima è, proprio in questi giorni, la figlia di Jean-Marie Le Pen, guarda caso un’altra Marina. Il presidente 82enne del Front National l’ha fatta eleggere eurodeputata, e ora le ha affidato il partito di estrema destra. Ma la Marina parigina era già vicepresidente del partito da otto anni.
Nulla, invece, indica una propensione della figlia di Berlusconi per la politica. Entrata in punta di piedi alla Fininvest senza laurearsi, a 29 anni Marina ne diventa vicepresidente. Nel 2005, quando l’avvocato Aldo Bonomo muore, presidente. Ma si tratta dell’azienda capogruppo di famiglia: naturale che ne venga assicurata la successione dinastica.
Un’altra morte prematura proietta Marina in cima alla Mondadori: quella del presidente Leonardo, cui subentra nel 2003. A quel punto, il futuro è chiaro. I due figli di primo letto di Berlusconi si sono divisi l’impero mediatico da quasi sei miliardi di fatturato: a Pier Silvio le tv Mediaset, a Marina libri e giornali. L’incoronazione definitiva arriva con l’ingresso nella classifica Forbes delle donne più ricche e potenti del pianeta, e nel consiglio d’amministrazione di Mediobanca (che ha fra le sue partecipate anche Rizzoli Corriere della Sera, e quindi il giornale che state leggendo).
Le riviste di famiglia, intanto, cominciano a pompare l’immagine di Marina. Il settimanale Chi pochi mesi fa ha pubblicato sue foto fintamente «rubate» a seno nudo, in cui lei espone il nuovo petto rifatto. Sposata con il ballerino Maurizio Vanadia, ex compagno del suo chirurgo plastico Angelo Villa, ne ha avuto due figli: Gabriele, 8 anni, e Silvio, 6.
Rimangono per ora fuori dalla spartizione i tre figli del secondo matrimonio di Silvio con Veronica Lario. Ed è questo, forse, il fronte più delicato. La combattiva Barbara, infatti, ha detto che vorrebbe lavorare pure lei in Mondadori. E, affetti filiali a parte, sembra vicina più alle idee politiche progressiste della madre che a quelle di centrodestra del padre.
Mauro Suttora