LA SENATRICE CONTINI ACCUSA: TROPPE FANNO CARRIERA GRAZIE A TACCHI E MINIGONNE
Oggi, 1 settembre 2010
Porterà anche i tacchi a spillo, però possiamo testimoniare che quando le abbiamo telefonato, alle ore 15 di mercoledì 25 agosto, l’onorevole 28enne del Pdl Barbara Mannucci stava studiando a casa per la sua seconda laurea, in scienza dell’amministrazione.
«Studiare mi rilassa», confessa la secchiona. Allora, sono questi i vizi segreti delle berlusconiane taccospillate? Le ha staffilate un’altra Barbara, anche lei Pdl fino a un mese fa (quando è passata con Fini), la senatrice Contini: «Con Berlusconi le donne fanno carriera grazie a minigonne e tacchi a spillo».
Un’ovvietà, se lo dicesse qualcuno a sinistra: da anni il sito Dagospia ha soprannominato «Forza Gnocca» le appariscenti parlamentari del centrodestra. Ma che le stesse accuse ora le lanci una donna del Pdl, fa male. Risponde Daniela Santanchè, sempre splendida su tacco 12: «La Contini è invidiosa, gelosa, stupida».
La ministra Mara Carfagna, altra icona dello stiletto, preferisce il silenzio. Come l’altra principale indiziata degli strali della Contini, Laura Ravetto: bella e bellicosa, Berlusconi l’ha nominata sottosegretaria ai Rapporti col Parlamento sei mesi fa, assieme alla Santanché (quest’ultima a una non meglio precisata «Attuazione del programma»).
«Forse la Contini parla così perché non si è sentita abbastanza valorizzata», insinua Jole Santelli. Eppure Berlusconi l’aveva nominata governatrice di Nassiria in Iraq, e poi responsabile esteri di Forza Italia nel 2008: fu lei a scegliere i candidati nei collegi esteri. «Tutti maschi, però...», precisa la Mannucci.
Non sarà che il premier ha «valorizzato» un po’ troppe donne giovani e belle? «Per fortuna», dice a Oggi Melania Rizzoli, «ed è l’unico a farlo in Italia». Sì, ma alcune vengono paracadutate subito ai piani alti della politica, senza esperienza, saltando ogni cursus honorum. «Berlusconi è un ottimo conoscitore delle capacità di chi gli sta intorno», assicura l’onorevole Rizzoli.
Barbara Mannucci, sempre in testa alle classifiche di Miss Parlamento, dice che spesso ai tacchi a spillo deve rinunciare: «Troppa fatica, a me dopo un’ora fanno male i piedi. Invidio deputate come Paola Pelino che li portano tutto il giorno. Io invece, e anche la collega Fiorella Ceccacci Rubino, spesso arrivo alla Camera con le Hogan».
E perché a sinistra niente tacchi a spillo? «Perché si automortificano», dice la Mannucci, «Marianna Madia per esempio sarebbe così bella se solo si truccasse un po’...»
Mauro Suttora
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Wednesday, September 08, 2010
Wednesday, May 19, 2010
Le case dei parlamentari
QUANTO PAGANO DEPUTATI E SENATORI A ROMA? RISPONDONO IN 80 (SU 945)
Oggi, 19 maggio 2010
di Mauro Suttora
Pier Ferdinando Casini è sintetico: «Abito in una casa di proprietà di mia moglie [Azzurra Caltagirone, ndr] nel quartiere Parioli». Stringato anche Francesco Rutelli: «Vivo nell’unica casa che possiedo. È di mia proprietà, ereditata da mio padre, architetto, che l’ha progettata e realizzata negli anni ‘60».
Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, appare un po’ irritato: «Come tutti i parlamentari deposito la dichiarazione dei redditi presso il Parlamento e quindi è facilmente riscontrabile non solo il mio reddito, ma qualsiasi notizia relativa alla mia persona. Voglio comunque rispondere, a puro titolo di cortesia: non posseggo alcuna abitazione a Roma, dove vivo in una casa in affitto pagando circa 2.000 euro al mese alla proprietaria. Non ho mai avuto a disposizione case di enti di qualsiasi tipo».
Affitti non pubblici
Ci permettiamo di ricordare al senatore che i parlamentari devono dichiarare le loro proprietà, ma non il prezzo d’acquisto e i canoni d’affitto.
Esaustivo invece Piero Fassino (Pd, già segretario Ds): «Abito in un appartamento nel centro di Roma, acquistato nel ‘96 in comproprietà con mia moglie. Per coprire le spese di acquisto e ristrutturazione ho contratto un mutuo che ho terminato di pagare nel dicembre scorso. Sono proprietario di un appartamento a Torino, acquistato da mio padre nel 1962 e ricevuto in eredità nel ‘66. In comproprietà con mia moglie ho acquistato nel 2004 un casale in Toscana per il quale ho contratto un mutuo. Tutti i contratti di acquisto sono stati registrati per l’intero ammontare».
Visto l’interesse suscitato dalla nostra inchiesta della scorsa settimana sulle case dei ministri (dopo le dimissioni di Claudio Scajola per questioni immobiliari), abbiamo chiesto (per e-mail) a tutti i 945 parlamentari informazioni sul loro alloggio a Roma. Non hanno risposto in tanti: meno del dieci per cento.
Si vede che la maggioranza dei politici non ritiene di dovere queste informazioni ai propri elettori. Fra gli alfieri della trasparenza, invece, oltre a Fassino si distinguono i radicali: «Affitto un bilocale da un privato per 1.200 euro in zona Campo de’ Fiori», ci ha risposto la senatrice Donatella Poretti, «ma tutte le informazioni su di noi si trovano nel sito dell’Anagrafe pubblica degli eletti: http://www.radicali.it/ape/eletti/parlamento"».
Così il senatore Marco Perduca, che aggiunge particolari curiosi: «Sto in trenta mq scarsi al terzo piano a Trastevere per 1.250 € al mese. Non uso riscaldamento né acqua calda (neanche in inverno)». E il deputato Matteo Mecacci: «Affitto in zona Foro romano con la mia compagna un appartamento parzialmente arredato di 90 mq. Il canone mensile di 2.700 euro più 118 di oneri condominiali».
«Tifoso» dell’Anagrafe pubblica si dichiara anche il deputato barese del Pd Dario Ginefra: «Affitto 50 mq nel rione Monti, 1.300 euro al mese, quarto piano senza ascensore».
Zaccaria chez Monica
I senatori che si dichiarano proprietari di casa a Roma oltre a Gasparri sono solo tre. Barbara Contini (Pdl): «Lo scorso novembre ho comprato 75 mq in zona Pinciano accendendo un mutuo 15ennale con rata mensile di 2.700 euro». Elio Lannutti (Idv): «Vivo a casa di mia moglie nel quartiere Cinecittà, acquistata nel 1982 dal padre con il 50 per cento di mutuo Italfondiario al tasso del 16 per cento e pagata 76 milioni di lire». Roberto Zaccaria (Pd, già presidente Rai): «Vivo a Roma, dove ho recentemente trasferito la mia residenza. La casa è di proprietà della mia compagna [l’attrice Monica Guerritore, ndr] ed è stata acquistata nel febbraio 2009. Su questa casa, in zona Roma Nord, ho l’usufrutto, avendo concorso all’acquisto con mutuo ventennale di 400 mila euro».
In albergo vanno i senatori Fabrizio Di Stefano (Pdl, da Chieti, che sta all’hotel Imperiale in via Veneto) e Vanni Lenna (Pdl, da Udine): «Spendo 1.500 euro al mese». Guido Galperti (Pd, da Brescia) preferisce un residence vicino al Senato, a 1.100 euro mensili.
Gli altri in affitto. Cristiano de Eccher (Pdl, da Trento): «Pago, con contratto depositato e bonifico bancario, 1.100 euro più circa cento euro di spese per un monolocale in piazza Rondanini, vicino al Senato». Cecilia Donaggio (Pd, da Venezia): «Divido un’appartamento con una mia amica che vi abita da circa 40 anni in zona Prati, e la mia parte è di 1.200-1.400 euro». Maurizio Fistarol (Pd, da Belluno): «Affitto nel centro storico a 1.500 euro mensili». Andrea Fluttero (Pdl, da Torino): «Ho un piccolo alloggio ammobiliato in via dei Coronari per 1.600 euro mensili con contratto registrato. Vado al Senato in bici». Cinzia Fontana (Pd, da Cremona): «Affitto 50 mq con contratto regolare a Trastevere per 1.250 euro». Fabrizio Morri (Pd, da Urbino): «Bilocale di 40 mq a Monteverde nuovo per 1.100 euro». Salvatore Tomaselli (Pd, da Brindisi): «Affitto a 1.490 euro/mese». Felice Belisario (Idv): «A San Lorenzo, 1.200 euro per 75 mq».
Fra i deputati, prodigo di particolari è il romano Roberto Giachetti (Pd): «Da quando mi sono separato (2002) vivo in affitto in un appartamento di 90 mq nel quartiere Monteverde, per cui pago 1.650 euro, avendo lasciato l’abitazione ereditata da mia madre ai miei figli e alla mia ex moglie. Questo gennaio l’ho venduta, comprando per loro una casa di 120 mq. a Monteverde a 630 mila euro ed una casa per me, sempre a Monteverde, di 79 mq che ho pagato 550 mila euro con mutuo di 300 mila euro».
Esaustivo anche Luciano Ciocchetti (Udc, Roma): «Ho acquistato casa tre anni fa per 600 mila euro, con mutuo ventennale per 400 mila euro con una rata di 2.700 euro mensili. Il restante è stato da me versato direttamente alienando alcuni investimenti su fondi e con la liquidazione per la fine del rapporto di lavoro con l’Italgas. L’appartamento su via Acquacetosa Ostiense è di 125 mq + terrazzi e box».
Luisa Gnecchi (Pd, da Bolzano) è fra i pochi a sentirsi privilegiati: «Affitto con regolare contratto una stanza con angolo cottura e bagno. È piccola, ma molto comoda perchè vicino alla Camera. Pago molto, 1.200 euro al mese, una cifra che nessuna persona con un normale stipendio potrebbe pagare».
Giorgio Jannone (Pdl, da Bergamo) si dichiara esente da tentazioni: «Pago 1.600 euro al mese per l’affitto registrato di 50 mq in piazza del Parlamento. Ricopro la carica di Presidente della Commissione Bicamerale di Controllo degli Enti Previdenziali, ossia di tutti gli enti di previdenza che possiedono solo a Roma qualche decina di migliaia di appartamenti. Non mi sono certo mancate opportunità di acquisto o di locazione ...”agevolata”! Non intendo autoelogiarmi, ma voglio evidenziare che esistono molti politici che non meritano essere accomunati a luoghi comuni che generalizzano e offendono».
Scherza Roberto Nicco (Alleanza valdostana del Galletto): «E così siamo alla “dichiarazione pubblica di abitazione”! Comunque: ho affittato un alloggio in via della Lupa 19 (niente ipocrita privacy); il contratto è stato registrato; l’alloggio è composto di 2 vani più servizi. Il canone mensile attuale, comprensivo delle spese condominiali, è di 1.730 euro in totale».
Orgoglioso il ricchissimo avvocato Maurizio Paniz (Pdl, da Belluno): «Sono parlamentare dal 2001. A Roma ho abitato in albergo (hotel De Petris) fino al 2003 (pagavo 270/250 euro a notte); poi ho acquistato un appartamento di 50 mq. in via del Corso, vicino a piazza del Popolo, pagandolo 635 mila euro, somma integralmente dichiarata. Non ho ricorso a mutui perchè la mia dichiarazione dei redditi, che mi vede tra quelli che denunciano cifre elevate [964 mila euro nel 2009, ndr] mi permetteva di avere l’importo a disposizione».
Ce l’ha con le agenzie romane Marco Pugliese (PdI, da Avellino): «Visti i costi eccessivi degli alberghi in centro (130 euro al giorno nei tre stelle) ho affittato un miniappartamento di 55 mq. Pago 2.000 euro al mese più condominio e utenze. Anche se dimoro in zona Pantheon, mi sembra un po’ eccessivo. Tra l’altro, si deve anche subire l’arroganza di agenti immobiliari e dei titolari di case».
E ce l’ha con la capitale intera Gianfranco Paglia (Pdl, da Napoli): «Per mia fortuna non ho casa a Roma». Se può fa il pendolare anche l’umbro Rocco Girlanda (Pdl, da Gubbio): «Risiedo all’hotel Nazionale di piazza Montecitorio. È la soluzione più adatta alle mie esigenze perché, data la relativa vicinanza, talvolta posso rientrare a casa per tornare a Roma la mattina seguente».
Si lamenta Alessandro Montagnoli (Lega Nord, da Verona): «Sto in hotel vicini al parlamento, spesso diversi, e sinceramente la qualità non è sempre buona. Si va dai 90 a 130 euro per notte». In albergo vivono anche il suo collega leghista trevigiano Gianpaolo Dozzo e i deputati Michele Bordo (Pd) da Foggia («Pago 130 euro a notte»), il genovese Roberto Casinelli, Pdl («“Dimoro” all’hotel Nazionale a 165 euro»), Stefano Esposito (Pd), da Torino («Tre notti a settimana di media, 120 euro a notte»), Guglielmo Picchi (Pdl), da Firenze («Hotel non di lusso, e li cambio»), Giacomo Portas (Pd), da Torino («Hotel Cesari») e Simonetta Rubinato (Pd), da Treviso.
Cazzola e Castagnetti
Molti deputati che vivono a Roma da tempo hanno comprato. Enzo Carra (Udc): «Ho acquistato nel 1980 per 57 milioni di lire, in parte con mutuo ventennale dell’Istituto di previdenza giornalisti». Giuliano Cazzola (Pdl): «Lavoro da venticinque anni a Roma. La casa l’ho acquistata prima di diventare deputato due anni fa. È di 40 mq». Pierluigi Castagnetti: «Ho acquistato con mia moglie nel 2003 un minialloggio in centro per 250 mila euro, con mutuo del Banco di Napoli». Marco Causi (Pd): «Ho acquistato per 800 milioni di lire nel ‘98 un appartamento in zona Marconi/piazzale della Radio». Giuseppe Giulietti (Pd): «Ho comprato alla fine degli anni Ottanta 65 mq in zona Prati con mutuo Inpgi da tempo estinto». Roberto Rao (Udc): «Abito in una casa di 120 mq in comproprietà con mia moglie in zona San Giovanni, acquistata nel 2006 per 600 mila euro». Giuseppe Moles (Pdl) ha estinto il mutuo sui 35 mq comprati quand’era studente in zona piazza Bologna.
Fabio Gava (Pdl), da Treviso, sta in residence: «Ingresso, soggiorno con angolo cottura, camera matrimoniale e bagno, di circa mq. 40. Il costo varia a seconda dei giorni in cui mi fermo a Roma, comunque intorno a 1.500 euro al mese». Il milanese Antonio Palmieri (Pdl) abita invece in una casa di religiosi, nei pressi del Vaticano, dall’estate 2001. E Giuseppe Ruvolo (Udc), da Agrigento: «Vivo da dieci anni presso il Collegio del Sacro cuore di Gesù in corso Rinascimento 23, pagando 700 euro al mese per una cameretta più bagno». Anche Alessandra Siragusa (Pd), da Palermo, preferisce istituti di suore o bed and breakfast. Angela Napoli (Pdl), da Reggio Calabria: «Sono ospite di mia figlia, il cui appartamento di 90 mq. nella zona sud di Roma è stato acquistato nel 2002 con mutuo trentennale».
Maurizio Lupi (Pdl), da Milano, vicepresidente della Camera, divide l’affitto: «Risiedo in un appartamento condiviso di circa 80 mq in zona centro storico, la cui rata mensile di affitto è di 3.000 euro». E così Raffaella Mariani (Pd), da Lucca, e Marina Sereni (Pd): «Dividiamo un appartamento in affitto a mille euro a testa. Sono due camerette e un soggiorno più i servizi, al terzo piano senza ascensore. Siamo però vicine alla Camera, e non occorrono mezzi per raggiungerla».
Gli altri deputati, in affitto. Si va dai 650 euro più spese per il monolocale di 35 mq di Oriano Giovanelli (Pd), da Urbino ai 3.000 della bolognese Anna Maria Bernini (Pdl) e Ricardo Franco Levi (Pd), entrambi ovviamente in centro. Piano terra e 700 euro mensili per Nicolò Cristaldi (Pdl), da Trapani («Zona Corso Francia/Vigna Clara, 50 mq») e Luciano Pizzetti (Pd), da Cremona: «Affitto in centro un monolocale di 31mq per 900 euro». Trenta euro in più per i 35 mq della senese Susanna Cenni (Pd). «Risparmioso» anche Marco Zacchera (Pdl), da Verbania: «Un bilocale in centro. Il contratto è di 750 al mese più spese. Conosco i proprietari di persona e l’ho in affitto da dieci anni, quindi il prezzo è oggi minore di quello di mercato. Entrando però pagai dieci milioni di lire per una sistemazione, e 5.000 euro di riparazioni cinque anni fa». Andrea Orlando (Pd), da La Spezia, se la cava con 950 al mese. E Carmen Motta (Pd), da Parma, con 1.050.
Salendo, ecco Leoluca Orlando, Idv («Affitto un bivani di circa 35 mq in centro per 1.150 euro»), Erminio Quartiani (Pd) da Lodi («Appartamento ammobiliato di 50 mq. nel quartiere San Saba a 1.281 euro più spese condominiali» e il pavese Carlo Nola (Pdl): «Monolocale con servizi in centro: 36 mq, 1.300 euro al mese più spese». Stesso canone di Eugenio Minasso (Pdl), da Imperia, per i suoi 45 mq vicino alla Camera. A 1.400 sta Maino Marchi (Pd), da Reggio Emilia, e a 1.500 due nomi noti: il giornalista Pdl Giancarlo Mazzuca («Monolocale con servizi di 35 mq vicino al Senato») e l’ex segretario Cisl Savino Pezzotta, Udc, che quando scende dalla sua Bergamo sta in un due stanze di zona Trevi.
Enzo Raisi (Pdl), da Bologna): «Affitto 80 mq con regolare contratto vicino alla Camera per 1.515 euro mensili». Donella Mattesini (Pd), da Arezzo: «Sto in 50 mq. in via dell’Orso, tra la Camera e piazza Navona, e pago 1.600 euro, spese comprese». Walter Verini (Pd): «Vivo in una abitazione per la quale pago a un privato 1.622 euro. Sono 100 mq, al secondo piano nel quartiere Trieste». Sandro Biasotti (Pdl), già governatore della Liguria, vive in un appartamento di 42 mq in centro per 1.700 più spese. Luigi Nicolais (Pd) paga 2.037 euro. Andrea Sarubbi (Pd): «Affitto una casa di 135 mq in zona villa Pamphilj per 2.050 euro al mese. Ho anche una casa di proprietà a Garbatella che do in locazione a 1.300 euro mensili». Fabio Porta (Pd), eletto nella circoscrizione America Latina: «Vivo con la famiglia per 2.300 euro in 90 mq nel quartiere Africano». E Benedetto Della Vedova (Pdl): «In affitto da un privato a 2.500 mensili, zona Monti».
Infine la romana Barbara Mannucci, 28 anni, Pdl): «Vivo con i miei genitori in una casa sullla quale c’è un mutuo 25ennale preso da mio padre. Pago una rata di 1190 euro al mese». Il mutuo, ora che può, lo paga lei. Il contrario di una «bambocciona».
Mauro Suttora
Oggi, 19 maggio 2010
di Mauro Suttora
Pier Ferdinando Casini è sintetico: «Abito in una casa di proprietà di mia moglie [Azzurra Caltagirone, ndr] nel quartiere Parioli». Stringato anche Francesco Rutelli: «Vivo nell’unica casa che possiedo. È di mia proprietà, ereditata da mio padre, architetto, che l’ha progettata e realizzata negli anni ‘60».
Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, appare un po’ irritato: «Come tutti i parlamentari deposito la dichiarazione dei redditi presso il Parlamento e quindi è facilmente riscontrabile non solo il mio reddito, ma qualsiasi notizia relativa alla mia persona. Voglio comunque rispondere, a puro titolo di cortesia: non posseggo alcuna abitazione a Roma, dove vivo in una casa in affitto pagando circa 2.000 euro al mese alla proprietaria. Non ho mai avuto a disposizione case di enti di qualsiasi tipo».
Affitti non pubblici
Ci permettiamo di ricordare al senatore che i parlamentari devono dichiarare le loro proprietà, ma non il prezzo d’acquisto e i canoni d’affitto.
Esaustivo invece Piero Fassino (Pd, già segretario Ds): «Abito in un appartamento nel centro di Roma, acquistato nel ‘96 in comproprietà con mia moglie. Per coprire le spese di acquisto e ristrutturazione ho contratto un mutuo che ho terminato di pagare nel dicembre scorso. Sono proprietario di un appartamento a Torino, acquistato da mio padre nel 1962 e ricevuto in eredità nel ‘66. In comproprietà con mia moglie ho acquistato nel 2004 un casale in Toscana per il quale ho contratto un mutuo. Tutti i contratti di acquisto sono stati registrati per l’intero ammontare».
Visto l’interesse suscitato dalla nostra inchiesta della scorsa settimana sulle case dei ministri (dopo le dimissioni di Claudio Scajola per questioni immobiliari), abbiamo chiesto (per e-mail) a tutti i 945 parlamentari informazioni sul loro alloggio a Roma. Non hanno risposto in tanti: meno del dieci per cento.
Si vede che la maggioranza dei politici non ritiene di dovere queste informazioni ai propri elettori. Fra gli alfieri della trasparenza, invece, oltre a Fassino si distinguono i radicali: «Affitto un bilocale da un privato per 1.200 euro in zona Campo de’ Fiori», ci ha risposto la senatrice Donatella Poretti, «ma tutte le informazioni su di noi si trovano nel sito dell’Anagrafe pubblica degli eletti: http://www.radicali.it/ape/eletti/parlamento"».
Così il senatore Marco Perduca, che aggiunge particolari curiosi: «Sto in trenta mq scarsi al terzo piano a Trastevere per 1.250 € al mese. Non uso riscaldamento né acqua calda (neanche in inverno)». E il deputato Matteo Mecacci: «Affitto in zona Foro romano con la mia compagna un appartamento parzialmente arredato di 90 mq. Il canone mensile di 2.700 euro più 118 di oneri condominiali».
«Tifoso» dell’Anagrafe pubblica si dichiara anche il deputato barese del Pd Dario Ginefra: «Affitto 50 mq nel rione Monti, 1.300 euro al mese, quarto piano senza ascensore».
Zaccaria chez Monica
I senatori che si dichiarano proprietari di casa a Roma oltre a Gasparri sono solo tre. Barbara Contini (Pdl): «Lo scorso novembre ho comprato 75 mq in zona Pinciano accendendo un mutuo 15ennale con rata mensile di 2.700 euro». Elio Lannutti (Idv): «Vivo a casa di mia moglie nel quartiere Cinecittà, acquistata nel 1982 dal padre con il 50 per cento di mutuo Italfondiario al tasso del 16 per cento e pagata 76 milioni di lire». Roberto Zaccaria (Pd, già presidente Rai): «Vivo a Roma, dove ho recentemente trasferito la mia residenza. La casa è di proprietà della mia compagna [l’attrice Monica Guerritore, ndr] ed è stata acquistata nel febbraio 2009. Su questa casa, in zona Roma Nord, ho l’usufrutto, avendo concorso all’acquisto con mutuo ventennale di 400 mila euro».
In albergo vanno i senatori Fabrizio Di Stefano (Pdl, da Chieti, che sta all’hotel Imperiale in via Veneto) e Vanni Lenna (Pdl, da Udine): «Spendo 1.500 euro al mese». Guido Galperti (Pd, da Brescia) preferisce un residence vicino al Senato, a 1.100 euro mensili.
Gli altri in affitto. Cristiano de Eccher (Pdl, da Trento): «Pago, con contratto depositato e bonifico bancario, 1.100 euro più circa cento euro di spese per un monolocale in piazza Rondanini, vicino al Senato». Cecilia Donaggio (Pd, da Venezia): «Divido un’appartamento con una mia amica che vi abita da circa 40 anni in zona Prati, e la mia parte è di 1.200-1.400 euro». Maurizio Fistarol (Pd, da Belluno): «Affitto nel centro storico a 1.500 euro mensili». Andrea Fluttero (Pdl, da Torino): «Ho un piccolo alloggio ammobiliato in via dei Coronari per 1.600 euro mensili con contratto registrato. Vado al Senato in bici». Cinzia Fontana (Pd, da Cremona): «Affitto 50 mq con contratto regolare a Trastevere per 1.250 euro». Fabrizio Morri (Pd, da Urbino): «Bilocale di 40 mq a Monteverde nuovo per 1.100 euro». Salvatore Tomaselli (Pd, da Brindisi): «Affitto a 1.490 euro/mese». Felice Belisario (Idv): «A San Lorenzo, 1.200 euro per 75 mq».
Fra i deputati, prodigo di particolari è il romano Roberto Giachetti (Pd): «Da quando mi sono separato (2002) vivo in affitto in un appartamento di 90 mq nel quartiere Monteverde, per cui pago 1.650 euro, avendo lasciato l’abitazione ereditata da mia madre ai miei figli e alla mia ex moglie. Questo gennaio l’ho venduta, comprando per loro una casa di 120 mq. a Monteverde a 630 mila euro ed una casa per me, sempre a Monteverde, di 79 mq che ho pagato 550 mila euro con mutuo di 300 mila euro».
Esaustivo anche Luciano Ciocchetti (Udc, Roma): «Ho acquistato casa tre anni fa per 600 mila euro, con mutuo ventennale per 400 mila euro con una rata di 2.700 euro mensili. Il restante è stato da me versato direttamente alienando alcuni investimenti su fondi e con la liquidazione per la fine del rapporto di lavoro con l’Italgas. L’appartamento su via Acquacetosa Ostiense è di 125 mq + terrazzi e box».
Luisa Gnecchi (Pd, da Bolzano) è fra i pochi a sentirsi privilegiati: «Affitto con regolare contratto una stanza con angolo cottura e bagno. È piccola, ma molto comoda perchè vicino alla Camera. Pago molto, 1.200 euro al mese, una cifra che nessuna persona con un normale stipendio potrebbe pagare».
Giorgio Jannone (Pdl, da Bergamo) si dichiara esente da tentazioni: «Pago 1.600 euro al mese per l’affitto registrato di 50 mq in piazza del Parlamento. Ricopro la carica di Presidente della Commissione Bicamerale di Controllo degli Enti Previdenziali, ossia di tutti gli enti di previdenza che possiedono solo a Roma qualche decina di migliaia di appartamenti. Non mi sono certo mancate opportunità di acquisto o di locazione ...”agevolata”! Non intendo autoelogiarmi, ma voglio evidenziare che esistono molti politici che non meritano essere accomunati a luoghi comuni che generalizzano e offendono».
Scherza Roberto Nicco (Alleanza valdostana del Galletto): «E così siamo alla “dichiarazione pubblica di abitazione”! Comunque: ho affittato un alloggio in via della Lupa 19 (niente ipocrita privacy); il contratto è stato registrato; l’alloggio è composto di 2 vani più servizi. Il canone mensile attuale, comprensivo delle spese condominiali, è di 1.730 euro in totale».
Orgoglioso il ricchissimo avvocato Maurizio Paniz (Pdl, da Belluno): «Sono parlamentare dal 2001. A Roma ho abitato in albergo (hotel De Petris) fino al 2003 (pagavo 270/250 euro a notte); poi ho acquistato un appartamento di 50 mq. in via del Corso, vicino a piazza del Popolo, pagandolo 635 mila euro, somma integralmente dichiarata. Non ho ricorso a mutui perchè la mia dichiarazione dei redditi, che mi vede tra quelli che denunciano cifre elevate [964 mila euro nel 2009, ndr] mi permetteva di avere l’importo a disposizione».
Ce l’ha con le agenzie romane Marco Pugliese (PdI, da Avellino): «Visti i costi eccessivi degli alberghi in centro (130 euro al giorno nei tre stelle) ho affittato un miniappartamento di 55 mq. Pago 2.000 euro al mese più condominio e utenze. Anche se dimoro in zona Pantheon, mi sembra un po’ eccessivo. Tra l’altro, si deve anche subire l’arroganza di agenti immobiliari e dei titolari di case».
E ce l’ha con la capitale intera Gianfranco Paglia (Pdl, da Napoli): «Per mia fortuna non ho casa a Roma». Se può fa il pendolare anche l’umbro Rocco Girlanda (Pdl, da Gubbio): «Risiedo all’hotel Nazionale di piazza Montecitorio. È la soluzione più adatta alle mie esigenze perché, data la relativa vicinanza, talvolta posso rientrare a casa per tornare a Roma la mattina seguente».
Si lamenta Alessandro Montagnoli (Lega Nord, da Verona): «Sto in hotel vicini al parlamento, spesso diversi, e sinceramente la qualità non è sempre buona. Si va dai 90 a 130 euro per notte». In albergo vivono anche il suo collega leghista trevigiano Gianpaolo Dozzo e i deputati Michele Bordo (Pd) da Foggia («Pago 130 euro a notte»), il genovese Roberto Casinelli, Pdl («“Dimoro” all’hotel Nazionale a 165 euro»), Stefano Esposito (Pd), da Torino («Tre notti a settimana di media, 120 euro a notte»), Guglielmo Picchi (Pdl), da Firenze («Hotel non di lusso, e li cambio»), Giacomo Portas (Pd), da Torino («Hotel Cesari») e Simonetta Rubinato (Pd), da Treviso.
Cazzola e Castagnetti
Molti deputati che vivono a Roma da tempo hanno comprato. Enzo Carra (Udc): «Ho acquistato nel 1980 per 57 milioni di lire, in parte con mutuo ventennale dell’Istituto di previdenza giornalisti». Giuliano Cazzola (Pdl): «Lavoro da venticinque anni a Roma. La casa l’ho acquistata prima di diventare deputato due anni fa. È di 40 mq». Pierluigi Castagnetti: «Ho acquistato con mia moglie nel 2003 un minialloggio in centro per 250 mila euro, con mutuo del Banco di Napoli». Marco Causi (Pd): «Ho acquistato per 800 milioni di lire nel ‘98 un appartamento in zona Marconi/piazzale della Radio». Giuseppe Giulietti (Pd): «Ho comprato alla fine degli anni Ottanta 65 mq in zona Prati con mutuo Inpgi da tempo estinto». Roberto Rao (Udc): «Abito in una casa di 120 mq in comproprietà con mia moglie in zona San Giovanni, acquistata nel 2006 per 600 mila euro». Giuseppe Moles (Pdl) ha estinto il mutuo sui 35 mq comprati quand’era studente in zona piazza Bologna.
Fabio Gava (Pdl), da Treviso, sta in residence: «Ingresso, soggiorno con angolo cottura, camera matrimoniale e bagno, di circa mq. 40. Il costo varia a seconda dei giorni in cui mi fermo a Roma, comunque intorno a 1.500 euro al mese». Il milanese Antonio Palmieri (Pdl) abita invece in una casa di religiosi, nei pressi del Vaticano, dall’estate 2001. E Giuseppe Ruvolo (Udc), da Agrigento: «Vivo da dieci anni presso il Collegio del Sacro cuore di Gesù in corso Rinascimento 23, pagando 700 euro al mese per una cameretta più bagno». Anche Alessandra Siragusa (Pd), da Palermo, preferisce istituti di suore o bed and breakfast. Angela Napoli (Pdl), da Reggio Calabria: «Sono ospite di mia figlia, il cui appartamento di 90 mq. nella zona sud di Roma è stato acquistato nel 2002 con mutuo trentennale».
Maurizio Lupi (Pdl), da Milano, vicepresidente della Camera, divide l’affitto: «Risiedo in un appartamento condiviso di circa 80 mq in zona centro storico, la cui rata mensile di affitto è di 3.000 euro». E così Raffaella Mariani (Pd), da Lucca, e Marina Sereni (Pd): «Dividiamo un appartamento in affitto a mille euro a testa. Sono due camerette e un soggiorno più i servizi, al terzo piano senza ascensore. Siamo però vicine alla Camera, e non occorrono mezzi per raggiungerla».
Gli altri deputati, in affitto. Si va dai 650 euro più spese per il monolocale di 35 mq di Oriano Giovanelli (Pd), da Urbino ai 3.000 della bolognese Anna Maria Bernini (Pdl) e Ricardo Franco Levi (Pd), entrambi ovviamente in centro. Piano terra e 700 euro mensili per Nicolò Cristaldi (Pdl), da Trapani («Zona Corso Francia/Vigna Clara, 50 mq») e Luciano Pizzetti (Pd), da Cremona: «Affitto in centro un monolocale di 31mq per 900 euro». Trenta euro in più per i 35 mq della senese Susanna Cenni (Pd). «Risparmioso» anche Marco Zacchera (Pdl), da Verbania: «Un bilocale in centro. Il contratto è di 750 al mese più spese. Conosco i proprietari di persona e l’ho in affitto da dieci anni, quindi il prezzo è oggi minore di quello di mercato. Entrando però pagai dieci milioni di lire per una sistemazione, e 5.000 euro di riparazioni cinque anni fa». Andrea Orlando (Pd), da La Spezia, se la cava con 950 al mese. E Carmen Motta (Pd), da Parma, con 1.050.
Salendo, ecco Leoluca Orlando, Idv («Affitto un bivani di circa 35 mq in centro per 1.150 euro»), Erminio Quartiani (Pd) da Lodi («Appartamento ammobiliato di 50 mq. nel quartiere San Saba a 1.281 euro più spese condominiali» e il pavese Carlo Nola (Pdl): «Monolocale con servizi in centro: 36 mq, 1.300 euro al mese più spese». Stesso canone di Eugenio Minasso (Pdl), da Imperia, per i suoi 45 mq vicino alla Camera. A 1.400 sta Maino Marchi (Pd), da Reggio Emilia, e a 1.500 due nomi noti: il giornalista Pdl Giancarlo Mazzuca («Monolocale con servizi di 35 mq vicino al Senato») e l’ex segretario Cisl Savino Pezzotta, Udc, che quando scende dalla sua Bergamo sta in un due stanze di zona Trevi.
Enzo Raisi (Pdl), da Bologna): «Affitto 80 mq con regolare contratto vicino alla Camera per 1.515 euro mensili». Donella Mattesini (Pd), da Arezzo: «Sto in 50 mq. in via dell’Orso, tra la Camera e piazza Navona, e pago 1.600 euro, spese comprese». Walter Verini (Pd): «Vivo in una abitazione per la quale pago a un privato 1.622 euro. Sono 100 mq, al secondo piano nel quartiere Trieste». Sandro Biasotti (Pdl), già governatore della Liguria, vive in un appartamento di 42 mq in centro per 1.700 più spese. Luigi Nicolais (Pd) paga 2.037 euro. Andrea Sarubbi (Pd): «Affitto una casa di 135 mq in zona villa Pamphilj per 2.050 euro al mese. Ho anche una casa di proprietà a Garbatella che do in locazione a 1.300 euro mensili». Fabio Porta (Pd), eletto nella circoscrizione America Latina: «Vivo con la famiglia per 2.300 euro in 90 mq nel quartiere Africano». E Benedetto Della Vedova (Pdl): «In affitto da un privato a 2.500 mensili, zona Monti».
Infine la romana Barbara Mannucci, 28 anni, Pdl): «Vivo con i miei genitori in una casa sullla quale c’è un mutuo 25ennale preso da mio padre. Pago una rata di 1190 euro al mese». Il mutuo, ora che può, lo paga lei. Il contrario di una «bambocciona».
Mauro Suttora
Wednesday, November 12, 2008
Gli universitari protestano
LE VERE CIFRE DEI TAGLI
Roma, 3 novembre 2008
Il 6 agosto, quando venne approvata la legge finanziaria, nessuno se n’era accorto. Eppure i tagli all’università erano già decisi lì, e ben dettagliati: meno 63 milioni di euro l’anno prossimo, 190 milioni nel 2010, 316 l’anno dopo, fino ai meno 455 del 2013. Ma quasi nessuno protestò. Un po’ perché erano tutti al mare, e un po’ perché un risparmio dello 0,6 per cento sui dieci miliardi e 800 milioni che nel 2009 finiranno all’università statale non sembrava drammatico. Soprattutto per un Paese con 1600 miliardi di debito pubblico, che anche quest’anno spende più di quello che incassa, e che quindi, impegnato al pareggio di bilancio entro il 2012, deve tagliare su tutto.
Poi, in ottobre, sull’onda del decreto sulla scuola elementare della ministra Mariastella Gelmini, gli universitari hanno cominciato a protestare anche loro. E non solo per i tagli. La finanziaria, infatti, ha introdotto altre due misure: il quasi blocco del turnover sul personale (un solo nuovo assunto ogni cinque dipendenti che vanno in pensione), e la possibilità per le università di trasformarsi in fondazioni di diritto privato.
«Attacco all’autonomia»
Quest’ultima iniziativa ha fatto tuonare i docenti universitari di sinistra (da Alberto Asor Rosa a Gianni Vattimo, in ordine alfabetico): «È il più grave attacco mai condotto contro l’autonomia e il futuro dell’università italiana», hanno proclamato.
Gli studenti temono che la conseguenza di questa trasformazione sia un forte aumento delle tasse universitarie, che attualmente coprono solo l’11 per cento dei costi delle università statali.
La nuova legge dice che nel caso in cui un ateneo si trasformi in una fondazione e ottenga fondi dai privati, lo Stato ridurrebbe i finanziamenti pubblici per quell’ateneo di tanto denaro quanto ammontano i fondi privati. Per docenti e studenti, che considerano molto remota la possibilità di essere finanziati dai privati, la prima conseguenza di questo provvedimento è un aumento delle tasse universitarie.
«In realtà non si capisce perché si debba passare attraverso la complicazione delle fondazioni», commenta Roberto Perotti, docente della Bocconi e autore del libro L’università truccata (ed. Einaudi, 2008), «invece di consentire, molto semplicemente, di dedurre dall’imponibile le donazioni private all’università».
Inoltre, c’è l’esempio negativo delle fondazioni bancarie: «Introdotte per staccare le casse di risparmio dal settore pubblico, ma diventate il regno del sottobosco politico, fonte di prebende per i politici locali», nota Perotti.
Quanto ai tagli e al blocco al 20% del turnover, la stalla viene chiusa quando i buoi sono già scappati: nei prossimi mesi infatti si svolgeranno concorsi per settemila posti di docenti (quattromila ordinari e associati, tremila ricercatori). Così aumentano in un colpo solo di più del dieci per cento i 60 mila prof oggi di ruolo (ce ne sono poi altri 40 mila fra straordinari, incaricati e a contratto).
«Se questi concorsi andranno in porto, ogni discussione sulla riforma dell’università sarà d’ora in poi vana: per dieci anni non ci sarà più posto per nessuno, e ai nostri studenti migliori non rimarrà altra via che l’emigrazione», avverte l’editorialista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi.
E allora perché protestano gli universitari? «Mi sembra una giustificatissima rivolta generale contro la condizione cui sono costretti i giovani in Italia oggi», ci dice Nando dalla Chiesa, fino a maggio sottosegretario all’Università per il centrosinistra e oggi tornato alla sua cattedra di Sociologia della criminalità organizzata alla Statale di Milano. «I ragazzi hanno ragione, anche se fa un po’ specie vederli insieme a qualche barone universitario che difende i suoi fondi e magari non viene a far lezione».
«Molti sprechi da evitare»
«No, questi cortei e occupazioni non hanno alcun senso», ribatte Barbara Mannucci, che a 26 anni è la più giovane deputata del Popolo delle libertà, fresca laureata al Dams di Roma 3: «Siamo in una situazione economica molto difficile, tutti i ministeri sono stati colpiti dai risparmi, e la mia esperienza personale mi dice che ci sono parecchi sprechi che si possono eliminare. A cominciare dalle cinque segretarie e le auto blu per i rettori: perché, non possono usare l’auto o il taxi?».
Per fornire più cattedre ai docenti negli ultimi sette anni i corsi di laurea sono raddoppiati: da 2.400 a 5.500. I prof sono aumentati al ritmo del cinque per cento l’anno. «E io ero costretta a frequentare nella stessa giornata sette corsi diversi», si lamenta la Mannucci, «perché ogni corso è stato spezzettato in tre esami per moltiplicare gli stipendi. Non parliamo poi delle sedi staccate: la Sapienza di Roma ha aperto a Pomezia ben cinque facoltà con sei corsi di laurea, fra cui “Scienze infermieristiche”... Ma quale studente romano andrà mai a Pomezia? E sono tutte spese in più.»
«Bloccare i nuovi atenei»
«In effetti l’autonomia conquistata dalle università negli anni Noventa è stata usata nel modo peggiore», concorda Dalla Chiesa, «perché lo Stato ha detto ai rettori: “Fate quel che volete con i soldi pubblici”. È un meccanismo micidiale, senza alcun criterio di responsabilità. Ma a questo malcostume ha partecipato anche il centrodestra, con la ministra dell’Istruzione Moratti che ha permesso il moltiplicarsi delle università. Quando sono arrivato al ministero, nel 2006, abbiamo fatto appena in tempo a bloccare un nuovo ateneo a Villa San Giovanni. Che ha le università di Reggio Calabria e Messina a pochi chilometri».
Nel 1980 le università in Italia erano 40. Nel 1999 sono aumentate a 75. Oggi sono 95, ma con le sedi staccate si arriva a 330. La Lombardia ha sedi in 29 comuni, la Sicilia in 22, il Piemonte in 21 e il Lazio in 19.
In sette atenei la spesa per il personale supera il 90% del finanziamento statale, in altri 25 l’80. Denuncia uno studente di sinistra: «I miei prof hanno una stampante a colori e un fax ciascuno, mentre nell’università americana che ho frequentato sono in pool, e c’è una ogni dieci docenti».
Insomma, sembra di vivere l’incubo descritto dal filosofo libertario Ivan Illich trent’anni fa, nel suo libro Descolarizzare la società: «Il sistema scolastico, come tutte le burocrazie, serve più ai professori che agli studenti. Così come il sistema sanitario serve più ai medici che ai malati, e quello politico più ai politici di professione che ai cittadini rappresentati».
Gli universitari italiani pagano oggi una media di 720 euro l’anno in tasse (mille in Veneto, Emilia e Lombardia, 450 in Sardegna, Sicilia, Puglia). Ma cosa ricevono in cambio? Un pezzo di carta che serve a poco. L’università si è «democratizzata», il sapere è diventato un «diritto» diffuso, i laureati sono 300 mila all’anno contro i 40 mila di quarant’anni fa. Ma le lauree si sono svalutate.
«Certe università te le tirano dietro», denuncia Dalla Chiesa, «con il meccanismo della conversione in crediti dell’esperienza professionale si possono evitare un sacco di esami. L’immoralità è dilagante. Un esempio? In questi giorni, fateci caso, tutti parlano di “ricerca”. E la didattica? Abbiamo dimenticato che le università sono nate per insegnare? Certo, è noioso per i docenti fare lezione, ricevere gli studenti, seguirli, assisterli, fare gli esami, i seminari, le tesi. Tutti preferiscono fare “ricerca”. Perché? Perché è lì che girano i soldi».
«Il sistema attuale è di una straordinaria iniquità», aggiunge Perotti, «perché le tasse di tutti finanziano l’università gratuita dei più abbienti. Nessuno viene premiato se è bravo, e nessuno paga per i propri fallimenti».
Che fare, quindi? La soluzione non sono le università private. Che, sorpresa, in Italia sono finanziate anch’esse al 54% con soldi pubblici. Perotti, nella sua brillante requisitoria, non risparmia neppure casa propria. Tornato in Italia a insegnare alla Bocconi nonostante avesse ottenuto una cattedra di ruolo (a vita) alla Columbia di New York, rivela che «l’ufficio relazioni esterne della Bocconi impiega circa cento persone, e ha un bilancio di 13 milioni di euro, circa un quarto dell’intera spesa per gli stipendi dei docenti. Calcolando che i migliori professori di economia negli Usa costano 300-400 mila dollari, con un terzo della spesa per relazioni esterne la Bocconi potrebbe costruire il migliore dipartimento d’economia d’Europa».
E stiamo parlando non del corso con otto studenti che l’università di Sassari ha decentrato per motivi clientelari a Tempio Pausania, ma del tempio dell’accademia privata in Italia, che fa pagare quattromila euro l’anno di tasse ai propri universitari.
Mauro Suttora
Roma, 3 novembre 2008
Il 6 agosto, quando venne approvata la legge finanziaria, nessuno se n’era accorto. Eppure i tagli all’università erano già decisi lì, e ben dettagliati: meno 63 milioni di euro l’anno prossimo, 190 milioni nel 2010, 316 l’anno dopo, fino ai meno 455 del 2013. Ma quasi nessuno protestò. Un po’ perché erano tutti al mare, e un po’ perché un risparmio dello 0,6 per cento sui dieci miliardi e 800 milioni che nel 2009 finiranno all’università statale non sembrava drammatico. Soprattutto per un Paese con 1600 miliardi di debito pubblico, che anche quest’anno spende più di quello che incassa, e che quindi, impegnato al pareggio di bilancio entro il 2012, deve tagliare su tutto.
Poi, in ottobre, sull’onda del decreto sulla scuola elementare della ministra Mariastella Gelmini, gli universitari hanno cominciato a protestare anche loro. E non solo per i tagli. La finanziaria, infatti, ha introdotto altre due misure: il quasi blocco del turnover sul personale (un solo nuovo assunto ogni cinque dipendenti che vanno in pensione), e la possibilità per le università di trasformarsi in fondazioni di diritto privato.
«Attacco all’autonomia»
Quest’ultima iniziativa ha fatto tuonare i docenti universitari di sinistra (da Alberto Asor Rosa a Gianni Vattimo, in ordine alfabetico): «È il più grave attacco mai condotto contro l’autonomia e il futuro dell’università italiana», hanno proclamato.
Gli studenti temono che la conseguenza di questa trasformazione sia un forte aumento delle tasse universitarie, che attualmente coprono solo l’11 per cento dei costi delle università statali.
La nuova legge dice che nel caso in cui un ateneo si trasformi in una fondazione e ottenga fondi dai privati, lo Stato ridurrebbe i finanziamenti pubblici per quell’ateneo di tanto denaro quanto ammontano i fondi privati. Per docenti e studenti, che considerano molto remota la possibilità di essere finanziati dai privati, la prima conseguenza di questo provvedimento è un aumento delle tasse universitarie.
«In realtà non si capisce perché si debba passare attraverso la complicazione delle fondazioni», commenta Roberto Perotti, docente della Bocconi e autore del libro L’università truccata (ed. Einaudi, 2008), «invece di consentire, molto semplicemente, di dedurre dall’imponibile le donazioni private all’università».
Inoltre, c’è l’esempio negativo delle fondazioni bancarie: «Introdotte per staccare le casse di risparmio dal settore pubblico, ma diventate il regno del sottobosco politico, fonte di prebende per i politici locali», nota Perotti.
Quanto ai tagli e al blocco al 20% del turnover, la stalla viene chiusa quando i buoi sono già scappati: nei prossimi mesi infatti si svolgeranno concorsi per settemila posti di docenti (quattromila ordinari e associati, tremila ricercatori). Così aumentano in un colpo solo di più del dieci per cento i 60 mila prof oggi di ruolo (ce ne sono poi altri 40 mila fra straordinari, incaricati e a contratto).
«Se questi concorsi andranno in porto, ogni discussione sulla riforma dell’università sarà d’ora in poi vana: per dieci anni non ci sarà più posto per nessuno, e ai nostri studenti migliori non rimarrà altra via che l’emigrazione», avverte l’editorialista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi.
E allora perché protestano gli universitari? «Mi sembra una giustificatissima rivolta generale contro la condizione cui sono costretti i giovani in Italia oggi», ci dice Nando dalla Chiesa, fino a maggio sottosegretario all’Università per il centrosinistra e oggi tornato alla sua cattedra di Sociologia della criminalità organizzata alla Statale di Milano. «I ragazzi hanno ragione, anche se fa un po’ specie vederli insieme a qualche barone universitario che difende i suoi fondi e magari non viene a far lezione».
«Molti sprechi da evitare»
«No, questi cortei e occupazioni non hanno alcun senso», ribatte Barbara Mannucci, che a 26 anni è la più giovane deputata del Popolo delle libertà, fresca laureata al Dams di Roma 3: «Siamo in una situazione economica molto difficile, tutti i ministeri sono stati colpiti dai risparmi, e la mia esperienza personale mi dice che ci sono parecchi sprechi che si possono eliminare. A cominciare dalle cinque segretarie e le auto blu per i rettori: perché, non possono usare l’auto o il taxi?».
Per fornire più cattedre ai docenti negli ultimi sette anni i corsi di laurea sono raddoppiati: da 2.400 a 5.500. I prof sono aumentati al ritmo del cinque per cento l’anno. «E io ero costretta a frequentare nella stessa giornata sette corsi diversi», si lamenta la Mannucci, «perché ogni corso è stato spezzettato in tre esami per moltiplicare gli stipendi. Non parliamo poi delle sedi staccate: la Sapienza di Roma ha aperto a Pomezia ben cinque facoltà con sei corsi di laurea, fra cui “Scienze infermieristiche”... Ma quale studente romano andrà mai a Pomezia? E sono tutte spese in più.»
«Bloccare i nuovi atenei»
«In effetti l’autonomia conquistata dalle università negli anni Noventa è stata usata nel modo peggiore», concorda Dalla Chiesa, «perché lo Stato ha detto ai rettori: “Fate quel che volete con i soldi pubblici”. È un meccanismo micidiale, senza alcun criterio di responsabilità. Ma a questo malcostume ha partecipato anche il centrodestra, con la ministra dell’Istruzione Moratti che ha permesso il moltiplicarsi delle università. Quando sono arrivato al ministero, nel 2006, abbiamo fatto appena in tempo a bloccare un nuovo ateneo a Villa San Giovanni. Che ha le università di Reggio Calabria e Messina a pochi chilometri».
Nel 1980 le università in Italia erano 40. Nel 1999 sono aumentate a 75. Oggi sono 95, ma con le sedi staccate si arriva a 330. La Lombardia ha sedi in 29 comuni, la Sicilia in 22, il Piemonte in 21 e il Lazio in 19.
In sette atenei la spesa per il personale supera il 90% del finanziamento statale, in altri 25 l’80. Denuncia uno studente di sinistra: «I miei prof hanno una stampante a colori e un fax ciascuno, mentre nell’università americana che ho frequentato sono in pool, e c’è una ogni dieci docenti».
Insomma, sembra di vivere l’incubo descritto dal filosofo libertario Ivan Illich trent’anni fa, nel suo libro Descolarizzare la società: «Il sistema scolastico, come tutte le burocrazie, serve più ai professori che agli studenti. Così come il sistema sanitario serve più ai medici che ai malati, e quello politico più ai politici di professione che ai cittadini rappresentati».
Gli universitari italiani pagano oggi una media di 720 euro l’anno in tasse (mille in Veneto, Emilia e Lombardia, 450 in Sardegna, Sicilia, Puglia). Ma cosa ricevono in cambio? Un pezzo di carta che serve a poco. L’università si è «democratizzata», il sapere è diventato un «diritto» diffuso, i laureati sono 300 mila all’anno contro i 40 mila di quarant’anni fa. Ma le lauree si sono svalutate.
«Certe università te le tirano dietro», denuncia Dalla Chiesa, «con il meccanismo della conversione in crediti dell’esperienza professionale si possono evitare un sacco di esami. L’immoralità è dilagante. Un esempio? In questi giorni, fateci caso, tutti parlano di “ricerca”. E la didattica? Abbiamo dimenticato che le università sono nate per insegnare? Certo, è noioso per i docenti fare lezione, ricevere gli studenti, seguirli, assisterli, fare gli esami, i seminari, le tesi. Tutti preferiscono fare “ricerca”. Perché? Perché è lì che girano i soldi».
«Il sistema attuale è di una straordinaria iniquità», aggiunge Perotti, «perché le tasse di tutti finanziano l’università gratuita dei più abbienti. Nessuno viene premiato se è bravo, e nessuno paga per i propri fallimenti».
Che fare, quindi? La soluzione non sono le università private. Che, sorpresa, in Italia sono finanziate anch’esse al 54% con soldi pubblici. Perotti, nella sua brillante requisitoria, non risparmia neppure casa propria. Tornato in Italia a insegnare alla Bocconi nonostante avesse ottenuto una cattedra di ruolo (a vita) alla Columbia di New York, rivela che «l’ufficio relazioni esterne della Bocconi impiega circa cento persone, e ha un bilancio di 13 milioni di euro, circa un quarto dell’intera spesa per gli stipendi dei docenti. Calcolando che i migliori professori di economia negli Usa costano 300-400 mila dollari, con un terzo della spesa per relazioni esterne la Bocconi potrebbe costruire il migliore dipartimento d’economia d’Europa».
E stiamo parlando non del corso con otto studenti che l’università di Sassari ha decentrato per motivi clientelari a Tempio Pausania, ma del tempio dell’accademia privata in Italia, che fa pagare quattromila euro l’anno di tasse ai propri universitari.
Mauro Suttora
Thursday, May 15, 2008
Daniela Cardinale e Barbara Mannucci
Per noi la politica è un gioco da ragazze
Parlano le due baby deputate elette nel nuovo Parlamento
Barbara Mannucci (Pdl) e Daniela Cardinale (Pd) hanno solo 26 anni. In questa intervista spiegano di avere idee in comune. E la prima è aiutare i coetanei a non essere più "bamboccioni"
di Mauro Suttora
Roma, 14 maggio 2008
Cos'è la politica ? Barbara Mannucci: "Il mezzo per organizzare la vita pubblica".
Daniela Cardinale: "Lo strumento della democrazia per governare le istituzioni e dare risposte ai problemi dei cittadini".
Cos'è la Casta ? B: "Una classe che si attribuisce privilegi non dovuti".
D: "Una distorsione della democrazia, che permette privilegi ad alcune categorie di cittadini".
Apre il nuovo Parlamento, i volti più freschi sono i loro. E in questa intervista doppia provano a convincerci di essere sì baby onorevoli, ma capaci già di pensare in grande.
La prima legge che proporrai?
B: "Meritocrazia: master postuniversitari gratis per i laureati fra 100 e 110 e lode. Mantenendo i livelli di eccellenza".
D: "Defiscalizzazioni e incentivi per i giovani del Sud che aprono attività artigianali, commerciali o di piccola imprenditoria".
Il tuo incubo ?
B: "Perdere le persone care".
D: "Non riuscire a essere all' altezza di questa nuova e grande responsabilità".
Il tuo sogno ? B: "Sposarmi e avere tre figli". D: "Poter vedere la mia Sicilia nelle stesse condizioni economiche e sociali della Lombardia".
Il giorno migliore della vita ? B: "Quand' è nata mia nipote Francesca, che ha dieci anni". D: "L' elezione a deputata".
Il giorno peggiore ? B: "Quando abbiamo perso le elezioni del 2006 per pochi voti". D: "Da bambina: cadendo da cavallo mi sono procurata una deviazione del setto nasale".
Il politico che ammiri di più ? B: "Berlusconi, ovviamente". D: "Franco Marini: carica umana oltre alle capacità politiche".
Quello che senti più lontano ? B: "Veltroni". D: "Bossi".
Un avversario che ammiri ? B: "Bertinotti, lo stimo molto". D: "Giulia Bongiorno, è seria".
Sei fidanzata ? B: "Sì, da due anni". D: "Sì, da tre e mezzo".
Vuoi fare carriera politica ? B: "Sì". D: "Sì, ma senza sconti".
L' ultimo libro letto ? B: "Me l' ha regalato Tito Boeri: Contro i giovani. Lo ha scritto lui, con Vincenzo Galasso". D: "I Viceré di De Roberto".
Lo scrittore preferito ? B: "Isabel Allende". D: "Leonardo Sciascia".
Il cantante ? B: "Eros e Vasco". D: "Nannini e Antonacci".
L' attore ? B: "Raoul Bova". D: "Michael Douglas".
Il politico straniero preferito ? B&D: "Barack Obama".
Il personaggio storico ? B: "L' imperatrice Sissi". D: "Giulio Cesare".
Se avessi la bacchetta magica... B: "Ridurrei la disoccupazione". D: "Darei lavoro ai tanti giovani che me l' hanno chiesto".
Hai comprato un vestito per il debutto alla Camera ? B: "Sì, un tailleur da 180 euro". D: "No, lo avevo già".
Lo Stato risparmia se... D&B: "Chiude enti inutili".
Lo spreco che aboliresti ? B: "Costose consulenze". D: "Auto blu".
Il privilegio da deputata cui rinunceresti ? B: "Treni e autostrade gratis". D: "Tutti quelli che ci mettono in cattiva luce".
Quello a cui non rinunceresti ? B: "Il permesso per l' auto in centro. Per me è una svolta". D: "L' immunità per i reati d' opinione".
Il film più bello ? B: "Arancia meccanica". D: "Nuovo Cinema Paradiso".
La canzone preferita ? B: "Albachiara, Vasco Rossi". D: "Donna cannone, De Gregori".
Il tuo hobby ? B: "Romanzi sudamericani". D: "Il nuoto".
La tua passione ? B: "La pastasciutta". D: "Il mare".
Sei religiosa ? B&D: "Praticante".
Il personaggio più antipatico ? B: "Michele Santoro". D: "Tremonti. Troppo freddo".
Il più simpatico ? B: "Ezio Greggio". D: "Berlusconi".
Il primo giorno alla Camera com' è stato ? B: "Emozionante". D: "Esaltante, preoccupante".
Il politico italiano più bello ? B: "Giorgio Jannone del Pdl". D: "Casini".
Ti senti raccomandata ? B: "No, faccio politica da 12 anni". D: "Non più di tanti altri".
Fortunata ? B&D: "Sì, senza dubbio".
Che farai con i 14 mila euro di stipendio da deputata ? B: "Così tanti ? Davvero ? Non lo sapevo, giuro...". D: "Tolte le spese, i contributi al partito e per l' assistente, ne rimarranno cinquemila: potrò avere una vera indipendenza dalla famiglia".
Il tuo primo bacio? B: "A ricreazione, 14 anni". D: "Fatemi fare la siciliana...".
Lo slogan che preferisci ? B: "Carpe diem". D: "Si può fare, e si farà prima o poi".
Il politico più elegante ? B: "Barbareschi". D: "D' Alema".
Uno sfizio che ora ti toglierai ? B&D: "Mi compro l' auto nuova".
Il momento peggiore della campagna elettorale ? B: "I primi exit poll, sbagliati". D: "Una mia finta intervista nell' inserto satirico dell' Unità".
Quello migliore ? B: "In Puglia con Gabriella Carlucci, lei mi ha insegnato tanto". D: "Il comizio conclusivo nel mio paese, Mussomeli".
Vivi in famiglia ? B&D: "Sì".
Ti senti "bambocciona" ? B: "No, ho sempre studiato e lavorato. Uscirò di casa solo per sposarmi". D: "No, sono sempre stata impegnata con studio e lavoro".
Che lavoro hai fatto ? B: "Call center, commessa, animatrice nei villaggi turistici". D: "Collaboratrice di un parlamentare regionale".
I tuoi amici sono invidiosi ? B: "Un po' ". D: "No".
Il viaggio dei tuoi sogni ? B&D: "Stati Uniti, in auto".
Una donna politica modello ? B: "Condi Rice". D: "Finocchiaro".
Programma tv imperdibile ? B: "Striscia". D: "Ballarò".
Amore, arte, politica, religione: in ordine di importanza... B&D: "Amore, religione, politica, arte".
Cosa rispondi a chi dice che la politica è sempre sporca ? B: "Sarà mio compito ribaltare questo giudizio". D: "Sporchi sono alcuni politici, ma non la politica".
Beppe Grillo è... B&D: "Un bravissimo comico".
La sorpesa più grande entrando a Montecitorio ? B: "L' aula è più piccola di quel che sembra in televisione". D: "Il palazzo invece è enorme, è una piccola città".
Volete aggiungere qualcosa ? B: "Sono entrati in Parlamento molti giovani. Speriamo di fare politica in modo serio e pulito". D: "A chi pensa che mio padre mi condizionerà, rispondo che gli chiederò consigli. Ma alla fine deciderò da sola".
Mauro Suttora
Parlano le due baby deputate elette nel nuovo Parlamento
Barbara Mannucci (Pdl) e Daniela Cardinale (Pd) hanno solo 26 anni. In questa intervista spiegano di avere idee in comune. E la prima è aiutare i coetanei a non essere più "bamboccioni"
di Mauro Suttora
Roma, 14 maggio 2008
Cos'è la politica ? Barbara Mannucci: "Il mezzo per organizzare la vita pubblica".
Daniela Cardinale: "Lo strumento della democrazia per governare le istituzioni e dare risposte ai problemi dei cittadini".
Cos'è la Casta ? B: "Una classe che si attribuisce privilegi non dovuti".
D: "Una distorsione della democrazia, che permette privilegi ad alcune categorie di cittadini".
Apre il nuovo Parlamento, i volti più freschi sono i loro. E in questa intervista doppia provano a convincerci di essere sì baby onorevoli, ma capaci già di pensare in grande.
La prima legge che proporrai?
B: "Meritocrazia: master postuniversitari gratis per i laureati fra 100 e 110 e lode. Mantenendo i livelli di eccellenza".
D: "Defiscalizzazioni e incentivi per i giovani del Sud che aprono attività artigianali, commerciali o di piccola imprenditoria".
Il tuo incubo ?
B: "Perdere le persone care".
D: "Non riuscire a essere all' altezza di questa nuova e grande responsabilità".
Il tuo sogno ? B: "Sposarmi e avere tre figli". D: "Poter vedere la mia Sicilia nelle stesse condizioni economiche e sociali della Lombardia".
Il giorno migliore della vita ? B: "Quand' è nata mia nipote Francesca, che ha dieci anni". D: "L' elezione a deputata".
Il giorno peggiore ? B: "Quando abbiamo perso le elezioni del 2006 per pochi voti". D: "Da bambina: cadendo da cavallo mi sono procurata una deviazione del setto nasale".
Il politico che ammiri di più ? B: "Berlusconi, ovviamente". D: "Franco Marini: carica umana oltre alle capacità politiche".
Quello che senti più lontano ? B: "Veltroni". D: "Bossi".
Un avversario che ammiri ? B: "Bertinotti, lo stimo molto". D: "Giulia Bongiorno, è seria".
Sei fidanzata ? B: "Sì, da due anni". D: "Sì, da tre e mezzo".
Vuoi fare carriera politica ? B: "Sì". D: "Sì, ma senza sconti".
L' ultimo libro letto ? B: "Me l' ha regalato Tito Boeri: Contro i giovani. Lo ha scritto lui, con Vincenzo Galasso". D: "I Viceré di De Roberto".
Lo scrittore preferito ? B: "Isabel Allende". D: "Leonardo Sciascia".
Il cantante ? B: "Eros e Vasco". D: "Nannini e Antonacci".
L' attore ? B: "Raoul Bova". D: "Michael Douglas".
Il politico straniero preferito ? B&D: "Barack Obama".
Il personaggio storico ? B: "L' imperatrice Sissi". D: "Giulio Cesare".
Se avessi la bacchetta magica... B: "Ridurrei la disoccupazione". D: "Darei lavoro ai tanti giovani che me l' hanno chiesto".
Hai comprato un vestito per il debutto alla Camera ? B: "Sì, un tailleur da 180 euro". D: "No, lo avevo già".
Lo Stato risparmia se... D&B: "Chiude enti inutili".
Lo spreco che aboliresti ? B: "Costose consulenze". D: "Auto blu".
Il privilegio da deputata cui rinunceresti ? B: "Treni e autostrade gratis". D: "Tutti quelli che ci mettono in cattiva luce".
Quello a cui non rinunceresti ? B: "Il permesso per l' auto in centro. Per me è una svolta". D: "L' immunità per i reati d' opinione".
Il film più bello ? B: "Arancia meccanica". D: "Nuovo Cinema Paradiso".
La canzone preferita ? B: "Albachiara, Vasco Rossi". D: "Donna cannone, De Gregori".
Il tuo hobby ? B: "Romanzi sudamericani". D: "Il nuoto".
La tua passione ? B: "La pastasciutta". D: "Il mare".
Sei religiosa ? B&D: "Praticante".
Il personaggio più antipatico ? B: "Michele Santoro". D: "Tremonti. Troppo freddo".
Il più simpatico ? B: "Ezio Greggio". D: "Berlusconi".
Il primo giorno alla Camera com' è stato ? B: "Emozionante". D: "Esaltante, preoccupante".
Il politico italiano più bello ? B: "Giorgio Jannone del Pdl". D: "Casini".
Ti senti raccomandata ? B: "No, faccio politica da 12 anni". D: "Non più di tanti altri".
Fortunata ? B&D: "Sì, senza dubbio".
Che farai con i 14 mila euro di stipendio da deputata ? B: "Così tanti ? Davvero ? Non lo sapevo, giuro...". D: "Tolte le spese, i contributi al partito e per l' assistente, ne rimarranno cinquemila: potrò avere una vera indipendenza dalla famiglia".
Il tuo primo bacio? B: "A ricreazione, 14 anni". D: "Fatemi fare la siciliana...".
Lo slogan che preferisci ? B: "Carpe diem". D: "Si può fare, e si farà prima o poi".
Il politico più elegante ? B: "Barbareschi". D: "D' Alema".
Uno sfizio che ora ti toglierai ? B&D: "Mi compro l' auto nuova".
Il momento peggiore della campagna elettorale ? B: "I primi exit poll, sbagliati". D: "Una mia finta intervista nell' inserto satirico dell' Unità".
Quello migliore ? B: "In Puglia con Gabriella Carlucci, lei mi ha insegnato tanto". D: "Il comizio conclusivo nel mio paese, Mussomeli".
Vivi in famiglia ? B&D: "Sì".
Ti senti "bambocciona" ? B: "No, ho sempre studiato e lavorato. Uscirò di casa solo per sposarmi". D: "No, sono sempre stata impegnata con studio e lavoro".
Che lavoro hai fatto ? B: "Call center, commessa, animatrice nei villaggi turistici". D: "Collaboratrice di un parlamentare regionale".
I tuoi amici sono invidiosi ? B: "Un po' ". D: "No".
Il viaggio dei tuoi sogni ? B&D: "Stati Uniti, in auto".
Una donna politica modello ? B: "Condi Rice". D: "Finocchiaro".
Programma tv imperdibile ? B: "Striscia". D: "Ballarò".
Amore, arte, politica, religione: in ordine di importanza... B&D: "Amore, religione, politica, arte".
Cosa rispondi a chi dice che la politica è sempre sporca ? B: "Sarà mio compito ribaltare questo giudizio". D: "Sporchi sono alcuni politici, ma non la politica".
Beppe Grillo è... B&D: "Un bravissimo comico".
La sorpesa più grande entrando a Montecitorio ? B: "L' aula è più piccola di quel che sembra in televisione". D: "Il palazzo invece è enorme, è una piccola città".
Volete aggiungere qualcosa ? B: "Sono entrati in Parlamento molti giovani. Speriamo di fare politica in modo serio e pulito". D: "A chi pensa che mio padre mi condizionerà, rispondo che gli chiederò consigli. Ma alla fine deciderò da sola".
Mauro Suttora
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