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Monday, February 07, 2011

I radicali salvano Berlusconi

Pannella stangherà i pm per conto del Cav

Sempre in bilico fra destra e sinistra, il leader radicale promette nove voti al premier

di Mauro Suttora

Libero, 7 febbraio 2011

Se Silvio Berlusconi cerca l'elisir della giovinezza, meglio Marco Pannella di Ruby. L’ottantunenne leader radicale esibisce l’energia di un ventenne, in questi giorni. Con la sua coda di cavallo bianca da capo indiano, è felice per essere tornato a fare notizia. E che notizia: sarà lui a nominare il prossimo ministro della Giustizia. Se Alfano diventerà coordinatore unico del Pdl, di fatto delfino di Berlusconi, il candidato potrebbe essere un «tecnico d’area radicale»: Mario Patrono, consigliere Csm di area socialista negli anni ‘90. Il quale in via Arenula si occuperà dei tre argomenti che stanno a cuore a Pannella: carceri, separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati (referendum vinto nell’87 sull’onda del caso Tortora, ma depotenziato da legge poco applicata).

In cambio, nelle votazioni topiche Berlusconi avrà nove voti in più: i sei radicali alla Camera, e i tre senatori. Difficile per Emma Bonino seguire Marco anche in questo suo ultimo giro di valzer: lei è vicepresidente del Senato, in quota centrosinistra. Con qualche obbligo in più verso chi l’ha eletta, quindi. Ma se Fini ha fatto il salto della quaglia, può farlo anche lei in direzione opposta. Magari astenendosi, oppure con qualche provvidenziale assenza. Già adesso Emma risulta fra i senatori meno presenti. Gli altri parlamentari radicali obbediranno, come sempre. Anche quelli col mal di pancia.

Sbaglia chi carica il «tradimento» radicale di significati politici. Come sempre, Pannella agisce soprattutto in base a umori personali. Gli dà fastidio che Bersani lo snobbi. Mentre lo hanno galvanizzato i due incontri personali con Berlusconi, e poi quello con Alfano.

Il premier è in difficoltà? In Pannella scatta immediatamente l’istinto della crocerossina: «Io ti salverò», gli promette hitchcockianamente. Lo aveva fatto anche con Craxi nel ‘93: «Consegnati, fatti incarcerare, stai in prigione qualche settimana, e alla fine verrai liberato a furor di popolo». Con tutti i parlamentari inquisiti di Tangentopoli, Marco si era dimostrato accogliente. Li aveva combattuti per trent’anni, democristi e socialisti, ma di fronte alla procura di Milano li aveva difesi, respingendo il voto anticipato che li privava dell’immunità: «Riuniamoci all’alba, resistiamo».

Anche adesso, gli piace apparire come il «salvatore». È tornato a fare il consigliere di Berlusconi, come ai bei tempi del ‘94-96, quando i radicali si allearono a Forza Italia. Poi una rottura parziale, quando non raggiunsero il quorum e rimasero fuori dal Parlamento per dieci anni (1996-2006). E una rottura totale nel 2000, dopo che la lista Bonino conquistò il 14 per cento al nord alle europee, ma Berlusconi la liquidò come «protesi di Pannella».

I radicali sono sempre stati in bilico fra destra e sinistra. Liberisti in economia, ma libertari sui diritti civili. Portafogli a destra, cuore a sinistra. Sessant’anni fa Pannella cominciò nella corrente di sinistra del partito liberale con Eugenio Scalfari. Assieme fondarono il partito radicale nel ‘55, per separarsi sette anni dopo: Scalfari guardava al Psi, Pannella al Pci.

Fino al ‘92 i radicali sono rimasti a sinistra. Poi hanno svoltato a destra organizzando referendum liberisti con la Lega Nord, cui aderì anche Berlusconi. Il ritorno a sinistra è del 2006, dopo il fallimento del referendum sulla fecondazione assistita. Si allearono con i socialisti, riesumarono il simbolo della Rosa nel pugno, ma non andarono oltre il tre per cento. Nel 2008 Veltroni rifiutò di l’”apparentamento” con loro (come con Rifondazione), costringendoli a un’umiliante contrattazione di posti all’interno delle liste Pd. Ancor peggio l’anno dopo, quando Franceschini li cancellò anche dall’Europarlamento alzando la soglia-ghigliottina al 4 per cento.

L’orgoglioso Pannella non ha dimenticato gli affronti degli «imbecilli del loft», e ora gliela fa pagare.
Con Bersani i rapporti sono rimasti agrodolci fino a poche settimane fa. Il capo Pd ha incontrato Pannella prima del 14 dicembre, quando già c’erano le avvisaglie del cambiamento con i primi abboccamenti dei radicali col centrodestra. Si è sorbito due ore di incontro, in cui ha parlato quasi sempre Pannella. Ma i radicali ce l’hanno con lui perché non li ha appoggiati nella loro battaglia contro le firme false di Formigoni alle regionali della Lombardia la scorsa primavera. «E quando cerchiamo di parlare di giustizia con il Pd, come interlocutori troviamo solo magistrati», si lamenta il deputato radicale Marco Beltrandi.

Ora una cosa è sicura: alle prossime elezioni sarà difficile che il Pd offra nove seggi ai radicali. Fa niente: Pannella li otterrà dal Pdl. Si ritroverà con Daniele Capezzone, suo delfino fino al 2007. E a chi lo accusa di trasformismo, risponde sorridendo: «Omnia immunda immundis. Io lotto per il bene del Paese».

Friday, February 19, 2010

La Bonino fa ingelosire Pannella

MARCO SI SENTE TRASCURATO, LA DELFINA È SEMPRE IN TV

di Mauro Suttora

Libero, 19 febbraio 2010

Non sarà che Marco Pannella è geloso di Emma Bonino? Perché il capo radicale tuona contro la censura, lamenta che non lo fanno parlare in tv, minaccia di chiedere asilo politico all’estero. Dati alla mano, ha ragione: le sue ultime apparizioni risalgono a quasi un anno fa, quando disse «Hai la faccia come il c…» a Dario Franceschini durante Ballarò, e per rimediare un invito ad Anno Zero dovette fare uno sciopero della sete. Poi nient’altro, tranne un picco d’ascolto la settimana scorsa con la «iena» Lucci che lo provocava: «Fatti visitare l’ano, che ne ha viste di cotte e di crude». Pronta la risposta del tremendo ottantenne: «Fattelo esaminare tu, frocione».

Però la Bonino non è colpita dallo stesso ostracismo Rai-Mediaset. Difficile che lo sia, essendo la massima protagonista della sfida più importante del voto del 28 marzo: quella sul filo del rasoio con Renata Polverini per la regione Lazio. Quindi tanti inviti per lei, nessuno per Marco. Pannella ne soffre. La coppia più longeva della politica italiana (lottano assieme da 35 anni) rischia di incrinarsi causa jalousie? Emma, per non peggiorare le cose, ha rifiutato una comparsata da Porta a porta offertale a titolo di briciola risarcitoria dal detestato Vespa.

Ma è fatale: nelle prossime settimane tutti i riflettori punteranno su lei, e superMarco resterà in ombra. Anche perché, incredibilmente, Pannella alle regionali non si può candidare. È stato condannato per «cessione di droga»: pena accessoria, la perdita dell’elettorato passivo. Le famose «disubbidienze civili», quando con l’ora 87enne Stanzani e la deputata Rita Bernardini distribuiva spinelli in piazza Navona.

Intanto, con il fido Beltrandi è riuscito a piazzare il siluro del regolamento pre-elettorale Rai nella commissione di Vigilanza. La sinistra strepita, perché il deputato radicale se l’è fatto votare dal centrodestra. Mentre la Bonino deve mediare: da candidata Pd, non può litigare sempre con tutti (il passatempo preferito di Marco).

Eppure, la coppia sembra inossidabile. Ci aveva provato Berlusconi a farla scoppiare dieci anni fa, bollando la Bonino come «protesi di Pannella». Emma era reduce dall’exploit del ’99: otto per cento alle europee, dodici per cento al Nord con punte del 18 in molte città, da Monza a Treviso, secondo partito dopo Forza Italia. Mettere il nome «Bonino» sulla lista radicale, invece del «Pannella» condannato al 2-3 per cento perenne, aveva provocato il miracolo. Propiziato anche da una valanga di spot con l’immagine efficiente e moderna della commissaria Ue.

Ma l’insulto berlusconiano ha sortito l’effetto opposto: appiccicare ancor più Emma a Marco. Una lealtà autodistruttiva ma ammirevole, quella della Bonino «governativa» al vecchiaccio incorreggibilemte anarchico. Perché tutti, per spiccare il volo, hanno prima o poi abbandonato il libertario logorroico: da Rutelli a Capezzone, da Quagliariello al ministro Elio Vito. Lei no, fedelissima nei decenni come quella coriacea cuneese che è. Non si è mai sentita appesantire le ali dalla zavorra pannelliana.

Così Emma svolazza disinvolta da Davos a Frosinone, da Soros a Esterino Montino, e accumula poltrone: ministra con Prodi, ora vicepresidente del Senato. Rendendo un po’ duro per Pannella l’atteggiarsi a «partigiano anti-regime», mentre alla Bonino lo stesso regime offre le massime cariche. Matteotti non fece una gran carriera sotto Mussolini…

Non esiste spiegazione politica alla coppia Emma-Marco. Forse un buon psicanalista. Ma naturalmente Pannella ha sbattuto la sua telegenica nuova coda di cavallo bianca in faccia anche a Fagioli, l’ex guru di Bertinotti del quale si era invaghito un anno fa. Lo spettacolo continua. Faville e scintille garantite, come sempre fra i radicali.