Europeo 16 agosto 1986, pag. 12
Comunisti ridanciani. Perche' " l' Unita " deridera' il segretario del PCI
Natta , vuoi ballare con me ?
Era facile prendersela con Craxi e De Mita . Ma come si metteranno le cose quando " Tango " lavera' i panni sporchi in pubblico ? Per ora Sergio Staino e i suoi ragazzacci ci ridono su
di Mauro Suttora e Valter Vecellio
I comunisti hanno imparato a ridere anche di se stessi ? Sembra di si' . Dopo le sferzanti e impietose vignette su Bettino Craxi e Ciriaco De Mita , Giovanni Spadolini e Franco Nicolazzi , Tango , il settimanale di " satira e travolgenti passioni " diretto da Sergio Staino , si accinge a mettere alla berlina anche il Pci .
Staino e la sua allegra banda di umoristi , forti del notevole successo di vendita (Tango , inserto dell' Unita' del lunedi' , ha portato un incremento di circa 50 mila copie) , l' hanno annunciato usando l' artificio di due false lettere , pubblicate nel fascicolo del 4 agosto . La prima lettera recava nientemeno che la firma di Alessandro Natta , il segretario del partito . Il quale , tramite la penna di Staino , si lamenta : " Se e' vero quello che voi satiri spargete ai quattro venti , e che cioe' la vostra matita graffiante si indirizza verso l' alto , perche' non fate la mia caricatura ? " . " Non preoccuparti , sto correndo ai ripari " , replica Staino . " E posso fin d' ora annunciarti che il prossimo numero sara' ampiamente dedicato alla tua figura " .
Come reagira' l' establishment comunista all' esplicita e plateale presa in giro del suo segretario , e proprio sulle pagine dell' Unita ? A Botteghe Oscure come giudicano Tango ?
Chi , da sempre , e' una tifosa di Staino e di " Bobo " , il suo personaggio , e' la presidente della Camera , Nilde Iotti . Quando venne pubblicato Nell' anno del sorpasso , il volume che raccoglie le vignette pubblicate sull' Unita , si e' affrettata , unica tra tutti i dirigenti del Pci , ad inviargli un bigliettino di congratulazioni . E ora che sono state raccolte in volume anche le prime edizioni di Tango , ne ha voluta una copia con autografo di Staino .
Si diverte molto anche l' ex direttore dell' Unita' Emanuele Macaluso , che ha preso parte alla prima festa nazionale di Tango , organizzata a Montecchio dalla sezione " Indiana del Rio " . Proprio con Staino ha allacciato un dialogo surreale sul tema : " Scusi , balla il tango ? " .
Chi invece e' rimasto un attimo perplesso e' stato Massimo D' Alema , membro della segreteria e " giovane dirigente di sicuro avvenire " , recentemente colpito dalle unghiate dei " tanghisti " . Di fronte ad alcuni sfotto' non proprio leggeri non ha saputo frenare una smorfia . Poi , ha riconosciuto : " La satira e' bella , ma quando ti colpisce . . . "
E il popolo comunista ? E indicativo quanto e' accaduto a Montecchio , paesone floridissimo di 8 mila abitanti al confine della provincia di Reggio Emilia con quella di Parma . Mario Bernabei , 35 anni , direttore della biblioteca civica ospitata nel castello trecentesco di Matilde di Canossa , e , soprattutto , segretario degli ottocento comunisti montecchiesi , e' raggiante : " Questa volta abbiamo battuto ogni record . Gli anni scorsi la nostra festa dell' Unita' aveva raccolto circa 400 milioni . Quest' anno siamo gia' a 371 milioni ; ma questa sera , l' ultima , ne entreranno almeno una settantina " .
Intitolare la festa all' inserto satirico di Sergio Staino invece che all' organo di partito e' stata un' idea originale , che ha pagato . All' entrata del parco di proprieta' del Pci dove per nove giorni sono affluite decine di migliaia di emiliani ( " E non solo " , precisa Bernabei , " basta guardare le targhe delle macchine posteggiate al parcheggio : vengono anche da Milano , Venezia , Firenze " ) , due grossi tabelloni contrapposti mostrano le gigantografie dei " santi " del partito (Marx , Lenin , Gramsci , Togliatti , Berlinguer) da una parte e , dall' altra , un po' in cagnesco , quella dei " peggioristi " di Tango : Angese , l' operaio Cipputi di Altan , Elle Kappa e Staino .
E Bobo il nuovo eroe , il militante intellettuale con gli occhiali un po' sfigato nel quale , volenti o nolenti , moltissimi comunisti si identificano. Bobo e' portato all' autoironia , soprattutto quando deve rispondere a imbarazzanti domande di chiarificazione della figlia sulle non sempre intelligibili proposte del Pci . Per dar vita al personaggio , Staino si e' ispirato a un suo amico , un pubblicitario di Reggio Emilia .
Ma esiste anche un' altra versione del prototipo del comunista di base degli anni Ottanta tormentato dal dubbio : e' quella di Paolo Pietrangeli , cantautore politico romano di provata fede Pci , che la scorsa stagione ha impersonato Bobo sugli schermi televisivi di Drive In assieme alla " spalla " Molotov (vedere il riquadro) . Assieme ai collaboratori dell' inserto settimanale (fra gli altri Vincino , Michele Serra , Sergio Saviane , Renato Calligaro , Giuliano) , chiamati anche " tanghisti " o " satiri " , Staino Bobo ha portato una ventata di aria nuova in un partito e in un giornale che erano sempre stati molto austeri e seriosi ( " Non piu' degli altri " , protestano pero' i gioviali emiliani del Pci) .
Chi l' avrebbe mai detto che il vecchio partito comunista , eta' media degli iscritti in costante aumento , avrebbe accettato il bagno vivificatore dei reduci del Male , la rivista satirica che alla fine degli anni Settanta lanciava tremende saette contro il Pci di Berlinguer e dell' allora capogruppo alla Camera Natta , campione della " solidarieta' nazionale " con la Dc ? Eppure e proprio cosi' , e adesso i dirigenti comunisti , anche quelli non entusiasti di Tango , puntano sulla sarira per attrarre i giovani .
A Montecchio sono esposte le riproduzioni delle vignette piu' significative apparse nei 21 numeri finora pubblicati , divise per temi : contro l' energia nucleare , contro i democristiani , contro Craxi , contro i militaristi alla Ronald Reagan . Le vignette contro papa Wojtyla sono le uniche che hanno suscitato qualche protesta fra il pubblico : evidentemente gli emiliani non sono anticlericali quanto i romagnoli .
I detrattori dell' ala ridanciana del Pci correggono i dati secondo i quali grazie a Tango l' Unita del lunedi' ha raddoppiato le vendite , registrando aumenti anche di 50 mila copie : " La realta' e' che , contemporaneamente alla nascita di Tango , e' stata introdotta anche la stampa a Roma , che il lunedi' veniva sospesa . Cosi' adesso il giornale vende di piu' anche perche' al lunedi' e' distribuito pure al Centro Sud " .
Pero' anche gli unici nemici dichiarati di Tango , quelli della sezione di San Rigo di Reggio Emilia che ne hanno chiesto la chiusura durante un dibattito alla festa , ammettono : " Si' , qui a Reggio si vendono 800 copie in piu " . " Ma sono giovani che acquistano il giornale solo per Tango , per divertirsi : l' Unita neanche la leggono . Ne vale la pena ? " .
A difendere Tango ci pensa , inopinatamente , Lanfranco Turci , presidente della Regione Emilia Romagna ed esponente dell' ala destra di Giorgio Napolitano , vittima preferita delle frecciate dei " satiri " : " Il Pci comincia finalmente a fare politica con il sorriso e l' autoironia , superando una concezione sacrale del partito . No , non e' un' operazione di facciata , e' il sintomo di un cambiamento piu' profondo " .
E i " miglioristi " di destra ridono di gusto quando nel mirino delle vignette finiscono " movimentisti " come Massimo D' Alema , soprannominato " Minimo " su Tango . " Anch' io penso che ridere faccia bene " , replica la Fantini , " ma chi fa tanti sforzi per colmare con sottoscrizioni i debiti dell' Unita e va in giro a venderla casa per casa ha anche il diritto di domandarsi se per attirare i giovani bisogna per forza usare le parolacce , o se invece non si possono ampliare le gia' apprezzatissime inchieste sul lavoro e la cultura " .
Il sindaco di Montecchio Jones Boni (Jones era un partigiano inglese dell' ultima guerra) apprezza soprattutto l' ironia di Bobo e le vignette di Vincino . Turci e' perplesso sulla quantita' : " Preferisco la satira diffusa , ce ne vorrebbe un po' ogni giorno . Tutta insieme e' troppa " . Invece Enzo Fosselli , 56 anni , iscritto al Pci dal 1948 , operaio da tre anni in pensione , che e' venuto a godersi la festa di Montecchio dalla vicina Cavriago , non ha problemi : " Tango e' una grande iniziativa , io lo leggo tutto , e leggo anche l' inserto satirico di Repubblica . E mio figlio legge Linus " .
Ci tiene pero' a precisare che Cavriago , Tango o non Tango , batte Montecchio in molte cose : innanzitutto perche' li' il Pci ha 1400 iscritti e il 65 per cento dei voti , contro il 52 per cento a Montecchio . " E poi , la nostra festa ha superato la loro anche quest' anno : abbiamo incassato piu' di mezzo miliardo , e abbiamo fatto venire Renzo Arbore . Ma non ha importanza : siamo tutti compagni " .
Solo che adesso i compagni ridanciani , dopo la sbornia di Montecchio , sono curiosi di vedere quanto spazio verra' concesso a Tango al festival nazionale dell' Unita , alla fine del mese a Milano . Sara' solo un angolino ?
Mauro Suttora
Valter Vecellio
Tuesday, August 19, 1986
Saturday, August 09, 1986
Il primo miliardo
Dall' inchiesta: " il primo miliardo non si scorda mai "
AMA IL DENARO DIO TUO
colloquio con Giancarlo Galli , autore del libro Tutti miliardari
di Mauro Suttora
Europeo, 9 agosto 1986
"Una morale? No, non vale la pena ricavare una morale dal libro che ho scritto. Quello dei soldi è semplicemente un grande gioco. L'unica cosa che si può pretendere è che i dadi non siano truccati: ma in Italia qualche volta si ha l' impressione che lo siano. Per il resto, chiunque entra in un casinò sa che vince il banco".
Giancarlo Galli , 52 anni , è un ex giornalista del Giorno che si è messo a scrivere libri: l'ultimo , il decimo , è Tutti miliardari (ed. Rusconi), in vendita dal prossimo autunno , e viene dopo " Benedetto Bettino " , una biografia di Craxi del 1982 , e " Il romanzo degli gnomi " , storie di finanzieri italiani ed esteri , del 1984 .
" Prima scrivevo sul sindacato , poi sui politici . Ma da qualche anno , e' palese , il vero potere in Italia sta nella finanza , e allora cerco di descrivere questo mondo " .
E che cosa ha scoperto?
"Che tutte le ricchezze all' inizio hanno un momento misterioso : come diceva un gesuita del Seicento , c' e' sempre qualcosa di poco chiaro nel primo miliardo".
Con la differenza che i profitti di guerra degli Agnelli risalgono a 70 anni fa , mentre eventuali reati commessi dai nuovi ricchi probabilmente non sono ancora andati in prescrizione.
"Adesso c' e' una maggiore integrazione della finanza e dell'economia con la politica. Contano le amicizie , si sente perfino parlare di ' ' finanza socialista' ' . Ma gran parte della ricchezza che si e' creata negli ultimi tempi , specie con il boom della Borsa , e' ricchezza fasulla , puramente numeraria . Io sono un sostenitore delle teorie vichiane , che poi sono le stesse di Bertoldo : dopo il bello viene il brutto . E tutta la ricchezza finanziaria basata sul nulla prima o poi scomparira " .
Come mai nel suo elenco dei miliardari compaiono anche Enrico Cuccia di Mediobanca, Guido Carli, senatore , ex governatore della Banca d' Italia, o il governatore Carlo Azeglio Ciampi, banchieri investiti oggi o in passato di grandi responsabilità, ma senza colossali fortune personali?
"Non mi interessa che anche questi personaggi abbiano i loro due, tre o dieci miliardi: probabilmente il barbiere di Cuccia in via Morone ha un patrimonio personale più grosso di quello del capo delle Mediobanca. Il fatto è che essere miliardari non significa solo disporre di soldi propri, ma anche manovrare quelli degli altri. In questo senso il mix denaro-potere accumulato da questi uomini è enorme".
È stato difficile raccogliere i dati?
"C' e' una grossa riservatezza, ma in Italia siamo tutti loquaci : a differenza di paesi come la Svizzera , dove nessuno dice mai niente , io parlo dei soldi suoi e lei parla dei soldi miei . Gli unici che non hanno mai parlato sono Cuccia ed Eugenio Cefis. Quest'ultimo deve la sua salvezza al silenzio".
È bello essere miliardari?
"No. I ricchi son tutti abbastanza tristi, hanno famiglie disastrate. Per fare denaro bisogna essere possessivi, e dedicargli interamente il proprio tempo. Altrimenti si perde facilmente tutto".
Mauro Suttora
parla Katharina Miroslava
Reginette: da un'accusa di omicidio a Rimini
Dopo il giallo mi aspetta un'estate rosa shocking
A febbraio ha fatto scandalo: Katharina Miroslawa e il marito Witold Drodzik sono stati accusati dell'omicidio dell'industriale Carlo Mazza. Ma in libertà provvisoria la ballerina vuole far parlare ancora di sè
di Mauro Suttora
Europeo, 9 agosto 1986
Milano. Katharina è preoccupata perché è ingrassata: "Ho messo su cinque chili in questi mesi", constata affranta di fronte allo specchio, prima della session fotografica per le immagini del suo nuovo spettacolo. E al manager Rody Mirri, che la consola paziente e comprensivo, risponde: "Tu non hai visto com'ero prima".
Prima di che cosa? Prima del fattaccio, del nuovo grande giallo di Parma 1986. Katharina Miroslawa, ballerina di 24 anni, padre polacco e madre tedesca , imprigionata in febbraio con l' accusa di aver fatto uccidere il suo amante Carlo Mazza, industrialotto playboy parmigiano.
In liberta' provvisoria dopo pochi giorni di carcere , la terribile accusa pero' è rimasta : avere eliminato il ricco amante per riscuotere l' assicurazione di morte violenta da un miliardo e mezzo che questi aveva stipulato in favore della ballerina . E rimane in prigione a tutt' oggi il marito tedesco di Katharina , l' architetto Witold Drozdzik , accusato di essere piombato a Parma da Amburgo per eliminare il rivale .
Da dieci giorni Katharina è libera di girare l'Italia , perche' il giudice le ha permesso di lasciare la residenza obbligata a Parma . Appena in tempo : pochi giorni fa infatti la ballerina e' stata sfrattata dal rustico rimodernato che Mazza le aveva trovato in citta' , vicino a lui . Da febbraio non pagava piu' le 800 mila lire d' affitto , perche' non aveva piu' soldi . Il suo " treno di vita " si aggirava attorno ai cinque milioni al mese , prima guadagnati col sudore della fronte e del corpo , poi passati mensilmente dal Mazza . Adesso ha ricominciato a raggranellare qualche milioncino con le sei pagine di nudo pubblicate su Excelsior di luglio . Si e' rifugiata in un residence di corso Buenos Aires a Milano , accompagnata dal sincero rammarico dei suoi ex concittadini , che ormai le erano affezionati e l' avevano gia' assolta : "Ora sta con uno che ha le orecchie che ballano " , scherzano a Parma , intendendo che vive con un gay .
Sbagliato : l' uomo che le sta vicino senza mostrare alcun interesse materiale nei suoi confronti e' semplicemente suo fratello . E quello che secondo i pettegolezzi sarebbe il suo nuovo amante , il produttore Mirri , ha si' l' ufficio nello stesso residence e l' ha accompagnata sulla riviera romagnola ad abbronzarsi , ma nega che ci sia del tenero fra lui e la polacca . Comunque , appena Katharina usci' di prigione in febbraio se l' e' accapparrata , almeno commercialmente , con un contratto di esclusiva di due anni .
E adesso il contratto sta cominciando a dare i primi frutti . La forse diabolica Katharina , infatti , la sera di venerdi' 1 agosto debuttera' con i venti minuti del suo nuovo show al Lady Godiva di Rimini , il locale attaccato al Grand Hotel reso celebre da Federico Fellini . O forse no : l' esperto Mirri , infatti , sta contrattando anche con Cervia e punta al rialzo . " Ci saranno un sacco di giornalisti e fotografi da tutto il mondo , abbiamo detto no a un' esclusiva per il settimanale tedesco Stern , non e' una cosa da poco " . Cosi' il prezzo della serata iniziale e' schizzato su a 15 milioni , mentre le serate successive (sulla riviera , e poi in Trentino e in Abruzzo) si venderanno per oltre cinque milioni .
Il nuovo spettacolo di Katharina Miroslawa assomiglia molto al vecchio , quello che per cinque anni aveva portato in giro per i night di mezza Europa assieme al marito Witold , prima di approdare in Emilia e di cadere fra le braccia dell' industrialotto . C' e' sempre di mezzo lo spazio : prima lei usciva da un Ufo e il marito , un marziano che non aveva mai visto una donna , cercava di scoprire quell' oggetto misterioso ; adesso lei continuera' ad atterrare da un Ufo e , vestita da extraterrestre , incontrera' altri due ballerini . Questi si innamoreranno di lei , ma Katharina li uccidera' . In sottofondo canzoni erotiche , ma ne' i costumi ne' le scene sono particolarmente eccitanti : gli spettatori dovranno accontentarsi di qualche gesto mimato e di un po' di seno .
Comunque potranno lavorare di fantasia , perche' immaginare che questa ragazza dagli occhi di ghiaccio abbia potuto architettare un piano cosi' perfetto per disfarsi dell' amante e per incassare un miliardo e mezzo fa venire i brividi . E lei e' perfettamente conscia di questo suo nuovo fascino macabro. Mentre posa per il fotografo e lui le dice di fare la faccia arrabbiata , replica : " Si' , cosi' poi voi giornalisti chissa' cosa inventerete sul nuovo mostro". C' e' poco da inventare : e' gia' tutto realta' , anche se sembra romanzo . E povero giudice istruttore di Parma, Vittorio Zanichelli, che deve dipanare la matassa complicatissima del delitto Mazza.
L' unico fatto certo rimane quel cadavere dentro la sua Renault scoperto dal figlio dell' industriale nella fredda mattina di domenica 9 febbraio . Katharina gli aveva telefonato l' ultima volta poche ore prima , il sabato sera , da Amburgo . Era ritornata per qualche giorno in Germania prima di partire per un viaggio con Mazza nell'isola di Mauritius. Era riuscita in qualche modo a tenere nascosta per piu' di un anno la sua relazione al marito e al figlio di cinque anni che erano rimasti in Germania , mentre lei si era trattenuta in Italia " per lavoro " . Ma ormai il loro matrimonio era in crisi . Il marito da due mesi e' stato estradato in Italia . Fu proprio Katharina ad accusarlo indirettamente , quando ammise di non averlo visto nei giorni del delitto .
"Ma Witold ha un alibi di ferro, e lo ha esibito ai magistrati", sostiene l' avvocato dei due , Mario Secondo Ugolini di Modena . " In quei giorni anche lui e' rimasto in Germania . Ha incontrato persone , ci sono precise testimonianze " . Un alibi cosi' robusto che ha fatto perfino sorgere il sospetto di essere stato preparato , e che il killer possa essere stato assoldato dai due a Parma stessa . E caduto , comunque , secondo l' avvocato , anche un altro indizio a carico del marito : " L' esame tricologico fatto su capelli e peli maschili trovati nel letto sfatto dell' appartamento di Katharina ha escluso che appartengano a Witold " .
Chi e' l' assassino , allora ? Se cade la pista della ballerina , la polizia non ha molto in mano : solo un testimone che vide parlare Mazza con una persona la sera prima di essere ucciso . Questo delitto rischia cosi' di aggiungersi ai quattro rimasti insoluti negli ultimi sette anni a Parma . Katharina e' preoccupata per il marito , triste perche' non le hanno ridato il passaporto ( " Cosi non posso tornare in Germania a trovare mio figlio " ) , ma i suoi occhi mobili , penetranti e sfuggenti adesso sono rivolti , dopo venti giorni di prove , alla rentree : " Cosi' finalmente potro' lavorare e mantenermi", dice, con decisione e praticita' tedeschissime.
Meno determinata e sicura di sè la ballerina lo è quando domandiamo a che punto si trova il suo annunciato romanzo : "È tutto in testa , devo solo scrivere" . Forse Katharina ci risparmiera' le sue memorie , ma un film ci sara' : " Forse Messalina con Corinne Clery , annuncia il manager Mirri , " e poi ha fatto anche un provino con Ettore Scola . Ma dovrebbe andare a girare in Marocco e Tunisia , come fa senza passaporto ? " . Per mancanza del permesso di spostarsi da Parma gia' la ballerina ha dovuto perdere una parte da poliziotta nel serial televisivo Volpi della notte : non ha potuto fare la Charlie' s Angel al fianco di Viola Valentino e Pamela Prati. Ma Mirri spera per il prossimo Drive In.
Insomma, l'accusa di assassinio trasforma le ballerine da night in stellette di medio calibro ? Vedremo. E un fatto , comunque , che il cantante Claudio Daiano (Un pugno di sabbia, L'isola di Wight, Sei bellissima) si e' gia' trasformato da paroliere di Loredana Berte' a cantore dei guai con la giustizia delle belle straniere Terry Broome e Katharina . All' americana ha dedicato una canzone ; con la polacco tedesca canta in duetto.
Mauro Suttora
Dopo il giallo mi aspetta un'estate rosa shocking
A febbraio ha fatto scandalo: Katharina Miroslawa e il marito Witold Drodzik sono stati accusati dell'omicidio dell'industriale Carlo Mazza. Ma in libertà provvisoria la ballerina vuole far parlare ancora di sè
di Mauro Suttora
Europeo, 9 agosto 1986
Milano. Katharina è preoccupata perché è ingrassata: "Ho messo su cinque chili in questi mesi", constata affranta di fronte allo specchio, prima della session fotografica per le immagini del suo nuovo spettacolo. E al manager Rody Mirri, che la consola paziente e comprensivo, risponde: "Tu non hai visto com'ero prima".
Prima di che cosa? Prima del fattaccio, del nuovo grande giallo di Parma 1986. Katharina Miroslawa, ballerina di 24 anni, padre polacco e madre tedesca , imprigionata in febbraio con l' accusa di aver fatto uccidere il suo amante Carlo Mazza, industrialotto playboy parmigiano.
In liberta' provvisoria dopo pochi giorni di carcere , la terribile accusa pero' è rimasta : avere eliminato il ricco amante per riscuotere l' assicurazione di morte violenta da un miliardo e mezzo che questi aveva stipulato in favore della ballerina . E rimane in prigione a tutt' oggi il marito tedesco di Katharina , l' architetto Witold Drozdzik , accusato di essere piombato a Parma da Amburgo per eliminare il rivale .
Da dieci giorni Katharina è libera di girare l'Italia , perche' il giudice le ha permesso di lasciare la residenza obbligata a Parma . Appena in tempo : pochi giorni fa infatti la ballerina e' stata sfrattata dal rustico rimodernato che Mazza le aveva trovato in citta' , vicino a lui . Da febbraio non pagava piu' le 800 mila lire d' affitto , perche' non aveva piu' soldi . Il suo " treno di vita " si aggirava attorno ai cinque milioni al mese , prima guadagnati col sudore della fronte e del corpo , poi passati mensilmente dal Mazza . Adesso ha ricominciato a raggranellare qualche milioncino con le sei pagine di nudo pubblicate su Excelsior di luglio . Si e' rifugiata in un residence di corso Buenos Aires a Milano , accompagnata dal sincero rammarico dei suoi ex concittadini , che ormai le erano affezionati e l' avevano gia' assolta : "Ora sta con uno che ha le orecchie che ballano " , scherzano a Parma , intendendo che vive con un gay .
Sbagliato : l' uomo che le sta vicino senza mostrare alcun interesse materiale nei suoi confronti e' semplicemente suo fratello . E quello che secondo i pettegolezzi sarebbe il suo nuovo amante , il produttore Mirri , ha si' l' ufficio nello stesso residence e l' ha accompagnata sulla riviera romagnola ad abbronzarsi , ma nega che ci sia del tenero fra lui e la polacca . Comunque , appena Katharina usci' di prigione in febbraio se l' e' accapparrata , almeno commercialmente , con un contratto di esclusiva di due anni .
E adesso il contratto sta cominciando a dare i primi frutti . La forse diabolica Katharina , infatti , la sera di venerdi' 1 agosto debuttera' con i venti minuti del suo nuovo show al Lady Godiva di Rimini , il locale attaccato al Grand Hotel reso celebre da Federico Fellini . O forse no : l' esperto Mirri , infatti , sta contrattando anche con Cervia e punta al rialzo . " Ci saranno un sacco di giornalisti e fotografi da tutto il mondo , abbiamo detto no a un' esclusiva per il settimanale tedesco Stern , non e' una cosa da poco " . Cosi' il prezzo della serata iniziale e' schizzato su a 15 milioni , mentre le serate successive (sulla riviera , e poi in Trentino e in Abruzzo) si venderanno per oltre cinque milioni .
Il nuovo spettacolo di Katharina Miroslawa assomiglia molto al vecchio , quello che per cinque anni aveva portato in giro per i night di mezza Europa assieme al marito Witold , prima di approdare in Emilia e di cadere fra le braccia dell' industrialotto . C' e' sempre di mezzo lo spazio : prima lei usciva da un Ufo e il marito , un marziano che non aveva mai visto una donna , cercava di scoprire quell' oggetto misterioso ; adesso lei continuera' ad atterrare da un Ufo e , vestita da extraterrestre , incontrera' altri due ballerini . Questi si innamoreranno di lei , ma Katharina li uccidera' . In sottofondo canzoni erotiche , ma ne' i costumi ne' le scene sono particolarmente eccitanti : gli spettatori dovranno accontentarsi di qualche gesto mimato e di un po' di seno .
Comunque potranno lavorare di fantasia , perche' immaginare che questa ragazza dagli occhi di ghiaccio abbia potuto architettare un piano cosi' perfetto per disfarsi dell' amante e per incassare un miliardo e mezzo fa venire i brividi . E lei e' perfettamente conscia di questo suo nuovo fascino macabro. Mentre posa per il fotografo e lui le dice di fare la faccia arrabbiata , replica : " Si' , cosi' poi voi giornalisti chissa' cosa inventerete sul nuovo mostro". C' e' poco da inventare : e' gia' tutto realta' , anche se sembra romanzo . E povero giudice istruttore di Parma, Vittorio Zanichelli, che deve dipanare la matassa complicatissima del delitto Mazza.
L' unico fatto certo rimane quel cadavere dentro la sua Renault scoperto dal figlio dell' industriale nella fredda mattina di domenica 9 febbraio . Katharina gli aveva telefonato l' ultima volta poche ore prima , il sabato sera , da Amburgo . Era ritornata per qualche giorno in Germania prima di partire per un viaggio con Mazza nell'isola di Mauritius. Era riuscita in qualche modo a tenere nascosta per piu' di un anno la sua relazione al marito e al figlio di cinque anni che erano rimasti in Germania , mentre lei si era trattenuta in Italia " per lavoro " . Ma ormai il loro matrimonio era in crisi . Il marito da due mesi e' stato estradato in Italia . Fu proprio Katharina ad accusarlo indirettamente , quando ammise di non averlo visto nei giorni del delitto .
"Ma Witold ha un alibi di ferro, e lo ha esibito ai magistrati", sostiene l' avvocato dei due , Mario Secondo Ugolini di Modena . " In quei giorni anche lui e' rimasto in Germania . Ha incontrato persone , ci sono precise testimonianze " . Un alibi cosi' robusto che ha fatto perfino sorgere il sospetto di essere stato preparato , e che il killer possa essere stato assoldato dai due a Parma stessa . E caduto , comunque , secondo l' avvocato , anche un altro indizio a carico del marito : " L' esame tricologico fatto su capelli e peli maschili trovati nel letto sfatto dell' appartamento di Katharina ha escluso che appartengano a Witold " .
Chi e' l' assassino , allora ? Se cade la pista della ballerina , la polizia non ha molto in mano : solo un testimone che vide parlare Mazza con una persona la sera prima di essere ucciso . Questo delitto rischia cosi' di aggiungersi ai quattro rimasti insoluti negli ultimi sette anni a Parma . Katharina e' preoccupata per il marito , triste perche' non le hanno ridato il passaporto ( " Cosi non posso tornare in Germania a trovare mio figlio " ) , ma i suoi occhi mobili , penetranti e sfuggenti adesso sono rivolti , dopo venti giorni di prove , alla rentree : " Cosi' finalmente potro' lavorare e mantenermi", dice, con decisione e praticita' tedeschissime.
Meno determinata e sicura di sè la ballerina lo è quando domandiamo a che punto si trova il suo annunciato romanzo : "È tutto in testa , devo solo scrivere" . Forse Katharina ci risparmiera' le sue memorie , ma un film ci sara' : " Forse Messalina con Corinne Clery , annuncia il manager Mirri , " e poi ha fatto anche un provino con Ettore Scola . Ma dovrebbe andare a girare in Marocco e Tunisia , come fa senza passaporto ? " . Per mancanza del permesso di spostarsi da Parma gia' la ballerina ha dovuto perdere una parte da poliziotta nel serial televisivo Volpi della notte : non ha potuto fare la Charlie' s Angel al fianco di Viola Valentino e Pamela Prati. Ma Mirri spera per il prossimo Drive In.
Insomma, l'accusa di assassinio trasforma le ballerine da night in stellette di medio calibro ? Vedremo. E un fatto , comunque , che il cantante Claudio Daiano (Un pugno di sabbia, L'isola di Wight, Sei bellissima) si e' gia' trasformato da paroliere di Loredana Berte' a cantore dei guai con la giustizia delle belle straniere Terry Broome e Katharina . All' americana ha dedicato una canzone ; con la polacco tedesca canta in duetto.
Mauro Suttora
Saturday, July 26, 1986
Liberalizzare i voli
Libera concorrenza: comincia il grande duello sulle tariffe aeree
CIELI DI GUERRA
Milano-Roma: 350 km, 150 mila lire. New York-Los Angeles: 4mila km, 150mila lire. Chi non fa i conti giusti? Le compagnie europee. A sostenerlo, sorpresa, è proprio la Cee
di Mauro Suttora
Europeo, 26 luglio 1986
Avete 150 mila lire? In Italia riuscirete a malapena a comprarvi un biglietto Roma-Milano e a volare per 350 chilometri. Con gli stessi soldi, invece, negli Stati Uniti si va in aereo da New York a Los Angeles, e sono 4mila chilometri. Perché?
Semplice: negli Stati Uniti fra le compagnie aeree c'è libera concorrenza (e liberi prezzi), mentre in Italia e in Europa impera il monopolio delle compagnie di bandiera. Così l'Alitalia non teme che qualcuno offra prezzi piu' convenienti dei suoi, perché è l'unica abilitata a volare fra Milano e Roma.
Il ministro dell'Industria Renato Altissimo proclama che l'Italia deve aprire i cieli, che bisogna dar spazio ai privati e liberalizzare le tariffe , e che per costruire l'Europa sara' utile abbandonare gli egoismi nazionali. Il ministro dei Trasporti Claudio Signorile gli risponde picche, e da piu' di un mese non convoca la commissione che dovrebbe ridurre le tariffe Alitalia dopo il calo del petrolio e del dollaro .
Sembra che non ci sia niente da fare : nella nostra Italia tanto intrisa di mentalita' statalista e assistenzialista si fa finta di dimenticare che i trattati della Cee , da noi liberamente sottoscritti trent' anni fa , impongono il libero mercato nei trasporti aerei . E infatti il governo italiano , a parole tanto europeista , nei fatti a Bruxelles sulla diatriba del trasporto aereo difende posizioni conservatrici . Anzi , le piu ' retrive : assieme a Grecia , Francia e Spagna si batte contro la liberalizzazione dei cieli , favorendo il cartello delle compagnie aeree nazionali riunite nella Iata , che vogliono conservare intatto il loro oligopolio . Non tutte , per la verita' : l' inglese British Airways e l' olandese Klm vedrebbero con favore la " deregulation " , anche se diplomaticamente Krikor Geulemerian , general manager della Klm in Italia , si limita a dichiarare all'Europeo che la sua compagnia " appoggia una politica di maggiore liberta' nel traffico intereuropeo , che porti a una riduzione delle tariffe , alla libera scelta dei collegamenti , e alla liberta' di aprire nuove linee " .
Si' , perche' adesso le tariffe sono alte e uguali per tutti , e ogni collegamento dev' essere reciproco : ad esempio , per ogni volo Alitalia Roma Parigi ce ne dev' essere uno dell' Air France . Dopodiche' , qualunque cosa accada , le compagnie si spartiscono il bottino a meta' : se per ipotesi gli aerei Air France viaggiassero sempre vuoti e quelli Alitalia sempre pieni , gli italiani sarebbero costretti a versare comunque la meta' dei loro incassi ai francesi . E viceversa .
Per spezzare questo sistema , che ha fatto salire i prezzi fino all' inverosimile (chi vuole andare a Londra da Roma il lunedi' e ritornare in settimana , per esempio , e' costretto a spendere la tariffa intera : 1 milione e 260 mila lire) , e' sceso adesso in campo un combattivo quarantenne irlandese , Peter Sutherland , commissario della Cee . Dopo la sentenza della Corte europea di giustizia che due mesi fa ha condannato gli accordi fra le compagnie , Sutherland e' ricorso alle manieri forti e il 10 luglio ha lanciato un ultimatum : le dieci maggiori compagnie della Cee hanno due mesi di tempo per cessare le loro pratiche oligopolistiche .
Si arrivera' quindi alla liberalizzazione? " Non ci illudiamo che avvenga in tempi brevi " , rispondono all' Assoutenti , sezione italiana della Faturec (Federation of Air Transport Users Representatives in the European Community) , l' organizzazione dei " consumatori " di trasporto aereo . " Comunque , dopo il fiasco del vertice fra i ministri dei Trasporti del 19 giugno che non avevano neanche voluto discutere il problema , la dichiarazione congiunta di Sutherland e del commissario Cee ai Trasporti , Clinton Davies , che di solito e' molto piu' prudente e' di grande rilevanza " . Cos' hanno detto dunque di cosi' importante i due membri della Commissione europea ? " Siamo determinati a garantire ai cittadini della Cee l' accesso a una vasta gamma di servizi aerei a costi ragionevoli " .
Ma non saranno solo i comuni viaggiatori a beneficiare di una liberalizzazione: "Le nostre industrie devono poter trarre vantaggio dall' esistenza di un mercato interno comunitario . Non si puo' tollerare che le pratiche restrittive e i sovraccosti che esse provocano per il trasporto aereo ostacolino gli scambi nella Comunita' . Una maggiore trasparenza dei prezzi e dei costi in questo campo stimolera' lo sviluppo del turismo e delle industrie aeronautiche " .
Insomma , e' guerra aperta . Dalla parte dei liberisti ci sono la Commissione europea , i tour operator come la francese Nouvelles Frontieres , le industrie , i viaggiatori , alcuni governi (Gran Bretagna , Olanda) con le rispettive compagnie . Dalla parte dei protezionisti , gli Stati mediterranei con le loro compagnie , che temono i contraccolpi di un' eventuale liberalizzazione . In mezzo , abbastanza neutrali , la compagnia tedesca Lufthansa , quella scandinava Sas , quella belga Sabena . E evidente che se il cartello andasse per aria vincerebbero i piu' efficienti che riescono a offrire il miglior servizio al prezzo piu ' basso , come succede in ogni attivita' economica .
Ma e' pensabile per l' Europa occidentale una deregulation simile a quella americana ? "Certamente no" , sostengono all' Alitalia , " perche' le condizioni sono diverse . Noi siamo divisi in una miriade di Stati , ognuno con sue leggi e regolamenti particolari . E poi , chi ci garantisce che il protezionismo cancellato da un lato non risorga dall' altro , mascherato da restrizioni sull' uso di certi aeroporti o da contributi per sanare i bilanci delle compagnie di bandiera in deficit ? " .
In effetti , e' difficile pensare a un ipotetico (quanto improbabile) fallimento dell' Air France senza che l' orgoglioso governo francese non intervenga per salvarla . E pero' possibile che piccoli paesi come il Belgio , l' Austria o Malta debbano rinunciare al prestigio di avere una loro compagnia nazionale . Dopotutto , Danimarca , Svezia e Norvegia non hanno avuto difficolta' a consorziarsi nella Sas .
E l' Alitalia ? La resistenza della compagnia , guidata da Umberto Nordio ad accettare il libero mercato nasce dal timore di non farcela , o di perdere quote di mercato ? In verita' , nel 1985 ha raddoppiato gli utili e ha presentato il migliore bilancio della sua storia , e quindi non si comprende tanta riluttanza .
"Certo, forse all'inizio ne soffrirebbe", stima Nick Brough dell'Assoutenti, "perché ha una grossa struttura burocratica che non le permette di prendere decisioni con rapidita' . Ma la sua situazione finanziaria non e' negativa , e tecnicamente la sua flotta e' ottima . Anzi , forse e' la piu' moderna d' Europa " .
Arriverebbero tempi duri per i 26 mila dipendenti della compagnia . Tra i dirigenti dell' Alitalia c' e' chi ritiene che si potrebbe fare a meno di diverse migliaia di persone , anche se il gonfiamento degli organici e' stato bloccato gia' da qualche anno . " Ma dopo lo choc iniziale la compagnia italiana reagirebbe velocemente " , dice Brough , " soprattutto se le pressioni politiche non la costringessero a operare linee in perdita " .
Infatti , oltre a quelli per la Sardegna ( " Sono in rosso ma proiettati verso il futuro", dicono all'Alitalia , che e' costretta a praticare prezzi scontati) diversi altri voli si giustificano solo in termini di servizio pubblico : e' il caso , per esempio , del Roma-Bergamo , che secondo gli ultimi dati disponibili del ministero dei Trasporti vede riempiti in media solo 42 dei 125 posti disponibili ; del Palermo Napoli (31 posti) ; del Roma Trapani (43) ; del Milano Brindisi (49) ; del Palermo Pisa (51) .
Ecco , in questi casi , in barba alle proteste di deputati e notabili locali , se la dura legge della concorrenza invocata dalla Cee prevalesse , i collegamenti diretti sarebbero soppressi . O forse la salvezza verra' dall' Atr 42 , un aereo che ha 48 posti . In ogni caso , i viaggiatori di tratte frequentatissime , vere e proprie galline dalle uova d' oro come la Milano Roma (il cui prezzo " giusto " e' sotto le 100 mila lire) , non dovrebbero piu' finanziare con i loro soldi anche le linee in perdita.
Mauro Suttora
lettera al direttore:
LIBERI MA SELVAGGI
Che sull' Europa aleggino, come ci spiega Mauro Suttora sull'Europeo n. 30, Cieli di guerra, non c'è dubbio. C'è da chiedersi pero' se questa ventata liberalizzatrice che trova il suo piu' strenuo sostenitore in Peter Sutherland, commissario della Cee per la concorrenza , muova da reali presupposti di difesa degli interessi dei consumatori , o viceversa se non risponda a logiche meno confessate e piu' di parte . Varrebbe la pena chiedersi perche ' al polo italo franco tedesco che invoca un maggiore controllo sulle compagnie aeree si sia contrapposto un fronte di " liberalizzazione selvaggia " costituito dall' Inghilterra e dall' Olanda , guarda caso gli Stati che hanno le piu' grandi compagnie aeree europee , che potremmo definire di tipo " imperiale ", sicuramente sopra dimensionate e alla disperata ricerca di nuove opportunita' di mercato.
In realtà certe battaglie liberiste sembrano condotte piu' con l' occhio al campanile che all' interesse del consumatore . Chi si fa assertore delle tesi piu' oltranziste dovrebbe infatti meditare sui pericoli che deriverebbero al sistema dei trasporti aerei europeo dall' instaurarsi di un oligopolio formato da tre o al massimo quattro grandi compagnie che si spartirebbero il mercato secondo i propri interessi commerciali e politici a discapito delle altre che finirebbero inesorabilmente schiacciate .
Quale futuro verrebbe riservato a questo punto a quelle compagnie che hanno raggiunto un certo grado di efficienza gestionale e tecnica nonostante la crisi del mercato mondiale ? Come impedire una corsa selvaggia allo sfruttamento delle rotte piu' commerciali e un abbandono di quelle meno remunerative ? Quale compagnia sarebbe disposta , ad esempio , a operare su rotte tradizionalmente in perdita nei collegamenti interni della nostra penisola che assumono viceversa un significato sociale e di promozione economica ? Altro che mentalita' statalista e assistenzialista . E semmai vero il contrario : per anni abbiamo lamentato che le nostre aziende pubbliche vivessero ripianando i propri deficit a spese del contribuente . Oggi da noi la situazione , almeno per quanto riguarda il trasporto aereo, è totalmente capovolta.
Giuliano De Risi, capufficio stampa ministero dei Trasporti
CIELI DI GUERRA
Milano-Roma: 350 km, 150 mila lire. New York-Los Angeles: 4mila km, 150mila lire. Chi non fa i conti giusti? Le compagnie europee. A sostenerlo, sorpresa, è proprio la Cee
di Mauro Suttora
Europeo, 26 luglio 1986
Avete 150 mila lire? In Italia riuscirete a malapena a comprarvi un biglietto Roma-Milano e a volare per 350 chilometri. Con gli stessi soldi, invece, negli Stati Uniti si va in aereo da New York a Los Angeles, e sono 4mila chilometri. Perché?
Semplice: negli Stati Uniti fra le compagnie aeree c'è libera concorrenza (e liberi prezzi), mentre in Italia e in Europa impera il monopolio delle compagnie di bandiera. Così l'Alitalia non teme che qualcuno offra prezzi piu' convenienti dei suoi, perché è l'unica abilitata a volare fra Milano e Roma.
Il ministro dell'Industria Renato Altissimo proclama che l'Italia deve aprire i cieli, che bisogna dar spazio ai privati e liberalizzare le tariffe , e che per costruire l'Europa sara' utile abbandonare gli egoismi nazionali. Il ministro dei Trasporti Claudio Signorile gli risponde picche, e da piu' di un mese non convoca la commissione che dovrebbe ridurre le tariffe Alitalia dopo il calo del petrolio e del dollaro .
Sembra che non ci sia niente da fare : nella nostra Italia tanto intrisa di mentalita' statalista e assistenzialista si fa finta di dimenticare che i trattati della Cee , da noi liberamente sottoscritti trent' anni fa , impongono il libero mercato nei trasporti aerei . E infatti il governo italiano , a parole tanto europeista , nei fatti a Bruxelles sulla diatriba del trasporto aereo difende posizioni conservatrici . Anzi , le piu ' retrive : assieme a Grecia , Francia e Spagna si batte contro la liberalizzazione dei cieli , favorendo il cartello delle compagnie aeree nazionali riunite nella Iata , che vogliono conservare intatto il loro oligopolio . Non tutte , per la verita' : l' inglese British Airways e l' olandese Klm vedrebbero con favore la " deregulation " , anche se diplomaticamente Krikor Geulemerian , general manager della Klm in Italia , si limita a dichiarare all'Europeo che la sua compagnia " appoggia una politica di maggiore liberta' nel traffico intereuropeo , che porti a una riduzione delle tariffe , alla libera scelta dei collegamenti , e alla liberta' di aprire nuove linee " .
Si' , perche' adesso le tariffe sono alte e uguali per tutti , e ogni collegamento dev' essere reciproco : ad esempio , per ogni volo Alitalia Roma Parigi ce ne dev' essere uno dell' Air France . Dopodiche' , qualunque cosa accada , le compagnie si spartiscono il bottino a meta' : se per ipotesi gli aerei Air France viaggiassero sempre vuoti e quelli Alitalia sempre pieni , gli italiani sarebbero costretti a versare comunque la meta' dei loro incassi ai francesi . E viceversa .
Per spezzare questo sistema , che ha fatto salire i prezzi fino all' inverosimile (chi vuole andare a Londra da Roma il lunedi' e ritornare in settimana , per esempio , e' costretto a spendere la tariffa intera : 1 milione e 260 mila lire) , e' sceso adesso in campo un combattivo quarantenne irlandese , Peter Sutherland , commissario della Cee . Dopo la sentenza della Corte europea di giustizia che due mesi fa ha condannato gli accordi fra le compagnie , Sutherland e' ricorso alle manieri forti e il 10 luglio ha lanciato un ultimatum : le dieci maggiori compagnie della Cee hanno due mesi di tempo per cessare le loro pratiche oligopolistiche .
Si arrivera' quindi alla liberalizzazione? " Non ci illudiamo che avvenga in tempi brevi " , rispondono all' Assoutenti , sezione italiana della Faturec (Federation of Air Transport Users Representatives in the European Community) , l' organizzazione dei " consumatori " di trasporto aereo . " Comunque , dopo il fiasco del vertice fra i ministri dei Trasporti del 19 giugno che non avevano neanche voluto discutere il problema , la dichiarazione congiunta di Sutherland e del commissario Cee ai Trasporti , Clinton Davies , che di solito e' molto piu' prudente e' di grande rilevanza " . Cos' hanno detto dunque di cosi' importante i due membri della Commissione europea ? " Siamo determinati a garantire ai cittadini della Cee l' accesso a una vasta gamma di servizi aerei a costi ragionevoli " .
Ma non saranno solo i comuni viaggiatori a beneficiare di una liberalizzazione: "Le nostre industrie devono poter trarre vantaggio dall' esistenza di un mercato interno comunitario . Non si puo' tollerare che le pratiche restrittive e i sovraccosti che esse provocano per il trasporto aereo ostacolino gli scambi nella Comunita' . Una maggiore trasparenza dei prezzi e dei costi in questo campo stimolera' lo sviluppo del turismo e delle industrie aeronautiche " .
Insomma , e' guerra aperta . Dalla parte dei liberisti ci sono la Commissione europea , i tour operator come la francese Nouvelles Frontieres , le industrie , i viaggiatori , alcuni governi (Gran Bretagna , Olanda) con le rispettive compagnie . Dalla parte dei protezionisti , gli Stati mediterranei con le loro compagnie , che temono i contraccolpi di un' eventuale liberalizzazione . In mezzo , abbastanza neutrali , la compagnia tedesca Lufthansa , quella scandinava Sas , quella belga Sabena . E evidente che se il cartello andasse per aria vincerebbero i piu' efficienti che riescono a offrire il miglior servizio al prezzo piu ' basso , come succede in ogni attivita' economica .
Ma e' pensabile per l' Europa occidentale una deregulation simile a quella americana ? "Certamente no" , sostengono all' Alitalia , " perche' le condizioni sono diverse . Noi siamo divisi in una miriade di Stati , ognuno con sue leggi e regolamenti particolari . E poi , chi ci garantisce che il protezionismo cancellato da un lato non risorga dall' altro , mascherato da restrizioni sull' uso di certi aeroporti o da contributi per sanare i bilanci delle compagnie di bandiera in deficit ? " .
In effetti , e' difficile pensare a un ipotetico (quanto improbabile) fallimento dell' Air France senza che l' orgoglioso governo francese non intervenga per salvarla . E pero' possibile che piccoli paesi come il Belgio , l' Austria o Malta debbano rinunciare al prestigio di avere una loro compagnia nazionale . Dopotutto , Danimarca , Svezia e Norvegia non hanno avuto difficolta' a consorziarsi nella Sas .
E l' Alitalia ? La resistenza della compagnia , guidata da Umberto Nordio ad accettare il libero mercato nasce dal timore di non farcela , o di perdere quote di mercato ? In verita' , nel 1985 ha raddoppiato gli utili e ha presentato il migliore bilancio della sua storia , e quindi non si comprende tanta riluttanza .
"Certo, forse all'inizio ne soffrirebbe", stima Nick Brough dell'Assoutenti, "perché ha una grossa struttura burocratica che non le permette di prendere decisioni con rapidita' . Ma la sua situazione finanziaria non e' negativa , e tecnicamente la sua flotta e' ottima . Anzi , forse e' la piu' moderna d' Europa " .
Arriverebbero tempi duri per i 26 mila dipendenti della compagnia . Tra i dirigenti dell' Alitalia c' e' chi ritiene che si potrebbe fare a meno di diverse migliaia di persone , anche se il gonfiamento degli organici e' stato bloccato gia' da qualche anno . " Ma dopo lo choc iniziale la compagnia italiana reagirebbe velocemente " , dice Brough , " soprattutto se le pressioni politiche non la costringessero a operare linee in perdita " .
Infatti , oltre a quelli per la Sardegna ( " Sono in rosso ma proiettati verso il futuro", dicono all'Alitalia , che e' costretta a praticare prezzi scontati) diversi altri voli si giustificano solo in termini di servizio pubblico : e' il caso , per esempio , del Roma-Bergamo , che secondo gli ultimi dati disponibili del ministero dei Trasporti vede riempiti in media solo 42 dei 125 posti disponibili ; del Palermo Napoli (31 posti) ; del Roma Trapani (43) ; del Milano Brindisi (49) ; del Palermo Pisa (51) .
Ecco , in questi casi , in barba alle proteste di deputati e notabili locali , se la dura legge della concorrenza invocata dalla Cee prevalesse , i collegamenti diretti sarebbero soppressi . O forse la salvezza verra' dall' Atr 42 , un aereo che ha 48 posti . In ogni caso , i viaggiatori di tratte frequentatissime , vere e proprie galline dalle uova d' oro come la Milano Roma (il cui prezzo " giusto " e' sotto le 100 mila lire) , non dovrebbero piu' finanziare con i loro soldi anche le linee in perdita.
Mauro Suttora
lettera al direttore:
LIBERI MA SELVAGGI
Che sull' Europa aleggino, come ci spiega Mauro Suttora sull'Europeo n. 30, Cieli di guerra, non c'è dubbio. C'è da chiedersi pero' se questa ventata liberalizzatrice che trova il suo piu' strenuo sostenitore in Peter Sutherland, commissario della Cee per la concorrenza , muova da reali presupposti di difesa degli interessi dei consumatori , o viceversa se non risponda a logiche meno confessate e piu' di parte . Varrebbe la pena chiedersi perche ' al polo italo franco tedesco che invoca un maggiore controllo sulle compagnie aeree si sia contrapposto un fronte di " liberalizzazione selvaggia " costituito dall' Inghilterra e dall' Olanda , guarda caso gli Stati che hanno le piu' grandi compagnie aeree europee , che potremmo definire di tipo " imperiale ", sicuramente sopra dimensionate e alla disperata ricerca di nuove opportunita' di mercato.
In realtà certe battaglie liberiste sembrano condotte piu' con l' occhio al campanile che all' interesse del consumatore . Chi si fa assertore delle tesi piu' oltranziste dovrebbe infatti meditare sui pericoli che deriverebbero al sistema dei trasporti aerei europeo dall' instaurarsi di un oligopolio formato da tre o al massimo quattro grandi compagnie che si spartirebbero il mercato secondo i propri interessi commerciali e politici a discapito delle altre che finirebbero inesorabilmente schiacciate .
Quale futuro verrebbe riservato a questo punto a quelle compagnie che hanno raggiunto un certo grado di efficienza gestionale e tecnica nonostante la crisi del mercato mondiale ? Come impedire una corsa selvaggia allo sfruttamento delle rotte piu' commerciali e un abbandono di quelle meno remunerative ? Quale compagnia sarebbe disposta , ad esempio , a operare su rotte tradizionalmente in perdita nei collegamenti interni della nostra penisola che assumono viceversa un significato sociale e di promozione economica ? Altro che mentalita' statalista e assistenzialista . E semmai vero il contrario : per anni abbiamo lamentato che le nostre aziende pubbliche vivessero ripianando i propri deficit a spese del contribuente . Oggi da noi la situazione , almeno per quanto riguarda il trasporto aereo, è totalmente capovolta.
Giuliano De Risi, capufficio stampa ministero dei Trasporti
Saturday, July 19, 1986
La prostituta ex terrorista
Una vita di piombo
Storie italiane: Maria Rosa Paoli , dalla lotta armata alla strada
Era iniziata male : un padre violento , un giro di sballati . Continuata peggio : le rapine , i Nap , il carcere . E all' uscita ? la professione piu' vecchia del mondo . Con un assassino a mettere la parola fine
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
I poliziotti di Asti dispongono di un fiuto sovrumano , oppure sono soltanto fortunatissimi : fatto sta che , sia la settimana scorsa che dieci anni fa , sono riusciti a bloccare per strada due macchine . Quelle giuste : nel dicembre 1976 una Cinquecento con due ragazze che trasportavano i 19 milioni di una rapina ; la settimana scorsa la grossa cilindrata di Giancarlo Giudice , il camionista che aveva appena assassinato una prostituta .
Sono belle , le strade attorno ad Asti : salgono con ampie curve per le colline dolci e verdi del Monferrato e portano ad Alba , ad Acqui Terme , a Chieri , a Casale . La statale per Alessandria , invece , e' tutta dritta e assai poco poetica , trafficata com' e' di camion e di auto che sfrecciano sollevando la polvere . Ed e' proprio qui , sulla Padana inferiore fra Asti e Alessandria , in questo angolo di Piemonte tranquillo e un po' noioso , che si e' consumata la vita di Maria Rosa Paoli .
Una vita triste , perfino irreale nella sua desolazione : " Da dove viene tutta questa gente sola ? " , si domandavano in una loro canzone i Beatles vent' anni fa , descrivendo la solitudine di Eleanor Rigby .
Maria Rosa , la prostituta di 36 anni uccisa da Giudice due sabati fa , veniva da un paesino in mezzo alla Calabria , Pizzoni . Al suo funerale non c' era nessuno : niente parenti , niente amici , niente conoscenti . Aveva due figli , ma sia il maggiore di 12 anni , che l' altro , sono rima sti nell' orfanotrofio dove lei li aveva portati qualche anno fa . È stata sfortunata anche per il momento della morte : se non fosse stato per quell' episodio di dieci anni fa che l' ha etichettata come terrorista , e per il sospetto che Giancarlo Giudice abbia giustiziato molte altre prostitute prima di lei , della sua uccisione probabilmente non si sarebbe accorto quasi nessuno : un assassinio molto meno stuzzicante di quello quasi contemporaneo di Roma , dove la vittima era una bella ragazza sarda , modella mancata , che viveva di fronte a Montecitorio .
Maria Rosa invece stava sotto un cartello pubblicitario con su scritto " Qui c' e' il Barbera " : li' , a meta' strada fra Asti e Alessandria , in localita' Castel d' Annone , esercitava regolarmente la professione , di giorno e di notte . Donna del falo ' , attirava clienti occasionali : puttana di terz' ordine , non godeva neanche dei vantaggi delle sue colleghe di citta' , che bene o male sono conosciute e riescono a formarsi un loro giro fisso .
Terrorista ? Ex nappista ? Si' , si era fatta cinque anni di prigione (piu' di molti " pentiti " pluriomicidi) perche' la sfortuna nel dicembre 1976 l' aveva fatta incappare in quel posto di blocco mentre trasportava assieme alla sua bella amica Albertina Oturno la refurtiva di una rapina commessa poche ore prima dal fratellastro di questa , Giorgio Zoccola . Ma quella rapina vicino al bel santuario di Crea e' solo uno dei numerosi episodi di criminalita' comune che nella seconda meta' degli anni Settanta vennero accreditati alle Brigate rosse o ai Nap (Nuclei armati proletari) solo perche' dei normalissimi balordi trovarono comodo o chic autobattezzarsi prigionieri politici .
" Delinquenti comuni , altro che Nap ! " , titolo' La nuova provincia , il settimanale di Asti , al momento del processo . Maria Rosa faceva parte della banda di Emanuele Attimonelli , un mini Vallanzasca di provincia che per anni ne combino' di cotte e di crude : evaso nel 1972 , diciassettenne , dalla nave scuola " Garaventa " che funzionava come istituto di rieducazione , in pochi anni venne arrestato e processato una decina di volte , e ogni volta riusciva a evadere. Qualche mese dopo la rapina di Crea i poliziotti lo presero a Milano , ma non ci mise neanche un mese a fuggire dal carcere di Asti . Dalla latitanza mandava lettere alla bella diciottenne Albertina : " Verro' a liberarti " , prometteva .
A Maria Rosa invece non scriveva mai nessuno , anche se pure lei era finita in quel brutto giro per amore . Cosi' i suoi cinque anni se li fece tutti e , alla pari di Attimonelli che poi in prigione ammazzo' due o tre persone (adesso l' ex primula rossa dell' Astigiano sta scontando un centinaio di anni di galera) , in carcere comincio' a professarsi combattente rivoluzionaria . E non le dispiacque affatto che , per un po' di tempo , la si sospettasse perfino di aver fatto fuggire il capo delle Br , Renato Curcio , dalla prigione di Alessandria .
Ma all' uscita di prigione , nel 1982 , Maria Rosa trovo' lo stesso mondo di prima : un mondo che l' aveva presa a schiaffi fin dalla nascita . Il fascicolo su di lei , alla questura di Asti , e' alto cosi' . Ma non si tratta di reati : a scandire la sua vita sono soprattutto i rapporti dei carabinieri che , ogni volta , la descrivono come una sbandata . Era arrivata in Piemonte dalla Calabria negli anni Cinquanta con suo padre Domenico , un contadino che si era separato dalla moglie . Dopo qualche anno lui finisce in ospedale psichiatrico , ma non prima di aver violentato la figlia , che viene affidata a un istituto religioso di Nizza Monferrato .
Nel 1968 , a 18 anni , Maria Rosa esce dall' istituto . Ma , priva di appoggi , finisce presto con cattive compagnie , rubacchia , si prostituisce . Conosce Giorgio Cocito , che la mette incinta e la introduce nel giro della banda Attimonelli . Probabilmente , se non fosse stato per la sua tremenda sfortuna o per il fantastico fiuto dei poliziotti che la intercettarono , il suo ruolo di vivandiera nel nucleo piemontese dei Nap (che erano molto piu' organizzati a Roma e a Napoli) sarebbe rimasto impunito .
Maria Rosa versione anni Ottanta e' solo una penosa replica , dopo l' auto esaltazione della lotta armata . Colleziona fogli di via da varie localita' della riviera ligure dove esercita la professione , viene condannata per oltraggio a pubblico ufficiale . Da qualche tempo era tornata ad Asti e si era sistemata in un appartamentino al piano terra di un decorosissimo condominio vicino alla riva del fiume Tanaro , in via del Barcaiolo . " Ma non pagava l' affitto " , dice il proprietario della casa , " e per questo l' avevo sfrattata " .
I vicini di condominio , naturalmente , non la conoscevano e non la vedevano mai . Ogni tanto portava qualcuno a casa , ma il piu' delle volte andava lei a lavorare sulla statale con la sua Cinquecento bianca . Quattro giorni prima di essere assassinata , l' ultimo schiaffo : dopo l' avviso di sfratto l' ufficiale giudiziario , che in casa non la trovava mai , fa abbattere la porta e cambiare la serratura . Ma lei torna a casa proprio durante l' operazione e , inviperita , si mette a urlare come un' ossessa . Qualcuno chiama il 113 , arrivano gli agenti e Maria Rosa continua a dare in escandescenza : fa volare un posacenere fuori dalla finestra e sputa nell' occhio di un poliziotto .
Al processo per direttissima le danno un avvocato d' ufficio e alla fine il verdetto e' sette mesi con la liberta' provvisoria . Maria Rosa si rimette a bere le sue birre , una dopo l' altra , nell' unico bar di corso Dante dove c' e' qualcuno che si ricorda di lei . Poi , nel caldo bestiale dell' ultimo sabato di giugno , va a rimettersi a vendere amore sotto il cartello del Barbera sulla strada per Alessandria . Li' la tira su il maniaco Giudice , che in cambio di 50 mila lire vuole anche fotografarla nuda e ammanettata . Lei lo manda a quel paese , e lui non ci pensa due volte a tirar fuori la pistola , a spararle due colpi in testa e ad andare a buttare il corpo in un fosso . Ma la sfortuna di Maria Rosa gli rimane appiccicata addosso e anche lui , come lei dieci anni prima , inciampa nella polizia stradale che sta facendo un normale controllo.
Di Maria Rosa rimangono poche tracce : la Cinquecento ancora sul bordo della strada , e il suo nome nella bella casa di cui non pagava l' affitto . Aveva scritto " Maria Rosa Paoli " di suo pugno , con il pennarello sul campanello e con la matita sulla cassetta delle lettere . Adesso la cassetta e' vuota , c' e' solo un depliant dei supermercati Sma . Ma quella cassetta non era mai stata piena , perche' da tempo ormai Maria Rosa non esisteva piu' per nessuno.
Mauro Suttora
Storie italiane: Maria Rosa Paoli , dalla lotta armata alla strada
Era iniziata male : un padre violento , un giro di sballati . Continuata peggio : le rapine , i Nap , il carcere . E all' uscita ? la professione piu' vecchia del mondo . Con un assassino a mettere la parola fine
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
I poliziotti di Asti dispongono di un fiuto sovrumano , oppure sono soltanto fortunatissimi : fatto sta che , sia la settimana scorsa che dieci anni fa , sono riusciti a bloccare per strada due macchine . Quelle giuste : nel dicembre 1976 una Cinquecento con due ragazze che trasportavano i 19 milioni di una rapina ; la settimana scorsa la grossa cilindrata di Giancarlo Giudice , il camionista che aveva appena assassinato una prostituta .
Sono belle , le strade attorno ad Asti : salgono con ampie curve per le colline dolci e verdi del Monferrato e portano ad Alba , ad Acqui Terme , a Chieri , a Casale . La statale per Alessandria , invece , e' tutta dritta e assai poco poetica , trafficata com' e' di camion e di auto che sfrecciano sollevando la polvere . Ed e' proprio qui , sulla Padana inferiore fra Asti e Alessandria , in questo angolo di Piemonte tranquillo e un po' noioso , che si e' consumata la vita di Maria Rosa Paoli .
Una vita triste , perfino irreale nella sua desolazione : " Da dove viene tutta questa gente sola ? " , si domandavano in una loro canzone i Beatles vent' anni fa , descrivendo la solitudine di Eleanor Rigby .
Maria Rosa , la prostituta di 36 anni uccisa da Giudice due sabati fa , veniva da un paesino in mezzo alla Calabria , Pizzoni . Al suo funerale non c' era nessuno : niente parenti , niente amici , niente conoscenti . Aveva due figli , ma sia il maggiore di 12 anni , che l' altro , sono rima sti nell' orfanotrofio dove lei li aveva portati qualche anno fa . È stata sfortunata anche per il momento della morte : se non fosse stato per quell' episodio di dieci anni fa che l' ha etichettata come terrorista , e per il sospetto che Giancarlo Giudice abbia giustiziato molte altre prostitute prima di lei , della sua uccisione probabilmente non si sarebbe accorto quasi nessuno : un assassinio molto meno stuzzicante di quello quasi contemporaneo di Roma , dove la vittima era una bella ragazza sarda , modella mancata , che viveva di fronte a Montecitorio .
Maria Rosa invece stava sotto un cartello pubblicitario con su scritto " Qui c' e' il Barbera " : li' , a meta' strada fra Asti e Alessandria , in localita' Castel d' Annone , esercitava regolarmente la professione , di giorno e di notte . Donna del falo ' , attirava clienti occasionali : puttana di terz' ordine , non godeva neanche dei vantaggi delle sue colleghe di citta' , che bene o male sono conosciute e riescono a formarsi un loro giro fisso .
Terrorista ? Ex nappista ? Si' , si era fatta cinque anni di prigione (piu' di molti " pentiti " pluriomicidi) perche' la sfortuna nel dicembre 1976 l' aveva fatta incappare in quel posto di blocco mentre trasportava assieme alla sua bella amica Albertina Oturno la refurtiva di una rapina commessa poche ore prima dal fratellastro di questa , Giorgio Zoccola . Ma quella rapina vicino al bel santuario di Crea e' solo uno dei numerosi episodi di criminalita' comune che nella seconda meta' degli anni Settanta vennero accreditati alle Brigate rosse o ai Nap (Nuclei armati proletari) solo perche' dei normalissimi balordi trovarono comodo o chic autobattezzarsi prigionieri politici .
" Delinquenti comuni , altro che Nap ! " , titolo' La nuova provincia , il settimanale di Asti , al momento del processo . Maria Rosa faceva parte della banda di Emanuele Attimonelli , un mini Vallanzasca di provincia che per anni ne combino' di cotte e di crude : evaso nel 1972 , diciassettenne , dalla nave scuola " Garaventa " che funzionava come istituto di rieducazione , in pochi anni venne arrestato e processato una decina di volte , e ogni volta riusciva a evadere. Qualche mese dopo la rapina di Crea i poliziotti lo presero a Milano , ma non ci mise neanche un mese a fuggire dal carcere di Asti . Dalla latitanza mandava lettere alla bella diciottenne Albertina : " Verro' a liberarti " , prometteva .
A Maria Rosa invece non scriveva mai nessuno , anche se pure lei era finita in quel brutto giro per amore . Cosi' i suoi cinque anni se li fece tutti e , alla pari di Attimonelli che poi in prigione ammazzo' due o tre persone (adesso l' ex primula rossa dell' Astigiano sta scontando un centinaio di anni di galera) , in carcere comincio' a professarsi combattente rivoluzionaria . E non le dispiacque affatto che , per un po' di tempo , la si sospettasse perfino di aver fatto fuggire il capo delle Br , Renato Curcio , dalla prigione di Alessandria .
Ma all' uscita di prigione , nel 1982 , Maria Rosa trovo' lo stesso mondo di prima : un mondo che l' aveva presa a schiaffi fin dalla nascita . Il fascicolo su di lei , alla questura di Asti , e' alto cosi' . Ma non si tratta di reati : a scandire la sua vita sono soprattutto i rapporti dei carabinieri che , ogni volta , la descrivono come una sbandata . Era arrivata in Piemonte dalla Calabria negli anni Cinquanta con suo padre Domenico , un contadino che si era separato dalla moglie . Dopo qualche anno lui finisce in ospedale psichiatrico , ma non prima di aver violentato la figlia , che viene affidata a un istituto religioso di Nizza Monferrato .
Nel 1968 , a 18 anni , Maria Rosa esce dall' istituto . Ma , priva di appoggi , finisce presto con cattive compagnie , rubacchia , si prostituisce . Conosce Giorgio Cocito , che la mette incinta e la introduce nel giro della banda Attimonelli . Probabilmente , se non fosse stato per la sua tremenda sfortuna o per il fantastico fiuto dei poliziotti che la intercettarono , il suo ruolo di vivandiera nel nucleo piemontese dei Nap (che erano molto piu' organizzati a Roma e a Napoli) sarebbe rimasto impunito .
Maria Rosa versione anni Ottanta e' solo una penosa replica , dopo l' auto esaltazione della lotta armata . Colleziona fogli di via da varie localita' della riviera ligure dove esercita la professione , viene condannata per oltraggio a pubblico ufficiale . Da qualche tempo era tornata ad Asti e si era sistemata in un appartamentino al piano terra di un decorosissimo condominio vicino alla riva del fiume Tanaro , in via del Barcaiolo . " Ma non pagava l' affitto " , dice il proprietario della casa , " e per questo l' avevo sfrattata " .
I vicini di condominio , naturalmente , non la conoscevano e non la vedevano mai . Ogni tanto portava qualcuno a casa , ma il piu' delle volte andava lei a lavorare sulla statale con la sua Cinquecento bianca . Quattro giorni prima di essere assassinata , l' ultimo schiaffo : dopo l' avviso di sfratto l' ufficiale giudiziario , che in casa non la trovava mai , fa abbattere la porta e cambiare la serratura . Ma lei torna a casa proprio durante l' operazione e , inviperita , si mette a urlare come un' ossessa . Qualcuno chiama il 113 , arrivano gli agenti e Maria Rosa continua a dare in escandescenza : fa volare un posacenere fuori dalla finestra e sputa nell' occhio di un poliziotto .
Al processo per direttissima le danno un avvocato d' ufficio e alla fine il verdetto e' sette mesi con la liberta' provvisoria . Maria Rosa si rimette a bere le sue birre , una dopo l' altra , nell' unico bar di corso Dante dove c' e' qualcuno che si ricorda di lei . Poi , nel caldo bestiale dell' ultimo sabato di giugno , va a rimettersi a vendere amore sotto il cartello del Barbera sulla strada per Alessandria . Li' la tira su il maniaco Giudice , che in cambio di 50 mila lire vuole anche fotografarla nuda e ammanettata . Lei lo manda a quel paese , e lui non ci pensa due volte a tirar fuori la pistola , a spararle due colpi in testa e ad andare a buttare il corpo in un fosso . Ma la sfortuna di Maria Rosa gli rimane appiccicata addosso e anche lui , come lei dieci anni prima , inciampa nella polizia stradale che sta facendo un normale controllo.
Di Maria Rosa rimangono poche tracce : la Cinquecento ancora sul bordo della strada , e il suo nome nella bella casa di cui non pagava l' affitto . Aveva scritto " Maria Rosa Paoli " di suo pugno , con il pennarello sul campanello e con la matita sulla cassetta delle lettere . Adesso la cassetta e' vuota , c' e' solo un depliant dei supermercati Sma . Ma quella cassetta non era mai stata piena , perche' da tempo ormai Maria Rosa non esisteva piu' per nessuno.
Mauro Suttora
I ragazzi dell'85 sotto esame
"Siamo maturati facendo molto movimento"
Seriosi, moderati: era autunno e i leader dell' ultima rivolta studentesca guidavano imponenti manifestazioni per una scuola efficiente. Vediamo come se la cavano nell' ora della verita'
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
C'e' Maurizio Baruffi, del liceo classico Carducci, che all' esame di maturita' polemizza nientemeno che con Giovanni Spadolini ed Eugenio Scalfari, accusandoli di "appropriazione indebita" dell' eredita' del Mondo di Mario Pannunzio. Dall' altra parte della citta', invece, le belle maturande del II liceo artistico, proprio quello che diede il via alla contestazione dei ragazzi dell' 85 , si preoccupano soprattutto di sgattaiolare via il piu' presto possibile dalle grinfie dei pur buonissimi commissari d' esame, e di gettarsi in vacanza: "Hai visto la Marina, poverina? Ha gli orali solo il 12 luglio, fra le ultime".
Milano, estate 1986: i ragazzi dell' ' 85 diventano maturi. "Il '68 non e' stato niente male, l' 86 sara' eccezionale " , prometteva un loro slogan quando lo scorso ottobre scesero in piazza con cortei da 20 , 50 e 100 mila persone , fino all' apoteosi della supermanifestazione di Roma in novembre , trasmessa in diretta dalla tv.
E invece no : l' 86 , finora , e' stato un anno calmissimo sul fronte studentesco . Prima avevano dato la colpa della loro scomparsa dalle piazze al rush di fine del quadrimestre : " In gennaio dobbiamo studiare , finora fra un corteo e l' altro non abbiamo ancora aperto libro " , si giustificavano , ribadendo per la gioia dei benpensanti la loro immagine di ragazzi studiosi e perbene .
Poi si sono appellati ai fattori atmosferici : " Adesso fa freddo , quando arrivera' la primavera vedrete ! " , e promettevano fuoco e fiamme . Ma il fuoco e le fiamme in marzo e aprile sono arrivati solo dal presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan , con i bombardamenti sulla Libia . E loro in piazza ci sono ritornati , si' , ma con cortei antiamericani che rimasticavano slogan sinistresi piuttosto vecchiotti . In maggio infine Chernobyl : ma le manifestazioni antinucleari fatte a Roma , a Caorso e a Trino Vercellese non le hanno organizzate loro .
Cosi' , ritornato il tempo dello studio , i ragazzi dell' 85 non hanno mantenuto la loro promessa . No , la rivoluzione permanente non c' e' stata , e il loro movimento si e' sciolto nello spazio di pochi mesi , come neve al sole . Per la verita' e' tuttora in piedi una " commissione organizzazione del coordinamento " a Milano , quello stesso coordinamento studentesco che in ottobre attraeva centinaia di giovani e decine di giornalisti alle sue riunioni . Ma la " Pseudofesta " contro l' ora di religione da loro organizzata sabato 28 giugno , al parco del Sempione , ha attirato assai poca gente .
" Anche perche' i giornali adesso ci boicottano : ormai gli studenti sono passati di moda , non ci hanno pubblicato neanche l' annuncio della festa " , si lamenta Paolo Cappelletti dell' artistico . Il quale comunque non si sente affatto un sopravvissuto , l' " ultimo dei mohicani " : " Si' , e' vero , in questi ultimi mesi c' e' stato un calo della partecipazione . Ma questo non vuol dire che il movimento e' morto : continuiamo a riunirci e facciamo un lavoro meno spettacolare ma piu' riflessivo , di analisi complessiva " .
" Si' , si' , loro fanno un' ' ' analisi complessiva per portare avanti un coinvolgimento globale delle forze produttive al fianco del movimento degli studenti' ' e blablabla " , ironizza acido Baruffi , che da febbraio ha smesso di frequentare il coordinamento . Eppure all' inizio era stato lui uno dei piu' attivi , tanto che il suo preside lo aveva attaccato pesantemente , insultando sua madre . E anche negli ultimi tempi gli screzi di Baruffi con l' autorita' scolastica non sono diminuiti : dopo Chernobyl il preside lo ha preso di nuovo pubblicamente di mira , accusandolo in una circolare fatta leggere in tutte le aule del liceo Carducci di essere un " antinucleare a senso unico " , cioe' di non avere protestato abbastanza per il disastro russo .
" Il movimento era cominciato a crollare gia' il 12 dicembre " , ricorda Baruffi , " quando durante la grossa manifestazione di Milano la polizia in assetto da guerra provoco' gli studenti e gli autonomi , stupidamente , risposero lanciando sassi . Li' bisognava invece sedersi per terra e fare un sit in , senza reagire . Dopo gli scontri di quel giorno molti genitori hanno proibito ai figli di andare ai cortei " .
Eppure era iniziata cosi' bene : la prima manifestazione , quella del 16 ottobre in una mattina di sole sfolgorante a Milano , rimarra' nella memoria di molti giovani come un' esperienza da favola .
"Era da otto anni ormai, dal 1977, che cosi' tanti studenti non scendevano in piazza spontaneamente, uscendo dal guscio dell' egoismo e del privato", commenta Willy Molco, condirettore di Oggi e autore, assieme a Domenico Paolella, del libro Noi, ragazzi dell'85 (Gei , distribuzione Rizzoli) . Si', dal 1981 al 1983 c' erano stati i cortei pacifisti contro i missili a Comiso, che pero' spesso erano organizzati indirettamente dal Pci e da Dp . Invece quel mattino , quando in ventimila si misero in marcia per andare in via Prinetti a occupare un istituto semivuoto da dare in sede al II artistico , i funzionari di partito furono presi in contropiede .
"In realta' , il motivo che ha spinto i giovani a manifestare era molto esile " , continua Molco , " ma poi il movimento si e' dilatato per contagio a tutta l' Italia , e ognuno protestava per qualche suo problema " .
Forse nei prossimi anni il movimento dell' ' 85 verra' studiato come esempio da manuale di evento creato dai mass media , che si sono subito buttati a capofitto sulla nuova protesta giovanile . " Giornali e tv hanno ingigantito volutamente il movimento " , accusa Cappelletti , " bollandoci come fanatici del look , desiderosi solo di studiare e di emergere nella societa' . Ma vezzeggiare e' molto simile a minacciare , come d' altronde fece esplicitamente il ministro dell' Interno Oscar Luigi Scalfaro in tv" .
Questo atteggiamento negativo , o per lo meno di amore odio nei confronti dei media , si concretizzo' nelle espulsioni dei giornalisti dalle riunioni degli studenti . " E questo fu un errore gravissimo " , ammette Baruffi , " perche' in una societa' come la nostra , regolata dai mezzi di comunicazione , non si possono accusare i giornali di essere cattivi : bisogna piuttosto essere furbi e saperli sfruttare . Senza la stampa il movimento non avrebbe ottenuto l' ascolto che ha ottenuto " . " Io " , dice invece Cappelletti , " dopo aver letto le cretinate che scrivevano su di noi i giornalisti ho votato si' alla loro espulsione " . Ormai pero' le riunioni del coordinamento studentesco venivano occupate sempre piu' da liti fra autonomi , demoproletari e giovani comunisti .
" Sono stati i partiti a cavalcare e ad affossare il movimento " , spiega Claudio Bernieri , direttore del giornale Wild boys e " giovanologo " collaboratore del Corriere della Sera, "e anche il gruppo dirigente degli studenti ha ripetuto gli errori del ' 68 , trasformandosi in gruppo politico , mentre avrebbe dovuto continuare a occuparsi solo di scuola " .
" Ma noi non volevamo essere corporativi , chiusi in noi stessi " , ribatte Cappelletti , " volevamo unirci ad altre classi sociali disagiate " . E fu a quel punto che gli studenti commisero l' errore di allearsi con un fantomatico " coordinamento dei cassintegrati " .
Risultato : alla manifestazione " unitaria " di febbraio i cassintegrati non parteciparono , e anche gli studenti erano pochi . " Ormai fra gli studenti si era formata un' oligarchia che non capiva piu' la differenza fra i 50 che partecipavano al coordinamento e i 50 mila che erano andati al corteo " , ricorda Baruffi . " Il livello della discussione era ' ' cazzo porca puttana , alzano i biglietti del tram , andiamo in piazza a far casino' ' " .
" Non siamo riusciti a passare dalla protesta alla proposta " , spiega Baruffi , " dicevamo no alla legge finanziaria e basta , come una qualsiasi altra lobby organizzata . Comunque il problema rimane anche oggi : le tasse scolastiche sono basse , ma il servizio che offre la scuola pubblica e' indecente . Noi avevamo alcune proposte precise : una era esemplificata scherzosamente dallo slogan ' ' Se fanno piu' scuole e meno aeroplanini , con cosa gioca Giovanni Spadolini ? ' ' . Cioe' , meno spese militari e piu' soldi per la scuola " .
Molto meno ambiziosa Cristina Ferrari della 4 H del II artistico , che mentre assiste agli orali della sua compagna Alessandra Lombardi sussurra : " Be' , in fondo noi una sede dopo le proteste l' abbiamo ottenuta . D' altra parte , era un nostro diritto . Inoltre , ci siamo divertiti moltissimo . Per il resto , francamente , della legge finanziaria non ci interessava granche " .
Un bilancio di quest' anno , mezzo di movimento e mezzo di studio ? " Sono state le manifestazioni dell' anno scorso il vero esame di maturita' di questi ragazzi " , sostiene Molco , " perche' hanno capito che la piazza , se frequentata in modo civile , puo' essere una cassa di risonanza per le proprie idee " .
" E stato un anno molto positivo , anche se si e' finiti nello scazzo piu' assoluto " , commenta Baruffi . Ma , da buon laico liberalradicale ammiratore del Mondo anni Cinquanta , ci tiene a precisare che " le manifestazioni anti Reagan che abbiamo fatto dopo l' attacco alla Libia , senza una parola contro Gheddafi , sono state un abbrutimento totale " . Assetato di civilta' nordica , quest' estate Baruffi se ne andra' in giro per l' Europa per un mese con lo sconto Interail , da Dublino a Berlino .
E il pugnace Cappelletti ? Promette battaglie gia' a settembre , perche' " ci sono ancora decine di scuole con situazioni precarie , come l' artistico l' anno scorso " . E tu cosa farai? " Di nuovo cortei e di nuovo l' artistico , perche' sono stato bocciato " . Bocciato per troppe assenze : l' amore per il movimento non perdona .
Mauro Suttora
Seriosi, moderati: era autunno e i leader dell' ultima rivolta studentesca guidavano imponenti manifestazioni per una scuola efficiente. Vediamo come se la cavano nell' ora della verita'
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
C'e' Maurizio Baruffi, del liceo classico Carducci, che all' esame di maturita' polemizza nientemeno che con Giovanni Spadolini ed Eugenio Scalfari, accusandoli di "appropriazione indebita" dell' eredita' del Mondo di Mario Pannunzio. Dall' altra parte della citta', invece, le belle maturande del II liceo artistico, proprio quello che diede il via alla contestazione dei ragazzi dell' 85 , si preoccupano soprattutto di sgattaiolare via il piu' presto possibile dalle grinfie dei pur buonissimi commissari d' esame, e di gettarsi in vacanza: "Hai visto la Marina, poverina? Ha gli orali solo il 12 luglio, fra le ultime".
Milano, estate 1986: i ragazzi dell' ' 85 diventano maturi. "Il '68 non e' stato niente male, l' 86 sara' eccezionale " , prometteva un loro slogan quando lo scorso ottobre scesero in piazza con cortei da 20 , 50 e 100 mila persone , fino all' apoteosi della supermanifestazione di Roma in novembre , trasmessa in diretta dalla tv.
E invece no : l' 86 , finora , e' stato un anno calmissimo sul fronte studentesco . Prima avevano dato la colpa della loro scomparsa dalle piazze al rush di fine del quadrimestre : " In gennaio dobbiamo studiare , finora fra un corteo e l' altro non abbiamo ancora aperto libro " , si giustificavano , ribadendo per la gioia dei benpensanti la loro immagine di ragazzi studiosi e perbene .
Poi si sono appellati ai fattori atmosferici : " Adesso fa freddo , quando arrivera' la primavera vedrete ! " , e promettevano fuoco e fiamme . Ma il fuoco e le fiamme in marzo e aprile sono arrivati solo dal presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan , con i bombardamenti sulla Libia . E loro in piazza ci sono ritornati , si' , ma con cortei antiamericani che rimasticavano slogan sinistresi piuttosto vecchiotti . In maggio infine Chernobyl : ma le manifestazioni antinucleari fatte a Roma , a Caorso e a Trino Vercellese non le hanno organizzate loro .
Cosi' , ritornato il tempo dello studio , i ragazzi dell' 85 non hanno mantenuto la loro promessa . No , la rivoluzione permanente non c' e' stata , e il loro movimento si e' sciolto nello spazio di pochi mesi , come neve al sole . Per la verita' e' tuttora in piedi una " commissione organizzazione del coordinamento " a Milano , quello stesso coordinamento studentesco che in ottobre attraeva centinaia di giovani e decine di giornalisti alle sue riunioni . Ma la " Pseudofesta " contro l' ora di religione da loro organizzata sabato 28 giugno , al parco del Sempione , ha attirato assai poca gente .
" Anche perche' i giornali adesso ci boicottano : ormai gli studenti sono passati di moda , non ci hanno pubblicato neanche l' annuncio della festa " , si lamenta Paolo Cappelletti dell' artistico . Il quale comunque non si sente affatto un sopravvissuto , l' " ultimo dei mohicani " : " Si' , e' vero , in questi ultimi mesi c' e' stato un calo della partecipazione . Ma questo non vuol dire che il movimento e' morto : continuiamo a riunirci e facciamo un lavoro meno spettacolare ma piu' riflessivo , di analisi complessiva " .
" Si' , si' , loro fanno un' ' ' analisi complessiva per portare avanti un coinvolgimento globale delle forze produttive al fianco del movimento degli studenti' ' e blablabla " , ironizza acido Baruffi , che da febbraio ha smesso di frequentare il coordinamento . Eppure all' inizio era stato lui uno dei piu' attivi , tanto che il suo preside lo aveva attaccato pesantemente , insultando sua madre . E anche negli ultimi tempi gli screzi di Baruffi con l' autorita' scolastica non sono diminuiti : dopo Chernobyl il preside lo ha preso di nuovo pubblicamente di mira , accusandolo in una circolare fatta leggere in tutte le aule del liceo Carducci di essere un " antinucleare a senso unico " , cioe' di non avere protestato abbastanza per il disastro russo .
" Il movimento era cominciato a crollare gia' il 12 dicembre " , ricorda Baruffi , " quando durante la grossa manifestazione di Milano la polizia in assetto da guerra provoco' gli studenti e gli autonomi , stupidamente , risposero lanciando sassi . Li' bisognava invece sedersi per terra e fare un sit in , senza reagire . Dopo gli scontri di quel giorno molti genitori hanno proibito ai figli di andare ai cortei " .
Eppure era iniziata cosi' bene : la prima manifestazione , quella del 16 ottobre in una mattina di sole sfolgorante a Milano , rimarra' nella memoria di molti giovani come un' esperienza da favola .
"Era da otto anni ormai, dal 1977, che cosi' tanti studenti non scendevano in piazza spontaneamente, uscendo dal guscio dell' egoismo e del privato", commenta Willy Molco, condirettore di Oggi e autore, assieme a Domenico Paolella, del libro Noi, ragazzi dell'85 (Gei , distribuzione Rizzoli) . Si', dal 1981 al 1983 c' erano stati i cortei pacifisti contro i missili a Comiso, che pero' spesso erano organizzati indirettamente dal Pci e da Dp . Invece quel mattino , quando in ventimila si misero in marcia per andare in via Prinetti a occupare un istituto semivuoto da dare in sede al II artistico , i funzionari di partito furono presi in contropiede .
"In realta' , il motivo che ha spinto i giovani a manifestare era molto esile " , continua Molco , " ma poi il movimento si e' dilatato per contagio a tutta l' Italia , e ognuno protestava per qualche suo problema " .
Forse nei prossimi anni il movimento dell' ' 85 verra' studiato come esempio da manuale di evento creato dai mass media , che si sono subito buttati a capofitto sulla nuova protesta giovanile . " Giornali e tv hanno ingigantito volutamente il movimento " , accusa Cappelletti , " bollandoci come fanatici del look , desiderosi solo di studiare e di emergere nella societa' . Ma vezzeggiare e' molto simile a minacciare , come d' altronde fece esplicitamente il ministro dell' Interno Oscar Luigi Scalfaro in tv" .
Questo atteggiamento negativo , o per lo meno di amore odio nei confronti dei media , si concretizzo' nelle espulsioni dei giornalisti dalle riunioni degli studenti . " E questo fu un errore gravissimo " , ammette Baruffi , " perche' in una societa' come la nostra , regolata dai mezzi di comunicazione , non si possono accusare i giornali di essere cattivi : bisogna piuttosto essere furbi e saperli sfruttare . Senza la stampa il movimento non avrebbe ottenuto l' ascolto che ha ottenuto " . " Io " , dice invece Cappelletti , " dopo aver letto le cretinate che scrivevano su di noi i giornalisti ho votato si' alla loro espulsione " . Ormai pero' le riunioni del coordinamento studentesco venivano occupate sempre piu' da liti fra autonomi , demoproletari e giovani comunisti .
" Sono stati i partiti a cavalcare e ad affossare il movimento " , spiega Claudio Bernieri , direttore del giornale Wild boys e " giovanologo " collaboratore del Corriere della Sera, "e anche il gruppo dirigente degli studenti ha ripetuto gli errori del ' 68 , trasformandosi in gruppo politico , mentre avrebbe dovuto continuare a occuparsi solo di scuola " .
" Ma noi non volevamo essere corporativi , chiusi in noi stessi " , ribatte Cappelletti , " volevamo unirci ad altre classi sociali disagiate " . E fu a quel punto che gli studenti commisero l' errore di allearsi con un fantomatico " coordinamento dei cassintegrati " .
Risultato : alla manifestazione " unitaria " di febbraio i cassintegrati non parteciparono , e anche gli studenti erano pochi . " Ormai fra gli studenti si era formata un' oligarchia che non capiva piu' la differenza fra i 50 che partecipavano al coordinamento e i 50 mila che erano andati al corteo " , ricorda Baruffi . " Il livello della discussione era ' ' cazzo porca puttana , alzano i biglietti del tram , andiamo in piazza a far casino' ' " .
" Non siamo riusciti a passare dalla protesta alla proposta " , spiega Baruffi , " dicevamo no alla legge finanziaria e basta , come una qualsiasi altra lobby organizzata . Comunque il problema rimane anche oggi : le tasse scolastiche sono basse , ma il servizio che offre la scuola pubblica e' indecente . Noi avevamo alcune proposte precise : una era esemplificata scherzosamente dallo slogan ' ' Se fanno piu' scuole e meno aeroplanini , con cosa gioca Giovanni Spadolini ? ' ' . Cioe' , meno spese militari e piu' soldi per la scuola " .
Molto meno ambiziosa Cristina Ferrari della 4 H del II artistico , che mentre assiste agli orali della sua compagna Alessandra Lombardi sussurra : " Be' , in fondo noi una sede dopo le proteste l' abbiamo ottenuta . D' altra parte , era un nostro diritto . Inoltre , ci siamo divertiti moltissimo . Per il resto , francamente , della legge finanziaria non ci interessava granche " .
Un bilancio di quest' anno , mezzo di movimento e mezzo di studio ? " Sono state le manifestazioni dell' anno scorso il vero esame di maturita' di questi ragazzi " , sostiene Molco , " perche' hanno capito che la piazza , se frequentata in modo civile , puo' essere una cassa di risonanza per le proprie idee " .
" E stato un anno molto positivo , anche se si e' finiti nello scazzo piu' assoluto " , commenta Baruffi . Ma , da buon laico liberalradicale ammiratore del Mondo anni Cinquanta , ci tiene a precisare che " le manifestazioni anti Reagan che abbiamo fatto dopo l' attacco alla Libia , senza una parola contro Gheddafi , sono state un abbrutimento totale " . Assetato di civilta' nordica , quest' estate Baruffi se ne andra' in giro per l' Europa per un mese con lo sconto Interail , da Dublino a Berlino .
E il pugnace Cappelletti ? Promette battaglie gia' a settembre , perche' " ci sono ancora decine di scuole con situazioni precarie , come l' artistico l' anno scorso " . E tu cosa farai? " Di nuovo cortei e di nuovo l' artistico , perche' sono stato bocciato " . Bocciato per troppe assenze : l' amore per il movimento non perdona .
Mauro Suttora
I giovani Usa giudicano l'Italia
"Siete dei romantici razzisti"
Romantici come chi conosce il mestiere di vivere . Razzisti con il Sud peggio degli yankee con i negri . Scopriamo quale ritratto di noi riporta negli Usa un gruppo di ragazzi che ha vissuto un anno di scuola nel Bel Paese con i programmi di scambio Afs/Intercultura
di: Suttora Mauro
L'Europeo, 19 luglio 1986
I paninari ? Li odio , li odio tutti , sono stupidi , materialisti , vuoti . Quelli della mia scuola sono andati avanti per tre mesi a parlare delle loro scarpe , dei negozi dove era meglio andare a comprarle , dei vestiti , di Burghy . . . " .
A vederlo camminare per Milano , il diciassettenne Noah Elkin potrebbe essere un bellissimo paninaro . Paninaro doc : capelli corti , viso pulito e abbronzato , orologio colorato Swatch al polso . Ma doc soprattutto perche' Noah e' un americano purosangue del Massachusetts , con la mascella larga e gli occhi verdi . E invece no : questo tipico ragazzo dell' impero Usa disprezza i ragazzotti della provincia Italia che si dannano per assomigliare un po' di piu' agli americani .
Sono ritornati a casa all' inizio di luglio Noah e gli altri 50 giovani statunitensi che hanno passato quest' anno scolastico in Italia con una borsa di studio dell' associazione Intercultura . Eta' media 17 anni , hanno frequentato il terzo anno di scuole e licei sparsi in tutta la penisola , cosi' come piu' di 200 loro coetanei italiani hanno passato 12 mesi in famiglie e high school degli Stati Uniti .
Intercultura e , piu' in piccolo , Afsai (Associazione formazione scambi e attivita' interculturali) e Experiment international living sono le uniche organizzazioni che permettono a liceali di tutto il mondo di andare all' estero per dodici mesi senza perdere l' anno di scuola nel proprio paese (vedere il riquadro a pag . 28) .
Cosi' , ogni estate c' e' un andirivieni di migliaia di teenager che attraversano gli oceani (e in particolare l' Atlantico , perche' gli scambi Stati Uniti Europa occidentale rappresentano la grande maggioranza del totale) per andare a sperimentare un anno di vita normale all' estero , ospiti di scuole e famiglie .
È un momento particolare nei rapporti fra Italia e Stati Uniti . Nell' ottobre scorso l' Achille Lauro e il quasi scontro fra carabinieri e marines a Sigonella ; in dicembre l ' attentato a Fiumicino ; in marzo la " piccola guerra " della Sirte fra le navi americane e la Libia ; in aprile , infine , il bombardamento di Tripoli ordinato da Ronald Reagan . In mezzo , tante incomprensioni piccole e grandi fra i governi di Roma e Washington .
Risultato finale : l' ostracismo decretato dai turisti americani verso l' Italia e l' Europa , un po' per paura dei terroristi palestinesi , un po' per punire la " mollezza " degli alleati . Vacanze disdette , aerei semivuoti , accuse di opportunismo pacioso da una parte e controaccuse di rambismo sfrenato dall' altra .
Anche gli scambi culturali giovanili sono stati colpiti dalla " paura d' Europa " che pervade l' America : le universita' statunitensi hanno dovuto cancellare molti " stage " estivi a Roma , Venezia e Firenze per il forfeit dei partecipanti .
" Noi invece non abbiamo risentito di queste paure " , assicura Roberto Ruffino , segretario generale di Intercultura , " perche' i nostri programmi sono di durata piu' lunga , da due mesi a un anno , i partecipanti sono molto motivati , vivono in famiglia e ricevono un' adeguata preparazione e assistenza " .
Ma come hanno vissuto quest' anno un po' particolare i giovani americani ospitati in Italia ? " L' unica cosa che mi e' dispiaciuta " , rivela Noah , che a Milano e' stato ospitato dalla famiglia di un funzionario dei Cigahotels , " e' stato quando alcuni giovani hanno bruciato in piazza la bandiera americana durante la manifestazione dopo l' attacco di Tripoli " .
Fino ad allora Noah aveva partecipato con entusiasmo a tutti i cortei dei ragazzi dell' 85 : " E stata un' esperienza bellissima , sono andato anche alla dimostrazione di Roma in novembre . Negli Stati Uniti gli studenti non fanno piu' manifestazioni " . Pero' subito aggiunge , con concretezza americana : " Peccato che non abbiamo raggiunto alcun risultato : a gennaio era tutto gia' finito , e la Falcucci e' ancora li " .
Anche Sarah Riegle , come Noah , ha passato l' anno al liceo scientifico Vittorini di Milano , con tanto di occupazioni e cortei . E quella manifestazione di aprile contro Reagan e' stata l' unica a cui non e' voluta andare : " Era troppo sbilanciata , avrebbe dovuto essere contro tutti e due , Stati Uniti e Libia . Anch' io comunque ero molto arrabbiata con Reagan , e adesso che ritornero' a casa , a Flint nel Michigan , penso che litighero' con mio padre , che e' un repubblicano ultraconservatore . Lui non lo sapeva , ma il padre della famiglia che mi ha ospitato qui , un dirigente d' azienda , era comunista e portava sempre a casa l' Unita' , oltre al Corriere della Sera . Per chi voterei in Italia ? Mah , tutti questi partiti mi confondono . Forse a sinistra , ma non per i comunisti . Negli Stati Uniti sara' un problema : io sono d' accordo con Reagan per la politica interna , per quella estera no "
E' difficile trovare nelle high school americane ragazzi di buona cultura come quelli che abbiamo incontrato . Ma , in confronto con le degradate scuole italiane , quelle americane suscitano rimpianto , se non altro per le strutture : " Li' possiamo stare a scuola al pomeriggio e fare sport , teatro , musica " , spiega Eugenie Seifer , dal New Jersey a Milano . " Poi alla sera ci sono le ' ' high school dances' ' e gli spettacoli . Invece qui bisogna stare cinque ore tutti nella stessa aula al mattino e poi via , ognuno per conto suo a casa a fare i compiti . La scuola italiana e' pesantissima e non favorisce l' amicizia , non c' e' l' orgoglio di stare in una scuola e di fare il tifo per la propria squadra " .
" E un sistema arcaico " , rincara Noah , " per esempio in fisica non abbiamo imparato quasi niente perche' non abbiamo mai fatto esperimenti , e perche' per due mesi il prof ha continuato a interrogare , senza andare avanti col programma . Invece da noi un giorno si fa un test scritto , e basta . Certo , anche le interrogazioni hanno i loro pregi , insegnano a fare un discorso . Ma non bisogna esagerare " .
" Pero' qui si studia filosofia , da noi no " , dice Sarah . " Il mio professore era un dio , ho imparato moltissimo sulla Grecia e su Roma antica " .
Heidi Steinmetz , che viene dalla Silicon Valley californiana , culla dei computer , se la prende soprattutto con le cose da imparare a memoria : " E importante soprattutto esprimersi e pensare , perche' con l' invenzione del computer non serve piu' memorizzare per poi dimenticare i fatti e le date " .
L' immagine tipica dell' Italia , fra i giovani statunitensi , e' ancora quella portata in America dagli emigranti del Sud contadino . " Ma e' un problema reciproco : lo stereotipo dell' Italia per noi e' il Sud , mentre per molti di voi tutta l' America e' Dallas " , nota Mark Johnson , dal Connecticut a Biella .
Dice Noah : " Andare al Sud per me e' stata un' esperienza stupefacente : l' Italia e' veramente divisa in due , e il Sud rappresenta sul serio un altro mondo , totalmente diverso . Sono rimasto affascinato dalla varieta' dei dialetti , diversi dappertutto : dimostrano tutti i millenni di storia che si porta dietro l' Italia , e che ho studiato con enorme interesse . Ma il problema principale del vostro paese , secondo me , e' proprio la disparita' fra Nord e Sud , che andrebbe risolta al piu' presto " .
Sarah : " Appena arrivata l' anno scorso mi hanno portato due settimane in Puglia , e li' la vita e' veramente lenta come immaginavo che fosse in tutta Italia . E ho perfino incontrato qualche tipica mamma italiana che dice ai figli ' ' Mangia gli spaghetti' ' . . . " .
June Sample ha passato un anno a Treviso , e denuncia : " Per uno straniero che va a vivere nel Veneto la prima cosa che colpisce e' il clamoroso pregiudizio , a volte perfino l' odio , dimostrato da parte dei veneti contro le famiglie di immigrati dal Sud . C' e' una vera e propria separazione sociale , e qualsiasi contatto reciproco fra i gruppi e' scoraggiato , specialmente quando si tratta dei rapporti fra i giovani " .
Conferma Sarah : " E vero , al Nord c' e' molto razzismo verso i ' ' terroni' ' : quando la mia classe e' andata in gita scolastica in Umbria non abbiamo mai parlato con una classe di napoletani che stavano nello stesso albergo . Anche da me a Flint il 70 per cento della popolazione e' nera , ma i piu' simpatici e popolari a scuola sono proprio i giovani di colore".
I giovani Usa descrivono le abitudini degli italiani con distacco quasi antropologico . Un luogo comune che non e' stato intaccato , ma anzi e' uscito rafforzato dal loro anno in Italia , e' la " dolce vita " . Dice Heidi : " La vita qui e' molto piu' tranquilla . Non voglio dire che gli italiani non lavorino e siano pigri , ma danno molta importanza ai rapporti umani e al vivere senza fretta e furia . Per esempio , anche durante il lavoro scambiano spesso due parole su argomenti personali , sulla famiglia o sulla salute . Per voi sono importantissime anche le piccole cose quotidiane : bere un caffe' in un bar , leggere il giornale , comprare il pane , il latte , la verdura . . . Anche nel tempo libero vi accontentate di piccole cose : fare una passeggiata di sera in centro , mangiare e parlare con gli amici , riposare . Da noi e' molto diverso , perche' pensiamo che non fare cose importanti sia uno spreco di tempo .
" Questo vale soprattutto nello sport " , continua Heidi : " Gli italiani preferiscono vedere le partite piuttosto che giocarle . I giovani non fanno molto sport , soprattutto perche' sono molto impegnati con lo studio . Il tempo libero non lo trascorrono in attivita' organizzate : preferiscono stare con gli amici , e questo significa ' ' andare in giro' ' . In pizzeria , in un bar o in un posto fisso all' aperto si divertono molto anche senza far niente di preciso , a loro basta ridere e scherzare . Spesso neanche alle feste ci sono giochi o balli organizzati , ma i giovani si divertono lo stesso fra loro , senza alcol o droga come in America " .
" Si " , conferma Karla Shreckengaust , da Kansas City a Biella , " perche' da noi non si puo' bere fino a 21 anni , pero' i ragazzi bevono lo stesso e si ubriacano spesso . Qui e' meglio : si puo' bere , e non ci si ubriaca . Si puo' andare al bar anche solo per un cappuccino " . Negli Stati Uniti i giovani non possono bere , ma hanno la patente a 16 anni : " Cosi' ci sono tanti incidenti quando i ragazzi bevono e guidano . Ma con la macchina c' e' anche piu' responsabilita " , spiega Karla . " Infatti molti studenti americani lavorano e contemporaneamente vanno a scuola , che e' obbligatoria fino ai 18 anni . Per noi e' un orgoglio non dover chiedere soldi ai genitori . Paghiamo per tutto : vestiti , trucco , benzina , assicurazione , parte del costo dell' universita' . . . " .
Molti dei ragazzi che sono tornati a casa si preparano a un' estate di lavoro : chi in una banca , chi in un bar o in un fast food , chi in un negozio . Il lavoro part time li' non e' difficile da trovare .
Altra grande differenza , l' amore : " Per voi e' una cosa molto seria " , dice Heidi , " non e' insolito trovare un ragazzo e una ragazza che stanno assieme per un paio d' anni " . " I ragazzi italiani non sono cosi' ossessionati dal sesso come quelli americani " , sostiene Eugenie . " Come no ? , i miei amici lo erano eccome " , ribatte Noah . " Si' , ma solo a parole . Qui sono piu' calmi , parlano tanto ma non fanno niente . Invece in America c' e' l' usa e getta . No , qui siete piu' romantici " .
Karla in Italia si trova meglio perche' baciarsi e' piu' normale , meno impegnativo : " Io e i miei amici in America siamo molto affezionati , ci baciamo spesso , anche fra ragazze . Cosi' ci hanno accusato di essere lesbiche . Ma poi pensano che sia impossibile essere amica di un ragazzo e baciarlo senza starci assieme . Qui invece e' normale dare baci agli amici , anzi , se non lo si fa e' un' offesa . Adesso non so cosa faro' quando tornero' : mi comporto come un' italiana o come un' americana ? Vedremo ! " .
Ragazzi , qual e' la cosa che vi e' piaciuta di piu' durante quest' anno in Italia ? " I tortelloni " . " L' antichita' del paese " . " L' unita' della famiglia italiana . Negli Stati Uniti ci sono troppi divorzi " , afferma Wendy Poole , da Malibu in California a Modena . E le canzoni ? " La musica italiana non la conosco , perche' tutti i miei amici qui ascoltavano musica americana " , dice Noah . Sarah : " Pino Daniele " .
E la cosa che vi e' piaciuta di meno ? " I padri troppo severi " , si lamenta il biondissimo Brett Gradinger , che dal Missouri e' arrivato fino a Lecco , acquistando un perfetto accento lombardo . " Il nepotismo " , denuncia Sara Donaldson , da Washington a Torino , " qui si va avanti solo per conoscenze . Io all' universita' voglio fare ingegneria , e quando dico a qualche italiano che mio padre e' docente di ingegneria mi sento rispondere : ' ' Ah , adesso capisco perche' . . . ' ' " . Eugenie : " La lentezza di tutto , la burocrazia . Per esempio , una volta sono dovuta andare in un ufficio sanitario , quello con tre lettere . . . si' , la Usl . Dovevo fare una iniezione contro l' allergia , e mi hanno fatto fare file , riempire moduli e mettere timbri per due ore . E poi , qui a Milano stanno costruendo il metro' , no ? Quanti anni fa hanno cominciato ? E quando finiranno ? Fra due anni ? Mah . . . " . E per fortuna che Eugenie non conosce la storia dei metro' di Roma e di Napoli .
Alcuni vorrebbero che per prima cosa venisse restaurata Venezia , altri si preoccupano per i bimbi che chiedono l' elemosina di fronte alla stazione Termini a Roma . Ma nessuno , proprio nessuno , ha mai sentito contro di se' l' ombra di un antiamericanismo anche solo accennato . Eppure , dopo la strage di Fiumicino dello scorso Natale a molti di loro sono arrivate dagli Stati Uniti lettere o telefonate preoccupate dei genitori . " Non ho mai temuto niente " , assicura invece Brett , " anche perche' lo scontro Usa Libia non mi riguardava " . Come , Brett , non sei un patriota ? " Si' , si' , certo che lo sono " , si affretta a precisare , " ma io ero in Italia e non ci potevo fare assolutamente nulla " .
" Quando sono stata a Napoli " , racconta Wendy , " ho visto un gruppo di soldati americani assai grezzi , completamente ubriachi , che davano fastidio alla gente e che certo non hanno fatto fare una bella figura all' America . Il fatto e' che molti americani purtroppo pensano di essere superiori , i migliori " . " I soldati americani sono convinti che il loro compito e' quello di distruggere il comunismo nel mondo " , dice scettica Sarah . " Mio fratello e' andato volontario nella marina , adesso e' in Giappone . Io glielo dico sempre : mi raccomando , sta' attento a non fare la figura dell' ' ' Ugly american' ' , del cattivo americano " .
Adesso questi ragazzi americani sono tutti tornati a casa , e stanno raccontando il loro anno a parenti e amici : Sarah fra le macchine della General Motors di Flint , Noah fra i boschi del Massachusetts , Wendy sulla spiaggia di Malibu , Eugenie nel suo New Jersey , vicino a Bruce Springsteen , Brett e Karla sulle rive del Missouri . . . Racconteranno anche che l' Italia non brulica di terroristi , e che c' e' stato solo un piccolo cambiamento nel loro programma di quest' anno : sono ritornati a casa prendendo l' aereo a Milano invece che a Roma . Per non impressionare nessuno con il nome " Fiumicino " .
Mauro Suttora
Romantici come chi conosce il mestiere di vivere . Razzisti con il Sud peggio degli yankee con i negri . Scopriamo quale ritratto di noi riporta negli Usa un gruppo di ragazzi che ha vissuto un anno di scuola nel Bel Paese con i programmi di scambio Afs/Intercultura
di: Suttora Mauro
L'Europeo, 19 luglio 1986
I paninari ? Li odio , li odio tutti , sono stupidi , materialisti , vuoti . Quelli della mia scuola sono andati avanti per tre mesi a parlare delle loro scarpe , dei negozi dove era meglio andare a comprarle , dei vestiti , di Burghy . . . " .
A vederlo camminare per Milano , il diciassettenne Noah Elkin potrebbe essere un bellissimo paninaro . Paninaro doc : capelli corti , viso pulito e abbronzato , orologio colorato Swatch al polso . Ma doc soprattutto perche' Noah e' un americano purosangue del Massachusetts , con la mascella larga e gli occhi verdi . E invece no : questo tipico ragazzo dell' impero Usa disprezza i ragazzotti della provincia Italia che si dannano per assomigliare un po' di piu' agli americani .
Sono ritornati a casa all' inizio di luglio Noah e gli altri 50 giovani statunitensi che hanno passato quest' anno scolastico in Italia con una borsa di studio dell' associazione Intercultura . Eta' media 17 anni , hanno frequentato il terzo anno di scuole e licei sparsi in tutta la penisola , cosi' come piu' di 200 loro coetanei italiani hanno passato 12 mesi in famiglie e high school degli Stati Uniti .
Intercultura e , piu' in piccolo , Afsai (Associazione formazione scambi e attivita' interculturali) e Experiment international living sono le uniche organizzazioni che permettono a liceali di tutto il mondo di andare all' estero per dodici mesi senza perdere l' anno di scuola nel proprio paese (vedere il riquadro a pag . 28) .
Cosi' , ogni estate c' e' un andirivieni di migliaia di teenager che attraversano gli oceani (e in particolare l' Atlantico , perche' gli scambi Stati Uniti Europa occidentale rappresentano la grande maggioranza del totale) per andare a sperimentare un anno di vita normale all' estero , ospiti di scuole e famiglie .
È un momento particolare nei rapporti fra Italia e Stati Uniti . Nell' ottobre scorso l' Achille Lauro e il quasi scontro fra carabinieri e marines a Sigonella ; in dicembre l ' attentato a Fiumicino ; in marzo la " piccola guerra " della Sirte fra le navi americane e la Libia ; in aprile , infine , il bombardamento di Tripoli ordinato da Ronald Reagan . In mezzo , tante incomprensioni piccole e grandi fra i governi di Roma e Washington .
Risultato finale : l' ostracismo decretato dai turisti americani verso l' Italia e l' Europa , un po' per paura dei terroristi palestinesi , un po' per punire la " mollezza " degli alleati . Vacanze disdette , aerei semivuoti , accuse di opportunismo pacioso da una parte e controaccuse di rambismo sfrenato dall' altra .
Anche gli scambi culturali giovanili sono stati colpiti dalla " paura d' Europa " che pervade l' America : le universita' statunitensi hanno dovuto cancellare molti " stage " estivi a Roma , Venezia e Firenze per il forfeit dei partecipanti .
" Noi invece non abbiamo risentito di queste paure " , assicura Roberto Ruffino , segretario generale di Intercultura , " perche' i nostri programmi sono di durata piu' lunga , da due mesi a un anno , i partecipanti sono molto motivati , vivono in famiglia e ricevono un' adeguata preparazione e assistenza " .
Ma come hanno vissuto quest' anno un po' particolare i giovani americani ospitati in Italia ? " L' unica cosa che mi e' dispiaciuta " , rivela Noah , che a Milano e' stato ospitato dalla famiglia di un funzionario dei Cigahotels , " e' stato quando alcuni giovani hanno bruciato in piazza la bandiera americana durante la manifestazione dopo l' attacco di Tripoli " .
Fino ad allora Noah aveva partecipato con entusiasmo a tutti i cortei dei ragazzi dell' 85 : " E stata un' esperienza bellissima , sono andato anche alla dimostrazione di Roma in novembre . Negli Stati Uniti gli studenti non fanno piu' manifestazioni " . Pero' subito aggiunge , con concretezza americana : " Peccato che non abbiamo raggiunto alcun risultato : a gennaio era tutto gia' finito , e la Falcucci e' ancora li " .
Anche Sarah Riegle , come Noah , ha passato l' anno al liceo scientifico Vittorini di Milano , con tanto di occupazioni e cortei . E quella manifestazione di aprile contro Reagan e' stata l' unica a cui non e' voluta andare : " Era troppo sbilanciata , avrebbe dovuto essere contro tutti e due , Stati Uniti e Libia . Anch' io comunque ero molto arrabbiata con Reagan , e adesso che ritornero' a casa , a Flint nel Michigan , penso che litighero' con mio padre , che e' un repubblicano ultraconservatore . Lui non lo sapeva , ma il padre della famiglia che mi ha ospitato qui , un dirigente d' azienda , era comunista e portava sempre a casa l' Unita' , oltre al Corriere della Sera . Per chi voterei in Italia ? Mah , tutti questi partiti mi confondono . Forse a sinistra , ma non per i comunisti . Negli Stati Uniti sara' un problema : io sono d' accordo con Reagan per la politica interna , per quella estera no "
E' difficile trovare nelle high school americane ragazzi di buona cultura come quelli che abbiamo incontrato . Ma , in confronto con le degradate scuole italiane , quelle americane suscitano rimpianto , se non altro per le strutture : " Li' possiamo stare a scuola al pomeriggio e fare sport , teatro , musica " , spiega Eugenie Seifer , dal New Jersey a Milano . " Poi alla sera ci sono le ' ' high school dances' ' e gli spettacoli . Invece qui bisogna stare cinque ore tutti nella stessa aula al mattino e poi via , ognuno per conto suo a casa a fare i compiti . La scuola italiana e' pesantissima e non favorisce l' amicizia , non c' e' l' orgoglio di stare in una scuola e di fare il tifo per la propria squadra " .
" E un sistema arcaico " , rincara Noah , " per esempio in fisica non abbiamo imparato quasi niente perche' non abbiamo mai fatto esperimenti , e perche' per due mesi il prof ha continuato a interrogare , senza andare avanti col programma . Invece da noi un giorno si fa un test scritto , e basta . Certo , anche le interrogazioni hanno i loro pregi , insegnano a fare un discorso . Ma non bisogna esagerare " .
" Pero' qui si studia filosofia , da noi no " , dice Sarah . " Il mio professore era un dio , ho imparato moltissimo sulla Grecia e su Roma antica " .
Heidi Steinmetz , che viene dalla Silicon Valley californiana , culla dei computer , se la prende soprattutto con le cose da imparare a memoria : " E importante soprattutto esprimersi e pensare , perche' con l' invenzione del computer non serve piu' memorizzare per poi dimenticare i fatti e le date " .
L' immagine tipica dell' Italia , fra i giovani statunitensi , e' ancora quella portata in America dagli emigranti del Sud contadino . " Ma e' un problema reciproco : lo stereotipo dell' Italia per noi e' il Sud , mentre per molti di voi tutta l' America e' Dallas " , nota Mark Johnson , dal Connecticut a Biella .
Dice Noah : " Andare al Sud per me e' stata un' esperienza stupefacente : l' Italia e' veramente divisa in due , e il Sud rappresenta sul serio un altro mondo , totalmente diverso . Sono rimasto affascinato dalla varieta' dei dialetti , diversi dappertutto : dimostrano tutti i millenni di storia che si porta dietro l' Italia , e che ho studiato con enorme interesse . Ma il problema principale del vostro paese , secondo me , e' proprio la disparita' fra Nord e Sud , che andrebbe risolta al piu' presto " .
Sarah : " Appena arrivata l' anno scorso mi hanno portato due settimane in Puglia , e li' la vita e' veramente lenta come immaginavo che fosse in tutta Italia . E ho perfino incontrato qualche tipica mamma italiana che dice ai figli ' ' Mangia gli spaghetti' ' . . . " .
June Sample ha passato un anno a Treviso , e denuncia : " Per uno straniero che va a vivere nel Veneto la prima cosa che colpisce e' il clamoroso pregiudizio , a volte perfino l' odio , dimostrato da parte dei veneti contro le famiglie di immigrati dal Sud . C' e' una vera e propria separazione sociale , e qualsiasi contatto reciproco fra i gruppi e' scoraggiato , specialmente quando si tratta dei rapporti fra i giovani " .
Conferma Sarah : " E vero , al Nord c' e' molto razzismo verso i ' ' terroni' ' : quando la mia classe e' andata in gita scolastica in Umbria non abbiamo mai parlato con una classe di napoletani che stavano nello stesso albergo . Anche da me a Flint il 70 per cento della popolazione e' nera , ma i piu' simpatici e popolari a scuola sono proprio i giovani di colore".
I giovani Usa descrivono le abitudini degli italiani con distacco quasi antropologico . Un luogo comune che non e' stato intaccato , ma anzi e' uscito rafforzato dal loro anno in Italia , e' la " dolce vita " . Dice Heidi : " La vita qui e' molto piu' tranquilla . Non voglio dire che gli italiani non lavorino e siano pigri , ma danno molta importanza ai rapporti umani e al vivere senza fretta e furia . Per esempio , anche durante il lavoro scambiano spesso due parole su argomenti personali , sulla famiglia o sulla salute . Per voi sono importantissime anche le piccole cose quotidiane : bere un caffe' in un bar , leggere il giornale , comprare il pane , il latte , la verdura . . . Anche nel tempo libero vi accontentate di piccole cose : fare una passeggiata di sera in centro , mangiare e parlare con gli amici , riposare . Da noi e' molto diverso , perche' pensiamo che non fare cose importanti sia uno spreco di tempo .
" Questo vale soprattutto nello sport " , continua Heidi : " Gli italiani preferiscono vedere le partite piuttosto che giocarle . I giovani non fanno molto sport , soprattutto perche' sono molto impegnati con lo studio . Il tempo libero non lo trascorrono in attivita' organizzate : preferiscono stare con gli amici , e questo significa ' ' andare in giro' ' . In pizzeria , in un bar o in un posto fisso all' aperto si divertono molto anche senza far niente di preciso , a loro basta ridere e scherzare . Spesso neanche alle feste ci sono giochi o balli organizzati , ma i giovani si divertono lo stesso fra loro , senza alcol o droga come in America " .
" Si " , conferma Karla Shreckengaust , da Kansas City a Biella , " perche' da noi non si puo' bere fino a 21 anni , pero' i ragazzi bevono lo stesso e si ubriacano spesso . Qui e' meglio : si puo' bere , e non ci si ubriaca . Si puo' andare al bar anche solo per un cappuccino " . Negli Stati Uniti i giovani non possono bere , ma hanno la patente a 16 anni : " Cosi' ci sono tanti incidenti quando i ragazzi bevono e guidano . Ma con la macchina c' e' anche piu' responsabilita " , spiega Karla . " Infatti molti studenti americani lavorano e contemporaneamente vanno a scuola , che e' obbligatoria fino ai 18 anni . Per noi e' un orgoglio non dover chiedere soldi ai genitori . Paghiamo per tutto : vestiti , trucco , benzina , assicurazione , parte del costo dell' universita' . . . " .
Molti dei ragazzi che sono tornati a casa si preparano a un' estate di lavoro : chi in una banca , chi in un bar o in un fast food , chi in un negozio . Il lavoro part time li' non e' difficile da trovare .
Altra grande differenza , l' amore : " Per voi e' una cosa molto seria " , dice Heidi , " non e' insolito trovare un ragazzo e una ragazza che stanno assieme per un paio d' anni " . " I ragazzi italiani non sono cosi' ossessionati dal sesso come quelli americani " , sostiene Eugenie . " Come no ? , i miei amici lo erano eccome " , ribatte Noah . " Si' , ma solo a parole . Qui sono piu' calmi , parlano tanto ma non fanno niente . Invece in America c' e' l' usa e getta . No , qui siete piu' romantici " .
Karla in Italia si trova meglio perche' baciarsi e' piu' normale , meno impegnativo : " Io e i miei amici in America siamo molto affezionati , ci baciamo spesso , anche fra ragazze . Cosi' ci hanno accusato di essere lesbiche . Ma poi pensano che sia impossibile essere amica di un ragazzo e baciarlo senza starci assieme . Qui invece e' normale dare baci agli amici , anzi , se non lo si fa e' un' offesa . Adesso non so cosa faro' quando tornero' : mi comporto come un' italiana o come un' americana ? Vedremo ! " .
Ragazzi , qual e' la cosa che vi e' piaciuta di piu' durante quest' anno in Italia ? " I tortelloni " . " L' antichita' del paese " . " L' unita' della famiglia italiana . Negli Stati Uniti ci sono troppi divorzi " , afferma Wendy Poole , da Malibu in California a Modena . E le canzoni ? " La musica italiana non la conosco , perche' tutti i miei amici qui ascoltavano musica americana " , dice Noah . Sarah : " Pino Daniele " .
E la cosa che vi e' piaciuta di meno ? " I padri troppo severi " , si lamenta il biondissimo Brett Gradinger , che dal Missouri e' arrivato fino a Lecco , acquistando un perfetto accento lombardo . " Il nepotismo " , denuncia Sara Donaldson , da Washington a Torino , " qui si va avanti solo per conoscenze . Io all' universita' voglio fare ingegneria , e quando dico a qualche italiano che mio padre e' docente di ingegneria mi sento rispondere : ' ' Ah , adesso capisco perche' . . . ' ' " . Eugenie : " La lentezza di tutto , la burocrazia . Per esempio , una volta sono dovuta andare in un ufficio sanitario , quello con tre lettere . . . si' , la Usl . Dovevo fare una iniezione contro l' allergia , e mi hanno fatto fare file , riempire moduli e mettere timbri per due ore . E poi , qui a Milano stanno costruendo il metro' , no ? Quanti anni fa hanno cominciato ? E quando finiranno ? Fra due anni ? Mah . . . " . E per fortuna che Eugenie non conosce la storia dei metro' di Roma e di Napoli .
Alcuni vorrebbero che per prima cosa venisse restaurata Venezia , altri si preoccupano per i bimbi che chiedono l' elemosina di fronte alla stazione Termini a Roma . Ma nessuno , proprio nessuno , ha mai sentito contro di se' l' ombra di un antiamericanismo anche solo accennato . Eppure , dopo la strage di Fiumicino dello scorso Natale a molti di loro sono arrivate dagli Stati Uniti lettere o telefonate preoccupate dei genitori . " Non ho mai temuto niente " , assicura invece Brett , " anche perche' lo scontro Usa Libia non mi riguardava " . Come , Brett , non sei un patriota ? " Si' , si' , certo che lo sono " , si affretta a precisare , " ma io ero in Italia e non ci potevo fare assolutamente nulla " .
" Quando sono stata a Napoli " , racconta Wendy , " ho visto un gruppo di soldati americani assai grezzi , completamente ubriachi , che davano fastidio alla gente e che certo non hanno fatto fare una bella figura all' America . Il fatto e' che molti americani purtroppo pensano di essere superiori , i migliori " . " I soldati americani sono convinti che il loro compito e' quello di distruggere il comunismo nel mondo " , dice scettica Sarah . " Mio fratello e' andato volontario nella marina , adesso e' in Giappone . Io glielo dico sempre : mi raccomando , sta' attento a non fare la figura dell' ' ' Ugly american' ' , del cattivo americano " .
Adesso questi ragazzi americani sono tutti tornati a casa , e stanno raccontando il loro anno a parenti e amici : Sarah fra le macchine della General Motors di Flint , Noah fra i boschi del Massachusetts , Wendy sulla spiaggia di Malibu , Eugenie nel suo New Jersey , vicino a Bruce Springsteen , Brett e Karla sulle rive del Missouri . . . Racconteranno anche che l' Italia non brulica di terroristi , e che c' e' stato solo un piccolo cambiamento nel loro programma di quest' anno : sono ritornati a casa prendendo l' aereo a Milano invece che a Roma . Per non impressionare nessuno con il nome " Fiumicino " .
Mauro Suttora
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Saturday, July 05, 1986
I ventenni di Vicenza
BRAVI RAGAZZI, TUTTI PIZZA E CHIESA
Gente di provincia. Un' inchiesta rivela il vero volto dell' Italia che cresce piu in fretta
Divertimenti, famiglia, partiti, religione . . . Nel pianeta dei ventenni di Vicenza un professore inglese scopre molte verita' sulle regioni a piu' rapido sviluppo: Percy Allum e Ilvo Diamanti, sociologi, pubblicano per le Edizioni Lavoro un libro intitolato '50/'80 vent' anni
Europeo, 5 luglio 1986
di Mauro Suttora
"Atolaria la Vespa che la me piasaria tanto " : prenderei la Vespa che mi piacerebbe tanto . Questo il desiderio supremo di un muratore diciassettenne di Velo d' Astico (Vicenza) , consegnato alla storia nel 1954 in risposta a un questionario delle Acli . La domanda era : " Se il tuo stipendio fosse superiore ai bisogni personali o familiari , come impiegheresti quello che ti resta ? " . Le altre domande riguardavano il lavoro , la famiglia , la religione , la politica : una profonda ricognizione , insomma , sulla vita e i valori di quasi mille giovani dai 14 ai 26 anni nella provincia di Vicenza . E un campione rappresentativo di una zona d' Italia dominata allora come oggi dalla cultura cattolica e caratterizzata dall' economia diffusa di quelle imprese piccole e piccolissime che formano la " terza Italia " (Triveneto , Emilia , Toscana , Umbria , Marche) industrializzatasi lentamente e felicemente nel dopoguerra .
La preziosa indagine delle Acli e' stata riscoperta dopo trent' anni , sepolta negli archivi dell' organizzazione dei lavoratori cattolici , da Percy Allum e Ilvo Diamanti . Allum , docente all' Universita' di Reading , vicino a Londra , e' uno di quegli inglesi che , come lo storico Denis Mack Smith , conoscono l' Italia meglio di molti italiani : e' stato editorialista dell' Europeo e di Repubblica , e i suoi libri sulla Napoli del dopoguerra e Anatomia di una repubblica sono letti da tutti gli studenti di cose italiane nelle universita' d' Europa e d' America .
Da qualche anno trascorre lunghi periodi a Vicenza per analizzare a fondo le radici dell' ormai quarantennale potere democristiano in Italia e adesso , assieme a Diamanti (professore di sociologia a Padova) , pubblica un nuovo libro il cui titolo , ' 50 ' 80 vent' anni (Edizioni Lavoro) , e' solo apparentemente un errore tipografico . I vent' anni , infatti , non sono quelli fra il 1950 e il 1980 , ma l' eta' media dei giovani di Vicenza ai quali i due studiosi hanno riproposto oggi , un po' ampliato , il sondaggio del 1954 .
Ecco cosi' delinearsi due fotografie , abbastanza nitide , di quello che sono e pensano i giovani di oggi rispetto a quello che erano e pensavano i loro genitori quando avevano la stessa eta' . Che cos' e' cambiato a Vicenza e provincia negli ultimi trent' anni ? Molto . Negli anni Cinquanta i giovani contadini rappresentavano un quarto degli intervistati , oggi solo il 4 per cento . Inversamente , sono aumentati gli studenti : erano appena quattro su cento nel 1954 , adesso rappresentano un terzo del campione . Ma , soprattutto , questo periodo ha visto l' esplodere dell' industria . E a Vicenza quest' esplosione ha riguardato settori ad alta intensita' di lavoro con contenuti tecnologici relativamente bassi , oltre al tanto celebrato artigianato orafo .
Non c' e' stata rottura con l' assetto preesistente : e' nata la figura del " metalmezzadro " . Non c' e' da stupirsi quindi se , scendendo nel dettaglio , gli atteggiamenti dei giovani vicentini di oggi mostrano sorprendenti analogie con quelli dei loro coetanei di trent' anni fa .
Lavoro .
In provincia di Vicenza attualmente i giovani occupati sono il 15 per cento in piu' della media nazionale . Poca disoccupazione , quindi , e anche meno scuola : solo un 34 per cento di studenti , contro la media nazionale del 44 . In questo campo c' e' soddisfazione generalizzata , esattamente come trent' anni fa : entrambe le generazioni , infatti , rispondono per i tre quarti positivamente alla domanda : " Sei contento del tuo lavoro ? " . Nel 1954 gli unici infelici sono i contadini : " Si vive solo se si fa economia , senza vizi , senza divertimenti , con 12 ore di lavoro al giorno . Siamo quasi non compresi , per lo piu' considerati come ignoranti perche' molte volte non vestiamo bene e alla sera andiamo al bar " , scrive un giovane agricoltore di Schio . E la meta' dei giovani operai , pur ammettendo di aver scelto il proprio lavoro e dichiarandosene soddisfatti all' 80 per cento , considera il lavoro pesante e la paga scarsa : " Non sono contento " , scrive un meccanico di Marano , 19 anni , " dopo 10 ore faticose di essere calunniato e insultato dai padroni " .
Negli anni Ottanta la situazione felice dell' occupazione giovanile a Vicenza si riflette anche sui giudizi singoli : solo il 18 per cento ritiene il lavoro " una necessita' che purtroppo impedisce di vivere appieno " , mentre la stragrande maggioranza dei giovani lavoratori considera il proprio impiego come una libera scelta , una buona fonte di reddito , un luogo di incontri , rapporti umani e amicizia in un ambiente salubre . E , sia trent' anni fa sia oggi , una forte spinta all' iniziativa individuale , al lavoro autonomo : " Lavorare un po' di anni , imparare il lavoro , mettere da parte un po' di soldi e aprire un negozietto . . . " , sogna un apprendista orafo di 17 anni di Vicenza .
Tempo libero .
Trent' anni fa 44 su cento rispondevano " in famiglia " alla domanda " Come impiegheresti il tempo libero se ne avessi di piu' ? " . Allo sport andava il 45 per cento , a libri , riviste e gite il 36 , alle attivita' di assistenza il 27 e agli amici solo il 26 . E i soldi in piu' ? " Per l' avvenire " , si proponeva il 35 per cento , contro solo un 21 per cento di cicale disposte a spenderli in attivita' di piacere e in consumi puri e semplici . Ma anche oggi , nonostante la maggiore disponibilita' di tempo libero e di soldi , i giovani vicentini non praticano i " consumi vistosi " e continuano a spendere con grande prudenza . Proprio nell' anno della prima indagine , il 1954 , arrivava in Italia la televisione , e oggi stare di fronte al piccolo schermo e' il principale svago per il 70 per cento della gioventu' di Vicenza .
Per quanto riguarda le aspirazioni all' uso del tempo libero , comunque , in testa ci sono musica e amici . E nello spendere le loro 60 mila lire mensili (in media) che emerge la sobrieta' dei vicentini in erba . Dopo aver dato molti soldi in famiglia , piu' dei due terzi del loro stipendio , essi infatti affermano di impiegare i soldi in eccedenza soprattutto nel risparmio (56 per cento) , nella solidarieta' assistenziale (31) , nel farsi una casa propria (26) e nell' investimento in attivita' commerciali imprenditoriali (22) . Gli unici consumi " frivoli " (vestiti , stereo , dischi) sono terzi in graduatoria con il 28 per cento , mentre libri e giornali ottengono 4 punti in meno di preferenza . I luoghi di incontro con gli amici sono soprattutto le case private (19 per cento) , bar e pizzerie (19) e gli oratori (15 ) .
Alta l' esposizione ai mass media : oltre alla tv , il 60 per cento dei giovani legge spesso un giornale . Siamo nella media europea (un' indagine di Jean Stoetzel del 1984 assegna ai quotidiani un 57 per cento di lettori giovani regolari) , e naturalmente c' e' stato un grosso aumento rispetto agli anni Cinquanta , favorito dall' aumento della scolarita' . In particolare , i quotidiani locali (Il Giornale di Vicenza e Il Gazzettino) sono letti da 76 giovani su cento , (contro il 51 per cento nel 1954) , quelli nazionali dal 65 per cento (2 per cento) , la stampa cattolica (Famiglia Cristiana) dal 54 (9) , quella d' opinione (Europeo , Panorama) dal 45 (20) , i fumetti dal 44 (4) e i giornali sportivi dal 37 (solo dai maschi) , contro un 5 per cento del 1954 .
Famiglia .
Si trova in una situazione paradossale : nonostante la crisi di cui tanto si e' parlato negli ultimi vent' anni , nove giovani su dieci a Vicenza continuano a metterla al primo posto fra le istituzioni e i gruppi di cui hanno fiducia , e ci stanno senza troppe frizioni fino ai 25 30 anni . L' armonia e' notevole : alla domanda " Come ti trovi in famiglia ? " il 40 per cento ha risposto " bene " , il 42 " discretamente " e appena l' 8 " male " . E la stessa coesione degli anni Cinquanta : l' 85 per cento andava d' accordo col padre , l' 83 con i fratelli . Allora la famiglia rappresentava il centro della vita di ogni giovane , adesso invece si richiedono ancora alla famiglia affetto e aiuto materiale , ma con una forte dose di autonomia reciproca .
Religione .
" La ne ciava e la ne roba tutti i schei , perche' i ghe ne occore per dare a che la bruta troia de Chiesa " : questo drastico giudizio sulla Democrazia cristiana espresso nel questionario del 1954 da un giovane di Schio non rappresentava certo lo stato d' animo generale dell' epoca . A Vicenza infatti la religione e la Chiesa cattolica costituivano , piu' di qualsiasi altra istituzione , partiti compresi , la base dell' organizzazione sociale . Negli ultimi vent ' anni quest' egemonia sulla societa' e' venuta meno . " Ma non c' e' ostilita' nei confronti della Chiesa " , afferma Allum . I sacerdoti sono apprezzati piu' come assistenti sociali o animatori culturali che come " ministri di Dio " . " Aiutano a essere piu' leali , piu' sinceri , piu' attaccati al benessere della nostra patria , della famiglia e dell' anima " , diceva un contadino diciassettenne di Lugo nel 1954 . Ma anche oggi il 42 per cento dei giovani ammette che la religione ha aiutato le proprie scelte di vita . Non per niente il 35 per cento si dichiara praticante e un altro 48 per cento credente . Fra i minori di 19 anni la quota di credenti e praticanti sfiora addirittura il 90 per cento .
Politica .
In un contesto totalmente differente da quello degli anni Cinquanta , con la Democrazia cristiana che non e' piu' il comitato elettorale della diocesi ma un' organizzazione di burocrati , i giovani continuano comunque a garantire al partito cattolico la maggioranza assoluta . La repulsione per i partiti e' quasi totale : infatti l' 80 per cento (contro il 60 di trent' anni fa) considera doveroso partecipare alla vita politica , ma solo l' 8 per cento (contro il 19 del 1954) e' disposto a iscriversi a un partito . Questa estraneita' pero' non diventa astensione alle elezioni , perche' i giovani sono ben consci dell' importanza del voto : quasi un terzo lo indica come il maggiore mezzo di partecipazione . Ma i due strumenti piu' scelti sono l' " informazione " (61 per cento) e la partecipazione a gruppi locali nel quartiere , nel paese , in citta' (69 per cento) . Infatti molti si danno da fare nei gruppi di volontariato ed ecologici (solidarieta' " corta " , pragmatica , di cui si vedono i risultati) .
Mauro Suttora
Gente di provincia. Un' inchiesta rivela il vero volto dell' Italia che cresce piu in fretta
Divertimenti, famiglia, partiti, religione . . . Nel pianeta dei ventenni di Vicenza un professore inglese scopre molte verita' sulle regioni a piu' rapido sviluppo: Percy Allum e Ilvo Diamanti, sociologi, pubblicano per le Edizioni Lavoro un libro intitolato '50/'80 vent' anni
Europeo, 5 luglio 1986
di Mauro Suttora
"Atolaria la Vespa che la me piasaria tanto " : prenderei la Vespa che mi piacerebbe tanto . Questo il desiderio supremo di un muratore diciassettenne di Velo d' Astico (Vicenza) , consegnato alla storia nel 1954 in risposta a un questionario delle Acli . La domanda era : " Se il tuo stipendio fosse superiore ai bisogni personali o familiari , come impiegheresti quello che ti resta ? " . Le altre domande riguardavano il lavoro , la famiglia , la religione , la politica : una profonda ricognizione , insomma , sulla vita e i valori di quasi mille giovani dai 14 ai 26 anni nella provincia di Vicenza . E un campione rappresentativo di una zona d' Italia dominata allora come oggi dalla cultura cattolica e caratterizzata dall' economia diffusa di quelle imprese piccole e piccolissime che formano la " terza Italia " (Triveneto , Emilia , Toscana , Umbria , Marche) industrializzatasi lentamente e felicemente nel dopoguerra .
La preziosa indagine delle Acli e' stata riscoperta dopo trent' anni , sepolta negli archivi dell' organizzazione dei lavoratori cattolici , da Percy Allum e Ilvo Diamanti . Allum , docente all' Universita' di Reading , vicino a Londra , e' uno di quegli inglesi che , come lo storico Denis Mack Smith , conoscono l' Italia meglio di molti italiani : e' stato editorialista dell' Europeo e di Repubblica , e i suoi libri sulla Napoli del dopoguerra e Anatomia di una repubblica sono letti da tutti gli studenti di cose italiane nelle universita' d' Europa e d' America .
Da qualche anno trascorre lunghi periodi a Vicenza per analizzare a fondo le radici dell' ormai quarantennale potere democristiano in Italia e adesso , assieme a Diamanti (professore di sociologia a Padova) , pubblica un nuovo libro il cui titolo , ' 50 ' 80 vent' anni (Edizioni Lavoro) , e' solo apparentemente un errore tipografico . I vent' anni , infatti , non sono quelli fra il 1950 e il 1980 , ma l' eta' media dei giovani di Vicenza ai quali i due studiosi hanno riproposto oggi , un po' ampliato , il sondaggio del 1954 .
Ecco cosi' delinearsi due fotografie , abbastanza nitide , di quello che sono e pensano i giovani di oggi rispetto a quello che erano e pensavano i loro genitori quando avevano la stessa eta' . Che cos' e' cambiato a Vicenza e provincia negli ultimi trent' anni ? Molto . Negli anni Cinquanta i giovani contadini rappresentavano un quarto degli intervistati , oggi solo il 4 per cento . Inversamente , sono aumentati gli studenti : erano appena quattro su cento nel 1954 , adesso rappresentano un terzo del campione . Ma , soprattutto , questo periodo ha visto l' esplodere dell' industria . E a Vicenza quest' esplosione ha riguardato settori ad alta intensita' di lavoro con contenuti tecnologici relativamente bassi , oltre al tanto celebrato artigianato orafo .
Non c' e' stata rottura con l' assetto preesistente : e' nata la figura del " metalmezzadro " . Non c' e' da stupirsi quindi se , scendendo nel dettaglio , gli atteggiamenti dei giovani vicentini di oggi mostrano sorprendenti analogie con quelli dei loro coetanei di trent' anni fa .
Lavoro .
In provincia di Vicenza attualmente i giovani occupati sono il 15 per cento in piu' della media nazionale . Poca disoccupazione , quindi , e anche meno scuola : solo un 34 per cento di studenti , contro la media nazionale del 44 . In questo campo c' e' soddisfazione generalizzata , esattamente come trent' anni fa : entrambe le generazioni , infatti , rispondono per i tre quarti positivamente alla domanda : " Sei contento del tuo lavoro ? " . Nel 1954 gli unici infelici sono i contadini : " Si vive solo se si fa economia , senza vizi , senza divertimenti , con 12 ore di lavoro al giorno . Siamo quasi non compresi , per lo piu' considerati come ignoranti perche' molte volte non vestiamo bene e alla sera andiamo al bar " , scrive un giovane agricoltore di Schio . E la meta' dei giovani operai , pur ammettendo di aver scelto il proprio lavoro e dichiarandosene soddisfatti all' 80 per cento , considera il lavoro pesante e la paga scarsa : " Non sono contento " , scrive un meccanico di Marano , 19 anni , " dopo 10 ore faticose di essere calunniato e insultato dai padroni " .
Negli anni Ottanta la situazione felice dell' occupazione giovanile a Vicenza si riflette anche sui giudizi singoli : solo il 18 per cento ritiene il lavoro " una necessita' che purtroppo impedisce di vivere appieno " , mentre la stragrande maggioranza dei giovani lavoratori considera il proprio impiego come una libera scelta , una buona fonte di reddito , un luogo di incontri , rapporti umani e amicizia in un ambiente salubre . E , sia trent' anni fa sia oggi , una forte spinta all' iniziativa individuale , al lavoro autonomo : " Lavorare un po' di anni , imparare il lavoro , mettere da parte un po' di soldi e aprire un negozietto . . . " , sogna un apprendista orafo di 17 anni di Vicenza .
Tempo libero .
Trent' anni fa 44 su cento rispondevano " in famiglia " alla domanda " Come impiegheresti il tempo libero se ne avessi di piu' ? " . Allo sport andava il 45 per cento , a libri , riviste e gite il 36 , alle attivita' di assistenza il 27 e agli amici solo il 26 . E i soldi in piu' ? " Per l' avvenire " , si proponeva il 35 per cento , contro solo un 21 per cento di cicale disposte a spenderli in attivita' di piacere e in consumi puri e semplici . Ma anche oggi , nonostante la maggiore disponibilita' di tempo libero e di soldi , i giovani vicentini non praticano i " consumi vistosi " e continuano a spendere con grande prudenza . Proprio nell' anno della prima indagine , il 1954 , arrivava in Italia la televisione , e oggi stare di fronte al piccolo schermo e' il principale svago per il 70 per cento della gioventu' di Vicenza .
Per quanto riguarda le aspirazioni all' uso del tempo libero , comunque , in testa ci sono musica e amici . E nello spendere le loro 60 mila lire mensili (in media) che emerge la sobrieta' dei vicentini in erba . Dopo aver dato molti soldi in famiglia , piu' dei due terzi del loro stipendio , essi infatti affermano di impiegare i soldi in eccedenza soprattutto nel risparmio (56 per cento) , nella solidarieta' assistenziale (31) , nel farsi una casa propria (26) e nell' investimento in attivita' commerciali imprenditoriali (22) . Gli unici consumi " frivoli " (vestiti , stereo , dischi) sono terzi in graduatoria con il 28 per cento , mentre libri e giornali ottengono 4 punti in meno di preferenza . I luoghi di incontro con gli amici sono soprattutto le case private (19 per cento) , bar e pizzerie (19) e gli oratori (15 ) .
Alta l' esposizione ai mass media : oltre alla tv , il 60 per cento dei giovani legge spesso un giornale . Siamo nella media europea (un' indagine di Jean Stoetzel del 1984 assegna ai quotidiani un 57 per cento di lettori giovani regolari) , e naturalmente c' e' stato un grosso aumento rispetto agli anni Cinquanta , favorito dall' aumento della scolarita' . In particolare , i quotidiani locali (Il Giornale di Vicenza e Il Gazzettino) sono letti da 76 giovani su cento , (contro il 51 per cento nel 1954) , quelli nazionali dal 65 per cento (2 per cento) , la stampa cattolica (Famiglia Cristiana) dal 54 (9) , quella d' opinione (Europeo , Panorama) dal 45 (20) , i fumetti dal 44 (4) e i giornali sportivi dal 37 (solo dai maschi) , contro un 5 per cento del 1954 .
Famiglia .
Si trova in una situazione paradossale : nonostante la crisi di cui tanto si e' parlato negli ultimi vent' anni , nove giovani su dieci a Vicenza continuano a metterla al primo posto fra le istituzioni e i gruppi di cui hanno fiducia , e ci stanno senza troppe frizioni fino ai 25 30 anni . L' armonia e' notevole : alla domanda " Come ti trovi in famiglia ? " il 40 per cento ha risposto " bene " , il 42 " discretamente " e appena l' 8 " male " . E la stessa coesione degli anni Cinquanta : l' 85 per cento andava d' accordo col padre , l' 83 con i fratelli . Allora la famiglia rappresentava il centro della vita di ogni giovane , adesso invece si richiedono ancora alla famiglia affetto e aiuto materiale , ma con una forte dose di autonomia reciproca .
Religione .
" La ne ciava e la ne roba tutti i schei , perche' i ghe ne occore per dare a che la bruta troia de Chiesa " : questo drastico giudizio sulla Democrazia cristiana espresso nel questionario del 1954 da un giovane di Schio non rappresentava certo lo stato d' animo generale dell' epoca . A Vicenza infatti la religione e la Chiesa cattolica costituivano , piu' di qualsiasi altra istituzione , partiti compresi , la base dell' organizzazione sociale . Negli ultimi vent ' anni quest' egemonia sulla societa' e' venuta meno . " Ma non c' e' ostilita' nei confronti della Chiesa " , afferma Allum . I sacerdoti sono apprezzati piu' come assistenti sociali o animatori culturali che come " ministri di Dio " . " Aiutano a essere piu' leali , piu' sinceri , piu' attaccati al benessere della nostra patria , della famiglia e dell' anima " , diceva un contadino diciassettenne di Lugo nel 1954 . Ma anche oggi il 42 per cento dei giovani ammette che la religione ha aiutato le proprie scelte di vita . Non per niente il 35 per cento si dichiara praticante e un altro 48 per cento credente . Fra i minori di 19 anni la quota di credenti e praticanti sfiora addirittura il 90 per cento .
Politica .
In un contesto totalmente differente da quello degli anni Cinquanta , con la Democrazia cristiana che non e' piu' il comitato elettorale della diocesi ma un' organizzazione di burocrati , i giovani continuano comunque a garantire al partito cattolico la maggioranza assoluta . La repulsione per i partiti e' quasi totale : infatti l' 80 per cento (contro il 60 di trent' anni fa) considera doveroso partecipare alla vita politica , ma solo l' 8 per cento (contro il 19 del 1954) e' disposto a iscriversi a un partito . Questa estraneita' pero' non diventa astensione alle elezioni , perche' i giovani sono ben consci dell' importanza del voto : quasi un terzo lo indica come il maggiore mezzo di partecipazione . Ma i due strumenti piu' scelti sono l' " informazione " (61 per cento) e la partecipazione a gruppi locali nel quartiere , nel paese , in citta' (69 per cento) . Infatti molti si danno da fare nei gruppi di volontariato ed ecologici (solidarieta' " corta " , pragmatica , di cui si vedono i risultati) .
Mauro Suttora
Wednesday, July 02, 1986
Diventeranno famosi: Franco Porcelli
Come organizzare un proficuo anno di studio negli Usa
Europeo, luglio 1986
Sono ormai molti gli italiani che da giovani hanno approfittato della possibilita' , fornita da un Regio decreto del 1925 , che permette di fare un anno di scuola superiore all' estero senza perdere l' anno in Italia . Fra i pionieri degli anni Cinquanta sono stati " foreign exchange student " negli Stati Uniti e in altri paesi di tutto il mondo anche nomi poi diventati famosi , come il segretario liberale Renato Altissimo , il giornalista Gianluigi Melega o il deputato dc Angelo Sanza ; piu' recentemente hanno frequentato l' ultimo anno della " high school " americana (che dura 4 anni) i rampolli Barilla e Bassetti , nonche' il cardiochirurgo Carlo Marcelletti , primario del Bambin Gesu' a Roma .
Molti di questi studenti mantengono anche in seguito forti legami con gli Stati Uniti : e' il caso , per esempio , di Franco Porcelli , un brillante ventisettenne di Novara che dopo un anno passato in Massachusetts e' tornato in Italia , si e' laureato in fisica alla Normale di Pisa ed e' quindi ripartito per Boston , dove adesso lavora al prestigioso Mit (Massachusetts Institute of technology) nell' equipe che si occupa della fusione atomica . Sono due le organizzazioni piu' rodate che in Italia si occupano di questi scambi (oltre ai rotariani , che hanno un programma riservato ai figli dei soci) : Intercultura (piazza S . Pantaleo 3 , Roma Tel . 06 6877241) e Afsai (via S . Alessio 24 tel . 06 5740405) . Il costo di un anno all' estero varia da uno a sette milioni , secondo il reddito familiare , e sono disponibili numerose borse di studio . All' estero si e' ospitati da famiglie accuratamente selezionate , ma che non ricevono alcun compenso , e lo stesso avviene in Italia : Intercultura e Afsai sono quindi in perenne ricerca di famiglie italiane che accolgano per un anno un ragazzo straniero .
Per partecipare alla selezione bisogna avere 16 anni , superare degli esami e disporre di un buon curriculum scolastico . Non e' necessario conoscere benissimo la lingua del paese ospitante . dopo i primi due mesi di parmanenza , volenti o nolenti , la si impara automaticamente . Prima di partire si svolgono numerosi incontri di preparazione , cosi' come alla fine dell' anno ci sono incontri di valutazione . Durante il periodo trascorso all' estero , poi , sono numerosi i week end di riunioni e le feste organizzate per far incontrare gli studenti stranieri . Negli Stati Uniti si frequenta una normale scuola superore (con contorno di partite di football , basket e baseball) , e si prende il diploma di " high school " come un qualsiasi ragazzo americano . L' Afsai organizza anche soggiorni di lavoro sociale in Scandinavia , mentre Intercultura offre programmi estivi di due mesi da e per gli Stati Uniti .
Mauro Suttora
Europeo, luglio 1986
Sono ormai molti gli italiani che da giovani hanno approfittato della possibilita' , fornita da un Regio decreto del 1925 , che permette di fare un anno di scuola superiore all' estero senza perdere l' anno in Italia . Fra i pionieri degli anni Cinquanta sono stati " foreign exchange student " negli Stati Uniti e in altri paesi di tutto il mondo anche nomi poi diventati famosi , come il segretario liberale Renato Altissimo , il giornalista Gianluigi Melega o il deputato dc Angelo Sanza ; piu' recentemente hanno frequentato l' ultimo anno della " high school " americana (che dura 4 anni) i rampolli Barilla e Bassetti , nonche' il cardiochirurgo Carlo Marcelletti , primario del Bambin Gesu' a Roma .
Molti di questi studenti mantengono anche in seguito forti legami con gli Stati Uniti : e' il caso , per esempio , di Franco Porcelli , un brillante ventisettenne di Novara che dopo un anno passato in Massachusetts e' tornato in Italia , si e' laureato in fisica alla Normale di Pisa ed e' quindi ripartito per Boston , dove adesso lavora al prestigioso Mit (Massachusetts Institute of technology) nell' equipe che si occupa della fusione atomica . Sono due le organizzazioni piu' rodate che in Italia si occupano di questi scambi (oltre ai rotariani , che hanno un programma riservato ai figli dei soci) : Intercultura (piazza S . Pantaleo 3 , Roma Tel . 06 6877241) e Afsai (via S . Alessio 24 tel . 06 5740405) . Il costo di un anno all' estero varia da uno a sette milioni , secondo il reddito familiare , e sono disponibili numerose borse di studio . All' estero si e' ospitati da famiglie accuratamente selezionate , ma che non ricevono alcun compenso , e lo stesso avviene in Italia : Intercultura e Afsai sono quindi in perenne ricerca di famiglie italiane che accolgano per un anno un ragazzo straniero .
Per partecipare alla selezione bisogna avere 16 anni , superare degli esami e disporre di un buon curriculum scolastico . Non e' necessario conoscere benissimo la lingua del paese ospitante . dopo i primi due mesi di parmanenza , volenti o nolenti , la si impara automaticamente . Prima di partire si svolgono numerosi incontri di preparazione , cosi' come alla fine dell' anno ci sono incontri di valutazione . Durante il periodo trascorso all' estero , poi , sono numerosi i week end di riunioni e le feste organizzate per far incontrare gli studenti stranieri . Negli Stati Uniti si frequenta una normale scuola superore (con contorno di partite di football , basket e baseball) , e si prende il diploma di " high school " come un qualsiasi ragazzo americano . L' Afsai organizza anche soggiorni di lavoro sociale in Scandinavia , mentre Intercultura offre programmi estivi di due mesi da e per gli Stati Uniti .
Mauro Suttora
Saturday, June 28, 1986
Scuola superiore di Pubblica amministrazione
Ambizioni nazionali. I supercorsi che formano i manager dello stato
NON BASTA ANDARE A CORTE PER SERVIRE LA REPUBBLICA
Quattro sedi, di cui una nella reggia dei Borboni a Caserta. Ma pochi mezzi. La scuola della pubblica amministrazione dovrebbe preparare commis d'Etat, come l'Ena francese. Invece sforna burocrati delusi. Ecco perché
di Mauro Suttora
Europeo, 28 giugno 1986
"Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l'assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all' ufficio competente, che sta creando".
Questa surreale citazione, estratta dal Diario notturno di Ennio Flaiano, la troviamo a pagina 13 del libretto con cui si presenta al pubblico la Scuola superiore della pubblica amministrazione. Ai dirigenti della scuola non difetta il senso dell'humour e dell'autoironia: prendere in giro se stessi non è facile per nessuno, men che meno per dei sussiegosi burocrati statali. Ai quali per di più, poche settimane fa, è toccato ingoiare l'ennesima pillola amara: una ricerca dell'Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) ha decretato che l'Italia ha il primato negativo europeo in fatto di formazione del personale pubblico.
Sabino Cassese, professore di diritto amministrativo all'Università di Roma, uno dei massimi conoscitori della macchina dello Stato, ha puntato in particolare il dito sulla Scuola superiore, nata nel 1962 con la nascosta ambizione di diventare la versione italiana dell'Ena, la celebre scuola nazionale di amministrazione di Parigi che sforna ministri e presidenti: "La nostra scuola doveva creare una nuova classe dirigente per cambiare l'amministrazione, e invece è stata costretta ad adeguarsi a essa, al suo livello più basso, fallendo lo scopo".
Il quadro e veramente così nero? Davvero non c'è speranza per il nostro Stato, che fornisce servizi scadenti in ogni campo (poste, ferrovie, scuola, sanità) e a costi altissimi (l'amministrazione pubblica ingoia oggi il 60 per cento del reddito nazionale contro il 30 per cento di solo vent'anni fa)?
È evidente a tutti che il nodo centrale per il futuro dell'Italia , adesso che le imprese private sono tornate a guadagnare e sprizzano energia, sta nel risanamento dei servizi pubblici, sia statali che regionali. Basta con la polvere, l'inefficienza, le inutili complicazioni, le tre ore di lavoro medio giornaliero. Viva la produttività, la snellezza, la rapidità. Per cambiare l'amministrazione pubblica, uomini nuovi. E dovrà essere la Scuola superiore a prepararli, nelle sue quattro sedi sparse in Italia: Roma , Caserta, Reggio Calabria e Bologna.
Ma gli uomini nuovi nasceranno? E quando? Per ora, non nascono. Anzi: il primo corso di sei mesi per dirigenti del ministero delle Poste è miseramente abortito in aprile. Motivo: alcuni candidati esclusi hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato, che ha bloccato tutto dopo ben quattro mesi di lezioni. Così, dopo aver aspettato per anni la legge del 1984 che istituisce i corsi per manager pubblici , la burocrazia come al solito si morde la coda e inciampa nei suoi stessi cavilli. Niente da fare : ai manager privati continuera' a pensare la Bocconi , mentre quelli pubblici restano una specie indesiderabile, vittime di quella che Ettore Rotelli, docente di spicco della scuola , descrive come "la diuturna lotta dei ministeri "per strapparsi l'un l'altro le competenze residue dopo la grande abbuffata (e i grandi sprechi) delle Regioni . Ma andiamo a vedere da vicino come funziona, e come potrebbe funzionare, la Scuola superiore, finora mancata Ena italiana.
La sede centrale e ' a Roma , in una palazzina al Foro Italico . Ma lo spazio e' scarso , cosicché gli uffici della direzione sono dall' altra parte del Tevere , agli ultimi piani del ministero per la Ricerca Scientifica. La scuola dipende direttamente dalla presidenza del Consiglio , attraverso il ministro senza portafoglio della Funzione Pubblica , che da tre anni e' il dc Remo Gaspari. Direttore della scuola è dal 1977 Domenico Macrì, un calabrese piccolo , segaligno e scattante di 63 anni . Lavora in regime di proroga , perche' i partiti non riescono ad accordarsi sul nome del suo successore . Macri' e' il direttore di una scuola senza professori e senza personale . Infatti chi lavora nella Scuola superiore viene " comandato " di anno in anno a quell' incarico dal proprio ministero , nei cui ruoli continua a figurare . In teoria , ciascun ministero potrebbe riprendersi i suoi funzionari e dirigenti " prestati " . Il direttore Macri respinge subito ogni confronto con l' Ena francese (vedere il riquadro a pag . 26) : " Quella e' una scuola d' elite , ristretta ai dirigenti e con corsi lunghissimi . Noi siamo una cosa diversa : organizziamo corsi di aggiornamento e formazione per i vari ministeri , e dal 1979 abbiamo iniziato quelli di reclutamento " . I neolaureati ammessi alla Scuola superiore dopo un concorso piuttosto severo (la media e' di un posto ogni dieci domande) non diventano dirigenti , come in Francia : al termine del corso retribuito di un anno chi viene assunto (i cinque sesti dei partecipanti , contro i due sesti in Francia) diventa impiegato ai due livelli piu' alti dell' amministrazione pubblica . La selezione durante il corso pero' e' inesistente , perche' gli allievi che nel frattempo vincono concorsi piu' prestigiosi (magistratura , notai) se ne vanno , liberando molti posti . Se a Roma c' e' la direzione della scuola , la sede piu' prestigiosa e' a Caserta : occupa un intero settore della famosa Reggia , con saloni , quadri e stucchi . Mentre i Borboni ci misero un secolo per costruire la loro fastosa dimora , il direttore Macri' e' in guerra da dieci anni con le altre branche dello Stato per realizzare il suo vecchio sogno : un college per gli allievi . Quella che all' estero e' prassi normale , un collegio residenziale per gli studenti che vengono da fuori , qui da noi ha assunto i contorni di una pretesa fantasmagorica . Solo adesso cominciano i lavori per ricavare una cinquantina di stanze in una delle due ali della facciata , dopo che un reggimento di cavalleria aveva resistito per anni , non volendo mollare le proprie stalle ai futuri manager dello Stato .
Entriamo nell' aula dove si sta svolgendo un " master " del ministero delle Finanze per ispettori delle imposte dirette . Eccoli qui coloro che scopriranno tutte le falsita' contenute nelle dichiarazioni Irpef e si batteranno contro gli evasori fiscali per il bene dello Stato . Per adesso la discussione verte sul primo comma dell' articolo 52 del secondo titolo del decreto 596 per la determinazione del reddito d' impresa . E l' una , fa caldo , e gli allievi sono desiderosi di tornarsene in macchina a Napoli . Da li' viene la maggioranza dei fortunati 114 che hanno superato le forche caudine del concorso con duemila domande iniziali . Fortunati ? " Si' , rispetto a quelli che sono capitati qui da La Spezia o da Bari , e che si devono mantenere lontani da casa con un milione al mese , siamo fortunati " , riconosce Renato Di Gennaro , 34 anni , laureato in giurisprudenza ed economia e commercio , chissa' quanti concorsi alle spalle . " Ma dopo ? Sappiamo gia' che andremo quasi tutti al Nord . Ce la faremo ad affittare una casa , a mantenere la moglie , i figli , la macchina ? " .
Ecco Marina Maiella, 26 anni, dottoressa in legge: "Già sappiamo in partenza quale sara' la nostra carriera : il massimo che possa capitarci e' diventare , a 40 o 50 anni , dirigenti , e di raggiungere lo stipendio di un milione e mezzo " . Cosi' , la principale aspirazione di questi servitori dello Stato , una volta catapultati a Bolzano o a Pordenone , e' quella di mettersi in proprio , di aprire uno studio di commercialista , e di insegnare ai propri clienti i trucchi per non pagare le tasse , gli stessi che lo Stato adesso sta insegnando loro a scoprire . C' e' di peggio , perche' ormai la tacita convenzione fra Stato e statali e' : io ti do pochi soldi , tu in cambio hai pomeriggi e sabati liberi , cosi' fai quel che vuoi . E finche' un professore da' lezioni private nulla di male , ma le consulenze clandestine in settori piu ' delicati si tramutano spesso in favori , tangenti e prigione .
Ma perche' lo Stato non arruola i suoi manager , come una qualunque azienda , tra i neolaureati piu' brillanti nelle universita' specializzate , come la Bocconi o la Luiss ? Giriamo le domande al direttore Macri' : " Il vero problema non e' la retribuzione che lo Stato offre . Certo , sono importanti anche i soldi , ma la pubblica amministrazione puo' valorizzare la gente anche in altro modo . C' e' il potere , il prestigio . . . In nessuna nazione estera gli stipendi dei funzionari pubblici son particolarmente allettanti , ma li' e' grande il riconoscimento sociale . E , poi , molta gente fa questo mestiere anche per vocazione " . Le statistiche , pero' , dimostrano che in Italia la scelta della carriera statale viene compiuta soprattutto in mancanza di meglio . " Che opportunita' abbiamo noi giovani meridionali ? " , si chiede sfiduciata la signorina Maiella . " Aziende private al Sud non ce n' e' . Il prestigio , il potere ? Al settimo livello dei quadri direttivi certamente no " .
Le feroci resistenze a far nascere nella Scuola superiore anche i dirigenti , come all' Ena francese , sono proprio il diretto risultato di questa frustrazione , che pervade le decine di migliaia di quadri direttivi : gia' oggi sono sovrabbondanti , e premono per la promozione a dirigenti . Cosi' , paradossalmente , ogni giovane formato alla Scuola superiore rappresenta un cadavere in piu' sul quale un bocconiano rampante dovrebbe passare per diventare dirigente a trent' anni , come accade nel settore privato . Si chiude insomma un vero e proprio circolo vizioso , che garantisce solo una cosa : l' impossibilita' di creare veri manager statali per i prossimi decenni . " A questo primo corso dirigenziale delle Poste " , si lamenta Macrì, "mi hanno mandato gente di 55 anni, che diventa dirigente per anzianità, per diritti acquisiti, automaticamente. Come si può fare un master per manager in queste condizioni? Promuoveteli direttamente, e buonanotte!"
Allora, l'Ena resta un sogno proibito?
"L'Ena è una conseguenza, non una causa", spiega Macrì. "Fa parte di un sistema che valorizza i tecnici, dove c' e' una vera divisione dei poteri e i politici rispettano l' autonomia degli esperti . La riforma sanitaria in Italia non va bene perche' non l' hanno fatta fare ai tecnici . Noi nei concorsi scegliamo sempre i molto colti , che pero' hanno quasi sempre una visione settoriale, sono i piu' spigolosi , con poca voglia di lavorare . Invece allo Stato servono soprattutto i tenaci, i volitivi. Perché anche nella burocrazia alla fin fine dipende tutto dagli uomini, e c'è necessita' e spazio per l' iniziativa individuale , per chi non nasconde la propria pigrizia dietro ai regolamenti e alle leggi". Leggi che, fra l'altro, i politici fanno troppo spesso senza ascoltare il parere dei tecnici. Perfino il decreto del presidente del Consiglio che disciplina la Scuola superiore è, nel suo genere, un piccolo gioiello: si preoccupa addirittura di stabilire che la ricreazione dura dalle 10.30 alle 11. Come se si trattasse di una scuola elementare, e non di un master per manager.
"Diciamo le cose come stanno: il legislatore si è occupato della Scuola superiore durante una passeggiata", e' il duro giudizio di Massimo Severo Giannini, uno dei pochi ministri competenti che l'amministrazione pubblica abbia mai avuto. E che adesso, a sette anni di distanza dal suo storico ma inascoltato rapporto sulle disfunzioni dello Stato, non esita a dichiarare: "Le funzioni veramente pubbliche erogate dallo Stato sono in realtà pochissime: esteri, difesa, polizia… Tutto il resto può benissimo essere gestito con criteri privatistici, puramente manageriali". Che la Scuola superiore di pubblica amministrazione si debba allora trasferire da Caserta a Milano, come ha una volta proposto Giulio Andreotti?
Mauro Suttora
Saturday, March 29, 1986
Saturday, March 15, 1986
Filippine, cade Marcos: parla Gene Sharp
LOTTA NORMALE SENZA FARSI MALE
Un grande esperto di disobbedienza civile nonviolenta spiega la rivoluzione filippina
di Mauro Suttora
Europeo, 15 marzo 1986
(Il 25 febbraio 1986 il presidente delle Filippine Ferdinand Marcos scappa all'estero dopo un'imponente rivolta popolare pacifica. Gli succede Corazon Aquino)
La nonviolenza ha vinto nelle incredibili giornate di Manila. Com'è potuto accadere? Ecco il parere di Gene Sharp, 58 anni, professore all'università di Harvard (Usa), massimo teorico vivente delle pratiche gandhiane:
"Azione nonviolenta è un termine generico che comprende moltissime tecniche di protesta, non collaborazione e intervento. Ma non si tratta di un metodo passivo: non è assenza di azione, è un'azione che è nonviolenta. Il suo presupposto è molto semplice: i sudditi hanno la possibilità di disobbedire alle leggi e ai governi che non accettano, perché il potere è in realtà nelle loro mani".
Anche nel caso di una dittatura?
"La servitù è sempre volontaria, in misura maggiore o minore. Lo constatava già nel XVI° secolo il filosofo francese Etienne de la Boétie, e prima di lui perfino Niccolò Machiavelli, quando scriveva che il Principe 'quanta più crudeltà usa, tanto più debole diventa il suo principato'.
Quando il consenso viene tolto, anche il peggior tiranno diventa un uomo qualsiasi. Il potenziale militare del governante può rimanere intatto, i suoi soldati incolumi, gli edifici del governo intatti, ma tutto è cambiato. È una legge scientifica.
È capitato in India con Gandhi, in Iran contro lo Scià nel 1978, e adesso nelle Filippine. Ma il primo episodio di disobbedienza civile collettiva registrato dalla storia accadde proprio da voi, a Roma, nel 494 avanti Cristo. Quando ai plebei, invece di uccidere i consoli, bastò ritirarsi sul Monte Sacro per ottenere maggiori diritti. E nessuno lo ricorda mai, ma anche la prima rivoluzione russa del febbraio 1917, quella menscevica, fu prevalentemente nonviolenta".
Invece in Cecoslovacchia nel 1968 e in Polonia nel 1980-81 i nonviolenti hanno perso.
"Sì, ma in Cecoslovacchia i sovietici riuscirono a normalizzare la situazione soltanto nell'aprile 1969, dopo otto mesi di resistenza. E in Polonia Solidarnosc è ancora attivissima, seppur nella clandestinità.
L'azione nonviolenta è un metodo: si può vincere, si può perdere. Ma, in ogni caso, quante vite si risparmiano usando le armi della nonviolenta? L'esempio delle Filippine, inoltre, sfata un luogo comune: che la nonviolenza possa avere successo solo in tempi molto lunghi. Sono bastati 18 giorni a Corazon Aquino per vincere".
Mauro Suttora
Un grande esperto di disobbedienza civile nonviolenta spiega la rivoluzione filippina
di Mauro Suttora
Europeo, 15 marzo 1986
(Il 25 febbraio 1986 il presidente delle Filippine Ferdinand Marcos scappa all'estero dopo un'imponente rivolta popolare pacifica. Gli succede Corazon Aquino)
La nonviolenza ha vinto nelle incredibili giornate di Manila. Com'è potuto accadere? Ecco il parere di Gene Sharp, 58 anni, professore all'università di Harvard (Usa), massimo teorico vivente delle pratiche gandhiane:
"Azione nonviolenta è un termine generico che comprende moltissime tecniche di protesta, non collaborazione e intervento. Ma non si tratta di un metodo passivo: non è assenza di azione, è un'azione che è nonviolenta. Il suo presupposto è molto semplice: i sudditi hanno la possibilità di disobbedire alle leggi e ai governi che non accettano, perché il potere è in realtà nelle loro mani".
Anche nel caso di una dittatura?
"La servitù è sempre volontaria, in misura maggiore o minore. Lo constatava già nel XVI° secolo il filosofo francese Etienne de la Boétie, e prima di lui perfino Niccolò Machiavelli, quando scriveva che il Principe 'quanta più crudeltà usa, tanto più debole diventa il suo principato'.
Quando il consenso viene tolto, anche il peggior tiranno diventa un uomo qualsiasi. Il potenziale militare del governante può rimanere intatto, i suoi soldati incolumi, gli edifici del governo intatti, ma tutto è cambiato. È una legge scientifica.
È capitato in India con Gandhi, in Iran contro lo Scià nel 1978, e adesso nelle Filippine. Ma il primo episodio di disobbedienza civile collettiva registrato dalla storia accadde proprio da voi, a Roma, nel 494 avanti Cristo. Quando ai plebei, invece di uccidere i consoli, bastò ritirarsi sul Monte Sacro per ottenere maggiori diritti. E nessuno lo ricorda mai, ma anche la prima rivoluzione russa del febbraio 1917, quella menscevica, fu prevalentemente nonviolenta".
Invece in Cecoslovacchia nel 1968 e in Polonia nel 1980-81 i nonviolenti hanno perso.
"Sì, ma in Cecoslovacchia i sovietici riuscirono a normalizzare la situazione soltanto nell'aprile 1969, dopo otto mesi di resistenza. E in Polonia Solidarnosc è ancora attivissima, seppur nella clandestinità.
L'azione nonviolenta è un metodo: si può vincere, si può perdere. Ma, in ogni caso, quante vite si risparmiano usando le armi della nonviolenta? L'esempio delle Filippine, inoltre, sfata un luogo comune: che la nonviolenza possa avere successo solo in tempi molto lunghi. Sono bastati 18 giorni a Corazon Aquino per vincere".
Mauro Suttora
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