IL PRIMO AMORE. I RADICALI CHE SCOPAVANO NEI GABINETTI. I LANCIATORI DI MERDA. LA FUGA DI TONI NEGRI. IL LIBERISMO. LE BATTAGLIE ALL'ONU
di Mauro Suttora
Libero, 5 agosto 2016
alcuni estratti dal libro:
Anni ‘30
Sulla spiaggia di Pescara
nel 1938 il piccolo Marco Pannella, 8 anni, scopre il razzismo: «Avevo una
compagna di giochi, si chiamava Adria. Era il mio primo amore, avevo preso una
cotta gigantesca per lei. Ci vedevamo tutti i pomeriggi a giocare. Ma un
giorno, d'improvviso, non si vide più. Scomparsa. Era figlia di ebrei, la sua
famiglia era scappata a Tangeri. Allora ho capito cosa vuol dire perseguitare
le minoranze. Fatterelli, ma dimostrano che vita privata e vita pubblica sono
un tutt'uno. È sempre l'esperienza personale che si trasforma in politica».
Anni ‘40
«Un giorno, nel ‘45, ho
visto in edicola il quotidiano Risorgimento
liberale, organo del Pli. L'ho comprato, mi ha interessato. C’era dentro
quel che più amo, la libera discussione intelligente. Da quel giorno ne ho
sempre comprato due copie: una per me e una per i miei compagni di scuola,
perché la leggessero e ne discutessero, mi portassero le loro obiezioni ed
esponessero le loro idee...» È divertente immaginare il Pannella quindicenne
impegnato già allora in una missione di proselitismo permanente.
Anni ‘50
Nel 1950 Pannella diventa capo
nazionale degli universitari liberali. Augusto Premoli, senatore pli: «Spiccava
per gusto della polemica, qualità degli argomenti e, come avrebbe detto
Einaudi, per il felice paludamento verbale con cui difendeva le proprie tesi. A
queste doti aggiungeva fantasia, fiuto nello stanare e inventare temi che
avrebbero fatto presa sull'opinione pubblica, e uno spiccatissimo senso del
teatro. Eravamo spettatori non del tutto convinti, ma certo attratti dal
livello della recita».
Anni ‘60
Nel 1965-'66 i radicali
attraggono gli hippies che seguono la rivoluzione musicale di Dylan, Beatles e
Rolling Stones. «Eravamo 70-80 in tutta Italia», racconta Pannella, «quelli
delle marce antimilitariste, dei capelloni e delle canzoni pop, delle sedi dove
si scopava nei gabinetti, in cui si ciclostilavano i volantini e si preparavano
i cartelli-sandwich, in cui già apparivano attivi gli omosessuali, in cui si riunivano
anarchici e situazionisti, iraniani e sudvietnamiti, disertori e latitanti,
divorzisti e cristiani anticlericali...»
Anni ‘70
Nel 1979 il segretario
radicale Jean Fabre e Angiolo Bandinelli, consigliere comunale a Roma, si fanno
arrestare per aver fumato uno spinello: chiedono la legalizzazione delle droghe
leggere. Poi Fabre viene incarcerato nella sua Francia. «Andiamo tutti a Parigi
in corriera per protesta», propone Pannella. Ma la sua idea viene bocciata dai
radicali a congresso: è la prima volta che capita. Sdegnato, il leader definisce
«lanciatori di merda» gli oppositori. I quali impediscono l'elezione a
segretario di Giovanni Negri, un 22enne beniamino di Pannella.
Anni ‘80
Nel 1983 il parlamento dice
sì all'arresto del deputato radicale Toni Negri. Il professore scappa in
Corsica da Punta Ala sulla barca di Emma Bonino, con l'impegno socratico di
tornare per farsi arrestare in grande stile e suscitare così un «caso». Ma a
Parigi Negri cambia idea. Pannella lo va a trovare. Litigano. Racconta Negri:
«Due giorni di discussione con il Guru. Faticosissimi. Lui, con cinismo
avvoltolato in bistecche di sorrisi, mi fa capire che debbo accettare il suo
piano: consegnarmi alla polizia». Missione fallita.
Anni ‘90
Nel 1993 sondaggi danno i
radicali al quarto posto dopo Dc, Pds e Lega. A Mixer un‘intervista di Giovanni Minoli a Pannella fa il record: otto
milioni di spettatori. Tangentopoli procede, con indagini su centinaia di
parlamentari. Pannella organizza un convegno apposito contro Eugenio Scalfari:
«È un libertino mascherato da tartufo, che con una mano indica il Dio della
Democrazia e con l'altra tocca le cosce dell'autoritarismo e della corruzione.
Ha fornicato per anni con coloro che attaccava».
Anni 0
«Porteremo le gigantografie di Roosevelt e di Milton Friedman». Marco
Pannella promette una presenza «non banale» dei radicali alla manifestazione
pro-Usa del 10 novembre 2001 a Roma, dopo la strage delle Torri gemelle.
«Oppure srotoliamo dal Pincio uno striscione con le bandiere di Stati Uniti,
Gran Bretagna, Israele e la nostra, quella col viso di Gandhi».
Roosevelt e il capo degli economisti di Chicago non hanno nulla in
comune, tranne la nazionalità americana e l’antiproibizionismo: il presidente
del New Deal legalizzò gli alcolici, il Nobel liberista voleva liberalizzare
anche lo spinello.
Ma i radicali sono i precursori dell’Usa Pride: da 15 anni propugnano
istituzioni americane (collegi uninominali), giustizia americana (pubblica
accusa distinta dai giudici), economia americana (mercato libero).
Anni 10
La notte del 21 aprile 2014 Pannella, 84 anni, viene ricoverato al policlinico Gemelli di Roma per un aneurisma all’aorta e messo in terapia
intensiva. Poi ricomincia uno sciopero della sete contro il
sovraffollamento delle carceri e per l’amnistia, che interrompe dopo una
telefonata di papa Francesco. Pannella afferma di essere divenuto
amico del pontefice argentino, e di ammirarlo.
In
estate riprende la protesta nonostante un tumore ai polmoni con metastasi epatica, per cui subisce operazioni e
radioterapia. Il 28 luglio si fa fotografare in un ristorante sotto casa mentre
mangia un piatto di pasta al pomodoro dopo la prima seduta di chemioterapia. E
continua le sue visite nelle prigioni di tutta Italia, anche a Ferragosto,
Natale e Capodanno. In autunno viaggia in Niger.
Nascono le sue ultime
campagne: per «il passaggio dalla ragion di stato allo stato di diritto», e per
il «riconoscimento da parte dell’Onu di un nuovo diritto umano: quello alla
conoscenza».
Mauro Suttora