CALCIO DI GRIGIORE
Effetto mundial: come cambiera' il volto della città
E la sede piu' piccola . Sogna il Brasile che non verra'. Vedra' tre partite, le meno importanti. E allora si consola con parcheggi, svincoli, gallerie. Senza comprare i biglietti
di Mauro Suttora
Europeo, 17 febbraio 1989
Udine e' la piu' piccola fra le dodici citta' italiane che ospiteranno i mondiali di calcio del '90. E quindi la piu' emozionata: con i suoi appena 100 mila abitanti, essere messa a livello di Roma, Milano e Napoli al posto di altre ben piu' blasonate citta' del Triveneto come Venezia, Padova o Trieste è stato un insperato successo. Si capisce percio' l' entusiasmo tutto provinciale per la grande kermesse dell' anno prossimo . E anche le piccole liti che stanno nascendo fra i vip locali per mettere in mostra davanti al mondo, oltre alla regione Friuli, anche se stessi.
Il mensile
Il punto titola addirittura "L' amaro di Udine", e fa come i militari di leva: calcolando i giorni che mancano al fischio d'inizio nel giugno dell'anno prossimo, annuncia che siamo a 500. "Amaro" perche'? "Perche' a Udine sono programmate tre partite", spiega il giornalista Paolo Cautero, "ma sappiamo gia' che da noi non giochera' mai la 'testa di serie', cioe' la squadra piu' importante del girone, che restera' a Verona".
I sorteggi avverranno solo fra undici mesi, però calcolando che l'Italia privilegera' Roma e l'Argentina la Napoli di Maradona, i friulani prevedono che nel loro girone finisca il Brasile. Cosi' si sono messi subito al lavoro: la scorsa estate hanno invitato a Udine il brasiliano Joao Havelange, presidente della Fifa (la Federazione calcistica internazionale), stordendolo di buon vinello e, come si dice, "lavorandoselo". Niente da fare. La testa di serie non verra', anche se Havelange, educato, ha promesso che lui invece ritornera' (evidentemente i vini del Collio non gli sono dispiaciuti).
Allora, sotto con Zico . L'ex campione brasiliano dell'Udinese, tornato a casa , e' ancora famoso in Friuli. Cosi' proprio in questi giorni Manlio Cescutti, amministratore delegato della societa' "Udine '90", e' volato a Rio dove, oltre a partecipare al carnevale, sta "trattando" con l'asso carioca. Trattando cosa ? Nientedimeno che il ritorno a Udine di Zico , "re del Friuli" nella prima meta' degli anni '80. Il 27 marzo '89, lunedi' di Pasqua, si vorrebbe organizzare una partita Brasile-Resto del mondo. Nei carioca giochera' l'ormai attempato goleador, mentre nel Resto del mondo, sotto la guida del friulano Enzo Bearzot, dovrebbero finire Gullit, Maradona, Butragueno, Vialli, Baresi e quant'altri.
Ci sono due ostacoli, pero', all'avverarsi di questa favola. Primo, che Zico non ha affatto intenzione di smettere di giocare, e che quindi la partita non potra' essere, come ipotizzato, quella del suo addio al calcio . Secondo , che l'esimio brasiliano per la polizia italiana e' solo un latitante, ricercato per esportazione illegale di valuta.
In tribunale, oltre che in serie B, e' finita anche l' Udinese. La squadra che esattamente dieci anni fa passò dalla C alla A dopo un lungo purgatorio ha smesso già da qualche anno di eccitare i suoi tifosi. L'ex presidente Lamberto Mazza (anche ex amministratore delegato della Zanussi di Pordenone e, dicono, uomo durissimo e furbissimo) è stato travolto dallo scandalo scommesse (partite truccate, arbitri comprati). Cosi' ha dovuto vendere la squadra a un industrialotto locale, Giampaolo Pozzo, titolare di un'impresa dal nome simpatico: Freud (Fresatrici udinesi).
Da allora, pero', e' cominciata una guerra infinita: Pozzo, oberato dai debiti, sostiene che Mazza gli deve ancora dieci miliardi. Mazza invece non intende scucire neanche una lira. I tifosi dell'Udinese assistono attoniti all'ormai incomprensibile duello a base di fideiussioni, obbligazioni e manleve. Ma non fanno molto per aiutare la propria squadra : nonostante il terzo posto nella classifica della serie B , riempiono lo stadio soltanto a meta'.
In questo periodo di vacche magre per il calcio una media di 20 mila spettatori a partita (di cui 13 mila abbonati) non e' disprezzabile. Ma lo stadio Friuli di posti ne ha 40 mila, e durante gli incontri appare desolatamente semivuoto.
Come in tutte le altre undici citta' dei Mondiali, anche su Udine si sta riversando una pioggia di miliardi. E come in molti altri posti, anche a Udine diverse delle opere edilizie finanziate sono abbastanza inutili. Ma il Friuli, come l'Irpinia, la Valtellina e ogni altra regione italiana colpita da una calamita' naturale, alle piogge benefiche di migliaia di miliardi da Roma e' ormai abituata.
A 13 anni dal terremoto la ricostruzione e' completata da molto. Grazie agli aiuti sovrabbondanti (fra finanziamenti ed esenzioni fiscali circa 5 mila miliardi) si e' innescato un boom economico che non ha eguali in Italia. Da qualche anno Udine e' in testa alla classifica delle province piu' ricche della penisola. Le imprese friulane esportano all' estero il doppio di quanto importano . Nell' 88 l' industria regionale ha aumentato i propri occupati di un incredibile 12% , compensando largamente la crisi dell' edilizia . I disoccupati sono appena 16 mila.
Peccato, non c'e' piu' un Pierpaolo Pasolini a misurare la sconvolgente mutazione antropologica del suo Friuli. Per dare l' idea della rapidita' dell' industrializzazione friulana, bastano due cifre. Trent' anni fa qui i contadini erano il 70%. Oggi sono appena il 7%: la quota piu' bassa d' Italia. Nelle campagne la monocultura del mais e' stata soppiantata da quella emergente della soia, e altri "emergenti" mietono successi in ogni campo.
Sono gli ex artigiani diventati piccoli imprenditori, gli ex piccoli imprenditori diventati industriali internazionali. Come la celebrata Danieli, che durante la sola scorsa settimana ha firmato due contratti per fornire acciaierie chiavi in mano a Bulgaria e Iraq. Come la Cogolo, la conceria piu' grande d'Europa che sta costruendo calzaturifici in Urss, Yemen, Costa d'Avorio e Indonesia. E come gli industriali del legno di Manzano, che fabbricano meta' delle sedie europee.
Udine e' diventata un piccolo gioiello, le case del centro vengono lussuosamente ristrutturate, vecchi cortili si trasformano in scintillanti "corti" piene di vetrine. La premiata pasticceria Caucigh di via Gemona non sfigurerebbe a Vienna; con le sue boiseries e i suoi tavolini che offrono i quotidiani del giorno, rimane aperta fino alle due di notte, piccola isola di vita in una citta' che smette di vivere alle sette, assieme ai negozi.
"Ma l'aumento fastoso e demenziale dei prezzi", si lamenta Gabriella Franceschinis, direttrice del giornale
Mese regione, "fa del Friuli la regione piu' cara d'Italia. Abbiamo il primato dei redditi piu' alti, ma anche quello dei fallimenti piu' clamorosi e del perbenismo ipocrita. La cultura, frutto di antiche tradizioni, stagna in una gora paludosa. Le osterie muoiono, chiuse dalla nostra fretta. E alla plebe si offrono 'panem et circenses'".
Costeranno cari, i circenses del ' 90. Lo stadio Friuli, il piu' moderno d' Italia, costruito nel 1976 , non ha bisogno di riammodernamenti o ampliamenti. Ma solo i nuovi parcheggi, per 4 mila posti auto, porteranno via otto miliardi. Rimarranno vuoti per 350 giorni all'anno.
La sala stampa c'era gia', ma il Col (il Comitato organizzatore locale) ha imposto la costruzione di un'altra struttura che costera' tre miliardi, servira' a poco (gli immaginifici organizzatori cercheranno di farla apparire meno inutile adibendola ad "accogliemento vip e autorità"), e dopo le tre partite dei mondiali potra' essere allegramente buttata.
Un miliardo verra' speso solo per sostituire la attuali poltroncine (seminuove) di plastica. E altri nove miliardi verranno scialacquati in improbabili opere, come una torre ascensori per non far ansimare i poco sportivi spettatori della tribuna d'onore. In tutto, per le opere di maquillage strettamente sportivo, venti miliardi. Ma non ci sara' un posto coperto in piu' rispetto ai 12 mila attuali. Il costo di costruzione dell' intero stadio era stato di 12 miliardi: il prezzo delle "migliorie" di oggi , anche considerando l'inflazione, riesce a superarlo.
Poi ci sono le opere "connesse" con i Mondiali. E qui il Comune di Udine e' stato il piu' serio d' Italia: 70 miliardi aveva chiesto, 70 gliene sono stati accordati, anche con l'ultimo decreto bis di gennaio. Insomma , nessun assessore megalomane aveva inondato Roma di progetti clientelari.
Cosi', 30 miliardi andranno per costruire tre parcheggi sotterranei in centro. "Il nuovo decreto ha abbassato il tasso di interesse dal 9 al 2 per cento", spiega meticoloso il sindaco di Udine Piergiorgio Bressani, dc, parlamentare per 22 anni e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio fino all' 81, "cosicche' per noi i mutui saranno poco onerosi".
Su questi 15 mila posti auto che costeranno venti milioni l'uno negli anni scorsi a Udine si e' accesa una piccola battaglia. Da una parte 10 mila cittadini hanno firmato una petizione contraria, sostenendo che i parcheggi in centro non solo non risolveranno i problemi del traffico, ma anzi attireranno ancora piu' auto. Dall' altra la potentissima lobby dei commercianti (guidata da Mino Querini , che pare il sosia del cantante George Michael) si oppone all'isola pedonale fino a quando i parcheggi non verranno scavati.
Anche la nuova superstrada che dovrebbe collegare lo stadio al centro (costo :otto miliardi) sta sollevando le proteste degli abitanti delle case prospiciente. Ma un certo faraonismo sembra il vizio tipico dei progettisti di strade in Friuli: un esempio allucinante ne e' lo svincolo alle porte di Cividale, degno di Manhattan.
Una buona idea, invece, sembra quella di collegare direttamente l'autostrada all'aeroporto di Ronchi (paese a meta' strada fra Udine e Trieste da dove 70 anni fa partirono per conquistare Fiume i legionari di Gabriele D'Annunzio). Ma, con tutto il rispetto per il ministro friulano dei Trasporti Giorgio Santuz, non si capisce perche' si debbano spendere venti miliardi per ampliare un aereoporto che vede arrivare e partire esattamente sei aerei al giorno: tre per Roma, due per Milano, uno per Monaco di Baviera.
Sara' un mistero anche scoprire come faccia a costare ben quattro miliardi un cunicolo di tre metri per due che dovrebbe collegare sottoterra la stazione Fs di Udine con quella delle corriere, distante non piu' di trenta metri. Non meglio precisati "impianti telematici" per la stazione inghiottiranno un miliardo e 800 milioni, altri quattro miliardi e passa serviranno a sistemare la stazione.
Intanto, pochi giorni fa e' stata costituita dalla regione, che ne detiene il 75% del capitale, una societa' a responsabilita' limitata che si chiama "Udine '90" e che promuovera' l' immagine della citta' in occasione dei Mondiali. Presidente è Gianni Cogolo, che e' anche alla guida degli industriali della provincia. Amministratore delegato è Manlio Cescutti, presidente provinciale del Coni e proprietario di un grande negozio di articoli sportivi a Udine (tutte queste sue attivita' si sostengono a vicenda , mormorano i maligni).
Il consiglio d' amministrazione di Udine '90 e' al di sotto di ogni sospetto: completamente lottizzato fra i partiti della maggioranza di pentapartito della Regione. Spicca il caso di Diego Meroi, che tiene i piedi in due scarpe. Come presidente della Federcalcio nel Friuli Venezia Giulia, infatti, fa parte di "Italia '90", il Col periferico di Udine guidato da Dino Bruneschi, presidente dell'Udinese negli anni '50. Contemporaneamente, pero', e' entrato anche in "Udine '90" su nomina politica e con compiti promozionali e commerciali. Sia Cescutti sia Meroi miravano in realta' al posto di Bruneschi.
Ma anche per altri consiglieri d'amministrazione il posto in "Udine '90" e' un contentino. È il caso di Giacomo Cortiula, sindaco psi del paesetto carnico di Socchieve e candidato pluritrombato ad elezioni regionali e nazionali. O dell'avvocato Lino Comand, democristiano in discesa di Udine. O di Renato Bertoli, ex assessore regionale psdi. Il pordenonese Giancarlo Predieri occupa un' altra poltrona targata psi , Claudio Toldo quella pri. Quanto al consigliere Aldo Ariis, pli, assessore comunale dell' Ecologia a Udine, e' noto soprattutto per non avere ancora installato le cabine per la misurazione dell'inquinamento in città. Questi sono gli uomini che "promuoveranno" l'immagine del Friuli per i Mondiali.
Il presidente socialista della camera di Commercio Gianni Bravo (che il prossimo anno tentera' di diventare sindaco di Udine spezzando il monopolio dc durato 45 anni) calcola che i Mondiali porteranno in regione un giro di 200 miliardi in tre settimane. Solo Pci, Dp, verdi e Msi sono rimasti fuori dalla grande torta.
La fetta piu' grossa, come sempre, finira' alla Democrazia Cristiana. Che proprio sabato 11 febbraio celebrera' il suo congresso regionale a Gemona. Qui la corrente demitiana ha l'80%. Perfino l'Udinese teme il segretario presidente: domenica scorsa è andata a prendere ad Avellino senza troppe storie.
Oggi tutti con De Mita, domani tutti col prossimo vincitore: è questa la regola del potere in Friuli Venezia Giulia, regione che eroga finanziamenti al ritmo di una slot machine e dove i politici volano basso, preferendo un posto di assessore regionale a quello di deputato a Roma.
Anche i Mondiali quindi, come tutto, verranno gestiti per "promuovere" consenso e clientele. "Un evento gonfiato a dismisura", giudica seccamente i Mondiali don Duilio Corgnali, direttore di
Vita cattolica, il giornale più letto del Friuli. I fatti finora gli hanno dato ragione : contrariamente al resto d'Italia qui il 1 febbraio non c'e' stata alcuna corsa ai biglietti. La Bnl è riuscita a venderne solo 300 su 12 mila.
Mauro Suttora