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Wednesday, August 14, 2013

L'ottava resurrezione di Berlusconi

DOPO LA CONDANNA A TRE ANNI PER FRODE FISCALE: A 77 ANNI HA ANCORA VOGLIA DI COMBATTERE

di Mauro Suttora

Oggi, 7 agosto 2013

«Io sono qui. Resto qui. Non mollo». Chi si illudeva che la carriera politica di Silvio Berlusconi fosse terminata con la condanna definitiva a quattro anni di carcere, è servito. Tante volte è stato dato per morto, altrettante è resuscitato. «Anche gli avversari, al di là di tutto, devono ammetterlo», dice a Oggi Daniele Capezzone, presidente Pdl della commissione Finanze della Camera, « ha un’energia obiettivamente impressionante. Sembra una rockstar».

Silvio ha 76 anni, 77 fra sette settimane. Il presidente americano Richard Nixon era un ragazzino, al confronto, quando dovette andarsene per lo scandalo Watergate: aveva ‘soltanto’ 61 anni. Pure lui sotto i colpi di magistrati che stavano mettendolo sotto impeachment. Evitò l’umiliazione dimettendosi nell’agosto 1974.

Berlusconi è sette volte nonno. Potrebbe essere perfino bisnonno: sua nipote Lucrezia, prima figlia di Piersilvio, ha 23 anni. Ma non ha alcuna intenzione di ritirarsi. Dove trova la voglia di combattere ancora? Da un po’ di tempo ha smesso di vantarsi della propria giovanilità. Anzi, ha addirittura preso il vezzo di aumentarsi gli anni: «Ne ho quasi 78», ha detto al direttore del quotidiano Libero Maurizio Belpietro qualche giorno fa. Svista o esagerazione per sembrare più anziano? «Mente perfino sull’età», ringhiano i nemici sulla rete.

Odiato, amato. Due curve di tifosi contrapposti. Dieci milioni di voti presi cinque mesi fa. Sei milioni di voti persi in cinque anni. Ma comunque ancora capo del primo partito italiano. O secondo partito, se si sapesse chi è il capo del primo (il Pd). Ha governato l’Italia per 3.340 giorni: il terzo per durata dopo Benito Mussolini e Giovanni Giolitti. Ma il primo della storia repubblicana: più di Alcide De Gasperi, Giulio Andreotti, Aldo Moro, Bettino Craxi.

Il record di cui si parla in questi giorni, però, è quello giudiziario. Processi subiti in vent’anni: 27. Processi in corso: sette, come i nipoti. Quelli più fastidiosi: i due civili. Perché rischia di dover  pagare oltre mezzo miliardo di euro all’odiato Carlo De Benedetti (editore dei giornali Repubblica ed Espresso), e centomila al giorno alla seconda ex moglie Veronica.

Finora, sempre assolto o prescritto. Per la prima volta il primo agosto è stato condannato. Entro il 15 ottobre deve scegliere se scontare un anno (tre sono svaniti con l’indulto 2006, per cui può ringraziare Romano Prodi allora premier) in affidamento ai servizi sociali o agli arresti domiciliari.
 
Già il fratello Paolo vent’anni fa dovette trascorrere l’estate 1993 ‘recluso’ nella propria villa a Porto Rotondo, accanto alla Certosa di Silvio. Ma le umiliazioni per l’ex premier sono già cominciate. I carabinieri gli hanno ritirato il passaporto. I grillini premono per cacciarlo subito dal Senato. I suoi rispondono che la legge sulla decadenza dei parlamentari pregiudicati è del 2012, e non ha valore retroattivo (la frode fiscale da nove milioni di euro di Mediaset risale a dieci anni fa). 

In ogni caso, gli avversari ora possono definirlo «delinquente» senza diffamarlo. Per il Financial Times è un «buffone». Per l’Economist un «clown», seppure alla pari con Beppe Grillo. Due giornali liberali, non comunisti.

Ma per il Grande Combattente processi e condanne sono solo medaglie: la dimostrazione di essere un Grande Perseguitato. E i giudici sono solo impiegatucci statali, «che hanno fatto un compitino vincendo un concorso». Altro che giustizia uguale per tutti: lo hanno preso di mira solo perché è sceso in politica.

I giudici di Milano lo avevano anche interdetto dai pubblici uffici per cinque anni. Troppi, ha concesso la Cassazione: facciamo tre, ha suggerito il procuratore generale. Rideciderà Milano. Nel frattempo, niente candidature. E allora, per conservare il nome Berlusconi sulla scheda, ecco la figlia Marina. Ha partecipato a tutti i vertici degli ultimi giorni. E si è schierata con i ‘falchi’ accanto a Capezzone, Renato Brunetta, Daniela Santanchè e Denis Verdini. 

Dall’altra parte, i ‘moderati’ Gianni Letta, Fedele Confalonieri, Angelino Alfano e Renato Schifani. In mezzo, la fidanzata napoletana Francesca Pascale e la ‘badante’ casertana Mariarosaria Rossi. Quest’ultima ha ormai sostituito la segretaria storica Marinella Brambilla (diventata madre a 48 anni) e perfino il maggiordomo Alfredo Pezzotti. Per parlare con Berlusconi bisogna passare da lei.

«Ma alla fine le decisioni le prende solo lui», dice Capezzone, «e mi impressiona la sua apertura alle novità. È un perfezionista, capace di arrivare un’ora prima sul palco di un comizio a provare i microfoni. Ma gli piacciono anche i colpi di scena, le improvvisazioni che spiazzano». Una potrebbe essere la drammatizzazione del momento dell’arresto. Chiedere di finire in carcere nonostante l’età. Il martirio porta voti.
Mauro Suttora 

Wednesday, January 27, 2010

Mentana torna a Mediaset?

IMPERO MEDIASET, IL FONDATORE DEL TG5 E IL PARTITO DELL'AMORE

Un anno fa Mentana se ne andava da Matrix tra dure polemiche. Ora, le clamorose voci di un ritorno. E Feltri, a sorpesa, lo benedice

di Mauro Suttora

Oggi, 27 gennaio 2010

Vittorio Feltri, ha sentito che Enrico Mentana torna a Mediaset?
«Davvero? A me non risulta».
A noi sì: ci sarebbe già stato un incontro diretto Mentana-Silvio Berlusconi, poi uno con Fedele Confalonieri, e adesso la pace attende solo di essere ratificata da Berlusconi junior, Pier Silvio.
«Mah, se succederà, sarà un bene per tutti: con Mentana in Tv ci guadagna la Tv, e soprattutto lui. È un conduttore capacissimo, un fuoriclasse. Un po' meno bravo come ospite: l'ho visto a disagio ultimamente».

Fra i giornalisti berlusconiani lui è considerato il moderato, lei l'estremista.
«Ma facciamo due mestieri diversi. Io dirigo un giornale d'opinione, lui a Matrix metteva lì cinque ospiti e li faceva parlare. Io mi devo esporre, altrimenti senza opinioni che razza di giornale d' opinione farei? E devono essere opinioni forti, che non facciano addormentare i lettori, se no loro smettono di comprare il Giornale. Mentana invece prima faceva un telegiornale che doveva accontentare tutti senza sbilanciarsi troppo. Perché in prima serata sei obbligato a essere ecumenico, non puoi fare il fazioso. E poi Matrix, in cui non doveva prendere posizione. Questo non vuol dire disistima da parte mia verso Mentana, anzi: ripeto che è bravissimo».

Il ritorno di Mentana all'ovile è il primo risultato del «partito dell'amore»? Berlusconi dopo l' assalto subìto il 13 dicembre ha annunciato che «l'amore trionferà contro l'odio e l'invidia». Ha cominciato lui, perdonando il figliol prodigo?
«Berlusconi fa le cose che reputa convenienti, e ha una speciale abilità nel farlo. Come Mentana, d'altronde».

Però dopo la cacciata di un anno fa da Matrix Mentana era molto arrabbiato. Non sono neppure riusciti a mettersi d'accordo su che cosa fosse successo, se dimissioni o licenziamento. Poi si è sfogato scrivendo contro Berlusconi un intero libro, in cui ha accusato le Tv Mediaset di essere militarizzate, al servizio dei suoi interessi politici.
«Erano anni che Mentana non si trovava bene a Mediaset. E quando sei irritato, lasci anche solo per un'impuntatura. Era un rapporto che si poteva benissimo rappattumare, ma sotto incazzatura detesti tutto e tutti. Mentana aveva bisogno di sfogarsi, e lo ha fatto scrivendo un libro fondamentale di cui non è fregato nulla a nessuno».

E allora cosa sarà successo, per farli riavvicinare?
«Ma niente, il tempo medica tutto. È come quando si litiga con la moglie: lì per lì la vuoi lasciare, poi ci ripensi e si fa la pace. Mentana ha capito di avere pestato una m... Pardon, poi dicono che sono volgare... Ha capito di essere scivolato su una buccia di banana, e siccome oltre che a essere bravo è anche intelligente, è tornato sui suoi passi. Inutile stare lì a rodersi e a far niente. Sempre che questo ritorno si avveri».

"USATO SICURO COME RONALDINHO"?

Ma per Mediaset il recupero di Mentana non rischia di essere una minestra riscaldata?
«Mentana rappresenta sempre una garanzia. Come quei grandi campioni un po' usati ma sicuri, tipo Ronaldinho...».

Tornerà a Matrix, al posto del povero Alessio Vinci che non ha fatto grandi ascolti e viene regolarmente battuto da Bruno Vespa?
«Alessio Vinci è tutt'altro che un fesso, è bravo a fare Tv di qualità e sicuramente avrà successo con un programma diverso».

A proposito, Feltri, lei come si trova con un giornale diverso?
«Quand'ero a Libero dicevano che ero il grillo parlante di Berlusconi. Ora invece mi accusano di prendere ordini da lui. Però gli stessi dicono anche che lo danneggio perché ho criticato Fini. Insomma, che si mettano d' accordo con loro stessi. Ultimamente, poi, quando ho criticato anche Berlusconi perché non abbassa le tasse, a Repubblica si sono stupiti per la mia indipendenza, ed eccoli tutti lì a chiedersi cosa c'è sotto. Non capiscono, forse perché non sanno bene cos'è l'indipendenza...».

IL FIGLIOL PRODIGO: PERSONAGGI E INTERPRETI
Fedele Confalonieri, 72 anni, presidente di Mediaset, con Enrico Mentana, 55, e Pier Silvio Berlusconi, 40, vicepresidente Mediaset. Il premier Silvio Berlusconi, 73, padrone delle tv Mediaset, e Vittorio Feltri, 66, direttore del quotidiano Il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi.
Nel febbraio 2009 Mentana aveva lasciato burrascosamente Mediaset dopo il rifiuto di trasmettere uno speciale di Matrix su Eluana Englaro in prima serata su Canale 5. Nel suo libro Passionaccia (Rizzoli), uscito a maggio, Mentana scrive che Mediaset è un «comitato elettorale».

Mauro Suttora

Wednesday, March 15, 2006

Berlusconi incriminato

Roma, 10 marzo 2006

Ci risiamo. A un mese dalle elezioni, Silvio Berlusconi è stato incriminato per l’ennesima volta. Ora a metterlo nei guai sono 500 mila euro che la procura di Milano lo accusa di aver girato nel 1999 all’avvocato inglese David Mills, in cambio di testimonianze favorevoli in due processi: quello sulla Guardia di Finanza nel '97 e l’All Iberian nel '98. In entrambi i procedimenti il presidente del Consiglio è stato assolto. L’ipotesi di reato, però, ora è di «corruzione in atti giudiziari»: Mills avrebbe reso testimonianze addomesticate, e per queste sarebbe stato ricompensato. Chi paga un testimone per condizionarlo di solito commette il reato di «subornazione». Ma in questo caso Mills testimoniava in aula, assumendo la veste di pubblico ufficiale. Di qui l’accusa più grave di «corruzione».

L’avvocato Mills è stato il creatore, negli anni Novanta, del sistema off-shore di conti esteri di Fininvest. Nulla di illegale: tutte le grandi società hanno disponibilità finanziarie in banche di varie parti del mondo. Soprattutto nei cosiddetti «paradisi fiscali», dove le tasse sono più basse o addirittura inesistenti. Il problema, però, è che Berlusconi è accusato di aver usato alcune sue società off-shore (Accent e Timor, poi diventate Century One e Universal One) per aggirare il fisco italiano e creare fondi neri, a disposizione per pagare eventuali tangenti come quella a Mills, o a politici italiani. Una vera e propria «tesoreria occulta» dei gruppi Fininvest e Mediaset, insomma. Almeno secondo la pubblica accusa.

Gli imputati hanno sempre respinto questa ricostruzione, sostenendo di non avere mai avuto fondi neri e di aver agito rispettando le regole di trasparenza a tutela degli investitori. Fininvest e Mediaset sono infatti società quotate in Borsa: eventuali distrazioni di fondi da parte degli azionisti di maggioranza (Berlusconi e i suoi figli) rappresenterebbero un danno per quelli di minoranza.

L’inchiesta che si è conclusa venerdì 10 marzo con la richiesta di rinvio a giudizio deriva da un altro procedimento, in mano agli stessi procuratori Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo: quello sull’acquisto di diritti tv e cinematografici di società Usa per 470 milioni di euro, effettuato da Fininvest attraverso le sue due società off-shore nel 1994-1999. La procura ipotizza che le major americane abbiano ceduto i diritti alle società berlusconiane, le quali li avrebbero poi rivenduti con una forte maggiorazione di prezzo a Mediaset. Si sarebbe quindi creato lo spazio per fondi neri ed evasione di tasse. Per questo filone principale nel febbraio 2005 sono state incriminate quattordici persone, fra le quali il premier, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e l’avvocato Mills. Tra le ipotesi di reato ci sono falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita, riciclaggio e ricettazione. Questo processo si trova ora nello stadio dell’udienza preliminare.

Dall'inchiesta principale sono nati due «stralci». Nel primo sono indagati i due figli maggiori di Berlusconi, Pier Silvio e Marina (vice presidente Mediaset e presidente di Mondadori), indicati da Mills come beneficiari economici delle società off-shore. Il secondo è quello dei 500 mila euro (600 mila dollari) a Mills, per i quali il gup (giudice delle udienze preliminari) Fabio Paparella dovrà ora fissare l’udienza (probabilmente a maggio) in cui deciderà se accogliere le richieste dei pubblici ministeri o prosciogliere gli imputati.

La difesa di Berlusconi sostiene che il versamento dei 500 mila euro è stato effettuato dal conto alle Bahamas di Diego Attanasio, armatore salernitano. Il quale però nel giorno del bonifico risulta essere stato in carcere, e quindi impossibilitato a effettuarlo. Mills non nega di aver ricevuto la somma, ma sostiene che era per conto di Carlo Bernasconi, manager Fininvest nel frattempo deceduto, come ringraziamento per «gli spettacolari guadagni di oltre il 70 per cento» da lui realizzati grazie ai consigli finanziari di Mills. In una lettera precedente, tuttavia, Mills aveva collegato la somma direttamente a Berlusconi. In ogni caso, il difensore del premier Niccolò Ghedini protesta soprattutto per l’incriminazione avvenuta in periodo di campagna elettorale.

L’inchiesta sta provocando un terremoto politico anche in Gran Bretagna. L’avvocato Mills, infatti, è marito del ministro della Cultura e degli spettacoli Tessa Jowell. Il 26 febbraio il Sunday Times ha svelato che i 500 mila euro sarebbero serviti per estinguere il mutuo per una casa di Londra comprata dalla coppia. Impossibile che la signora non conoscesse l’origine sospetta di quei soldi. Il 4 marzo, colpo di scena: la Jowell annuncia la separazione dal marito. Ma l’opposizione continua a chiederne le dimissioni. Il 6 marzo il premier Tony Blair in persona è stato costretto a sostenerla: «Deve andare avanti nel suo lavoro». Diranno lo stesso gli elettori italiani a Berlusconi il 9 aprile?

Mauro Suttora