Oggi, 15 giugno 2011
Passerà alla storia come colei che cacciò Michele Santoro dalla Rai? Dopo dieci anni di inutili tentativi altrui, Lorenza Lei ci ha messo pochissimo. Nominata direttrice generale Rai all’inizio di maggio, dopo un solo mese il turbolento tribuno di Annozero era già fuori. Con una liquidazione di 2,3 milioni, certo, e senza la clausola di non concorrenza per uno o due anni contro l’ex azienda, usuale per chi strappa buonuscite così pingui. Per questo il premier Silvio Berlusconi non è soddisfatto.
Ma anche la sinistra protesta per la fine di un programma che nell’ultima puntata ha attratto più di otto milioni di spettatori: uno su tre, e addirittura uno su due dopo il battibecco fra Santoro e il viceministro Roberto Castelli. Avendo scontentato tutti, può darsi che Lorenza Lei abbia fatto la cosa giusta.
Ma chi è questa signora dallo strano cognome, prima donna a guidare la Rai (Letizia Moratti e Lucia Annunziata furono presidenti, carica non operativa)? Coro unanime: «Gran lavoratrice». In questi suoi primi 40 giorni al comando non ha cambiato abitudini: prima ad arrivare al mattino, ultima ad andarsene alla sera. «Fa impazzire il settimo piano di viale Mazzini, lavora anche la domenica», dice il consigliere d’amministrazione Pdl Antonio Verro. Niente feste romane alla sera. Unica uscita pubblica: un convegno dei Fratelli delle scuole cristiane con la sua protetta Lorena Bianchetti e i suoi protettori Gianni Letta e cardinale Camillo Ruini. Nessuna dichiarazione o intervista. Unica volontà filtrata all’esterno: più servizio pubblico, meno reality.
Bolognese, 51 anni, figlia di comunisti, separata, un figlio 28enne chef che vive con lei e la nonna, e cucina cene per gli ospiti (di recente Anna Falchi). Lorenza Lei è la risposta vivente a tutti i genitori che allontanano i figli da studi ritenuti poco «produttivi» come antropologia o filosofia. Lei si è laureata al magistero in antropologia filosofica. E ora eccola alla guida della più grande industria culturale italiana (13 mila dipendenti, 16 canali), dopo una carriera fulminea: l’assunzione a tempo indeterminato in Rai, infatti, risale ad appena dodici anni fa. Prima, dal 1996 al ’99, era solo una manager precaria, introdotta in Rai International da Renzo Arbore che la apprezzava.
«L’ho conosciuta a Bologna prima che entrasse in Rai», dice a
Oggi Piero Di Pasquale, ex vicedirettore di Rai International, «è sempre stata una donna risoluta e sicura, con obiettivi molto alti. Aveva una visione precisa di ciò che voleva e doveva fare».
Ce l’avrà anche adesso che le piovono addosso critiche da destra e sinistra, dopo i consensi unanimi raccolti al momento della nomina? Perché la Rai è un gigante malato da risanare (98 milioni di deficit nel 2010), ma le spine sono soprattutto politiche. E le quattro maggiori tutte targate Rai3: Giovanni Floris (Ballarò), Fabio Fazio (Che tempo che fa), Milena Gabanelli (Report), Serena Dandini (Parla con me). Queste trasmissioni proseguirano, anche se il centrodestra le cancellerebbe volentieri. Fazio si è lamentato con una lettera a Repubblica: «Mi trattano male, non rifarò Vieni via con me in Rai con Roberto Saviano».
Il programma della Dandini perde
«Non è vero che Berlusconi sia deluso da Lei», dice Verro. «Non gli piace la gestione della Rai, ma lei che c’entra, è lì da poco. In tre consigli d’amministrazione ha presentato tre diversi palinsesti. Sull’ultimo ho grandi perplessità. La storia per cui vogliamo approvare preventivamente ospiti e scalette di Floris, Fazio e Gabanelli non ha senso. Chiuderle? No, a meno che non ci siano seri problemi economici, come nel caso della Perego. Anche la Dandini ha conti malmessi, perde cifre enormi. Quanto a Santoro, se fosse rimasto gli avrei impedito di tenere Travaglio, che non è servizio pubblico».
Lorenza Lei deve effettuare molte nomine nei Tg (il Tg2 è vacante da mesi) e nelle reti. I direttori di queste ultime rischiano poteri dimezzati se riuscirà a unificare tutti i programmi di intrattenimento in una sola direzione. «Lei sa bene quel che può fare, ma anche quello che è meglio non fare», spiega Di Pasquale, «perché sa essere molto dura, però con i piedi per terra. In questi ultimi anni si è fatta apprezzare ma anche temere. Prende lei le decisioni, non è una yes-woman».
Dopo aver seguito i programmi per il Giubileo e Rai1, dal 2002 al 2006 Lei è stata capo dello staf di tre direttori generali: Agostino Saccà, il leghista Flavio Cattaneo e Alfredo Meocci. Ha assistito a trecento consigli d’amministrazione, conosce la Rai come le sue tasche. In più è cattolica, partecipa ai convegni del Vaticano e frequenta i cardinali più potenti d’Italia: Angelo Bagnasco e Tarcisio Bertone. Fu lei, prima di entrare in Rai, a organizzare la famosa mostra sulle icone russe nei Musei vaticani. Sul versante modaiolo, invece, nel ’91 curò l’evento «Valentino, 30 anni di magia».
Ci vorrà un po’ di magia anche per sopravvivere fra i trabocchetti e gli anfratti Rai. Dopo i lunghi regni dei dc Ettore Bernabei, Biagio Agnes e Gianni Pasquarelli, i direttori generali non sopravvivono più di due-tre anni. La Lei è diversa dagli ultimi due, il prodiano Claudio Cappon uomo del parastato Iri, e il berlusconiano Mauro Masi, gran manovratore del potere romano. Aziendalista, da cinque anni era «direttrice delle risorse tv». In pratica, ogni contratto e budget è passato dalla sua scrivania. Per far abbassare le richieste ad agenti e artisti pare abbia una tecnica infallibile: li fa aspettare ore senza aria condizionata d’estate e senza riscaldamento d’inverno. Per il produttore Bibi Ballandi «è una tosta, non ti regala nulla».
Si è subito scontrata con il potente agente Lucio Presta. Prima ha fatto trapelare che avrebbe cancellato i programmi di Paola Perego (fidanzata di Presta), di Lorella Cuccarini, e che avrebbe affidato il festival di Sanremo a Carlo Conti, sottraendolo a Presta. Ma di recente pare ci sia stato un riavvicinamento a Presta, che è anche agente di Roberto Benigni e altri importanti artisti. Per Lei, donna di numeri, pianificazioni, share e prodotti, in Rai non devono prosperare potentati.
Ma la Tv di stato, lo sanno tutti, non è una semplice azienda. È anche un ministero, un po’ come il vicino palazzo del Coni. E fra i più importanti di Roma. Quindi per guidare la Rai bisogna essere anche sperimentati politici, oltre che efficaci manager. Altro che Bocconi: chissà che a Lorenza Lei in questi giorni tormentati non venga buona soprattutto la laurea in antropologia filosofica...
Mauro Suttora
(hanno collaborato
Marianna Aprile e Tommaso Gandino)