Disastro 5 stelle: dopo le infiltrazioni della camorra
PARLA LA SENATRICE SERENELLA FUCKSIA: “ECCO I SEGRETI DEGLI ELETTI GRILLINI”
«Fico e Di Maio? O complici o incapaci».
«Noi parlamentari eseguiamo decisioni prese altrove»
«Siamo onesti? No, ipocriti».
L’ultima dei 37 parlamentari fuoriusciti racconta
Oggi, 20 gennaio 2016
di Mauro Suttora
DOPO LE INFILTRAZIONI DELLA CAMORRA NEI 5 STELLE
«Fico e Di Maio? Ripeto loro quel che dissi già nel 2014 ai dirigenti della banca Marche in fallimento: dovete dimettervi, perché o sapevate – e allora siete complici – o non vi siete resi conto di nulla – e allora siete inadeguati e incapaci».
«Fico e Di Maio? Ripeto loro quel che dissi già nel 2014 ai dirigenti della banca Marche in fallimento: dovete dimettervi, perché o sapevate – e allora siete complici – o non vi siete resi conto di nulla – e allora siete inadeguati e incapaci».
La senatrice Serenella Fucksia è stata espulsa dal Movimento 5 stelle in contemporanea allo scandalo della camorra che ha infiltrato il M5s nell’unico comune campano che governano: Quarto (Napoli), 42mila abitanti.
«Un conto è fare comoda opposizione con slogan e discorsi preparati ad arte da professionisti della comunicazione, un altro è amministrare realtà difficili. Non ci si improvvisa politici. Occorre preparazione, esperienza, consapevolezza dei limiti e anche il coraggio di assumersi responsabilità.
Non dovevano lasciare il cerino in mano alla sindaca 5 stelle di Quarto. L’hanno difesa per un mese, ma dopo un improvviso contrordine l’hanno espulsa».
Come lei.
«Nel mio caso il motivo è pretestuoso e inesistente. Il regolamento del gruppo parlamentare del Senato è stato violato, perché ogni espulsione dev’essere votata dall’assemblea dei nostri senatori. Hanno preso la scusa di un mio ritardo di pochi giorni nella rendicontazione delle spese. Ma tutti sapevano che l’avrei completata entro il 29 dicembre, e così è stato».
La sua espulsione è stata votata sul blog di Casaleggio.
«La rete è stata manipolata e ingannata. Una farsa senza alcuna garanzia per i diritti elementari della difesa».
A chi ha pestato i calli, senatrice?
«A più persone. Da quando è capogruppo l’avvocato Mario Giarrusso sono stata vittima di mobbing da parte sua. Ha ostacolato la mia attività parlamentare».
Di cosa si occupa?
«Semplificazione, tutela animali, salute e sicurezza sul lavoro».
E cos’è successo?
«Giarrusso mi ha cambiato forzosamente di posto in aula. Mi ha tolto a mia insaputa dalla commissione sanità dove sono competente, visto che sono medico, per mettermi in un’altra dove non so nulla. Voleva cacciarmi dal mio ufficio. Lo denuncerò al presidente Grasso. E per chiarezza ho presentato ricorso al comitato d’appello 5 stelle».
Un bell’ambientino, il vostro.
«Dopo la mia espulsione c’è imbarazzo e silenzio. Il dibattito sulle proposte da discutere in aula è inadeguato. Le nostre assemblee, sempre più inconcludenti e disertate, ratificano decisioni prese altrove, da qualche cerchio magico, in parte noto e in parte oscuro».
Quasi 40 parlamentari grillini su 160 se ne sono andati, fra espulsi e fuoriusciti. Continuerà così?
«Il movimento ha ancora un potenziale inespresso enorme, ma il meglio viene coperto da logiche propagandiste e di rivalità elettorale».
Cioè?
«La comunicazione conta più della sostanza, l’arroganza più del merito. All’onestà sostanziale si è sostituita un ipocrita perbenismo di facciata. Oltre alla chat ufficiale ci sono chat segrete parallele per i fedelissimi. Chiediamo trasparenza agli altri, ma al nostro interno regna l’oscurità».
Come si è avvicinata ai grillini?
«Nel 2010 ai ragazzi 5 stelle di Fabriano piacque un mio intervento a un convegno ambientale, e mi coinvolsero. Si vedevano una sera alla settimana in pizzeria. Mi ritrovai riempilista alle comunali. Venne Grillo per un comizio, sul palco mi fece un endorsement fantastico, eleggemmo due consiglieri col 15%, io non passai per un voto. C’era un entusiasmo trascinante, fu un periodo bellissimo».
Nel 2013, il Senato.
«Anche lì, per puro caso. Nelle Marche c’erano realtà 5 stelle più grandi e collaudate: Ancona, Pesaro, Macerata, Civitanova… Nessuno di noi pensava di essere eletto. Invece una sera mentre tornavo da Reggio Emilia, dove seguivo varie aziende come medico della sicurezza sul lavoro, mi telefonano per dirmi che ero capolista al Senato. Quando fui eletta mia madre mi disse: “Lasci il tuo lavoro? Ma sei pazza?” E io: “Mamma, non ho problemi economici, vincoli, mutui, figli. Se non lo faccio io, chi lo deve fare?”»
Quando iniziarono i problemi?
«Con le gelosie dei non eletti. Qualcuno non ce l’ha fatta tre, quattro volte: in comune, alle politiche, alle europee nel 2014 e poi alle regionali lo scorso giugno. Così il clima è diventato infernale. Ma in tutti i gruppi locali ormai è così. Hanno appena espulso un consigliere regionale marchigiano, un ingegnere competente».
E a Roma?
«Dopo pochi mesi in Senato già cominciarono cose strane, qualcuno che contava più di qualcun altro. Poi è scoppiata la guerra fra fedeli e dissidenti. Io ero contraria alle epurazioni. Però con Casaleggio e soprattutto con Grillo non ho mai avuto problemi. Beppe mi ha telefonato anche dopo la mia espulsione, era dispiaciuto…»
Lacrime di cocco… Grillo?
«No, mi è sembrato sincero. Il problema non sono i capi, ma i caporali. Con molti di loro sembra di essere all’asilo infantile».
Eppure il M5s vola nei sondaggi.
«Finora per autogol altrui. I meriti reali sono ancora da dimostrare».
Mauro Suttora