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Wednesday, January 07, 2015

Presidenziabili 2014

Oggi, 31 dicembre 2014

di Mauro Suttora

Chi sarà eletto presidente della Repubblica in febbraio, passati i 15 giorni previsti dalla Costituzione dopo le dimissioni quasi sicure di Giorgio Napolitano? ROMANO PRODI, 75 anni, dev’essere risarcito per i 101 traditori che gli votarono contro nel segreto dell’urna due anni fa. Però è un vecchio dc.

Se sarà donna, potrebbe essere EMMA BONINO, 66 anni. Apprezzatissima in Europa (fu commissaria Ue negli Anni 90, nominata da Berlusconi) e nel mondo (si batte contro la pena di morte e ha fatto nascere la Corte internazionale dell’Onu). È radicale, quindi né di destra né di sinistra. E papa Francesco ha fatto cadere il veto del Vaticano contro di lei.

Un altro bipartisan: WALTER VELTRONI, 59 anni. Il fondatore del Pd non è più parlamentare, è stato «rottamato» da Renzi. Ma tutti ne apprezzano il buon carattere, anche se lo scandalo sulla mafia a Roma lo ha danneggiato (Luca Odevaine, arrestato, era un collaboratore del Veltroni sindaco).
 
Fra le candidate donne sembra un po’ in ribasso Roberta Pinotti, ministro della Difesa. ANNA FINOCCHIARO, 59, senatrice Pd, resta invece a galla: affidabile, affascinante, posata, la ex magistrata siciliana ha un’unica macchia: quella foto all’Ikea in cui un agente della scorta la aiutava a trasportare pacchi.
  
È un personaggio mitico, inaffondabile. Direttore del quotidiano Il Tempo per 15 anni, GIANNI LETTA, 79, è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio in tutti i governi Berlusconi. Zio di Enrico, il suo carattere felpato lo ha fatto apprezzare anche a sinistra. Se fosse eletto sarebbe il trionfo del «patto del Nazareno»: l’alleanza fra Renzi e Berlusconi nonostante i loro partiti siano uno al governo e l’altro all’opposizione. 
 
Sconosciuto al grande pubblico fino a due mesi fa, quando Renzi lo ha nominato ministro degli Esteri, il 60enne PAOLO GENTILONI andrebbe bene se il premier volesse un presidente che non gli faccia ombra. Passato dall’estrema sinistra (Manifesto) a quasi democristiano (Margherita), Gentiloni è amico degli Usa.
 
Fra i non politici di professione il più quotato sembra RENZO PIANO, 77. Il nostro architetto più famoso gode di fama mondiale e ha acquistato anche un po’ di esperienza istituzionale dopo la nomina a senatore a vita dell’agosto 2013. Un altro outsider di lusso è il senatore Nobel Carlo Rubbia, 80.

Wednesday, August 14, 2013

L'ottava resurrezione di Berlusconi

DOPO LA CONDANNA A TRE ANNI PER FRODE FISCALE: A 77 ANNI HA ANCORA VOGLIA DI COMBATTERE

di Mauro Suttora

Oggi, 7 agosto 2013

«Io sono qui. Resto qui. Non mollo». Chi si illudeva che la carriera politica di Silvio Berlusconi fosse terminata con la condanna definitiva a quattro anni di carcere, è servito. Tante volte è stato dato per morto, altrettante è resuscitato. «Anche gli avversari, al di là di tutto, devono ammetterlo», dice a Oggi Daniele Capezzone, presidente Pdl della commissione Finanze della Camera, « ha un’energia obiettivamente impressionante. Sembra una rockstar».

Silvio ha 76 anni, 77 fra sette settimane. Il presidente americano Richard Nixon era un ragazzino, al confronto, quando dovette andarsene per lo scandalo Watergate: aveva ‘soltanto’ 61 anni. Pure lui sotto i colpi di magistrati che stavano mettendolo sotto impeachment. Evitò l’umiliazione dimettendosi nell’agosto 1974.

Berlusconi è sette volte nonno. Potrebbe essere perfino bisnonno: sua nipote Lucrezia, prima figlia di Piersilvio, ha 23 anni. Ma non ha alcuna intenzione di ritirarsi. Dove trova la voglia di combattere ancora? Da un po’ di tempo ha smesso di vantarsi della propria giovanilità. Anzi, ha addirittura preso il vezzo di aumentarsi gli anni: «Ne ho quasi 78», ha detto al direttore del quotidiano Libero Maurizio Belpietro qualche giorno fa. Svista o esagerazione per sembrare più anziano? «Mente perfino sull’età», ringhiano i nemici sulla rete.

Odiato, amato. Due curve di tifosi contrapposti. Dieci milioni di voti presi cinque mesi fa. Sei milioni di voti persi in cinque anni. Ma comunque ancora capo del primo partito italiano. O secondo partito, se si sapesse chi è il capo del primo (il Pd). Ha governato l’Italia per 3.340 giorni: il terzo per durata dopo Benito Mussolini e Giovanni Giolitti. Ma il primo della storia repubblicana: più di Alcide De Gasperi, Giulio Andreotti, Aldo Moro, Bettino Craxi.

Il record di cui si parla in questi giorni, però, è quello giudiziario. Processi subiti in vent’anni: 27. Processi in corso: sette, come i nipoti. Quelli più fastidiosi: i due civili. Perché rischia di dover  pagare oltre mezzo miliardo di euro all’odiato Carlo De Benedetti (editore dei giornali Repubblica ed Espresso), e centomila al giorno alla seconda ex moglie Veronica.

Finora, sempre assolto o prescritto. Per la prima volta il primo agosto è stato condannato. Entro il 15 ottobre deve scegliere se scontare un anno (tre sono svaniti con l’indulto 2006, per cui può ringraziare Romano Prodi allora premier) in affidamento ai servizi sociali o agli arresti domiciliari.
 
Già il fratello Paolo vent’anni fa dovette trascorrere l’estate 1993 ‘recluso’ nella propria villa a Porto Rotondo, accanto alla Certosa di Silvio. Ma le umiliazioni per l’ex premier sono già cominciate. I carabinieri gli hanno ritirato il passaporto. I grillini premono per cacciarlo subito dal Senato. I suoi rispondono che la legge sulla decadenza dei parlamentari pregiudicati è del 2012, e non ha valore retroattivo (la frode fiscale da nove milioni di euro di Mediaset risale a dieci anni fa). 

In ogni caso, gli avversari ora possono definirlo «delinquente» senza diffamarlo. Per il Financial Times è un «buffone». Per l’Economist un «clown», seppure alla pari con Beppe Grillo. Due giornali liberali, non comunisti.

Ma per il Grande Combattente processi e condanne sono solo medaglie: la dimostrazione di essere un Grande Perseguitato. E i giudici sono solo impiegatucci statali, «che hanno fatto un compitino vincendo un concorso». Altro che giustizia uguale per tutti: lo hanno preso di mira solo perché è sceso in politica.

I giudici di Milano lo avevano anche interdetto dai pubblici uffici per cinque anni. Troppi, ha concesso la Cassazione: facciamo tre, ha suggerito il procuratore generale. Rideciderà Milano. Nel frattempo, niente candidature. E allora, per conservare il nome Berlusconi sulla scheda, ecco la figlia Marina. Ha partecipato a tutti i vertici degli ultimi giorni. E si è schierata con i ‘falchi’ accanto a Capezzone, Renato Brunetta, Daniela Santanchè e Denis Verdini. 

Dall’altra parte, i ‘moderati’ Gianni Letta, Fedele Confalonieri, Angelino Alfano e Renato Schifani. In mezzo, la fidanzata napoletana Francesca Pascale e la ‘badante’ casertana Mariarosaria Rossi. Quest’ultima ha ormai sostituito la segretaria storica Marinella Brambilla (diventata madre a 48 anni) e perfino il maggiordomo Alfredo Pezzotti. Per parlare con Berlusconi bisogna passare da lei.

«Ma alla fine le decisioni le prende solo lui», dice Capezzone, «e mi impressiona la sua apertura alle novità. È un perfezionista, capace di arrivare un’ora prima sul palco di un comizio a provare i microfoni. Ma gli piacciono anche i colpi di scena, le improvvisazioni che spiazzano». Una potrebbe essere la drammatizzazione del momento dell’arresto. Chiedere di finire in carcere nonostante l’età. Il martirio porta voti.
Mauro Suttora 

Wednesday, June 22, 2011

Chi è Lorenza Lei, direttrice Rai

Oggi, 15 giugno 2011

Passerà alla storia come colei che cacciò Michele Santoro dalla Rai? Dopo dieci anni di inutili tentativi altrui, Lorenza Lei ci ha messo pochissimo. Nominata direttrice generale Rai all’inizio di maggio, dopo un solo mese il turbolento tribuno di Annozero era già fuori. Con una liquidazione di 2,3 milioni, certo, e senza la clausola di non concorrenza per uno o due anni contro l’ex azienda, usuale per chi strappa buonuscite così pingui. Per questo il premier Silvio Berlusconi non è soddisfatto.

Ma anche la sinistra protesta per la fine di un programma che nell’ultima puntata ha attratto più di otto milioni di spettatori: uno su tre, e addirittura uno su due dopo il battibecco fra Santoro e il viceministro Roberto Castelli. Avendo scontentato tutti, può darsi che Lorenza Lei abbia fatto la cosa giusta.

Ma chi è questa signora dallo strano cognome, prima donna a guidare la Rai (Letizia Moratti e Lucia Annunziata furono presidenti, carica non operativa)? Coro unanime: «Gran lavoratrice». In questi suoi primi 40 giorni al comando non ha cambiato abitudini: prima ad arrivare al mattino, ultima ad andarsene alla sera. «Fa impazzire il settimo piano di viale Mazzini, lavora anche la domenica», dice il consigliere d’amministrazione Pdl Antonio Verro. Niente feste romane alla sera. Unica uscita pubblica: un convegno dei Fratelli delle scuole cristiane con la sua protetta Lorena Bianchetti e i suoi protettori Gianni Letta e cardinale Camillo Ruini. Nessuna dichiarazione o intervista. Unica volontà filtrata all’esterno: più servizio pubblico, meno reality.

Bolognese, 51 anni, figlia di comunisti, separata, un figlio 28enne chef che vive con lei e la nonna, e cucina cene per gli ospiti (di recente Anna Falchi). Lorenza Lei è la risposta vivente a tutti i genitori che allontanano i figli da studi ritenuti poco «produttivi» come antropologia o filosofia. Lei si è laureata al magistero in antropologia filosofica. E ora eccola alla guida della più grande industria culturale italiana (13 mila dipendenti, 16 canali), dopo una carriera fulminea: l’assunzione a tempo indeterminato in Rai, infatti, risale ad appena dodici anni fa. Prima, dal 1996 al ’99, era solo una manager precaria, introdotta in Rai International da Renzo Arbore che la apprezzava.
«L’ho conosciuta a Bologna prima che entrasse in Rai», dice a Oggi Piero Di Pasquale, ex vicedirettore di Rai International, «è sempre stata una donna risoluta e sicura, con obiettivi molto alti. Aveva una visione precisa di ciò che voleva e doveva fare».

Ce l’avrà anche adesso che le piovono addosso critiche da destra e sinistra, dopo i consensi unanimi raccolti al momento della nomina? Perché la Rai è un gigante malato da risanare (98 milioni di deficit nel 2010), ma le spine sono soprattutto politiche. E le quattro maggiori tutte targate Rai3: Giovanni Floris (Ballarò), Fabio Fazio (Che tempo che fa), Milena Gabanelli (Report), Serena Dandini (Parla con me). Queste trasmissioni proseguirano, anche se il centrodestra le cancellerebbe volentieri. Fazio si è lamentato con una lettera a Repubblica: «Mi trattano male, non rifarò Vieni via con me in Rai con Roberto Saviano».

Il programma della Dandini perde

«Non è vero che Berlusconi sia deluso da Lei», dice Verro. «Non gli piace la gestione della Rai, ma lei che c’entra, è lì da poco. In tre consigli d’amministrazione ha presentato tre diversi palinsesti. Sull’ultimo ho grandi perplessità. La storia per cui vogliamo approvare preventivamente ospiti e scalette di Floris, Fazio e Gabanelli non ha senso. Chiuderle? No, a meno che non ci siano seri problemi economici, come nel caso della Perego. Anche la Dandini ha conti malmessi, perde cifre enormi. Quanto a Santoro, se fosse rimasto gli avrei impedito di tenere Travaglio, che non è servizio pubblico».

Lorenza Lei deve effettuare molte nomine nei Tg (il Tg2 è vacante da mesi) e nelle reti. I direttori di queste ultime rischiano poteri dimezzati se riuscirà a unificare tutti i programmi di intrattenimento in una sola direzione. «Lei sa bene quel che può fare, ma anche quello che è meglio non fare», spiega Di Pasquale, «perché sa essere molto dura, però con i piedi per terra. In questi ultimi anni si è fatta apprezzare ma anche temere. Prende lei le decisioni, non è una yes-woman».

Dopo aver seguito i programmi per il Giubileo e Rai1, dal 2002 al 2006 Lei è stata capo dello staf di tre direttori generali: Agostino Saccà, il leghista Flavio Cattaneo e Alfredo Meocci. Ha assistito a trecento consigli d’amministrazione, conosce la Rai come le sue tasche. In più è cattolica, partecipa ai convegni del Vaticano e frequenta i cardinali più potenti d’Italia: Angelo Bagnasco e Tarcisio Bertone. Fu lei, prima di entrare in Rai, a organizzare la famosa mostra sulle icone russe nei Musei vaticani. Sul versante modaiolo, invece, nel ’91 curò l’evento «Valentino, 30 anni di magia».

Ci vorrà un po’ di magia anche per sopravvivere fra i trabocchetti e gli anfratti Rai. Dopo i lunghi regni dei dc Ettore Bernabei, Biagio Agnes e Gianni Pasquarelli, i direttori generali non sopravvivono più di due-tre anni. La Lei è diversa dagli ultimi due, il prodiano Claudio Cappon uomo del parastato Iri, e il berlusconiano Mauro Masi, gran manovratore del potere romano. Aziendalista, da cinque anni era «direttrice delle risorse tv». In pratica, ogni contratto e budget è passato dalla sua scrivania. Per far abbassare le richieste ad agenti e artisti pare abbia una tecnica infallibile: li fa aspettare ore senza aria condizionata d’estate e senza riscaldamento d’inverno. Per il produttore Bibi Ballandi «è una tosta, non ti regala nulla».

Si è subito scontrata con il potente agente Lucio Presta. Prima ha fatto trapelare che avrebbe cancellato i programmi di Paola Perego (fidanzata di Presta), di Lorella Cuccarini, e che avrebbe affidato il festival di Sanremo a Carlo Conti, sottraendolo a Presta. Ma di recente pare ci sia stato un riavvicinamento a Presta, che è anche agente di Roberto Benigni e altri importanti artisti. Per Lei, donna di numeri, pianificazioni, share e prodotti, in Rai non devono prosperare potentati.

Ma la Tv di stato, lo sanno tutti, non è una semplice azienda. È anche un ministero, un po’ come il vicino palazzo del Coni. E fra i più importanti di Roma. Quindi per guidare la Rai bisogna essere anche sperimentati politici, oltre che efficaci manager. Altro che Bocconi: chissà che a Lorenza Lei in questi giorni tormentati non venga buona soprattutto la laurea in antropologia filosofica...

Mauro Suttora
(hanno collaborato
Marianna Aprile e Tommaso Gandino)