Solitudini organizzate: un club davvero singolare
È una Lega con regole severissime. Per farne parte bisogna sapersi stirare le camicie e riciclare gli avanzi di pollo. I primi iscritti sono 40. Ma potrebbero diventare 6 milioni
di Mauro Suttora
Europeo, 27 dicembre 1986
L'articolo piu' oscuro dello statuto e' il numero nove: "Il vero singolo e' nato da un riccio". Ma soccorre subito un commento preparato dagli stessi singles, i non sposati e non conviventi che hanno fondato ad Asti la loro Lega: "Ci ricolleghiamo in parte alla tradizione gnostica e alchemica dell'Occidente, in parte ai fumetti underground americani: abbiamo scelto come simbolo il riccio perche' e' un animale solitario, spinoso, difficile da avvicinare e misterioso".
Dopo Arci gay, Arci caccia, Arci kids e Arci gola, ecco l'ultima trovata buontempona di alcuni iscritti all'organizzazione ricreativa della sinistra: l'Arci singles.
"Ma non siamo ne' un club per cuori solitari", mette le mani avanti il segretario Gabriele Biglino, falegname astigiano di 38 anni, "e nemmeno ci ispiriamo ai vari manuali per single boys e single girls: non siamo gente ricca o famosa, vogliamo risolvere i nostri piccoli problemi pratici di ogni giorno".
Problemi piccoli ma noiosi: stirare, per esempio. Poiche' agli iscritti della Lega (40 finora, con 24 donne) e' proibito farsi lavare gli abiti sporchi dalla mamma, per identificare un single bastera' alzargli il golf: se la camicia non e' stirata , vuol dire che il consiglio dei soci piu' esperti (stirare solo il colletto, almeno d'inverno) e' stato seguito a dovere. "
E poi c'e' il riciclaggio dei cibi avanzati", incalza Biglino, seduto a un tavolo di Spaghetti Jazz, il locale preferito dei singles di Asti. "Purtroppo la nostra non e' una societa' a misura di single, quindi mancano le confezioni monodose: tutto e' previsto per le famiglie. Cosi' il single produce molti avanzi, e deve saperli riutilizzare. Il pollo, per esempio: lo si fa arrosto, ma poi lo si puo' trasformare in insalata, sugo, polpette".
Per i single piu' pigri la Lega chiede mense a buon mercato. A quelli piu' intraprendenti propone lavatrici con lavaggi da due chili invece che cinque. "Oppure le mani e i mastelli", consiglia Biglino. "Su questo punto siamo molto severi: i nostri iscritti devono essere veramente autosufficienti. Una volta siamo piombati a casa di una ragazza che aveva fatto domanda di iscrizione, ma che si ostinava a ricorrere alla mamma per il bucato. Abbiamo misurato il bagno, e stabilito che li' una lavatrice c'entrava benissimo: la sua domanda e' stata respinta".
Per ora non ci sono progetti di trasformare l'Arci singles in una organizzazione nazionale: chi vuole aderire deve fare una capatina ad Asti e subire un piccolo esame da parte di Biglino, unico depositario del timbro col riccio da applicare alla tessera.
"Ma se nessun partito ci prendera' sul serio", dichiara bonariamente bellicoso Michele Nieddu, 50 anni, sarto e presidente della Lega, "formeremo un partito e ci presenteremo alle elezioni: siamo 5-6 milioni in tutta Italia, prima o poi arriveremo al potere..."
Come mai la Lega dei singles ha una maggioranza di donne? Risponde Annelise Ubertone, 31 anni, consigliere provinciale Pci: "Per noi e' piu' facile stare da sole, dopo il femminismo degli anni Settanta. Questo non vuol dire che non si abbiano rapporti fissi con una persona. Ma ognuno vive per conto suo". E ad Asti le single girls non vengono scambiate per zitellone ? "Assolutamente no, questo termine e' completamente superato".
"Sotto l'aspetto dei sentimenti il singolo e' un romantico", ha assicurato Biglino nella sua relazione al congresso di fondazione, davanti a una tavola generosamente imbandita: "Romantico per noi significa, ad esempio, camminare sotto la pioggia, tra le foglie portate dal vento, lasciare impronte fresche sulla neve, distendersi tra le zolle concimate...".
Non manca l'impegno politico: l'articolo sei dello statuto proclama che "i singoli operano individualmente per il superamento del capitalismo in curva e senza mettere la freccia".
Quanto alla carta dei diritti , inviata al presidente della Repubblica e a quelli di Camera e Senato, i singles chiedono, fra le altre cose, "divorzio senza avvocati e tasse, alloggi a misura di singles con finestre sul mondo e uscite di sicurezza per mogli e mariti di amici e amiche, un equo canone single (coefficiente 1,50), baby sitteraggio di quartiere e caseggiato per ragazze madri e ragazzi padri, basta con i formati famiglia nei supermercati, servizi collettivi (ma non troppo) a domanda individuale".
Dulcis in fundo, l'Arci singles chiede detrazioni sul modello 740. Come, proprio ora che i cattolici propongono invece incentivi per chi ha piu' figli? "Macche', Roberto Formigoni ha fatto voto di castità", risponde Biglino, "quindi c'e' poco da discutere: e' un single anche lui".
Mauro Suttora
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Saturday, December 27, 1986
Saturday, July 19, 1986
La prostituta ex terrorista
Una vita di piombo
Storie italiane: Maria Rosa Paoli , dalla lotta armata alla strada
Era iniziata male : un padre violento , un giro di sballati . Continuata peggio : le rapine , i Nap , il carcere . E all' uscita ? la professione piu' vecchia del mondo . Con un assassino a mettere la parola fine
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
I poliziotti di Asti dispongono di un fiuto sovrumano , oppure sono soltanto fortunatissimi : fatto sta che , sia la settimana scorsa che dieci anni fa , sono riusciti a bloccare per strada due macchine . Quelle giuste : nel dicembre 1976 una Cinquecento con due ragazze che trasportavano i 19 milioni di una rapina ; la settimana scorsa la grossa cilindrata di Giancarlo Giudice , il camionista che aveva appena assassinato una prostituta .
Sono belle , le strade attorno ad Asti : salgono con ampie curve per le colline dolci e verdi del Monferrato e portano ad Alba , ad Acqui Terme , a Chieri , a Casale . La statale per Alessandria , invece , e' tutta dritta e assai poco poetica , trafficata com' e' di camion e di auto che sfrecciano sollevando la polvere . Ed e' proprio qui , sulla Padana inferiore fra Asti e Alessandria , in questo angolo di Piemonte tranquillo e un po' noioso , che si e' consumata la vita di Maria Rosa Paoli .
Una vita triste , perfino irreale nella sua desolazione : " Da dove viene tutta questa gente sola ? " , si domandavano in una loro canzone i Beatles vent' anni fa , descrivendo la solitudine di Eleanor Rigby .
Maria Rosa , la prostituta di 36 anni uccisa da Giudice due sabati fa , veniva da un paesino in mezzo alla Calabria , Pizzoni . Al suo funerale non c' era nessuno : niente parenti , niente amici , niente conoscenti . Aveva due figli , ma sia il maggiore di 12 anni , che l' altro , sono rima sti nell' orfanotrofio dove lei li aveva portati qualche anno fa . È stata sfortunata anche per il momento della morte : se non fosse stato per quell' episodio di dieci anni fa che l' ha etichettata come terrorista , e per il sospetto che Giancarlo Giudice abbia giustiziato molte altre prostitute prima di lei , della sua uccisione probabilmente non si sarebbe accorto quasi nessuno : un assassinio molto meno stuzzicante di quello quasi contemporaneo di Roma , dove la vittima era una bella ragazza sarda , modella mancata , che viveva di fronte a Montecitorio .
Maria Rosa invece stava sotto un cartello pubblicitario con su scritto " Qui c' e' il Barbera " : li' , a meta' strada fra Asti e Alessandria , in localita' Castel d' Annone , esercitava regolarmente la professione , di giorno e di notte . Donna del falo ' , attirava clienti occasionali : puttana di terz' ordine , non godeva neanche dei vantaggi delle sue colleghe di citta' , che bene o male sono conosciute e riescono a formarsi un loro giro fisso .
Terrorista ? Ex nappista ? Si' , si era fatta cinque anni di prigione (piu' di molti " pentiti " pluriomicidi) perche' la sfortuna nel dicembre 1976 l' aveva fatta incappare in quel posto di blocco mentre trasportava assieme alla sua bella amica Albertina Oturno la refurtiva di una rapina commessa poche ore prima dal fratellastro di questa , Giorgio Zoccola . Ma quella rapina vicino al bel santuario di Crea e' solo uno dei numerosi episodi di criminalita' comune che nella seconda meta' degli anni Settanta vennero accreditati alle Brigate rosse o ai Nap (Nuclei armati proletari) solo perche' dei normalissimi balordi trovarono comodo o chic autobattezzarsi prigionieri politici .
" Delinquenti comuni , altro che Nap ! " , titolo' La nuova provincia , il settimanale di Asti , al momento del processo . Maria Rosa faceva parte della banda di Emanuele Attimonelli , un mini Vallanzasca di provincia che per anni ne combino' di cotte e di crude : evaso nel 1972 , diciassettenne , dalla nave scuola " Garaventa " che funzionava come istituto di rieducazione , in pochi anni venne arrestato e processato una decina di volte , e ogni volta riusciva a evadere. Qualche mese dopo la rapina di Crea i poliziotti lo presero a Milano , ma non ci mise neanche un mese a fuggire dal carcere di Asti . Dalla latitanza mandava lettere alla bella diciottenne Albertina : " Verro' a liberarti " , prometteva .
A Maria Rosa invece non scriveva mai nessuno , anche se pure lei era finita in quel brutto giro per amore . Cosi' i suoi cinque anni se li fece tutti e , alla pari di Attimonelli che poi in prigione ammazzo' due o tre persone (adesso l' ex primula rossa dell' Astigiano sta scontando un centinaio di anni di galera) , in carcere comincio' a professarsi combattente rivoluzionaria . E non le dispiacque affatto che , per un po' di tempo , la si sospettasse perfino di aver fatto fuggire il capo delle Br , Renato Curcio , dalla prigione di Alessandria .
Ma all' uscita di prigione , nel 1982 , Maria Rosa trovo' lo stesso mondo di prima : un mondo che l' aveva presa a schiaffi fin dalla nascita . Il fascicolo su di lei , alla questura di Asti , e' alto cosi' . Ma non si tratta di reati : a scandire la sua vita sono soprattutto i rapporti dei carabinieri che , ogni volta , la descrivono come una sbandata . Era arrivata in Piemonte dalla Calabria negli anni Cinquanta con suo padre Domenico , un contadino che si era separato dalla moglie . Dopo qualche anno lui finisce in ospedale psichiatrico , ma non prima di aver violentato la figlia , che viene affidata a un istituto religioso di Nizza Monferrato .
Nel 1968 , a 18 anni , Maria Rosa esce dall' istituto . Ma , priva di appoggi , finisce presto con cattive compagnie , rubacchia , si prostituisce . Conosce Giorgio Cocito , che la mette incinta e la introduce nel giro della banda Attimonelli . Probabilmente , se non fosse stato per la sua tremenda sfortuna o per il fantastico fiuto dei poliziotti che la intercettarono , il suo ruolo di vivandiera nel nucleo piemontese dei Nap (che erano molto piu' organizzati a Roma e a Napoli) sarebbe rimasto impunito .
Maria Rosa versione anni Ottanta e' solo una penosa replica , dopo l' auto esaltazione della lotta armata . Colleziona fogli di via da varie localita' della riviera ligure dove esercita la professione , viene condannata per oltraggio a pubblico ufficiale . Da qualche tempo era tornata ad Asti e si era sistemata in un appartamentino al piano terra di un decorosissimo condominio vicino alla riva del fiume Tanaro , in via del Barcaiolo . " Ma non pagava l' affitto " , dice il proprietario della casa , " e per questo l' avevo sfrattata " .
I vicini di condominio , naturalmente , non la conoscevano e non la vedevano mai . Ogni tanto portava qualcuno a casa , ma il piu' delle volte andava lei a lavorare sulla statale con la sua Cinquecento bianca . Quattro giorni prima di essere assassinata , l' ultimo schiaffo : dopo l' avviso di sfratto l' ufficiale giudiziario , che in casa non la trovava mai , fa abbattere la porta e cambiare la serratura . Ma lei torna a casa proprio durante l' operazione e , inviperita , si mette a urlare come un' ossessa . Qualcuno chiama il 113 , arrivano gli agenti e Maria Rosa continua a dare in escandescenza : fa volare un posacenere fuori dalla finestra e sputa nell' occhio di un poliziotto .
Al processo per direttissima le danno un avvocato d' ufficio e alla fine il verdetto e' sette mesi con la liberta' provvisoria . Maria Rosa si rimette a bere le sue birre , una dopo l' altra , nell' unico bar di corso Dante dove c' e' qualcuno che si ricorda di lei . Poi , nel caldo bestiale dell' ultimo sabato di giugno , va a rimettersi a vendere amore sotto il cartello del Barbera sulla strada per Alessandria . Li' la tira su il maniaco Giudice , che in cambio di 50 mila lire vuole anche fotografarla nuda e ammanettata . Lei lo manda a quel paese , e lui non ci pensa due volte a tirar fuori la pistola , a spararle due colpi in testa e ad andare a buttare il corpo in un fosso . Ma la sfortuna di Maria Rosa gli rimane appiccicata addosso e anche lui , come lei dieci anni prima , inciampa nella polizia stradale che sta facendo un normale controllo.
Di Maria Rosa rimangono poche tracce : la Cinquecento ancora sul bordo della strada , e il suo nome nella bella casa di cui non pagava l' affitto . Aveva scritto " Maria Rosa Paoli " di suo pugno , con il pennarello sul campanello e con la matita sulla cassetta delle lettere . Adesso la cassetta e' vuota , c' e' solo un depliant dei supermercati Sma . Ma quella cassetta non era mai stata piena , perche' da tempo ormai Maria Rosa non esisteva piu' per nessuno.
Mauro Suttora
Storie italiane: Maria Rosa Paoli , dalla lotta armata alla strada
Era iniziata male : un padre violento , un giro di sballati . Continuata peggio : le rapine , i Nap , il carcere . E all' uscita ? la professione piu' vecchia del mondo . Con un assassino a mettere la parola fine
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
I poliziotti di Asti dispongono di un fiuto sovrumano , oppure sono soltanto fortunatissimi : fatto sta che , sia la settimana scorsa che dieci anni fa , sono riusciti a bloccare per strada due macchine . Quelle giuste : nel dicembre 1976 una Cinquecento con due ragazze che trasportavano i 19 milioni di una rapina ; la settimana scorsa la grossa cilindrata di Giancarlo Giudice , il camionista che aveva appena assassinato una prostituta .
Sono belle , le strade attorno ad Asti : salgono con ampie curve per le colline dolci e verdi del Monferrato e portano ad Alba , ad Acqui Terme , a Chieri , a Casale . La statale per Alessandria , invece , e' tutta dritta e assai poco poetica , trafficata com' e' di camion e di auto che sfrecciano sollevando la polvere . Ed e' proprio qui , sulla Padana inferiore fra Asti e Alessandria , in questo angolo di Piemonte tranquillo e un po' noioso , che si e' consumata la vita di Maria Rosa Paoli .
Una vita triste , perfino irreale nella sua desolazione : " Da dove viene tutta questa gente sola ? " , si domandavano in una loro canzone i Beatles vent' anni fa , descrivendo la solitudine di Eleanor Rigby .
Maria Rosa , la prostituta di 36 anni uccisa da Giudice due sabati fa , veniva da un paesino in mezzo alla Calabria , Pizzoni . Al suo funerale non c' era nessuno : niente parenti , niente amici , niente conoscenti . Aveva due figli , ma sia il maggiore di 12 anni , che l' altro , sono rima sti nell' orfanotrofio dove lei li aveva portati qualche anno fa . È stata sfortunata anche per il momento della morte : se non fosse stato per quell' episodio di dieci anni fa che l' ha etichettata come terrorista , e per il sospetto che Giancarlo Giudice abbia giustiziato molte altre prostitute prima di lei , della sua uccisione probabilmente non si sarebbe accorto quasi nessuno : un assassinio molto meno stuzzicante di quello quasi contemporaneo di Roma , dove la vittima era una bella ragazza sarda , modella mancata , che viveva di fronte a Montecitorio .
Maria Rosa invece stava sotto un cartello pubblicitario con su scritto " Qui c' e' il Barbera " : li' , a meta' strada fra Asti e Alessandria , in localita' Castel d' Annone , esercitava regolarmente la professione , di giorno e di notte . Donna del falo ' , attirava clienti occasionali : puttana di terz' ordine , non godeva neanche dei vantaggi delle sue colleghe di citta' , che bene o male sono conosciute e riescono a formarsi un loro giro fisso .
Terrorista ? Ex nappista ? Si' , si era fatta cinque anni di prigione (piu' di molti " pentiti " pluriomicidi) perche' la sfortuna nel dicembre 1976 l' aveva fatta incappare in quel posto di blocco mentre trasportava assieme alla sua bella amica Albertina Oturno la refurtiva di una rapina commessa poche ore prima dal fratellastro di questa , Giorgio Zoccola . Ma quella rapina vicino al bel santuario di Crea e' solo uno dei numerosi episodi di criminalita' comune che nella seconda meta' degli anni Settanta vennero accreditati alle Brigate rosse o ai Nap (Nuclei armati proletari) solo perche' dei normalissimi balordi trovarono comodo o chic autobattezzarsi prigionieri politici .
" Delinquenti comuni , altro che Nap ! " , titolo' La nuova provincia , il settimanale di Asti , al momento del processo . Maria Rosa faceva parte della banda di Emanuele Attimonelli , un mini Vallanzasca di provincia che per anni ne combino' di cotte e di crude : evaso nel 1972 , diciassettenne , dalla nave scuola " Garaventa " che funzionava come istituto di rieducazione , in pochi anni venne arrestato e processato una decina di volte , e ogni volta riusciva a evadere. Qualche mese dopo la rapina di Crea i poliziotti lo presero a Milano , ma non ci mise neanche un mese a fuggire dal carcere di Asti . Dalla latitanza mandava lettere alla bella diciottenne Albertina : " Verro' a liberarti " , prometteva .
A Maria Rosa invece non scriveva mai nessuno , anche se pure lei era finita in quel brutto giro per amore . Cosi' i suoi cinque anni se li fece tutti e , alla pari di Attimonelli che poi in prigione ammazzo' due o tre persone (adesso l' ex primula rossa dell' Astigiano sta scontando un centinaio di anni di galera) , in carcere comincio' a professarsi combattente rivoluzionaria . E non le dispiacque affatto che , per un po' di tempo , la si sospettasse perfino di aver fatto fuggire il capo delle Br , Renato Curcio , dalla prigione di Alessandria .
Ma all' uscita di prigione , nel 1982 , Maria Rosa trovo' lo stesso mondo di prima : un mondo che l' aveva presa a schiaffi fin dalla nascita . Il fascicolo su di lei , alla questura di Asti , e' alto cosi' . Ma non si tratta di reati : a scandire la sua vita sono soprattutto i rapporti dei carabinieri che , ogni volta , la descrivono come una sbandata . Era arrivata in Piemonte dalla Calabria negli anni Cinquanta con suo padre Domenico , un contadino che si era separato dalla moglie . Dopo qualche anno lui finisce in ospedale psichiatrico , ma non prima di aver violentato la figlia , che viene affidata a un istituto religioso di Nizza Monferrato .
Nel 1968 , a 18 anni , Maria Rosa esce dall' istituto . Ma , priva di appoggi , finisce presto con cattive compagnie , rubacchia , si prostituisce . Conosce Giorgio Cocito , che la mette incinta e la introduce nel giro della banda Attimonelli . Probabilmente , se non fosse stato per la sua tremenda sfortuna o per il fantastico fiuto dei poliziotti che la intercettarono , il suo ruolo di vivandiera nel nucleo piemontese dei Nap (che erano molto piu' organizzati a Roma e a Napoli) sarebbe rimasto impunito .
Maria Rosa versione anni Ottanta e' solo una penosa replica , dopo l' auto esaltazione della lotta armata . Colleziona fogli di via da varie localita' della riviera ligure dove esercita la professione , viene condannata per oltraggio a pubblico ufficiale . Da qualche tempo era tornata ad Asti e si era sistemata in un appartamentino al piano terra di un decorosissimo condominio vicino alla riva del fiume Tanaro , in via del Barcaiolo . " Ma non pagava l' affitto " , dice il proprietario della casa , " e per questo l' avevo sfrattata " .
I vicini di condominio , naturalmente , non la conoscevano e non la vedevano mai . Ogni tanto portava qualcuno a casa , ma il piu' delle volte andava lei a lavorare sulla statale con la sua Cinquecento bianca . Quattro giorni prima di essere assassinata , l' ultimo schiaffo : dopo l' avviso di sfratto l' ufficiale giudiziario , che in casa non la trovava mai , fa abbattere la porta e cambiare la serratura . Ma lei torna a casa proprio durante l' operazione e , inviperita , si mette a urlare come un' ossessa . Qualcuno chiama il 113 , arrivano gli agenti e Maria Rosa continua a dare in escandescenza : fa volare un posacenere fuori dalla finestra e sputa nell' occhio di un poliziotto .
Al processo per direttissima le danno un avvocato d' ufficio e alla fine il verdetto e' sette mesi con la liberta' provvisoria . Maria Rosa si rimette a bere le sue birre , una dopo l' altra , nell' unico bar di corso Dante dove c' e' qualcuno che si ricorda di lei . Poi , nel caldo bestiale dell' ultimo sabato di giugno , va a rimettersi a vendere amore sotto il cartello del Barbera sulla strada per Alessandria . Li' la tira su il maniaco Giudice , che in cambio di 50 mila lire vuole anche fotografarla nuda e ammanettata . Lei lo manda a quel paese , e lui non ci pensa due volte a tirar fuori la pistola , a spararle due colpi in testa e ad andare a buttare il corpo in un fosso . Ma la sfortuna di Maria Rosa gli rimane appiccicata addosso e anche lui , come lei dieci anni prima , inciampa nella polizia stradale che sta facendo un normale controllo.
Di Maria Rosa rimangono poche tracce : la Cinquecento ancora sul bordo della strada , e il suo nome nella bella casa di cui non pagava l' affitto . Aveva scritto " Maria Rosa Paoli " di suo pugno , con il pennarello sul campanello e con la matita sulla cassetta delle lettere . Adesso la cassetta e' vuota , c' e' solo un depliant dei supermercati Sma . Ma quella cassetta non era mai stata piena , perche' da tempo ormai Maria Rosa non esisteva piu' per nessuno.
Mauro Suttora
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