ROTTA DI COLLUSIONE
Traffici proibiti. Irangate: la vera storia della vendita di armi USA all' Iran
Un mercantile danese che parte da Israele e arriva a Bandar Abbas . Un armatore che utilizza per i viaggi che scottano il porto italiano di Talamone (Grosseto) . Un sindacalista di Copenaghen racconta tutto
dal nostro inviato a Copenhagen Mauro Suttora
Europeo, 22 novembre 1986
Cala la notte sul golfo di Aqaba. La nave danese Morsoe si avvicina al porto israeliano di Eilat a luci spente. E scortata da una motovedetta militare con la stella di Davide . A sinistra , il Sinai egiziano ; a destra , le basse coste della Penisola Saudita . Arrivata nel porto , la nave viene ispezionata attentamente dai soldati israeliani saliti a bordo . Alcuni uomini rana si tuffano per controllare la chiglia . Poi , in silenzio , cominciano le operazioni di carico .
Sono 26 i container che vengono stivati sulla Morsoe : pesano in tutto 460 tonnellate . I marinai danesi non possono metter piede a terra : c' e' solo un rapido rifornimento di viveri . Dopo poche ore , prima dell' alba , Eilat e' gia' lontana , e la Morsoe naviga nel mar Rosso . Direzione : sud . Destinazione : Bandar Abbas , principale porto dell' Iran .
La Morsoe non arrivera' mai a Bandar Abbas . La nave che attracca il 21 ottobre nel porto dell' ayatollah Ruhollah Khomeini ha cambiato nome : adesso si chiama Solar . Sui 26 container e' stata cancellata ogni indicazione . E anche l' equipaggio ha dovuto nascondere tutte le tracce del passaggio in Israele : via i piccoli adesivi " Jaffa " dalle arance , perfino il latte e' stato travasato dai cartoni con le scritte ebraiche in anonime bottiglie di plastica .
Cosi' la Morsoe/Solar puo' portare a termine la sua missione . Ed e' una missione incredibile : la nave danese infatti ha trasportato armi da Israele all' Iran . Cioe' fra due paesi che ufficialmente sono nemici mortali : non passa giorno senza che qualche imam di Teheran invochi l' annientamento dello Stato d' Israele , mentre Gerusalemme accusa l' Iran di finanziare , assieme alla Libia e alla Siria , i terroristi mediorientali (vedere l' intervista al nuovo premier israeliano Yitzhak Shamir a pag . 50) .
" Ci sono stati almeno altri nove viaggi di questo tipo su navi danesi da un anno a questa parte , a partire dal settembre 1985 " , rivela Jesper Ravn , giornalista dell' agenzia di stampa nazionale della Danimarca , che ha indagato sulla vicenda . La verita' sui reali traffici della Morsoe/Solar l' ha spifferata un membro dell' equipaggio il 6 novembre scorso . Il proprietario , Finn Poulsen , non ha potuto negare l' evidenza . E perche' avrebbe dovuto , comunque ? Non e' illegale vendere armi all' Iran , tranne che per gli Stati Uniti che hanno decretato un embargo . Non siamo nel 1979 , quando la Morsoe Solar , che allora si chiamava Hanne Trigon , violo' l' embargo decretato dall' Onu contro l' esportazione d' armi in Sud Africa (vedere il riquadro a pag . 11) .
Dal 1980 , da quando e' iniziata la guerra Iran Irak , il flusso di armi e' incessante , da tutta Europa : non passa settimana senza che porti specializzati in export bellico , come l' italiano Talamone , lo spagnolo Santander , il francese Cherbourg o il belga Zeebrugge , non vedano partire qualche cargo per il golfo Persico . Solo dal porto italiano , secondo i radicali , sarebbero partiti in sei anni 60 carichi di armi . Adesso pero' la piccola e pacifica Danimarca e' diventata il terminale di uno scandalo internazionale . E allora andiamo a Copenaghen per capirne di piu' sulla " iranian connection " che sta scuotendo l' America .
" Cosa portano mai i nostri uomini da Israele all' Iran , quando fino a un anno fa dallo Stato ebraico non usciva neanche una patata in quella direzione ? " , si e' chiesto Henrik Berlau , vicepresidente del potente sindacato dei marittimi danesi (5500 iscritti) . La risposta gli e' arrivata in questi giorni : Israele ha girato all' Iran grossi quantitativi di armamenti made in Usa . E il prezzo pagato dagli Stati Uniti per tentare di ottenere la liberazione degli ostaggi americani in mano agli hezbollah , gli integralisti islamici benedetti da Teheran .
Ma questa svolta sotterranea nella politica del presidente Ronald Reagan non e' affatto piaciuta ai combattivi marinai danesi . I quali il pomeriggio del 30 ottobre sono passati all' azione . Altra nave danese , la Marie Th . , lunga 67 metri , otto membri di equipaggio , di proprieta' della compagnia Svendborg Enterprise . Era a Belfast il 30 settembre , a Lancaster il 9 ottobre , a Gibilterra pochi giorni dopo . A meta' ottobre arriva a Talamone , e li' imbarca quattro container zeppi di munizioni . Ma i marinai vengono a sapere che la meta finale del viaggio e' l' Iran , e si rifiutano di proseguirlo . Sono rimpiazzati da altri uomini fatti arrivare in fretta e furia da Rotterdam , fra cui quattro africani di Capo Verde disposti a tutto pur di guadagnare un po' .
Al sindacato risulta che anche il comandante della nave , Joergen Thusen , si sia ribellato , ma la compagnia , interpellata dall' Europeo , nega e lo da' tuttora a bordo . La Marie Th . lascia l' Italia per il Pireo , porto di Atene , da dove parte in direzione est il 25 ottobre . Ma , cinque giorni dopo , colpo di scena : il ministero dell' Industria e della Marina di Copenaghen ordina alla nave di non proseguire il viaggio verso Bandar Abbas . Perche' ?
" Siamo stati noi ad avvertire il ministro " , spiega il sindacalista Berlau , " del fatto che i marinai correvano un grande pericolo : ci e' giunta infatti notizia che gli iracheni controllavano gli spostamenti della nave , sapevano che cosa trasportava , e che probabilmene l' avrebbero ' ' neutralizzata' ' una volta fuori dal Mediterraneo , nel mar Rosso o nell' oceano Indiano " .
Ma come fanno gli iracheni (o gli iraniani ) a controllare i rifornimenti per il nemico fin dai porti europei ?
" Non e' difficile " , risponde Berlau . " Basta che tengano d' occhio quei 4 5 porti strategici per il traffico d' armi , come Talamone o Cherbourg , e che poi aspettino le navi a Suez o negli stretti di Bab el Mandeb e Hormuz . Non dimentichiamo che durante la guerra Iran-Irak e' stata colpita finora la stessa quantita' di tonnellaggio mercantile di tutta la Seconda guerra mondiale " .
Cosi' la Marie Th . ha dovuto scaricare i quattro container imbarcati a Talamone nel porto israeliano di Ashdod , sulla costa mediterranea . " Era la loro destinazione in ogni caso " , precisano gli armatori . Invece secondo il sindacato il carico bellico proveniente dall' Italia sarebbe stato parcheggiato temporaneamente in Grecia . In ogni caso , dopo una breve sosta nel porto greco di Laurium , venerdi' 7 novembre la Marie Th . e' ripartita da Milos per la Francia .
Il clamore suscitato in Danimarca da questa vicenda ha gia' provocato dei risultati concreti : questa settimana il Parlamento danese si riunisce e , con ogni probabilita' , approvera ' una legge che vieta alle navi di Copenaghen di trasportare materiale bellico a paesi in guerra . " Quello che ci ha profondamente irritato " , spiega Henrik Berlau , " e' che gli Stati Uniti si siano serviti dei nostri marinai , cioe' di cittadini di un paese alleato , come inconsapevoli soldati per i loro sporchi traffici " .
Ma , a parte le preoccupazioni per l' incolumita' dei marinai danesi , quali prove avete che le armi caricate in Israele facciano parte del " pacchetto " americano ? Berlau tira fuori dal cassetto alcuni ritagli stampa , e ci mostra una notizia dello scorso luglio apparsa su tutti i giornali tedeschi : " A Monaco di Baviera la polizia della Germania occidentale ha arrestato un certo Henry Kamaniecky , cittadino tedesco israeliano , che aveva in tasca un contratto di forniture militari firmato da Israele e dall' ambasciata iraniana a Bonn per un valore di 700 milioni di corone danesi (circa 140 miliardi di lire italiane) . Il trasporto doveva avvenire attraverso la Jugoslavia " .
A questo pezzo del puzzle se ne aggancia subito un altro : il particolare , citato da diversi marinai danesi , che la Morsoe Solar e altre navi , implicate nel traffico fra Eilat e Bandar Abbas , una volta raggiunta Eilat aspettavano al largo , nel golfo di Aqaba , anche per due o tre settimane . " Cioe " , spiega ancora Berlau , " l' equivalente del tempo che sarebbe stato necessario per attraversare il canale di Suez , entrare nel Mediterraneo , raggiungere un porto jugoslavo e tornare indietro . Perche' , ufficialmente , il trasporto non toccava Israele : partiva dalla Jugoslavia e arrivava direttamente in Iran " .
E quest' ultima spedizione interrotta della Marie Th . ? Che probabilita' ci sono che dentro a quei quattro container imbarcati a meta' ottobre a Talamone ci fossero non armi fabbricate in Italia , ma sofisticati pezzi di ricambio made in Usa ? " Molte " , risponde Berlau . " I nostri marinai , bene o male , sanno quello che trasportano . E poi , una nave come la Marie Th . , in grado di caricare 1200 tonnellate di merce , non puo' permettersi , normalmente , di viaggiare vuota dall' Inghilterra fino all' Italia , come ha fatto . Quelle navi non stanno vuote neanche un giorno . Si vede che il trasporto del carico imbarcato a Talamone e' stato pagato profumatamente , tanto profutamente da coprire ogni mancato guadagno . Quando le missioni sono ' ' speciali' ' , come verso il Sud Africa , i prezzi salgono anche quattro cinque volte oltre i livelli normali " .
Alla compagnia Svendborg affermano di avere noleggiato per sei mesi la Marie Th . a un' altra societa' danese , la Orsleff di Copenaghen , e di non conoscere quindi esattamente la natura delle merci trasportate : " Comunque " , dicono , " se i container sono stati imbarcati a Talamone sicuramente si trattava di materiale bellico . E non possiamo escludere che fosse americano . Chi sa tutto e' l' agente che ha in mano gran parte delle spedizioni da Talamone . Perche' non vi rivolgete a lui , al signor Egisto Fanciulli ? " .
Il signor Fanciulli smentisce in anticipo tutto : " Voi giornalisti pubblicate solo frottole " . Va bene , allora ci aiuti lei a trovare la verita' . Cosa c' era in quei quattro container imbarcati sulla Marie Th . ? " Non erano container , erano quattro cassette piccole " . Ma dentro cosa c' era ? Armi italiane o americane ? " Macche' armi , da Talamone non partono armi " . Suvvia , signor Fanciulli , abbiamo parlato con gli armatori . " Non c' erano armi , c' era materiale bellico . Ma non sono tenuto a dirvelo " . Pezzi di ricambio ? " No , munizioni . . . Io comunque non vi dico nulla , rivolgetevi all' autorita' competente " .
L' autorita' competente a Talamone e' tantissima : ci sono i doganieri , la guardia di finanza , i carabinieri , i funzionari del ministero della Difesa e quelli del ministero per il Commercio estero . Ognuno con i suoi bolli e i suoi timbri . " E noi siamo in regola " , assicura Fanciulli , che pero' custodisce il suo segreto : " Non sono tenuto a dirvi niente . Buonasera " .
Ricapitolando : diverse navi danesi che negli ultimi mesi hanno trasportato di nascosto armi da Israele all' Iran . I marittimi danesi che mettono i bastoni fra le ruote . " Niente di piu' facile allora " , ragiona Berlau , " che per sviare i sospetti dopo le nostre denunce delle scorse settimane gli americani non utilizzino piu' , come porto d' imbarco , solo Israele , ma anche paesi terzi " . Inoltre , e' provato che un' altra nave della stessa compagnia della Marie Th . , la Else Th . , fra maggio e agosto di quest' anno ha trasportato 3500 tonnellate di armi in quattro viaggi da Eilat a Bandar Abbas .
Quindi , anche se fosse vero che i quattro container di materiale bellico caricati in Italia sulla Marie Th . dovevano andare nel porto israeliano di Ashdod e non in Iran , come afferma la Svendborg (Bandar Abbas sarebbe stata , secondo loro , la destinazione di un ulteriore carico imbarcato in Grecia dalla stessa nave) , questo non garantisce che dopo un breve tragitto via terra Ashdod Eilat anche il prezioso carico di Talamone non sia finito nelle mani degli uomini di Khomeini . " E non e' finita qui " , promette combattivo Berlau . " Conosciamo altre navi danesi implicate nel traffico con l' Iran di cui non possiamo svelare nome e itinerario perche' sono ancora in zona pericolosa , oltre Suez . E poi non ci sono solo le navi e i marinai danesi , a questo mondo . Cosa fanno le navi da trasporto di altre nazionalita' ? "
Mauro Suttora
Saturday, November 22, 1986
Saturday, September 20, 1986
Aberdeen e Stavanger
IL FUTURO E' NERO PER LO SCEICCO BIANCO
La nuova miseria delle capitali del petrolio europeo
Europeo, 20 settembre 1986
Aberdeen in Scozia , Stavanger in Norvegia : due storie parallele di improvviso benessere quando l' oro nero valeva 30 dollari al barile . gli inviati dell' " Europeo " hanno percorso la rotta del loro improvviso declino . il 1986 passera' alla storia per il crollo dei prezzi del petrolio : un barile , che all' inizio dell' anno costava 30 dollari , a luglio veniva venduto per 6-7 dollari . poi , dopo l ' accordo fra i paesi dell' OPEC in agosto , i prezzi sono risaliti agli attuali 15 dollari . Ma le prospettive per i paesi produttori rimangono incerte , in qualche caso drammatiche . Gran Bretagna e Norvegia da dieci anni sono diventati grossi produttori di oro nero , grazie ai giacimenti scoperti nel Mare del Nord . ma la crisi che quest' anno ha colpito gli sceicchi del Medio Oriente tocca anche loro . che cos' e' cambiato , in concreto , nella vita quotidiana di coloro che fino a pochi mesi fa erano considerati i " miracolati del Mare del Nord " ? Due storie parallele : Aberdeen in Gran Bretagna e Stavanger in Norvegia .
di Mauro Suttora
fotografie di Stefano Archetti
Gli occhi di John Morrice si illuminano quando il disc jockey della sala da ballo Ritzy mette la sua canzone preferita , You' re my favourite waste of time . E giovedi' sera ad Aberdeen , capitale del petrolio britannico : per andare a ballare i ragazzi hanno lasciato a casa i jeans , proibiti in molti locali , e le ragazze si sono messe le loro scarpe laccate , color giallo acceso o arancione cangiante . E adesso bevono , bevono . E difficile ubriacarsi con la birra , eppure loro ci riescono in un battibaleno : ogni tanto qualcuno stramazza al suolo o si trascina verso il gabinetto con la mano premuta sulla bocca .
John ha 22 anni , e al giovedi' esce da solo . Il venerdi' e il sabato , invece , porta fuori la sua fidanzata Tracy , lasciando a casa il bambino che lei ha avuto due anni fa da un altro ragazzo . John lavora , sbuccia e insacca patate otto ore al giorno in cambio di 72 sterline alla settimana (poco piu' di 150 mila lire) . Fortunato perche' non e' disoccupato come molti dei suoi coetanei , o sfortunato perche' guadagna solo 600 mila lire al mese ? Lui non si lamenta : " I' m doing okay " mi va bene cosi' . Ogni settimana dò 20 sterline a mio fratello , con cui vivo , per il mangiare e il dormire . Dodici sterline le risparmio per il viaggio che faro' a San Francisco : sono gia' arrivato a 400 , quando fra due anni ne avro' duemila partiro' . Cosi' mi restano 40 sterline per i vestiti e per divertirmi . Abbastanza , no ? " . Contento lui . . . Se non lavorasse prenderebbe un sussidio di 40 sterline alla settimana , quelle che spettano a tutti i tre milioni di disoccupati che attualmente affollano il Regno Unito . Come Tracy , la quale in piu' incassa venti sterline per il bambino , non paga l' affitto e il latte , e ogni tre mesi ha diritto a un contributo vestiti per il baby .
John Morrice e' uno dei pochi abitanti di Aberdeen per i quali e' assolutamente indifferente che la propria citta' sia stata miracolata dal petrolio . Qui ci sono i quartieri generali della Shell e della Bp , qui da dieci anni prosperano le centinaia di societa' di servizi che costruiscono piattaforme e oleodotti , qui gli alti salari pagati per tutti i lavori che riguardano il petrolio e il gas hanno mandato fuori mercato le altre industrie . Gli abitanti sono passati da 150 a 250 mila , i taxi sono aumentati da 300 a 700 , le camere d' albergo per businessmen di tutto il mondo da 1700 a 2400 , le tariffe delle prostitute da cinque sterline a cinquanta . Ma adesso la cuccagna e' finita . Il prezzo del petrolio e' crollato . Le compagnie petrolifere hanno gia' cominciato a tagliare le attivita' : prime fra tutte , quelle di esplorazione di nuovi giacimenti nel Mare del Nord .
" L' eliporto di Aberdeen resta il primo al mondo , ma mentre prima il movimento era di 6 mila persone al mese , adesso e' di 3 mila " , grida David Stewart della British Airways , una delle dodici compagnie di elicotteri che si fanno concorrenza nel trasporto sulle piattaforme dei tecnici , degli ingegneri e degli operai . Sulla pista c' e' un gigantesco Sikorsky pronto per il decollo . I passeggeri hanno dovuto indossare pesanti tute arancioni , e hanno assistito per l' ennesima volta , silenziosi e con lo sguardo perso nel vuoto , alla proiezione della videocassetta con le istruzioni in caso di incidente . Nelle freddissime acque del Mare del Nord si sopravvive pochissime ore con la tuta , solo qualche minuto senza . All' edicola dell' eliporto abbondano le riviste porno . Al bar , niente alcolici . Durante i 15 giorni di turno chi viene sorpreso anche con un solo bicchiere di vino e' immediatamente licenziato . Adesso , poi , con la crisi i salari stanno scendendo . Le compagnie di catering fanno stringere la cinghia ai dipendenti per offrire prezzi migliori e poter vincere qualche appalto .
Ad Aberdeen piove quasi sempre . Il grigiore del clima e' appesantito dal grigiore del granito , pietra di costruzione cosi' diffusa da far battezzare Aberdeen " granite city " . All' ufficio del turismo David Illingworth sostiene orgoglioso che il granito brilla sotto i raggi del sole . Peccato che per il resto del tempo , cioe' quasi sempre , tutto questo grigio renda le strade simili al cortile di una prigione . Sul muro esterno del palazzo del Comune il sindaco , che viene chiamato Lord provost , ha fatto affiggere uno striscione con due numeri : quelli dei disoccupati di Aberdeen e della regione . " Finora la crisi del petrolio ha eliminato 3 mila posti di lavoro " , dice l' assessore Robert Robertson . Il quale se la prende con il governo di Margaret Thatcher perche' spende troppi dei soldi del petrolio in armamenti , ma anche perche' Londra considera Aberdeen una citta' ricca .
" E questo non e' vero . Certo , stiamo meglio di altre zone della Gran Bretagna , abbiamo meno disoccupazione . Ma il petrolio ha distrutto le altre attivita' come la pesca , i cantieri e l' industria della carta , perche' ha alzato i prezzi delle case , dei consumi , dei salari . Cosi' , chi vuole iniziare un' attivita' economica adesso preferisce andarsene a Dundee , dove ci sono le agevolazioni per le zone sottosviluppate . Noi siamo troppo petrolio dipendenti " . Prezzi alti : ironia della sorte , nella capitale del petrolio la benzina costa di piu' che nel resto del paese , perche' le raffinerie sono tutte al Sud . E anche per bere una pinta di birra qui si pagano 90 pence , contro gli 80 della vicina Edimburgo .
Ma il segno piu' visibile del crollo dei prezzi del petrolio lo si ha nel quartiere residenziale al di la' del fiume Don , verso Nord : si moltiplicano i cartelli " For sale " , in vendita , esposti fuori dai villini bifamiliari . Sono gli immigrati del petrolio che se ne stanno andando , ma anche molti aberdoniani che non riescono piu' a pagare le rate dei mutui stipulati con leggerezza qualche anno fa . A sud della citta' invece c' e' l' altro fiume , il Dee : qui a Ferragosto e' giunta la regina Elisabetta sullo yacht Britannia . Quest' anno c' erano anche gli sposini Andrea e Sarah Ferguson . Ogni agosto la famiglia reale , sfidando la noia , passa le vacanze nel castello scozzese di Balmoral , sulle rive del Dee .
Sul porto di Aberdeen volteggiano alti e fieri i gabbiani , che portano i loro gridi su tutta la citta' di giorno e di notte . E al porto , seduto per terra con le gambe penzoloni sulla banchina , troviamo Stuart Vass , un vecchio pescatore di 83 anni che adesso si rende utile come sentinella dei pescherecci attraccati : " Sono sul mare da quando avevo 14 anni , ma adesso sono rimaste solo otto delle trecento grandi navi con le quali pescavamo in tutto l' Atlantico del Nord . Noi pensionati ci tengono qui a fare la guardia contro i ladri , e a sorvegliare i bambini che vogliono giocare . Ma solo fino alle sei di sera : quando arriva il buio mandano via anche noi , perche' hanno paura che cadiamo in acqua ubriachi " .
La pesca resta comunque un' importante attivita' : merluzzo e aringhe vengono scaricati ogni mattina a partire dalle quattro sui dock da piccoli pescherecci che si fanno largo tra le enormi navi appoggio delle piattaforme del petrolio , tutte con un eliporto sul ponte . Dopo la guerra con l' Islanda e quella contro la Cee , i pescatori scozzesi adesso ce l' hanno a morte con quelli danesi , che catturano enormi quantita' di pesce ancora piccolo per farne mangime . Gli aberdoniani sono ancora fieri della vittoria della loro squadra di calcio nella Coppa delle coppe di due anni fa . Ma sul retro delle macchine , oltre ai simboli della squadra , qualcuno ha appiccicato anche un adesivo che dice : " Dio , fa' si' che ci sia un altro boom del petrolio , e questa volta non ce lo pisceremo via " .
Si' , quassu' in Scozia , " meridione " povero della Gran Bretagna , c' e ' netta la sensazione che gli inglesi di Londra abbiano come sempre approfittato della ricchezza che una volta tanto la sorte aveva fatto cadere a Nord , su fino alle isole Shetland . Un mese fa gli scozzesi , laburisti al 75 per cento , hanno gettato uova marce contro l' odiata Thatcher , in visita a Edimburgo . E ad Aberdeen adesso guardano con timore gli uffici superlussuosi delle compagnie petrolifere Shell e Bp ai bordi della citta' , immersi fra i faggi delle colline : quando arrivera' , da Londra , l' ordine di licenziare altre migliaia di " redundant " , gente in soprannumero , inutile ?
La poco attraente capitale del petrolio , nonostante le sue belle rose esportate a milioni verso i veri sceiccati del petrolio (in Medio Oriente) e i suoi bei parchi , non puo' neanche aspettarsi molto dal turismo : solo uno dei dieci milioni di persone che ogni anno percorrono il tradizionale itinerario scozzese Edimburgo-Loch Ness-Inverness sceglie di visitare anche Aberdeen , passando per la costa orientale della Scozia . Chi lo fa , in questi mesi puo' ammirare un nuovo tipo di monumento : le molte piattaforme inutilizzate e parcheggiate tristi nel Mare del Nord , al largo della spiaggia di Aberdeen . Finche' il petrolio costa cosi' poco , tirarlo fuori non conviene piu' . E le piattaforme se ne stanno li' in attesa di tempi migliori .
Mauro Suttora
La nuova miseria delle capitali del petrolio europeo
Europeo, 20 settembre 1986
Aberdeen in Scozia , Stavanger in Norvegia : due storie parallele di improvviso benessere quando l' oro nero valeva 30 dollari al barile . gli inviati dell' " Europeo " hanno percorso la rotta del loro improvviso declino . il 1986 passera' alla storia per il crollo dei prezzi del petrolio : un barile , che all' inizio dell' anno costava 30 dollari , a luglio veniva venduto per 6-7 dollari . poi , dopo l ' accordo fra i paesi dell' OPEC in agosto , i prezzi sono risaliti agli attuali 15 dollari . Ma le prospettive per i paesi produttori rimangono incerte , in qualche caso drammatiche . Gran Bretagna e Norvegia da dieci anni sono diventati grossi produttori di oro nero , grazie ai giacimenti scoperti nel Mare del Nord . ma la crisi che quest' anno ha colpito gli sceicchi del Medio Oriente tocca anche loro . che cos' e' cambiato , in concreto , nella vita quotidiana di coloro che fino a pochi mesi fa erano considerati i " miracolati del Mare del Nord " ? Due storie parallele : Aberdeen in Gran Bretagna e Stavanger in Norvegia .
di Mauro Suttora
fotografie di Stefano Archetti
Gli occhi di John Morrice si illuminano quando il disc jockey della sala da ballo Ritzy mette la sua canzone preferita , You' re my favourite waste of time . E giovedi' sera ad Aberdeen , capitale del petrolio britannico : per andare a ballare i ragazzi hanno lasciato a casa i jeans , proibiti in molti locali , e le ragazze si sono messe le loro scarpe laccate , color giallo acceso o arancione cangiante . E adesso bevono , bevono . E difficile ubriacarsi con la birra , eppure loro ci riescono in un battibaleno : ogni tanto qualcuno stramazza al suolo o si trascina verso il gabinetto con la mano premuta sulla bocca .
John ha 22 anni , e al giovedi' esce da solo . Il venerdi' e il sabato , invece , porta fuori la sua fidanzata Tracy , lasciando a casa il bambino che lei ha avuto due anni fa da un altro ragazzo . John lavora , sbuccia e insacca patate otto ore al giorno in cambio di 72 sterline alla settimana (poco piu' di 150 mila lire) . Fortunato perche' non e' disoccupato come molti dei suoi coetanei , o sfortunato perche' guadagna solo 600 mila lire al mese ? Lui non si lamenta : " I' m doing okay " mi va bene cosi' . Ogni settimana dò 20 sterline a mio fratello , con cui vivo , per il mangiare e il dormire . Dodici sterline le risparmio per il viaggio che faro' a San Francisco : sono gia' arrivato a 400 , quando fra due anni ne avro' duemila partiro' . Cosi' mi restano 40 sterline per i vestiti e per divertirmi . Abbastanza , no ? " . Contento lui . . . Se non lavorasse prenderebbe un sussidio di 40 sterline alla settimana , quelle che spettano a tutti i tre milioni di disoccupati che attualmente affollano il Regno Unito . Come Tracy , la quale in piu' incassa venti sterline per il bambino , non paga l' affitto e il latte , e ogni tre mesi ha diritto a un contributo vestiti per il baby .
John Morrice e' uno dei pochi abitanti di Aberdeen per i quali e' assolutamente indifferente che la propria citta' sia stata miracolata dal petrolio . Qui ci sono i quartieri generali della Shell e della Bp , qui da dieci anni prosperano le centinaia di societa' di servizi che costruiscono piattaforme e oleodotti , qui gli alti salari pagati per tutti i lavori che riguardano il petrolio e il gas hanno mandato fuori mercato le altre industrie . Gli abitanti sono passati da 150 a 250 mila , i taxi sono aumentati da 300 a 700 , le camere d' albergo per businessmen di tutto il mondo da 1700 a 2400 , le tariffe delle prostitute da cinque sterline a cinquanta . Ma adesso la cuccagna e' finita . Il prezzo del petrolio e' crollato . Le compagnie petrolifere hanno gia' cominciato a tagliare le attivita' : prime fra tutte , quelle di esplorazione di nuovi giacimenti nel Mare del Nord .
" L' eliporto di Aberdeen resta il primo al mondo , ma mentre prima il movimento era di 6 mila persone al mese , adesso e' di 3 mila " , grida David Stewart della British Airways , una delle dodici compagnie di elicotteri che si fanno concorrenza nel trasporto sulle piattaforme dei tecnici , degli ingegneri e degli operai . Sulla pista c' e' un gigantesco Sikorsky pronto per il decollo . I passeggeri hanno dovuto indossare pesanti tute arancioni , e hanno assistito per l' ennesima volta , silenziosi e con lo sguardo perso nel vuoto , alla proiezione della videocassetta con le istruzioni in caso di incidente . Nelle freddissime acque del Mare del Nord si sopravvive pochissime ore con la tuta , solo qualche minuto senza . All' edicola dell' eliporto abbondano le riviste porno . Al bar , niente alcolici . Durante i 15 giorni di turno chi viene sorpreso anche con un solo bicchiere di vino e' immediatamente licenziato . Adesso , poi , con la crisi i salari stanno scendendo . Le compagnie di catering fanno stringere la cinghia ai dipendenti per offrire prezzi migliori e poter vincere qualche appalto .
Ad Aberdeen piove quasi sempre . Il grigiore del clima e' appesantito dal grigiore del granito , pietra di costruzione cosi' diffusa da far battezzare Aberdeen " granite city " . All' ufficio del turismo David Illingworth sostiene orgoglioso che il granito brilla sotto i raggi del sole . Peccato che per il resto del tempo , cioe' quasi sempre , tutto questo grigio renda le strade simili al cortile di una prigione . Sul muro esterno del palazzo del Comune il sindaco , che viene chiamato Lord provost , ha fatto affiggere uno striscione con due numeri : quelli dei disoccupati di Aberdeen e della regione . " Finora la crisi del petrolio ha eliminato 3 mila posti di lavoro " , dice l' assessore Robert Robertson . Il quale se la prende con il governo di Margaret Thatcher perche' spende troppi dei soldi del petrolio in armamenti , ma anche perche' Londra considera Aberdeen una citta' ricca .
" E questo non e' vero . Certo , stiamo meglio di altre zone della Gran Bretagna , abbiamo meno disoccupazione . Ma il petrolio ha distrutto le altre attivita' come la pesca , i cantieri e l' industria della carta , perche' ha alzato i prezzi delle case , dei consumi , dei salari . Cosi' , chi vuole iniziare un' attivita' economica adesso preferisce andarsene a Dundee , dove ci sono le agevolazioni per le zone sottosviluppate . Noi siamo troppo petrolio dipendenti " . Prezzi alti : ironia della sorte , nella capitale del petrolio la benzina costa di piu' che nel resto del paese , perche' le raffinerie sono tutte al Sud . E anche per bere una pinta di birra qui si pagano 90 pence , contro gli 80 della vicina Edimburgo .
Ma il segno piu' visibile del crollo dei prezzi del petrolio lo si ha nel quartiere residenziale al di la' del fiume Don , verso Nord : si moltiplicano i cartelli " For sale " , in vendita , esposti fuori dai villini bifamiliari . Sono gli immigrati del petrolio che se ne stanno andando , ma anche molti aberdoniani che non riescono piu' a pagare le rate dei mutui stipulati con leggerezza qualche anno fa . A sud della citta' invece c' e' l' altro fiume , il Dee : qui a Ferragosto e' giunta la regina Elisabetta sullo yacht Britannia . Quest' anno c' erano anche gli sposini Andrea e Sarah Ferguson . Ogni agosto la famiglia reale , sfidando la noia , passa le vacanze nel castello scozzese di Balmoral , sulle rive del Dee .
Sul porto di Aberdeen volteggiano alti e fieri i gabbiani , che portano i loro gridi su tutta la citta' di giorno e di notte . E al porto , seduto per terra con le gambe penzoloni sulla banchina , troviamo Stuart Vass , un vecchio pescatore di 83 anni che adesso si rende utile come sentinella dei pescherecci attraccati : " Sono sul mare da quando avevo 14 anni , ma adesso sono rimaste solo otto delle trecento grandi navi con le quali pescavamo in tutto l' Atlantico del Nord . Noi pensionati ci tengono qui a fare la guardia contro i ladri , e a sorvegliare i bambini che vogliono giocare . Ma solo fino alle sei di sera : quando arriva il buio mandano via anche noi , perche' hanno paura che cadiamo in acqua ubriachi " .
La pesca resta comunque un' importante attivita' : merluzzo e aringhe vengono scaricati ogni mattina a partire dalle quattro sui dock da piccoli pescherecci che si fanno largo tra le enormi navi appoggio delle piattaforme del petrolio , tutte con un eliporto sul ponte . Dopo la guerra con l' Islanda e quella contro la Cee , i pescatori scozzesi adesso ce l' hanno a morte con quelli danesi , che catturano enormi quantita' di pesce ancora piccolo per farne mangime . Gli aberdoniani sono ancora fieri della vittoria della loro squadra di calcio nella Coppa delle coppe di due anni fa . Ma sul retro delle macchine , oltre ai simboli della squadra , qualcuno ha appiccicato anche un adesivo che dice : " Dio , fa' si' che ci sia un altro boom del petrolio , e questa volta non ce lo pisceremo via " .
Si' , quassu' in Scozia , " meridione " povero della Gran Bretagna , c' e ' netta la sensazione che gli inglesi di Londra abbiano come sempre approfittato della ricchezza che una volta tanto la sorte aveva fatto cadere a Nord , su fino alle isole Shetland . Un mese fa gli scozzesi , laburisti al 75 per cento , hanno gettato uova marce contro l' odiata Thatcher , in visita a Edimburgo . E ad Aberdeen adesso guardano con timore gli uffici superlussuosi delle compagnie petrolifere Shell e Bp ai bordi della citta' , immersi fra i faggi delle colline : quando arrivera' , da Londra , l' ordine di licenziare altre migliaia di " redundant " , gente in soprannumero , inutile ?
La poco attraente capitale del petrolio , nonostante le sue belle rose esportate a milioni verso i veri sceiccati del petrolio (in Medio Oriente) e i suoi bei parchi , non puo' neanche aspettarsi molto dal turismo : solo uno dei dieci milioni di persone che ogni anno percorrono il tradizionale itinerario scozzese Edimburgo-Loch Ness-Inverness sceglie di visitare anche Aberdeen , passando per la costa orientale della Scozia . Chi lo fa , in questi mesi puo' ammirare un nuovo tipo di monumento : le molte piattaforme inutilizzate e parcheggiate tristi nel Mare del Nord , al largo della spiaggia di Aberdeen . Finche' il petrolio costa cosi' poco , tirarlo fuori non conviene piu' . E le piattaforme se ne stanno li' in attesa di tempi migliori .
Mauro Suttora
Saturday, September 13, 1986
Paracadutisti Folgore e lagunari di Venezia
SOLDATI D'AVVENTURA
inchiesta : " per la patria e per i soldi ". Militari in carriera , come potrebbe essere il nuovo esercito
Golpisti? Fascisti? Fanatici? Vecchie storie. Oggi i paracadutisti della Folgore e i lagunari di Venezia sono un' altra cosa
Europeo, 13 settembre 1986
di Mauro Suttora
I russi sono arrivati a Venezia . Il fronte taglia in due la laguna, il nemico e' riuscito anche a lanciare dei paracadutisti nella zona di Chioggia , dietro le linee italiane . Ma alle sei di sera di martedi' 26 agosto e' entrato in azione un plotone della compagnia di lagunari " Isonzo " , quella col motto " Quando el leon alsa la coa , tute le bestie sbassa la soa " .
Imbarcati sui loro gommoni i lagunari raggiungono Chioggia e , con il favore delle tenebre , rastrellano la zona ; prendono prigionieri gli infiltrati e anche alcuni italiani collaborazionisti . All' alba i lagunari si ritirano sull' isola di Santo Spirito , e li' si nascondono per tutta la giornata : con la luce sarebbe troppo facile per il nemico individuarli . La notte partono di nuovo : questa volta gli incursori anfibi italiani si infiltrano in territorio controllato dall' avversario , e a mezzanotte riescono a far saltare un ponte vicino al comando nemico , dietro all' aeroporto di Tessera . Poi la fuga , e alle cinque del mattino il ritorno alla base .
Le attricette e i giornalisti che affollano il Lido di Venezia per la Mostra del cinema lo ignorano , ma a poche centinaia di metri dai loro hotel c' e' una delle caserme piu' importanti di tutto l' esercito italiano : quella dei lagunari . Da qui , per secoli , sono partite le crociate e le spedizioni oltremare dei veneziani . E qui , la mattina di venerdi' 29 agosto , troviamo il tenente Michele Tanzarella che , reduce dall' esercitazione descritta prima , sta tenendo un " debriefing " di valutazione assieme ai suoi soldati , con l' ausilio di un videoregistratore . " No , i russi non c' entrano , per noi il nemico e' solo arancione " . Pero' viene da Est . " Si' , ma se fosse veramente arrivato a Venezia la guerra sarebbe gia' persa . In realta' la nostra zona di intervento , in caso di ostilita' , e' segreta " .
I lagunari di Venezia sono , assieme ai paracadutisti della Folgore a Livorno e ai maro' del battaglione San Marco a Brindisi , uno dei reparti piu' efficienti delle nostre forze armate : cio' che piu' si avvicina , attualmente , a un possibile esercito di professionisti . E allora vediamo chi sono e come funzionano questi " corpi d' elite " , accusati implicitamente di golpismo da tutti quei politici che in questi giorni difendono la leva come " zavorra " necessaria per mantenere l' esercito fedele alla democrazia . Che aria si respira nelle loro caserme ? E vero , come dicono alcuni , che gli ufficiali di carriera che li comandano sono di destra e che mal sopporterebbero , per esempio , un governo di sinistra ?
" Di destra , fascisti . . . Tutte favole " , replica il tenente colonnello Mario Balla , che comanda i mille uomini del 2 battaglione Folgore nella caserma Vannucci a Livorno . " Si' , negli anni Settanta questa fama che ci avevano appiccicato addosso teneva lontani da noi i ragazzi di sinistra , e quindi inevitabilmente si arruolavano solo quelli di destra o gli indifferenti . Ma essere piu' preparati e disciplinati degli altri non vuol dire affatto essere di destra . Siamo solo dei soldati , obbediamo ai politici , e ciascuno di noi tiene per se' le sue idee personali " .
Conferma il generale Aldo Sagnelli , 53 anni , attuale comandante dei 7 mila para' della Folgore : " Io dico sempre alle reclute : gli unici colori di moda qui dentro sono bianco , rosso e verde . A noi non servono i fanatici , non vogliamo i Rambo . Il mio compito e' solo quello di preparare i ragazzi a servire la patria . Abbiamo tutti prestato un giuramento di fedelta' . Non mi sento toccato dalle polemiche sul golpismo dei soldati professionisti ; io non ho mai studiato come si fa un golpe " .
Il comandante Balla e' una pasta d ' uomo . Si commuove mentre ci mostra le lettere che gli mandano i papa' e le mamme dei suoi ragazzi di leva (ma tutti volontari) , in risposta alle sue scritte a mano e personalizzate che annunciano ai familiari la promozione a caporale o a caporal maggiore del figlio . " Anche se e' pagato dallo Stato , lei e' una persona che fa il suo dovere con passione e con amore " , gli assicura una mamma dalla calligrafia incerta . Un papa' , piu' utilitario , dopo averlo ringraziato per l' impegno verso " questi figli momentaneamente suoi " , lascia li' l' auspicio di " poter riabbracciare il mio ragazzo in una prossima licenza " .
Un' ottima idea , quella di Balla : da quando nove mesi fa ha incominciato a scrivere alle famiglie , gli sono arrivate 300 lettere di risposta . I lagunari di Venezia invece a casa non hanno bisogno di scrivere , perche' ci vanno ogni giorno dalle 6 alle 11 di sera . Loro infatti sono l' unico caso in Italia (oltre agli alpini) di leva regionale . Anzi , di leva provinciale , perche' i ragazzi vengono tutti reclutati nelle province di Venezia e Rovigo , lungo la costa del Po al Tagliamento .
" La lingua e' la stessa , lo spirito di corpo e' ottimo , rafforzato da quello campanilistico " , spiega il colonnello Antonio Sciaulino , comandante dei 1500 lagunari , " e poi ci sono dei vantaggi operativi : molti dei nostri hanno gia' il patentino di pilota , conoscono i canali della laguna come le loro tasche , i loro parenti sono stati lagunari " . " In caso di emergenza la disponibilita' e' immediata " , aggiunge il tenente colonnello Antonio Di Lorenzo , comandante del 1 battaglione , " anche in caso di alluvione e di altre calamita' . Ma , soprattutto , c' e' l' aspetto psicologico : la gente difende casa propria , quindi e' motivata " .
I lagunari pero' non sono incatenati alla laguna di Venezia : con i loro blindati M 113 e , soprattutto , con i cingolati LVTP 7 (carri armati con un cannone in meno e due idrogetti in piu' , velocita' in mare di 8 nodi) sono pronti a intervenire su tutto il territorio italiano , e non solo sulle coste sabbiose , loro specialita' : " Negli ultimi mesi i nostri assaltatori sono andati ad addestrarsi in montagna , ad Asiago e sul monte Grappa " , dice Di Lorenzo , " per combattimenti non convenzionali , come colpi di mano e imboscate " .
Sull' alternativa fra esercito di leva e volontario Di Lorenzo opta per lo status quo : " C' e' gia' abbastanza distacco fra i civili e i militari , noi siamo un' eccezione , il paese non sente il legame con le forze armate , meglio mantenere un rapporto attraverso la leva . E poi , chi l' ha detto che in dodici mesi non si puo' addestrare bene un soldato ? Spesso i ragazzi di leva hanno piu' entusiasmo , e poi anche gli americani adesso stanno facendo marcia indietro , visto che non riescono certo ad attrarre la crema della nazione nelle loro forze armate " .
I caporali di leva Elvis Pamio e Tiziano Trevisan , entrambi diciannovenni e rappresentanti sindacali della loro compagnia (uno vota Dc , l' altro Pci) , sono invece favorevoli al volontariato . Sono orgogliosi di essere lagunari , si sono esaltati alla parata del 2 giugno a Roma , ma se avessero potuto non avrebbero fatto il militare . E si capisce : gia' lavorano , e guadagnano un milione e mezzo al mese , uno come piastrellista e l' altro in una fabbrica di bici .
Sono lontani i tempi dei " proletari in divisa " di Lotta continua , che dieci anni fa rifiutarono il rancio : le rivendicazioni dei lagunari di leva attualmente riguardano il piastrellamento dell' officina e " un nuovo carroponte che serve per pulire meglio i carriarmati " . La caserma della Malcontenta , a Mestre , e' spaziosa e nuova , a parte un edificio che risale all' inizio del secolo , quando l' Italia fece guerra alla Turchia per la Libia . Piscina , campi di tennis , di basket e di pallavolo : non c' e' da meravigliarsi che l' elenco appeso al muro dei soldati " a riposo in patria " (espressione scherzosa per indicare quelli che si ammalano proprio in licenza , e che fanno la convalescenza a casa) sia vuoto .
La parola " guerra " e' stata abolita anche fra i militari , e quindi l' ex percorso di guerra (quello dove si " sbiscia " sotto i reticolati , si spara , si salta , si lanciano le bombe a mano) adesso si chiama burocraticamente Cagsm (campo addestrativo ginnico sportivo militare) . Appena vedono il comandante Di Lorenzo in lontananza i soldati scattano sull' attenti , e anche quando lui li libera con la parola " azione " rimangono sempre un po' rigidi e sul chi vive : evidentemente la disciplina e' severa . Sulle brande ci sono le lenzuola e i materassi piegati " a cubo " , usanza militare assolutamente incomprensibile per un civile : " E per essere sicuri che si rifacciano il letto " , spiega un ufficiale . Quel che e' sicuro e' che durante la giornata e' impossibile sdraiarsi per una qualsiasi siesta , e anche una lettura serale dev' essere particolarmente difficoltosa , visto che non ci sono i comodini . Ma tant' e' : questi reparti operativi si addestrano cosi' tanto che il tempo vola in un attimo , come testimoniano tutti i soldati di leva .
A Pisa , alla Scuola militare di paracadutismo dove arrivano da tutta Italia gli aspiranti para' , il corso dura due mesi : ce la fa solo il 60 70 per cento a prendere il brevetto dopo i cinque lanci obbligatori . Sia a Pisa sia a Livorno negli anni passati c' erano state risse fra para' di leva e giovani del luogo . E , visto che siamo in zona rossa , le zuffe erano state etichettate come politiche . Ma i paracadutisti negano , dicono che erano solo questioni di donne .
Dopo la sveglia delle sei e mezzo gli esercizi , in palestra e all' aperto , cominciano presto . Alle otto sono gia' tutti sulle torri a lanciarsi giu' , con una fune di acciaio . Il colonnello Aldo Pollice , comandante della scuola , non si esprime sull' alternativa leva volontariato : " Parla chi ha l' autorita' per parlare . Comunque posso dire che i nostri , essendo tutti volontari , sono molto motivati " . Pollice non nota particolari differenze fra i diciottenni arruolati oggi e quelli di dieci anni fa . Invece il comandante dei lagunari , Sciaulino , e' drastico : " Nell' 80 per cento dei casi quelli di oggi non sono responsabilizzati . E una generazione cresciuta a Nutella , per fare 200 metri devono prendere l' auto . Diciamolo pure : sono psicologicamente laschi " .
Anche sulle tentazioni di golpismo che correrebbe un esercito di professionisti , Pollice e Sciaulino hanno pareri diversi : il primo esclude ogni pericolo , anche guardando alla storia dell' esercito italiano , il secondo invece e' piu' sospettoso e afferma che " l' occasione rende l' uomo ladro " . Non sembra che fra i lagunari e i para' di carriera circolino frustrazione , insoddisfazione o rabbia per quella che tutti definiscono " l' attuale campagna dei giornali contro i militari " . Pochi di loro leggono Repubblica (tutti invece hanno visto lo speciale Tg1 dedicato alle morti nelle caserme) , e quindi l' articolo di Giorgio Bocca che li ha definiti delle bestie non ha provocato particolari proteste .
Anche la Folgore , comunque , sabato 30 agosto ha perso un ragazzo di leva : una recluta di Padova e' annegata a Viareggio mentre faceva il bagno . Per tutta la notte lo ha cercato con i suoi uomini il tenente colonnello Enrico Persi Paoli , comandante del battaglione Col Moschin : niente da fare . E cosi' il comandante Persi Paoli e' tornato al suo lavoro di ogni giorno . Che e' quello di essere pronto , 24 ore su 24 , a partire immediatamente assieme ai suoi 200 para' , tutti ufficiali e sottufficiali di carriera superspecializzati : la crema della crema dell' esercito italiano . E quando gli domando dei rischi di golpe lui sorride tranquillo , alza la testa e scuote le spalle : questi giornalisti devono proprio vivere in un altro pianeta.
Mauro Suttora
inchiesta : " per la patria e per i soldi ". Militari in carriera , come potrebbe essere il nuovo esercito
Golpisti? Fascisti? Fanatici? Vecchie storie. Oggi i paracadutisti della Folgore e i lagunari di Venezia sono un' altra cosa
Europeo, 13 settembre 1986
di Mauro Suttora
I russi sono arrivati a Venezia . Il fronte taglia in due la laguna, il nemico e' riuscito anche a lanciare dei paracadutisti nella zona di Chioggia , dietro le linee italiane . Ma alle sei di sera di martedi' 26 agosto e' entrato in azione un plotone della compagnia di lagunari " Isonzo " , quella col motto " Quando el leon alsa la coa , tute le bestie sbassa la soa " .
Imbarcati sui loro gommoni i lagunari raggiungono Chioggia e , con il favore delle tenebre , rastrellano la zona ; prendono prigionieri gli infiltrati e anche alcuni italiani collaborazionisti . All' alba i lagunari si ritirano sull' isola di Santo Spirito , e li' si nascondono per tutta la giornata : con la luce sarebbe troppo facile per il nemico individuarli . La notte partono di nuovo : questa volta gli incursori anfibi italiani si infiltrano in territorio controllato dall' avversario , e a mezzanotte riescono a far saltare un ponte vicino al comando nemico , dietro all' aeroporto di Tessera . Poi la fuga , e alle cinque del mattino il ritorno alla base .
Le attricette e i giornalisti che affollano il Lido di Venezia per la Mostra del cinema lo ignorano , ma a poche centinaia di metri dai loro hotel c' e' una delle caserme piu' importanti di tutto l' esercito italiano : quella dei lagunari . Da qui , per secoli , sono partite le crociate e le spedizioni oltremare dei veneziani . E qui , la mattina di venerdi' 29 agosto , troviamo il tenente Michele Tanzarella che , reduce dall' esercitazione descritta prima , sta tenendo un " debriefing " di valutazione assieme ai suoi soldati , con l' ausilio di un videoregistratore . " No , i russi non c' entrano , per noi il nemico e' solo arancione " . Pero' viene da Est . " Si' , ma se fosse veramente arrivato a Venezia la guerra sarebbe gia' persa . In realta' la nostra zona di intervento , in caso di ostilita' , e' segreta " .
I lagunari di Venezia sono , assieme ai paracadutisti della Folgore a Livorno e ai maro' del battaglione San Marco a Brindisi , uno dei reparti piu' efficienti delle nostre forze armate : cio' che piu' si avvicina , attualmente , a un possibile esercito di professionisti . E allora vediamo chi sono e come funzionano questi " corpi d' elite " , accusati implicitamente di golpismo da tutti quei politici che in questi giorni difendono la leva come " zavorra " necessaria per mantenere l' esercito fedele alla democrazia . Che aria si respira nelle loro caserme ? E vero , come dicono alcuni , che gli ufficiali di carriera che li comandano sono di destra e che mal sopporterebbero , per esempio , un governo di sinistra ?
" Di destra , fascisti . . . Tutte favole " , replica il tenente colonnello Mario Balla , che comanda i mille uomini del 2 battaglione Folgore nella caserma Vannucci a Livorno . " Si' , negli anni Settanta questa fama che ci avevano appiccicato addosso teneva lontani da noi i ragazzi di sinistra , e quindi inevitabilmente si arruolavano solo quelli di destra o gli indifferenti . Ma essere piu' preparati e disciplinati degli altri non vuol dire affatto essere di destra . Siamo solo dei soldati , obbediamo ai politici , e ciascuno di noi tiene per se' le sue idee personali " .
Conferma il generale Aldo Sagnelli , 53 anni , attuale comandante dei 7 mila para' della Folgore : " Io dico sempre alle reclute : gli unici colori di moda qui dentro sono bianco , rosso e verde . A noi non servono i fanatici , non vogliamo i Rambo . Il mio compito e' solo quello di preparare i ragazzi a servire la patria . Abbiamo tutti prestato un giuramento di fedelta' . Non mi sento toccato dalle polemiche sul golpismo dei soldati professionisti ; io non ho mai studiato come si fa un golpe " .
Il comandante Balla e' una pasta d ' uomo . Si commuove mentre ci mostra le lettere che gli mandano i papa' e le mamme dei suoi ragazzi di leva (ma tutti volontari) , in risposta alle sue scritte a mano e personalizzate che annunciano ai familiari la promozione a caporale o a caporal maggiore del figlio . " Anche se e' pagato dallo Stato , lei e' una persona che fa il suo dovere con passione e con amore " , gli assicura una mamma dalla calligrafia incerta . Un papa' , piu' utilitario , dopo averlo ringraziato per l' impegno verso " questi figli momentaneamente suoi " , lascia li' l' auspicio di " poter riabbracciare il mio ragazzo in una prossima licenza " .
Un' ottima idea , quella di Balla : da quando nove mesi fa ha incominciato a scrivere alle famiglie , gli sono arrivate 300 lettere di risposta . I lagunari di Venezia invece a casa non hanno bisogno di scrivere , perche' ci vanno ogni giorno dalle 6 alle 11 di sera . Loro infatti sono l' unico caso in Italia (oltre agli alpini) di leva regionale . Anzi , di leva provinciale , perche' i ragazzi vengono tutti reclutati nelle province di Venezia e Rovigo , lungo la costa del Po al Tagliamento .
" La lingua e' la stessa , lo spirito di corpo e' ottimo , rafforzato da quello campanilistico " , spiega il colonnello Antonio Sciaulino , comandante dei 1500 lagunari , " e poi ci sono dei vantaggi operativi : molti dei nostri hanno gia' il patentino di pilota , conoscono i canali della laguna come le loro tasche , i loro parenti sono stati lagunari " . " In caso di emergenza la disponibilita' e' immediata " , aggiunge il tenente colonnello Antonio Di Lorenzo , comandante del 1 battaglione , " anche in caso di alluvione e di altre calamita' . Ma , soprattutto , c' e' l' aspetto psicologico : la gente difende casa propria , quindi e' motivata " .
I lagunari pero' non sono incatenati alla laguna di Venezia : con i loro blindati M 113 e , soprattutto , con i cingolati LVTP 7 (carri armati con un cannone in meno e due idrogetti in piu' , velocita' in mare di 8 nodi) sono pronti a intervenire su tutto il territorio italiano , e non solo sulle coste sabbiose , loro specialita' : " Negli ultimi mesi i nostri assaltatori sono andati ad addestrarsi in montagna , ad Asiago e sul monte Grappa " , dice Di Lorenzo , " per combattimenti non convenzionali , come colpi di mano e imboscate " .
Sull' alternativa fra esercito di leva e volontario Di Lorenzo opta per lo status quo : " C' e' gia' abbastanza distacco fra i civili e i militari , noi siamo un' eccezione , il paese non sente il legame con le forze armate , meglio mantenere un rapporto attraverso la leva . E poi , chi l' ha detto che in dodici mesi non si puo' addestrare bene un soldato ? Spesso i ragazzi di leva hanno piu' entusiasmo , e poi anche gli americani adesso stanno facendo marcia indietro , visto che non riescono certo ad attrarre la crema della nazione nelle loro forze armate " .
I caporali di leva Elvis Pamio e Tiziano Trevisan , entrambi diciannovenni e rappresentanti sindacali della loro compagnia (uno vota Dc , l' altro Pci) , sono invece favorevoli al volontariato . Sono orgogliosi di essere lagunari , si sono esaltati alla parata del 2 giugno a Roma , ma se avessero potuto non avrebbero fatto il militare . E si capisce : gia' lavorano , e guadagnano un milione e mezzo al mese , uno come piastrellista e l' altro in una fabbrica di bici .
Sono lontani i tempi dei " proletari in divisa " di Lotta continua , che dieci anni fa rifiutarono il rancio : le rivendicazioni dei lagunari di leva attualmente riguardano il piastrellamento dell' officina e " un nuovo carroponte che serve per pulire meglio i carriarmati " . La caserma della Malcontenta , a Mestre , e' spaziosa e nuova , a parte un edificio che risale all' inizio del secolo , quando l' Italia fece guerra alla Turchia per la Libia . Piscina , campi di tennis , di basket e di pallavolo : non c' e' da meravigliarsi che l' elenco appeso al muro dei soldati " a riposo in patria " (espressione scherzosa per indicare quelli che si ammalano proprio in licenza , e che fanno la convalescenza a casa) sia vuoto .
La parola " guerra " e' stata abolita anche fra i militari , e quindi l' ex percorso di guerra (quello dove si " sbiscia " sotto i reticolati , si spara , si salta , si lanciano le bombe a mano) adesso si chiama burocraticamente Cagsm (campo addestrativo ginnico sportivo militare) . Appena vedono il comandante Di Lorenzo in lontananza i soldati scattano sull' attenti , e anche quando lui li libera con la parola " azione " rimangono sempre un po' rigidi e sul chi vive : evidentemente la disciplina e' severa . Sulle brande ci sono le lenzuola e i materassi piegati " a cubo " , usanza militare assolutamente incomprensibile per un civile : " E per essere sicuri che si rifacciano il letto " , spiega un ufficiale . Quel che e' sicuro e' che durante la giornata e' impossibile sdraiarsi per una qualsiasi siesta , e anche una lettura serale dev' essere particolarmente difficoltosa , visto che non ci sono i comodini . Ma tant' e' : questi reparti operativi si addestrano cosi' tanto che il tempo vola in un attimo , come testimoniano tutti i soldati di leva .
A Pisa , alla Scuola militare di paracadutismo dove arrivano da tutta Italia gli aspiranti para' , il corso dura due mesi : ce la fa solo il 60 70 per cento a prendere il brevetto dopo i cinque lanci obbligatori . Sia a Pisa sia a Livorno negli anni passati c' erano state risse fra para' di leva e giovani del luogo . E , visto che siamo in zona rossa , le zuffe erano state etichettate come politiche . Ma i paracadutisti negano , dicono che erano solo questioni di donne .
Dopo la sveglia delle sei e mezzo gli esercizi , in palestra e all' aperto , cominciano presto . Alle otto sono gia' tutti sulle torri a lanciarsi giu' , con una fune di acciaio . Il colonnello Aldo Pollice , comandante della scuola , non si esprime sull' alternativa leva volontariato : " Parla chi ha l' autorita' per parlare . Comunque posso dire che i nostri , essendo tutti volontari , sono molto motivati " . Pollice non nota particolari differenze fra i diciottenni arruolati oggi e quelli di dieci anni fa . Invece il comandante dei lagunari , Sciaulino , e' drastico : " Nell' 80 per cento dei casi quelli di oggi non sono responsabilizzati . E una generazione cresciuta a Nutella , per fare 200 metri devono prendere l' auto . Diciamolo pure : sono psicologicamente laschi " .
Anche sulle tentazioni di golpismo che correrebbe un esercito di professionisti , Pollice e Sciaulino hanno pareri diversi : il primo esclude ogni pericolo , anche guardando alla storia dell' esercito italiano , il secondo invece e' piu' sospettoso e afferma che " l' occasione rende l' uomo ladro " . Non sembra che fra i lagunari e i para' di carriera circolino frustrazione , insoddisfazione o rabbia per quella che tutti definiscono " l' attuale campagna dei giornali contro i militari " . Pochi di loro leggono Repubblica (tutti invece hanno visto lo speciale Tg1 dedicato alle morti nelle caserme) , e quindi l' articolo di Giorgio Bocca che li ha definiti delle bestie non ha provocato particolari proteste .
Anche la Folgore , comunque , sabato 30 agosto ha perso un ragazzo di leva : una recluta di Padova e' annegata a Viareggio mentre faceva il bagno . Per tutta la notte lo ha cercato con i suoi uomini il tenente colonnello Enrico Persi Paoli , comandante del battaglione Col Moschin : niente da fare . E cosi' il comandante Persi Paoli e' tornato al suo lavoro di ogni giorno . Che e' quello di essere pronto , 24 ore su 24 , a partire immediatamente assieme ai suoi 200 para' , tutti ufficiali e sottufficiali di carriera superspecializzati : la crema della crema dell' esercito italiano . E quando gli domando dei rischi di golpe lui sorride tranquillo , alza la testa e scuote le spalle : questi giornalisti devono proprio vivere in un altro pianeta.
Mauro Suttora
Saturday, August 23, 1986
Il Muro di Berlino compie 25 anni
CITTA' DI FRONTIERA
C' e' chi lo scavalca ogni giorno, chi ci va a morire, chi lo ha trasformato in un gigantesco murale. Chi lo ritiene indispensabile e chi fa finta di non vederlo . Che cosa è cambiato a 25 anni dalla costruzione del monumento piu' brutto del mondo
Europeo, 23 agosto 1986
di Mauro Suttora
Frau Ilse Krebs offre aranciate ai giornalisti stranieri in visita e li fa salire fino al diciannovesimo e ultimo piano del grattacielo Springer. Le troupes televisive le spedisce direttamente sul tetto. E da li' si puo' ammirare il miglior panorama di Berlino .
Ne' Ovest ne' Est : Berlino e basta , come piace dire a tutti quei tedeschi che con civetteria rifiutano ancora la divisione in due della loro ex magnifica capitale. E con ottimi argomenti giuridici , d' altronde : le centinaia di esperti in diritto internazionale che dal 1945 hanno trovato lavoro dissertando in lungo e in largo sulla questione assicurano infatti che a tutt' oggi e' molto piu' corretto dire Berlino, aperta parentesi, Ovest , chiusa parentesi . Perche' qui la guerra non e' ancora finita , e quarant' anni dopo la morte di Adolf Hitler la citta' e' sempre sottomessa alle leggi militari di occupazione . I sovietici amministrano otto quartieri , gli americani sei , gli inglesi quattro e i francesi due .
Che poi le zone degli occidentali formino un tutt' uno (Berlino Ovest , appunto) , questo e' un " de facto " davanti al quale i giuristi si inchinano , ma che non e' mai stato sanzionato da alcun atto ufficiale . Di ufficiale c' e' soltanto che i quattro comandanti militari ex alleati esercitano il potere come successori del non ancora sciolto Terzo Reich , anche se i tre occidentali hanno graziosamente concesso al sindaco di Berlino Ovest di esercitare quasi tutte le competenze . Ma quando una berlinese occidentale viene violentata da uno dei 12 mila militari alleati che ancora stazionano in citta' , si deve rivolgere ai tribunali militari . Con quali risultati , e' immaginabile .
Dalla cima del grattacielo Springer il panorama e' onnicomprensivo : le vetrate offrono una vista " tout azimut " , a 360 gradi . E cosi' la signora Krebs , attempata public relation woman del piu' grosso impero giornalistico europeo , vi puo' distribuire una cartina esplicativa che fornisce un' illusione di unita' . Niente Est e Ovest : ecco , in un continuum , l' aeroporto di Tempelhof , il municipio di Schoeneberg , l' Europa Center , il Tiergarten , la porta di Brandeburgo , il Reichstag ricostruito , la Neue Kirche , l' universita' Humboldt , e poi la Rathaus rossa , e infine le chiese Emmaus e San Giacomo .
Ma , guardando giu' , ecco una lunga striscia bianca : die Mauer , il muro . E lui ormai il monumento piu' famoso di Berlino . E il 13 agosto ha compiuto venticinque . " A volte penso che questo nostro vecchio mondo sia solo il cortile di una grande prigione . Alcuni di noi sono prigionieri , il resto guardie " , grida Bob Dylan in una delle sue canzoni piu' belle e sconosciute , George Jackson . Qui la grande prigione e' Berlino Est . O forse e' Berlino Ovest , cortile di liberta' ficcato in mezzo alla Germania Est ma sterilizzato dai 167 chilometri di muro che la circondano .
In ogni caso , di qua c' e' Berlino Ovest , di la' Berlino Est . Qua la Germania Ovest (anche se giuristi e comunisti storcono il naso , e i deputati eletti a Berlino Ovest non possono votare al Parlamento di Bonn) , la' la Germania Est . Di piu' : qua l' Europa occidentale , la' quella orientale . Qua gli americani , la' i russi . Lungo questo muro , insomma , il mondo si divide a meta' . Suona un po' retorico , ma e' proprio cosi' .
Il grattacielo costruito nel 1966 dall' editore Axel Springer , gran pezzo di reazionario morto l' anno scorso , che ha abituato cinque milioni di tedeschi a comprare ogni mattina il suo Bild Zeitung (ieri il titolo principale era sul nostro Stefano Casiraghi e il suo finto cancro ai testicoli per non fare il militare) , rovina la passeggiata a tutti i " turisti del muro " . Esiste infatti un buon numero di persone che , sfidando con i pantaloncini corti un solleone africano , decide di costeggiare il muro per diversi chilometri , dalla parte occidentale . Ma , arrivati a Kochstrasse , una rete impedisce di continuare : c' e' il terreno di Springer , che ha voluto mettersi proprio contro il muro , in segno di sfida .
Per il resto , la zona occidentale confinante con il muro e' abbastanza simile a quella orientale : case diroccate , terreni abbandonati , cespugli , erbacce , rovine di bunker nazisti . Le statistiche danno una media di novanta metri quadri di verde e laghi a ciascuno dei due milioni di abitanti di Berlino Ovest , contro , per esempio , i quattro di Milano . Ma ci sono vaste zone mai toccate in quarant' anni . Perche' queste aree sono rimaste abbandonate ? Evidentemente , nonostante le cospicue detrazioni fiscali (oltre il 30 per cento sui redditi di impresa) con cui gli occidentali incoraggiano lo stabilirsi di attivita' economiche a Berlino Ovest , per mettersi proprio vicino al muro bisogna avere anche un po' di fede politica .
Invece nelle zone periferiche capita spesso che villette residenziali abbiano il muro come confine : li' la fortuna di abitare in una zona verde si paga con un po' di brivido . Da qualche anno pero' i turisti del muro , in pellegrinaggio anticomunista per toccare con mano il misfatto , godono anche di un cote' artistico : nei suoi chilometri centrali " die Mauer " si e' infatti trasformato in uno sterminato " murale " spontaneo dai colori sgargianti alto quattro metri e dieci . Si va dalle scritte banali tipo " Giacomina , il tuo nome e' sul muro " fino a icastiche asserzioni politiche quali " Lottare per la riunificazione tedesca e' come scopare per la verginita " . Sul muro hanno lavorato anche artisti famosi come Richard Hambleton e Christophe Bouchet . Di fronte alla Martin Gropius Haus si puo' ammirare una recente " Se ami qualcuno , dagli la liberta " , titolo dell' ultima canzone di Sting .
Peccato che non possano vederlo e meditarci su i Vopos (Volkspolizei , polizia del popolo) che in questi 25 anni hanno ammazzato 71 esponenti del loro popolo mentre tentavano di scavalcare quello che a Est viene ufficialmente chiamato " il muro antifascista " . I Vopos sono considerati uno dei corpi di polizia piu' efficienti e severi del mondo . " Ma troppo spesso gli occidentali che passano il confine li considerano solo degli anonimi , li guardano come animali in gabbia , con un misto di paura e di disprezzo , e poi magari li insultano quando sono al sicuro dall' altra parte " , si lamenta Dieter Jintzen , ex Vopo fuggito all' Ovest quando aveva venticinque anni . Salto' da un' altezza di otto metri e rimase per due anni in ospedale con un piede rotto . " Pochi sanno che in realta' il numero degli arrestati e degli uccisi al muro sarebbe dieci volte superiore se i 50 mila Vopos della Germania Est fossero solo degli automi che eseguono ciecamente gli ordini . Molti di loro invece sono soldati di leva . Se ne infischiano delle promozioni e delle licenze che il regime fa piovere su chi e' piu' bravo , cioe' per chi effettua piu ' arresti . Insomma bisognerebbe riuscire a guardare attraverso le uniformi di questi militari " .
Dopo la costruzione del muro sono riusciti a fuggire all' Ovest , circa duemila fra soldati e ufficiali dell' Est . Ma il controllo sui controllori e' micidiale : ai disertori si spara a bruciapelo senza il preavviso concesso ai civili . Al Checkpoint Charlie , principale punto di transito fra le due Berlino (ma a senso unico : i tedeschi dell' Est non possono passare a Ovest) , i militari americani stanno riassettando le aiuole e piantando graziosi fiorellini per l' arrivo di personalita ' come Willy Brandt (sindaco socialista di Berlino Ovest nel 1961) , come il cancelliere democristiano Helmut Kohl e l' ambasciatore degli Stati Uniti a Bonn , Richard Burt . Particolarmente contestata la presenza di quest' ultimo a una manifestazione dei giovani dc : quando mai si e' visto il rappresentante ufficiale di uno Stato estero partecipare alla dimostrazione di un partito ?
Per il resto , pero' , del muro che compie un quarto di secolo ai berlinesi non importa proprio niente . " Abbiamo imparato a viverci assieme , anche se non lo accettiamo " , dice il sindaco dc di Berlino Ovest , Eberhard Diepgen . Il che non significa nulla , perche' se hanno imparato , allora lo accettano . C' e' chi del muro canta addirittura le lodi : " Paradossalmente si puo' affermare che la sua costruzione ha aperto la strada alla distensione , perche' ha stabilizzato la Germania Est " , dichiara all' Europeo Hans Kremendahl , segretario della Spd di Berlino Ovest (calata dal 75 per cento del 1912 al 55 di vent' anni fa e al 32 di oggi) . E la vecchia teoria della distensione a ogni costo , in omaggio alla quale i socialdemocratici tedeschi non hanno fiatato neanche di fronte al golpe del generale Wojciech Jaruzelski in Polonia nel 1981 .
Piu' umana e meno realpolitica l' opinione dei verdi : " Dobbiamo smuovere la situazione , perche' abituarsi al muro e' perverso " , dice Jochen Lorentzen della Lista alternativa (10 per cento dei voti) . Smuovere come ? " Per esempio smilitarizzando la citta' : mi va benissimo la garanzia politica occidentale per l' indipendenza di Berlino Ovest , ma per questo basta una presenza simbolica di soldati . L' attacco americano contro la Libia e' scattato dopo solo due morti qui a Berlino , no ? E allora a cosa servono migliaia di soldati insufficienti , in ogni caso , a difenderci militarmente " . I due morti sono i soldati americani uccisi nell' attentato contro la discoteca La Belle in aprile . Il locale non e' stato riaperto , ma sul muro due turisti hanno scritto : " Sergente Kenneth Ford e Nermin Honey , un ultimo addio da Gary e Monica " .
Ma se c' e' chi accusa gli Stati Uniti di militarismo , c' e' anche chi ne lamenta il lassismo . Il sindaco Diepgen snocciola le sue recriminazioni storiche : " Nel 1961 . . . Nikita Kruscev e John Kennedy si misero d' accordo per spartirsi le zone di influenza . Da parte americana non ci fu nessuna reazione seria contro la costruzione del muro . Nello staff del presidente si discusse per ore , perfino se fosse il caso di avvertire Kennedy . Erich Honecker stesso , l' attuale presidente della Germania Est , ha poi rivelato che a Berlino Est erano sicuri di non rischiare il conflitto " .
Brontolano anche gli estremisti di destra del gruppo " 13 agosto " , che sabato scorso hanno organizzato una catena umana in ricordo delle vittime del muro . Che cosa e' cambiato in un quarto di secolo ? Vicino al Checkpoint Charlie c' e' un museo sulla storia del muro che riesce a narrarne la vicenda con imparzialita' , senza cioe' minimizzarne o esagerarne la gravita' . Espone di tutto , da una minimacchina con la quale sono riusciti a fuggire all' Ovest decine di persone accartocciate nel vano motore , alle foto dei vari cunicoli piu' o meno efficaci che sono stati scavati in questi anni .
Ma l' obiettivo che la Germania Est si prefiggeva costruendo il muro e' stato raggiunto : l' emigrazione all' Ovest , che durante gli anni Cinquanta era di circa 200 mila persone all' anno , e' stata bloccata . E i 25 mila permessi di emigrazione che Berlino Est attualmente rilascia ogni anno sono accuratamente selezionati : partire e' relativamente facile per un giovane dissidente , quasi impossibile per un ingegnere o un tecnico specializzato . Sara' per le lotte interne di potere fra i fautori della linea morbida come Honecker e gli ortodossi come Konrad Naumann di recente espulso dal partito , ma un fatto e' certo : il regime comunista dell' Est non teme di dare un' immagine perfino caricaturale della propria durezza . Che bisogno c' e' , per esempio , di impedire ai turisti occidentali di portarsi dietro giornali , riviste e libri durante le loro visite ? " Nessuno " , dice il socialdemocratico Kremendahl , " per il semplice motivo che tutti i tedeschi dell' Est possono tranquillamente guardare la tv della Germania Ovest , e quindi sono esposti tutti i giorni alla cosiddetta propaganda capitalista " .
Non e' desolante constatare , a undici anni dagli accordi di Helsinki , quanto miseri siano i risultati della distensione nel campo dei diritti umani ? L ' unico effetto concreto di tutte le aperture di Brandt e' stato , per i berlinesi del settore Ovest , il poter far visita ai propri parenti e amici che la sorte ha fatto restare a Est . E per quelli dell' Est , nulla . " Dobbiamo accettare la situazione cosi' com' e ' , e tentare di migliorarla , altre strade non ci sono " , risponde Kremendahl . " Possiamo collaborare con la Germania Est nel campo della politica per l' ambiente , per esempio . Loro circondano Berlino con impianti inquinanti e centrali nucleari , noi invece possiamo aiutarli fornendo tecnologia sofisticata e non inquinante " .
Quello dell' " high tech " e' un pallino anche del sindaco Diepgen , che vorrebbe trasformare Berlino Ovest in una nuova Silicon Valley aperta ai mercati dell' Est . Ma per adesso , rimane il fatto che Berlino Ovest e' ben lontana dall' essere economicamente autosufficiente : piu' della meta' del suo bilancio le viene fornito dal governo federale di Bonn . Negli anni della guerra fredda , quando Berlino Ovest era " il cuneo della liberta' nella carne della dittatura " e la " vetrina dell' Occidente " , nessuno badava a spese . Ma adesso , perche' mai continuare a regalar soldi ai berlinesi ? " Le rispondo di nuovo con un paradosso ? " , dice Kremendahl . " Se Berlino non ci fosse , pur con tutti i suoi problemi , la situazione fra le due Germanie e le due Europe sarebbe di ancora maggiore incomunicabilita' : come fra le due Coree . Bene o male , la presenza delle superpotenze qui , le fa litigare ma le spinge anche al dialogo " .
Adesso pero' c' e' piu' tensione che distensione . L' ultimo esempio ? Il 750 anniversario della fondazione della citta' , che cade il prossimo anno . Grandi preparativi sia all' Ovest che all' Est , ma neanche l' ombra di un ' iniziativa congiunta . " Colpa dell' Est , e' vero " , dice il verde Lorentzen , " ma non c' e' stato il minimo sforzo , da parte nostra , di proporre qualcosa di diverso dal solito bordello consumista tipo Disneyland . Stiamo sprecando i soldi per ridare l' asfalto a strade che sarebbero ottime secondo gli standard italiani . E poi , c' e' il grande progetto con il quale Kohl spera di passare alla storia : vuole costruire un museo della storia tedesca ; la storia come la intende lui , naturalmente . E quale area sceglie ? Proprio davanti al Reichstag , dove adesso i turchi giocano al pallone la domenica . Solo il posto e' gia' una provocazione bella e buona , per l' Est " .
I turchi giocano a pallone davanti al Reichstag , ma abitano nel quartiere di Kreuzberg . Anche qui case abbandonate e desolazione , a poche centinaia di metri dal muro . Una squadra di operai sta facendo degli scavi archeologici proprio sotto il muro : hanno trovato pareti coperte da maioliche . Cosa sono ? " Le camere di tortura della centrale della Gestapo " . Poveri archeologi di Berlino , finiti a recuperare rovine naziste . Proprio loro , che all' inizio del Novecento si erano rubati meta' Pergamo , meta' Mileto e quel poco che resta di Babilonia , trasportando tutto sull' isola dei musei in mezzo al fiume Sprea , nel cuore della citta' .
Adesso il museo di Pergamo e' una delle due mete principali proposte ai turisti dell' Ovest che vanno a Berlino Est con il bus tour di quattro ore . L' altra e' il parco in memoria dei soldati sovietici caduti nella battaglia di Berlino . Chissa' se i binari del tram di Stresemannstrasse , tagliata in due dal muro , sono gli stessi dove sferragliavano le luminose carrozze della stupenda Berlino anni Venti . Adesso sul muro un giovanotto sta dipingendo . Ha un barattolo con un colore solo , marrone . Sei di Berlino ? " Forse si' , forse no " .
In forse e' anche il primato di Berlino Ovest fra i giovani d' Europa : per tutti gli anni Settanta e l' inizio degli Ottanta e' stata la capitale di tutti gli artisti , creativi , musicisti , punk e dark . Ma adesso sta sorgendo il nuovo astro di Madrid , anche se i caffe' di Savignyplatz sono sempre eleganti e affollati , e nelle " kneipe " attorno a Potsdamerstrasse continuano a riunirsi gli alternativi , con i sandali e i capelli lunghi . E gli occupanti di case ? Scomparsi : l' amministrazione democristiana ha risolto il problema con un po' di bastone e un po' di carota . Con alcuni si e' messa d' accordo e ha concesso le case in affitto , contro altri ha fatto intervenire la polizia .
Ma i giovani , cosa pensano del muro ? Negli ultimi mesi ha avuto successo un film intitolato Mueller . E il nome di un giovane di Berlino Est che non ne puo' piu' di fare il tappezziere e che riesce a comprare un passaporto falso per l' Ovest . Si fa cosi ' un giro del mondo , poi ritorna a Berlino Est dalla fidanzata e si porta dietro una fantastica carta da parati comprata a Berlino Ovest . Dice che l' ha inventata lui , e il regime lo riempie di onori . Alla fine , soddisfatta la voglia di vedere com' e' dall' altra parte , decide di rimanere all' Est . E questo un sentimento di scetticismo ironico abbastanza diffuso fra i giovani sia dell' Est , sia dell' Ovest . Tanto che Michael Fischer , giornalista di Tageszeitung , quotidiano della sinistra ecologista , dice ridendo : " Speriamo che il muro resti su : cosi' almeno i burocrati di Est e Ovest non possono coalizzarsi contro di noi ! ".
Mauro Suttora
C' e' chi lo scavalca ogni giorno, chi ci va a morire, chi lo ha trasformato in un gigantesco murale. Chi lo ritiene indispensabile e chi fa finta di non vederlo . Che cosa è cambiato a 25 anni dalla costruzione del monumento piu' brutto del mondo
Europeo, 23 agosto 1986
di Mauro Suttora
Frau Ilse Krebs offre aranciate ai giornalisti stranieri in visita e li fa salire fino al diciannovesimo e ultimo piano del grattacielo Springer. Le troupes televisive le spedisce direttamente sul tetto. E da li' si puo' ammirare il miglior panorama di Berlino .
Ne' Ovest ne' Est : Berlino e basta , come piace dire a tutti quei tedeschi che con civetteria rifiutano ancora la divisione in due della loro ex magnifica capitale. E con ottimi argomenti giuridici , d' altronde : le centinaia di esperti in diritto internazionale che dal 1945 hanno trovato lavoro dissertando in lungo e in largo sulla questione assicurano infatti che a tutt' oggi e' molto piu' corretto dire Berlino, aperta parentesi, Ovest , chiusa parentesi . Perche' qui la guerra non e' ancora finita , e quarant' anni dopo la morte di Adolf Hitler la citta' e' sempre sottomessa alle leggi militari di occupazione . I sovietici amministrano otto quartieri , gli americani sei , gli inglesi quattro e i francesi due .
Che poi le zone degli occidentali formino un tutt' uno (Berlino Ovest , appunto) , questo e' un " de facto " davanti al quale i giuristi si inchinano , ma che non e' mai stato sanzionato da alcun atto ufficiale . Di ufficiale c' e' soltanto che i quattro comandanti militari ex alleati esercitano il potere come successori del non ancora sciolto Terzo Reich , anche se i tre occidentali hanno graziosamente concesso al sindaco di Berlino Ovest di esercitare quasi tutte le competenze . Ma quando una berlinese occidentale viene violentata da uno dei 12 mila militari alleati che ancora stazionano in citta' , si deve rivolgere ai tribunali militari . Con quali risultati , e' immaginabile .
Dalla cima del grattacielo Springer il panorama e' onnicomprensivo : le vetrate offrono una vista " tout azimut " , a 360 gradi . E cosi' la signora Krebs , attempata public relation woman del piu' grosso impero giornalistico europeo , vi puo' distribuire una cartina esplicativa che fornisce un' illusione di unita' . Niente Est e Ovest : ecco , in un continuum , l' aeroporto di Tempelhof , il municipio di Schoeneberg , l' Europa Center , il Tiergarten , la porta di Brandeburgo , il Reichstag ricostruito , la Neue Kirche , l' universita' Humboldt , e poi la Rathaus rossa , e infine le chiese Emmaus e San Giacomo .
Ma , guardando giu' , ecco una lunga striscia bianca : die Mauer , il muro . E lui ormai il monumento piu' famoso di Berlino . E il 13 agosto ha compiuto venticinque . " A volte penso che questo nostro vecchio mondo sia solo il cortile di una grande prigione . Alcuni di noi sono prigionieri , il resto guardie " , grida Bob Dylan in una delle sue canzoni piu' belle e sconosciute , George Jackson . Qui la grande prigione e' Berlino Est . O forse e' Berlino Ovest , cortile di liberta' ficcato in mezzo alla Germania Est ma sterilizzato dai 167 chilometri di muro che la circondano .
In ogni caso , di qua c' e' Berlino Ovest , di la' Berlino Est . Qua la Germania Ovest (anche se giuristi e comunisti storcono il naso , e i deputati eletti a Berlino Ovest non possono votare al Parlamento di Bonn) , la' la Germania Est . Di piu' : qua l' Europa occidentale , la' quella orientale . Qua gli americani , la' i russi . Lungo questo muro , insomma , il mondo si divide a meta' . Suona un po' retorico , ma e' proprio cosi' .
Il grattacielo costruito nel 1966 dall' editore Axel Springer , gran pezzo di reazionario morto l' anno scorso , che ha abituato cinque milioni di tedeschi a comprare ogni mattina il suo Bild Zeitung (ieri il titolo principale era sul nostro Stefano Casiraghi e il suo finto cancro ai testicoli per non fare il militare) , rovina la passeggiata a tutti i " turisti del muro " . Esiste infatti un buon numero di persone che , sfidando con i pantaloncini corti un solleone africano , decide di costeggiare il muro per diversi chilometri , dalla parte occidentale . Ma , arrivati a Kochstrasse , una rete impedisce di continuare : c' e' il terreno di Springer , che ha voluto mettersi proprio contro il muro , in segno di sfida .
Per il resto , la zona occidentale confinante con il muro e' abbastanza simile a quella orientale : case diroccate , terreni abbandonati , cespugli , erbacce , rovine di bunker nazisti . Le statistiche danno una media di novanta metri quadri di verde e laghi a ciascuno dei due milioni di abitanti di Berlino Ovest , contro , per esempio , i quattro di Milano . Ma ci sono vaste zone mai toccate in quarant' anni . Perche' queste aree sono rimaste abbandonate ? Evidentemente , nonostante le cospicue detrazioni fiscali (oltre il 30 per cento sui redditi di impresa) con cui gli occidentali incoraggiano lo stabilirsi di attivita' economiche a Berlino Ovest , per mettersi proprio vicino al muro bisogna avere anche un po' di fede politica .
Invece nelle zone periferiche capita spesso che villette residenziali abbiano il muro come confine : li' la fortuna di abitare in una zona verde si paga con un po' di brivido . Da qualche anno pero' i turisti del muro , in pellegrinaggio anticomunista per toccare con mano il misfatto , godono anche di un cote' artistico : nei suoi chilometri centrali " die Mauer " si e' infatti trasformato in uno sterminato " murale " spontaneo dai colori sgargianti alto quattro metri e dieci . Si va dalle scritte banali tipo " Giacomina , il tuo nome e' sul muro " fino a icastiche asserzioni politiche quali " Lottare per la riunificazione tedesca e' come scopare per la verginita " . Sul muro hanno lavorato anche artisti famosi come Richard Hambleton e Christophe Bouchet . Di fronte alla Martin Gropius Haus si puo' ammirare una recente " Se ami qualcuno , dagli la liberta " , titolo dell' ultima canzone di Sting .
Peccato che non possano vederlo e meditarci su i Vopos (Volkspolizei , polizia del popolo) che in questi 25 anni hanno ammazzato 71 esponenti del loro popolo mentre tentavano di scavalcare quello che a Est viene ufficialmente chiamato " il muro antifascista " . I Vopos sono considerati uno dei corpi di polizia piu' efficienti e severi del mondo . " Ma troppo spesso gli occidentali che passano il confine li considerano solo degli anonimi , li guardano come animali in gabbia , con un misto di paura e di disprezzo , e poi magari li insultano quando sono al sicuro dall' altra parte " , si lamenta Dieter Jintzen , ex Vopo fuggito all' Ovest quando aveva venticinque anni . Salto' da un' altezza di otto metri e rimase per due anni in ospedale con un piede rotto . " Pochi sanno che in realta' il numero degli arrestati e degli uccisi al muro sarebbe dieci volte superiore se i 50 mila Vopos della Germania Est fossero solo degli automi che eseguono ciecamente gli ordini . Molti di loro invece sono soldati di leva . Se ne infischiano delle promozioni e delle licenze che il regime fa piovere su chi e' piu' bravo , cioe' per chi effettua piu ' arresti . Insomma bisognerebbe riuscire a guardare attraverso le uniformi di questi militari " .
Dopo la costruzione del muro sono riusciti a fuggire all' Ovest , circa duemila fra soldati e ufficiali dell' Est . Ma il controllo sui controllori e' micidiale : ai disertori si spara a bruciapelo senza il preavviso concesso ai civili . Al Checkpoint Charlie , principale punto di transito fra le due Berlino (ma a senso unico : i tedeschi dell' Est non possono passare a Ovest) , i militari americani stanno riassettando le aiuole e piantando graziosi fiorellini per l' arrivo di personalita ' come Willy Brandt (sindaco socialista di Berlino Ovest nel 1961) , come il cancelliere democristiano Helmut Kohl e l' ambasciatore degli Stati Uniti a Bonn , Richard Burt . Particolarmente contestata la presenza di quest' ultimo a una manifestazione dei giovani dc : quando mai si e' visto il rappresentante ufficiale di uno Stato estero partecipare alla dimostrazione di un partito ?
Per il resto , pero' , del muro che compie un quarto di secolo ai berlinesi non importa proprio niente . " Abbiamo imparato a viverci assieme , anche se non lo accettiamo " , dice il sindaco dc di Berlino Ovest , Eberhard Diepgen . Il che non significa nulla , perche' se hanno imparato , allora lo accettano . C' e' chi del muro canta addirittura le lodi : " Paradossalmente si puo' affermare che la sua costruzione ha aperto la strada alla distensione , perche' ha stabilizzato la Germania Est " , dichiara all' Europeo Hans Kremendahl , segretario della Spd di Berlino Ovest (calata dal 75 per cento del 1912 al 55 di vent' anni fa e al 32 di oggi) . E la vecchia teoria della distensione a ogni costo , in omaggio alla quale i socialdemocratici tedeschi non hanno fiatato neanche di fronte al golpe del generale Wojciech Jaruzelski in Polonia nel 1981 .
Piu' umana e meno realpolitica l' opinione dei verdi : " Dobbiamo smuovere la situazione , perche' abituarsi al muro e' perverso " , dice Jochen Lorentzen della Lista alternativa (10 per cento dei voti) . Smuovere come ? " Per esempio smilitarizzando la citta' : mi va benissimo la garanzia politica occidentale per l' indipendenza di Berlino Ovest , ma per questo basta una presenza simbolica di soldati . L' attacco americano contro la Libia e' scattato dopo solo due morti qui a Berlino , no ? E allora a cosa servono migliaia di soldati insufficienti , in ogni caso , a difenderci militarmente " . I due morti sono i soldati americani uccisi nell' attentato contro la discoteca La Belle in aprile . Il locale non e' stato riaperto , ma sul muro due turisti hanno scritto : " Sergente Kenneth Ford e Nermin Honey , un ultimo addio da Gary e Monica " .
Ma se c' e' chi accusa gli Stati Uniti di militarismo , c' e' anche chi ne lamenta il lassismo . Il sindaco Diepgen snocciola le sue recriminazioni storiche : " Nel 1961 . . . Nikita Kruscev e John Kennedy si misero d' accordo per spartirsi le zone di influenza . Da parte americana non ci fu nessuna reazione seria contro la costruzione del muro . Nello staff del presidente si discusse per ore , perfino se fosse il caso di avvertire Kennedy . Erich Honecker stesso , l' attuale presidente della Germania Est , ha poi rivelato che a Berlino Est erano sicuri di non rischiare il conflitto " .
Brontolano anche gli estremisti di destra del gruppo " 13 agosto " , che sabato scorso hanno organizzato una catena umana in ricordo delle vittime del muro . Che cosa e' cambiato in un quarto di secolo ? Vicino al Checkpoint Charlie c' e' un museo sulla storia del muro che riesce a narrarne la vicenda con imparzialita' , senza cioe' minimizzarne o esagerarne la gravita' . Espone di tutto , da una minimacchina con la quale sono riusciti a fuggire all' Ovest decine di persone accartocciate nel vano motore , alle foto dei vari cunicoli piu' o meno efficaci che sono stati scavati in questi anni .
Ma l' obiettivo che la Germania Est si prefiggeva costruendo il muro e' stato raggiunto : l' emigrazione all' Ovest , che durante gli anni Cinquanta era di circa 200 mila persone all' anno , e' stata bloccata . E i 25 mila permessi di emigrazione che Berlino Est attualmente rilascia ogni anno sono accuratamente selezionati : partire e' relativamente facile per un giovane dissidente , quasi impossibile per un ingegnere o un tecnico specializzato . Sara' per le lotte interne di potere fra i fautori della linea morbida come Honecker e gli ortodossi come Konrad Naumann di recente espulso dal partito , ma un fatto e' certo : il regime comunista dell' Est non teme di dare un' immagine perfino caricaturale della propria durezza . Che bisogno c' e' , per esempio , di impedire ai turisti occidentali di portarsi dietro giornali , riviste e libri durante le loro visite ? " Nessuno " , dice il socialdemocratico Kremendahl , " per il semplice motivo che tutti i tedeschi dell' Est possono tranquillamente guardare la tv della Germania Ovest , e quindi sono esposti tutti i giorni alla cosiddetta propaganda capitalista " .
Non e' desolante constatare , a undici anni dagli accordi di Helsinki , quanto miseri siano i risultati della distensione nel campo dei diritti umani ? L ' unico effetto concreto di tutte le aperture di Brandt e' stato , per i berlinesi del settore Ovest , il poter far visita ai propri parenti e amici che la sorte ha fatto restare a Est . E per quelli dell' Est , nulla . " Dobbiamo accettare la situazione cosi' com' e ' , e tentare di migliorarla , altre strade non ci sono " , risponde Kremendahl . " Possiamo collaborare con la Germania Est nel campo della politica per l' ambiente , per esempio . Loro circondano Berlino con impianti inquinanti e centrali nucleari , noi invece possiamo aiutarli fornendo tecnologia sofisticata e non inquinante " .
Quello dell' " high tech " e' un pallino anche del sindaco Diepgen , che vorrebbe trasformare Berlino Ovest in una nuova Silicon Valley aperta ai mercati dell' Est . Ma per adesso , rimane il fatto che Berlino Ovest e' ben lontana dall' essere economicamente autosufficiente : piu' della meta' del suo bilancio le viene fornito dal governo federale di Bonn . Negli anni della guerra fredda , quando Berlino Ovest era " il cuneo della liberta' nella carne della dittatura " e la " vetrina dell' Occidente " , nessuno badava a spese . Ma adesso , perche' mai continuare a regalar soldi ai berlinesi ? " Le rispondo di nuovo con un paradosso ? " , dice Kremendahl . " Se Berlino non ci fosse , pur con tutti i suoi problemi , la situazione fra le due Germanie e le due Europe sarebbe di ancora maggiore incomunicabilita' : come fra le due Coree . Bene o male , la presenza delle superpotenze qui , le fa litigare ma le spinge anche al dialogo " .
Adesso pero' c' e' piu' tensione che distensione . L' ultimo esempio ? Il 750 anniversario della fondazione della citta' , che cade il prossimo anno . Grandi preparativi sia all' Ovest che all' Est , ma neanche l' ombra di un ' iniziativa congiunta . " Colpa dell' Est , e' vero " , dice il verde Lorentzen , " ma non c' e' stato il minimo sforzo , da parte nostra , di proporre qualcosa di diverso dal solito bordello consumista tipo Disneyland . Stiamo sprecando i soldi per ridare l' asfalto a strade che sarebbero ottime secondo gli standard italiani . E poi , c' e' il grande progetto con il quale Kohl spera di passare alla storia : vuole costruire un museo della storia tedesca ; la storia come la intende lui , naturalmente . E quale area sceglie ? Proprio davanti al Reichstag , dove adesso i turchi giocano al pallone la domenica . Solo il posto e' gia' una provocazione bella e buona , per l' Est " .
I turchi giocano a pallone davanti al Reichstag , ma abitano nel quartiere di Kreuzberg . Anche qui case abbandonate e desolazione , a poche centinaia di metri dal muro . Una squadra di operai sta facendo degli scavi archeologici proprio sotto il muro : hanno trovato pareti coperte da maioliche . Cosa sono ? " Le camere di tortura della centrale della Gestapo " . Poveri archeologi di Berlino , finiti a recuperare rovine naziste . Proprio loro , che all' inizio del Novecento si erano rubati meta' Pergamo , meta' Mileto e quel poco che resta di Babilonia , trasportando tutto sull' isola dei musei in mezzo al fiume Sprea , nel cuore della citta' .
Adesso il museo di Pergamo e' una delle due mete principali proposte ai turisti dell' Ovest che vanno a Berlino Est con il bus tour di quattro ore . L' altra e' il parco in memoria dei soldati sovietici caduti nella battaglia di Berlino . Chissa' se i binari del tram di Stresemannstrasse , tagliata in due dal muro , sono gli stessi dove sferragliavano le luminose carrozze della stupenda Berlino anni Venti . Adesso sul muro un giovanotto sta dipingendo . Ha un barattolo con un colore solo , marrone . Sei di Berlino ? " Forse si' , forse no " .
In forse e' anche il primato di Berlino Ovest fra i giovani d' Europa : per tutti gli anni Settanta e l' inizio degli Ottanta e' stata la capitale di tutti gli artisti , creativi , musicisti , punk e dark . Ma adesso sta sorgendo il nuovo astro di Madrid , anche se i caffe' di Savignyplatz sono sempre eleganti e affollati , e nelle " kneipe " attorno a Potsdamerstrasse continuano a riunirsi gli alternativi , con i sandali e i capelli lunghi . E gli occupanti di case ? Scomparsi : l' amministrazione democristiana ha risolto il problema con un po' di bastone e un po' di carota . Con alcuni si e' messa d' accordo e ha concesso le case in affitto , contro altri ha fatto intervenire la polizia .
Ma i giovani , cosa pensano del muro ? Negli ultimi mesi ha avuto successo un film intitolato Mueller . E il nome di un giovane di Berlino Est che non ne puo' piu' di fare il tappezziere e che riesce a comprare un passaporto falso per l' Ovest . Si fa cosi ' un giro del mondo , poi ritorna a Berlino Est dalla fidanzata e si porta dietro una fantastica carta da parati comprata a Berlino Ovest . Dice che l' ha inventata lui , e il regime lo riempie di onori . Alla fine , soddisfatta la voglia di vedere com' e' dall' altra parte , decide di rimanere all' Est . E questo un sentimento di scetticismo ironico abbastanza diffuso fra i giovani sia dell' Est , sia dell' Ovest . Tanto che Michael Fischer , giornalista di Tageszeitung , quotidiano della sinistra ecologista , dice ridendo : " Speriamo che il muro resti su : cosi' almeno i burocrati di Est e Ovest non possono coalizzarsi contro di noi ! ".
Mauro Suttora
Tuesday, August 19, 1986
Tango, inserto satirico dell'Unità
Europeo 16 agosto 1986, pag. 12
Comunisti ridanciani. Perche' " l' Unita " deridera' il segretario del PCI
Natta , vuoi ballare con me ?
Era facile prendersela con Craxi e De Mita . Ma come si metteranno le cose quando " Tango " lavera' i panni sporchi in pubblico ? Per ora Sergio Staino e i suoi ragazzacci ci ridono su
di Mauro Suttora e Valter Vecellio
I comunisti hanno imparato a ridere anche di se stessi ? Sembra di si' . Dopo le sferzanti e impietose vignette su Bettino Craxi e Ciriaco De Mita , Giovanni Spadolini e Franco Nicolazzi , Tango , il settimanale di " satira e travolgenti passioni " diretto da Sergio Staino , si accinge a mettere alla berlina anche il Pci .
Staino e la sua allegra banda di umoristi , forti del notevole successo di vendita (Tango , inserto dell' Unita' del lunedi' , ha portato un incremento di circa 50 mila copie) , l' hanno annunciato usando l' artificio di due false lettere , pubblicate nel fascicolo del 4 agosto . La prima lettera recava nientemeno che la firma di Alessandro Natta , il segretario del partito . Il quale , tramite la penna di Staino , si lamenta : " Se e' vero quello che voi satiri spargete ai quattro venti , e che cioe' la vostra matita graffiante si indirizza verso l' alto , perche' non fate la mia caricatura ? " . " Non preoccuparti , sto correndo ai ripari " , replica Staino . " E posso fin d' ora annunciarti che il prossimo numero sara' ampiamente dedicato alla tua figura " .
Come reagira' l' establishment comunista all' esplicita e plateale presa in giro del suo segretario , e proprio sulle pagine dell' Unita ? A Botteghe Oscure come giudicano Tango ?
Chi , da sempre , e' una tifosa di Staino e di " Bobo " , il suo personaggio , e' la presidente della Camera , Nilde Iotti . Quando venne pubblicato Nell' anno del sorpasso , il volume che raccoglie le vignette pubblicate sull' Unita , si e' affrettata , unica tra tutti i dirigenti del Pci , ad inviargli un bigliettino di congratulazioni . E ora che sono state raccolte in volume anche le prime edizioni di Tango , ne ha voluta una copia con autografo di Staino .
Si diverte molto anche l' ex direttore dell' Unita' Emanuele Macaluso , che ha preso parte alla prima festa nazionale di Tango , organizzata a Montecchio dalla sezione " Indiana del Rio " . Proprio con Staino ha allacciato un dialogo surreale sul tema : " Scusi , balla il tango ? " .
Chi invece e' rimasto un attimo perplesso e' stato Massimo D' Alema , membro della segreteria e " giovane dirigente di sicuro avvenire " , recentemente colpito dalle unghiate dei " tanghisti " . Di fronte ad alcuni sfotto' non proprio leggeri non ha saputo frenare una smorfia . Poi , ha riconosciuto : " La satira e' bella , ma quando ti colpisce . . . "
E il popolo comunista ? E indicativo quanto e' accaduto a Montecchio , paesone floridissimo di 8 mila abitanti al confine della provincia di Reggio Emilia con quella di Parma . Mario Bernabei , 35 anni , direttore della biblioteca civica ospitata nel castello trecentesco di Matilde di Canossa , e , soprattutto , segretario degli ottocento comunisti montecchiesi , e' raggiante : " Questa volta abbiamo battuto ogni record . Gli anni scorsi la nostra festa dell' Unita' aveva raccolto circa 400 milioni . Quest' anno siamo gia' a 371 milioni ; ma questa sera , l' ultima , ne entreranno almeno una settantina " .
Intitolare la festa all' inserto satirico di Sergio Staino invece che all' organo di partito e' stata un' idea originale , che ha pagato . All' entrata del parco di proprieta' del Pci dove per nove giorni sono affluite decine di migliaia di emiliani ( " E non solo " , precisa Bernabei , " basta guardare le targhe delle macchine posteggiate al parcheggio : vengono anche da Milano , Venezia , Firenze " ) , due grossi tabelloni contrapposti mostrano le gigantografie dei " santi " del partito (Marx , Lenin , Gramsci , Togliatti , Berlinguer) da una parte e , dall' altra , un po' in cagnesco , quella dei " peggioristi " di Tango : Angese , l' operaio Cipputi di Altan , Elle Kappa e Staino .
E Bobo il nuovo eroe , il militante intellettuale con gli occhiali un po' sfigato nel quale , volenti o nolenti , moltissimi comunisti si identificano. Bobo e' portato all' autoironia , soprattutto quando deve rispondere a imbarazzanti domande di chiarificazione della figlia sulle non sempre intelligibili proposte del Pci . Per dar vita al personaggio , Staino si e' ispirato a un suo amico , un pubblicitario di Reggio Emilia .
Ma esiste anche un' altra versione del prototipo del comunista di base degli anni Ottanta tormentato dal dubbio : e' quella di Paolo Pietrangeli , cantautore politico romano di provata fede Pci , che la scorsa stagione ha impersonato Bobo sugli schermi televisivi di Drive In assieme alla " spalla " Molotov (vedere il riquadro) . Assieme ai collaboratori dell' inserto settimanale (fra gli altri Vincino , Michele Serra , Sergio Saviane , Renato Calligaro , Giuliano) , chiamati anche " tanghisti " o " satiri " , Staino Bobo ha portato una ventata di aria nuova in un partito e in un giornale che erano sempre stati molto austeri e seriosi ( " Non piu' degli altri " , protestano pero' i gioviali emiliani del Pci) .
Chi l' avrebbe mai detto che il vecchio partito comunista , eta' media degli iscritti in costante aumento , avrebbe accettato il bagno vivificatore dei reduci del Male , la rivista satirica che alla fine degli anni Settanta lanciava tremende saette contro il Pci di Berlinguer e dell' allora capogruppo alla Camera Natta , campione della " solidarieta' nazionale " con la Dc ? Eppure e proprio cosi' , e adesso i dirigenti comunisti , anche quelli non entusiasti di Tango , puntano sulla sarira per attrarre i giovani .
A Montecchio sono esposte le riproduzioni delle vignette piu' significative apparse nei 21 numeri finora pubblicati , divise per temi : contro l' energia nucleare , contro i democristiani , contro Craxi , contro i militaristi alla Ronald Reagan . Le vignette contro papa Wojtyla sono le uniche che hanno suscitato qualche protesta fra il pubblico : evidentemente gli emiliani non sono anticlericali quanto i romagnoli .
I detrattori dell' ala ridanciana del Pci correggono i dati secondo i quali grazie a Tango l' Unita del lunedi' ha raddoppiato le vendite , registrando aumenti anche di 50 mila copie : " La realta' e' che , contemporaneamente alla nascita di Tango , e' stata introdotta anche la stampa a Roma , che il lunedi' veniva sospesa . Cosi' adesso il giornale vende di piu' anche perche' al lunedi' e' distribuito pure al Centro Sud " .
Pero' anche gli unici nemici dichiarati di Tango , quelli della sezione di San Rigo di Reggio Emilia che ne hanno chiesto la chiusura durante un dibattito alla festa , ammettono : " Si' , qui a Reggio si vendono 800 copie in piu " . " Ma sono giovani che acquistano il giornale solo per Tango , per divertirsi : l' Unita neanche la leggono . Ne vale la pena ? " .
A difendere Tango ci pensa , inopinatamente , Lanfranco Turci , presidente della Regione Emilia Romagna ed esponente dell' ala destra di Giorgio Napolitano , vittima preferita delle frecciate dei " satiri " : " Il Pci comincia finalmente a fare politica con il sorriso e l' autoironia , superando una concezione sacrale del partito . No , non e' un' operazione di facciata , e' il sintomo di un cambiamento piu' profondo " .
E i " miglioristi " di destra ridono di gusto quando nel mirino delle vignette finiscono " movimentisti " come Massimo D' Alema , soprannominato " Minimo " su Tango . " Anch' io penso che ridere faccia bene " , replica la Fantini , " ma chi fa tanti sforzi per colmare con sottoscrizioni i debiti dell' Unita e va in giro a venderla casa per casa ha anche il diritto di domandarsi se per attirare i giovani bisogna per forza usare le parolacce , o se invece non si possono ampliare le gia' apprezzatissime inchieste sul lavoro e la cultura " .
Il sindaco di Montecchio Jones Boni (Jones era un partigiano inglese dell' ultima guerra) apprezza soprattutto l' ironia di Bobo e le vignette di Vincino . Turci e' perplesso sulla quantita' : " Preferisco la satira diffusa , ce ne vorrebbe un po' ogni giorno . Tutta insieme e' troppa " . Invece Enzo Fosselli , 56 anni , iscritto al Pci dal 1948 , operaio da tre anni in pensione , che e' venuto a godersi la festa di Montecchio dalla vicina Cavriago , non ha problemi : " Tango e' una grande iniziativa , io lo leggo tutto , e leggo anche l' inserto satirico di Repubblica . E mio figlio legge Linus " .
Ci tiene pero' a precisare che Cavriago , Tango o non Tango , batte Montecchio in molte cose : innanzitutto perche' li' il Pci ha 1400 iscritti e il 65 per cento dei voti , contro il 52 per cento a Montecchio . " E poi , la nostra festa ha superato la loro anche quest' anno : abbiamo incassato piu' di mezzo miliardo , e abbiamo fatto venire Renzo Arbore . Ma non ha importanza : siamo tutti compagni " .
Solo che adesso i compagni ridanciani , dopo la sbornia di Montecchio , sono curiosi di vedere quanto spazio verra' concesso a Tango al festival nazionale dell' Unita , alla fine del mese a Milano . Sara' solo un angolino ?
Mauro Suttora
Valter Vecellio
Comunisti ridanciani. Perche' " l' Unita " deridera' il segretario del PCI
Natta , vuoi ballare con me ?
Era facile prendersela con Craxi e De Mita . Ma come si metteranno le cose quando " Tango " lavera' i panni sporchi in pubblico ? Per ora Sergio Staino e i suoi ragazzacci ci ridono su
di Mauro Suttora e Valter Vecellio
I comunisti hanno imparato a ridere anche di se stessi ? Sembra di si' . Dopo le sferzanti e impietose vignette su Bettino Craxi e Ciriaco De Mita , Giovanni Spadolini e Franco Nicolazzi , Tango , il settimanale di " satira e travolgenti passioni " diretto da Sergio Staino , si accinge a mettere alla berlina anche il Pci .
Staino e la sua allegra banda di umoristi , forti del notevole successo di vendita (Tango , inserto dell' Unita' del lunedi' , ha portato un incremento di circa 50 mila copie) , l' hanno annunciato usando l' artificio di due false lettere , pubblicate nel fascicolo del 4 agosto . La prima lettera recava nientemeno che la firma di Alessandro Natta , il segretario del partito . Il quale , tramite la penna di Staino , si lamenta : " Se e' vero quello che voi satiri spargete ai quattro venti , e che cioe' la vostra matita graffiante si indirizza verso l' alto , perche' non fate la mia caricatura ? " . " Non preoccuparti , sto correndo ai ripari " , replica Staino . " E posso fin d' ora annunciarti che il prossimo numero sara' ampiamente dedicato alla tua figura " .
Come reagira' l' establishment comunista all' esplicita e plateale presa in giro del suo segretario , e proprio sulle pagine dell' Unita ? A Botteghe Oscure come giudicano Tango ?
Chi , da sempre , e' una tifosa di Staino e di " Bobo " , il suo personaggio , e' la presidente della Camera , Nilde Iotti . Quando venne pubblicato Nell' anno del sorpasso , il volume che raccoglie le vignette pubblicate sull' Unita , si e' affrettata , unica tra tutti i dirigenti del Pci , ad inviargli un bigliettino di congratulazioni . E ora che sono state raccolte in volume anche le prime edizioni di Tango , ne ha voluta una copia con autografo di Staino .
Si diverte molto anche l' ex direttore dell' Unita' Emanuele Macaluso , che ha preso parte alla prima festa nazionale di Tango , organizzata a Montecchio dalla sezione " Indiana del Rio " . Proprio con Staino ha allacciato un dialogo surreale sul tema : " Scusi , balla il tango ? " .
Chi invece e' rimasto un attimo perplesso e' stato Massimo D' Alema , membro della segreteria e " giovane dirigente di sicuro avvenire " , recentemente colpito dalle unghiate dei " tanghisti " . Di fronte ad alcuni sfotto' non proprio leggeri non ha saputo frenare una smorfia . Poi , ha riconosciuto : " La satira e' bella , ma quando ti colpisce . . . "
E il popolo comunista ? E indicativo quanto e' accaduto a Montecchio , paesone floridissimo di 8 mila abitanti al confine della provincia di Reggio Emilia con quella di Parma . Mario Bernabei , 35 anni , direttore della biblioteca civica ospitata nel castello trecentesco di Matilde di Canossa , e , soprattutto , segretario degli ottocento comunisti montecchiesi , e' raggiante : " Questa volta abbiamo battuto ogni record . Gli anni scorsi la nostra festa dell' Unita' aveva raccolto circa 400 milioni . Quest' anno siamo gia' a 371 milioni ; ma questa sera , l' ultima , ne entreranno almeno una settantina " .
Intitolare la festa all' inserto satirico di Sergio Staino invece che all' organo di partito e' stata un' idea originale , che ha pagato . All' entrata del parco di proprieta' del Pci dove per nove giorni sono affluite decine di migliaia di emiliani ( " E non solo " , precisa Bernabei , " basta guardare le targhe delle macchine posteggiate al parcheggio : vengono anche da Milano , Venezia , Firenze " ) , due grossi tabelloni contrapposti mostrano le gigantografie dei " santi " del partito (Marx , Lenin , Gramsci , Togliatti , Berlinguer) da una parte e , dall' altra , un po' in cagnesco , quella dei " peggioristi " di Tango : Angese , l' operaio Cipputi di Altan , Elle Kappa e Staino .
E Bobo il nuovo eroe , il militante intellettuale con gli occhiali un po' sfigato nel quale , volenti o nolenti , moltissimi comunisti si identificano. Bobo e' portato all' autoironia , soprattutto quando deve rispondere a imbarazzanti domande di chiarificazione della figlia sulle non sempre intelligibili proposte del Pci . Per dar vita al personaggio , Staino si e' ispirato a un suo amico , un pubblicitario di Reggio Emilia .
Ma esiste anche un' altra versione del prototipo del comunista di base degli anni Ottanta tormentato dal dubbio : e' quella di Paolo Pietrangeli , cantautore politico romano di provata fede Pci , che la scorsa stagione ha impersonato Bobo sugli schermi televisivi di Drive In assieme alla " spalla " Molotov (vedere il riquadro) . Assieme ai collaboratori dell' inserto settimanale (fra gli altri Vincino , Michele Serra , Sergio Saviane , Renato Calligaro , Giuliano) , chiamati anche " tanghisti " o " satiri " , Staino Bobo ha portato una ventata di aria nuova in un partito e in un giornale che erano sempre stati molto austeri e seriosi ( " Non piu' degli altri " , protestano pero' i gioviali emiliani del Pci) .
Chi l' avrebbe mai detto che il vecchio partito comunista , eta' media degli iscritti in costante aumento , avrebbe accettato il bagno vivificatore dei reduci del Male , la rivista satirica che alla fine degli anni Settanta lanciava tremende saette contro il Pci di Berlinguer e dell' allora capogruppo alla Camera Natta , campione della " solidarieta' nazionale " con la Dc ? Eppure e proprio cosi' , e adesso i dirigenti comunisti , anche quelli non entusiasti di Tango , puntano sulla sarira per attrarre i giovani .
A Montecchio sono esposte le riproduzioni delle vignette piu' significative apparse nei 21 numeri finora pubblicati , divise per temi : contro l' energia nucleare , contro i democristiani , contro Craxi , contro i militaristi alla Ronald Reagan . Le vignette contro papa Wojtyla sono le uniche che hanno suscitato qualche protesta fra il pubblico : evidentemente gli emiliani non sono anticlericali quanto i romagnoli .
I detrattori dell' ala ridanciana del Pci correggono i dati secondo i quali grazie a Tango l' Unita del lunedi' ha raddoppiato le vendite , registrando aumenti anche di 50 mila copie : " La realta' e' che , contemporaneamente alla nascita di Tango , e' stata introdotta anche la stampa a Roma , che il lunedi' veniva sospesa . Cosi' adesso il giornale vende di piu' anche perche' al lunedi' e' distribuito pure al Centro Sud " .
Pero' anche gli unici nemici dichiarati di Tango , quelli della sezione di San Rigo di Reggio Emilia che ne hanno chiesto la chiusura durante un dibattito alla festa , ammettono : " Si' , qui a Reggio si vendono 800 copie in piu " . " Ma sono giovani che acquistano il giornale solo per Tango , per divertirsi : l' Unita neanche la leggono . Ne vale la pena ? " .
A difendere Tango ci pensa , inopinatamente , Lanfranco Turci , presidente della Regione Emilia Romagna ed esponente dell' ala destra di Giorgio Napolitano , vittima preferita delle frecciate dei " satiri " : " Il Pci comincia finalmente a fare politica con il sorriso e l' autoironia , superando una concezione sacrale del partito . No , non e' un' operazione di facciata , e' il sintomo di un cambiamento piu' profondo " .
E i " miglioristi " di destra ridono di gusto quando nel mirino delle vignette finiscono " movimentisti " come Massimo D' Alema , soprannominato " Minimo " su Tango . " Anch' io penso che ridere faccia bene " , replica la Fantini , " ma chi fa tanti sforzi per colmare con sottoscrizioni i debiti dell' Unita e va in giro a venderla casa per casa ha anche il diritto di domandarsi se per attirare i giovani bisogna per forza usare le parolacce , o se invece non si possono ampliare le gia' apprezzatissime inchieste sul lavoro e la cultura " .
Il sindaco di Montecchio Jones Boni (Jones era un partigiano inglese dell' ultima guerra) apprezza soprattutto l' ironia di Bobo e le vignette di Vincino . Turci e' perplesso sulla quantita' : " Preferisco la satira diffusa , ce ne vorrebbe un po' ogni giorno . Tutta insieme e' troppa " . Invece Enzo Fosselli , 56 anni , iscritto al Pci dal 1948 , operaio da tre anni in pensione , che e' venuto a godersi la festa di Montecchio dalla vicina Cavriago , non ha problemi : " Tango e' una grande iniziativa , io lo leggo tutto , e leggo anche l' inserto satirico di Repubblica . E mio figlio legge Linus " .
Ci tiene pero' a precisare che Cavriago , Tango o non Tango , batte Montecchio in molte cose : innanzitutto perche' li' il Pci ha 1400 iscritti e il 65 per cento dei voti , contro il 52 per cento a Montecchio . " E poi , la nostra festa ha superato la loro anche quest' anno : abbiamo incassato piu' di mezzo miliardo , e abbiamo fatto venire Renzo Arbore . Ma non ha importanza : siamo tutti compagni " .
Solo che adesso i compagni ridanciani , dopo la sbornia di Montecchio , sono curiosi di vedere quanto spazio verra' concesso a Tango al festival nazionale dell' Unita , alla fine del mese a Milano . Sara' solo un angolino ?
Mauro Suttora
Valter Vecellio
Saturday, August 09, 1986
Il primo miliardo
Dall' inchiesta: " il primo miliardo non si scorda mai "
AMA IL DENARO DIO TUO
colloquio con Giancarlo Galli , autore del libro Tutti miliardari
di Mauro Suttora
Europeo, 9 agosto 1986
"Una morale? No, non vale la pena ricavare una morale dal libro che ho scritto. Quello dei soldi è semplicemente un grande gioco. L'unica cosa che si può pretendere è che i dadi non siano truccati: ma in Italia qualche volta si ha l' impressione che lo siano. Per il resto, chiunque entra in un casinò sa che vince il banco".
Giancarlo Galli , 52 anni , è un ex giornalista del Giorno che si è messo a scrivere libri: l'ultimo , il decimo , è Tutti miliardari (ed. Rusconi), in vendita dal prossimo autunno , e viene dopo " Benedetto Bettino " , una biografia di Craxi del 1982 , e " Il romanzo degli gnomi " , storie di finanzieri italiani ed esteri , del 1984 .
" Prima scrivevo sul sindacato , poi sui politici . Ma da qualche anno , e' palese , il vero potere in Italia sta nella finanza , e allora cerco di descrivere questo mondo " .
E che cosa ha scoperto?
"Che tutte le ricchezze all' inizio hanno un momento misterioso : come diceva un gesuita del Seicento , c' e' sempre qualcosa di poco chiaro nel primo miliardo".
Con la differenza che i profitti di guerra degli Agnelli risalgono a 70 anni fa , mentre eventuali reati commessi dai nuovi ricchi probabilmente non sono ancora andati in prescrizione.
"Adesso c' e' una maggiore integrazione della finanza e dell'economia con la politica. Contano le amicizie , si sente perfino parlare di ' ' finanza socialista' ' . Ma gran parte della ricchezza che si e' creata negli ultimi tempi , specie con il boom della Borsa , e' ricchezza fasulla , puramente numeraria . Io sono un sostenitore delle teorie vichiane , che poi sono le stesse di Bertoldo : dopo il bello viene il brutto . E tutta la ricchezza finanziaria basata sul nulla prima o poi scomparira " .
Come mai nel suo elenco dei miliardari compaiono anche Enrico Cuccia di Mediobanca, Guido Carli, senatore , ex governatore della Banca d' Italia, o il governatore Carlo Azeglio Ciampi, banchieri investiti oggi o in passato di grandi responsabilità, ma senza colossali fortune personali?
"Non mi interessa che anche questi personaggi abbiano i loro due, tre o dieci miliardi: probabilmente il barbiere di Cuccia in via Morone ha un patrimonio personale più grosso di quello del capo delle Mediobanca. Il fatto è che essere miliardari non significa solo disporre di soldi propri, ma anche manovrare quelli degli altri. In questo senso il mix denaro-potere accumulato da questi uomini è enorme".
È stato difficile raccogliere i dati?
"C' e' una grossa riservatezza, ma in Italia siamo tutti loquaci : a differenza di paesi come la Svizzera , dove nessuno dice mai niente , io parlo dei soldi suoi e lei parla dei soldi miei . Gli unici che non hanno mai parlato sono Cuccia ed Eugenio Cefis. Quest'ultimo deve la sua salvezza al silenzio".
È bello essere miliardari?
"No. I ricchi son tutti abbastanza tristi, hanno famiglie disastrate. Per fare denaro bisogna essere possessivi, e dedicargli interamente il proprio tempo. Altrimenti si perde facilmente tutto".
Mauro Suttora
parla Katharina Miroslava
Reginette: da un'accusa di omicidio a Rimini
Dopo il giallo mi aspetta un'estate rosa shocking
A febbraio ha fatto scandalo: Katharina Miroslawa e il marito Witold Drodzik sono stati accusati dell'omicidio dell'industriale Carlo Mazza. Ma in libertà provvisoria la ballerina vuole far parlare ancora di sè
di Mauro Suttora
Europeo, 9 agosto 1986
Milano. Katharina è preoccupata perché è ingrassata: "Ho messo su cinque chili in questi mesi", constata affranta di fronte allo specchio, prima della session fotografica per le immagini del suo nuovo spettacolo. E al manager Rody Mirri, che la consola paziente e comprensivo, risponde: "Tu non hai visto com'ero prima".
Prima di che cosa? Prima del fattaccio, del nuovo grande giallo di Parma 1986. Katharina Miroslawa, ballerina di 24 anni, padre polacco e madre tedesca , imprigionata in febbraio con l' accusa di aver fatto uccidere il suo amante Carlo Mazza, industrialotto playboy parmigiano.
In liberta' provvisoria dopo pochi giorni di carcere , la terribile accusa pero' è rimasta : avere eliminato il ricco amante per riscuotere l' assicurazione di morte violenta da un miliardo e mezzo che questi aveva stipulato in favore della ballerina . E rimane in prigione a tutt' oggi il marito tedesco di Katharina , l' architetto Witold Drozdzik , accusato di essere piombato a Parma da Amburgo per eliminare il rivale .
Da dieci giorni Katharina è libera di girare l'Italia , perche' il giudice le ha permesso di lasciare la residenza obbligata a Parma . Appena in tempo : pochi giorni fa infatti la ballerina e' stata sfrattata dal rustico rimodernato che Mazza le aveva trovato in citta' , vicino a lui . Da febbraio non pagava piu' le 800 mila lire d' affitto , perche' non aveva piu' soldi . Il suo " treno di vita " si aggirava attorno ai cinque milioni al mese , prima guadagnati col sudore della fronte e del corpo , poi passati mensilmente dal Mazza . Adesso ha ricominciato a raggranellare qualche milioncino con le sei pagine di nudo pubblicate su Excelsior di luglio . Si e' rifugiata in un residence di corso Buenos Aires a Milano , accompagnata dal sincero rammarico dei suoi ex concittadini , che ormai le erano affezionati e l' avevano gia' assolta : "Ora sta con uno che ha le orecchie che ballano " , scherzano a Parma , intendendo che vive con un gay .
Sbagliato : l' uomo che le sta vicino senza mostrare alcun interesse materiale nei suoi confronti e' semplicemente suo fratello . E quello che secondo i pettegolezzi sarebbe il suo nuovo amante , il produttore Mirri , ha si' l' ufficio nello stesso residence e l' ha accompagnata sulla riviera romagnola ad abbronzarsi , ma nega che ci sia del tenero fra lui e la polacca . Comunque , appena Katharina usci' di prigione in febbraio se l' e' accapparrata , almeno commercialmente , con un contratto di esclusiva di due anni .
E adesso il contratto sta cominciando a dare i primi frutti . La forse diabolica Katharina , infatti , la sera di venerdi' 1 agosto debuttera' con i venti minuti del suo nuovo show al Lady Godiva di Rimini , il locale attaccato al Grand Hotel reso celebre da Federico Fellini . O forse no : l' esperto Mirri , infatti , sta contrattando anche con Cervia e punta al rialzo . " Ci saranno un sacco di giornalisti e fotografi da tutto il mondo , abbiamo detto no a un' esclusiva per il settimanale tedesco Stern , non e' una cosa da poco " . Cosi' il prezzo della serata iniziale e' schizzato su a 15 milioni , mentre le serate successive (sulla riviera , e poi in Trentino e in Abruzzo) si venderanno per oltre cinque milioni .
Il nuovo spettacolo di Katharina Miroslawa assomiglia molto al vecchio , quello che per cinque anni aveva portato in giro per i night di mezza Europa assieme al marito Witold , prima di approdare in Emilia e di cadere fra le braccia dell' industrialotto . C' e' sempre di mezzo lo spazio : prima lei usciva da un Ufo e il marito , un marziano che non aveva mai visto una donna , cercava di scoprire quell' oggetto misterioso ; adesso lei continuera' ad atterrare da un Ufo e , vestita da extraterrestre , incontrera' altri due ballerini . Questi si innamoreranno di lei , ma Katharina li uccidera' . In sottofondo canzoni erotiche , ma ne' i costumi ne' le scene sono particolarmente eccitanti : gli spettatori dovranno accontentarsi di qualche gesto mimato e di un po' di seno .
Comunque potranno lavorare di fantasia , perche' immaginare che questa ragazza dagli occhi di ghiaccio abbia potuto architettare un piano cosi' perfetto per disfarsi dell' amante e per incassare un miliardo e mezzo fa venire i brividi . E lei e' perfettamente conscia di questo suo nuovo fascino macabro. Mentre posa per il fotografo e lui le dice di fare la faccia arrabbiata , replica : " Si' , cosi' poi voi giornalisti chissa' cosa inventerete sul nuovo mostro". C' e' poco da inventare : e' gia' tutto realta' , anche se sembra romanzo . E povero giudice istruttore di Parma, Vittorio Zanichelli, che deve dipanare la matassa complicatissima del delitto Mazza.
L' unico fatto certo rimane quel cadavere dentro la sua Renault scoperto dal figlio dell' industriale nella fredda mattina di domenica 9 febbraio . Katharina gli aveva telefonato l' ultima volta poche ore prima , il sabato sera , da Amburgo . Era ritornata per qualche giorno in Germania prima di partire per un viaggio con Mazza nell'isola di Mauritius. Era riuscita in qualche modo a tenere nascosta per piu' di un anno la sua relazione al marito e al figlio di cinque anni che erano rimasti in Germania , mentre lei si era trattenuta in Italia " per lavoro " . Ma ormai il loro matrimonio era in crisi . Il marito da due mesi e' stato estradato in Italia . Fu proprio Katharina ad accusarlo indirettamente , quando ammise di non averlo visto nei giorni del delitto .
"Ma Witold ha un alibi di ferro, e lo ha esibito ai magistrati", sostiene l' avvocato dei due , Mario Secondo Ugolini di Modena . " In quei giorni anche lui e' rimasto in Germania . Ha incontrato persone , ci sono precise testimonianze " . Un alibi cosi' robusto che ha fatto perfino sorgere il sospetto di essere stato preparato , e che il killer possa essere stato assoldato dai due a Parma stessa . E caduto , comunque , secondo l' avvocato , anche un altro indizio a carico del marito : " L' esame tricologico fatto su capelli e peli maschili trovati nel letto sfatto dell' appartamento di Katharina ha escluso che appartengano a Witold " .
Chi e' l' assassino , allora ? Se cade la pista della ballerina , la polizia non ha molto in mano : solo un testimone che vide parlare Mazza con una persona la sera prima di essere ucciso . Questo delitto rischia cosi' di aggiungersi ai quattro rimasti insoluti negli ultimi sette anni a Parma . Katharina e' preoccupata per il marito , triste perche' non le hanno ridato il passaporto ( " Cosi non posso tornare in Germania a trovare mio figlio " ) , ma i suoi occhi mobili , penetranti e sfuggenti adesso sono rivolti , dopo venti giorni di prove , alla rentree : " Cosi' finalmente potro' lavorare e mantenermi", dice, con decisione e praticita' tedeschissime.
Meno determinata e sicura di sè la ballerina lo è quando domandiamo a che punto si trova il suo annunciato romanzo : "È tutto in testa , devo solo scrivere" . Forse Katharina ci risparmiera' le sue memorie , ma un film ci sara' : " Forse Messalina con Corinne Clery , annuncia il manager Mirri , " e poi ha fatto anche un provino con Ettore Scola . Ma dovrebbe andare a girare in Marocco e Tunisia , come fa senza passaporto ? " . Per mancanza del permesso di spostarsi da Parma gia' la ballerina ha dovuto perdere una parte da poliziotta nel serial televisivo Volpi della notte : non ha potuto fare la Charlie' s Angel al fianco di Viola Valentino e Pamela Prati. Ma Mirri spera per il prossimo Drive In.
Insomma, l'accusa di assassinio trasforma le ballerine da night in stellette di medio calibro ? Vedremo. E un fatto , comunque , che il cantante Claudio Daiano (Un pugno di sabbia, L'isola di Wight, Sei bellissima) si e' gia' trasformato da paroliere di Loredana Berte' a cantore dei guai con la giustizia delle belle straniere Terry Broome e Katharina . All' americana ha dedicato una canzone ; con la polacco tedesca canta in duetto.
Mauro Suttora
Dopo il giallo mi aspetta un'estate rosa shocking
A febbraio ha fatto scandalo: Katharina Miroslawa e il marito Witold Drodzik sono stati accusati dell'omicidio dell'industriale Carlo Mazza. Ma in libertà provvisoria la ballerina vuole far parlare ancora di sè
di Mauro Suttora
Europeo, 9 agosto 1986
Milano. Katharina è preoccupata perché è ingrassata: "Ho messo su cinque chili in questi mesi", constata affranta di fronte allo specchio, prima della session fotografica per le immagini del suo nuovo spettacolo. E al manager Rody Mirri, che la consola paziente e comprensivo, risponde: "Tu non hai visto com'ero prima".
Prima di che cosa? Prima del fattaccio, del nuovo grande giallo di Parma 1986. Katharina Miroslawa, ballerina di 24 anni, padre polacco e madre tedesca , imprigionata in febbraio con l' accusa di aver fatto uccidere il suo amante Carlo Mazza, industrialotto playboy parmigiano.
In liberta' provvisoria dopo pochi giorni di carcere , la terribile accusa pero' è rimasta : avere eliminato il ricco amante per riscuotere l' assicurazione di morte violenta da un miliardo e mezzo che questi aveva stipulato in favore della ballerina . E rimane in prigione a tutt' oggi il marito tedesco di Katharina , l' architetto Witold Drozdzik , accusato di essere piombato a Parma da Amburgo per eliminare il rivale .
Da dieci giorni Katharina è libera di girare l'Italia , perche' il giudice le ha permesso di lasciare la residenza obbligata a Parma . Appena in tempo : pochi giorni fa infatti la ballerina e' stata sfrattata dal rustico rimodernato che Mazza le aveva trovato in citta' , vicino a lui . Da febbraio non pagava piu' le 800 mila lire d' affitto , perche' non aveva piu' soldi . Il suo " treno di vita " si aggirava attorno ai cinque milioni al mese , prima guadagnati col sudore della fronte e del corpo , poi passati mensilmente dal Mazza . Adesso ha ricominciato a raggranellare qualche milioncino con le sei pagine di nudo pubblicate su Excelsior di luglio . Si e' rifugiata in un residence di corso Buenos Aires a Milano , accompagnata dal sincero rammarico dei suoi ex concittadini , che ormai le erano affezionati e l' avevano gia' assolta : "Ora sta con uno che ha le orecchie che ballano " , scherzano a Parma , intendendo che vive con un gay .
Sbagliato : l' uomo che le sta vicino senza mostrare alcun interesse materiale nei suoi confronti e' semplicemente suo fratello . E quello che secondo i pettegolezzi sarebbe il suo nuovo amante , il produttore Mirri , ha si' l' ufficio nello stesso residence e l' ha accompagnata sulla riviera romagnola ad abbronzarsi , ma nega che ci sia del tenero fra lui e la polacca . Comunque , appena Katharina usci' di prigione in febbraio se l' e' accapparrata , almeno commercialmente , con un contratto di esclusiva di due anni .
E adesso il contratto sta cominciando a dare i primi frutti . La forse diabolica Katharina , infatti , la sera di venerdi' 1 agosto debuttera' con i venti minuti del suo nuovo show al Lady Godiva di Rimini , il locale attaccato al Grand Hotel reso celebre da Federico Fellini . O forse no : l' esperto Mirri , infatti , sta contrattando anche con Cervia e punta al rialzo . " Ci saranno un sacco di giornalisti e fotografi da tutto il mondo , abbiamo detto no a un' esclusiva per il settimanale tedesco Stern , non e' una cosa da poco " . Cosi' il prezzo della serata iniziale e' schizzato su a 15 milioni , mentre le serate successive (sulla riviera , e poi in Trentino e in Abruzzo) si venderanno per oltre cinque milioni .
Il nuovo spettacolo di Katharina Miroslawa assomiglia molto al vecchio , quello che per cinque anni aveva portato in giro per i night di mezza Europa assieme al marito Witold , prima di approdare in Emilia e di cadere fra le braccia dell' industrialotto . C' e' sempre di mezzo lo spazio : prima lei usciva da un Ufo e il marito , un marziano che non aveva mai visto una donna , cercava di scoprire quell' oggetto misterioso ; adesso lei continuera' ad atterrare da un Ufo e , vestita da extraterrestre , incontrera' altri due ballerini . Questi si innamoreranno di lei , ma Katharina li uccidera' . In sottofondo canzoni erotiche , ma ne' i costumi ne' le scene sono particolarmente eccitanti : gli spettatori dovranno accontentarsi di qualche gesto mimato e di un po' di seno .
Comunque potranno lavorare di fantasia , perche' immaginare che questa ragazza dagli occhi di ghiaccio abbia potuto architettare un piano cosi' perfetto per disfarsi dell' amante e per incassare un miliardo e mezzo fa venire i brividi . E lei e' perfettamente conscia di questo suo nuovo fascino macabro. Mentre posa per il fotografo e lui le dice di fare la faccia arrabbiata , replica : " Si' , cosi' poi voi giornalisti chissa' cosa inventerete sul nuovo mostro". C' e' poco da inventare : e' gia' tutto realta' , anche se sembra romanzo . E povero giudice istruttore di Parma, Vittorio Zanichelli, che deve dipanare la matassa complicatissima del delitto Mazza.
L' unico fatto certo rimane quel cadavere dentro la sua Renault scoperto dal figlio dell' industriale nella fredda mattina di domenica 9 febbraio . Katharina gli aveva telefonato l' ultima volta poche ore prima , il sabato sera , da Amburgo . Era ritornata per qualche giorno in Germania prima di partire per un viaggio con Mazza nell'isola di Mauritius. Era riuscita in qualche modo a tenere nascosta per piu' di un anno la sua relazione al marito e al figlio di cinque anni che erano rimasti in Germania , mentre lei si era trattenuta in Italia " per lavoro " . Ma ormai il loro matrimonio era in crisi . Il marito da due mesi e' stato estradato in Italia . Fu proprio Katharina ad accusarlo indirettamente , quando ammise di non averlo visto nei giorni del delitto .
"Ma Witold ha un alibi di ferro, e lo ha esibito ai magistrati", sostiene l' avvocato dei due , Mario Secondo Ugolini di Modena . " In quei giorni anche lui e' rimasto in Germania . Ha incontrato persone , ci sono precise testimonianze " . Un alibi cosi' robusto che ha fatto perfino sorgere il sospetto di essere stato preparato , e che il killer possa essere stato assoldato dai due a Parma stessa . E caduto , comunque , secondo l' avvocato , anche un altro indizio a carico del marito : " L' esame tricologico fatto su capelli e peli maschili trovati nel letto sfatto dell' appartamento di Katharina ha escluso che appartengano a Witold " .
Chi e' l' assassino , allora ? Se cade la pista della ballerina , la polizia non ha molto in mano : solo un testimone che vide parlare Mazza con una persona la sera prima di essere ucciso . Questo delitto rischia cosi' di aggiungersi ai quattro rimasti insoluti negli ultimi sette anni a Parma . Katharina e' preoccupata per il marito , triste perche' non le hanno ridato il passaporto ( " Cosi non posso tornare in Germania a trovare mio figlio " ) , ma i suoi occhi mobili , penetranti e sfuggenti adesso sono rivolti , dopo venti giorni di prove , alla rentree : " Cosi' finalmente potro' lavorare e mantenermi", dice, con decisione e praticita' tedeschissime.
Meno determinata e sicura di sè la ballerina lo è quando domandiamo a che punto si trova il suo annunciato romanzo : "È tutto in testa , devo solo scrivere" . Forse Katharina ci risparmiera' le sue memorie , ma un film ci sara' : " Forse Messalina con Corinne Clery , annuncia il manager Mirri , " e poi ha fatto anche un provino con Ettore Scola . Ma dovrebbe andare a girare in Marocco e Tunisia , come fa senza passaporto ? " . Per mancanza del permesso di spostarsi da Parma gia' la ballerina ha dovuto perdere una parte da poliziotta nel serial televisivo Volpi della notte : non ha potuto fare la Charlie' s Angel al fianco di Viola Valentino e Pamela Prati. Ma Mirri spera per il prossimo Drive In.
Insomma, l'accusa di assassinio trasforma le ballerine da night in stellette di medio calibro ? Vedremo. E un fatto , comunque , che il cantante Claudio Daiano (Un pugno di sabbia, L'isola di Wight, Sei bellissima) si e' gia' trasformato da paroliere di Loredana Berte' a cantore dei guai con la giustizia delle belle straniere Terry Broome e Katharina . All' americana ha dedicato una canzone ; con la polacco tedesca canta in duetto.
Mauro Suttora
Saturday, July 26, 1986
Liberalizzare i voli
Libera concorrenza: comincia il grande duello sulle tariffe aeree
CIELI DI GUERRA
Milano-Roma: 350 km, 150 mila lire. New York-Los Angeles: 4mila km, 150mila lire. Chi non fa i conti giusti? Le compagnie europee. A sostenerlo, sorpresa, è proprio la Cee
di Mauro Suttora
Europeo, 26 luglio 1986
Avete 150 mila lire? In Italia riuscirete a malapena a comprarvi un biglietto Roma-Milano e a volare per 350 chilometri. Con gli stessi soldi, invece, negli Stati Uniti si va in aereo da New York a Los Angeles, e sono 4mila chilometri. Perché?
Semplice: negli Stati Uniti fra le compagnie aeree c'è libera concorrenza (e liberi prezzi), mentre in Italia e in Europa impera il monopolio delle compagnie di bandiera. Così l'Alitalia non teme che qualcuno offra prezzi piu' convenienti dei suoi, perché è l'unica abilitata a volare fra Milano e Roma.
Il ministro dell'Industria Renato Altissimo proclama che l'Italia deve aprire i cieli, che bisogna dar spazio ai privati e liberalizzare le tariffe , e che per costruire l'Europa sara' utile abbandonare gli egoismi nazionali. Il ministro dei Trasporti Claudio Signorile gli risponde picche, e da piu' di un mese non convoca la commissione che dovrebbe ridurre le tariffe Alitalia dopo il calo del petrolio e del dollaro .
Sembra che non ci sia niente da fare : nella nostra Italia tanto intrisa di mentalita' statalista e assistenzialista si fa finta di dimenticare che i trattati della Cee , da noi liberamente sottoscritti trent' anni fa , impongono il libero mercato nei trasporti aerei . E infatti il governo italiano , a parole tanto europeista , nei fatti a Bruxelles sulla diatriba del trasporto aereo difende posizioni conservatrici . Anzi , le piu ' retrive : assieme a Grecia , Francia e Spagna si batte contro la liberalizzazione dei cieli , favorendo il cartello delle compagnie aeree nazionali riunite nella Iata , che vogliono conservare intatto il loro oligopolio . Non tutte , per la verita' : l' inglese British Airways e l' olandese Klm vedrebbero con favore la " deregulation " , anche se diplomaticamente Krikor Geulemerian , general manager della Klm in Italia , si limita a dichiarare all'Europeo che la sua compagnia " appoggia una politica di maggiore liberta' nel traffico intereuropeo , che porti a una riduzione delle tariffe , alla libera scelta dei collegamenti , e alla liberta' di aprire nuove linee " .
Si' , perche' adesso le tariffe sono alte e uguali per tutti , e ogni collegamento dev' essere reciproco : ad esempio , per ogni volo Alitalia Roma Parigi ce ne dev' essere uno dell' Air France . Dopodiche' , qualunque cosa accada , le compagnie si spartiscono il bottino a meta' : se per ipotesi gli aerei Air France viaggiassero sempre vuoti e quelli Alitalia sempre pieni , gli italiani sarebbero costretti a versare comunque la meta' dei loro incassi ai francesi . E viceversa .
Per spezzare questo sistema , che ha fatto salire i prezzi fino all' inverosimile (chi vuole andare a Londra da Roma il lunedi' e ritornare in settimana , per esempio , e' costretto a spendere la tariffa intera : 1 milione e 260 mila lire) , e' sceso adesso in campo un combattivo quarantenne irlandese , Peter Sutherland , commissario della Cee . Dopo la sentenza della Corte europea di giustizia che due mesi fa ha condannato gli accordi fra le compagnie , Sutherland e' ricorso alle manieri forti e il 10 luglio ha lanciato un ultimatum : le dieci maggiori compagnie della Cee hanno due mesi di tempo per cessare le loro pratiche oligopolistiche .
Si arrivera' quindi alla liberalizzazione? " Non ci illudiamo che avvenga in tempi brevi " , rispondono all' Assoutenti , sezione italiana della Faturec (Federation of Air Transport Users Representatives in the European Community) , l' organizzazione dei " consumatori " di trasporto aereo . " Comunque , dopo il fiasco del vertice fra i ministri dei Trasporti del 19 giugno che non avevano neanche voluto discutere il problema , la dichiarazione congiunta di Sutherland e del commissario Cee ai Trasporti , Clinton Davies , che di solito e' molto piu' prudente e' di grande rilevanza " . Cos' hanno detto dunque di cosi' importante i due membri della Commissione europea ? " Siamo determinati a garantire ai cittadini della Cee l' accesso a una vasta gamma di servizi aerei a costi ragionevoli " .
Ma non saranno solo i comuni viaggiatori a beneficiare di una liberalizzazione: "Le nostre industrie devono poter trarre vantaggio dall' esistenza di un mercato interno comunitario . Non si puo' tollerare che le pratiche restrittive e i sovraccosti che esse provocano per il trasporto aereo ostacolino gli scambi nella Comunita' . Una maggiore trasparenza dei prezzi e dei costi in questo campo stimolera' lo sviluppo del turismo e delle industrie aeronautiche " .
Insomma , e' guerra aperta . Dalla parte dei liberisti ci sono la Commissione europea , i tour operator come la francese Nouvelles Frontieres , le industrie , i viaggiatori , alcuni governi (Gran Bretagna , Olanda) con le rispettive compagnie . Dalla parte dei protezionisti , gli Stati mediterranei con le loro compagnie , che temono i contraccolpi di un' eventuale liberalizzazione . In mezzo , abbastanza neutrali , la compagnia tedesca Lufthansa , quella scandinava Sas , quella belga Sabena . E evidente che se il cartello andasse per aria vincerebbero i piu' efficienti che riescono a offrire il miglior servizio al prezzo piu ' basso , come succede in ogni attivita' economica .
Ma e' pensabile per l' Europa occidentale una deregulation simile a quella americana ? "Certamente no" , sostengono all' Alitalia , " perche' le condizioni sono diverse . Noi siamo divisi in una miriade di Stati , ognuno con sue leggi e regolamenti particolari . E poi , chi ci garantisce che il protezionismo cancellato da un lato non risorga dall' altro , mascherato da restrizioni sull' uso di certi aeroporti o da contributi per sanare i bilanci delle compagnie di bandiera in deficit ? " .
In effetti , e' difficile pensare a un ipotetico (quanto improbabile) fallimento dell' Air France senza che l' orgoglioso governo francese non intervenga per salvarla . E pero' possibile che piccoli paesi come il Belgio , l' Austria o Malta debbano rinunciare al prestigio di avere una loro compagnia nazionale . Dopotutto , Danimarca , Svezia e Norvegia non hanno avuto difficolta' a consorziarsi nella Sas .
E l' Alitalia ? La resistenza della compagnia , guidata da Umberto Nordio ad accettare il libero mercato nasce dal timore di non farcela , o di perdere quote di mercato ? In verita' , nel 1985 ha raddoppiato gli utili e ha presentato il migliore bilancio della sua storia , e quindi non si comprende tanta riluttanza .
"Certo, forse all'inizio ne soffrirebbe", stima Nick Brough dell'Assoutenti, "perché ha una grossa struttura burocratica che non le permette di prendere decisioni con rapidita' . Ma la sua situazione finanziaria non e' negativa , e tecnicamente la sua flotta e' ottima . Anzi , forse e' la piu' moderna d' Europa " .
Arriverebbero tempi duri per i 26 mila dipendenti della compagnia . Tra i dirigenti dell' Alitalia c' e' chi ritiene che si potrebbe fare a meno di diverse migliaia di persone , anche se il gonfiamento degli organici e' stato bloccato gia' da qualche anno . " Ma dopo lo choc iniziale la compagnia italiana reagirebbe velocemente " , dice Brough , " soprattutto se le pressioni politiche non la costringessero a operare linee in perdita " .
Infatti , oltre a quelli per la Sardegna ( " Sono in rosso ma proiettati verso il futuro", dicono all'Alitalia , che e' costretta a praticare prezzi scontati) diversi altri voli si giustificano solo in termini di servizio pubblico : e' il caso , per esempio , del Roma-Bergamo , che secondo gli ultimi dati disponibili del ministero dei Trasporti vede riempiti in media solo 42 dei 125 posti disponibili ; del Palermo Napoli (31 posti) ; del Roma Trapani (43) ; del Milano Brindisi (49) ; del Palermo Pisa (51) .
Ecco , in questi casi , in barba alle proteste di deputati e notabili locali , se la dura legge della concorrenza invocata dalla Cee prevalesse , i collegamenti diretti sarebbero soppressi . O forse la salvezza verra' dall' Atr 42 , un aereo che ha 48 posti . In ogni caso , i viaggiatori di tratte frequentatissime , vere e proprie galline dalle uova d' oro come la Milano Roma (il cui prezzo " giusto " e' sotto le 100 mila lire) , non dovrebbero piu' finanziare con i loro soldi anche le linee in perdita.
Mauro Suttora
lettera al direttore:
LIBERI MA SELVAGGI
Che sull' Europa aleggino, come ci spiega Mauro Suttora sull'Europeo n. 30, Cieli di guerra, non c'è dubbio. C'è da chiedersi pero' se questa ventata liberalizzatrice che trova il suo piu' strenuo sostenitore in Peter Sutherland, commissario della Cee per la concorrenza , muova da reali presupposti di difesa degli interessi dei consumatori , o viceversa se non risponda a logiche meno confessate e piu' di parte . Varrebbe la pena chiedersi perche ' al polo italo franco tedesco che invoca un maggiore controllo sulle compagnie aeree si sia contrapposto un fronte di " liberalizzazione selvaggia " costituito dall' Inghilterra e dall' Olanda , guarda caso gli Stati che hanno le piu' grandi compagnie aeree europee , che potremmo definire di tipo " imperiale ", sicuramente sopra dimensionate e alla disperata ricerca di nuove opportunita' di mercato.
In realtà certe battaglie liberiste sembrano condotte piu' con l' occhio al campanile che all' interesse del consumatore . Chi si fa assertore delle tesi piu' oltranziste dovrebbe infatti meditare sui pericoli che deriverebbero al sistema dei trasporti aerei europeo dall' instaurarsi di un oligopolio formato da tre o al massimo quattro grandi compagnie che si spartirebbero il mercato secondo i propri interessi commerciali e politici a discapito delle altre che finirebbero inesorabilmente schiacciate .
Quale futuro verrebbe riservato a questo punto a quelle compagnie che hanno raggiunto un certo grado di efficienza gestionale e tecnica nonostante la crisi del mercato mondiale ? Come impedire una corsa selvaggia allo sfruttamento delle rotte piu' commerciali e un abbandono di quelle meno remunerative ? Quale compagnia sarebbe disposta , ad esempio , a operare su rotte tradizionalmente in perdita nei collegamenti interni della nostra penisola che assumono viceversa un significato sociale e di promozione economica ? Altro che mentalita' statalista e assistenzialista . E semmai vero il contrario : per anni abbiamo lamentato che le nostre aziende pubbliche vivessero ripianando i propri deficit a spese del contribuente . Oggi da noi la situazione , almeno per quanto riguarda il trasporto aereo, è totalmente capovolta.
Giuliano De Risi, capufficio stampa ministero dei Trasporti
CIELI DI GUERRA
Milano-Roma: 350 km, 150 mila lire. New York-Los Angeles: 4mila km, 150mila lire. Chi non fa i conti giusti? Le compagnie europee. A sostenerlo, sorpresa, è proprio la Cee
di Mauro Suttora
Europeo, 26 luglio 1986
Avete 150 mila lire? In Italia riuscirete a malapena a comprarvi un biglietto Roma-Milano e a volare per 350 chilometri. Con gli stessi soldi, invece, negli Stati Uniti si va in aereo da New York a Los Angeles, e sono 4mila chilometri. Perché?
Semplice: negli Stati Uniti fra le compagnie aeree c'è libera concorrenza (e liberi prezzi), mentre in Italia e in Europa impera il monopolio delle compagnie di bandiera. Così l'Alitalia non teme che qualcuno offra prezzi piu' convenienti dei suoi, perché è l'unica abilitata a volare fra Milano e Roma.
Il ministro dell'Industria Renato Altissimo proclama che l'Italia deve aprire i cieli, che bisogna dar spazio ai privati e liberalizzare le tariffe , e che per costruire l'Europa sara' utile abbandonare gli egoismi nazionali. Il ministro dei Trasporti Claudio Signorile gli risponde picche, e da piu' di un mese non convoca la commissione che dovrebbe ridurre le tariffe Alitalia dopo il calo del petrolio e del dollaro .
Sembra che non ci sia niente da fare : nella nostra Italia tanto intrisa di mentalita' statalista e assistenzialista si fa finta di dimenticare che i trattati della Cee , da noi liberamente sottoscritti trent' anni fa , impongono il libero mercato nei trasporti aerei . E infatti il governo italiano , a parole tanto europeista , nei fatti a Bruxelles sulla diatriba del trasporto aereo difende posizioni conservatrici . Anzi , le piu ' retrive : assieme a Grecia , Francia e Spagna si batte contro la liberalizzazione dei cieli , favorendo il cartello delle compagnie aeree nazionali riunite nella Iata , che vogliono conservare intatto il loro oligopolio . Non tutte , per la verita' : l' inglese British Airways e l' olandese Klm vedrebbero con favore la " deregulation " , anche se diplomaticamente Krikor Geulemerian , general manager della Klm in Italia , si limita a dichiarare all'Europeo che la sua compagnia " appoggia una politica di maggiore liberta' nel traffico intereuropeo , che porti a una riduzione delle tariffe , alla libera scelta dei collegamenti , e alla liberta' di aprire nuove linee " .
Si' , perche' adesso le tariffe sono alte e uguali per tutti , e ogni collegamento dev' essere reciproco : ad esempio , per ogni volo Alitalia Roma Parigi ce ne dev' essere uno dell' Air France . Dopodiche' , qualunque cosa accada , le compagnie si spartiscono il bottino a meta' : se per ipotesi gli aerei Air France viaggiassero sempre vuoti e quelli Alitalia sempre pieni , gli italiani sarebbero costretti a versare comunque la meta' dei loro incassi ai francesi . E viceversa .
Per spezzare questo sistema , che ha fatto salire i prezzi fino all' inverosimile (chi vuole andare a Londra da Roma il lunedi' e ritornare in settimana , per esempio , e' costretto a spendere la tariffa intera : 1 milione e 260 mila lire) , e' sceso adesso in campo un combattivo quarantenne irlandese , Peter Sutherland , commissario della Cee . Dopo la sentenza della Corte europea di giustizia che due mesi fa ha condannato gli accordi fra le compagnie , Sutherland e' ricorso alle manieri forti e il 10 luglio ha lanciato un ultimatum : le dieci maggiori compagnie della Cee hanno due mesi di tempo per cessare le loro pratiche oligopolistiche .
Si arrivera' quindi alla liberalizzazione? " Non ci illudiamo che avvenga in tempi brevi " , rispondono all' Assoutenti , sezione italiana della Faturec (Federation of Air Transport Users Representatives in the European Community) , l' organizzazione dei " consumatori " di trasporto aereo . " Comunque , dopo il fiasco del vertice fra i ministri dei Trasporti del 19 giugno che non avevano neanche voluto discutere il problema , la dichiarazione congiunta di Sutherland e del commissario Cee ai Trasporti , Clinton Davies , che di solito e' molto piu' prudente e' di grande rilevanza " . Cos' hanno detto dunque di cosi' importante i due membri della Commissione europea ? " Siamo determinati a garantire ai cittadini della Cee l' accesso a una vasta gamma di servizi aerei a costi ragionevoli " .
Ma non saranno solo i comuni viaggiatori a beneficiare di una liberalizzazione: "Le nostre industrie devono poter trarre vantaggio dall' esistenza di un mercato interno comunitario . Non si puo' tollerare che le pratiche restrittive e i sovraccosti che esse provocano per il trasporto aereo ostacolino gli scambi nella Comunita' . Una maggiore trasparenza dei prezzi e dei costi in questo campo stimolera' lo sviluppo del turismo e delle industrie aeronautiche " .
Insomma , e' guerra aperta . Dalla parte dei liberisti ci sono la Commissione europea , i tour operator come la francese Nouvelles Frontieres , le industrie , i viaggiatori , alcuni governi (Gran Bretagna , Olanda) con le rispettive compagnie . Dalla parte dei protezionisti , gli Stati mediterranei con le loro compagnie , che temono i contraccolpi di un' eventuale liberalizzazione . In mezzo , abbastanza neutrali , la compagnia tedesca Lufthansa , quella scandinava Sas , quella belga Sabena . E evidente che se il cartello andasse per aria vincerebbero i piu' efficienti che riescono a offrire il miglior servizio al prezzo piu ' basso , come succede in ogni attivita' economica .
Ma e' pensabile per l' Europa occidentale una deregulation simile a quella americana ? "Certamente no" , sostengono all' Alitalia , " perche' le condizioni sono diverse . Noi siamo divisi in una miriade di Stati , ognuno con sue leggi e regolamenti particolari . E poi , chi ci garantisce che il protezionismo cancellato da un lato non risorga dall' altro , mascherato da restrizioni sull' uso di certi aeroporti o da contributi per sanare i bilanci delle compagnie di bandiera in deficit ? " .
In effetti , e' difficile pensare a un ipotetico (quanto improbabile) fallimento dell' Air France senza che l' orgoglioso governo francese non intervenga per salvarla . E pero' possibile che piccoli paesi come il Belgio , l' Austria o Malta debbano rinunciare al prestigio di avere una loro compagnia nazionale . Dopotutto , Danimarca , Svezia e Norvegia non hanno avuto difficolta' a consorziarsi nella Sas .
E l' Alitalia ? La resistenza della compagnia , guidata da Umberto Nordio ad accettare il libero mercato nasce dal timore di non farcela , o di perdere quote di mercato ? In verita' , nel 1985 ha raddoppiato gli utili e ha presentato il migliore bilancio della sua storia , e quindi non si comprende tanta riluttanza .
"Certo, forse all'inizio ne soffrirebbe", stima Nick Brough dell'Assoutenti, "perché ha una grossa struttura burocratica che non le permette di prendere decisioni con rapidita' . Ma la sua situazione finanziaria non e' negativa , e tecnicamente la sua flotta e' ottima . Anzi , forse e' la piu' moderna d' Europa " .
Arriverebbero tempi duri per i 26 mila dipendenti della compagnia . Tra i dirigenti dell' Alitalia c' e' chi ritiene che si potrebbe fare a meno di diverse migliaia di persone , anche se il gonfiamento degli organici e' stato bloccato gia' da qualche anno . " Ma dopo lo choc iniziale la compagnia italiana reagirebbe velocemente " , dice Brough , " soprattutto se le pressioni politiche non la costringessero a operare linee in perdita " .
Infatti , oltre a quelli per la Sardegna ( " Sono in rosso ma proiettati verso il futuro", dicono all'Alitalia , che e' costretta a praticare prezzi scontati) diversi altri voli si giustificano solo in termini di servizio pubblico : e' il caso , per esempio , del Roma-Bergamo , che secondo gli ultimi dati disponibili del ministero dei Trasporti vede riempiti in media solo 42 dei 125 posti disponibili ; del Palermo Napoli (31 posti) ; del Roma Trapani (43) ; del Milano Brindisi (49) ; del Palermo Pisa (51) .
Ecco , in questi casi , in barba alle proteste di deputati e notabili locali , se la dura legge della concorrenza invocata dalla Cee prevalesse , i collegamenti diretti sarebbero soppressi . O forse la salvezza verra' dall' Atr 42 , un aereo che ha 48 posti . In ogni caso , i viaggiatori di tratte frequentatissime , vere e proprie galline dalle uova d' oro come la Milano Roma (il cui prezzo " giusto " e' sotto le 100 mila lire) , non dovrebbero piu' finanziare con i loro soldi anche le linee in perdita.
Mauro Suttora
lettera al direttore:
LIBERI MA SELVAGGI
Che sull' Europa aleggino, come ci spiega Mauro Suttora sull'Europeo n. 30, Cieli di guerra, non c'è dubbio. C'è da chiedersi pero' se questa ventata liberalizzatrice che trova il suo piu' strenuo sostenitore in Peter Sutherland, commissario della Cee per la concorrenza , muova da reali presupposti di difesa degli interessi dei consumatori , o viceversa se non risponda a logiche meno confessate e piu' di parte . Varrebbe la pena chiedersi perche ' al polo italo franco tedesco che invoca un maggiore controllo sulle compagnie aeree si sia contrapposto un fronte di " liberalizzazione selvaggia " costituito dall' Inghilterra e dall' Olanda , guarda caso gli Stati che hanno le piu' grandi compagnie aeree europee , che potremmo definire di tipo " imperiale ", sicuramente sopra dimensionate e alla disperata ricerca di nuove opportunita' di mercato.
In realtà certe battaglie liberiste sembrano condotte piu' con l' occhio al campanile che all' interesse del consumatore . Chi si fa assertore delle tesi piu' oltranziste dovrebbe infatti meditare sui pericoli che deriverebbero al sistema dei trasporti aerei europeo dall' instaurarsi di un oligopolio formato da tre o al massimo quattro grandi compagnie che si spartirebbero il mercato secondo i propri interessi commerciali e politici a discapito delle altre che finirebbero inesorabilmente schiacciate .
Quale futuro verrebbe riservato a questo punto a quelle compagnie che hanno raggiunto un certo grado di efficienza gestionale e tecnica nonostante la crisi del mercato mondiale ? Come impedire una corsa selvaggia allo sfruttamento delle rotte piu' commerciali e un abbandono di quelle meno remunerative ? Quale compagnia sarebbe disposta , ad esempio , a operare su rotte tradizionalmente in perdita nei collegamenti interni della nostra penisola che assumono viceversa un significato sociale e di promozione economica ? Altro che mentalita' statalista e assistenzialista . E semmai vero il contrario : per anni abbiamo lamentato che le nostre aziende pubbliche vivessero ripianando i propri deficit a spese del contribuente . Oggi da noi la situazione , almeno per quanto riguarda il trasporto aereo, è totalmente capovolta.
Giuliano De Risi, capufficio stampa ministero dei Trasporti
Saturday, July 19, 1986
La prostituta ex terrorista
Una vita di piombo
Storie italiane: Maria Rosa Paoli , dalla lotta armata alla strada
Era iniziata male : un padre violento , un giro di sballati . Continuata peggio : le rapine , i Nap , il carcere . E all' uscita ? la professione piu' vecchia del mondo . Con un assassino a mettere la parola fine
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
I poliziotti di Asti dispongono di un fiuto sovrumano , oppure sono soltanto fortunatissimi : fatto sta che , sia la settimana scorsa che dieci anni fa , sono riusciti a bloccare per strada due macchine . Quelle giuste : nel dicembre 1976 una Cinquecento con due ragazze che trasportavano i 19 milioni di una rapina ; la settimana scorsa la grossa cilindrata di Giancarlo Giudice , il camionista che aveva appena assassinato una prostituta .
Sono belle , le strade attorno ad Asti : salgono con ampie curve per le colline dolci e verdi del Monferrato e portano ad Alba , ad Acqui Terme , a Chieri , a Casale . La statale per Alessandria , invece , e' tutta dritta e assai poco poetica , trafficata com' e' di camion e di auto che sfrecciano sollevando la polvere . Ed e' proprio qui , sulla Padana inferiore fra Asti e Alessandria , in questo angolo di Piemonte tranquillo e un po' noioso , che si e' consumata la vita di Maria Rosa Paoli .
Una vita triste , perfino irreale nella sua desolazione : " Da dove viene tutta questa gente sola ? " , si domandavano in una loro canzone i Beatles vent' anni fa , descrivendo la solitudine di Eleanor Rigby .
Maria Rosa , la prostituta di 36 anni uccisa da Giudice due sabati fa , veniva da un paesino in mezzo alla Calabria , Pizzoni . Al suo funerale non c' era nessuno : niente parenti , niente amici , niente conoscenti . Aveva due figli , ma sia il maggiore di 12 anni , che l' altro , sono rima sti nell' orfanotrofio dove lei li aveva portati qualche anno fa . È stata sfortunata anche per il momento della morte : se non fosse stato per quell' episodio di dieci anni fa che l' ha etichettata come terrorista , e per il sospetto che Giancarlo Giudice abbia giustiziato molte altre prostitute prima di lei , della sua uccisione probabilmente non si sarebbe accorto quasi nessuno : un assassinio molto meno stuzzicante di quello quasi contemporaneo di Roma , dove la vittima era una bella ragazza sarda , modella mancata , che viveva di fronte a Montecitorio .
Maria Rosa invece stava sotto un cartello pubblicitario con su scritto " Qui c' e' il Barbera " : li' , a meta' strada fra Asti e Alessandria , in localita' Castel d' Annone , esercitava regolarmente la professione , di giorno e di notte . Donna del falo ' , attirava clienti occasionali : puttana di terz' ordine , non godeva neanche dei vantaggi delle sue colleghe di citta' , che bene o male sono conosciute e riescono a formarsi un loro giro fisso .
Terrorista ? Ex nappista ? Si' , si era fatta cinque anni di prigione (piu' di molti " pentiti " pluriomicidi) perche' la sfortuna nel dicembre 1976 l' aveva fatta incappare in quel posto di blocco mentre trasportava assieme alla sua bella amica Albertina Oturno la refurtiva di una rapina commessa poche ore prima dal fratellastro di questa , Giorgio Zoccola . Ma quella rapina vicino al bel santuario di Crea e' solo uno dei numerosi episodi di criminalita' comune che nella seconda meta' degli anni Settanta vennero accreditati alle Brigate rosse o ai Nap (Nuclei armati proletari) solo perche' dei normalissimi balordi trovarono comodo o chic autobattezzarsi prigionieri politici .
" Delinquenti comuni , altro che Nap ! " , titolo' La nuova provincia , il settimanale di Asti , al momento del processo . Maria Rosa faceva parte della banda di Emanuele Attimonelli , un mini Vallanzasca di provincia che per anni ne combino' di cotte e di crude : evaso nel 1972 , diciassettenne , dalla nave scuola " Garaventa " che funzionava come istituto di rieducazione , in pochi anni venne arrestato e processato una decina di volte , e ogni volta riusciva a evadere. Qualche mese dopo la rapina di Crea i poliziotti lo presero a Milano , ma non ci mise neanche un mese a fuggire dal carcere di Asti . Dalla latitanza mandava lettere alla bella diciottenne Albertina : " Verro' a liberarti " , prometteva .
A Maria Rosa invece non scriveva mai nessuno , anche se pure lei era finita in quel brutto giro per amore . Cosi' i suoi cinque anni se li fece tutti e , alla pari di Attimonelli che poi in prigione ammazzo' due o tre persone (adesso l' ex primula rossa dell' Astigiano sta scontando un centinaio di anni di galera) , in carcere comincio' a professarsi combattente rivoluzionaria . E non le dispiacque affatto che , per un po' di tempo , la si sospettasse perfino di aver fatto fuggire il capo delle Br , Renato Curcio , dalla prigione di Alessandria .
Ma all' uscita di prigione , nel 1982 , Maria Rosa trovo' lo stesso mondo di prima : un mondo che l' aveva presa a schiaffi fin dalla nascita . Il fascicolo su di lei , alla questura di Asti , e' alto cosi' . Ma non si tratta di reati : a scandire la sua vita sono soprattutto i rapporti dei carabinieri che , ogni volta , la descrivono come una sbandata . Era arrivata in Piemonte dalla Calabria negli anni Cinquanta con suo padre Domenico , un contadino che si era separato dalla moglie . Dopo qualche anno lui finisce in ospedale psichiatrico , ma non prima di aver violentato la figlia , che viene affidata a un istituto religioso di Nizza Monferrato .
Nel 1968 , a 18 anni , Maria Rosa esce dall' istituto . Ma , priva di appoggi , finisce presto con cattive compagnie , rubacchia , si prostituisce . Conosce Giorgio Cocito , che la mette incinta e la introduce nel giro della banda Attimonelli . Probabilmente , se non fosse stato per la sua tremenda sfortuna o per il fantastico fiuto dei poliziotti che la intercettarono , il suo ruolo di vivandiera nel nucleo piemontese dei Nap (che erano molto piu' organizzati a Roma e a Napoli) sarebbe rimasto impunito .
Maria Rosa versione anni Ottanta e' solo una penosa replica , dopo l' auto esaltazione della lotta armata . Colleziona fogli di via da varie localita' della riviera ligure dove esercita la professione , viene condannata per oltraggio a pubblico ufficiale . Da qualche tempo era tornata ad Asti e si era sistemata in un appartamentino al piano terra di un decorosissimo condominio vicino alla riva del fiume Tanaro , in via del Barcaiolo . " Ma non pagava l' affitto " , dice il proprietario della casa , " e per questo l' avevo sfrattata " .
I vicini di condominio , naturalmente , non la conoscevano e non la vedevano mai . Ogni tanto portava qualcuno a casa , ma il piu' delle volte andava lei a lavorare sulla statale con la sua Cinquecento bianca . Quattro giorni prima di essere assassinata , l' ultimo schiaffo : dopo l' avviso di sfratto l' ufficiale giudiziario , che in casa non la trovava mai , fa abbattere la porta e cambiare la serratura . Ma lei torna a casa proprio durante l' operazione e , inviperita , si mette a urlare come un' ossessa . Qualcuno chiama il 113 , arrivano gli agenti e Maria Rosa continua a dare in escandescenza : fa volare un posacenere fuori dalla finestra e sputa nell' occhio di un poliziotto .
Al processo per direttissima le danno un avvocato d' ufficio e alla fine il verdetto e' sette mesi con la liberta' provvisoria . Maria Rosa si rimette a bere le sue birre , una dopo l' altra , nell' unico bar di corso Dante dove c' e' qualcuno che si ricorda di lei . Poi , nel caldo bestiale dell' ultimo sabato di giugno , va a rimettersi a vendere amore sotto il cartello del Barbera sulla strada per Alessandria . Li' la tira su il maniaco Giudice , che in cambio di 50 mila lire vuole anche fotografarla nuda e ammanettata . Lei lo manda a quel paese , e lui non ci pensa due volte a tirar fuori la pistola , a spararle due colpi in testa e ad andare a buttare il corpo in un fosso . Ma la sfortuna di Maria Rosa gli rimane appiccicata addosso e anche lui , come lei dieci anni prima , inciampa nella polizia stradale che sta facendo un normale controllo.
Di Maria Rosa rimangono poche tracce : la Cinquecento ancora sul bordo della strada , e il suo nome nella bella casa di cui non pagava l' affitto . Aveva scritto " Maria Rosa Paoli " di suo pugno , con il pennarello sul campanello e con la matita sulla cassetta delle lettere . Adesso la cassetta e' vuota , c' e' solo un depliant dei supermercati Sma . Ma quella cassetta non era mai stata piena , perche' da tempo ormai Maria Rosa non esisteva piu' per nessuno.
Mauro Suttora
Storie italiane: Maria Rosa Paoli , dalla lotta armata alla strada
Era iniziata male : un padre violento , un giro di sballati . Continuata peggio : le rapine , i Nap , il carcere . E all' uscita ? la professione piu' vecchia del mondo . Con un assassino a mettere la parola fine
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
I poliziotti di Asti dispongono di un fiuto sovrumano , oppure sono soltanto fortunatissimi : fatto sta che , sia la settimana scorsa che dieci anni fa , sono riusciti a bloccare per strada due macchine . Quelle giuste : nel dicembre 1976 una Cinquecento con due ragazze che trasportavano i 19 milioni di una rapina ; la settimana scorsa la grossa cilindrata di Giancarlo Giudice , il camionista che aveva appena assassinato una prostituta .
Sono belle , le strade attorno ad Asti : salgono con ampie curve per le colline dolci e verdi del Monferrato e portano ad Alba , ad Acqui Terme , a Chieri , a Casale . La statale per Alessandria , invece , e' tutta dritta e assai poco poetica , trafficata com' e' di camion e di auto che sfrecciano sollevando la polvere . Ed e' proprio qui , sulla Padana inferiore fra Asti e Alessandria , in questo angolo di Piemonte tranquillo e un po' noioso , che si e' consumata la vita di Maria Rosa Paoli .
Una vita triste , perfino irreale nella sua desolazione : " Da dove viene tutta questa gente sola ? " , si domandavano in una loro canzone i Beatles vent' anni fa , descrivendo la solitudine di Eleanor Rigby .
Maria Rosa , la prostituta di 36 anni uccisa da Giudice due sabati fa , veniva da un paesino in mezzo alla Calabria , Pizzoni . Al suo funerale non c' era nessuno : niente parenti , niente amici , niente conoscenti . Aveva due figli , ma sia il maggiore di 12 anni , che l' altro , sono rima sti nell' orfanotrofio dove lei li aveva portati qualche anno fa . È stata sfortunata anche per il momento della morte : se non fosse stato per quell' episodio di dieci anni fa che l' ha etichettata come terrorista , e per il sospetto che Giancarlo Giudice abbia giustiziato molte altre prostitute prima di lei , della sua uccisione probabilmente non si sarebbe accorto quasi nessuno : un assassinio molto meno stuzzicante di quello quasi contemporaneo di Roma , dove la vittima era una bella ragazza sarda , modella mancata , che viveva di fronte a Montecitorio .
Maria Rosa invece stava sotto un cartello pubblicitario con su scritto " Qui c' e' il Barbera " : li' , a meta' strada fra Asti e Alessandria , in localita' Castel d' Annone , esercitava regolarmente la professione , di giorno e di notte . Donna del falo ' , attirava clienti occasionali : puttana di terz' ordine , non godeva neanche dei vantaggi delle sue colleghe di citta' , che bene o male sono conosciute e riescono a formarsi un loro giro fisso .
Terrorista ? Ex nappista ? Si' , si era fatta cinque anni di prigione (piu' di molti " pentiti " pluriomicidi) perche' la sfortuna nel dicembre 1976 l' aveva fatta incappare in quel posto di blocco mentre trasportava assieme alla sua bella amica Albertina Oturno la refurtiva di una rapina commessa poche ore prima dal fratellastro di questa , Giorgio Zoccola . Ma quella rapina vicino al bel santuario di Crea e' solo uno dei numerosi episodi di criminalita' comune che nella seconda meta' degli anni Settanta vennero accreditati alle Brigate rosse o ai Nap (Nuclei armati proletari) solo perche' dei normalissimi balordi trovarono comodo o chic autobattezzarsi prigionieri politici .
" Delinquenti comuni , altro che Nap ! " , titolo' La nuova provincia , il settimanale di Asti , al momento del processo . Maria Rosa faceva parte della banda di Emanuele Attimonelli , un mini Vallanzasca di provincia che per anni ne combino' di cotte e di crude : evaso nel 1972 , diciassettenne , dalla nave scuola " Garaventa " che funzionava come istituto di rieducazione , in pochi anni venne arrestato e processato una decina di volte , e ogni volta riusciva a evadere. Qualche mese dopo la rapina di Crea i poliziotti lo presero a Milano , ma non ci mise neanche un mese a fuggire dal carcere di Asti . Dalla latitanza mandava lettere alla bella diciottenne Albertina : " Verro' a liberarti " , prometteva .
A Maria Rosa invece non scriveva mai nessuno , anche se pure lei era finita in quel brutto giro per amore . Cosi' i suoi cinque anni se li fece tutti e , alla pari di Attimonelli che poi in prigione ammazzo' due o tre persone (adesso l' ex primula rossa dell' Astigiano sta scontando un centinaio di anni di galera) , in carcere comincio' a professarsi combattente rivoluzionaria . E non le dispiacque affatto che , per un po' di tempo , la si sospettasse perfino di aver fatto fuggire il capo delle Br , Renato Curcio , dalla prigione di Alessandria .
Ma all' uscita di prigione , nel 1982 , Maria Rosa trovo' lo stesso mondo di prima : un mondo che l' aveva presa a schiaffi fin dalla nascita . Il fascicolo su di lei , alla questura di Asti , e' alto cosi' . Ma non si tratta di reati : a scandire la sua vita sono soprattutto i rapporti dei carabinieri che , ogni volta , la descrivono come una sbandata . Era arrivata in Piemonte dalla Calabria negli anni Cinquanta con suo padre Domenico , un contadino che si era separato dalla moglie . Dopo qualche anno lui finisce in ospedale psichiatrico , ma non prima di aver violentato la figlia , che viene affidata a un istituto religioso di Nizza Monferrato .
Nel 1968 , a 18 anni , Maria Rosa esce dall' istituto . Ma , priva di appoggi , finisce presto con cattive compagnie , rubacchia , si prostituisce . Conosce Giorgio Cocito , che la mette incinta e la introduce nel giro della banda Attimonelli . Probabilmente , se non fosse stato per la sua tremenda sfortuna o per il fantastico fiuto dei poliziotti che la intercettarono , il suo ruolo di vivandiera nel nucleo piemontese dei Nap (che erano molto piu' organizzati a Roma e a Napoli) sarebbe rimasto impunito .
Maria Rosa versione anni Ottanta e' solo una penosa replica , dopo l' auto esaltazione della lotta armata . Colleziona fogli di via da varie localita' della riviera ligure dove esercita la professione , viene condannata per oltraggio a pubblico ufficiale . Da qualche tempo era tornata ad Asti e si era sistemata in un appartamentino al piano terra di un decorosissimo condominio vicino alla riva del fiume Tanaro , in via del Barcaiolo . " Ma non pagava l' affitto " , dice il proprietario della casa , " e per questo l' avevo sfrattata " .
I vicini di condominio , naturalmente , non la conoscevano e non la vedevano mai . Ogni tanto portava qualcuno a casa , ma il piu' delle volte andava lei a lavorare sulla statale con la sua Cinquecento bianca . Quattro giorni prima di essere assassinata , l' ultimo schiaffo : dopo l' avviso di sfratto l' ufficiale giudiziario , che in casa non la trovava mai , fa abbattere la porta e cambiare la serratura . Ma lei torna a casa proprio durante l' operazione e , inviperita , si mette a urlare come un' ossessa . Qualcuno chiama il 113 , arrivano gli agenti e Maria Rosa continua a dare in escandescenza : fa volare un posacenere fuori dalla finestra e sputa nell' occhio di un poliziotto .
Al processo per direttissima le danno un avvocato d' ufficio e alla fine il verdetto e' sette mesi con la liberta' provvisoria . Maria Rosa si rimette a bere le sue birre , una dopo l' altra , nell' unico bar di corso Dante dove c' e' qualcuno che si ricorda di lei . Poi , nel caldo bestiale dell' ultimo sabato di giugno , va a rimettersi a vendere amore sotto il cartello del Barbera sulla strada per Alessandria . Li' la tira su il maniaco Giudice , che in cambio di 50 mila lire vuole anche fotografarla nuda e ammanettata . Lei lo manda a quel paese , e lui non ci pensa due volte a tirar fuori la pistola , a spararle due colpi in testa e ad andare a buttare il corpo in un fosso . Ma la sfortuna di Maria Rosa gli rimane appiccicata addosso e anche lui , come lei dieci anni prima , inciampa nella polizia stradale che sta facendo un normale controllo.
Di Maria Rosa rimangono poche tracce : la Cinquecento ancora sul bordo della strada , e il suo nome nella bella casa di cui non pagava l' affitto . Aveva scritto " Maria Rosa Paoli " di suo pugno , con il pennarello sul campanello e con la matita sulla cassetta delle lettere . Adesso la cassetta e' vuota , c' e' solo un depliant dei supermercati Sma . Ma quella cassetta non era mai stata piena , perche' da tempo ormai Maria Rosa non esisteva piu' per nessuno.
Mauro Suttora
I ragazzi dell'85 sotto esame
"Siamo maturati facendo molto movimento"
Seriosi, moderati: era autunno e i leader dell' ultima rivolta studentesca guidavano imponenti manifestazioni per una scuola efficiente. Vediamo come se la cavano nell' ora della verita'
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
C'e' Maurizio Baruffi, del liceo classico Carducci, che all' esame di maturita' polemizza nientemeno che con Giovanni Spadolini ed Eugenio Scalfari, accusandoli di "appropriazione indebita" dell' eredita' del Mondo di Mario Pannunzio. Dall' altra parte della citta', invece, le belle maturande del II liceo artistico, proprio quello che diede il via alla contestazione dei ragazzi dell' 85 , si preoccupano soprattutto di sgattaiolare via il piu' presto possibile dalle grinfie dei pur buonissimi commissari d' esame, e di gettarsi in vacanza: "Hai visto la Marina, poverina? Ha gli orali solo il 12 luglio, fra le ultime".
Milano, estate 1986: i ragazzi dell' ' 85 diventano maturi. "Il '68 non e' stato niente male, l' 86 sara' eccezionale " , prometteva un loro slogan quando lo scorso ottobre scesero in piazza con cortei da 20 , 50 e 100 mila persone , fino all' apoteosi della supermanifestazione di Roma in novembre , trasmessa in diretta dalla tv.
E invece no : l' 86 , finora , e' stato un anno calmissimo sul fronte studentesco . Prima avevano dato la colpa della loro scomparsa dalle piazze al rush di fine del quadrimestre : " In gennaio dobbiamo studiare , finora fra un corteo e l' altro non abbiamo ancora aperto libro " , si giustificavano , ribadendo per la gioia dei benpensanti la loro immagine di ragazzi studiosi e perbene .
Poi si sono appellati ai fattori atmosferici : " Adesso fa freddo , quando arrivera' la primavera vedrete ! " , e promettevano fuoco e fiamme . Ma il fuoco e le fiamme in marzo e aprile sono arrivati solo dal presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan , con i bombardamenti sulla Libia . E loro in piazza ci sono ritornati , si' , ma con cortei antiamericani che rimasticavano slogan sinistresi piuttosto vecchiotti . In maggio infine Chernobyl : ma le manifestazioni antinucleari fatte a Roma , a Caorso e a Trino Vercellese non le hanno organizzate loro .
Cosi' , ritornato il tempo dello studio , i ragazzi dell' 85 non hanno mantenuto la loro promessa . No , la rivoluzione permanente non c' e' stata , e il loro movimento si e' sciolto nello spazio di pochi mesi , come neve al sole . Per la verita' e' tuttora in piedi una " commissione organizzazione del coordinamento " a Milano , quello stesso coordinamento studentesco che in ottobre attraeva centinaia di giovani e decine di giornalisti alle sue riunioni . Ma la " Pseudofesta " contro l' ora di religione da loro organizzata sabato 28 giugno , al parco del Sempione , ha attirato assai poca gente .
" Anche perche' i giornali adesso ci boicottano : ormai gli studenti sono passati di moda , non ci hanno pubblicato neanche l' annuncio della festa " , si lamenta Paolo Cappelletti dell' artistico . Il quale comunque non si sente affatto un sopravvissuto , l' " ultimo dei mohicani " : " Si' , e' vero , in questi ultimi mesi c' e' stato un calo della partecipazione . Ma questo non vuol dire che il movimento e' morto : continuiamo a riunirci e facciamo un lavoro meno spettacolare ma piu' riflessivo , di analisi complessiva " .
" Si' , si' , loro fanno un' ' ' analisi complessiva per portare avanti un coinvolgimento globale delle forze produttive al fianco del movimento degli studenti' ' e blablabla " , ironizza acido Baruffi , che da febbraio ha smesso di frequentare il coordinamento . Eppure all' inizio era stato lui uno dei piu' attivi , tanto che il suo preside lo aveva attaccato pesantemente , insultando sua madre . E anche negli ultimi tempi gli screzi di Baruffi con l' autorita' scolastica non sono diminuiti : dopo Chernobyl il preside lo ha preso di nuovo pubblicamente di mira , accusandolo in una circolare fatta leggere in tutte le aule del liceo Carducci di essere un " antinucleare a senso unico " , cioe' di non avere protestato abbastanza per il disastro russo .
" Il movimento era cominciato a crollare gia' il 12 dicembre " , ricorda Baruffi , " quando durante la grossa manifestazione di Milano la polizia in assetto da guerra provoco' gli studenti e gli autonomi , stupidamente , risposero lanciando sassi . Li' bisognava invece sedersi per terra e fare un sit in , senza reagire . Dopo gli scontri di quel giorno molti genitori hanno proibito ai figli di andare ai cortei " .
Eppure era iniziata cosi' bene : la prima manifestazione , quella del 16 ottobre in una mattina di sole sfolgorante a Milano , rimarra' nella memoria di molti giovani come un' esperienza da favola .
"Era da otto anni ormai, dal 1977, che cosi' tanti studenti non scendevano in piazza spontaneamente, uscendo dal guscio dell' egoismo e del privato", commenta Willy Molco, condirettore di Oggi e autore, assieme a Domenico Paolella, del libro Noi, ragazzi dell'85 (Gei , distribuzione Rizzoli) . Si', dal 1981 al 1983 c' erano stati i cortei pacifisti contro i missili a Comiso, che pero' spesso erano organizzati indirettamente dal Pci e da Dp . Invece quel mattino , quando in ventimila si misero in marcia per andare in via Prinetti a occupare un istituto semivuoto da dare in sede al II artistico , i funzionari di partito furono presi in contropiede .
"In realta' , il motivo che ha spinto i giovani a manifestare era molto esile " , continua Molco , " ma poi il movimento si e' dilatato per contagio a tutta l' Italia , e ognuno protestava per qualche suo problema " .
Forse nei prossimi anni il movimento dell' ' 85 verra' studiato come esempio da manuale di evento creato dai mass media , che si sono subito buttati a capofitto sulla nuova protesta giovanile . " Giornali e tv hanno ingigantito volutamente il movimento " , accusa Cappelletti , " bollandoci come fanatici del look , desiderosi solo di studiare e di emergere nella societa' . Ma vezzeggiare e' molto simile a minacciare , come d' altronde fece esplicitamente il ministro dell' Interno Oscar Luigi Scalfaro in tv" .
Questo atteggiamento negativo , o per lo meno di amore odio nei confronti dei media , si concretizzo' nelle espulsioni dei giornalisti dalle riunioni degli studenti . " E questo fu un errore gravissimo " , ammette Baruffi , " perche' in una societa' come la nostra , regolata dai mezzi di comunicazione , non si possono accusare i giornali di essere cattivi : bisogna piuttosto essere furbi e saperli sfruttare . Senza la stampa il movimento non avrebbe ottenuto l' ascolto che ha ottenuto " . " Io " , dice invece Cappelletti , " dopo aver letto le cretinate che scrivevano su di noi i giornalisti ho votato si' alla loro espulsione " . Ormai pero' le riunioni del coordinamento studentesco venivano occupate sempre piu' da liti fra autonomi , demoproletari e giovani comunisti .
" Sono stati i partiti a cavalcare e ad affossare il movimento " , spiega Claudio Bernieri , direttore del giornale Wild boys e " giovanologo " collaboratore del Corriere della Sera, "e anche il gruppo dirigente degli studenti ha ripetuto gli errori del ' 68 , trasformandosi in gruppo politico , mentre avrebbe dovuto continuare a occuparsi solo di scuola " .
" Ma noi non volevamo essere corporativi , chiusi in noi stessi " , ribatte Cappelletti , " volevamo unirci ad altre classi sociali disagiate " . E fu a quel punto che gli studenti commisero l' errore di allearsi con un fantomatico " coordinamento dei cassintegrati " .
Risultato : alla manifestazione " unitaria " di febbraio i cassintegrati non parteciparono , e anche gli studenti erano pochi . " Ormai fra gli studenti si era formata un' oligarchia che non capiva piu' la differenza fra i 50 che partecipavano al coordinamento e i 50 mila che erano andati al corteo " , ricorda Baruffi . " Il livello della discussione era ' ' cazzo porca puttana , alzano i biglietti del tram , andiamo in piazza a far casino' ' " .
" Non siamo riusciti a passare dalla protesta alla proposta " , spiega Baruffi , " dicevamo no alla legge finanziaria e basta , come una qualsiasi altra lobby organizzata . Comunque il problema rimane anche oggi : le tasse scolastiche sono basse , ma il servizio che offre la scuola pubblica e' indecente . Noi avevamo alcune proposte precise : una era esemplificata scherzosamente dallo slogan ' ' Se fanno piu' scuole e meno aeroplanini , con cosa gioca Giovanni Spadolini ? ' ' . Cioe' , meno spese militari e piu' soldi per la scuola " .
Molto meno ambiziosa Cristina Ferrari della 4 H del II artistico , che mentre assiste agli orali della sua compagna Alessandra Lombardi sussurra : " Be' , in fondo noi una sede dopo le proteste l' abbiamo ottenuta . D' altra parte , era un nostro diritto . Inoltre , ci siamo divertiti moltissimo . Per il resto , francamente , della legge finanziaria non ci interessava granche " .
Un bilancio di quest' anno , mezzo di movimento e mezzo di studio ? " Sono state le manifestazioni dell' anno scorso il vero esame di maturita' di questi ragazzi " , sostiene Molco , " perche' hanno capito che la piazza , se frequentata in modo civile , puo' essere una cassa di risonanza per le proprie idee " .
" E stato un anno molto positivo , anche se si e' finiti nello scazzo piu' assoluto " , commenta Baruffi . Ma , da buon laico liberalradicale ammiratore del Mondo anni Cinquanta , ci tiene a precisare che " le manifestazioni anti Reagan che abbiamo fatto dopo l' attacco alla Libia , senza una parola contro Gheddafi , sono state un abbrutimento totale " . Assetato di civilta' nordica , quest' estate Baruffi se ne andra' in giro per l' Europa per un mese con lo sconto Interail , da Dublino a Berlino .
E il pugnace Cappelletti ? Promette battaglie gia' a settembre , perche' " ci sono ancora decine di scuole con situazioni precarie , come l' artistico l' anno scorso " . E tu cosa farai? " Di nuovo cortei e di nuovo l' artistico , perche' sono stato bocciato " . Bocciato per troppe assenze : l' amore per il movimento non perdona .
Mauro Suttora
Seriosi, moderati: era autunno e i leader dell' ultima rivolta studentesca guidavano imponenti manifestazioni per una scuola efficiente. Vediamo come se la cavano nell' ora della verita'
di Mauro Suttora
Europeo, 19 luglio 1986
C'e' Maurizio Baruffi, del liceo classico Carducci, che all' esame di maturita' polemizza nientemeno che con Giovanni Spadolini ed Eugenio Scalfari, accusandoli di "appropriazione indebita" dell' eredita' del Mondo di Mario Pannunzio. Dall' altra parte della citta', invece, le belle maturande del II liceo artistico, proprio quello che diede il via alla contestazione dei ragazzi dell' 85 , si preoccupano soprattutto di sgattaiolare via il piu' presto possibile dalle grinfie dei pur buonissimi commissari d' esame, e di gettarsi in vacanza: "Hai visto la Marina, poverina? Ha gli orali solo il 12 luglio, fra le ultime".
Milano, estate 1986: i ragazzi dell' ' 85 diventano maturi. "Il '68 non e' stato niente male, l' 86 sara' eccezionale " , prometteva un loro slogan quando lo scorso ottobre scesero in piazza con cortei da 20 , 50 e 100 mila persone , fino all' apoteosi della supermanifestazione di Roma in novembre , trasmessa in diretta dalla tv.
E invece no : l' 86 , finora , e' stato un anno calmissimo sul fronte studentesco . Prima avevano dato la colpa della loro scomparsa dalle piazze al rush di fine del quadrimestre : " In gennaio dobbiamo studiare , finora fra un corteo e l' altro non abbiamo ancora aperto libro " , si giustificavano , ribadendo per la gioia dei benpensanti la loro immagine di ragazzi studiosi e perbene .
Poi si sono appellati ai fattori atmosferici : " Adesso fa freddo , quando arrivera' la primavera vedrete ! " , e promettevano fuoco e fiamme . Ma il fuoco e le fiamme in marzo e aprile sono arrivati solo dal presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan , con i bombardamenti sulla Libia . E loro in piazza ci sono ritornati , si' , ma con cortei antiamericani che rimasticavano slogan sinistresi piuttosto vecchiotti . In maggio infine Chernobyl : ma le manifestazioni antinucleari fatte a Roma , a Caorso e a Trino Vercellese non le hanno organizzate loro .
Cosi' , ritornato il tempo dello studio , i ragazzi dell' 85 non hanno mantenuto la loro promessa . No , la rivoluzione permanente non c' e' stata , e il loro movimento si e' sciolto nello spazio di pochi mesi , come neve al sole . Per la verita' e' tuttora in piedi una " commissione organizzazione del coordinamento " a Milano , quello stesso coordinamento studentesco che in ottobre attraeva centinaia di giovani e decine di giornalisti alle sue riunioni . Ma la " Pseudofesta " contro l' ora di religione da loro organizzata sabato 28 giugno , al parco del Sempione , ha attirato assai poca gente .
" Anche perche' i giornali adesso ci boicottano : ormai gli studenti sono passati di moda , non ci hanno pubblicato neanche l' annuncio della festa " , si lamenta Paolo Cappelletti dell' artistico . Il quale comunque non si sente affatto un sopravvissuto , l' " ultimo dei mohicani " : " Si' , e' vero , in questi ultimi mesi c' e' stato un calo della partecipazione . Ma questo non vuol dire che il movimento e' morto : continuiamo a riunirci e facciamo un lavoro meno spettacolare ma piu' riflessivo , di analisi complessiva " .
" Si' , si' , loro fanno un' ' ' analisi complessiva per portare avanti un coinvolgimento globale delle forze produttive al fianco del movimento degli studenti' ' e blablabla " , ironizza acido Baruffi , che da febbraio ha smesso di frequentare il coordinamento . Eppure all' inizio era stato lui uno dei piu' attivi , tanto che il suo preside lo aveva attaccato pesantemente , insultando sua madre . E anche negli ultimi tempi gli screzi di Baruffi con l' autorita' scolastica non sono diminuiti : dopo Chernobyl il preside lo ha preso di nuovo pubblicamente di mira , accusandolo in una circolare fatta leggere in tutte le aule del liceo Carducci di essere un " antinucleare a senso unico " , cioe' di non avere protestato abbastanza per il disastro russo .
" Il movimento era cominciato a crollare gia' il 12 dicembre " , ricorda Baruffi , " quando durante la grossa manifestazione di Milano la polizia in assetto da guerra provoco' gli studenti e gli autonomi , stupidamente , risposero lanciando sassi . Li' bisognava invece sedersi per terra e fare un sit in , senza reagire . Dopo gli scontri di quel giorno molti genitori hanno proibito ai figli di andare ai cortei " .
Eppure era iniziata cosi' bene : la prima manifestazione , quella del 16 ottobre in una mattina di sole sfolgorante a Milano , rimarra' nella memoria di molti giovani come un' esperienza da favola .
"Era da otto anni ormai, dal 1977, che cosi' tanti studenti non scendevano in piazza spontaneamente, uscendo dal guscio dell' egoismo e del privato", commenta Willy Molco, condirettore di Oggi e autore, assieme a Domenico Paolella, del libro Noi, ragazzi dell'85 (Gei , distribuzione Rizzoli) . Si', dal 1981 al 1983 c' erano stati i cortei pacifisti contro i missili a Comiso, che pero' spesso erano organizzati indirettamente dal Pci e da Dp . Invece quel mattino , quando in ventimila si misero in marcia per andare in via Prinetti a occupare un istituto semivuoto da dare in sede al II artistico , i funzionari di partito furono presi in contropiede .
"In realta' , il motivo che ha spinto i giovani a manifestare era molto esile " , continua Molco , " ma poi il movimento si e' dilatato per contagio a tutta l' Italia , e ognuno protestava per qualche suo problema " .
Forse nei prossimi anni il movimento dell' ' 85 verra' studiato come esempio da manuale di evento creato dai mass media , che si sono subito buttati a capofitto sulla nuova protesta giovanile . " Giornali e tv hanno ingigantito volutamente il movimento " , accusa Cappelletti , " bollandoci come fanatici del look , desiderosi solo di studiare e di emergere nella societa' . Ma vezzeggiare e' molto simile a minacciare , come d' altronde fece esplicitamente il ministro dell' Interno Oscar Luigi Scalfaro in tv" .
Questo atteggiamento negativo , o per lo meno di amore odio nei confronti dei media , si concretizzo' nelle espulsioni dei giornalisti dalle riunioni degli studenti . " E questo fu un errore gravissimo " , ammette Baruffi , " perche' in una societa' come la nostra , regolata dai mezzi di comunicazione , non si possono accusare i giornali di essere cattivi : bisogna piuttosto essere furbi e saperli sfruttare . Senza la stampa il movimento non avrebbe ottenuto l' ascolto che ha ottenuto " . " Io " , dice invece Cappelletti , " dopo aver letto le cretinate che scrivevano su di noi i giornalisti ho votato si' alla loro espulsione " . Ormai pero' le riunioni del coordinamento studentesco venivano occupate sempre piu' da liti fra autonomi , demoproletari e giovani comunisti .
" Sono stati i partiti a cavalcare e ad affossare il movimento " , spiega Claudio Bernieri , direttore del giornale Wild boys e " giovanologo " collaboratore del Corriere della Sera, "e anche il gruppo dirigente degli studenti ha ripetuto gli errori del ' 68 , trasformandosi in gruppo politico , mentre avrebbe dovuto continuare a occuparsi solo di scuola " .
" Ma noi non volevamo essere corporativi , chiusi in noi stessi " , ribatte Cappelletti , " volevamo unirci ad altre classi sociali disagiate " . E fu a quel punto che gli studenti commisero l' errore di allearsi con un fantomatico " coordinamento dei cassintegrati " .
Risultato : alla manifestazione " unitaria " di febbraio i cassintegrati non parteciparono , e anche gli studenti erano pochi . " Ormai fra gli studenti si era formata un' oligarchia che non capiva piu' la differenza fra i 50 che partecipavano al coordinamento e i 50 mila che erano andati al corteo " , ricorda Baruffi . " Il livello della discussione era ' ' cazzo porca puttana , alzano i biglietti del tram , andiamo in piazza a far casino' ' " .
" Non siamo riusciti a passare dalla protesta alla proposta " , spiega Baruffi , " dicevamo no alla legge finanziaria e basta , come una qualsiasi altra lobby organizzata . Comunque il problema rimane anche oggi : le tasse scolastiche sono basse , ma il servizio che offre la scuola pubblica e' indecente . Noi avevamo alcune proposte precise : una era esemplificata scherzosamente dallo slogan ' ' Se fanno piu' scuole e meno aeroplanini , con cosa gioca Giovanni Spadolini ? ' ' . Cioe' , meno spese militari e piu' soldi per la scuola " .
Molto meno ambiziosa Cristina Ferrari della 4 H del II artistico , che mentre assiste agli orali della sua compagna Alessandra Lombardi sussurra : " Be' , in fondo noi una sede dopo le proteste l' abbiamo ottenuta . D' altra parte , era un nostro diritto . Inoltre , ci siamo divertiti moltissimo . Per il resto , francamente , della legge finanziaria non ci interessava granche " .
Un bilancio di quest' anno , mezzo di movimento e mezzo di studio ? " Sono state le manifestazioni dell' anno scorso il vero esame di maturita' di questi ragazzi " , sostiene Molco , " perche' hanno capito che la piazza , se frequentata in modo civile , puo' essere una cassa di risonanza per le proprie idee " .
" E stato un anno molto positivo , anche se si e' finiti nello scazzo piu' assoluto " , commenta Baruffi . Ma , da buon laico liberalradicale ammiratore del Mondo anni Cinquanta , ci tiene a precisare che " le manifestazioni anti Reagan che abbiamo fatto dopo l' attacco alla Libia , senza una parola contro Gheddafi , sono state un abbrutimento totale " . Assetato di civilta' nordica , quest' estate Baruffi se ne andra' in giro per l' Europa per un mese con lo sconto Interail , da Dublino a Berlino .
E il pugnace Cappelletti ? Promette battaglie gia' a settembre , perche' " ci sono ancora decine di scuole con situazioni precarie , come l' artistico l' anno scorso " . E tu cosa farai? " Di nuovo cortei e di nuovo l' artistico , perche' sono stato bocciato " . Bocciato per troppe assenze : l' amore per il movimento non perdona .
Mauro Suttora
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